Testa fra le nuvole

Privata. Mason

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Studente Tassorosso
    Posts
    43
    Location
    Guernsey

    Status
    Anonymous
    Il giorno prima di partire per Hogwarts

    Véronique era parecchio nervosa in quel tardo pomeriggio. Aveva affittato per lei e per suo figlio una camera al Paiolo Magico, perché aveva intenzione di sbrigare le ultime faccende prima che il figlio si recasse con il treno scarlatto verso la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Si era morsa il labbro inferiore diverse volte, mentre elaborava una giusta strategia d'attacco per svolgere nel minor tempo possibile le incombenze che si era prefessata. Proprio mentre vagliava i pro e i contro della sua attenta pianificazione, Maximilien la osservava malinconico, ritenendosi completamente impotente di fronte alle preoccupazioni materne. Anzi, a dirla tutta, era convinto che sua madre gli stesse nascondendo qualcosa: cosa aveva detto il nonno di tanto grave da stravolgere le loro vite, di punto in bianco? Il pensiero, nel contempo, andò a suo padre, intento ad impastare pizze e focacce ad Amiens: cercò nei ricordi di riprendere il profumo della boulangerie, alle prime luci dell'alba.
    Ma allora, Maxim, mi stai ad ascoltare o no?!
    Il rimprovero di sua madre, pronunciato in inglese e non in francese, lo ridestò e lo riportò alla realtà.
    <<uhm, sì?!>> chiese, tutto spaesato, non sapendo neanche più dove guardare.
    Sei impossibile, Maxim! sentenziò Véronique Ti ho appena detto che ci dividiamo:<<tu Ghirigoro e Abiti, io Farmacia e Gringott. Non mi pare tanto difficile, o sbaglio?
    <<no, no, maman>> esclamò, stabilendo con lei un punto di ritrovo e dandovi appuntamento.
    Non fu difficile districarsi con la nuova lingua: non solo Maximilien acquistò la divisa e persino un set di calze e mutande, ma si rifornì dei libri richiesti più un romanzo sui draghi, che tanto gli piacevano. Aveva fatto abbastanza in fretta rispetto al tempo preventivato e, attratto dalle vetrine degli Accessori di prima qualità per il Quidditch, non ci pensò due volte: andò, solo ragazzino, ad osservare gli ultimi modelli di scope. Era l'unico ragazzino in circolazione: tutti maghi adulti, poiché gli altri... Beh, erano probabilmente a scuola.
    Gli ultimi modelli di scopa lo fecero sognare e, per pochi istanti, gli fecero scordare i suoi problemi.
    Vide il vetro appannarsi ritmicamente al suo fiato, per poi decretare che non era utile soffermarsi troppo su accessori così proibitivi. Si distolse, completamente sovrappensiero, e fatti tre passi, andò a sbattere contro un passante. I loro petti cozzarono, Maximilien perse l'equilibrio, ma riuscì a rimandere i piedi nonostante l'urto. Tutto scarmigliato, osservò un bel ragazzo, sui vent'anni, ergersi di fronte a lui; avvampò, tutto scarmigliato, sgranò gli occhi, completamente senza parole. Gli venivano solo parole francesi: <<par..par...pardon!!!!>> per poi soggiungere, nel panico: <<Je regrette! Io n...non volevo! Scusami!>>
    Era un ragazzo più grande e più anziano di lui: chissà come avrebbe reagito. Il cuore di Maximilien tamburellava in gola.
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    La pazienza non è mai stata contemplata tra le doti del Chesterfield. Alterna piuttosto momenti in cui la sua crudeltà riesce appena ad affievolirsi a picchi di una spiccatissima frustrazione atta a sfociare nei più malevoli degli intenti. Considerato il tenore di una vita condotta nelle più violente e criminali delle manifestazioni, non c'è da stupirsene; la sofferenza che sta dietro ogni sua malefatta non azzera comunque la sua colpa. Acuisce anzi quei dettagli malvisti che dipingono del ragazzo un essere umano spregevole, dedito a fin troppa negatività, così tanta da seminare il caos tra conoscenti e non. Non è difficile averne pertanto una dimostrazione nel casuale episodio di cui è protagonista tra le stradine di Diagon Alley, attraversate solo per raggiungere il distretto di Nocturn Alley e svolgere, ancora ed ancora, le più oscure delle mansioni affidategli dal padre, la lucidità precaria dovuta all'alcol ingerito per rendere sopportabili quei compiti che tanto gli vanno stretti. Si presenta quindi come un intervento sgradito il piombargli addosso di un ragazzino decisamente giovane, in quel cambio di rotta non necessario che si staglia nella sua rigida routine come una mera perdita di tempo. Qualcosa che non può permettersi e che andrà inevitabilmente ad intaccare il ragazzino in questione nonostante l'impasto di scuse ed esclamazioni francesi che raggiungono le orecchie di Mason. 'Cazzo, apri gli occhi, moccioso!' Gli intima, evidentemente su di giri mentre lo sguardo di fuoco raggiunge gli occhi dispiaciuti dell'altro. Sarebbe più facile voltare i tacchi e lasciarsi alle spalle quello che si figura come un mero incidente, se solo il principio di una sbornia ancora agli albori ed appena percettibile non lo gettasse verso l'estremità di uno sfogo di cui ha bisogno. Un dal retrogusto violento. 'Ti sei perso la mammina?' Avanza, il tono schernitore ed accusatorio, mosso più dalla necessità di dimostrarsi forte, rispettabile, che dal fastidio per ciò che è accaduto. Con un sorriso beffardo sulle labbra ed una sete di rivalsa a fare capolino dai suoi gesti, lo tira verso il vicolo del negozio al loro fianco, allontanandosi dalla marmaglia di occhi indiscreti presenti al villaggio. L'attimo dopo, lo spinge per una spalla contro il muro, braccandolo in una morsa esageratamente spietata. 'Ma la sai pronunciare una cazzo di parola nella nostra lingua?'


     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Studente Tassorosso
    Posts
    43
    Location
    Guernsey

    Status
    Anonymous
    Il tono aggressivo di quel ragazzo lo ferì e lo spaventò al tempo stesso: maledì se stesso, silenziosamente, per essere stato così superficiale. Si era lasciato trasportare dalla pura astrazione del pensiero, che lo aveva allontanato dalla concretezza del suo incedere, con effetti per così dire poco confortanti. Aveva in effetti fatto la figura del moccioso, imbelle e svampito, e Maximilien, sebbene fosse così naif, non amava rientrare troppo spesso in quella etichetta. Pensò che la questione si chiudesse in quell'esatto momento, in quell'esclamazione piena di stizza che lo riportava alla realtà e gli recriminava le sue colpe. Un brivido gelido, al pari di una piccola scossa elettrica, gli percorse la colonna vertebrale mentre la sua mascella si serrava in un'espressione preoccupata: il ventenne stava avanzando verso di lui, in un modo che agli occhi del francese parve decisamente minaccioso, domandando se avesse perso di vista il genitore. Stava inevitabilmente, quel passante, sottolineando tutta l'inferiorità del quindicenne, in termini di indipendenza e di autonomia. Maximilien si irrigidì e, anziché scappare a gambe levate dal pericolo incombente, si radicò sul posto come se fosse stato colpito in pieno da un incantesimo di pietrificazione. <<i..io... N...non...>> iniziò a biascicare, mentre i suoi occhi cerulei, sgranati e completamente persi nel loro stranito stupore, andarono inevitabilmente a ricercare quelli del suo assalitore, che, nel mentre, lo trascinò per la spalla in un vicolo vicino e, spintolo contro il muro, lo bloccò in una morsa inesorabile.
    Il francese percepì tutta la forza mascolina che quel prepotente esercitava sulla sua spalla. Poteva distintamente percepire il calore del suo avambraccio sui suoi pettorali e il suo alito che faceva supporre che avesse avuto un incontro ravvicinato con qualche alcolico.
    A Maximilien mancò letteralmente il respiro: deglutì, mentre la gola si faceva secca per quella situazione davvero spiacevole. Lo avrebbe massacrato di botte? Lo avrebbe derubato? Gli avrebbe castato qualche incantesimo? Erano interrogativi che frullavano vorticosamente per la sua testa, architettando anche un modo per sfuggire da lì. Eppure, le sue gambe erano come bloccate, come se una forza misteriosa lo trattenesse in quel vicolo: brutti scherzi gioca il panico, non trovate?
    Era così empatico che rimase sconvolto da una cosa: la grande preoccupazione (o forse tristezza?) degli occhi di quello spavaldo. Distolse lo sguardo, paonazzo per l'agitazione, con gli occhi lucidi di lacrime. Ebbe la forza di divincolarsi un po', ma quel ragazzo era muscoloso e forte: rimase nella morsa, spalle al muro. Infine, parlò, con voce un po' rotta dai sentimenti che stava provando. Inutile dire che l'accento francese fu ancora più marcato: <<io pronunscio la tua lingua come so, più di così per o...ora non p...posso. Ti ho detto... pardon... Cioè, ti ho d..detto che mi dispiasce, pensavo ai miei... problémes... i miei fatti, i miei problemi, ok? Io allora sono venuto addosso a te. Ho anch'io i miei problemi... Cosa vuoi farmi? Eh?>>
    Lo guardò dritto negli occhi, con quell'azzurro così espressivo, latore di tanta forza d'animo, un velo di terrore autentico misto alla speranza che quel ventenne comprendesse: era solo uno straniero, in un paese che non gli apparteneva, agli albori di una nuova vita che nemmeno aveva chiesto.
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    C'è crudeltà nelle parole del Chesterfield, quanto nei gesti aggressivi che riserva al ragazzino, di contro braccato nella morsa del panico, balbettante dinanzi a tanta prepotenza, incapace di reagirvi nel ricercato contrattacco che Mason desidera nel profondo. E' sempre stato il motivo principale per cui cercare rogne: istigare una reazione, accendere la miccia dell'astio altrui per ricevere in cambio il dolore inferto, per avere una scusa per comportarsi da stronzo col mondo. E' più facile, sopportabile, quando la sfida si apre dritto davanti ai suoi occhi, dando manforte all'opinione che gli conviene rapportare al resto del mondo. Tutti, anche chi si mostra buono o puro all'esterno, cela del marcio in sé. Il ragazzino dall'accento francese si discosta da quella teoria. Lo spazientisce possibilmente di più, istigando però al contempo un vago senso di colpa appena emerso tra le fiamme dell'inferno patito e riversato su quella vittima innocente. 'Ai tuoi problemi, eh?' Ribatte beffardo, l'avambraccio ancora pressato sul petto altrui, in una stretta invadente, a tratti soffocante. 'Che cazzo di problemi può avere un ragazzino di... quindici? Sedici anni? Mh?!' Sbatte in faccia all'altro la propria noncuranza. Eppure anche lui ha vissuto quegli anni, stretto nella crudeltà che adesso non può fare a meno di sputare sugli altri sotto forma di veleno. Catene di violenza, sangue sul suo percorso, angherie, obblighi, caos. Morte. Il diritto di essere un qualsiasi ragazzo, adolescente... o un bambino gli è stato tolto a sei anni. Lì, tra le mura imbrattate di una famiglia sterminata, il destino ha messo un punto alla sua spensieratezza. 'Se piccolo come sei non sei capace di gestire i tuoi "problemucci", che farai quando diventerai "uomo"?' Nuove scariche ingiuste quelle che giungono alle orecchie dell'altro, calce di dolori accumulati, asciugati, poi distrutti. E tutte quelle macerie finiscono inevitabilmente per ferire gli altri, per colpirli dove fa più male. Il proprio dolore, quello di Helena, persino quello di Merc... Raccoglie la sofferenza di chi ama e la sbronza evidente la eleva al di sopra di qualsiasi altro fattore. Come fosse più grave. Più pesante. Imparagonabile. A mente lucida, si eviterebbe quel teatrino. In quelle circostante non può però fare a meno di perseverare, rivolgendo un'ultima spinta al ragazzo, prima di indietreggiare ed allargare le braccia nella sfida di cui necessita. 'Dai, non sai neanche dare un fottuto pugno?' Batte con ferocia la mano sul proprio petto, sorridendogli ancora. Sbeffeggiante. Malefico. 'Reagisci.'


     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Studente Tassorosso
    Posts
    43
    Location
    Guernsey

    Status
    Anonymous
    Rimase per una seconda volta colpito dall'aggressività di quel giovanotto. Si domandò quale forza viva e bruta lo muovesse contro di lui: forse la sua intrinseca debolezza stava aizzando lo sconosciuto a sfogare una rabbia inespressa: si sentì tanto un capro espiatorio, poiché non trovava nessuna ragione plausibilmente logica per spiegarsi tutto quell'accanimento. L'avambraccio contro i suoi pettorali esercitava una forza non indifferente. Con la coda dell'occhio sbirciò i suoi bicipiti e convenne che aveva di fronte un ragazzo ben allenato, magari nelle risse per strada. Lo ferirono nel profondo le sue parole, che vennero percepite come vere e proprie stilettate al cuore. Non solo rimarcava con forza il suo essere bambino o ragazzino, erano stati sminuiti con crudeltà tutti i suoi problemi. Come se qualcuno li ricercasse - no? - gli incidenti di percorso o gli imprevisti della vita. Maximilien, stavolta, con gli occhi umidi, altamente frustrato per l'atteggiamento riservato nei suoi confronti, cercò di ribattere evitando di ingoiare amaro. L'espressione facciale risultò quindi contrita, mascella serrata dal risentimento, occhi ridotti a fessura. <<n...non sono dei problémes...problemucci. Ho dei...problemi che non voglio d...dirti, se pensi che i quindicenni hanno dei problemucci da niente, sono felisce per te, perché allora significa che a quindici anni tu sei stato davvero felisce, giusto?>> Maximilien lo guardò nuovamente con quell'espressione silenziosamente combattiva, quella forza d'animo che covava nelle profondità della sua anima e che raramente esplicitava. Per assurdo, l'assalitore stava facendo riafforare con forza un non-detto che stava serrando il cuore del quindicenne: nessuno si era scomodato, dopo la partenza da Amiens, di chiedere un suo parere. Era stato pronto a gettarsi un'intera vita alle spalle? Sua madre Véronique evidentemente sì, suo padre Alessandro aveva forse accettato di conseguenza di fronte al comportamento del suocero, ma lui, il dolce Maxim, non era mai stato interpellato circa la decisione del trasferimento nottetempo in quella dannata isoletta nel canale della Manica. È per questo che le parole che seguirono furono quasi lapidarie, che si discostavano dalla sua indole solare e affabile. <<...io invece ora non sono felisce, ecco quanto!!>> sussurrò, quasi stesse dicendo una terribile bestemmia. Stava per piangere, aveva appena confessato ad un aggressivo assalitore uno dei segreti più grandi, che per non far impensierire nessuno aveva relegato negli abissi più remoti del suo cuore. Ricacciò tutte le lacrime in gola, perché non voleva essere etichettato come un debole, o un cagasotto, appellativi che si era meritato ai primi anni di Beauxbatons.
    Il nuovo spintone del ragazzo gli fece sobillare il cuore. Lo stava incitando a sferrargli un pugno: Maximilien paragonò questo atteggiamento al gioco perverso che il gatto fa con il topolino sua preda, prima del colpo finale.
    Fare l'uomo, dimostrare di essere in grado di usare la forza fisica.
    Adottò uno sguardo dapprima spaesato, fortemente indeciso: <<i...io...>> pigolò dapprima, poi ripensò a quel giorno in cui a scuola si era ribellato agli amici dei suoi cugini. Aveva cercato di farsi valere e quindi aveva guadagnato una sorta di tregua dalle angherie. L'espressione del suo interlocutore, così beffarda e irrispettosa, congiunta al fatto che si era battuto il petto in segno aperto di sfida, e, in ultimo, quell'imperativo così brutale, lo fecero scattare come una molla. Storse la bocca in una smorfia e caricò un pugno, un destro, dritto agli addominali dell'assalitore.
    Inutile dire che Maximilien non era esperto di scazzottate e quindi il suo pugno non era affatto ben tirato: non molta forza, facile da schivarsi, ma soprattutto il francese non fece niente per difendersi a sua volta.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    'Chi può dirlo?' Una retorica che celi la verità, mentre la negazione all'ipotesi suggerita dall'altro si innesta nella mente offuscata del Chesterfield. E' mai stato felice? No. Eppure se avesse saputo cosa gli sarebbe spettato anni dopo quell'adolescenza bruciata nell'oppressione, avrebbe forse fatto in modo di goderne per quanto possibile, di mettere da parte i timori per un futuro incerto volto a direzioni che non gli fossero gradite. Temerlo non ha cancellato la possibilità di arrivarci. E adesso che ci è immerso fino al collo, la tangibilità di quei drammi da ragazzino insoddisfatto si fa beffa di lui. In quel vortice di negatività, non riesce ad ammettere le repliche altrui. Questo ad infervorarlo ulteriormente, sfogando ogni traccia della propria frustrazione sul povero malcapitato dall'accento francese e lo sguardo impaurito. 'Oh, porca puttana.' Si sofferma sull'affermazione del ragazzino con aria fintamente perplessa, occhi riflessivi che mandano avanti una farsa alcolica destinata a finire sotto la prepotenza dell'aggressività che alberga nel suo petto, scorrendo sino alle braccia prepotenti ed alle dita soffocanti. 'Non sei felice adesso.' Annuisce vagamente, le spalle sollevate in un misto di rassegnazione e menzognero dispiacere. Eppure sembra essere arrivato in qualche modo laddove ha puntato sin dal primo istante in cui i loro corpi hanno cozzato l'uno contro l'altro. Forse pressato tra le pareti di prevaricazione cui Mason l'ha costretto, il ragazzino si decide finalmente a rendergli ciò che ha richiesto. Il risultato però velato d'innocenza, accartocciata attorno al pugno debole ed incerto che raggiunge il petto del Chesterfield, si rivela fallimentare. L'ennesima dimostrazione di una purezza che non si incontra spesso in giro, quella che ti fotte in un mondo di squali come questo. Mason non ne è che una lampante dimostrazione. Tuttavia, sotto l'eco di speranzose richieste di cambiamento che rimbombano nella sua testa tra i sussurri di chi ha mestamente pazientato per tirare fuori le sue parti migliori, quelle sotterrate da chili di imposizioni e crimini che l'hanno ammaccato, la sua violenza si arresta. Improvviso, per nulla scontato, il cambio di rotta repentino di cui è vittima lo induce a non controbattere ulteriormente. Non abbandona il personaggio bastardo che ha sfidato fino a pochi secondi prima quel volto tempestato di timide lentiggini, ma ne affievolisce i toni, ammorbidendo gli spigoli della propria crudeltà in un'alternativa che rappresenta l'appiglio alla fiducia che è stata miracolosamente riposta in lui, qualche mese addietro. Si abbandona ad una risata incontrollata, figlia della confusione di cui è vittima rimescolata alle azioni rasentanti il ridicolo dell'altro. E' solo l'immagine che vuole dare, il giudizio che gravi ancora sulla coscienza di quel ragazzo innocente. Una sorta di lezione di vita non richiesta, incastrata tra funi spietate e grevi. Si affievolisce insieme al suo fiato quella disperata dimostrazione, prima che la beffa torni prepotente sul suo volto. E con quella stessa crudeltà si avvicina di nuovo al giovane, lento, come un predatore che punta la propria preda. 'Lo vuoi conoscere un segreto?' Sussurra a sopracciglia inarcate, prima di avvicinare il volto a quello dell'altro, le labbra al suo orecchio. 'Non sarai mai felice.' Un monito che racconta la sua storia, un segreto non poi così difficile da intuire. Quello di un cliché che sfoga la propria infelicità sugli altri. L'ausilio alcolico è solo un capro espiatorio: da lucido, non si sarebbe comportato diversamente. Deciso finalmente a darci un taglio, concede un attimo di respiro al francese o presunto tale. Gli dà il via libera, pressando i polpastrelli sulle palpebre stanche mentre indietreggia. A diversi metri di distanza da lui, gli suggerisce un invito inaspettato. 'Togliti dalle palle.' Pronuncia svelto, sollevando lo sguardo su quello dell'altro dopo qualche secondo di tentennamento. Severo, rinnova la propria esortazione. 'Vattene prima che cambi idea.' Ricerca in quella permissione l'illusione di un miglioramento che non gli appartiene. Redimersi non cancella i propri peccati; dà solo la parvenza di un pentimento che crollerà in vista della prossima occasione per commettere un nuovo errore. Un altro da sommare alla lunga lista stilata per anni di crudeltà gratuita.


     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Studente Tassorosso
    Posts
    43
    Location
    Guernsey

    Status
    Anonymous
    Il pugno sferrato da Maximilien non andò, come era presumibile, a buon segno: per l'appunto, se le nocche non riuscirono a scalfire la forza dei pettorali dell'assalitore, il francese osservò con il cuore tamburellante in gola quel ragazzo minaccioso avanzare verso di lui. Ora mi massacra, è la fine... pensò deglutendo e mancandogli completamente il fiato per lanciare qualsivoglia segnale di aiuto, in modo da sfuggire alla sua alterigia e ai suoi intenti. Si avvicinò pericolosamente, affermando al suo orecchio che nella vita è impossibile essere felici. Una massima quasi universale ed estremamente pessimistica: nessuno quindi può ritenersi realmente felice. Le iridi di Maximilien andarono a posarsi sull'interezza della figura di quel giovane, chiedendosi quale fosse la sua storia: lo stava avvertendo della bastardaggine dell'esistenza? Quindi aveva sofferto? Ovviamente, dato che il fiato greve per l'alcol dimostrava che aveva ricercato una soluzione nella sbornia, nell'abbandono completo a Bacco. Finché - stupore massimo - non accadde una sorta di miracolo. Forse Maximilien aveva saputo pronunciare una formula adatta, magica, atta a distogliere l'aggressivo dal suo intento primario. Lo osservò allontanarsi e stropicciarsi pensoso gli occhi, mentre gli intimava di togliersi dalle palle. Lì per lì, il francese non seppe immediatamente reagire per il stupore, ma quando gli venne ripetuto di andarsene prima che venisse cambiata opinione, non tergiversò neanche per due secondi. Riprese tutti i suoi averi, si diede una sistemata e, senza dire parola, con il fiatone per le emozioni provate, sgattaiolò alla velocità della luce da quel vicolo.
    Non si sarebbe girato indietro, affidando alla velocità del suo passo sulla strada principale di Diagon Alley la speranza di seminarlo.
    Avrebbe raggiunto la madre Véronique al luogo precedentemente stabilito: non le avrebbe raccontato nulla di nulla, ma avrebbe comunque marchiato a fuoco, nella sua mente, quel viso cocciuto e scanzonato. Non ne conosceva nemmeno il nome, chissà se l'avrebbe rivisto nei mesi o negli anni a seguire.
     
    Top
    .
6 replies since 20/5/2021, 11:30   109 views
  Share  
.
Top