Regrets

Maximilien

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    Si aggira per le strade di Hogsmeade furtivo, in particolar modo nel fine settimana. Non è la necessità di prestarsi agli obblighi di famiglia ad incappucciare il suo volto e renderlo guardingo ed agitato, quanto piuttosto la paura di incontrare volti noti... quello di Helena e rimanerne ancora una volta vittima, prigioniero dei suoi occhi, schiavo di quell'innocenza che ha imparato a carpire persino tra le trame superficiali del suo atteggiamento schivo e duro. Non può permetterselo ancora. Glielo deve. Ed è questo a muovere i suoi passi con sveltezza e concitazione, sfruttando i viottoli del villaggio solo per spostarsi da casa, rapido lo scivolare delle iridi cupe sui passanti intorno, concentrate più ad evitare di andarvi a sbattere contro che di soffermarsi su dettagli casuali che accompagnino il suo cammino. Quel sabato pomeriggio però i suoi programmi imboccano una svolta che lo bracca in un bisogno superiore. Quasi un richiamo di raro buonsenso che cattura la sua attenzione, due figure conosciute stagliatesi sotto il suo sguardo fermandolo sul posto. E' Morgan, un cliente prossimo a diventare abituale, ad accendere il suo interesse, impegnato a dare filo da torcere ad un secondo ragazzino dalle fattezze mano a mano più familiari. Una coincidenza incredibile si tratti dello stesso scolaretto che diverse settimane prima si è ritrovato vittima degli abusi alcolici del Chesterfield, una nota d'amarezza ad accompagnare quella visione scomoda, seppur scontata, fino a quando la figura del più prepotente non lascia l'altro a terra con uno spintone, sghignazzando altrove la propria superiorità mentre si allontana. Dovrebbe farsi i fatti propri. Vorrebbe farlo. Eppure al termine di quel crudele teatrino, non riesce a tirarsi indietro. Dopo un tentennamento dal dispiacere inespresso, biascicata tra i denti stretti un'imprecazione spontanea, si avvicina verso il giovane dall'accento francese, tendendogli la mano con fare burbero ma ausiliare. 'Dai, alzati.' Non attende una sua risposta, mentre imperterrito e rozzo lo afferra per il braccio per rimetterlo in piedi, il volto palesatosi solo adesso oltre il cappuccio chino sulla fronte, gli occhi scuri ad incontrare i cerchi limpidi dell'altro. 'Non mordo, te lo giuro. Sono a posto.' Afferma con voce decisa, il tono decisamente diverso da quello stanco ed impreciso che la sbornia ha suggerito durante il loro primo incontro. Si fa indietro, le braccia conserte, indagando sulla scena a cui ha assistito. 'Morgan ti dà fastidio?' Lo fa così, senza preamboli. Si lancia in tutto ciò che gli capita a tiro, come se tutto gli fosse dovuto. Anche le seconde occasioni. 'Te lo dicevo che se non impari a difenderti ti metteranno sempre i piedi in testa.' Gli si rivolge con estremo distacco. Serve a mettere a tacere il senso di colpa latente nel centro del suo petto.


     
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    C'era una bella brezza estiva che trasportava il profumo dell'estate e scompigliava i capelli di un ragazzo che osservava Hogsmeade a bocca aperta. Aveva confessato la falsificazione del permesso di seguire la lezione di Cura delle Creature Magiche a sua madre: non era riuscito a mantenere il segreto, roso dai sensi di colpa dopo aver ricevuto la dovuta punizione dalla preside Rei. Tuttavia sua madre Véronique, nonostante avesse espresso nella missiva in risposta tutta la delusione, non gli aveva negato il permesso di recarsi al vicino villaggio di Hogsmeade. Maximilien si era pentito di non aver coinvolto Niels nella sua sua escursione del weekend: si trovava, infatti, totalmente da solo in un ambiente festante, che inneggiava alla pausa delle lezioni che ci sarebbe stata a breve. Gironzolò un po', andando ad osservare le vetrine dei negozi. Poi, indeciso sul da farsi, bighellonò nella strada principale, trovandosi sulla traiettoria della serpe Christian Morgan. La spallata datagli di Christian gli fece massaggiare la parte lesa. Remissivo, tentò di sgusciare via, ma il dispettoso figlio di Salazar esprimeva il suo affetto con una spinta che lo fece ruzzolare a terra. Divertente. sibilò il Viani, quando una figura incapucciata lo esortò ad alzarsi. Il franco italiano voltò lo sguardo interrogativo ed attonito in sua direzione per poi sentire una conosciuta forza strattonarlo e rimetterlo in posizione eretta. Le sue iridi chiare andarono a scrutare quelle scure di lui: si materializzò immediatamente il terrore di essere spacciato. Era riuscito a ritrovarlo; i loro destini si erano nuovamente intrecciati e il terrore di Maxim divenne grande, visibile nei suoi occhi spalancati e stupiti. Glu era letteralmente mancato il respiro, i suoi muscoli si erano contratti nel rigore di chi sa di affrontare una prova grande.
    Il ragazzo che lo aveva tormentato a Diagon Alley, in carne ed ossa.
    Lo stava rassicurando stavolta e, sebbene il suo cuore pompasse sangue all'impazzata, Maxim trovò le forze psichiche per intendere che quel ragazzo non voleva fargli del male. Il suo tono, poi, gli parve convincente.
    O...ok. biascicò, abbandonando ogni proposito di fuggire a gambe levate.
    Sentì il suo sguardo analizzatore e lo ricambiò con uno sguardo abbattuto: sì, aveva assistito alle prepotenze del Serpeverde.
    Non credo che Morgan sia cattivo... fece spallucce, triste, e cercò di scuotere quella polvere che aveva insozzato i suoi calzoni della divisa. Lo guardò, quindi, quasi con rabbia, lasciando trasparire, ad un occhio attento, la grande frustrazione che stava covando, mostrandogli - di conseguenza - un Viani leggermente diverso da quello che tutti, in primis sua madre, erano soliti descrivere.
    Io s...sono st...stufo marcio che gli altri mi mettano i piedi in testa. D...Dimmelo t...tu come ci si difende dal mondo...
    No, non aveva veramente più intenzione di andarsene. Anzi, cominciava a frullare per il suo capo una domanda: come mai quel suo "aguzzino" stava mostrando un'attenzione simile nei suoi confronti? Se non aveva intenzione di "mordere"... Cosa aveva in serbo per lui, timido Tasso?
     
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    L'incredulità del ragazzino è plausibile. La sua remissività, appena meno accettabile - non che il Chesterfield se ne stupisca. E' anzi il fattore che l'ha spinto a fissare nella propria mente quel volto, così come l'incontro di cui sono stati protagonisti. Un dettaglio che l'ha incredibilmente salvato, ma che non gli gioverà altrettanto in occasioni differenti. La scenata con il Morgan ne è stata una palese dimostrazione, sebbene persino Mason sia consapevole, così come affermato dal ragazzino, che Christian non sia un cattivo soggetto. Solo uno sbruffone che si diverte a dare filo da torcere - definizione in cui lui stesso si riconosce inevitabilmente. 'No, ma questo non gli ha impedito di spingerti a terra.' E' il punto su cui continua a premere, rincarando la dose l'attimo dopo per sottolineare una realtà che forse all'altro non è ancora abbastanza chiara. 'Al mondo c'è gente peggiore di Morgan e di me.' Ribadisce, il capo scosso in una rassegnazione che pone sin troppi interrogativi nella sua mente. Perché questo interesse? Perché l'ha aiutato a rialzarsi? E perché non gli ha ancora voltato le spalle per allontanarsi? La verità è che di certezze non ne esistono più nella sua vita - forse non ce ne sono mai state. Brancola nel buio, solo, incapace di capire chi sia, cosa farne di se stesso, della sua vita, che strada prendere. Credeva di saperlo, ma annaspa adesso in quelli che non risultano che sentori di una libertà impossibile da maneggiare. Troppe le amarezze che costellano la sua tranquillità, al punto da suggerirgli di aver sbagliato tutto e non poter rimediare in alcun modo. Neanche aiutare un ragazzetto indifeso redimerà i suoi peccati, né cancellerà i propri errori. Peserà insieme al resto, nel momento in cui anche questo si rivelerà una pessima idea. 'Guarda che questo genere di cose te le insegna la vita. Posso anche insegnarti a fare a pugni, ma non imparerai mai se cedi alla remissività... e tu ne hai parecchia.' Suggerisce all'altro, mettendolo in guardia ancora una volta sulle insidie di un mondo di cui non ha probabilmente avuto modo di capire nulla. La negatività eccessiva che i fumi alcolici gli hanno sussurrato diverse settimane prima è ancora viva nel Chesterfield; la lucidità gli permette solo di non esporla con così tanta noncuranza. 'Come ti chiami, ragazzino?'


     
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    Lo atterriva molto la filosofia di quel ragazzo: aveva una vena pessimistica che in un certo senso si mutava in realismo. Ciò, però, non faceva altro che accrescere sempre più l'ansia di Maximilien, che desiderava un'esistenza tranquilla e felice. Potevano esistere delle persone più cattive di quel ragazzo e di Morgan? Assolutamente sì: bastava pensare solo alla crudeltà con la quale suo zio una volta aveva trattato suo padre. Era stata una festa in famiglia molto turbolenta e suo zio aveva umiliato Alessandro versandogli sulla giacca dello champagne. Si ricordò gli scatti fulminei di suo padre e il lampo di quello schiantesimo. Maximilien scosse la testa, cercando di recuperare la nozione della realtà e ritrovare le argomentazioni per quel dialogo. Nella sua empatia, si stava convincendo sempre di più che il suo interlocutore non volesse più fargli del male, ma avesse - forse - preso a cuore la sua situazione.
    Lo so che il mondo è pe...pericoloso. ammise, arrossendo e distogliendo gli occhi, per non farli vedere colmi di lacrime. Si disse tra sé e sé che era un uomo, che le lacrime fossero totalmente fuori luogo, soprattutto in quel momento in cui gli veniva rinfacciato che era remissivo. Il prepotente di Diagon Alley ci aveva visto giusto: aveva saputo leggere nella sua anima e aveva colto nel segno. Abbassò poi lo sguardo, serrando i pugni. Lo guardò con solennità: Puoi insegnarmi a fare a botte, ma anche a togliere questa mia debolezza. M...mi sembri un tipo... si fermò, quasi interdetto. Gli sembrava un tipo che aveva molto sofferto. ma non aveva il coraggio di esplicitarlo a parole, ma edulcorò il concetto esprimendo un'altra verità: ...che ha fatto m...molte esperienze. Io voglio...proteggere mio padre.
    Gli mancò il respiro, poiché era la prima volta che aveva concretizzato la sua volontà: sentirti parte attiva nella difesa di suo padre. Desiderava quello: evitare che suo zio e suo nonno gli facessero del male, mentre lui con sua madre se ne stavano lontani, nell'isola di Guernsey.
    Disse timidamente: Mi chiamo Maximilien, se vuoi puoi chiamarmi Maxim... Tu, invece...S...se ...p...posso?
    Eccola di nuovo, la sua insicurezza e la sua timidezza.
     
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3 replies since 21/6/2021, 12:51   60 views
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