Don't stop me

Privata

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    Dicembre 2001, Durmstrang


    Nora correva per le scalinate del castello, ne aveva già superate due di rampe prima di aprire con forza la porta dell'aula di veleni.
    -Dimitrij!- aveva chiamato il fratello convinta di trovarlo lì.
    Si era messa a cercarlo ovunque da che le era giunta la lettera di sua madre dove chiedeva a entrambi di tornare a casa.
    Loro però avevano deciso di non tornarci, volevano passare il loro compleanno in santa pace, tornare per le vacanze natalizie avrebbe implicato restarci fino anche a dopo la befana.
    Come ogni anno.
    Ma lei e Dimitrij avevano pensato diversamente e ora la loro madre premeva per rompere le uova nel paniere.
    -Non ci andremo vero?- era certa che anche lui ne avesse ricevuta una identica, solo dopo si rese conto che suo fratello se ne stava beatamente seduto sulla scrivania a rimirare un composto nero come la pece.
    -Me lo ha detto Gruffud che stavi qui, accidenti a te, sono ore che ti cerco.
    Cosa ti costava avvisarmi?
    - mise una mano sul cuore e fece alcuni respiri profondi. Le era venuto il fiatone per la corsa.
    La divisa femminile, decisamente più carina di quella maschile, le permetteva quanto meno di prendere aria alle gambe, stivali al polpaccio in pelle con pelliccia interna, ermellino un po' ovunque ma si sentiva femminile in quella gonna marrone.
    Si avvicinò a lui e ammirò il liquido d'ebano.
    -Nero.. da dove lo hai estratto?-
     
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    Dimitrij vagava spesso da solo fra le mura di quella scuola fredda. Durmstrang era famosa per avere giornate brevi rispetto altrove: come se la notte volesse mangiarsi il chiarore emanato dal sole sempre più in fretta. Lui ci aveva fatto l'abitudine, anche al fatto che i caminetti non venivano accessi per riscaldare le zone delle sale comuni. Erano principalmente mezzi di spostamento e alcuni studenti si lagnavano del fatto che le brande erano sempre ghiacciate. Lui aveva da subito fatto pratica con un incantesimo utile: castava una bella fiamma azzurra e la faceva fluttuare nelle vicinanze di dove sedeva per riscaldarsi. Comunque non era una frigna, Dimitrij, non si lamentava e il clima di quell'istituto non era poi così fastidioso per lui. Tutt'altro erano invece le pergamene che riceveva. Lui non era uno che otteneva corrispondenza quotidianamente e quando una lettera giallognola riportava il sigillo dei Bardenfleth lui rimandava all'inverosimile l'apertura del messaggio.
    Così con la lettera infilata nei pantaloni si era intrufolato fuori dall'orario delle lezioni nella stanza di pozioni. Quell'aula era la più fredda di tutte e in quel momento non c'era nessuno. Sbuffò, il giovane, constatando che c'era un gran caos, il professore di veleni non era molto ordinato. Dimitrij non amava l'ordine ma si spazientiva quando cercava qualcosa e sapeva dove in effetti si trovava di consueto e poi succedeva di doverlo cercare e quindi significava perdere tempo. E non era colpa sua. Gli diede enormemente fastidio tanto che si lasciò andare sulla sedia sfondata della cattedra e con un tonfo fece cadere gli stivali proprio su di essa. Infilò in bocca uno stelo e poi lo sputò schifato constatando che era lavanda essiccata. Quella robaccia. Col gusto amaro in bocca si sistemò ancora e prese dalla mensola dello speziale, con in cartello che vietava di toccare, un piccolo flacone nero. Non si scostò nemmeno quando sentì qualcuno palesarsi oltre le sue scarpe. Nora. Biascicò osservando la sua figura venire verso di lui. La sua domanda gli fece ricordare della lettera e capì all'istante che cosa conteneva più o meno. Se non vuoi, non ci andremo. Le braccia abbracciarono il petto. Ridacchiò quando comprende che Nora era agitata e lo stava cercando. Non scappo da questa glaciale scuola, sorella la tranquillizza a modo suo. Da qualche parte sono sempre. Quindi lasciò cadere i piedi a terra e in un baleno le si palesò di fronte tenendo dietro la schiena quel contenuto rubato. Mi cercavi mia cara? le domandò allora con un sorriso ironico e leggermente malizioso, compie mezzo giro alle sue spalle. L'ho preso dallo speziale, ho deciso che lo porto con me ai piani superiori. Annuì riferendosi ai dormitori.

     
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    Nora era agitata e non se ne capacitava del fatto che invece a suo fratello non importasse.
    Era tranquillo, sereno, diceva “se non vuoi non ci andremo” e come avrebbero fatto?
    La faceva troppo facile o forse lo era veramente per lui, ma lei ... lei la vedeva diversamente.
    Sapeva che stava solo prendendo tempo, nè aveva raccontato a Dimitrij i discorsi che facevano quando lui non c'era.
    Le foto che le mostrava, il modo in cui doveva comportarsi quando sarebbe diventata una moglie.
    Perchè mai sarebbe dovuta diventare la donna di qualcuno?
    Perchè quando tutto ciò che desiderava lo aveva davanti agli occhi?
    -Lo sai cosa vuole da noi vero?- Nora non era solita andare contro le esigenze della madre, di solito, pur di non sentirla, faceva quello che le veniva chiesto, ma erano mesi che lei le faceva uno strano pressing, le parlava di cose che non voleva udire, cose che la mandavano fuori di testa.
    Non era più un'adolescente, quell'anno si sarebbe diplomata, si stava inesorabilmente avvicinando alla fine della sua libertà, qualsiasi cosa Dimitrij volesse dire era lei il fulcro delle attenzioni a casa, lui era destinato ad altro.
    -Lo so, .. lo so- si passò una mano sugli occhi, aveva paura e non riusciva a scrollarsi l'inquietudine di dosso.
    Lui non sarebbe scappato ma lei voleva allungare quanto più possibile il confronto con la donna.
    Ma era chiaro che non aveva alcun senso parlarne con suo fratello che aveva ben altri pensieri per la testa in quel momento.
    -Cosa te ne fai di questo? Ci sarà un motivo se lo hai rubato..- chiese abbattuta sedendosi accanto una sedia attigua – scriverò così allora “causa esami non possiamo tornare, il Natale lo passeremo a Durmstrang” ti sta bene?-
     
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    Dimitrij è un adolescente impulsivo ma ciò non fa di lui uno scellerato, in alternativa in moltissime altre occasioni pare di tutt'altra sostanza. Ha capito che la sorella è agitata ma davvero non vede il problema più grande di lui oppure ingenuamente non se ne rende conto. D'altronde non è mai stato capace di fasciarsi la testa prima del vero presentarsi dei problemi. Già tempo addietro Nora gli aveva raccontato le sue paure: che un giorno lei dovesse prendere una strada che li avrebbe divisi. Lui si arrabbia quando la sente così piegata al volere della madre ma, quando è distante da casa, lascia i problemi dove sono. La domanda insistente che gli pone lo infastidisce, smette di camminare intorno a lei e stringe con le dita sudate il flacone di nero. Ripetilo asserisce con voce seccata. Quello che vuole nostra madre è ciò che vuoi tu cara sorella? Sa che la risposta è no perchè lei ha più volte marcato le sue ingiustizie, paure e imposizioni. E lui le dice sempre che si deve ribellare. I motivi verranno, ma ora parliamo di cose serie dato che hai iniziato per l'ennesima volta lo stesso discorso. Sbuffa con la pazienza al limite. Forse è meglio che torniamo a casa Nora, è la volta buona che ti imponi. Ormai sei una donna, si avvicina soffiando al suo viso, sfiora il suo naso. La mia donna. E pertanto devi tirare fuori le unghie.. Là fuori e indica col dito la bislunga finestra con la volta a punta. Posso proteggerti fino ad un certo punto. Non le sta dicendo che è senza carattere ma vuole spronarla ad affrontare la temuta madre. Sente cosa scriverà su quella pergamena indirizzata a casa. No, torneremo a casa, metteremo un punto.. anzi metterai tu stessa un punto a questi discorsi incompiuti. Dimitrij potrebbe prendere la situazione in mano, gonfiare il petto e litigare con quella donna dannata. Ma non lo farà, sa che sua sorella ha il suo stesso sangue e sarà un leone se proprio vuole. Perchè vuole vero?
    Si avvicina stavolta senza soffiare, le sue labbra sono così vicine, ci sta distante giusto un paio di centimetri quindi cammina all'unisono con lei che indietreggia. Nel silenzio i loro passi rimbombano e senza sforzarsi troppo abbandona il nero su una mensola. Senza nemmeno sfiorarla il suo indietreggiare e di conseguenza il suo avanzare si fermano sulla parete libera fatta di pietra. Il muschio scuro sta via via conquistando quella parete umida. Non ti farai sottomettere, chiaro? da nessuno differente da me la sua voce pare un imposizione ma sono i suoi modi bruschi a definire ciò che è suo e che non vuole assolutamente condividere. Con un gesto veloce le passa il braccio sinistro dietro la schiena, proteggendola dal muro duro e freddo, si accosta a lei sussurrando all'orecchio. Corretto Nora?

     
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    Nora non accettava la noncuranza con cui Dimitrj affrontava la situazione, ora le chiedeva persino se lei la pensasse come la madre, come se avesse veramente importanza cosa lei pensasse con una donna del genere.
    Forse lui avrebbe potuto avere un ascendente diverso sulla donna ma Nora.. lei era solo succube del sistema, per quanto il fratello volesse pensarla diversamente lei poteva ribellarsi quanto voleva alla madre ma quest’ultima l’avrebbe comunque costretta alla sua volontà.
    Sentiva divampare l’ira dentro di lei quando persino lui stentava a capirla.
    -Perdonami se inizio lo stesso discorso per l’ennesima volta, tu non mi stai prendendo sul serio!- lo accusò puntandogli il dito contro – nessuno qui mi prende sul serio, eppure mi sembra di essere l’unica con un minimo di senno! Perché non vuoi capire?-
    Non poteva farle questo, non poteva davvero decidere di tornare a casa.
    Voleva scappare ma la sua dipartita fu fermata dallo stesso Dimitrij che ora le era addosso e la incitava a reagire.
    “Perché non vuoi capire..” si ritrovò a pensare mentre la rabbia dentro di lei scemava via al tocco delle sue mani.
    Lei conosceva la madre più di lui, avrebbe trovato il modo per farle scacco, per quante volte avesse tirato fuori le unghie lei gliele avrebbe tagliate, così piccole che persino i polpastrelli le sarebbero doluti.
    Le viscere le si contorsero quando il fratello la costrinse a indietreggiare verso la parete, così vicina a lui da poterne percepire l’ira ma anche il desiderio.
    Stentava a mantenere la concentrazione quando venne avvolta dal suo braccio, avrebbe voluto dargli ragione, dirgli che non si sarebbe lasciata sottomettere da nessuno, il che era anche vero, non glielo avrebbe lasciato fare, ma decise di impuntarsi su altro.
    -Io non verrò a casa- sussurrò in un soffio.
    Si scostò con il capo e fece si che lui la guardasse – voglio restare in questo castello- gli percorse con le mani il petto fino a che le stesse non raggiunsero le labbra di lui – voglio che tu definisca una volta per tutte i tuoi confini su di me, voglio che sia impresso sulla mia pelle e nella mia anima che ti appartengo.
    Altrimenti .. resteranno solo parole-
     
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4 replies since 6/6/2021, 11:15   62 views
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