Oslo

Privata

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    Probabilmente ho parecchi problemi, e non si tratta solo di insofferenza personale.
    Non riesco ad aprirmi e sto arrivando a pensare che alla fine tutto ciò che riguarda me deve riguardare solo me, tanto gli altri non possono comprendere e tutto sommato neanche sono certo gli interessi davvero sapere cosa sto passando.
    Non si tratta neanche di empatia, ma che senso ha piangermi addosso?
    Uno che potrebbe veramente ascoltarmi senza fingere credo sia solo un medico che viene pagato per ammorbarsi le palle.
    Nello specifico io ne ho scelto uno bello lontano.
    Oslo.
    Ci sono stato qui, quando avevo un giorno al mese fuori dalle mura di Durm e lo passavo esplorando i paesi limitrofi.
    Bene o male tutti quelli del Nord Europa.
    Qui comunque c'è una persona nello specifico che mi interessa incontrare.
    Una perfetta via di mezzo tra il conosciuto ma non troppo.
    Una persona con cui mi sento a mio agio ma che non mi conosce abbastanza da potermi dire : perchè non mi stai parlando di Tizio o Caio o Sempronio?
    Tutto verrà con naturalezza semmai vorrò parlarne.
    Ho appuntamento alle cinque di questo giovedì pomeriggio, sono meno due minuti e vengo per l'appunto invitato a entrare nello studio.
    E va bene Cris, facciamola questa cosa.
    Mi auto convinco mentre mi alzo ed entro nella stanza.
    Non sono uno che si guarda attorno, quindi punto dritto alla meta.
    -Mia!- l'ho sempre chiamata così, perchè Ana non mi piace come abbreviativo e poi dovevo sempre andare controcorrente.
    All'epoca si infastidiva pure, era uno spasso sentirla precisare che il suo nome era Ariana.
    - E' un piacere rivederti, grazie per avermi inserito tra i mille impegni che hai- mi invita a sedermi e quindi lo faccio.
    Sono proprio di fronte a lei e solo in quel momento mi guardo attorno - Vedo che sei riuscita a realizzarti in quello che più ti piaceva, davvero complimenti-
     
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    Scherzi? Ho sempre tempo per un amico di vecchia data lo saluto quando lo chiamo. Il corridoio e la sala d'attesa è silenziosa del resto lui è l'ultimo appuntamento che ho ogni giovedì. Non c'è nessuno dietro di lui per il semplice fatto che voglio dedicargli il tempo che gli serve senza avere l'orologio sempre in mano. Ecco siamo cresciuti far le mura della stessa scuola e per lui posso fare un'eccezione.
    Come lo vedo ci rivedo il solito sorriso spumeggiante di quando era più giovane, noto però un velo diverso in esso. Non mio sfugge ma non lo faccio presente. La professione mi influenza, non ci posso fare nulla; come sempre saranno i diretti interessati a parlarmi di loro senza insistenze e commenti fuori luogo. Oh Cris ti ringrazio! faccio spallucce facendo anche un cenno di accomodarsi nella poltrona che più gli piace o direttamente nel divano di pelle, alle sue spalle una libreria enorme fa da contorno. Decisamente era ciò che sognavo ammetto. Poi scuoto il capo e lo guardo negli occhi. Raccontami di te, come va la vita in generale Cris? Ho tralasciato il tono serio che metto su coi pazienti, la mia domanda è nelle veci di amica di vecchia data. So che aveva tanti progetti, quello di insegnare ma anche di lavorare per il Ministero, so che c'è riuscito ma i dettagli si sono persi nel tempo.
     
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    Mi piace quando qualcuno riesce a realizzare i propri sogni, se poi son persone che conosco anche meglio.
    Mia mi sembra felice e questo è quello che conta.
    E chiaramente è già in modalità Doc.
    Perchè dico così? Ovvio si percepisce dall'odore di pelle che emanano le sue poltrone, il divanetto, qualsiasi cosa che proprio urla a gran voce PSICOLOGO.
    -Sprecherei il tempo cucendoti una versione accettabile della realtà vero?- si lo so, non sono neanche qui in versione di visita amichevole, quindi questa me la potevo anche evitare.
    -Potrebbe andare meglio, mettiamola così-
    Io sostanzialmente non so da che parte iniziare.
    -Ho ritrovato mio fratello, Dell, ti ricordi quando ogni tanto me ne uscivo con quelle frasi idiote tipo “ho un fratello figo e prima o poi lo conoscerò?”- si dai, se le ricordano tutti – ha frequentato Hogwarts e ora è il mio capo- niente di meno.
    -Sai – mi siedo più comodo anche se non è per scomodità che mi son già girato da un lato all'altro per la terza volta – potrei avere un problema a parlare di me, consigli su come iniziare?-
     
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    Non si spreca mai tempo a raccontare di se stessi dico quando colgo una vena di tristezza o titubanza nella sua frase. Come non si perde mai tempo in compagnia di un amico..Accavallo le gambe e credo che un po' il lavoro mi influenza sempre. Ascolto ciò che dice del fratello e non faccio a meno di sorridere in sua direzione, mi ricordo dei discorsi simili e so che lui non ha avuto un rapporto difficile con il fratello. Cosa davvero bella a dire la verità, facendo questo lavoro ne ho sentite di tutti i colori: fratelli che si odiano e che pertanto si maledicono, non si possono vedere o che altro. Mi pare impossibile per questi volersi vedere così distanti, per me la famiglia e i legami sono preziosi.
    Capisco che l'amico che ho di fronte non è a suo agio anche se cerca di dimostrare il contrario. Schiarisco la voce e mi posiziono sul ciglio della poltrona. Parla di te come se non fossimo qui asserisco con tono dolce e comprensivo. Non siamo dallo psicologo. In realtà sì ma voglio che lui non la veda così, questo lo aiuterà a parlare a briglia sciolta con un'amica. Parla di ciò che vuoi per iniziare, le cose vengono una dietro l'altra senza difficoltà poi. Sorrido e gli regalo un incitamento non da poco. Comincia col parlarmi di come ti sei svegliato oggi per esempio, della tua colazione o che altro. Anche banalità Lui non lo sa ma questo è il segreto per sciogliere la lingua. Con un colpo di bacchetta muto le pareti nell'aspetto: la stanza assume un colore azzurrino, sulla parete più grande un prato rigoglioso compare. Andiamo con un cenno del mento lo incito a seguirmi. Lo attendo proprio di fronte al prato, pronta ad entrare nella parete. Facciamo una passeggiata. Forse una boccata d'aria lo aiuterà ad iniziare.
     
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    Ci sto provando, davvero, lo faccio per me stesso ma anche per chi mi sta attorno.
    Ho iniziato a chiudermi in me stesso da quando Michelle è andata via.
    Forse un po' prima, da quando ha subito le vielenze di Blackwood.
    Probabilmente il mio blocco sta lì, non riesco ad uscirne, da allora distruggo tutto quello che mi sta accanto.
    Forse dovrei dire proprio questo a Mia, qualsiasi cosa io faccio la distruggo perchè non sono sincero con me stesso e con gli altri.
    -Non siamo dallo psicologo eh..- le sorrido, mi è sempre piaciuto il suo modo di fare, ora mi rendo conto che il tempo l'ha solo migliorata.
    Quasi mi sento a mio agio, nonostante io sappia perfettamente che poco ci manca e potrebbe farmi cantare come un usignolo.
    Inizio a pensare che non mi dispiacerebbe cantare.
    Se ci riuscissi bene inteso.
    -Oggi vediamo.. beh, non il migliore dei risvegli, mio figlio mi ha praticamente spiaccicato il suo piede in faccia.
    Me lo son ritrovato al contrario nel letto e forse stava facendo un sogno in cui scacciava qualcosa perchè ci ha messo parecchio impeto-
    le sorrido e si, non sto scherzando, mi ha davvero svegliato a botta di calci.
    -Chiaramente conscio che non avrei ripreso sonno mi sono alzato e mi son fatto un caffè. Nero, senza zucchero.
    Diego aspetta tipo cinque minuti prima di seguirmi a ruota, così ho avuto il tempo per preparargli la colazione, o meglio prepararci, io adoro i cereali dei bambini, al miele, dolci, gustosi..
    - mi sta venendo fame.
    Vengo distratto dalle pareti accanto a lei che mutano aspetto.
    -Wow- dico alzandomi – andiamo- la seguo a ruota e si, sgranchirmi mi farà bene, anche se a parlare di cazzate sono il numero uno, solo di quelle.
    -Tu hai figli? Diego mi ha cambiato la vita, devo dire che neanche mi pesa fare tutto in funzione di lui-
     
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    Riconosco che Chris si sta impegnando. E quando parla di come si è svegliato mi strappa un sorriso sincero. Annuisco e tamburello il dito sul bloc notes, le caviglie ondeggiano con un ritmo che è tutto tranne che annoiato. Ti ascolto Chris sussurro mentre parla e sono sicura che mi ha sentito. Faccio cenno di continuare. Hai un bambino vivace commento dopo un po'. Se hai un debole per i dolci, beh ti posso capire. Quando sono stata per due giorni in Francia per motivi lavorativi ho fatto tutto di corsa ma il tempo per un sacchetto di Madeleine l'ho trovato.
    L'idea della passeggiata gli piace, cammino di fianco a lui e ripeto un paio di volte mentalmente il nome del figlio. Questo dettaglio non lo sapevo. Per come lo vedo Chris é un buon papà, si sveglia insieme a Diego, e gli prepara la colazione e ne parla con occhi carichi di orologlio. Non ho figli rispondo alla sua domanda. Faccio spallucce e guardo di fronte a me. Non sono nemmeno impegnata a dire il vero. Ricordo di essermi divertita qualche settimana addietro, nulla di importante o che possa richiamare una relazione. Lavoro troppo e forse é una scusa che uso per me stessa. É bello quello che dici di Diego, quanti anni ha? Calpestiamo un prato verde e ci dirigiamo verso un salice ben messo e appena siamo all'ombra rallentiamo. Sai, facendo questo lavoro conosco padri e madri che hanno da dire sui figli. Altri li amano a dismisura nonostante le difficoltà che trovano nel crescerli. Non é sempre facile sentire un padre parlare in questo modo.. Anche delle piccole cose. Ma..parlami di sua madre. Lo osservo voltandosi un po'. La tua.. compagna? Se sto toccando un tasto dolente é voluto. Sono qui per aiutarlo e le domande sono fatte per spronarlo a buttare fuori ciò che va ma anche ciò che non é capace di dire.
    Conoscersi e trovarsi dopo la scuola con la stassa naturalezza é una cosa fantastica ma i dettagli della sua vita non li conosco, così come lui ha posto la domanda a me.
     
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    Non so perchè le ho fatto questa domanda, una domanda in cui non mi aspettavo davvero una risposta, quanto invece un sentito “non sono io che devo parlare, ma tu”.
    Invece lei mi risponde e mi fa davvero piacere.
    Mi sembra davvero di stare parlando a un amica e non a una terapista.
    -Quattro da poco compiuti- so cosa vuol dire non avere tempo per una relazione, non mi va neanche di rigirare il dito nella piaga, non credo ne sia contenta, né è colpa sua se ancora non ha trovato un uomo con cui valga la pensa provare ad avere una storia stabile.
    Entrambi non siamo stati molto fortunati, da questo punto di vista.
    Mi sento in imbarazzo quando mi elogia come padre, non sono sicuro di meritarlo.
    Non trascorro tutto il tempo che vorrei con Diego, anche se ho preso un'importante decisione non appena finirà la scuola, e quindi spero di aumentare il range così.
    Solo che poi mi dice di parlare di Michelle e io sento che sto di nuovo chiudendomi in me stesso.
    E' un tasto così dolente che ancora fatico a parlarne.
    -Si chiama Michelle- parto dal suo nome, in fondo non è neanche tanto un segreto, mio fratello l'ha conosciuta, tutti i miei colleghi, potrei dire che solo alla mia famiglia non ho fatto in tempo a presentarla, e solo perchè vivono in Messico e non ci tornavo volentieri all'epoca.
    -No, non è la mia compagna, non più- metto le mani nelle tasche dei jeans e fisso lo sguardo davanti a me.
    Faccio un respiro profondo accompagnato da uno sfiato di incoraggiamento prima di aggiungere altro.
    -Quando l'ho conosciuta pensavo che la vita mi avesse davvero voluto fare un dono, bellissima, spumeggiante.. una boccata d'aria fresca- sollevo una mano e le indico un'altezza – era il massimo che un uomo potesse desiderare- lentamente questa mano scende fino a precipitare – chiaramente mi sbagliavo-
     
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    I miei complimenti sul suo essere padre l'hanno stupito? riservo questa domanda per me per poi raccattare le informazioni che mi dà. Michelle si chiama, la madre di suo figlio e capisco all'istante, dalle sue pause, che non è andata come credeva; prima di tutto Diego non è un errore, è amato e pertanto questa è una cosa positiva.
    Non tutte le vicende della nostra vita vengono per nuocere, sai, molte persone pensano di essere perfette ma nel tempo non lo sono affatto. Sospiro. Non fartene una colpa, Cris aggiungo. Ti ricordo sicuro di te fra i corridoi della scuola dove siamo cresciuti, so per certo che non è accaduta ieri la vostra separazione, ma siete genitori e questo vi lega indirettamente per sempre. Diego ha dei genitori presenti, non è così? Mi interessa sapere se sua madre è presente o se è partita altrove e lascia il bambino solo a lui.
     
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    E’ vero, non tutte le vicende vengono per nuocere, eppure mi sento come un sacco da boxe preso costantemente a pugni.
    Non sto bene, questo è chiaro.
    Da quando ho rotto con Audrey le cose non sono migliorate, nonostante le emicranie stiano migliorando, ma non si è mai trattato solo di emicranie..
    Le voglio ancora bene e spero sempre che trovi il suo posto nel mondo, che non si senta costantemente presa a schiaffi dalla vita, che si senta libera di amare senza avere timore.
    Un giorno, forse, anche io mi sentirò libero di amare senza la costante paura di mandare tutto a puttane, come invece sembra mi impegni a fare .. sempre.
    Kinsley, Rose, Audrey, sono solo alcuni domi delle donne che ho ferito e lasciato andare senza voltarmi indietro.
    Ritorno con il pensiero a Mia che ora fa riferimento a Michelle.
    Michelle… non è forse tutto partito da lì?
    -Non posso dare la colpa a lei se è sparita dalle nostre vite- le dico d’un fiato facendole intendere che no, Diego ha solo un genitore presente, me .
    -Sono passati sei anni da quel giorno- le dico andando con il ricordo all’esatto momento in cui dentro di me si è spezzata qualcosa – lei era fuori con delle amiche, io lavoravo- non posso farmene una colpa anche per questo, giusto.
    -Sai che nel mondo esistono sette sosia per ognuno di noi?- le chiedo cambiando momentaneamente discorso, ma in realtà ha uno scopo questa domanda – lei quella sera ha incontrato uno dei miei, il peggiore che avessi mai potuto pensare di avere- sono un narratore esterno in questo momento, racconto i fatti così come sono avvenuti, cercando di rimanerne estraneo..
    -L’ha picchiata, violentata.. ha ammazzato il bambino che aspettavamo- ma non ci riesco a rimanere indifferente, ogni volta non ce la faccio a trattenere le lacrime al ricordo che lei ha lasciato che si avvicinasse pensando fossi io, e quando si è accorta che non lo ero lui le aveva già tirato i primi colpi..
    -... l’ho trovato alla fine, avrei potuto ucciderlo, volevo ucciderlo..- un sorriso triste mi si dipinge sulle labbra – ho fallito anche in questo, il senso dell’onore ha prevalso, il rispetto per il mio lavoro, per la carica che ricopro, per mio fratello.. per Michelle. Cosa mi avrebbe distinto da lui?- queste le argomentazioni che mi aveva propinato Maverick per non andare oltre.
    -Da allora è stato tutto diverso, lei ha sempre detto che non mi vedeva come un mostro, ma io ogni volta che mi guardavo e mi guardo allo specchio vedo lui, pensavo a lei, a cosa doveva provare quando mi baciava, quando facevamo l’amore.
    Probabilmente ho rovinato tutto io, o forse lei non ha mai veramente superato la cosa-
    non so cosa pensare, avevamo seppellito quel bambino mai nato, gli avevamo dato un nome.
    Aveva voluto con forza Diego, pensavo che lei prima di me mi avesse perdonato per essere così simile al suo aggressore, non è mai stato così, o non sarebbe sparita.
    -Ho paura a legarmi veramente con qualcuno, io do il cento per cento in una relazione ma qualcosa mi frena. Io ho paura, .. , ho paura che possa ripetersi, ho paura che possa tornare questo coglione e usarmi per arrivare a loro- mi porto una mano alla testa, mi sta esplodendo e vorrei solo prendermi a pugni per farmi passare il dolore.
    La dottoressa Olson è stata chiara, non devo abusare del medicinale che mi ha dato, nella maggior parte dei casi evito, ma se il dolore è forte allora non devo procrastinare, altrimenti non servirà a nulla ingerirla.
    Così volto il capo e la prendo, se la testa non mi accompagna chiunque e qualsiasi cosa si fa largo in essa.
    -Perdonami, ricordare non mi fa bene, dicevamo?-
     
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    ariana
    Sembra afflitto eppure non comprendo la coerenza del suo discorso sui sosia. Lo guardo stranita e attendo prima di rispondergli. Faccio bene difatti perchè narra qualcosa di particolarmente doloroso, nel mio lavoro non devo intervenire prima del necessario. Sono sua amica, vero però lui è anche paziente in questo momento e pertanto devo rimanere in disparte. Mio dio è terribile la sorte che è toccata al loro figlio mai nato, non oso immaginare come sta ricordando. Io credo.. inizio a dire che il passato deve essere considerato tale e le colpe vanno a chi è responsabile. Non perchè hai la stessa faccia devi sentirti in colpa, Christobal. Scusa cosa stai prendendo? Noto il suo gesto fugace, io dovrei sapere ogni cosa sull'uso di farmaci che possono infierire sul benessere psicofisico, mi aspettavo che sapesse che è una cosa importante. Ti vedo sconfitto, io credo che ti serva del tempo, le cose non vanno al loro posto in fretta alle volte sì, alle volte dopo molto, lavorando su se stessi. Alle volte mai e bisogna essere sinceri. Posso offriti il mio aiuto con costanza, riservandoti questo orario una volta a settimana intesi? Oggi hai già detto molto ed emotivamente sei provato. Gli passo il mio biglietto da visita aggiornato facendo un cenno a rientrare.
    uscita
     
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9 replies since 17/5/2021, 21:41   134 views
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