L'orso ed il corvo

Privata Dragomir - Isola di Mann

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    Porco cazzo, all'alba. Un appuntamento di lavoro all'alba. Ma dico, è per fare scena? Per avvolgere tutto nell'alone del mistero? E sì che il cervello tecnicamente lavora meglio durante le prime ore del giorno, ma le mie palle girano pure più veloce la mattina. Vabbè che le mie girano sempre, difficile capire quando non lo fanno.«Vabbè» mi rassegno, smetto di fare il lamentoso perchè alla fin fine si parla pur sempre di un lavoro che mi è stato venduto come interessante e quindi - logisticamente - ci sarà anche una motivazione che mi giustifica l'orario. E inoltre chi mi ha coinvolto fa la differenza, perchè non stiamo parlando affatto di una persona normale. Ma tipo zero tagliato, Dragomir non ha nulla di normale, a partire dal suo modo di parlare per passare ai suoi particolarissimi "sbalzi di umore". Mi chiedo anche come io stesso sia riuscito ad approcciarmici e a creare una specie di legame con lui. Poi mi rispondo che sarà sicuramente 'sto cervello fuori dalla norma che ci accomuna, oltre alla scuola di provenienza. Giusto, giusto.
    Il nostro incontro avverrà su quell'isola un po' dimenticata che si trova giusto fra l'Inghilterra e l'Irlanda, una sorta di terra di mezzo in cui gli individui loschi come noi si danno appuntamento. Su quella zolla di terra che chiamano isola di Mann ci sono pure stato raramente, ma per fortuna il punto di riferimento che mi viene dato lo conosco a sufficienza da potermi smaterializzare nei paraggi. Ovviamente sono pure lievemente in anticipo, il sole sta per spuntare sulla linea dell'orizzonte. E ora, in questo punto a strapiombo sul mare, mi sento un po' come un viandante sul mar di nebbia, un poeta tormentato a cui fanno da sottofondo le onde del mare incazzato quanto basta. Sigaretta stretta fra le labbra per iniziare in quinta questo magico giovedì, mi godo i pochi minuti di silenzio e solitudine che precedono il palesarsi del mio datore di lavoro di oggi «aaah merda. Potevi arrivare fra due minuti, che almeno mi finivo la sigaretta in totale relax» ghigno e tiro una bella quantità di fumo. Ovviamente col cazzo che doveva arrivare dopo, ne ho le palle piene della gente poco precisa e professionale «allora, Drago...» sempre ammesso che sia il Drago che conosco io «mi hai portato la colazione?».

     
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    La penombra regna ancora sovrana.
    Poco o nulla del sole brilla ad Est.
    La terra alle mie spalle, si fa a malapena più chiara.
    Di fronte a me, l'irlanda del nord, è ancora nel buio.
    Così come lo è il mare che divide quest'isola da quella.
    È quasi l'ora, e io ho tutto ciò che mi serve.
    I galeoni, gli attrezzi, le fiale, e la bacchetta.
    Null'altro sarà necessario.
    È un lavoro per due questo.
    Anche se, volendo, potrei perfino riuscire in solitudine.
    Qualora il mio amico decidesse di declinare.
    Anche se, conoscendolo, ne dubito fortemente.
    La luce si fa ora più presente, è ora di andare.
    Scompaio dalla tenuta antica che ho occupato, dietro di me il silenzio.
    L'odore del mare mi riempie il naso, il vento scosta i capelli.
    La luce del faro illumina a intermittenza il mio incedere.
    Ethan è già qui, lo vedo.
    E non avevo dubbi in merito, la puntualità piace ad entrambi.
    Gli arrivo a due metri, infilando la mano nel soprabito.
    Ne prendo una per me e gli lancio il pacchetto.
    - La prossima la offro io, fumiamo insieme.
    Siamo in anticipo. -

    Lo spettacolo dinanzi a noi meriterebbe uno sguardo, se solo mi interessassero certe cose.
    Uno schiocco delle dita mi accende la sigaretta.
    Hey, piccolo bastardo, non è che solo perchè inconsapevolmente sai di poter fare una cosa devi farla per forza.
    Non rubarmi i trick.

    Il fumo si mescola nell'aria con quello del mio socio.
    Al quale, ora, volgo nuovamente la mia attenzione.
    - Dipende da quali sono le tue abitudini culinarie. -
    Slaccio una sacca tintinnate dalla cinta.
    E gli lancio pure quest'ultima.
    Là dentro, per la precisione, ci sono settantacinque galeoni.
    - Lì c'è l'acconto che mi hanno fornito per questo lavoro.
    Un pezzo della tua parte.
    Portiamolo a termine, e sarà tuo anche un quarto del saldo.

    Io ho già il guadagno del sangue.
    Uno con le sue capacità va ben retribuito.
    A prescindere dal nostro essere "amici."
    Gli affari, come piace pensare a entrambi, sono affari.
    Getto a terra il mozzicone, spegnendolo con la suola.
    È quasi l'ora.
    - Dobbiamo andare in Ucraina.
    Un panciasquamato, ci servono quindici scaglie.
    Direttamente dalla fonte.
    E si, volendo abbiamo anche tempo per fermarci a fare colazione prima di iniziare il lavoro.

    Gli faccio cenno di seguirmi lungo la banchina.
    L'asta della bandiera è ora di fronte a noi, e io l'ammaiono.
    Afferro il tessuto strappandolo con uno scatto.
    Tra le dita ora stringo la parte col triscele dorato.
    Manca meno di un minuto.
    - La passaporta parte tra poco fratello.
    Faresti bene ad allungare una mano. -

     
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    Lascio cadere la vecchia sigaretta ormai al termine del suo ciclo vitale e oppalà, protraggo le mani in avanti e afferro il pacchetto lanciatomi da Drago «ci siamo svegliati romantici stamattina» e no, questa non rientra fra le cinque sigarette della giornate, è offerta «in perfetto anticipo, mi pare il minimo» caccio una sigaretta fuori dal pacchetto e di nuovo, come in un deja-vù, l'accendo con un silenzioso gesto della bacchetta. Col fuoco non sono abile quanto lui che fa 'sta magia alla mago Merlino. Un'altra nuvola di fumo denso si forma davanti ai nostri volti mentre la luce aranciata de sole mi colpisce in piena faccia. Poi al suono delle onde, del vento, del fiato, si unisce un altro magico e dolce suono: quello del denaro. Anche questo gentilmente offerto dal mio amico musone qua presente «meglio di un croissant» tasto la sacca con un ghigno bello compiaciuto e ovviamente, come sempre, conto in separata sede per appagare il mio OCD. E poi che insulto sarebbe farlo proprio davanti a lui?! Non se lo merita, non è un coglioncello tipo Axel. Mi faccio un rapido calcolo mentale da bambini delle elementari e annuisco compiaciuto, un quarto della retribuzione, mi sta bene. «panciasquamato, roba impegnativa. Sicuramente non ci annoieremo» quelle bestie sono grosse e non particolarmente aggraziate secondo me. Un rammollito di mia conoscenza la penserebbe in modo diverso. Sicuramente nella mente di Drago sarà già passato un piano d'azione. Getto la mia cicca per terra che va a fare compagnia alla mia precedente e a quella del mio collega, per mettermi poi a seguire quest'ultimo mani in tasca. Le allungo quando arrivo alla passaporta in questione «aspetto fino all'ultimo secondo, mi piace la tensione» seh vabbè, e rischiare di fare un errore così stupido. Ghigno, afferro il tessuto, effetto frullatore e pochi secondi dopo siamo nella patria del panciasquamato.
    «Benvenuti in Ucraina, grazie per aver viaggiato con noi» dico, battendo le mani fra di loro e notando come qua il sole sia già più alto causa fuso orario. Ormai questi mezzi di trasporto non mi creano più nessuna sorta di scompenso tanto sono abituato ad usarli «come hai pensato di procedere?» dai su, parla «andiamo a caccia?».
     
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    La magia è vantaggio.
    Me ne convinco ogni giorno.
    Adoperandola e servendomene.
    Sfruttandola a mio favore.
    Quale meraviglioso dono è inalzare se stessi ad un livello tale.
    Cosi alto e sopra la media, da poter coprire migliaia di chilometri.
    In pochi secondi, e con naturale destrzza.
    I nostri piedi toccano terra, mi guardo attorno.
    Il cartello d'accesso è di fronte a noi.
    E porta seco la sua verità.
    Žytomyr o, nella mia lingua, Żytomierz.
    Con il suo oblast, e la sua ferrovia.
    Quella che collega l'est a Varsavia.
    La stessa che ha portato me in orfanotrofio.
    Anni addietro, una vita fa.
    Quando ancora non ero io, ne mi chiamavo Korczak.
    Siamo alla periferia est, ridossati alla nostra meta.
    Dietro di noi, da qualche parte nella foresta, c'è la preda che cerchiamo.
    - A caccia dici? -
    Domando retoricamente, guardandolo di sbieco.
    - Più di cattura e raccolta direi.
    A meno che tu non voglia cimentarti in una lotta all'ultimo sangue.
    Con quello che è si il drago più grosso e lento ma anche decisamente uno dei più pericolosi. -

    Gli indicò una tavola calda con lo sguardo.
    Dobbiamo metterci in forze prima della missione.
    È imperativo, fisici e teste devono esser nutriti.
    Apro la porta, un tintinnio richiama l'attenzione su di noi.
    Il primo tavolo libero ci si conviene.
    Meno l'avvento celere della cameriera babbana.
    Le offro un sorriso falso, diprezzandola il giusto.
    - Dei Syrniki con frutti di bosco, e due caffè. Grazie. -
    Comunico alla ragazza, ordinando per entrambi nella lingua corrente.
    - Mi perdonerai, credo che qui non si trovino i cornetti.
    Ho ordinato anche per te, non parli Ucraino giusto? -

    Giurerei di no.
    Ora la celerità della ragazza si fa più ben eccetta.
    Sicché nel giro di pochi minuti torna a noi.
    L'ordine già pronto tra le mani.
    Il piatto con le frittelle viene posizionato al centro, i caffè ai lati.
    Un cenno del capo a lei, e uno sguardo al mio amico.
    Abbiamo di cui discutere, prima di partire.
    - L'intero oblast è costellato da foreste antiche.
    Sono certo che qui troveremo un esemplare in salute. -

    Un sorso e un morso, il sapore è familiare.
    Deglutisco con compostezza, poi riprendo.
    - Per come la vedo io, abbiamo due possibilità.
    Tentare di uccidere la preda e prelevare la scaglie prima che in morte sbiadiscano.
    O catturarla viva, addormentarla, e operare al taglio sul campo.

    Estraggo una boccetta dal soprabito, poggiandola tra noi.
    - Qui dentro c'è un potente anestetico preparato da me.
    Roba che potrebbe uccidere te o, idealmente, far dormire un grosso drago per diverse ore.
    Chiaramente, propendo per la seconda opzione.-

    Non mi piace uccidere creature selvagge inutilmente.
    Men che meno quando si tratta dei draghi.
    Animali così potenti e antichi, meritano rispetto.
    Ne hai pensata addirittura una giusta, sono colpito. Davvero, Adesso vado a toccarmi.
    La mia porzione è terminata.
    Ora attendo che palesi i suoi pensieri.
    - Se riusciamo a indebolire abbastanza il drago da costringerlo alla ritirata, potremo drogarlo nel sonno o versare il mio anestetico nel posto in cui si abbevera.-
    Un incipit, utile a fargli valutare meglio tutte la possibilità.
    - Allora, Ethan, quali sono i tuoi pensieri?-

     
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    «Ma sì, chiamala un po’ come ti pare» dico sbuffando perché non ha senso dell’umorismo, maledetto, stammi dietro e levati quel musone «più lento, più grosso, dimmi qualcosa che non so» e termino di parlare con un’amichevole spallata al mio insegnante mancato preferito. Sarò mezzo svalvolato, ma non sono mica scemo. La parte che preferisco di me stesso, è il cervello. Credo.
    Alla fine c’è davvero tempo per una colazione! A me sta bene, benissimo. Il cibo mi serve per carburare e per migliorare il mio umore, ingrigito da quella sveglia stridula di stamattina. Poggiamo entrambi il culo su delle sedie scomode ed economiche mentre giurerei di aver intravisto un conato di vomito tradire il falso sorriso che Drago rivolge alla giovane cameriera. Me la rido sotto i baffi, che esagerato «va bene qualsiasi cosa tu abbia ordinato, non faccio complimenti» sorrido anche io alla ragazza e con un gesto teatrale, apro un banale tovagliolo di carta e me lo posiziono sulle gambe «l’ucraino mi manca» ho imparato le più banali in effetti, chissà che domani non inizi a seguire qualche videolezione di ucraino per il semplice gusto di complicarmi l’esistenza. Il tempo di meditare su questa decisione un po’ del cazzo, e celermente il nostro ordine ci viene recapitato al tavolo. Che la cameriera sia stata incitata dallo sguardo e dal bel faccino del mio collega? Possibile.
    Si inizia finalmente a parlare della ciccia e io apro le orecchie mentre con la forchetta infilzo un paio di frittelle e mi ci riempio il piatto. Lo seguo nel discorso, annuisco, e gli faccio con la mano cenno di continuare. Siamo nella dimora dei rettili sputafuoco, roba che se lo sapesse Oliver inizierebbe probabilmente a scodinzolare di gioia… dalla coda davanti.
    Una forchettata di questa roba ai frutti di bosco si interrompe a mezz’aria, perché i miei occhietti chiari si illuminano quando Drago mi mostra una boccetta contenente qualcosa di interessante. Sono un Ethan semplice, vedo liquidi potenzialmente mortali e devo esaminarli come posso «anche perché se tu provassi ad uccidermi mi assicurerei che tu venga all’inferno con me» esclamo euforico mentre esamino il liquido. BENE, BENISSIMO. Questi sono i colleghi che mi rendono felice e mi fanno venire voglia di lavorare «non avevo dubbi sul fatto che ti saresti dato da fare!» riposo la boccetta sul tavolo, mi riempio la bocca un altro paio di volte e dopo essermi pulito il muso finalmente sono pronto ad esprimermi «innanzi tutto devo dire che sono un po’ eccitato» eccome, eccome «attiriamolo fra gli alberi, lì avrà meno possibilità di movimento. Colpiamolo alle ali» pausa beveraggio «deve stare a terra. E poi così non rischiamo di rovinare il materiale» allargo un sorriso alla cameriera che si porta via i piatti vuoti e come un vero psicopatico, torno subito serio mentre fisso Drago «a quel punto, direi che addormentarlo sarebbe la cosa migliore. Raccogliamo ciò che dobbiamo e ci togliamo dalle palle» tipo adesso ch dopo aver svuotato il bicchiere, mi inizio ad alzare dalla sedia. Davvero un peccato non avere moneta locale, per oggi farò il parassita facendomi offrire tutto.

     
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    - All'inferno...-
    Rimugino, quanta ironia e retorica.
    All'inferno con lui.
    Io che l'inferno l'ho già conosciuto in terra.
    - Ci sono già stato, è noioso.-
    Seguito nel mio beveraggio, in silenzio.
    Prestandogli però ascolto.
    L'orecchio si fa attento, mentre espone.
    Mi piace il suo piano d'azione.
    Pratico, sbrigativo, semplice da mettere in atto.
    Pur sempre di Ethan parliamo però.
    Il che implica che sia io quello riflessivo.
    Così come mi si addice, in tutt'onestà.
    - Per attiralo serve un'esca.
    E non credo, che tu, voglia farti bruciare quel bel visino fratello.
    E il mio invece, ahimè, è ancora meglio del tuo. -

    Sorrido, con espressione gelida.
    Io non conosco felicità o sensazione affini.
    Al massimo ho confidenza, così per dire, con la sua ombra.
    Questo o poco più.
    - È un buon piano il tuo, in ogni caso.
    Anche se dal canto mio sarei più propenso per agire diversamente.-

    Un sorso, uno degli ultimi.
    Il tempo stringe.
    L'ora di metterci al lavoro è ormai prossima.
    - Sarebbe buona misura indebolirlo quanto più possibile.
    Sia esso in volo o a terra.
    Abbiamo entrambi le capacità per farlo, non ne dubito.
    Poi, una volta che la bestia sarà stremata, la braccheremo.-

    Anestetizzare una creatura del genere in forze sarebbe difficile.
    Nonché potenzialmente problematico.
    Tuttavia non mi esimerei dal provarci.
    Non se essa si rivelasse l'unica scelta valida.
    - Un drago allo stremo ripiegherà nella sua tana, per riposare.
    E lì, lì sta sicuro che questa...-

    La boccetta si muove tra noi.
    - Farà il suo dovere nel migliore dei modi.-
    Mi alzo, la ricreazione è finita.
    Due banconote rimangono sul tavolo, più che sufficienti.
    Mentre noi, spalla a spalla, usciamo.
    Via, fuori da questo covo di feccia non magica.
    - Tuttavia il tuo piano potrebbe rivelarsi più opportuno.
    Immagino che dovremo scegliere, con cognizione, una volta trovato ciò che cerchiamo.
    In base ai più classici dei fattori variabili.
    Territorio, spazi d'azione, opportunità e così via.-

    Una sigaretta si stringe tra le mie labbra.
    Una seconda, invece, scivola fuori dal pacchetto.
    Che il mio socio fumi a piacere, lui può.
    Raggiungiamo un vicolo perfetto, io conosco la meta.
    Il mio mozzicone cade a terra.
    Un palmo si salda al suo tricipite.
    - Sei pronto? -
    Retorico.
    Ovvio che lo è.
    Quelli come noi lo sono sempre.
    Vortichiamo, tutto intorno si fa confuso.
    Un tripudio di verde e grigio, finché non ci materializziamo.
    Nulla, e dico nulla, è stato toccato dall'uomo qua intorno.
    Centenarie conifere ci circondano.
    Una bassa nebbiolina si fa regina del sottobosco.
    La bacchetta in noce scivola tra le mie dita.
    Perfettamente lucidata e curata.
    Pronta all'uso, come sempre.
    - Io direi posizione elevata e cerchiamo ciò per cui siamo qui, sei d'accordo? -

     
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    Ethan
    Aaaaah, com'è tragico, lui all'inferno ci è già andato... cosa dovrei rispondere, che io l'inferno ce l'ho dentro? Che sono l'infermo sceso in terra? Naaah, non serve fare a gara di chi è stato peggio e so per certo che il mio amico qui presente, non ha avuto un trascorso che profuma di rose. Profuma più di merda bruciata.
    «E allora procuriamoci un'esca, che cazzo! Possibilmente non il mio culo, ma sono sicuro che qualcosa troveremo» pacca di incoraggiamento sulla spalla e ascolto le falle che il mio socio riscontra nel mio piano di attacco. Questo va bene, questo invece non va bene... insomma, sta lì a studiare in maniera analitica pro e contro del mio pensiero «uff...» sbuffo affiancandolo «ecco perchè lavoriamo insieme, metà del tuo piano, metà del mio...» faccio scontrare le mani fra di loro in segno di fusione imitandone anche il suono «...ed ecco a te il piano perfetto. Stanchiamo la lucertolona e a quel punto le passerà la voglia di svolazzare in giro» rifiuto la sigaretta ricacciandola dentro il pacchetto «me ne restano tre per oggi, le devo sfruttare bene» una sarà sicuramente quella della vittoria, le altre sono il salvagente che mi salverà da una crisi di nervi certa. Perchè? Non lo so, ma mi colpisce giornalmente.
    Al suo retorico "sei pronto"
    , reagisco solo con un ghigno ed uno schiocco della lingua: io sono sempre pronto.
    Tutto gira ed una lavatrice dopo siamo in mezzo alle piante, fitte, verdi e anche troppo rigogliose piante. Merda, a malapena trapela la luce del sole dalle foglie. Uno sguardo al mio amichetto dopo aver soffocato sul nascere un ruttino, segno del fatto che questo piacevole viaggio mi è servito a digerire la colazione , e poi inizio ad avanzare bacchetta alla mano tenendo gli occhi e le orecchie sull'attenti «sono d'accordo, sbrighiamoci. Io prendo l'albero di destra, ti faccio un segno se trovo qualcosa»allontanandomi da Drago scelgo il mio albero, uno che dovrebbe consentirmi di ottenere un quadro più completo della situazione. Punto in alto la bacchetta verso un ramo che potrebbe idealmente reggere il mio peso e, con un ascendio silenzioso, scatto in alto come una cazzo di molla fino a quando non sento il legno sotto ai piedi. Piegando un paio di volte le gambe mi assicuro di essere stabile, non faccio mosse troppo azzardate perchè non sono un circense ,ed inizio a scrutare. Sono in alto porca troia, così in alto che l'aria sembra più fresca quassù. Notando qualcosa, mi sposto su un altro ramo con un saltello, nulla che richieda chissà quale fatica. Mi faccio un altro saltello perchè ci ho provato gusto, sull'albero accanto «mh?» ho poggiato la mano su qualcosa di viscido «ma questo è sangue» constato l'ovvio con tono impassibile, che sarà mai, ho visto la merda sulle pareti in ospedale. Però da qualche parte dovrà pure venire. Guardando in alto nn ci metto molto a notare che alcuni rami sono stati spezzati come stuzzicadenti, idem su qualche albero più in là ora che guardo meglio «oh, ecco a chi appartiene» la nostra vittima giace su un tronco. Parte della nostra vittima. Il resto dei pezzetti potrebbero essere ovunque qua intorno «sembra un muflone... quello che ne resta almeno, il corno pare quello» tiro fuori un fazzoletto per pulirmi con nochalance dal sangue viscoso e scuro dell'animale. Abbiamo, evidentemente, una traccia «qui qualcuno non si è pulito col tovagliolo quando ha mangiato» quanto mi piace parlare da solo, forse un po' troppo. Mando un bel segnale di luce al mio collega in modo da attirare la sua attenzione. Solo la sua, non si sa quale bestia nei paraggi potrebbe incazzarsi. Gli faccio dei segni che sono un chiaro "ehi Cazzone! Guarda un po' che bella traccia che ho trovato qui!"





    Edited by -Ethan - 4/8/2021, 17:58
     
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    Dice che gliene restano tre.
    Perché ci sto ancora pensando?
    Ora, che frugo ad un lato opposto rispetto il suo.
    Sarà curiosità la mia?
    Noia?
    Oppure sorpresa.
    Scaturita da questa risposta.
    Conta le sigarette consumabili in ventiquattro ore.
    Uno come lui.
    Un sorriso privo di divertimento mi irradia il viso.
    Nulla più.
    C'è del lavoro da fare qui.
    Lo sento arrampicarsi alle mie spalle.
    Io sono di tutt'atro approccio.
    Ho già inquadrato ove ci daremo battaglia.
    E dunque osservo, tutt'attorno.
    Ergendomi lapidario su questa rupe.
    Posta, naturalmente, al di sopra della radura.
    Se di radura si può parlare.
    Sarebbe più consono dire: "spiazzo".
    Una macchia libera incantenata tra gli alberi.
    I tronchi secolari la cingono lateralmente.
    Le fitte fronde frangono la visuale sul cielo.
    Avrà poco spazio, e noi molte possibilità.
    Perfetto.
    Non è tutto.
    Vi sono orme sul manto erboso.
    Vanno ad nord-ovest.
    Impronte profonde e artigliate.
    Fresche e inconfondibili.
    Inoltre, all'orecchio, mi pare d'udire qualcosa.
    Come una ruminare carnotaurico.
    In lontananza, da qualche parte.
    Gli umettati strappi delle fibre muscolari separate.
    Con animalesca voracia.
    Che l'autoconvinzione mi stia soggiogando?
    No, ne dubito fortemente.
    Bacchetta alla mano, seguo la pista.
    Alcuni strascichi sul terreno.
    Per un po' ha strisciato, celato.
    Guidato dall'istinto della caccia.
    Le orme si interrompono ai piedi d'un secolare.
    Riapparendo, più decise frequenti, qualche metro dopo.
    La bestia sé né andata di la.
    E non da sola, a giudicare dal sangue che bagna la terra.
    Una pista, un'idea sul come agire.
    Cerco Ethan tra le fronde, lui mi precede.
    - Mi hai quasi accecato.
    Te e la tua luce del cazzo.-

    Sogghigno, accennandogli di raggiungermi.
    - Eri di nuovo intento a sollazzarti con uno di quei tuoi monologhi, per caso? -
    Ironizzo freddamente, massima esternazione di mio divertimento.
    Di nuovo quel suono umettato in lontananza.
    Carne strappata, masticata e inghiottita.
    - Hai ammazzato uno scoiattolo per divertirti?
    Oppure quella roba che hai addosso è una traccia? -

    Alzo un dito, un suono mi attrae.
    Scricchiolii sinistri, sú in lontananza.
    - Senti senti, credo che la nostra preda sia vicina.-
    Scruto tra le fronde, aspettandomi qualcosa.
    Temo che il drago sia distante.
    Tanto ma non troppo, o non potremo avvertire i suoi rumori.
    - La dietro ho trovato il posto perfetto.
    Attiriamocelo e facciamo ciò che va fatto.-

    Un cenno della mano, gli faccio strada.
    Giungiamo nuovamente alla radura.
    Ora il piano è ben delineato.
    E la mia mente, rettile, ne sta smussando i bordi.
    Un animale di passaggio viene trasfigurato e immobilizzato.
    Il centro dello spiazzo ospita ora un becco.
    Probabilmente appetitoso, forse terrorizzato, ma silenzioso.
    - Non bela, perché non bela? -
    Domanda, gli occhi fissi sull'esca.
    - Dovrà soffrire. Crucio! -
    Urla strazianti squarciano l'aria.
    Il falso ovino si contorce su se stesso.
    Oh lei arriverà, certo che lo farà.
    E non v'è dubbio sul "lei".
    La grandezza delle impronte non ne lascia.
    - Io mi metto sulla sinistra, ti andrebbe di andare alla parte opposta? -
    Uno sguardo al mio amico.
    Lo conosco troppo bene.
    - Scaricale addosso di tutto ma ricorda Ethan, ci serve in vita.-
    Supero la capra, trovando il mio riparo.
    Sátor alól kikáltó szétnéz:
    "Itt látható a nagyhírű bűvész!

    Il mio motivetto della caccia.
    Marchiato a fuoco in mente.
    Senza motivo apparente.
    In una lingua che non parlo ne scrivo ma comprendo.
    A lábával karikázik,
    A kezével citerázik,

    Un ringhio sommesso, la terra trema.
    Az orrával orgonázik,
    a fülével figurázik,

    Dove l'ho sentita.
    Perché la so.
    E chi, gówno, è la donna nella mia testa.
    La voce che recita.
    Così carica di nauseante docelzza.
    Chi è?
    I pensieri vengono interrotti.
    Le labbra seguitano a fischiettare il motivetto.
    Eccola, finalmente.
    La testa insanguinata si insinua nella radura.
    Annusa l'aria con insistenza.
    Avanzando verso il centro.
    Cerco il mio socio con uno sguardo esplicativo e complice.
    La colpiremo.
    La colpirò.
    Con tutto il mio arsenale.
    A szemével gurgulázik,
    A szájával vacsorázik!

    - Tonitrui! Confringo! -
    Scoppi e lampi illuminano lo spazio.
    È iniziata.

    ClearWelllitEmu-size_restricted



    La situazione sta per farsi scottante da queste parti.
     
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    Ethan
    I miei monologhi sono fantastici. E soprattutto, mi aiutano a ragionare sugli eventi. Prendo informazioni ed inizio ad immagazzinarle ed elaborarle a voce alta. Un conversazione con me stesso che spesso si rivela essere più divertente che con qualunque altra persona.
    Vabbè comunque, siamo in mezzo alle fronde «no, mi sono venute le mestruazioni» lo fisso serissimo per due secondi e poi gli sorrido sbieco. E poi realizzo: oh cazzo fermi tutti, forse il mio uomo triste ha riscoperto l'ironia? Naaah adesso non esageriamo, sarà di buon umore per il lavoro. Infatti eccolo lì che torna a concentrarsi con quel ditino alzato ricordandomi anche molto E.T. l'extraterrestre. Tendo quindi il mio orecchio fino all'aria ed effettivamente capto un rumore lontano di qualche bestia che sembra farsi largo nella vegetazione. Magari qualche bestione grosso, con le zampe e munito di squame «ti seguo» riesco quasi a sentirla, la sua mente che lavora: mette insieme i pezzi, le immagini, i suoni e PUFF... ha ideato il suo piano perfetto. Il bambino prodigio, eccolo qua. Fosse stata un'altra persona le mie palle starebbero già girando come adorabili trottoline. Ma i suoi piani mi piacciono. E mi piace soprattutto la parte in cui mi lascia fare quello che mi pare.
    Giù dall'albero e via verso la radura. Mi metto le mani sui fianchi e respiro a pieni polmoni l'odore dell'erba umida con un leggero sottofondo di merda di animale. Guarda là che bella luce che passa attraverso i rami di quell'albero, se avessi il tempo e fossimo qui per piacere mi trasfigurerei una sedia e mi metterei comodo. A proposito di trasfigurare, quella lucertola ha visto giorni migliori «e che cazzo ne so io, falle male!» e lui così fa, partono dall'ovino degli urli che mi fanno storcere le labbra dal fastidio «in realtà mi va di restare fermo qua a godermi lo spettacolo... ma andrò dall'altra parte, se proprio devo» volto le spalle al mio socio e lui, tempestivamente, mi mette un paio di regoline a cui rispondo con un «sì, sì» distratto ed un cenno della mano. Stanne sicuro, ora mi metto i guantini in velluto e gli faccio le carezzine. Anzi, alla nostra signorina -perchè di questo si tratta- faccio pure massaggio shatsu e pedicure. Quello di cui mi assicurerò, sarà che alla fine respiri. Se è questo che Drago intende per "tenere in vita", allora può dormire sonni tranquilli.
    Porca puttana, ma quello era un tuono?! «OOOH EDDAI CAZZO, prima mi fa la morale e poi si mette a fare i casini lui!» ma che due coglioni! Mi volto in sua direzione. Tutta questa teatralità mi fa ruotare gli occhi per aria, io sono un tipo da molti meno fronzoli e molte più azioni moralmente discutibili. Quando stringo gli occhi mi sporgo in avanti, ed individuo la lucertola alata, devo ammettere che quella ragazzona è proprio sexy. Si erge incazzata nella radura coperta dalle sue stupende squame bianche. Quelle che ci porteremo a casa quest'oggi. Mi si dipinge un sorriso sul volto. La prenderò dal culo. La tipetta però è molto irritata, grazie al cazzo, anche io lo sarei se qualcuno mi avesse fatto cascare un fulmine sulla testa «deseteribus» il rettile è concentrato sul mio collega, no? Non vogliamo che si accorga anche della nostra presenza. Ecco perchè mi rendo invisibile quanto basta per raggirarlo indisturbato e raggiungere il suo culone squamato, il tutto mentre mentalmente canto un coro d'incitamento per Dragomir. Forza Drago alè, alè!
    Se la caverà da solo per cinque minuti, è grande e vaccinato. Ok, una volta fatto il giro la cosa importante è non farsi fregare dalla sua coda agitata. Con tutti questi spettacoli pirotecnici mi sento al fottutissimo carnevale di Rio, ma senza donnine mezze bude purtroppo
    «immobilus!» mancato, maledizione. Ci riprovo e stavolta gliela prendo quella cazzo di coda. Finché posso, sfrutto la mia invisibilità quasi totale ed un altro tacito immobilus le colpisce la zampona destra che ora sta ancorata a terra «ah! Non ti muovi più eh, stronza? Crucio!» un urlo di drago squarcia il cielo, la bestia agita la testa in preda al dolore. Si ritira su se stessa e poi con il suo lungo collo, prova a scattare in avanti. Oh cazzo, lo so cosa stai facendo, tu piccola... «DRAGO!» mi rendo visibile «FIAMME!» non stare a contemplare la lucertolona albina, maledetto sociopatico! Mi costringe a correre in sua direzione, la mia piccola principessa triste potrebbe essere in pericolo.



    Edited by -Ethan - 21/9/2021, 00:56
     
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    - Per lei è poco più di un pugno, credimi! -
    Ribatto alla volta di Ethan, istintivamente.
    Le sue parole sono udibili in tutta la radura.
    Con un che di giubilante, tra l'altro.
    Un fulmine.
    Un incendio.
    Uno tsunami o un terremoto.
    Tutto ciò ha poca importanza.
    È irrilevante ciò che sceglieremo di usare.
    Così come poco conta l'eventuale esubero di potenza.
    Quella che abbiamo davanti è una forza della natura.
    E noi altrettanta forza dobbiamo impiegare.
    È imperativo, l'unica possibilità di successo.
    La filastrocca mi risuona ancora in testa, quanto la odio.
    Odio conoscerne il ritmo.
    Discernerne le parole.
    È soprattutto odio lei.
    La familiarità della sua voce.
    E la mia incapacità di ricondurla ad un volto.
    - Tonitrui! Tonitrui! -
    E altri tre non verbali seguono.
    Una tempesta elettrica, essa si abbate sul drago.
    Un fascio di luce vicino al mio braccio, troppo vicino.
    Ethan deve aver sbagliato un colpo.
    Sta impiegando una buona strategia, una delle sue.
    Così imprevedibili e sinistre da rivelarsi ottimali.
    Mi piace lui, per quanto qualcuno posso piacermi.
    La formula proibita del mio collega squarcia l'aria.
    Urlata a pieni polmoni, come dev' essere.
    Dunque eccoci, siamo quasi arrivati.
    Le maledizioni penetrano la pelle della bestia.
    Ora le sente, adesso è vulnerabile.
    I suoi occhi si puntano nei miei, la vedo avvicinarsi.
    Una fiamma blu le si accende in gola.
    E io...
    E tu ti levi dal cazzo caro mio, questa non è roba per te.
    Guardate un po' lì che splendore.
    No seriamente, dico, guardate che strafottutissima creatura che ho qui davanti.
    Una figlia del fuoco, nata tra le fiamme. Praticamente mia sorella.
    Se noi avessimo una sorella e lei fosse dotata di ali, artigli e squame sul culo. Si capisce.
    Non proprio sul culo culo inteso come orifizio eh, intendo lì attorno. Almeno credo, com'è il buco del culo di un drago? Tre galeoni a chi me lo sa dire.
    Oh ma che il buon Merlino mi faccia una carezza al membro, abbiamo anche il nostro Ethanino qua con noi. Lui, la sua imprevedibilità, e quella follia grossa almeno quanto le cicatrici sul suo volto da stronzo. Comunque, a Yoghi, farebbe piacere sapere che almeno su una cosa andiamo d'accordo: anche a me piace questo qua.
    Certo non potrò mai essere suo amico come lo è lui - salvo che per i frangenti in cui per necessità impersono Drago e quindi faccio quello simpatico ma misterioso ecc ecc -, ciò non toglie però che è un piacere averci a che fare. Per brevi periodi. Finché non mi viene voglia di bruciargli quel suo facciotto scotennato. O forse no. O si. Che cazzo ne so.
    Adesso però basta farsi dei rasponi mentali, sennò qua capita che finiamo arrosto e tanti cari saluti al mago oscuro più interessante del secolo. (Spoiler: sto parlando di me, ovviamente.)
    ~ Me lo dai con la lingua o senza, bellezza? ~
    Che Ethan pensi un po' il cazzo che gli pare, immagino che ormai ci abbia fatto il callo a sopportare i continui e repentini sbalzi caratteriali del suo compare.
    La bocca della creatura, nel mezzo secondo che è trascorso da quando io ho preso la luce, si è avvicinata di un buon metro, sia maledetto quello schifido di Herpo coi suoi serpentelli, è veloce come uno di quei fulmini che le sono finiti addosso.
    ~ Si socio, FIAMME! ~
    E fiamme sono, cazzo se lo sono.
    La bacchetta reagisce ormai da sola, intercettando a mezz'aria il fiato del drago e contrastandolo con una spumeggiante fiammata dalla potenza similare.
    I nostri fuochi si lambiscono a vicenda per qualche istante, il suo blu rosso e il mio con sfumature smeraldine, per poi esplodere tra di noi in un meraviglioso purtpurri di lingue fiammanti in technicolor.
    Esse si riflettono sulle mie iridi, alimentando fin nelle viscere ciò che sono e sempre sarò.
    Un pericolo, una ragione d'allarme, il fuoco che brucerà questo fottuto mondo.
    La bestia arretra di mezzo passo di fronte al portento che si manifesta al centro della radura mentre io invece, accettando mio malgrado parte del piano dell'orsetto lavatore, mi materializzo sulla rupe alle sue spalle.
    Le ali sono così grosse che è praticamente impossibile ciccare la mira da quassù. Questo ti provocherà un pizzicotto, non sai quanto mi spiace lucertolona. Oh sisi, proprio per un cazzo.
    ~ Sectumsempra! ~, godo come un ricciocorno, ma che stracazzo è un ricciocorno poi?
    La sua struttura alare, già compromessa e di per sé più debole rispetto alle parti corazzate (piccola lezione di anatomia draghescha nel caso voi curiosoni ve lo steste chiedendo) prende a lacerarsi in più punti facendo fuoriuscire ingenti quantità di sangue scuro e vischioso.
    ~ Porca di quella puttana di Morgana, quella roba vale oro! Dovremo provare a raccoglierne un po'...~
    Perché ho l'impressione che qualcosa mi sfugga? Ma che cos'era più che stavamo facendo qui? Oh già, già è vero: le scaglie per quella bella fighetta di legno.
    ~ Ethan, mio caro, lo vedi che zoppica? Dai, diamogli ancora due colpetti.
    Così poi si rintana nella sua cuccetta che - mi ci gioco le palle - è ai piedi di quel monte là dietro, la addormentiamo, e la vivisezioniamo come una ranocchietta. ~

    Perché mi guarda strano? Sono spettinato? È solo una mia impressione? Devo carbonizzarlo? O magari... ~ Ma non la uccidiamo eh, te l'ho detto: quello che ci serve e basta.
    Guardala, sta già arrancando verso sud...dai, gioca al tiro a segno con bersaglio mobile! ~
     
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    Di una cosa sono sicuro, io da questa caccia uscirò sordo. Per forza. I tuoni seguono i fulmini e squarciano l'aria di prepotenza con quel loro vocione che fa tremare la terra.
    Un suono che mi farà diventare sordo, sì, ma che mi fa vibrare il petto e mi ricarica di onnipotenza ad ogni colpo. «AHAH!» una risata breve e fragorosa mi - letteralmente - esplode fuori dalla bocca. Questa si chiama euforia, più potente di un fottuta pillola di viagra. E poi eccolo, qualcuno si infila nella nostra piccola battaglia amichevole. Qualcun altro.
    Il suo volto non è cambiato, purtroppo, è sempre la stessa faccia da culo. Però però, c'è un però: il suo tono è cambiato radicalmente. E a me non frega un cazzo di niente (ho pure fatto la rima). Lui, questa cosa che diventa di tanto in tanto, è molto più simpatico del Drago originale, è innegabile. Che sia messo agli atti. Quindi ok, mentre mi godo lo spettacolo dei mangiafuoco, mi ricordo che non vado al circo da tantissimo tempo! Meno male che hanno deciso di farmi 'sto spettacolo privato và! Abbiamo capito, sei a tuo agio con il fuoco, apposto. Zompetto qualche passo più in là mentre i due piromani amoreggiano penso a cosa fare adesso, se ad esempio far apparire dei secchi e riempirli del sangue che sgorga dal corpo della bestia. Cazzo, mi sta facendo distrarre «smettila di distrarmi, maledetto bastardo» con la giusta formulata magica, mi proteggo dalle fiamme della lucertolona incazzosa «siamo qui per squamarla come un'orata!» .
    Ignorando con faccia annoiata l'ennesima raccomandazione del mio collega, però, mi chiedo: hai le ali, bestia, perché non provi ad usarle? Sarai danneggiata quanto ti pare, ma il tuo istinto non dovrebbe spingerti a spiccare il volo? Invece lei no, se ne torna da dove è venuta. No. Mannò. Ma non dirmi che. Ma non ci posso credere. Gli occhi mi si allargano, vedo una nuova possibilità nella caccia di oggi «è una madre!» annuncio al mio compare fiammeggiante mentre punto il mio catalizzatore sulle chiappone della bestia. Per forza, dai, una femmina incazzosa diretta da qualche parte nei pressi della foresta lì da dove è venuta fuori. Aaaah che cosa misteriosa, le femmine. Però lo prendo come un complimento, la creatura pensa che siamo un pericolo pure per le sue uova evidentemente. Ma che carina «bombarda maxima» ma che carine le sue uova. Pensa a quanti soldi. Pensa, pensa! Queste sì che sarebbero rarità di prima scelta.
    Anche se il mio amichetto orsetto non sarebbe troppo d'accordo probabilmente, ma chissà «diffindo!» se magari facessi le mie cosine senza farmi notare...
    La lucertola volante ci fa fare un bel pezzo di strada, le siamo rimasti dietro a pizzicarle il culo con le nostre magie. Ad un certo punto, la stronza decide finalmente di accasciarsi. Cazzo, era ora! «ci sarà un motivo se dicono che hanno la pelle dura» dico rivolto al mio collega in affari mentre scruto la zona: ci sono altissimi alberi. Ok, nulla di nuovo. In questa zona il terreno sembra essere più irregolare. Oddio non è che la bestia si rialza? Fammi controllare... no ok, però un incarcaramus per tenerla inchiodata al suolo, glielo lancio. Cosa abbiamo qui, un cumulo di fogli, rametti e sassi che sembra essere fuori posto. Curioso «era questo che cercavi di raggiungere, non è vero? Peccato, ti mancavano pochi metri» sollevo allora gli occhi su Drago. Draguccio mio. Draguccio caro. Lui ha già capito quali sono le mie intenzioni, lo so «andiamo, lo so che tu sei più risoluto dell'altro» e anche questa volta, lui sa di cosa parlo «quando ti ricapita?! Può essere un perfetto...» mi sfugge la parola in questo momento, aspetta aspetta aspetta.... Ah sì! «RISARCIMENTO» allargo le braccia e la dragonessa fa un sospiro «hai poco tempo per scegliere» io intanto mi porto avanti nel lavoro e inizio a procurarmi le scaglie và.



    Edited by -Ethan - 26/11/2021, 02:30
     
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    ~ E tu non darmi ascolto fighetta, lo so da me che non puoi farne a meno perché sono troppo magnetico però dai, resisti. ~
    È ferita finalmente, è una puttana con il culo dolorante. Tant'è che, mentre noi continuiamo ad infierire sugli anfratti aperti nella sua corazza e il sangue le sgorga dai buchi come fosse un cazzo di colapasta, lei si ritira zitta zitta come previsto verso il suo nido per riprendersi.
    Non eravamo manco poi così tanto lontani in realtà, giusto una questione di qualche centinaio di metri e la creatura sviene al suolo proprio sull'ingresso di una caverna che, in pratica, è come se avesse appeso sopra un cartello con scritto: "Tana di drago."
    L'odore di rettile-non-rettile e tutto il resto non lasciano spazio a fraintendimenti del cazzo, e neanche i segni di bruciature sulla pietra. Sfiammate simili possono provenire solo da un fuoco potente, uno di quelli per i quali potrei anche toccarmi davanti ad un chirichetto, per tanto non mi resta che guardare con ammirazione il corpo esanime della bestia ormai neutralizzata.
    ~ Devono avere una pellaccia simile per meritarsi il controllo di quel meraviglioso elemento che sputano dalla bocca, ciò rende i draghi delle bestie straordinarie.~
    Con gli occhi ancora iniettati di sangue per lo scontro, la punta della bacchetta incandescente e la cazzo di barba bruciacchiata per il mio numero da fuoriclasse, mi ritrovo ad ascoltare le parole dell'amico del mio amico con un sopracciglio alzato.
    Cosa dovrei dedurne da ciò? Che solo perché lui mi trova più simpatico di Drago io dovrei smetterla di considerare lui poco più di un fottuto consumatore di ossigeno ambulante che, se meglio impiegato, potrebbe alimentare un bel falò?
    Le sue lusinghe a cosa dovrebbero servire? E, soprattutto, sono ancora in tempo per trasformarlo in un cumolo di cenere alto tre centimetri?
    Owen, Owen, Owen...fai il bravo, all'orso abbraccia tutti mancherebbe il suo unico amico poi. Non essere egoista.
    Fanculo. Fanculo alle voci fuori campo, le ho sempre odiate. Voi no?
    Se uno è pazzo è pazzo, far intendere pure che parla con se stesso lo rende solo troppo sopra le righe, e che cazzo.

    ~ Stai attento Ethanino, non sono così sicuro che tutta questa tua conoscenza riguardo noialtri mi piaccia. Potrei essere così tanto risoluto da bruciarti casa con te dentro mentre dormi. AHAHAHAHAH! ~
    Non è il tipo che prova paura, forse però di me dovrebbe averne. O no. Non lo so. Chissenefrega.
    Ad ogni modo, dopo che il mio attuale socio in affari incapretta per bene il nostro bersaglio, mi adopero per versare in bocca a quest'ultimo la pozione che il vecchio Dragomir ha preparato per l'occasione.
    Solo che, puttana Morgana, tutte le volte mi dimentico che i e F, le fialette di merda, non dobbiamo guardar...
    Di nuovo.
    È successo nuovamente, e ultimamente troppo di frequente.
    - Bel lavoro Ethan. -
    Lo dico al mio socio sentendomi il suo sguardo addosso.
    Non ho idea di cosa sia successo.
    Come. O perché.
    Sta di fatto che ora la bestia è vinta.
    Stesa al suolo, e sedata.
    Il resto può aspettare.
    - Cosa vai dicendo? Pensare a cosa?-
    Le ferite sul corpo del drago si allargano.
    Automaticamente e con ritmo costante.
    Conosco quella magia, e pure i controincantesimi.
    Un colpo barbaro.
    Che, in fede mia, so per certo d'aver inferto io stesso.
    Passo la bacchetta sul corpo intonando il mormorio.
    Inducendo, così, le lacerazioni oscure a ritirarsi.
    Lentamente.
    - Vorresti prendere quelle uova, Ethan?
    E per farci cosa? -

    Prelevare la prole ha molte variabili.
    Riduce il numero degli esemplari in cattività.
    Lede ad eventuali profitti futuri.
    Mette nella condizione di trasportare beni scottanti.
    Non commerciabili di classe A, per l'esattezza.
    Questo però non mi spaventa, per nulla.
    Ci vuole solo un giusto compromesso.
    - Tutte le squame in eccedenza e il sangue da imbottigliare non ti bastano? -
    Il quesito é inutile, la risposta scontata.
    - Bene allora. Li ne vedo tre, direi che una posiamo prenderla.
    A patto, però, di rimettere in sesto l'esemplare adulto prima di andarcene.-

    Senza felicità è il sorriso che mi compare in volto.
    Sinistro e calcolatore.
    Freddo e distaccato.
    Di certo, per nulla empatico.
    - Non è cuore il mio, Fratello.
    Tra due anni, i materiali sul corpo di quei draghi varranno tre volte quello che potresti ricavare oggi da un uovo.
    Sono affari, tutto gira intorno a loro.-

    Un baule miniaturizzato esce dal mio soprabito.
    Tornando normale, presto, ad un colpo di bacchetta.
    Fiale, bottiglie e scatole ermetiche in vetro.
    Questo è il contenuto ora rivelato.
    - Diamoci al lavoro ora.
    E, mi raccomando, pulisci dove sporchi. -

    Un cenno di intesa, noi due ci capiamo.
    - La nostra gallina dalle uova d'oro deve essere in forze.
    O non potrà crescere altre piccole fortune con le ali per noi.-

    Due minuti e trenta secondi.
    Tanto mi basta per raccogliere il commissionato.
    Il resto sarà un'eccedenza.
    Guadagno extra per me e lui.
    E so già a cui vendere, per altro.
    Chissà, magari potrei invitare Ethan alla trattativa.
    - Sai già cosa fare col tuo uovo? -
     
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    «Beh, mio caro» faccio al mio amichetto piromane «che ti piaccia o meno... sono informazioni che ho» pacchetta amichevole sulle spalle e amiconi come prima? Per sua sfortuna il mio cervello cammina molto più veloce di altri ed i suoi "sbalzi d'umore" sono così palesi che se ne accorgerebbe pure un ritardato. Non ho bisogno di indagare in maniera approfondita, credo di sapere quale problema affligge il mio orso di peluche preferito. Gli offro un'amabile sorriso. Amabile in apparenza. Se a questo stronzo prende la fantasia improvvisa, potrei ritrovarmelo fuori dalla porta di casa con una fiaccola in mano. Non so se l'eventualità mi inquieta o mi diverte. Ad ogni modo questi discorsi psicologici non sono adatti al momento. Far andare le manine ed iniziamo ad imbottigliare i nostri soldi liquidi, la parte più pallosa della giornata. Però prima della parte pallosa, la reazione di Drago alla mia idea potrebbe darmi qualche soddisfazione.
    O forse no.

    Prima è confuso, disorientato, senza punti di riferimento. Bel lavoro, dice.«Solo "bello"?» un'evidente alzata di sopracciglia sottolinea tutto il risentimento nei confronti di quella misera definizione. Il mio lavoro è sempre ottimo. Palese come sia tornato indietro dal suo sonno il mio amichetto burbero di sempre.
    «Se fossi amorevole con le persone tanto quanto lo sei con le bestie, saresti una crocerossina» guardalo come si mette lì a rimarginare le ferite del mostro squamato. Ovvio che non lo faccia per pura bontà d'animo, credo che in questa persona non vi sia praticamente l'ombra di un sentimento. Ma io sono l'elemento di disturbo. E questo ruolo mi piace. Quello che mi piace meno è lo spiegone del mio collega a cui sono anche arrivato da solo senza bisogno della sua audiodescrizione, grazie mille del servizio. Che roba è? Una paternale? "Bevi di meno, o ti rovinerai la vita"? Gli calo letteralmente la testa, più volte, lentamente, un movimento di mano sembra parlare da solo e dire "sì va bene, che cazzo, quanto dura ancora 'sta tiritera?".«Intanto, hai finito?» io nel mentre sono già lì chino sulle uova a scegliere la mia preferita come un bambino in un negozio di caramelle «appunto, è un uovo su tre, adesso basta con la paternale. La mia non è avidità, sono affari. Se qualcuno è disposto a pagarmi più del doppio e subito, io accetto e basta» mi chino, tu vieni a casa con me ovetto, saluta i fratellini e la mamma «e non ti scaldare, le facciamo il servizio completo e un check-up in omaggio» adesso che ho pensato al mio, passo al vero lavoro per cui siamo stati ingaggiati, quello noioso di cui parlavo prima. Se c'è una cosa che la mia vita da infermiere mi ha insegnato, è a maneggiare strumenti e sostanze. Che è più o meno la stessa cosa che faccio in laboratorio. Ecco perchè le mani mi si muovono in automatico creando una funzionante catena di montaggio in cui imbottiglio e pulisco, imbottiglio e pulisco. Tutto perfettamente efficiente. Richiudo la fonte, ossia le ferite della bestia, e le faccio anche una carezzina utile a farmi capire come sta messa a respirazione. Ok Drago sarà contento. Gli faccio un cenno come a dirgli "tutto apposto".
    «Senti, non è che sei il padre dell'uovo? Perchè mi sembri un po' troppo interessato» e sottolineo troppo, va bene che siamo amici\colleghi, ma non è che ora ti faccio vedere il mio buco del culo. Non so se mi spiego. Un po' di privacy sarebbe più che gradita«ho un'acquirente che organizza aste. Lui paga molto bene» la mia gallina dalle uova d'oro, il mio "qualcuno" disposto a pagare più del doppio. Gli voglio bene in fondo. «Finito con l'interrogatorio? Anzi già che ci siamo, siccome ti sei affezionato tanto...» dove l'ho poggiato? Ah, eccolo lì. L'uovo è ovviamente leggermente caldo, il che non mi sorprende minimamente, sarebbe stato strano il contrario «tienimelo. Non per molto tempo, mi accordo e torno a riprenderlo. A Londra non ho le condizioni ideali per tenerlo e comunque penso che sia meglio averlo al momento giusto» sarai una brava babysitter, mi fido delle tue cure. L'uovo è già fra le sue mani, le boccette nelle mie tasche «abbiamo finito qui?»
     
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