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Diagon Alley, la via più bazzicata dai maghi e le streghe di ogni generazione, sempre brulicante di gente vestita con tuniche e lunghi mantelli. Anche l’estate non fa eccezione. Nonostante le temperature alte di fine giugno, il mantello è un capo d’abbigliamento che a quanto pare va piuttosto di moda in quel dissestato viale in selciato, ai bordi del quale profumi esotici e merce di ogni tipo viene mostrata dalle vetrine o direttamente sulla strada. In mezzo a quella folla variegata, c’è però una nota stonatissima che sembra aver perso del tutto l’armonia con il resto della melodia (o magari deve ancora trovarla). Tralasciando il fatto che si stia gettando come un pesce nella fiumana umana e non, saltando come un grillo oltre le teste – o per meglio dire le spalle, che mica ci arriva se no – dei presenti, a colpo d’occhio si fa sicuramente riconoscere. Se infatti la linea generale delle vesti degli avventori ai negozi si stabilizza sui colori scuri o spenti, qui abbiamo invece un tipetto dalla chioma spettinatissima, bionda, che fa sfoggio di una t-shirt giallo smacco, dei bermuda hawaiian-style con fantasia di fogliame verde di diverse tonalità e qualche ibisco rosso qua e là, per concludere su delle converse arancioni. Voilà. E corre, per di più. Corre in mezzo alla gente, deviando a casaccio e dribblando persone random, chiedendo “scusa” senza voltarsi, e persistendo in quello che sembra essere a tutti gli effetti un inseguimento in piena regola. Di cosa poi, non è dato sapersi. Quel che è certo è che il biondino non pare avere nessuna intenzione di fermarsi, non nel breve periodo quantomeno, gettando semmai diversi sguardi incuriositi a ciò che lo sorprende maggiormente, prima di tornare con le iridi verdi sull’obiettivo. Scarta un passante, scarta l’altro, a tratti cerca di afferrare qualcosa, che puntualmente si rivela essere la cosa sbagliata: l’orlo della veste di una donna, un sasso, un’ampolla il cui contenuto farebbe sicuramente storcere il naso ai più… Ormai diversi metri più indietro, a pochi passi dall’ingresso del Retrobottega del Paiolo Magico, altri due “turisti”, adulti e increduli, seguono distrattamente le istruzioni di un signore sicuramente più calzante con il posto. Il trio è formato da una donna sulla trentina, vestita con una maglietta smanicata sull’azzurro, e pantaloni alla caviglia color cachi; un uomo anch’esso sulla trentina con una camicia a mezze maniche bianca e jeans in tinta con quelli della moglie; e per finire un tizio sulla cinquantina, incravattato, col suo lungo mantello nero, un cappello da mago e l’aria di chi vorrebbe decisamente fare altro nella vita che star lì a spiegare l’ovvio a due Babbani sconcertati. Sì perché, di fatto, i primi due signori, appaiono completamente spaesati e non solo perché si sono appena persi il figlio – cose all’ordine del giorno, in fin dei conti. Gli sguardi carichi di stupore che lanciano a destra e a manca, facendo loro perdere il filo del discorso, sono certamente rappresentativi della loro estraneità al mondo magico. Ma infondo, non saranno di certo i primi, no?
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