under control

privata

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    Alla vista della donna annaspare dalla disperazione e contorcersi inevitabilmente invano per sviare dalla sua ferrea presa, fu percosso da un brivido di esaltazione, convinto, in preda alla crisi, di essere un ragazzo coraggioso e pronto a qualsiasi gesto estremo pur di proteggere la sua famiglia, completamente ignaro e lontano dall’idea che si stesse dimostrando tutt'altro: un torturatore e prossimo assassino nei confronti di una donna innocente. Ma ben presto la morsa si allentò di scatto e si vide, dopo un violento colpo alla testa, indietreggiare malfermo sulle gambe sino a percepire l’ambiente circostante sempre più buio, l’immagine della donna sempre più sfocata. Poi cadde rovinosamente a sull'asfalto malandato ormai privo di sensi.
    Impiegò un minuto buono per appurare che fosse disteso su un letto d’ospedale sin troppo familiare, avvertendo distintamente una tranquillità artificiale, un calmante sicuramente iniettato da un medimago, renderlo placidamente sereno. Era solo, ma udì perfettamente in prossimità dell’ingresso, la voce del Medimago Taylor spiegare a qualcuno le condizioni e le patologie di cui Bellamy era affetto, del suo disturbo paranoico, e del fatto che non fosse la prima volta che attentasse alla vita di persone convinto del fatto che volessero uccidere lui e suo padre.
    Abbassò la testa profondamente sconfitto e turbato, suo padre avrebbe dato davvero di matto quella volta, probabilmente lo avrebbe segregato in casa per molto tempo, ma forse c’era la possibilità che non fosse stato ancora informato.
    “Ciao Bell”
    Il Medimago entrò con un sorriso rassicurante che non scalfì per niente l’ansia di Bellamy.
    “Ha già avvertito mio padre?”
    “Non ancora. C’è una persona che vuole parlarti. Prego Signora Owen”
    Si mosse nervosamente e in profondo stato di disagio alla vista della donna che per poco non aveva ucciso nella sudicia Nocturn Alley, al collo notò, aveva ancora i segni delle sue mani.
    Taylor li lasciò soli e in balia di uno silenzio carico di imbarazzo, Bell coraggiosamente si decise ad alzare gli occhi ed osservarla sotto la luce bianca del neon, scrutando i suoi tratti delicati e per nulla minacciosi senza averne più timore. Doveva avere qualche anno più di lui ma non seppe decretarlo con sicurezza.
    “Sporgerà denuncia?”
    Chiese senza guardarla, trovando più interessante fissare insistentemente un punto indefinito ai piedi del letto.
    “H-ho dimenticato di prendere le medicine questo pomeriggio e ho perso il controllo, credevo che lei volesse farci del male, ma ora so che non è così”
    Non c’era praticamente niente del ragazzo folle che aveva cercato ferocemente di ucciderla, Bellamy ora appariva nei modi quasi infantile, un adolescente timido e mortificato, pronto a tirar fuori qualsiasi scusa pur di non cacciarsi ulteriormente nei guai e ferire suo padre. Se la donna avesse sporto denuncia questa volta, volente o nolente, lo avrebbero chiuso definitivamente in un istituto dove ci sarebbe rimasto per tutta la vita, costantemente sotto medicinali.
     
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    Fantastico.
    Per poco non finiva ad Azkaban per aver ucciso un mago con un disturbo paranoico e in crisi di astinenza!

    Aria non riusciva a pensar a nient’altro mentre il medimago le spiegava la situazione di Bellamy, così si chiamava il ragazzo che aveva tentato di strangolarla.

    “Gli deve parlare.”
    “Cosa?! No!”
    Aria si portò una mano al collo, lì dove sapeva esserci ancora i segni dell’aggressione del ragazzo.
    “Gli deve parlare e capirà che si è trattato tutto di uno spiacevole incidente, Bellamy è un ragazzo dolce, non farebbe male a una mosca in altre occasioni.”
    “Non è affar mio!”
    Aria saltò giù dal lettino, afferrò il mantello e fece per uscire ma il medimago, che sembrava conoscere molto bene il giovane mago disturbato, le si parò davanti.
    “Glielo deve! Gli ha frantumato il cranio!”
    La colpì sul vivo.
    Aria dilatò le narici e sbuffò sonoramente, ma non si mosse.
    Il medimago le aveva spiegato che Bellamy si sarebbe sentito in colpa per l’accaduto e l’avvenimento gli avrebbe potuto provocare un’acuta depressione e rifiuto categorico di curarsi. Il giovane mago doveva essere trattato con cautela, era necessario che Aria lo perdonasse, solo in quel modo Bellamy sarebbe stato capace andare avanti e proseguire con le cure.
    Questo è quanto le infiocchettò l’uomo davanti a lei con l’intento di persuaderla.


    E funzionò.
    “Non ancora. C’è una persona che vuole parlarti. Prego Signora Owen”
    Aria, dietro il separé del lettino dell’ospedale, aveva ascoltato la breve chiacchierata tra i due.
    Fece un passo avanti per entrare nel campo visivo del ragazzo e lì rimase, immobile a fissarlo.

    Sembrava tutt’altra persona ora, lì steso sul lettino con lo sguardo basso e decisamente meno acceso di qualche ora prima. Aveva i capelli arruffati e un grosso turbante di garze annodato intorno alla testa.

    Un senso di colpa enorme la travolse.
    L’aveva quasi ammazzato per la barba di Merlino!

    Lo ascoltò parlare. Perfino la voce era diversa, molto più calma e meno acuta di qualche ora prima. Avrebbe potuto giurare che non fosse lo stesso ragazzo del vicolo a Nocturn Alley se non avesse la stessa identica cicatrice sullo zigomo del suo assalitore.

    Una volta che il ragazzo finì di parlare, calò un silenzio imbarazzante nel quale Aria non riusciva a spostare lo sguardo dalle iridi scure del giovane mago.
    Ecco, era il momento perfetto per scusarsi. Aveva ripetuto il discorsetto insieme al medimago , che se ne stava in educata attesa accanto a loro, ma adesso non ne ricordava neanche una parola.

    “Ehm ehm…” il medimago la riscosse dai suoi pensieri facendola sobbalzare.
    L’uomo alzò entrambe le sopracciglia, sprondola silenziosamente ad avviare la manfrina.
    “Ohhhh, al diavolo!” Sbottò Aria d’un tratto.

    Fulminò con lo sguardo il medimago e si avvicinò al lettino su cui era steso Bellamy.

    “Per poco non mi ammazzavi stupido idiota!” vide con la coda dell’occhio il medimago che nascose il viso in una mano, ma questo non la fermò nell’rincarrare la dose. “Come puoi semplicemente dimenticare di prendere le medicine?! Brutto incosciente! Per poco non mi ammazzavi!”

    D’un tratto esplose tutta la rabbia che aveva provato in quel vicolo e poco le importava se ora Bellamy appariva mortificato dall’accaduto, così tanto da non riuscire neanche ad alzare lo sguardo verso di lei.

    “Stavo per ucciderti! Sarei andata ad Azkaban per un bel pezzo prima di essere discolpata per legittima difesa! Sai cosa c’è!?” Aria buttò su una sedia vuota il mantello che aveva tra le mani e furiosamente estrasse la bacchetta puntandola contro il ragazzo inerme. “Credo che un crucio potrebbe aiutarti con la tua terapia magari ti mette in ordine quei pochi neuroni che ti sono rimasti!”

    “ORA BASTA! Restiamo tutti calmi e signorina Owen, PER LA BARBA DI MERLINO, RINFORDERI QUELLA BACCHETTA!”

    Il medimago si era frapposto tra lei e Bellamy, una mano alzata proprio davanti la punta della sua bacchetta. Aria non seppe nemmeno come ma, qualcuno dietro di lei, aveva sovrapposto una mano alla sua e con una piccola pressione, le intimava di abbassare l’asticella magica.

    “Io … mi dispiace…” borbottò sommessamente, riscuotendosi come se fosse in un sogno.

    Aveva sbroccato e non era affatto stata comprensiva nei confronti del giovane mago disturbato. Cosa si aspettava quel dannato medimago?! Era sempre Aria Owen, conosciuta per essere una bella testa calda!
     
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    A capo chino e mortificato Bellamy attendeva una qualsiasi parola della donna spezzare il silenzio assordante della stanza e con lui il Dottor Taylor. Appurando che i secondi passavano e quest’ultima non decideva a spiccicar parola, alzò titubante lo sguardo verso di lei, prendendosi del tempo ad osservarla con la fronte appena corrucciata in un’espressione concentrata. Aveva la pelle incredibilmente chiara quasi diafana, capelli color del grano e leggermente scarmigliati probabilmente a causa del trambusto di qualche ora prima, grandi occhi verdi e luminosi sotto lunghe ciglia che sarebbero parsi anche da cerbiatta se non fosse stato per l’espressione severa con cui ostinatamente li teneva contriti, tanto da sembrare una di quelle insegnati particolarmente austere e acide fino al midollo. Quel breve contemplarla finì nel momento esatto in cui la strega scoppiò, in un atto di frustrazione e rabbia probabilmente considerate la miriade di emozioni per niente piacevoli del loro scontro, ma di certo Bell non si sarebbe aspettato di ritrovarsi ad indietreggiare in un gesto istintivo di sopravvivenza sino a schiacciare la schiena contro la sponda rigida del letto. Una strigliata degna di nota c’era da aspettarsela, ma vedersi una bacchetta puntata contro e due occhi infuocati ad inchiodarlo gli parve un tantino eccessivo, ma forse quel gesto dettato dall’istinto, pensò, poteva giovare a suo favore.
    A quanto pare non sono l’unico in questa stanza a soffrire di instabilità mentale. Bipolarismo? Esaurimento nervoso? Istinti omicidi improvvisi? Cos’è che l’affligge esattamente Signorina Owen?
    Se qualche minuto prima aveva giocato la carta del povero ragazzino afflitto ora per quanto gli riguardava la situazione si era completamente ribaltata, al momento non aveva nessuna intenzione di essere conciliante e a niente servì lo sguardo tra l’allarmato e il supplichevole del Medimago Taylor affinché cambiasse atteggiamento prima che si cacciasse in guai seri. Era stanco di essere guardato così da tutti, da suo padre e dai medici che lo avevano in cura, stanco di essere considerato una mina vagante pronta ad esplodere da un momento all’altro.
    Ora siamo pari Signorina Owen. Io non dirò che ha avuto l’ardire di minacciare un ragazzo con problemi mentali in una stanza d’ospedale completamente disarmato e lei…
    Alzò la testa con uno scatto fulmineo sino ad inchiodare con estrema determinazione gli occhi in quelli della donna, intenzionato a farle intendere quanto fosse deciso a non retrocedere di un solo passo.
    … non sporgerà denuncia e soprattutto non parlerà mai con mio padre. Ciò che è successo stasera rimarrà tra noi
    Concluse infine lanciando uno sguardo implorante al Dottor Taylor che si ritrovò a sospirare sconfitto e a scuotere il capo del tutto contrariato per i modi quasi sfacciati di quel ragazzino, ma Bell sapeva nonostante tutto, che gli era affezionato e che avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere pur di aiutarlo.
    La curiosità di ricevere una risposta dalla donna era alle stelle, ma di certo non potette evitare di assicurarsi con un pizzico d’ansia, che attorno non ci fosse alcun oggetto contundente con cui avrebbe potuto farlo fuori una volta per tutte.
     
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2 replies since 10/5/2021, 10:34   112 views
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