Overreaction.

Mick.

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    Aveva trovato insolita la richiesta di Mick, il che naturalmente l'aveva spinta a preoccuparsi. Dopo anni trascorsi a destreggiarsi tra le proprie difficoltà e quelle dell'uomo che amava, Isobel era sempre pronta ad alzare la guardia. Non era una persona tendenzialmente negativa, ma nei periodi peggiori sapeva esserlo in modo estremo e con conseguenze altrettanto estreme: per questo cercava disperatamente di anticipare tali periodi, di prendere per tempo e di petto le situazioni problematiche che potevano venirsi a creare: quello era il suo obbiettivo, quantomeno, anche se spesso non riusciva ad attuarlo al meglio. Questo spiegava la facilità con cui poteva passare dalla tranquillità ad uno stato di guardia, la naturalezza con cui i suoi muscoli e il suo cervello erano sempre pronti a tendersi e rispondere a qualunque stimolo, qualunque avvisaglia di un pericolo imminente.
    Non era insolito in sé e per sé il fatto che Mick le avesse proposto di trascorrere insieme la pausa pranzo. Capitava non di rado, in particolare da quando lo Smith si era messo di impegno a cercare lavoro, che la raggiungesse nei pressi del Ministero quando lei poteva ritagliarsi del tempo per mangiare qualcosa. Anche quel giorno, difatti, Isobel aveva lasciato il suo ufficio ed era passata al nido del Ministero per salutare Sun e rubare un po' di energia solare alla sua incredibile figlia, per poi apprestarsi a contattare Mick per sapere in che zona era e dove potevano incontrarsi. Questa volta lui l'aveva preceduta con un messaggio, breve e fin troppo criptico agli occhi della svedese. Okay, un invito a raggiungerlo per pranzo alla mensa del San Mungo non aveva in sé niente di minaccioso, non fosse stato che gli incontri per tossicodipendenti - a cui Mick partecipava ancora, malgrado fosse pulito da diversi mesi - non si tenevano mai quel giorno della settimana. Era bastato questo a far scattare un campanello d'allarme nella sua mente da auror, spingendola a fare infinite ipotesi e a cercare di mettere in relazione indizi che a conti fatti stava praticamente tirando fuori dal nulla. Mick le era sembrato diverso quella mattina, quando si erano salutati? Negli ultimi giorni era più cupo forse, più assente, i suoi occhi avevano qualcosa di sospetto? Non le pareva. Eppure.. forse sì, non era del suo umore migliore. Ma certamente era solo demoralizzato dalla difficoltà nel trovare un impiego non avendo alcuna esperienza nel suo curriculum, poiché tutte le esperienze che aveva fatto erano illegali. Già.. ma quanto era demoralizzato? Forse più di quanto lei fosse stata in grado di comprendere?
    Alla fine era entrata nella mensa del San Mungo camminando con una certa fretta, ignorando completamente la zona delle pietanze per cercare il profilo di suo marito tra la folla. L'aveva individuato e aveva rimandato la breve fila per procurarsi il pranzo, malgrado la fame si stesse facendo sentire già da un po'.
    Ehy..
    Prese posto davanti a lui con una tensione palpabile incollata addosso e gli rivolse uno sguardo intenso ed inquieto. Non sapeva nemmeno lei quale preoccupante notizia si aspettasse di ricevere, anche se era innegabile che temesse una ricaduta più di ogni altra cosa. Era successo anche a Isobel con l'alcol, nemmeno troppi mesi prima. Il rapimento di Mick l'aveva fatta precipitare in un vortice di disperazione e angoscia e la presenza di una bambina piccola a cui badare - sangue del suo sangue e la creatura che più amava al mondo insieme all'uomo con cui l'aveva concepita - non era bastata a tenerla lontana dalla bottiglia. Era stata una fortuna poter contare sull'aiuto di Anita, ogni tanto di Morgan, sul nido ministeriale.. perché solo così aveva potuto preservare sua figlia dai momenti in cui la sua mente era obnubilata dall'alcol. Si vergognava terribilmente di quel cedimento. Era caduta preda delle dipendenze tante volte: cristalli, pasticche, alcol... ci era caduta e ricaduta tanto da abituarsi all'idea del fallimento. Ma da quando c'era Sun era impossibile per Isy concepire l'idea di un crollo, per questo quella caduta era stata per la Larsson la più vergognosa ed imperdonabile malgrado il periodo terribilmente difficile con cui aveva coinciso. Ormai non riusciva a levarsi dalla mente l'idea che lei e Mick dovessero combattere ogni giorno per restare a galla, per proteggersi a vicenda e proteggere Sun, perché non avrebbero mai smesso di essere due soggetti a rischio. Due possibili vittime di sé stessi.
    Stai bene? Cos'è successo?
     
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    Le mie ricerche sono andate di merda, chiaramente. Non mi aspettavo nulla di diverso, ero preparato ad una serie di porte chiuse in faccia e come sarebbe potuto essere altrimenti? Con la mia fedina penale e le colpe incise nero su bianco sul mio curriculum, è già un miracolo qualcuno mi sia vicino senza scappare. Lo capisco e ci sono abituato. Questo non rende il periodo meno difficile o meno frustrante. Lo è vivere sapendo di non poter provvedere affatto alla propria famiglia o anzi essere un peso. Lo è non poter permettersi un fiore o un gioco qualsiasi per Sun. Eppure è per lei e per Sun che ho continuato la mia ricerca. È per loro che ho tenuto duro sperando in un esito positivo.
    Quando le cose hanno cominciato a darmi un riscontro, non ne ho parlato con Isy. Non subito. Ho voluto tastare il terreno, assicurarmi di poter essere capace in qualcosa finalmente e di aver trovato una strada. Ora però che ne sono certo, ho deciso di invitarla qui al San Mungo. Quando la vedo fare il suo ingresso in mensa, alzo la mano per farmi vedere ed invitarla a raggiungermi.
    “Ehi!” Rispondo al suo saluto con la bocca ancora piena. Non sono un gentiluomo, non lo sarò mai, eppure ad Isy va bene così. Afferro un'altra forchettata del piatto recuperato oggi. “Sai, nonostante l'aspetto non è male. Forse con un po' di sale in più sarebbe migliore.” Le dico, continuando a masticare prima di decidermi a frenarmi. Conosco così bene Isy, che mi basta uno sguardo per capire quando c'è qualcosa che non va. Pulisco la bocca velocemente, guardandola con il capo appena inclinato. “Tutto bene? Sembra tu abbia visto un fantasma.” Le chiedo, sporgendomi oltre il tavolo per baciarla. Un gesto di cui sentivo di aver bisogno. “Volevo parlarti delle mie ricerche, ma se è un brutto momento non fa nulla. Posso aspettare.”

     
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    Sale. Gli occhi di Isobel si spostarono tra i tavoli più vicini individuando un contenitore con sale e pepe sul quale si fiondò con un scatto, rubandolo - senza rendersene conto - ad un infermiere in pausa pranzo che l'aveva puntato prima di lei. La svedese piazzò il sale davanti al piatto di Mick, sfoggiando una rapidità e una decisione più in linea con l'offerta di uno prezioso antidoto in grado di salvare qualcuno da una morte imminente. Parve rendersi conto solo in quel momento che si trattava semplicemente di un condimento per un piatto un po' insipido, che recuperarlo non era prioritario e che lei.. già, era decisamente nervosa. Tanto nervosa da non attardarsi cinque minuti in coda per procurarsi il pranzo pur avendo fame, ma al contempo così nervosa da sfogare nella ricerca del sale il suo bisogno di trovare una soluzione per Mick, di aiutarlo. Anche se infondo non aveva la più pallida idea di che aiuto necessitasse l'uomo, né poteva affermare con certezza che fosse effettivamente in difficoltà. Lei, piuttosto, sembrava sull'orlo di un crollo nervoso? Sì, decisamente.
    Si decise a sedersi, più che altro perché al di là della possibilità di allarmare Mick iniziava a pensare di avere bisogno di appoggiarsi da qualche parte e tenere le mani ferme. Non aveva nemmeno capito se il biondo avesse risposto o meno alla sua domanda: era possibile che tale risposta le fosse sfuggita, ma ancor più probabile che lui non le avesse affatto risposto. Sembrava piuttosto tranquillo, in effetti, come se non avesse niente di grave da dichiarare. Tuttavia..
    Te l'ho chiesto prima io e vorrei una risposta. osservò, studiandolo attentamente e sporgendosi sul tavolo per guardarlo meglio negli occhi. In quel contesto, il bacio di lui la prese totalmente in contropiede Oh, le tue ricerche..
    Lo osservò piuttosto confusa, troppo concentrata sulla sua preoccupazione principale per capire subito il riferimento. Se Mick avesse avuto una ricaduta da confessarle non avrebbe iniziato parlando del sapore del cibo della mensa e rubandole un bacio. O magari sì, non sarebbe stato poi così strano da parte dello Smith. Continuò a fissarlo per qualche istante poi, finalmente, si riscosse.
    Stai parlando delle tue ricerche per trovare lavoro! Oh, Cristo, Mick! sbottò, come se ci fosse una buona ragione per arrabbiarsi, ma subito dopo gli rubò il bicchiere e buttò giù un lungo sorso d'acqua prima di sorridergli Tu mi devi spiegare come ti viene in mente di chiedermi di pranzare al San Mungo, annunciandomi che mi devi parlare. Voglio dire, tu frequenti questo posto per un solo motivo. Ho pensato.. scosse la testa e si sporse verso di lui per prendersi un altro bacio, questa volta molto meno esitante da parte sua Insomma, mi hai fatto preoccupare. Oggi non hai l'incontro, cosa ci fai qui?
    Era lì lì per buttargli una battuta sulla possibilità che sentisse la mancanza di sua suocera, visto che Anita riusciva ancora a rendere il genero parecchio nervoso. Ma la verità era che si sentiva leggermente in colpa per essere giunta a conclusioni affrettate, per aver subito pensato che Mick avesse avuto una ricaduta e che non fosse stato in grado di reggere, di mantenersi sobrio. Non era sfiducia verso di lui in particolare, quella della Larsson: lei per prima aveva ceduto ancora una volta all'alcol durante il rapimento di Mick.. e ora non riusciva a liberarsi della paura che potesse succedere di nuovo, da un momento all'altro, ad uno dei due.
    Avrebbe voluto vivere confidando di più nella forza di volontà, nell'influenza che l'amore per Sun aveva su di loro, ma temere un crollo era sempre stato parte della sua fragilità: troppi fallimenti, nella vita, sortivano quell'effetto.
    Mi dispiace. sentì il dovere di ammettere, mentre tornava a sentirsi molto più calma Dimmi tutto.
     
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    Non dovrei farlo ma rido. La sua reazione mi diverte. Forse qualche mese fa non lo avrebbe fatto. Mi sporgo però per rubarle un bacio e delle carezze al volto. “Hai ragione. Mi dispiace, non volevo ti preoccupassi.” Le dico, carezzando con i pollici la pelle liscia delle sue guance, su cui poso un altro bacio. Sono sempre stato estremamente attratto da lei e propenso a gesti dolci ma l'entusiasmo di essere sul punto di rivoluzionare la mia vita, la nostra, mi spinge a fare di peggio.
    “Come sai, con il mio curriculum trovare un lavoro è quasi impossibile. E sono sincero, sono stato sul punto di mollare perchè... sì beh, fondamentalmente perchè è quello che faccio sempre e perchè sono un fallito come direbbe mio padre.” Comincio il mio discorso provando quindi a dissipare i dubbi ed i timori di Isy. Voglio che le sia tutto chiaro così che possa tranquillizzarsi. “Però l'ho trovato.” Batto le mani sul tavolo, incurante dell'attenzione che attiro su di me. Sono troppo su di giri per occuparmi del resto del mondo in questo momento. “Cazzo Isy, ce l'avevo sotto gli occhi e non ci ho mai nemmeno pensato. Ora però so cosa voglio fare.” Annuisco con un sorriso ampio stampato sul volto. Mi sembra di non essere mai stato così felice e sicuro di me. Mi sembra di non essere mai stato così convinto che una mia idea potesse funzionare. Mi sento fiero. È una cosa assurda per me. “Posso aiutare chi è come me. Insomma... chi meglio di me, può capire come ci si sente ad essere... me? Capisci cosa intendo?” La guardo, cercando di dare un senso al fiume di parole che ho nella testa. Complicato, me ne rendo conto. Seguirmi a questo punto deve essere difficile. “Ci sono ragazzini che cominciano credendo sia divertente e magari lo è fin quando non si ritrovano faccia a faccia con le conseguenze delle loro azioni. Io so già cosa c'è dopo l'euforia. Posso aiutarli a far capire loro che non è la strada giusta.” Mi indico, pensando a quante vite posso aiutare, a quanti ragazzi posso tirar fuori dal baratro in cui sono già caduti. Forse potrei esser capace persino di aiutare Asher ed essere un cugino migliore o magari rifarmi di me e di lui su altri ragazzi che non aspettano altro che qualcuno porga loro la mano e li capisca. “Posso salvarli.” Posso salvarmi.
     
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    Sentirlo ridere fu un sollievo, da un certo punto di vista. La risata di Mick era sempre un balsamo benefico per lei ed in quel caso alleviò in parte i suoi sensi di colpa, probabilmente perché le diede la conferma di non averlo ferito pensando subito al peggio. D'altra parte, però, restava il fatto che la richiesta tanto criptica e seria che Mick le aveva rivolto nell'invitarla a pranzo proprio al San Mungo aveva generato in lei una tensione tale da necessitare un momento di sfogo. Scosse quindi la testa, un po' risentita per lo spavento che il fare misterioso dell'altro le aveva fatto provare.
    Ma cosa ridi? Ho sposato un idiota.. borbottò, mentre un mezzo sorriso già le distendeva le labbra e lei si lasciava accarezzare e coccolare con un po' più di tranquillità Ok, allora aspettami un attimo: sto morendo di fame.
    Lo bloccò prima che iniziasse a spiegarsi perché, ora che sapeva che non si trattava di una notizia allarmante, la fame aveva ripreso a farsi sentire. Isobel aveva sempre avuto un sano appetito, non vorace ma degno di nota, inoltre si lasciava alle spalle una mattinata lavorativa piuttosto intensa che le aveva lasciato a stento il tempo per un caffè. In quel momento la coda si era abbastanza diradata e proseguiva ad un buon ritmo, di conseguenza non passò molto prima che la svedese tornasse al tavolo con un vassoio pieno. Si sedette di nuovo davanti al marito e portò alla bocca un primo boccone prima di invitare l'altro, con un gesto, a riprendere il discorso interrotto.
    Tu non sei un fallito.
    L'obbiezione raggiunse automaticamente le sue labbra, una volta mandato giù il secondo boccone, mentre negli occhi dell'auror già si accendeva una luce battagliera. Quello era un argomento scottante a casa Smith-Larsson. Isy detestava il signor Smith. Detestava il mondo in cui quell'uomo riusciva a far sentire suo figlio, così come il fatto che non si fosse mai impegnato ad aiutarlo a combattere la dipendenza, che non gli fosse stato accanto nei momenti più difficili così come nei momenti più felici, senza mai sentirsi in colpa per questo. Da quando il padre di Mick aveva cercato di portarle via Sun, poi, la sua ostilità si era trasformata in guerra aperta: non si pentiva affatto di avergli fatto un incantesimo di memoria e non lo voleva a casa sua neanche per due minuti, nemmeno per Natale o per il compleanno di Sun. Non a caso era lì lì per lasciarsi andare a qualche colorito commento sul soggetto in questione, quando le parole di Mick la spinsero a tacere.
    Non poté nascondere la sua sorpresa di fronte alla dichiarazione dello Smith: non perché non credesse in lui, ma piuttosto perché si era resa ben presto conto di quanto sarebbe stata difficile la ricerca di quel lavoro, considerato quanto la società sapeva essere chiusa nei confronti di chi cercava di rimettersi in gioco.
    Ma è fantastico, Mick! Di cosa si tratta?
    Era la notizia migliore che lui potesse darle, in quel momento della loro vita. Riuscivano a cavarsela con lo stipendio di Isobel, ma dovevano fare un po' di rinunce e se questo poteva andar bene per loro non era il massimo per Sun, per la quale entrambi avrebbero voluto il meglio. Senza contare che a Mick serviva un lavoro anche per altre ragioni, soprattutto per farlo sentire più motivato in generale. E il lavoro di cui lui iniziò a parlarle, con quel fare caotico tipico del suo entusiasmo, sicuramente aveva una connotazione estremamente motivante. In effetti, non si trattava di un semplice lavoro: non lo sarebbe stato per nessuno, ma in particolare non poteva esserlo per Mick Smith che era ovviamente più che mai sensibile al contesto in cui intendeva operare. La Larsson lo fissò a lungo, ormai dimentica del cibo che aveva nel piatto.
    Ho sposato una persona meravigliosa.
    La frase pronunciata scherzosamente poco prima cambiò sul finale, mentre gli occhi della bionda si riempivano di orgoglio. Gli sorrise, allungando la mano sul tavolo per afferrare quella del ragazzo. Era fiera di lui, quasi commossa, ma non poteva negare di provare anche un po' di timore.
    Quello che vuoi fare è bellissimo.. e molto coraggioso. commentò sinceramente, accarezzando il dorso della mano di Mick con il pollice Non hai paura che lavorare in quell'ambiente sia pericoloso per te? O anche solo.. che ti faccia stare troppo male. scosse la testa, quasi a prevenire una sua possibile domanda Non sto cercando di scoraggiarti, sono molto fiera di te. Voglio solo essere certa che tu sia sicuro di questa decisione..
     
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    Vorrei ridere ed esultare. Probabilmente usciti di qui lo farò. Tra queste mure ho bisogno di mostrare un po' di maturità, almeno fino a quando non avrò ottenuto il lavoro desiderato. “Hai sposato un coglione.” Rispondo alle sue parole, sorridendole prima di scuotere il capo.
    “Ma sono un meraviglioso coglione, sì.” Mi indico facendo un mezzo inchino, quasi a volermi prendere qualche merito. Non mi sono mai preso sul serio, è stato uno dei miei problemi principali, quelli che mi hanno condotto alla mia quasi totale autodistruzione. Non ho mai preso sul serio le mie ambizioni, i miei sogni e i miei vorrei. Mi sono lasciata sopraffare dal mio senso di inadeguatezza arrivando sul punto di perdere punto. Non tornerò a quel punto. Voglio essere il tipo di persona che ho sempre sognato di essere. Quel tipo di uomo che farebbe di tutto per la propria famiglia, e non per una dose.
    Rimugino sulle sue parole, mordendo il labbro inferiore. Ha ragione. “E' possibile.” Potrei cadere in tentazione, dopotutto non è passato poi così tanto tempo dalla mia ultima ricaduta ma se non mi metto in gioco non saprò mai se ne sarò capace. Se potrò essere in grado di ripulire non solo me ma anche chi come me sente di non avere alternative. Voglio che la mia esperienza sia da monito a chi non ha nessuno ad aiutarlo. Voglio essere una spalla per chi non ne ha una su cui appoggiarsi. Posso farcela. E forse, essere utile, mi farà sentire migliore. Cancellerà le macchie di inadeguatezza dalla mia anima. “Ma ho sempre messo davanti il mio bisogno a quello degli altri. Mi sento pronto a prendermi questo impegno.” Annuisco alle sue parole, mostrandole un sorriso ampio e sincero. Devo sembrare un bambino eccitato. E lo sono. Sono finalmente fiero di qualcosa venuto fuori dalla mia testa.
    “Ho bisogno di sentirmi utile. Di credere di poter essere capace in qualcosa.” Le spiego poco dopo, guardando verso l'alto. “Voglio che Sun sia fiera di me.” Voglio essere il tipo di padre che mio padre non è stato per me. “Potresti aiutarmi. Lavoriamo bene in coppia, no?”
     
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    La risata di Mick era contagiosa. Lo era sempre per lei, ma in quel momento si sentiva letteralmente travolta, invasa e sopraffatta dalla sua felicità, da tutto l'entusiasmo che la prospettiva che il ragazzo le aveva appena esposto sembrava sortire su di lui. Non lo aveva mai visto così entusiasta di fronte alla possibilità di un impegno, qualcosa che prevedesse aspettative e performance, che gli imponesse di affrontare gli ostacoli con serietà e facendo del suo meglio per credere in sé stesso. Probabilmente perché Mick non aveva mai creduto in sé stesso.
    C'era un'unica eccezione di cui la bionda aveva memoria. Quella meravigliosa e imprevedibile eccezione si era verificata in un ristorante cinese, dove una Isy terrorizzata aveva informato il suo ragazzo di essere incinta e di non avere la minima idea di come gestire una novità così ingombrante. Quella sera Mick era stato perfetto: molto più coraggioso di lei, più determinato, più fiducioso. Aveva creduto talmente tanto in sé stesso, in lei, nella loro capacità di diventare genitori e crescere un figlio insieme, che alla fine era riuscito a convincere la stessa Isobel. Ora lo Smith sembrava contenere nei suoi occhi da bambino troppo grandi la sfumatura di una speranza e di una fiducia simili a quelle che avevano accolto la piccola Sun nella loro vita. Era impossibile ignorare il valore di quella similitudine e - visto il risultato di quell'importante precedente - la stessa Isy si sentiva disposta verso un rinnovato ottimismo.
    Lo so. Lo capisco, io sono come te. annuì, intenerita dalla facilità con cui ogni volta si riconosceva nelle ammissioni di fragilità di suo marito Mi sono lasciata assorbire dal mio malessere così tante volte, questo ha fatto soffrire molte persone.
    Pensava ai suoi genitori, i primi a subire le conseguenze delle fragilità e dell'autocommiserazione egoistica che ne era conseguita. Ma anche a Dell, a Jamie e a tutte le persone che avevano fatto del loro meglio per rimanerle vicine nonostante tutto. Forse persino a Mick, nel periodo del loro rapporto durante il quale il loro amore era stato tossico per entrambi e non nel senso più poetico del termine. Avevano cercato di risalire insieme, ma prima di riuscirci avevano passato un po' di tempo a trascinarsi giù a vicenda.
    Essere un auror mi aiuta a riportare un po' di equilibrio.
    Ammetterlo forse non le rendeva onore, perché avrebbe dovuto voler indossare il distintivo solo in favore della società magica e con lo scopo di servire e proteggere i suoi abitanti. Ma ricavarne un po' di gratificazione emotiva, un senso di autodeterminazione e soddisfazione, non era un crimine dal momento che a motivarla erano anche i valori e la dedizione verso il prossimo che l'avevano sempre spinta in quella direzione. E poi.. a Mick poteva confessare tutto. Lui, in qualche modo, capiva sempre.
    Okay, senti: io sono con te. Ma devi farmi una promessa.
    La sua espressione si fece più seria che mai, mentre allungava di nuovo le mani sul tavolo per prendere quelle di Mick tra le proprie. Le strinse e cercò il suo sguardo, fissandolo negli occhi con l'intensità di chi richiedeva tutta l'attenzione del suo interlocutore. Non erano pochi i rischi a cui Mick si esponeva nell'assistere persone che stavano attraversando lo stesso inferno che si era lasciato alle spalle dopo anni di sforzi e difficoltà, addentrandosi nuovamente in una realtà che così a lungo lo aveva tenuto in ostaggio. Il fatto che lui ne fosse consapevole era importante, ma Isobel avvertiva comunque la necessità di proteggerlo e di proteggere tutta la loro famiglia.
    Sun viene prima di tutto. Anche prima di chiunque altro abbia bisogno del tuo aiuto, perché è tua figlia. Se tu dovessi renderti conto che questo lavoro mette davvero a rischio il tuo impegno a restare pulito.. devi mollare. E devi farlo subito.
    Quello era un limite che andava necessariamente posto. Sperava davvero che l'altro si sarebbe mostrato d'accordo con lei al riguardo.
    Ma certo che ti aiuterò.
    Aggiunse infine, abbassando la guardia e rivolgendogli un grande sorriso. Era certa che Sun sarebbe stata fiera di suo padre una volta che, crescendo, avrebbe avuto modo di comprendere la natura del percorso da lui intrapreso. Per la bambina il papà era già oggetto di adorazione, la persona che riusciva a farla ridere più spesso e più sguaiatamente. Quel legame sarebbe evoluto naturalmente e Isy riteneva che Mick non avesse alcun motivo di dubitarne. Si sporse verso l'uomo per stampargli un bacio a fior di labbra.
    Devi firmare quel contratto.
     
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    “Allora forse questo aiuterà anche me.” Ci spero. Ho sempre cercato di cambiare la mia vita, sebbene nessuno riuscisse ad affermarlo. Avevo bisogno di mostrare qualcosa a me stesso, di poter cambiare ed uscire dal baratro in cui ero finito, ma non ci sono mai riuscito. Ho sempre lasciato che i miei inconsci meccanismi di autosabotaggio mi riportassero sul fondo del burrone in cui sono finito. Alzarsi mi è sembrato talvolta impossibile. È con il suo aiuto che sono qui, che posso finalmente rimettermi dritto e guardare in faccia alla vita. E tornare a respirare adesso, ha tutto un altro sapore.
    Mi lascio cullare dal suo tocco, piegando il capo e rivolgendole appena un sorriso. Capisco le sue parole ed anche il timore che le ha suscitate. La caduta in cui sono piombato, ha quasi distrutto la nostra famiglia. Riavvicinarmi a questo aspetto così importante della mia esistenza, potrebbe essere pericoloso. Non lascerò però che il male abbia la meglio. Non questa volta. “Non rifarò gli stessi errori. Te lo prometto.” Annuisco, avvicinando il volto al suo per rilasciare un bacio contro le sue labbra. Provo così a rassicurarla, a suggellare la promessa tacita che le faccio. Non mi lascerò abbindolare. Me lo ripeto. Dovrò essere forte per poter aiutare chi mi circonda. “Non voglio più perdervi. Ho creduto di farlo per mesi ed è stato orribile.” Annuisco, chinando appena il capo, tornando poi a guardarla. Mi godo il suo volto per un lungo attimo in silenzio. Avvicino poi la mano contro il suo volto concedendole una carezza.
    “Fanculo, sai cosa? Stasera ti porto in uno di quei ristoranti con gingilli di lusso e piatti impronunciabili.” Torno al mio entusiasmo cercando di rassicurarla e di allontanare ogni dubbio palesato. E poi sì, per un evento così, ce lo meritiamo di festeggiare come tutte le coppiette normali. Anche se noi normali non lo saremo mai. “Ti amo.”
     
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    Io credo di sì.
    Era convinta che aiutare gli altri, dedicare parte della sua vita ad una causa che gli stava a cuore, avrebbe aiutato anche Mick così come era successo a lei. Certo, sapeva che questo non funzionava per tutti e che ogni individuo poteva aver bisogno di stimoli differenti, ma conosceva Mick da anni e sentiva di comprenderlo abbastanza da poter dire che erano simili anche in questo. Avevano degli atteggiamenti diversi, ma la loro emotività era sempre stata allineata e complice, per questo sapeva che molte cose che riuscivano a far stare bene lei sortivano il medesimo effetto anche sullo Smith.
    Con questa osservazione non stava suggerendo all'altro di cercare fuori da sé stesso un equilibrio e un "senso" che avrebbe potuto trovare solo dentro di sé, nella sua vita privata e nelle sue scelte: non avrebbe mai potuto ritenerla una buona idea dal momento che anni prima c'era passata con pessimi risultati. Inizialmente si era iscritta al corso auror alla ricerca di qualcosa che le permettesse di riempire completamente il vuoto lasciato dalla morte di suo fratello, si era avvicinata a quella professione pensando potesse salvarla e proprio per questo alla fine non aveva potuto fare a meno di cercare consolazione nella droga, nell'alcol ed in qualsiasi altra forma di evasione. Solo il tempo le aveva permesso di maturare - non troppo forse, ma almeno un po' - e comprendere che essere un auror non sarebbe mai stata la sua risposta, la soluzione al suo dolore. Aveva lavorato su sé stessa e ora poteva riconoscere quanto quel lavoro fosse importante per lei, quanto la facesse sentire meglio senza tuttavia essere tutto il suo mondo. Ma questo Mick lo sapeva già, dal momento che la sua vita era già ricca di molto altro oltre alla missione in cui era pronto ad imbarcarsi.
    Tuttavia, in passato nemmeno l'amore per lei e per Sun era bastato a tenerlo a galla. Isobel non poteva condannarlo per questo, dal momento che era rea della stessa colpa, ma non poteva neanche dimenticarlo e approcciare a quel recente passato con leggerezza. Non poteva farlo né per ciò che riguardava Mick, né per le proprie debolezze.
    Lo so. Ma non vogliamo mai, non è così? Nemmeno io voglio cedere all'alcol quando ho qualche problema, eppure quando ti hanno rapito non ho saputo farne a meno.
    Ripensarci le provocava una profonda amarezza: soprattutto perché era accaduto in una fase della sua vita in cui aveva una bambina piccola di cui occuparsi, Mick non poteva aiutarla ed anzi era intrappolato in una prigionia orribile, quindi lei avrebbe dovuto reggere più che in ogni altra situazione e invece aveva ceduto sotto il peso di tutti quei drammi. Solo grazie ad Anita, Morgan e al nido ministeriale Sun non aveva risentito gravemente di quella terribile parentesi durata qualche settimana.
    Quello che voglio davvero che tu mi prometta.. è che me ne parlerai se dovessi sentirti di nuovo a rischio.
    Non potevano permettere che l'infanzia di Sun venisse nuovamente minacciata dalle loro fragilità e per questo dovevano essere disposti ad ammetterle, così da affrontarle insieme nel caso in cui si fossero ripresentate. Ora si fidava di Mick come non era più riuscita a fare negli ultimi anni, per questo chiedergli quella promessa acquisiva un grande significato per Isobel. Sentirgliela pronunciare avrebbe avuto davvero il potere di tranquillizzarla. La proposta dell'uomo di festeggiare in un ristorante di lusso, invece, le strappò una risata leggera e cristallina.
    La prospettiva di uno stipendio ti ha dato alla testa, mh? lo prese in giro con un sorriso D'accordo, concediamoci questa follia.
    Non sarebbe stata quell'eccezione a mandarli sul lastrico, dopotutto. Di certo non avrebbero mai potuto trasformarla in un'abitudine - nemmeno se si fosse trattato di una cena al mese, probabilmente - perché il loro status economico non lo avrebbe reso possibile considerate tutte le spese che avevano da quando era nata Sun ed erano andati a vivere insieme. Ma non aveva importanza perché probabilmente sarebbero sempre rimasti quel tipo di coppia che preferiva una cena in pizzeria, un hamburger in un fast food, o del cibo cinese d'asporto mangiato davanti ad un bel film. Quello che Mick le aveva proposto sarebbe stato più che altro una sorta di gioco di ruolo per loro: Mick e Isy che giocavano a fare i sofisticati.
    Pensi di parlare a tuo padre del nuovo lavoro?
    Teneva ancora la mano di Mick nella propria e giocava affettuosamente con le sue dita, mentre gli rivolgeva quella domanda. Suo marito probabilmente poteva immaginare che, se fosse dipeso da lei, la bionda avrebbe continuato a tagliare Smith senior fuori dalle loro vite. Lo aveva visto troppe volte massacrare il figlio con i suoi giudizi e non ci teneva a vederlo contaminare i passi avanti che Mick stava compiendo con tanta fatica. Senza contare che l'ultima volta che Isy l'aveva incontrato gli aveva scagliato addosso un incantesimo di memoria - per i quali non era nemmeno particolarmente portata - così da fargli dimenticare la decisione di sottrarre Sun ai suoi genitori facendo intervenire i servizi sociali. Non poteva fare a meno di immaginare, però, che Mick si fosse ritrovato a chiedersi cosa ne avrebbe pensato suo padre del fatto che finalmente aveva trovato un'occupazione legale.
     
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    “Bisogna festeggiare i risultati.” Non voglio apparire come un idiota che si lascia trasportare dagli eventi, sebbene forse in effetti un po' lo sono. È che non sono mai stato fiero di quello che sono o che avrei potuto essere, né mi sono mai prefissato degli obiettivi. Ho vissuto allo sbaraglio andando avanti passo dopo passo senza chiedermi cosa avrei dovuto davvero fare per assicurarmi un futuro solido e non la desolazione a cui costantemente mi lasciavo andare. Vivere questo momento è straordinario. Avere uno stato d'animo simile, godere della forza che ne deriva, mi impone un festeggiamento. Lo impone ad entrambi. Non so se sarò più in grado di prendere la decisione giusta, ma se vacillerò, farò in modo di pensare a questo momento e alla felicità sul volto di entrambi. Al benessere che fare la cosa giusta provoca. Forse, anche questo mi aiuterà a rigare dritto. Ad evitare di ripiombare in vecchi e deleteri schemi mentali.
    La sua domanda mi trascina però in un vortice di implicazioni a cui avrei voluto non pensare. Mordo una guancia dall'interno, rimuginando sull'ipotesi da lei messa in luce. “Cosa dovrei dirgli?” E' palese il mio scetticismo ed anche il poco entusiasmo nel parlare di mio padre. Ho sempre sofferto per il suo atteggiamento nei miei riguardi. Dopo quello che ho passato, non voglio rivivere una nuova delusione. “Sarebbe soltanto l'ennesima opportunità di dirmi che ho fallito in tutto e che l'unica cosa che posso fare è aiutare altri falliti come me a fare un po' meno schifo.” Le spiego, dandole una vaga anticipazione di quel che potrebbe dire dopo una rivelazione come la mia. “Non voglio la sua negatività. Mi deprime.” Le confesso poi poco dopo. Non credo di esagerare in merito. I nostri problemi irrisolti non troveranno risoluzione adesso, né mi sento abbastanza forte da poter risolverli ora. “Ho bisogno di credere di star combinando finalmente qualcosa di giusto.”

     
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    Non era così comune che Mick le proponesse di festeggiare qualcosa che lo riguardava direttamente. Certo, c'erano stati gli eventi importanti che avevano condiviso - alcuni legati a Sun, altri semplicemente a loro come coppia - ma mai traguardi che era stato lui a raggiungere e che gli avevano restituito un senso di soddisfazione. Quando lo aveva conosciuto, Mick era un ragazzo sbandato quanto lei, uno spacciatore tossicodipendente che nei festeggiamenti vedeva solo una fonte di distrazione, un modo per estraniarsi dagli aspetti più pesanti della realtà, un'ulteriore scusa per sballarsi. Ora, quello che Isy aveva davanti non era un uomo tutto d'un pezzo privo di difficoltà, ma non era nemmeno il ragazzo che aveva conosciuto anni prima. Mick aveva appena deciso di accettare un impiego che desiderava davvero, qualcosa che poteva restituirgli un senso di identità, un riconoscimento non solo economico. Forse era un'idea azzardata, ma Isobel si sentiva incline a pensare che quella potesse rappresentare una vera e propria vocazione per il biondo. Infondo, la Larsson continuava a pensare che la particolare "empatia" di Sun fosse una sorta di eredità magica che il padre le aveva trasmesso e che si era rinforzata nella bimba germogliando come un vero e proprio dono.
    Certo che sì, mi sembra il minimo.
    E quindi sì, festeggiare quel risultato era davvero il minimo. Non c'era ragione per non farlo subito, almeno tra loro. Magari prima di coinvolgere anche altre persone vicine a Mick avrebbero potuto aspettare che quel percorso ingranasse un attimo, più che altro per non far sentire lo Smith sotto pressione. Ma c'era qualcuno il cui coinvolgimento rischiava di essere un rischio che non valeva la pena di correre e la Larsson provò un certo sollievo nel costatare che il marito era del suo stesso avviso al riguardo.
    Sono d'accordo. Non volevo influenzarti, ma anch'io penso che riuscirebbe a rovinare persino questa buona notizia.
    Spegnere l'entusiasmo del figlio sul nascere era in assoluto il talento principale del signor Smith. La svedese non lo conosceva abbastanza per sapere se avesse anche altri talenti, interessi o pensieri, ma aveva l'impressione che negli ultimi.. quindici anni, come minimo, quella fosse diventata la sua unica missione di vita. Immaginava che per quell'uomo perdere la moglie ed un figlio fosse stato devastante - sapeva bene quanto potesse essere distruttiva una perdita di quella gravità - ma il modo in cui il padre di Mick aveva gestito il suo lutto restava ingiustificabile per lei. Il modo in cui trattava Mick era ingiustificabile, non aveva mai avuto dubbi al riguardo e con il passare del tempo la sua posizione si era fatta solo più netta. Da quando suo suocero aveva cercato di portarsi via Sun, poi, l'auror si sentiva più agguerrita che mai nei suoi confronti.
    Non hai bisogno dell'approvazione di tuo padre per credere in te stesso.
    Ribadì con decisione, guardando l'altro negli occhi. Prendere le distanze dal padre avrebbe solo potuto fargli bene e ci avrebbe pensato lei a sostenerlo, come aveva sempre cercato di fare da quando si conoscevano. Certo, inizialmente non c'era riuscita nel migliore dei modi.. ma in questo erano migliorati entrambi negli ultimi anni.
    E Mick.. posò una mano sul suo volto, accarezzandogli dolcemente una guancia e sentendosi sopraffatta dalla felicità che il vederlo così entusiasta le provocava Tu stai davvero combinando qualcosa di giusto.
     
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