The capture.

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    Ha esagerato come sempre e quell'eccesso lo segue.
    La natura glielo impone; gli impedisce di star nascosto troppo a lungo, con le mani in mano, a servirsi di briciole sconclusionate.
    I suoi progetti non son mai stati questi e le sue bramosie, da sempre intrecciate a più grandi visioni, non si son mai arenate. Eppure, nella pratica, ha compreso che i progetti richiedono una pianificazione paziente ed è proprio quella pazienza a disturbarlo. Meccanica attesa. Dovrebbe dunque assopirsi? Spegnere la foga? Rimpicciolire le proprie aspettative? No, Werner sa benissimo che quando il tempo non ripaga e la realtà si ferma, serve una piccola miccia, poi un incendio.
    A volte non c'è nessun obiettivo. Il massacro in virtù del massacro, il caos in virtù del caos. Il regno dell'anarchia è un subdolo dominio e non segue regole apparenti. Allo stesso modo, la mente di Sigfrid è una tabula rasa di intenzioni che si smontano e costruiscono. Son passati anni dal suo ultimo colpo di teatro e seppur, allora, le manovre fossero mossi da altri fini, ciò non toglie debba averli anche adesso.
    Ora, vuole divertirsi. Una corsa, un incentivo. La sua personalissima caccia, il gatto ed il topo nei tempi morti.
    Per questo non è stato tanto meticoloso nel coprire le proprie tracce.
    Ha iniziato nei territori magici: Godric's Hollow e Little Hangleton. Un paio di cadaveri l'hanno seguito. S'è vociferato di sparizioni improvvise fra le famiglie più antiche: primogeniti, mezzosangue. Continuare la via dell'epurazione è un cammino degno, dopotutto. Quanto di inspiegabile accadeva nelle ore successive al crepuscolo spingeva gli abitanti al coprifuoco, al sicuro nelle proprie tane anche quando non lo erano. La gente sussurrava, lui guardava. Qualcuno l'aveva avvistato al Pandemonium a sere alterne, con quello sguardo bluastro nascosto fra gli infissi del cappuccio prima che la nebbia calasse. Vicino e mai abbastanza. Anche le creature erano indisposte. Quelle più oscure, nei meandri delle foreste vicine, s'erano destate e spinte ai confini. Sotto imperio, invece, erano tutte le persone sciaguratamente coinvolte nei suoi peccati. Li lasciava di proposito sulla strada, come banderuole impazzite, a spianare la via verso un traguardo ignoto.
    Dove s'è nascosto? Spooky village, in una fetida bottega dismessa anni prima, abbandonata. Utile per quanto ancora c'è rimasto: un armadio svanitore ed un'innumerevole quantità d'oggetti incantati a passaporta... propizi, per una fuga rapida. Con lui, Yuri e Jolene, vittime e pedine sulla scacchiera, sacrifici dell'ingordigia.
    Quante briciole deve spargere ancora prima che l'alba inizi?


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    Non è un buon periodo per il crimine magico inglese, se ne sentono di tutti i colori e onestamente sono davvero incerta se uscire questa sera oppure lasciar perdere.
    Poi mi dico che non posso farmi influenzare, la vita una volta si vive, tanto vale farlo al meglio e soprattutto senza pensieri.
    Così mi son vestita e sono uscita con la receptionist dello scorso campionato.
    Lei è un lupo mannaro e almeno una volta al mese il suo ciclo è micidiale.
    Fortuna che oggi non è quel giorno, dico io.
    Ci siamo appena lasciate e percorro le strade di Spooky village sentendo il rintocco dei miei stessi passi che riverberano nell'aria.
    Sto per smaterializzarmi quando sento dei rumori.
    L'istinto mi dice di alzare i tacchi e andarmene, ma sento come dei lamenti e non riesco ad andare via.
    Mi dico che lo farò dopo, se sarà necessario, cosa ci vuole a smaterializzarsi?
    La curiosità non è mai stata una buona consigliera ma mi sento strana, questa sensazione ricordo di averla già provata sulla mia pelle.
    Mi vengono alla mente un paio di occhi blu, una faccia da schiaffi e la voglia di far del male a qualcuno.
    Seguo ancora il lamento fino a trovarmi senza una spiegazione logica davanti un capanno abbandonato.
    Solo un'occhiata, mi dico. Poi andrò via.
    I miei occhi scrutano il nulla cosmico, curiosità soddisfatta, volendo me ne posso andare.
    Sto per farlo ma quando mi volto quasi mi viene un infarto.
    -Ma che ..- sollevo gli occhi e li inchiodo su quelli del tipo che quasi mi ha uccisa per la paura, lo guardo meglio perchè io sono sicura di conoscerlo e alla fine do conferma ai miei pensieri– Sigfrid?- potrei tirare un sospiro di sollievo ma non lo faccio.
    Lui non mi ha mai trasmetto vibrazioni positive, mai.
    Un gatto nero salta e smuove i cespugli poco distanti, ecco chi era che si lamentava.
    -Beh, che dire, dispiacere di averti rivisto tutto mio, ora se non ti dispiace me ne andrei-
     
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