She's without a's a lizard.

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    La notte era rimasta gelida come se la primavera non si fosse mai avvicinata, nelle terre nordiche, superata la mezzanotte, non importava quanto fossi coperto, il gelo e il ghiaccio continuava a riformarsi, ignaro della venuta della teoretica tiepida primavera. Eppure, nel parco della riserva naturale nordica, mi ero volutamente lasciato alle spalle una scia ghiacciata che avrebbe accompagnato la mia ospite ai piedi del letto del piccolo ruscello semi ghiacciato.
    Ero sicuro che l’incontro di stanotte avrebbe in qualche modo ricalibrato la discussione con Karen, in fondo è questo il contro di condividere se stessi con una persona intelligente e sveglia, non importava quanto potessi non spiegare, perché tanto lo avrebbero capito perfettamente.
    Eppure diversamente da quanto ci si potesse immaginare, il tempo in cui stupide galline sottomesse si limitavano a chinare il capo, non mi mancava per niente. Questo costava solo un incazzarsi più del solito, e scendere a patti col fatto che non si era l’unico intelligente sotto il tetto. Non avrei mai detto che sarei arrivato a questo, soprattutto ora, che seduto su quell’enorme pietra, mi sentivo lo stomaco in fiamme come se avessi ricevuto un cazzotto in pieno sotto lo sterno. Ma dopo mesi ormai avevo intuito che era il modo in cui il mio corpo aveva deciso di macerare le incazzature bestiali che mi dava quella donna, porca di quella puttana.
    La terza sigaretta era sparita non appena aveva toccato il ruscello, aveva colpito un pezzo di ghiaccio ed era sparita nel nulla, un ricordino di Eris, sempre troppo arrabbiata con il fatto che le lanciassi ovunque. Non passò molto perché ne accendessi un’altra, mentre muovevo il collo a destra e sinistra per scaldarmi e sentire se per caso fossi ancora tutto lì.
    Il rumore alle mie spalle, e il profumo che avrei riconosciuto nel mezzo di una piazza affollata si palesò nel gelo della notte, aumentando i brividi dentro il mio cappotto, era talmente lungo il tempo in cui non ci eravamo visti, che preferii allungarlo, prendendomi tempo prima di voltarmi.
    “Sembra sempre quel misto di verbena e alcool, non saprei dirti” quando si palesò davanti i miei occhi, le regalai un leggero sorriso. Ero comunque felice di vederla, non avrei mai potuto mentire a riguardo.




     
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    La notte è seguita al giorno, e così per molti giorni a venire.
    Hai trovato un nuovo posto in cui stare, in cui fare il punto della situazione e chiederti cosa vale la pena affrontare, cosa no.
    Cosa per primo, cosa per ultimo.
    Questa volta non hai chiesto nessun giorno, ti sei diretta al lavoro come da consuetudine, dopo tutto deve ancora nascere l'uomo che può incuterti timore, prima la tua unica paura era deluderlo.
    Ora che lo hai fatto ti sei liberata di un peso.
    Hai deciso di mettere via questa parte dei tuoi pensieri, li hai messi in una fiala quindi non ricordi altro se non che siete nemici, e che devi guardarti le spalle.
    Ai nemici seguono gli alleati e di solito si palesano quando ne hai più bisogno.
    In questo momento per te c'è un bel jolly, uno di quelli che tu ami, con la quale trovi la maggiore affinità.
    L'unico che veramente ti capisce e che accetta tutto di te, senza sminuirti, senza pensare che tu non sia altro che una bambola nelle mani di un abile burattinaio.
    Ti dirigi quindi là dove ti chiede.
    Se lo ha fatto ha un valido motivo, sei curiosa di scoprire quale.
    Dapprima scorgi le sue spalle, il calore della sua presenza ti scalda il cuore, lo stesso cuore arrabbiato che sbraita ogni volta che ripensi agli eventi dell'imminente passato.
    -Inebriante- rispondi e ti si disegna un sorriso sulle labbra in risposta al suo.
    -Sembra essere passata un'eternità dall'ultima volte che ci siamo visti, cosa è cambiato da allora?-
     
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    Uno studio dei babbani, dimostrava come su un ampio campione di donne in periodo fertile emanassero un odore particolare che portava tre quarti degli uomini ad avere una erezione quanto meno mentale. Il grosso, enorme, problema di Coco era che emanava questo maledetto odore ogni volta che la incontravi, non importava quante volte durante l'anno la si vedesse, un qualsiasi animale o uomo l'avrebbe desiderata. E lei lo sapeva più che bene.
    Il modo che aveva di muovere e oscillare la testa a destra e sinistra poteva dire che aveva un problema muscolare, o che ogni movimento era studiato per rimanere impresso in una sorta di quotidiano rito di accoppiamento.
    "E' passata un'eternità" confermo ripensando all'ultimo sguardo che ci eravamo lanciati, anche se all'improvviso mi torna in mente l'espressione furiosa e delusa di Karen, la scaccio via mentre espiro fumo denso nella sera. "Ho perso un sacco di cose da allora" quando ci eravamo incontrati avevo ancora in casa Igor, Eris e Makenzie, c'era Ezekiel e Michael a guardarmi le spalle.
    C'era una casa a cui mi ero affezionato, c'erano abitudini. C'era Bowie, gli avevo scavato personalmente la fossa con le mani, e poggiato in una scatola, l'avevo adagiato sul fondo, con lui, avevo interrato speranze e tutto quello che riguardava la mia vecchia vita, l'adolescenza, e i vecchi ricordi.
    "Come te" e non c'era alcun punto di domanda, se il suo viso come il mio era da sempre il ritratto della follia e della disperazione dell'anima, oggi lo era più dell'ultima volta. Non serviva guardarla troppo a lungo, per capire che qualcosa non andava, e mi chiesi se aveva per caso il mio stesso problema, con la sua amica. "Non dirmi che ha minacciato anche te".

     
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    E' vero, è passata un'eternità, ma entrambi vi siete allontanati come in un tacito accordo.
    Le battaglie, quando vanno condivise, devono muoversi all'unisono, se ciò non accade allora è meglio separare le proprie strade, e Ichabod, a differenza tua, ha trovato il suo porto sicuro in una donna.
    E questa sembra lo accetti in toto, come sia possibile tu non riesci a comprenderlo.
    -Hai perso persone- gli fai presente lasciandogli intendere che, pur non avendo avuto contatti ti sei tenuta bene informata.
    Il suo ragazzo lavora nel tuo stesso ministero.
    In virtù dell'amicizia che vi lega ti sei confrontata diverse volte con lo stesso, rimanendo comunque bene impressionata da lui.
    Tu sei cambiata? Forse.
    Puoi concederglielo.
    -Dipende molto di chi stiamo parlando- ti accosti a lui e ti siedi su quella sporgenza rocciosa – potrei avere alle costole Castiel in questo momento, a te chi è capitato?- inutile girare intorno alla questione, in quanto reietti ognuno di voi sembra avere un ex collega alle calcagna, improvvisamente pensi di sapere chi gli sia capitato, o meglio, capitata, o non darebbe per scontato che tu possa cogliere al volo.
    -Uhura Moses- sibili il nome della tua amica e ti lasci andare a una risata – ti ha dunque riservato il piacere di una minaccia? Poteva andare peggio- gli fai presente – poteva colpirti alle spalle. non sai dire se gli sia andata bene oppure male, Uhura ha un suo modus operandi, è imprevedibile e questo giocava molto a suo favore.
    -Cosa ti ha detto? Avanti, racconta-
     
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    "A quanto pare le minoranze continuano a ronzarmi intorno, forse crederanno che cambierò idea prima o poi" quindi lei, immediatamente, porta alle labbra il nome di battesimo di quella sporca piaga sociale.
    "Poteva andare peggio anche a lei" la gente sembrava dimenticare che non ero il primo idiota marchiato da pochi giorni, che sapevo perfettamente come funzionava, e mi stupì che Coco non spese nemmeno mezza parola in favore di un requilibrio, non mi sentii ferito, piuttosto, mi chiesi se sapesse qualcosa di cui io era momentaneamente all'oscuro su di lei, qualcosa che la rendeva potenzialmente invincibile.
    "E' venuta a rompere le palle in casa mia, o meglio, non è stata così idiota da entrarci, ma si è piazzata lì fuori per giorni, tipo nano da giardino sottocosto, credevo che invitandomi fuori volesse finalmente ammettere la sua inferiorità etnica, invece che fa? Viene e non sa nemmeno lei quello che vuole da me, dice dammi qualcosa o ti ammazzo blabla le solite cose" il mio tono non è del caso, ma semplicemente io e Coco siamo così abituati a questi discorsi che non ha senso rimanerne stupiti o colpiti, per noi è quasi ordine del giorno. "E non voleva nemmeno consegnarmi, mi fa no, voglio proprio ammazzarti" e la guardo con uno sguardo eloquente, io per primo cerco di ammazzarmi da anni, pure gli altri ci hanno provato, ma niente ho sette vite. Sette non lo so, ma almeno tre per ora sicure.
    "Comunque non sono capace né di creatività nè di regali, quindi lei se l'è presa e ora vuole ammazzarmi senza remore, ma tu mi conosci, che cazzo si offre oltre alcool e sesso? Con gli uomini devi sottolineare quello che vuoi" ed io non ho così cara la mia pelle al punto da smuovere il mio spirito di sopravvivenza con la sola paura.
    Il suo profumo così forte, mi obbliga ad abbassare la testa verso i miei piedi, tornando serio.
    "Se Igor fallisce stasera, mi serve sapere quali sono le fondamenta di quella sporca scimmia, e tu puoi aiutarmi" al che la guardo "In cambio di qualcosa di suo, ti darò quello che chiedi" sperando, Coco riuscisse ad essere più specifica.


     
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    -Lo sa che poteva andarle peggio, perchè credi che ripieghi sul contrattare?- forse Ichabod semplicemente non ricorda il modus operandi di Uhura, ma tu , che la conosci da una vita, non ci avresti messo due volte ad accettare l'offerta, e a prolungarla di volta in volta con una nuova proposta. Perchè la strega non è invincibile ma non è neanche una sprovveduta.
    -Devi stare sereno, amico mio. Lei fa solo il suo dovere. Si da il caso che sia ucciderti- una sfortuna non si sia incaponita su di te, avreste avuto di che ridere.
    Invece no, a te era toccato Lui, ora più infuriato che mai.
    -Immagino che non sia l'offerta ad averla indispettita, conoscendola le sarebbe andata bene anche una manciata di ingrediente base- quindi ora è inevitabile chiederti cosa gli abbia detto o fatto per farla andare fuori di testa e uscire dagli schemi.
    -Hai mandato qualcuno a fare il lavoro sporco?- sei incredula ma neanche tanto sorpresa.
    Perfettamente in stile Blackwood.
    -Siamo amici, ma anche lei lo è- gli fai presente – non ti aiuterò se continui a chiamarla sporca scimmia- è un monito e non sei veramente seria mentre stai dicendo che non lo aiuterai.
    -Ha dei grattacapi con un vampiro millenario, tuttavia al momento non ho idea di come possa esserti utile questa informazione- hai avuto i tuoi problemi e non ti sei interessata troppo a quelli di Uhura – in cambio cerca di non metterti troppo nei guai con lei.
    Perchè non trovi un modo per ritornare nelle sue grazie? Loro ci cercano e hanno il compito di farci fuori, a chi fa più comodo averi dalla nostra parte?-
     
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    "Certo, per quanto sporco possa definirsi"Non c'erano segreti e l'orgoglio o la potenza di un uomo non si misurava in come avrebbe risolto, se o meno personalmente una questione problematica, ma se avesse o meno messo un punto alla cosa. Solo nell'antichità quegli idioti credevano che sparare con la freccia alle spalle fosse vile. La cosa risolveva il problema, era pratico, veloce e indolore, a chi cazzo importava fosse vile. La viltà è un concetto estremamente soggettivo, e quando le cose sono soggettive, è un problema proprio.
    "Non posso tornare nelle sue grazie, non così facilmente mi conosci, non ce l'ho nel DNA" e anche lei, Uhura era una donna, e come tale, rancorosa. Il fatto che fosse della fazione sbagliata e dei "cattivi" rendeva solo le cose più difficili. E il fatto che io fossi incapace di scusarmi come si deve rendeva le cose ancora peggiori, quindi, Igor era la strada più semplice.
    E' quando mi dice di stare attento e fare attenzione che capisco che qualcosa non va, che qualcosa in Coco che suona male, come un collo spezzato nel silenzio, come un corpo che atterra dopo un volo nel vuoto, come unghie lungo una lavagna. Coco non era la mia vecchia Coco.
    "Ma che hai? Sembri diversa" la guardo in viso in modo così intenso che spero quasi di trovarci un gobbo scorrevole, come se non fosse obbligata a parlare in effetti. Ma mi affretto a cambiare discorso, a specificare.
    "Comunque non intendevo una imbeccata. Ma qualcosa di... letterale" all'improvviso mi dico che l'idea di non dovermi sessualmente difendere da Coco per una sorta di impunità verso Karen mi mette a disagio, ero venuto qui rigido, contrito e in tensione, e ora mi accorgo che le gambe rilassate mi dolgono e formicolano come se si stessero rilassando dopo uno sforzo enorme.
    Stare rilassati e non in guardia davanti a Coco era come stare sereni e rilassati davanti un serpente a sonagli, scuoteva la coda ma non sapevi se e quando avrebbe potuto attaccarti.
    "Ti avrà fatto un regalo no? Tra amiche si usa?"


     
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    E' vero, non ha la diplomazia nel DNA quindi sicuramente si scanneranno di nuovo.
    Ti dici che non è un tuo problema, che comunque ognuno ha i suoi grattacapi e il tuo è bello grosso pure, non per sminuire Uhura ma lei aveva un modo più sbrigativo di fare le cose, se prendeva tempo allora voleva dire che stava giocando di rimando.
    Lo guardi con un ciglio inarcato -anche tu?- gli chiedi roteando gli occhi al cielo – non ho niente, assolutamente niente- spieghi – semplicemente mi hanno messo addosso una runa e per poterla togliere ho dovuto fare un attimo di ricognizione personale della mia essenza, ma che ne so.
    Ora sono abbastanza in pace con me stessa, la follia si fa sentire a tratti ma su dieci volte otto sono normale-
    sei spazientita ora e nell'esasperazione aggiungi – lo dico anche a te, se non ti sto bene così come sono evitiamo di vederci, onestamente avete rotto, tutti quanti- non ti alzi comunque, incroci le braccia al petto e ormai ti si è montata addosso una rabbia non indifferente e le parole “bambolina” ti riverberano nel cervello come una litania costante.
    -Non siamo tipe da regali, io non ne faccio a lei, lei non ne fa a me. Al più portiamo da bere vini pregiati nelle serate “tra amiche”-
    Poi lo guardi sarcastica – ti sembriamo amiche normali?-
    Ti viene in mente una cosa quindi sollevi una gamba. Al piede hai una scarpa tacco dodici, laccata di nero – ci sono le sue gemelle in un negozio in Francia- prima che possa dirti che si troverebbero ovunque tu continui – è pelle di drago, magicamente incantate per essere ergonomiche e, per puro scopo decorativo, tinte col sangue di berretto rosso nella suola.
    Questo –
    e gli mostri il tacco – è imbevuto di veleno- adori le tue scarpe e sei certa che le adora anche Uhura.
    -Io al posto di Uh mi dimenticherei che sei uno stronzo, almeno per un pò-
     
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    Alzo le mani in segno di resa, e chi chiede più niente. Mi limito a sollevare le sopracciglia e a constatare come il tempo sia un elemento soggettivo, oggi più che mai. Basta anche meno per non riconoscere qualcuno, basta anche meno per perderlo. Faccio un tiro di sigaretta talmente lungo e intenso, che nella notte, il fumo denso che mi ripassa tra le labbra sembra nebbia fitta che all'improvviso ci avvolge.
    "La normalità è un altro concetto soggettivo" continuavo a reputare normale il desiderio di massacrare qualcuno se giusti motivi supportavano la mia tesi. Continuavo a ritenere giusto e plausibile voler massacrare quei giovani che in treno se la riprendevano con il piccoletto di turno, perchè il concetto del pesce grande mangia pesce piccolo doveva essere sembra ben tenuto a mente. Soprattutto dai bulli.
    Soprattutto da gente come. Come Coco e come Uhura.
    Spesso, ero stato convinto nel passato che il cane che più abbaiava l'avesse vinta sul grosso. Alla veneranda età di trentacinque anni mi ero reso conto che era una teoria poco innovativa e basata praticamente sul nulla, è sempre il cane più grosso ad averla vinta.
    Sorrido bonariamente alle sue parole, scopro i denti provati dalla notte, dal fumo e da un chiaro eccesso di alcol, quindi le do un colpetto con la spalla, come a canzonarla.
    "Credi che voglia davvero farle un regalo?" e aggrotto le sopracciglia verso il centro, socchiudendo un occhio colpito dal fumo passivo "Belle scarpe, ma vorrei qualcosa di suo, qualcosa di personale, devo chiedere aiuto ai piani alti" Coco sapeva la reverenza che avevo per la divinazione, e dalla sua espressione sapevo avrebbe capito immediatamente.
    "Non voglio distruggerla" ammetto, prima che lei possa rifiutare per timore "Ma non possiamo combattere ad armi pari se non mi aiuti" e tengo per me, che dovesse sfiorare un capello alla bambina o se dovesse toccare qualcuno che abita tra le mie quattro mura, allora, avrei torto il collo persino a Coco pur di distruggere Uhura, avrei preso ogni piccolo pezzo di puzzle che poteva esserle un minimo caro, e l'avrei spezzato, mangiato, bruciato.
    Coco mi conosceva da troppo tempo perchè potesse fraintendere le mie parole.
    "Mi serve qualcosa di fisico che abbia toccato od usato, niente altro".


     
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    -Assolutamente no- gli dici e gli fai un sorriso, uno dei rari che sono soliti uscire dalle tue labbra – ma dovevo pur impiegare il tempo, la cortesia di una conversazione diventa pesante se ostile.
    Allora tanto vale alleggerirla-
    gli fai un occhiolino e non aggiungi che, tutto sommato, potrebbero essere utili anche per la sua bella.
    -Chiedi ad altri, si. Non avrai nulla da me- ti sembra di essere stata abbastanza chiara.
    Non la tradirai né gli fornirai qualcosa che possa, come dire, metterla in difficoltà. Le faccende di questo tipo che se le sbrigassero da soli.
    Del resto non è sempre stato così? A vincere sono i migliori, e chi sa giocarsi le carte nelle proprie mani al meglio.
    -Ti auguro buona fortuna Ichabod, da amica, come lo è lei, ti do un consiglio, usa la testa, sono certa che verrai a capo di questa situazione anche da solo- gli dai un colpo sulla spalla e ti alzi in piedi.
    E' giunto il momento di congedarsi, improvvisamente questa faida tra i due ti da l'illusione di poter assistere a qualcosa di estremamente divertente.
    Ed è con questo pensiero che scompari alla sua vista.
    Un pensiero di gran lunga migliore di quello che ti ha accompagnata all'ingresso.
     
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