Carry me out

Privata.

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    I tormenti che si erano insidiati in lui riguardo certe novità erano solo prolificati con l'arrivo del caldo estivo, le distrazioni offerte dalle proprie responsabilità accademiche e familiari tramutate in scuse con cui sgusciare via sia fisicamente che emozionalmente dalle fonti di tali crucci. Aumentandoli solo, in un crescendo di sensi di colpa che rimaneva ad angustiarlo ad ogni nuova occhiata che rifletteva negli occhioni di Deimos, privi di alcuna delle aspettative che si era imposto ma di cui continuava ugualmente a sentire il peso. Pronte a soffocarlo se lasciate troppo libere di solleticare i suoi pensieri, e in quello parevano riuscire sempre.
    Costretto a un limbo in cui si era intrappolato da solo, tra il desiderio di evitare alcun cambiamento alla dinamica affiatata che c'era tra lui e il ragazzo che era ormai diventato un pallino fisso, ed al contempo il fastidio di sapere di star rischiando di comprometterla ugualmente ogniqualvolta lui stesso cedeva all'istinto di evitare l'amico.
    Un tira e molla tra desideri e paure fattosi strada nella sua coscienza senza possibilità di risoluzione.
    O perlomeno, priva di essa quando le acque da navigare erano fatte di testardaggine, disagio e un particolarmente forte rifiuto di mettere anche solo mezzo di quei pensieri in parole, dandosi piuttosto a grandi attività creative come tentare di trasfigurarsi in un Puffskein per evitare i propri esami accademici e la vita. Esempio puramente casuale e non basato su fatti realmente accaduti. Anche perché non aveva funzionato, quindi la colpa era altrettanto inesistente.
    Un'indisposizione che eventualmente vide la sua fine, o perlomeno un solido tentativo a porvici un freno, come accadeva con la maggior parte dei suoi crucci: In un colpo di testa azzardato con tutta la confidenza del mondo. O un buon tentativo a fingerne di averne in ogni caso.

    'Vieni con me. Voglio farti vedere una cosa.' Terribilmente criptico l'invito che aveva rivolto all'amico, così come il sorriso un po' troppo tronfio che gli aveva rifilato quando se l'era trascinato appresso senza offrirgli reali spiegazioni. Considerando l'inclusione ed uso di una passaporta pochi istanti dopo era abbastanza sicuro potesse essere considerato come rapimento in almeno qualche stato, ma quelli erano dettagli. Poco importava fossero aggravati anche dal suo avergli spiaccicato una mano sugli occhi non appena arrivati a suon di rassicurazioni di poco conto che probabilmente nessuno avrebbe trovato tali ma che confidavano nella fiducia che Deimos riponeva in lui. O che perlomeno sperava riponesse in lui. Non che fosse saggio farlo a suo parere ma tanto valeva approfittarne.
    'Ho pensato che sarebbe stato carino passare un po' di tempo insieme, da soli.' ...Tragico inizio per uno sproloquio che pareva già destinato a durare più del necessario, ma ugualmente uno a cui si appellò mentre soddisfatto del dubbio tragitto a cui l'aveva sottoposto finché ancora privo di possibilità di guardarsi attorno, acconsentiva infine a fermarsi. 'E fare qualcosa di diverso dal solito. Siamo giovani, dovremmo divertirci. Scoprire cose nuove.' Se c'era una cosa che aveva imparato nella vita era che a volte, quando non si sapeva cosa dire, o ci si vergognava troppo ad ammettere verità ben più semplici, - quali: mi sento in colpa per il nervosismo che provo attorno a te da quando per qualche ragione sei arrivato alla conclusione io ti... piaccia? O che comunque tu voglia fare sesso con me - affogare tutto quanto con un sacco di altre parole fino a quando l'interlocutore non era troppo rintronato per farci caso poteva essere un ottimo piano.
    'Quindi... ta-dan!' Levò finalmente la mano dal suo viso, lasciando che nel campo visivo dell'altro entrassero, in ordine: una tovaglia da picnic stesa sotto l'ombra di un albero, una confezione di birre posata su di essa, ed ad attorniare tutto quanto così come loro due, un vasto campo di tulipani. I colori vivaci dei fiori a perdersi a vista d'occhio in una distesa colorata e mossa appena da un leggero soffio di vento. Vista comune su territorio olandese, soprattutto per chi come lui ci era nato, un po' meno probabilmente per chi su suddetto territorio ci era appena stato portato contro la propria volontà a sorpresa.
    'Ci venivo sempre con Riley da piccolo, non c'è molto da fare ma è tranquillo.' Ed era bello. Certo, non era troppo sicuro circondare Deimos di fiori fosse un metodo funzionale per... assicurarsi di piacergli ancora? Non aveva idea di cosa stesse facendo in realtà, come nella maggior parte dei casi. Soprattutto quando lui per primo si rifiutava di indagare più a fondo sul groviglio di sentimenti che aveva attorcigliato in petto.
    'Sì? No? Se ti fa schifo l'Olanda è piena di altre cose che potremmo fare.' Il vago pensiero potesse stargli cercando di far assorbire un po' troppe cose in una volta ebbe alla fine la meglio sulla sua parlantina, lasciando che si trasformasse invece in un'espressione speranzosa dipinta sul suo volto. Una che si incrinò giusto per un secondo alla sua aggiunta successiva. '...Non sei allergico al polline, giusto?' Meraviglioso. Cosa mai sarebbe potuto andare storto.



    Edited by ;dr.strange - 27/7/2021, 14:52
     
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    Allontanarsi dal mondo accademico per affrontare alcune problematiche familiare, lo aveva tenuto fisicamente distante dall'unico amico che avesse mai avuto, Elias, ma nonostante la sua scarsa familiarità con le buone maniere, aveva comunque tentato, a suo modo e con tempi molto dilatati, di mantenere i rapporti con il ragazzo, o almeno di rendergli palese il fatto di essere ancora vivo (cosa non così scontata viste le sue abitudini). Aveva continuato a prendere le pillole per tenere a bada la sua insensibilità, sebbene a momenti alterni, e questo lo stava aiutando a familiarizzare con molte delle cose che fino a quel momento non aveva mai sentito. Dopo l'ustione di terzo grado conseguente ad una semplice doccia, aveva capito che per quanto piacevole potesse essere l'acqua calda dopo una nottata passata al freddo, sarebbe potuta essere anche dannatamente spiacevole. Lo era stata soprattutto la fase di convalescenza. Quando aveva fatto ritorno al Campus, era stato ovviamente Elias la prima, e unica, persona ad essere avvertito ed in risposta aveva ricevuto un invito, senza ulteriori chiarificazioni. Così abituato all'ignoto, si era affidato alle sue mani, ritrovandosi ad affrontare un viaggio con una passaporta. Fu una nuova esperienza da essere sensibile che si sarebbe risparmiato, soprattutto per l'effetto voltastomaco che gli procurò. Vomitò, difatti, tornando poi dritto ed affiancando l'altro.
    “Ta dan.” Ripetette le parole dell'altro, pulendosi il muso con un fazzoletto di stoffa. Si guardò attorno, scrutando il paesaggio colorato in cui erano immersi. “Dove siamo?” Chiese, curioso, guardandolo. Gli sembrava di essere stato catapultato in uno di quei quadri da salotto che non avrebbe mai potuto permettersi. “Olanda?” Olanda. Tra tutte le cose che si sarebbe aspettato di vedere, l'Olanda era l'ultima della lista. Anzi no, in lista non c'era mai neanche entrata. La sua espressione, per quanto perennemente apatica, si mostrò appena più accigliata. Non scontenta, solo dubbiosa. Curiosa. “No. Non credo.” Gli rispose, afferrando un fiore a caso, per sniffarne il profumo. “Sembra di stare in uno di quei dipinti.” Gli disse, voltandosi per guardarlo con un sorriso rilassato, quasi come se dopotutto ogni dettaglio di quella gita potesse considerarsi normale anche se normale non lo era affatto. Lui non lo era. “Beh? Cosa mangiamo?”


     
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    Doveva ammetterlo, anche nell'infinità delle sue preoccupazioni quando si trattava di Deimos riusciva comunque a farsi sfuggire i dettagli più basilari della sua condizione. Costernata l'espressione che gli rivolse nell'imprevisto ma ovvio risultato causato da quella smaterializzazione, così come lo furono le scuse che farfugliò assieme a un colpevole 'Non ci avevo pensato...', seguito da un'implicita dimostrazione di dispiacere aggiuntiva nel tocco di una mano appoggiata brevemente sulla testa altrui.
    Visualizzarsi l'amico come se fosse stato un tenero baby coniglietto da trattare con cura e la massima attenzione tendeva ad essere abbastanza inutile quando a differenza dei suddetti aveva sia una vita più movimentata, sia una grande mancanza di manuali d'istruzione a cui fare riferimento. Come fare viaggi in sicurezza con il tuo Deimos, o Deimos: dieci regole per capirlo, conoscerlo, comprenderlo. sarebbero stati libri molto apprezzati da avere sotto mano.
    Soprattutto quando l'altro aveva la solita mancanza di spirito di sopravvivenza, non che a quel punto il suo ficcare il naso direttamente in un fiore per valutarne la pericolosità fosse peggio. Supponeva.
    'Come fai a pensare al cibo dopo aver appena vomit-... hai i tempi di ripresa di un cane, lo sai?' Dubbio se potesse considerarsi un complimento, ma il suo tono fu comunque macchiato di un rassegnato affetto. 'Sei sicuro di star bene? Potrei aver pianificato il tutto peggio di quanto immaginassi.' Visto l'andazzo... Mettere le mani avanti non si rivelava mai una soluzione a niente ma gli sembrò comunque necessario. Vocalizzarlo se non altro per sé stesso, per far finta di non sentire il peso della piena responsabilità di quella situazione e poter dire a posteri di averlo avvertito. Una pace mentale fittizia quella in cui si illudeva, considerando fosse lui stesso l'unico colpevole delle ansie che si faceva venire. Deimos tendeva a vivere nella sua bolla di placida tranquillità indipendentemente dalla sfilza di ragioni silenziose su cui lui invece finiva per dannarsi. Un bene probabilmente, se l'amico avesse mai confermato di pensare anche solo un quarto delle negatività in cui si attorcigliava era abbastanza sicuro ne sarebbe morto. Letteralmente. Tipo le streghe dei racconti babbani che si scioglievano a contatto con l'acqua, con l'unica differenza che lui l'avrebbe fatto a contatto con qualsiasi commento negativo su di sé.
    'Ho portato solo schifezze.' Ammise, aprendo alla vista altrui lo zaino che si era portato appresso, ricolmo di questionabili merendine, pacchetti di caramelle e patatine, mentre con una mano lo obbligò a percorrere il resto della strada per accompagnarlo sotto l'ombra di un grande albero dove almeno finse di saper fare le cose per bene e con l'aiuto della bacchetta ci stese una coperta prima di fargli cenno di sedersi.
    'Però- però-' Esitò mordicchiandosi l'interno di un labbro, prendendo tempo frugando più del necessario tra i contenuti del suddetto zaino per decidere se fosse in realtà una buona idea svelargli il resto. Un dubbio che finì soffocato sotto la spinta della consapevolezza fosse ormai troppo tardi per tirarsi indietro. Perlomeno, per i propri canoni. 'Ho portato anche delle birre e... dell'erba... per la vera esperienza Olandese, sai, no?' Magari no. Non ricercò il suo sguardo per vedere se vi avrebbe letto altro oltre perplessità, troppo impegnato a darsi mentalmente del cretino mentre gli mostrava sia le bottigliette, sia due spinelli già preparati ribaltati fuori assieme a un quarto dei contenuti più innocui dello zaino.
    'Ma non sei obbligato, è una cazzata, sono troppo abituato a fare queste cose con mia sorella.' Rassicurante. 'Volevo solo passare del tempo con te... To', una caramella gommosa a forma di mucca.' Gli schiaffò in mano quella schiarendosi la gola in un tragico tentativo generale di camuffare un risalente senso di disagio ed imbarazzo, aveva la sensazione di finire sempre ormai per accartocciarsi in quel velo di panico quando si trattava dell'altro ormai. Gli mancavano quasi i tempi in cui da adolescente passava il tempo a trotterellargli dietro per i freddi corridoi di Durmstrang cercando le sue attenzioni senza neanche mezza delle inibizioni che aveva sviluppato adesso. Crescere e sviluppare un minimo di capacità critica era una fregatura.
    'Mi scoccia questa cosa che io sono sfuggente per colpa degli studi-' Uhmmm. Sì. Per quelli. Non certo per qualche panico in corso su come trattare il proprio amico dopo avergli infilato le mani nei pantaloni. '-e tu per il tuo impiego segreto come supereroe... Suppongo?' Si rifiutava di chiedergli più esplicitamente cosa combinasse in giro quando non era in Accademia, non ci teneva a ricoprire il ruolo di fidanzata gelosa quando i suoi istinti gli facevano già venire voglia di sospirare drammaticamente guardando fuori dalle finestre - quali? a caso? Sì. - chiedendosi quando l'altro sarebbe tornato a prestargli attenzione. Insomma. No. 'E finiamo con il non vederci mai.'
     
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    “Sì?” Gli chiese incuriosito e dubbioso. Essere paragonato ad un cane non sembrava essere una cosa così brutta. I cani erano belli, forti ed anche fedeli. Per cui si limitò a sorridergli infine, convinto che l'avere la ripresa di un cane non potesse essere una cosa così brutta dopotutto. “Grazie.” Aggiunse poco dopo, ascoltandolo e seguendolo in ogni sua mossa. Ed era strano. Lo era perchè Deimos non era abituato a nessuna di quelle frivolezze. La sua vita era sempre stata più rude e spigolosa, priva di ogni comfort di cui comunque non avrebbe potuto godere. Essere immersi in un contesto così colorato, così vivo, lo faceva sentire di rimando. Soprattutto, lo faceva sentire. Sentiva odore, sensazioni, come quella del vento sulla pelle, dei fiori sui pantaloni, dell'odore così forte di tulipani da fargli pizzicare gli occhi e persino strappargli uno starnuto.
    Si rigirò tra le mani le caramelle che l'altro gli aveva offerto, attendendo prima di addentarle. A turbarlo erano le parole di Elias ed il suo tormento. Sembrava agitato e non se ne spiegava il motivo. Sperava di non avergli dato modo di pensare che non gli piacesse affatto essere lì.
    “A me piace stare con te.” Gli confidò quindi deciso, puntando il proprio sguardo in quello dell'altro nel tentativo di infondergli sicurezza. Sperava di riuscirci con qualche strano potere telepatico. “E va bene stare qui.” Aggiunse poco dopo, chinando poi lo sguardo lentamente. Lo puntò sulle caramelle che richiedevano la propria attenzione. Ne scrutò una per un istante, prima di avvicinarla alla bocca. “Preparati a muuuuuorire.” Si concesse un'imbarazzante battuta, che lo fece sorridere. A volte non mostrava per niente la sua età, se ne rendeva conto. “Era una battuta, sai.” Fece spallucce, avvicinando poi il volto al suo velocemente. Troppo velocemente. Le loro fronti quasi si sfiorarono. Eppure non fece altro. Si fermò lì, dinanzi a lui, per mostrargli che ora, lì, si vedevano. “Io ora ti vedo. Tu mi vedi? Posso mettermi più vicino se non mi vedi.” Gli sorrise, addentando una nuova caramella e tirando su lo sguardo verso il cielo limpido sulle loro teste. “Hai un bel rapporto con tua sorella, vero?” Sentirlo parlare di sua sorella e delle loro tradizioni, lo incuriosì e intristì allo stesso tempo. Anche a lui sarebbe piaciuto poter condividere momenti simili con sua sorella. Purtroppo non avevano più avuto modo di farlo da tempo, e non con serenità. “A me manca la mia.”

     
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3 replies since 27/7/2021, 03:26   107 views
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