Poisonous business

Drago.

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    Ho aspettato il fine settimana per recarmi a Londra, so bene che qui avrei potuto trovare ciò a cui ero interessata. Se soltanto la morale di Hogwarts non fosse tanto perbenista da non permetterci di imparare a sintetizzare un veleno, sarebbe stato tutto più semplice fin da principio; tutto quel materiale conservato nelle serre e nelle vecchie vetrinette impolverate di una classe e non poterci mettere le mani sopra, davvero uno spreco.
    Prendo il treno verso mezzogiorno in modo da poter essere a Londra per le prime ore del pomeriggio e durante il viaggio, sfoglio le pagine di un libro di erbologia che tenevo inizialmente all'interno della mia tracolla bianca. Quasi mi dimentico che la ragione ufficiale della mia visita alla capitale inglese è in realtà l'acquisto di alcuni ingredienti per il veritaserum che Debois intende provare a fare. Apprezzo la sua ambizione e con il mio aiuto avrà più probabilità di riuscita, ma la sua preparazione è così terribilmente complessa che fa dubitare persino me.
    Vorrei che la mia lettura fosse più interessante ma mi accontento del fatto che non mi faccia addormentare lungo il tragitto e contemporaneamente ripeto a mente e in ordine sempre uguale, il nome di ciò che cerco:
    Sciroppo di Elleboro e sangue di drago sono i due ingredienti difficilmente reperibili che sto cercando oggi. Mi basterebbe prendere una quantità maggiore del primo per cimentarmi nei miei esperimenti personali ma a me interessa anche il veleno di Doxy.
    Ripongo tutto nella mia borsa e mi assicuro di avere denaro a sufficienza quindi mi dirigo a passo spedito verso la mia meta. Indosso degli abiti scuri di ottima fattura, ma temo che i miei capelli e la tracolla di pelle così incredibilmente bianca facciano contrasto con il resto della mia mise. Mi tiro quindi il cappuccio sulla testa: i vicoli di Nocturn Alley sono sempre umidi, una lieve nebbiolina sembra restare sospesa a pochi centimetri da terra nonostante le giornate siano nettamente migliorate. Non apprezzo affatto l'odore del posto e storco il naso passando di fianco ad un vecchio ingobbito chiedendomi se in realtà la puzza che sento non provenga proprio da lui. Sembra che conosca la mia meta, ma nella realtà sto cercando la vetrina un negozio che ho visto la prima volta che sono stata qui senza sapere esattamente dove si trovi. Non posso far a meno di guardare con la coda dell'occhio le facce dei frequentatori abituali di questo quartiere: le scruto, le studio, mi chiedo quali siano i loro scopi finchè i miei occhi non incrociano quelli di un uomo poggiato ad un angolo che mi regala un sorriso sdentato di cui avrei volentieri fatto a meno. Lo fisso impassibile mentre mi fa cenno di avvicinarmi e allarga leggermente un lembo del vecchio cappotto mal ridotto, decisamente troppo pesante per questo periodo, in cui intravedo dei sacchettini di cui però non riesco a scorgere il contenuto.
    Maledico il fatto di non aver avuto neanche uno straccio di visione sulla giornata di oggi, nulla che potesse indicarmi cosa fare o che potesse prepararmi a qualcosa. Mi avvicino lentamente scrutandolo con un sopracciglio sollevato e ha tutta l'aria di essere un venditore poco raccomandabile. Però non saprò se potrebbe essere proprio lui ad avere ciò che cerco fino a quando non avrò effettivamente capito cos'ha da offrirmi.






    Edited by - A.Z.D. Ardélean - - 8/4/2021, 09:09
     
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    Qualche settimana, non di più.
    Celere nello svolgere il mio compito.
    Acuto, preciso, puntuale.
    Una sacca in pelle piena di zanne velenifere pende dalla mia cintura.
    Il sangue è riposto tra le pieghe del soprabito.
    Il pattuito è pronto ad essere consegnato.
    Io, invece, ben disposto a ricevere il mio compenso.
    Il quale sarà puntualmente sperperato tra puttane, tabacco e ingredienti.
    Così soddisfacente, e cosi frustrante.
    È Odioso non ricordare i dettagli.
    Avere in mente i suoi lineamenti.
    Sapere dove e quando incontrarla.
    Incapace, però, di ricordare il perché..
    Gli scambi di battute, le opinioni.
    Ciò che mi ha spinto, io, a darle appuntamento.
    Dopo ciò che ha fatto, in seguito a come si è impicciata.
    Spooky Village, a tal giorno in data ora.
    Nulla di più.
    Né un perché o un per come, solo quello.
    Una condizione che conosco fin troppo bene.
    La mia mente è solita giocarmi scherzi simili.
    Dei quali comincio ad essere sazio.
    Saturo.
    Infastidito.
    Contrariato.
    Voglio capire.
    Devo trovare delle risposte.
    Al più presto, e con ogni mezzo.
    Non oggi però, al momento ho un compito da portare a termine.
    Discorro tra i vicoli, noncurandomi di coloro che mi circondano.
    Troppo sudici, questi omuncoli, per meritarsi la mia attenzione.
    Così come zozzo è il mio committente.
    Codardo, vigliacco, attaccato più all'oro che al proprio onore.
    Un verme si, che però paga bene.
    Abbasso il cappuccio superando l'ingresso di Nocturn Alley.
    Non c'è pericolo, nessuno mi conosce.
    Non così bene da occupare il mio tempo almeno.
    Né sufficentemente da rivolgermi più di qualche sguardo.
    Svolto l'ultimo angolo prima di raggiungere Borgin & Burke.
    Soddisfatto, pregustando già l'odore di una donna a ore.
    Mi imbatto in una scena curiosa.
    Un contrattempo, nonché possibile scusa.
    Scusa per agire.
    Una mocciosa, biondissima, cammina di fronte a me.
    Una giovane strega, non ho dubbio in merito.
    Attratta dal modo giusto di interpretare la magia, se si trova qui.
    Oppure solo troppo stupida da aver imboccato il vicolo sbagliato.
    Non mi nota, si dirige da un sudicio spacciatore di intrugli.
    Schifezze da bordo strada, vendute da sudiciume ambulante.
    Del sangue magico così giovane non può compromettersi.
    Contaminarsi da porcheria spicce.
    Non in mia presenza.
    Le dita si stringono sul legno di noce laccato.
    La punta del mio catalizzatore sibila.
    Ed eccola, la dolce angoscia.
    L'espressione sofferente dipinta sul volto di chi è consapevole.
    Di chi sa di meritarla.
    Un lazzo incandescente sferza l'aria e stringe la gola dell'omuncolo.
    Sono così patetici i rantoli che emette cadendo sulle ginocchia.
    Vale così poco la vita di quest'essere.
    Di questo parassita.
    - Il sangue magico è un bene troppo prezioso, ragazza. -
    Mi avvicino mantenendo l'incantesimo attivo.
    Uno sguardo sprezzante al sudiciume boccheggiante.
    - E tu, schifoso magonò, vendi la tua merda ai fottuti babbani. -
    La natura dei due soggetti è così palese, così cristallina.
    Lui, trasandato e reietto, non può che essere uno scarto della società.
    La ragazza, con un portamento simile, appartiene a tutt'altra razza.
    Non una nata babbana, me ne accorgerei al primo sguardo.
    Così giovane, cosi particolare nelle espressioni.
    Poso il mio sguardo grave su di lei, rinfoderando la bacchetta.
    L'uomo si accascia a terra svenuto, io avanzo.
    - Mi intralci il cammino. -
    Comunico alla stega superandola.
    La mia azione non era necessaria.
    Sicuramente non richiesta, né tantomeno proporzionata per la società.
    Io però non sono la società.
    Né la società ha mai avuto qualcosa da spartire con me.
    Svolto a destra e spingo la porta, facendo risuonare il campanello d'ingresso.
    Il negozio è patetico, come al solito.
    - Ho quello che hai chiesto.-
    Comunico al commesso non appena esso alza gli occhi su di me.
    - Hai il mio oro? -

     
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    Mi avvicino all'omuncolo con il cappotto scuro e ad ogni passo compiuto nella sua direzione, realizzo di essere scesa troppo in basso anche solo per lo star pensando di aprire una trattativa con una "persona" così: mai visto un aspetto tanto sgradevole. Ma sono, ahimè, troppo inesperta per poter pensare di andare a colpo sicuro.
    Poi ad un certo punto un suono simile a quello di una frusta schioccata con forza, mi fa sobbalzare e fare un passo indietro. Contemporaneamente, una fune passa ad una spanna dal mio viso andandosi ad annodare intorno al collo del venditore di strada. Una delle scene più affascinanti che abbia mai visto: non riesco a staccare gli occhi dallo sguardo sofferente e supplicante dell'uomo che tenta invano di liberarsi dalla presa, lascia intuire la forza dell'incantesimo di cui è vittima. Assottiglio lo sguardo e studio la scena cercando di capire se l'opposizione dell'uomo non lo stia in realtà sabotando, aspettando di vedere a quali estreme soluzioni potrebbe pensare per salvarsi. All'improvviso mi domando: questo incantesimo da quale mano proviene?
    Seguo la fune fino ad individuare la bacchetta da cui è stato originato e alzo poi il volto sull'uomo che impugna il legno - Il sangue magico è un bene troppo prezioso, ragazza. - e io non potrei essere più d'accordo, non si contano le volte in cui mi sono autodefinita una privilegiata per via delle mie doti. -Lo so- è la mia risposta, seguita da un sorriso appena accennato.
    Mi trovo di fronte ad un uomo sulla trentina che senza pensarci troppo, ha fatto ciò che la sua volontà gli consigliava. Tutto ciò è terribilmente affascinante e frustrante al contempo: stavo davvero per avere a che fare con un magonò? Adesso che mi sta guardando, potrebbe riuscire a cogliere una certa ammirazione nei miei occhi. Più di quanta non mi piaccia ammettere, abbastanza da non sentire la necessità di replicare alle sue parole. Avanza, mi supera e io getto uno sguardo sdegnato all'uomo privo di sensi che giace sul suolo. Scosto con i piedi un'ampolla incastrata sotto la sua mano: il liquido al suo interno sembra acqua sporca. Quindi la calcio via in un ultimo gesto di disprezzo, quando decido di seguire l'uomo con cui mi son appena imbattuta e che si è messo sulla mia strada. Ciò che ho visto è fin troppo interessante per non indagare. Non sono troppo distante, ma accelero il passo per raggiungere la porta in modo che non si richiuda. A quel punto entro: la poca luce del negozio mi mette a mio agio, ma non posso dire altrettanto della polvere che fa da padrona incontrastata. Guardo le spalle dell'uomo che ho seguito, per poi abbassare con disinteresse gli occhi sugli oggetti impilati sulle mensole sbilenche. Tutto ciò che voglio adesso è trovare il modo di avvicinare quell'uomo, il mio scorrere con la vista su questi gingilli è solo un'azione che compio mentre aspetto l'occasione giusta e medito sul da farsi: ho la forte sensazione che questo fuoriprogramma valga il mio tempo. Mi fermo su un ciondolo con una pietra nera, un bell'oggetto in realtà, di cui disconosco la funzione; allungo le dita verso la collana per ammirarne la pietra, accorgendomi che ha su di me un effetto magnetico -Mi scusi- mentre continuo a studiare il curioso oggetto, cerco di richiamare l'attenzione del commesso -può dirmi questo ciondolo...- mi interrompo, sento improvvisamente la testa pesante, così come le palpebre -... a cosa... serve...- bisbiglio non riuscendo a staccare gli occhi dall'oggetto, sentendomi ormai sovrastata da una strana sensazione mai provata prima... sconforto? Tristezza? E non capisco perchè nella mia mente stiano riaffiorando immagini appartenenti ad un passato che preferirei distruggere.

     
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    Sembra quasi sorpreso di vedermi.
    Come se non aspettasse un mio ritorno così presto.
    Se quanto pattuito richiedesse più tempo.
    Come se io, con le mie capacità, avessi potuto tardare oltre.
    Non mi piace il suo sguardo.
    Né ciò che potrebbe star pensando.
    Che mi stia forse giudicando?
    La sua piccola, viscida, mente sta tirando le somme su di me?
    Spero di no.
    Per la sua salute.
    E l'integrità del negozio che gestisce.
    Poggio la bacchetta sul bancone nell'attesa.
    Lo nota, ovviamente, e si irrigidisce.
    - Se non erro, si era pattuito duecentocinquanta per il sangue...-, con la mano afferro il contenitore celato nel cappotto, -...e l'acconito.-
    La bacchetta sferza l'aria, veloce come un proiettile.
    Un grosso sacco di juta appare tra di noi.
    Quattro chili di Luparia, come pattuito.
    L'uomo accena un "si" con la testa, io proseguo.
    - Qui hai mezzo chilo di zanne, fanno altri cinquanta galeoni.
    Sono trecento, in tutto.-

    Tentenna e balbetta.
    Ancora.
    Eppure credevo di essere stato chiaro alla mia ultima visita.
    Qualcuno entra nel negozio mentre sto trattando.
    È la sececonda volta che succede.
    Spero che a questo turno il nuovo arrivo abbia del buonsenso.
    Abbastanza da starsene nel proprio, almeno.
    - L'ultima volta hai messo alla prova la mia pazienza.
    Posso assicurarti che è stata l'ultima.-

    Sibilo al commesso in tono glaciale.
    Perforandogli il cranio con lo sguardo.
    - Deciditi alla svelta, o il minimo che farò sarà mettermi in affari altrove.
    Eliminando il tuo negozio dal mercato, probabilmente.
    I miei futuri committenti potrebbero non apprezzare la concorrenza...-

    L'uomo cindola avanti e indietro, io ho ancora la bacchetta tra le dita.
    Passano un paio di secondi.
    Sto già meditando sul cosa farne di lui.
    Quando si decide e, strisciando, si volta e sparisce.
    Andrà nel retrobottega, dove tiene i galeoni.
    Lo stesso oro che avrei già provveduto a far mio.
    Non fosse che lavori ripetuti nel tempo fruttano più di un unico furto.
    I miei pensieri vengono interrotti fastidiosamente.
    La voce del nostro ospite giunge dalle mie spalle.
    La riconosco con semplicità.
    È la ragazzina, quella che ho "incrociato" qua fuori.
    Probabilmente cercava le attenzioni del proprietario.
    Che ora però non è qui.
    Poiché impegnato altrove.
    A contatare i miei soldi, spero.
    Giro sui tacchi e punto gli occhi sul profilo della ragazza.
    Così giovane, così sprovveduta.
    Si avvicina ad un oggetto di cui ignora la natura.
    Le proprietà.
    O lo scopo.
    Totalmente ignara.
    Le sua voce si affievolisce.
    Comincia a percepire evidente un senso di pesantezza.
    Seguito da un perfetto stato di disagio indotto.
    Ed è l'angoscia che pian piano compare sul suo viso.
    La lascio fare per qualche secondo.
    Le permetto di subire.
    Unico vero modo perché comprenda.
    Capisca che la curiosità, in questo mondo, va ponderata.
    - È maledetta. -
    Le afferro un braccio e la strattono via.
    Aspettando che la luce torni nei suoi occhi prima di proseguire.
    - Un oggetto di tortura.
    Irresistibile per i maghi poco versati.
    In grado di provocare le più spiacevoli visioni e sensazioni a chi la indossa o vi entra in contatto.-

    Faccio scattare il coperchio in legno sul ciondolo.
    Celandolo ora alla nostra vista.
    Un oggettino tutto sommato interessante.
    Figlio di una generazione passata.
    Quando gli attentati a soggetti scomodi andavano di moda.
    - E di procurare, allo stupido che dovesse farsi scoprire ad usarla, più di qualche problema con il ministero."
    Le parlo in tono distaccato.
    Trattandola rigorosamente per ciò che è ai miei occhi.
    Una breve distrazione.
    Un modo per ingannare l'attesa del mio compenso.
    - Non credo di averti mai vista da queste parti, ragazzina. -
    La squadro, dalla testa ai piedi.
    Tipica.
    La peculiare giovane affascinata da un mondo che non comprende.
    Che non può comprendere.
    Non ancora.
    Tantomeno in età scolare.
    Men che mai se frequentando dove immagino.
    - Cosa porta un coniglietto nella tana dei serpenti?
    Hai smarrito la strada per il treno diretto a quell'asilo che qui chiamano "scuola" per caso?-

     
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    Tesi l'orecchio e riuscì a captare alcune delle parole pronunciate dall'uomo verso il commesso del negozio: soldi, era quello l'argomento principale, o almeno così mi parse di capire. Le parole che seguirono invece confermarono i miei dubbi, portandomi alla conclusione che in quel luogo si stesse tenendo una trattativa.
    Sollevai lo sguardo un paio di volte, velocemente, quasi spiai in maniera furtiva i gesti dell'uomo in piedi davanti al bancone e tutto questo prima che facessi effettivamente qualcosa di stupido. Fui incapace di resistere all'attrazione che quel medaglione esercitava su di me e sì che la mia fame di conoscenza non viene mai saziata, ma una simile curiosità non è da me.
    Non riuscì a sottrarmi, le immagini delle persone che mi hanno cresciuta si susseguirono con una rapidità tale da provocarmi un profondo e sconosciuto senso di angoscia. L'emozione più forte che ho provato da tantissimo tempo, la prova del fatto che riuscissi a sentire ancora qualcosa. Percepì le sensazione pervadermi, una sorta di velo invisibile ricoprì le mie iridi. Quanto sarebbe facile lasciare semplicemente cadere quest'oggetto? Allora perchè mi è impossibile? Perchè adesso vedo solo la sua faccia così uguale alla mia? Lei se n'è andata, non esiste più, è cancellata, morta, dissolta.
    Io sono lei. Nessuno può dire il contrario.
    Non mi piace.

    Se riuscì a tornare in me, il merito fu solo di quel contatto e quella nuova visione così fuori contesto che si fece largo nella mia mente spazzando le altre. Fuoco. E un uomo che mangia seduto ad una tavola. Solo questo, immagini per me senza senso se prese fuori contesto. Possibili scene di vita quotidiane.
    Rientrai in contatto con l'ambiente circostante dopo una manciata di secondi: l'uomo, il cui viso sembrava quello di un individuo intorno ai trent'anni, mi spiegava la funzione di quell'oggetto di tortura. Riacquistai la mia solita espressione apatica quando il coperchio richiuse il medaglione che adesso sapevo essere qualcosa che non piace al ministero della magia inglese. La conferma ufficiale che mi trovavo nel luogo giusto.
    -Ragazzina...- bisbigliai celando bene il mio fastidio per via di quell'appellativo -cerco delle cose- iniziai a parlare quindi con tono composto e freddo puntando gli occhi su quelli del mio interlocutore -delle cose con cui all'asilo non ci lasciano giocare- la verità, solo detta in modo più pragmatico -so che qua posso trovare quello che mi serve per i miei esperimenti. Ho uno scopo, sono qui per quello- chiarì immediatamente il fatto che non mi trovavo lì per una stupida casualità. No. Ogni mio movimento era giustificato e ponderato -ma ammetto di non conoscere il posto- inarcai appena gli angoli della bocca in un mezzo sorriso, appena accennato. Avevo visto di cosa era stato capace, di come ha agito senza battere ciglio. Mi trovavo di fronte ad una possibile risorsa e sarebbe stata mia cura sfruttarla appieno misurando adeguatamente parole e gesti. In fondo mi rivedevo molto di più nel ruolo del serpente che in quello del coniglio.

     
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    Ragazzina, questo è.
    Che le piaccia o non le piaccia.
    Inutile negarlo.
    Ed è quasi penoso il modo in cui cela risentimento.
    La verità è questa.
    A volte fa male ma aiuta a crescere.
    Poiché da una ferita si impara.
    Sempre.
    Nella vita sono poche le cose che ci piacciono.
    O che ci piace sentirci dire.
    L'essere umano è fatto così.
    Molte però si rivelano utili.
    Fruibili per trovare il nostro posto nel mondo.
    Capirà da sola ciò che intendo, un giorno.
    Ammesso che sarà sufficentemente sveglia per farlo.
    Il suo modo si fa ora più controllato.
    Ostenta freddezza nella voce.
    Così tanta che potrei quasi sentirmi rimbeccato.
    Preso di punta.
    Incalzato in modo irrispettoso.
    Insultato.
    Non fosse per un piccolo particolare.
    Questa mocciosa, ai miei occhi, si colloca un gradino sopra il nulla.
    Tuttavia è un piacere scoprirla dotata di arguzia.
    Capace di adottare, a tratti, un certo manieramento.
    Interessante, abbastanza di rendermi aperto al dialogo.
    - Uno scopo dici, signorina? -
    Il suo nome mi è tutt'ora sconosciuto.
    Non che mi interessi conoscerla.
    Il mio è solo un comportamento calcolato.
    Come tutto dovrebbe essere quello di tutti.
    - Sarebbe?
    Qualcosa di oscuro e attraente?
    Che siano uno o più oggetti questa volta, accetta un consiglio: assicurati di conoscerli prima di metterci le mani sopra.-

    È un tono a metà tra il serio e il canzonatorio il mio.
    Che le piaccia o no, lei è un libro aperto per me.
    Semplice decifarla, quasi noioso.
    Il suo modo schivo, il portamento da superiore.
    Così giovane e inesperta.
    Ad ogni modo non troppo per captare, però.
    Sufficientemente matura da intuire.
    Intuire come, in luoghi simili, il basso profilo sia un dogma.
    Almeno se si vuole rimanere tutti interi.
    Soprattutto se si è nelle sue condizioni.
    E, più che mai, quando si sta cercando qualcosa.
    Sia essa materiale o meno.
    - Questo è evidente, direi. -
    Rispondo incrociando le braccia.
    Soppesandola una volta in più, riflessivo.
    Io odio le cause perse.
    Le persone inutili, che vivono per il mero ostentare.
    Parimenti a quanto apprezzo del buon materiale grezzo.
    Che la mocciosa possa esserlo?
    La possibilità, tutto sommato, potrebbe esserci.
    - Che sbadato. -
    Simulo costernazione.
    - Permettimi di presentarmi, ragazzina.
    Il mio nome è...-

    QueasyBowedCurassow-size_restricted

    ~ Owen, Owen Meyer. ~
    Coraggio, ci stavamo tutti scartavetrando le palle nel vedere un borioso Yoghi preso a soppesare questa vulvetta curiosa, dico bene?
    È solo una bambina un po' più cresciuta in realtà, attratta palesemente dalle arti oscure, che ci sta addosso perché ha visto ciò di cui siamo capaci.
    O di cui è capace Drago, almeno. Perché io avrei lasciato che si rovinasse mente e sangue con le porcherie vendute da quello schifo "umano" - per quanto siano considerabili umani quelli come lui - che bazzica o bazzicava qua fuori.
    Il cappio incendiario però è stato un tocco di classe Korczak, bravo il mio piccolo copione ignaro.
    Torniamo all'insettino posto di fronte a me, al quale mi sento di riconoscere anche io un qualcosa di interessante. Non saprei, mi ispira curiosità e basta.
    Motivo per il quale, e mi aspetto un grazie da parte sua per questo, ho preso la luce io strappandola praticamente dalle mani di un vecchio amico che sgomitava qua dietro.
    "Un tenero e giovane bocconcino ricercato", credo fosse questa la descrizione - schifosa, vomitevole e disgustosa - che il nostro terzo incomodo continuava a ripetersi mentre poneva la sua attenzione sulla giovane.
    ~ Facciamo così, ragazzina...~, ed è inutile che ti risenti perché questo sei,~ Adesso prendo i miei soldi e poi, visto che per qualche motivo hai suscitato la nost...mia curiosità, valuterò se farti da nave scuola o meno.
    Tu magari nel frattempo vedi di non toccare niente. Ti piace l'idea? ~

    Un rumore proviene dal retrobottega e ci avvisa del ritorno di quel vecchio bavoso che gestisce tutta la baracca. Potrei quasi annusare l'odore dei soldi contenuti nella borsa in velluto rosso che poggia sul bancone da qui, come se quello col naso buono fossi io e non quell'altro nella sua forma più ingombrante.
    A proposito, com'è che direbbe Mr. passivo aggressivo?
    ~ Ci sono tutti, non è vero?
    Non vorrei vedermi costretto a tornare. ~

    Che razza di dito in culo impanato nella sabbia, manco fossimo così poveri da dover star qui a discutere su due galeoni di più o in meno. I soldi, adesso, non ci mancano da un po'. Non più.
    Riservo un cenno con le sopracciglia al commerciante, afferrando il malloppo prima di voltarmi verso la ragazza e farle cenno di seguirmi lontano dalle lunghe protuberanze uditive dello stesso.
    ~ Bhe quindi? Cos'è che cerchi?
    Cosa volgiamo imparare al tuo primo giorno di scuola? ~

     
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    -Me ne ricorderò in futuro- elaborai mentalmente le parole dell'uomo non riuscendo a comprendere con precisione se si trattasse di una vera raccomandazione o piuttosto di una presa in giro. Per il modo in cui mi stava parlando ero più propensa per la seconda opzione e in un'altra occasione, mi sarei indisposta molto di più per il trattamento che mi stava riservando. Tuttavia il mio sesto senso mi suggeriva che il momento richiedesse pacatezza e controllo, due caratteristiche che di base alla mia persona non mancano ma che potrebbero venire meno se mi sento sottostimata.
    Non adesso però, nemmeno quando l'uomo in questione incrocia le braccia al petto scrutandomi con l'espressione di chi sta elaborando un pensiero facendomi ribollire il sangue. Non mi piace essere studiata, semmai sono io a fare il contrario. M anon riesco a non provare rispetto in sua presenza -Anita- feci una piccola pausa -Ardélean- un breve cenno della testa completò la presentazione.
    Owen Meyer.
    C'era qualcosa di diverso nelle sue parole adesso. Forse qualcosa che non prima non ero riuscita a cogliere? Si corresse a metà della frase, portandomi ad assottigliare lo sguardo sul suo. Tuttavia fu ciò che disse in seguito a rinnovare il mio interesse nei confronti di quella persona -sì- annuì -l'idea mi piace. Mi guarderò intorno senza toccare altro- lo guardai tornare verso il bancone senza muovere un muscolo. Non so cosa di me abbia catturato la sua attenzione ma so cosa di lui abbia catturato la mia: quell'incantesimo, l'aura che lo avvolge, il modo in cui ha definito "attraente" le cose oscure, la sua imprevista proposta. Erano tutti fattori troppo interessanti per essere ignorati, quindi mi limitai a fare quanto detto aggirandomi nella stanza, non ero interessata ai suoi affari quanto a ciò che mi avrebbe detto usciti dal negozio.
    Terminata a trattativa mi fece cenno di seguirlo e quando fummo sufficientemente distanti, mi rivolse la parola rinnovando le sue domande. Il mio primo giorno di scuola -nello specifico cerco ingredienti... sciroppo di Elleboro e sangue di drago- avanzai un passo verso il mio interlocutore - ma non solo. Veleno di Doxy, ad esempio o qualunque altra cosa che possa servire per sintetizzare un veleno- soltanto? Dette in quel contesto mi sembravano richieste da poco, quasi un'occasione sprecata. Ecco perchè dopo aver abbassato il viso un istante, mostrai ad Owen un'espressione che fosse per lui il più eloquente possibile -in realtà cerco molto di più. Un modo alternativo per usare la magia, un modo per migliorare le mie capacità. Non mi basta creare pozioni curative e lanciare diffindo, non è stimolante- neanche un po' -immaginavo che in questo quartiere avrei potuto trovare qualcosa con cui soddisfare la mia curiosità.
    É per questo che sono qui-

    lasciai che un lieve sorriso allargasse le mie labbra, pensare di apprendere tutto quello che ad Hogwarts non volevano farci conoscere in qualche modo mi faceva sentire bene.
    Un passo sopra al resto.




     
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    Guardate un po' come si è fatta ben disposta ad ascoltare di colpo questa piccola vulvetta lamentosa che scopro chiamarsi Anita, eh?
    Aaaaah i bambini, basta così poco per farli contenti. Cose anche come solo il classico "tieni questa caramella e fai il bravo, continua a farlo e non ti sculacceró a botte di regolohov e anzi, forse, te ne darò anche un'altra", facile facile.
    Qua fuori nel frattempo ha iniziato a piovigginare, e io odio quando piove. La pioggia bagna le cose, spegne le fiamme, lambisce gli incendi mitigandoli e mi fa venire ancora più voglia di bruciare qualsiasi cosa.
    Anzi alla luce di quest'ultima cosa, forse, in un certo senso la pioggia mi piace pure. Che cazzo ne so, fate voi.
    Porto con me la ragazzina fuori dall'emporio sudicio e la guido al riparo di un portico, il quale versa sostanzialmente in uno stato di semi-oscurità poiché quaggiù la luce del sole, già adesso smorzata di suo, fatica a filtrare tra i tetti delle alte e sbilenche case che ci circondano.
    Incrocio le braccia e poggio la schiena contro il muro allora, rubando una sigaretta a Drago e accendendomela con uno schiocco delle dita.
    Trucchetto carino vero? L'abbiamo imparato da un tizio strano molti anni fa, quando qua dentro eravamo ancora soltanto in due. I fottuti bei tempi, prima che di tanto in tanto cominciassi a svegliarmi con lo stomaco sottosospra e un sapore a dir poco raccapricciante in bocca.
    Ad ogni modo, la bestiolina comunicia a vuotare il sacco e mi parla di veleni, strappandomi un ghigno canzonatorio che mi si stampa sulle labbra e non mostra più l'intenzione di andarsene.
    ~ Ah davvero, vorresti sintetizzare un veleno? Un lavoro facile.
    Cos'è, vorresti levare di mezzo la stronza che ti ha rubato il fidanzatino a scuola? ~

    Mi perdonerà ma non ho saputo resistere all'impulso di prendere metaforicamente il suo culetto da ragazzina tra le mani e schiaffeggiarglielo con fare divertito, cosa potrebbe mai farsene di un veleno una che ha posato ieri il biberon?
    Sono lì lì per farle "pat-pat" su quella testolina che si ritrova e voltarmi con un'espressione decisamente bilanciata tra il divertito e il deluso, quando lei pare accorgersi di non averla sparata troppo interessante in prima battuta e decide, di rimando, che forse è il caso di solleticarmi un po' di più la curiosità.
    Brava la ragazza, ha appena guadagnato mezzo punto. Forse. Se mi gira.
    O meglio, se lo guadagnerebbe di sicuro se solo scegliesse meglio le parole con le quali, oltreché per un tornaconto personale, si sta palesemente dilungando nel tentativo di impressionarmi.
    Quindi penso che qua ci vorrebbe Yoghi con quella sua capacità di riportare la gente sui binari giusti , o indisporla meravigliosamente ancora di più, con quel suo sguardo contrariato e il portamento da superiore.
    Poi però penso che io sono io e gli altri sono nulla, e così: ~ Non esiste un modo alternativo di usare la magia cara la mia bambolina di porcellana animata, né presupporre che solo perché a te non solletica il pensiero di lanciare dei diffindo essi non possano rivelarsi più utili e acuminati di quanto tu possa anche solo lontanamente immaginare.", in merito a questo conosco qualcuno che saprebbe spiegarglielo meglio di me e in modo sicuramente molto più dettagliato, ~ E non pensare che quel sorrisetto cambi le cose, tu sei solo una ragazzina che ha iniziato ieri a far tremare accidentalmente le lucine in camera sua e ora si è infilata in un luogo che potrebbe mangiarsela, solo perché è attratta da una branca della magia che non ha nemmeno le capacità per comprendere, figuriamoci per metterla in pratica.~
    Oh piccina, l'avrà forse ferita questa mia verità stampata in faccia a freddo come una sberla? Potrebbe. Ma chissenefrega.
    Non c'era nessuno ad indorare la pillola a noi quando quei bastardi ci abusavano ripetutamente per proprio diletto.
    La vita - e anche lei lo scoprirà - non è un fottuto posto in cui ti metti una cosa in testa, la pendi per assoluta e inappuntabile verità, e decidi che vai e la fai. Nono, manco per il cazzo. Assomiglia più ad un bel contenitore in porcellana cinese, decorato a mano con tutti i ghirigori da effemminati immaginabili, che poi contiene al suo interno solo una vagonata di merda di cui l'odore ti investe in pieno se ci metti la faccia sopra.
    Tuttavia, miei cari, la sua curiosità verso quella che ai nostri occhi è una vera e propria fede e scelta di vita, non può passare inosservata.
    Devo dare ad Anita - ma voi vi ricordate che si chiamava così? Perché io insomma - ciò che è di Anita.

    20210504_014033

    ~ Oh scusami, non era mia intenzione darti uno schiaffo morale mia cara.~ , cazzo se le afferro il naso tra pollice e indice facendole pure il verso. Mi va di farlo e me ne frego se la cosa la disturba, ho proprio qui tra le dita tutto ciò che mi serve per trasformarla istantaneamente in un mucchietto di cenere nel caso in cui il suo comportamento dovesse venirmi a noia. Cosa neanche troppo inverosimile a dirla tutta, quindi perché voi bastardelli curiosi non cominciate a scommettere su come mi comporterei nel caso?
    Dai, che io nel frattempo continuo a fare da mammma-chioccia-oscura a questa qui.

    ~ Vieni, facciamo due passi. ~, con un colpo distratto della bacchetta ergo sopra le nostre teste la protezione necessaria contro quella fottuta acqua che ci cade intorno dandomi sui nervi, ~ Vedi, il discorso è questo: non puoi correre se prima non cammini, e non si può affacciarsi al mondo della magia oscura se prima non si è in grado di usare con le giuste modalità quella ordinaria. Capisci cosa voglio dire? ~
    La guido in uno dei vari vicoli che si snodano tra gli edifici di Notturn Alley, cominciando anche ad apprezzare in un certo qual modo questa mia noiosa ma interessante nuova condizione di nave scuola.
    ~ Prima hai detto che stai cercando del veleno di Doxy, là dentro c'è uno che lo vende. ~, con un cenno del mento le indico una finestra entro la quale è visibile una pallida illuminazione a lampada, ~ È un tipo viscido e particolare, non credo che lo venderebbe ad una come te senza le giuste motivazioni. Quindi entriamo insieme e fammi vedere quanto sai renderti persuasiva.
    E io, magari, vedrò di insegnarti qualche trucchetto e, pensa un po', non ti chiederò neanche un compenso per la nostra lezionciona.~

    Il tempo per rispondere potrebbe non esserle poi utile quanto uno penserebbe, così le indico la stretta scalinata verticale che porta in casa del contrabbandiere e, a tradimento, mi disilludo completamente con l'ambiente.
    E ora stiamo a vedere. Cerchiamo di capire se quella che ho di fronte è solo una bambina viziata frettolosa nell'elargire giudizi su cose che vanno oltre la sua comprensione oppure, come una parte di me spera, una giovane strega con le carte in regola per essere guidata e instradata alla magia oscura.
    Avanti bambolina, dimostrami una volta per tutta che non sei il coniglietto nella tana dei rettili che sembri.

     
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    -Più o meno- sicuramente aveva a che fare con una stronza. Una sorella stronza a cui per anni era convenuto che restassi in disparte a subire, che sapeva ed ignorava. Una stronza che è solo stata più fortunata e si è presa qualcosa che spettava di diritto anche a me.
    A questo punto pensai che poche parole ma pesate potessero essere più efficaci che ribattere ad ogni frase che l'uomo mi rivolgeva, nonostante avrei avuto da dire la mia riguardo alla storia del fidanzatino.
    Essere trattata da stupida ragazzina, ingenua tra l'altro, era una di quelle cose che non gradivo affatto. Ascoltai dunque ogni singola parola con molta, molta attenzione, parole che feriscono il mio orgoglio ma che tuttavia, sono vere -non sottovaluto l'importanza degli incantesimi di base, sono semplicemente attratta da ciò che non ci vogliono insegnare... e quindi lo cerco altrove- il mio sorriso accennato allora si spense: sono inesperta, immatura, ancora una mela acerba... ma non sono cretina.
    Feci un passo indietro ritraendomi per via del suo gesto, atto probabilmente a rimarcare ancora una volta il mio essere così ragazzina. Riempì quindi i polmoni d'aria, decisi di soprassedere quando magari in un'altra occasione mi sarei allontanata scocciata. Quell'uomo era un'occasione troppo interessante, da non sprecare ma anzi da accogliere nel migliore dei modi -indubbiamente, non era intenzionale- la sua verità era qualcosa su cui avevo meditato a lungo e di qui ormai avevo acquisito consapevolezza. Nessuna novità quindi, semmai un ricordarmi di tutta la strada che ancora avevo da fare.
    Mi affiancai a lui dunque, sotto la copertura creata dalla magia notando anche un certo dualismo nel suo modo di fare, che oscillava tra il palese piacere nell'indispettirmi ed una certa voglia di farmi apprendere qualche nozione semplice -sì, ed è un ragionamento logico. Sono ancora inesperta, ma ho voglia di apprendere. Questo a me sembra un buon punto di partenza- nella mia voce vi era fermezza, mentre il mio sguardo restava fisso sulla strada. La voglia di imparare di più e di capire non mi mancava di certo, era il motivo che mi spingeva ogni giorno a studiare sempre di più. Ci fermammo di fronte ad una scalinata di mattoni, all'apparenza ripida, che condurrebbe ad un presunto venditore di veleni e simili. Mi stava sottoponendo ad una prova, una di quelle stimolanti che accolsi con piacere -mi conviene non fallire allora- mi calai sulla testa il cappuccio scuro per nascondere almeno in parte i miei troppo appariscenti capelli color platino. La mia guida, sparì sotto il mio sguardo e io davanti alla porta di ingresso, mi presi un attimo per analizzare la situzione: dentro quella casa si trovava un tipo che probabilmente non mi avrebbe venduto il veleno semplicemente chiedendoglielo "per favore". Non sono particolarmente forte fisicamente ma ho la magia dalla mia, devo pensare a come sfruttarla al massimo. Ci sono.
    Un lieve sorriso mi si dipinse sul volto e si dissolse non appena, dopo essermi calata nella parte, iniziai a battere un paio di colpi sulla porta che scricchiolò aprendosi giusto il necessario per permettendomi di entrare. Un'odore acre mi riempì le narci, la stanza si presentava disordinata, poco pulita e buia. Boccette dal contenuto non meglio definito si potevano ritrovare in ogni dove. Iniziai a mettere a fuoco il venditore seduto ad un tavolo, muovendo qualche passo in sua direzione: sporco esattamente come questa stanza, non perfettamente in salute il che per me è un vantaggio. Riesco a sentire il suo respiro affannato e il suo fetore anche da qualche metro di distanza -salve!- tirai fuori normale, seguito da un falso sorriso simpatico. Il surrogato d'uomo mi rivolgeva un verso simile ad un grugnito ed un ghigno poco piacevole, mi squadra già indispettito mentre io fingo impressionata guardandomi intorno. Mi avvicino anche ad un paio di ampolle nel mentre, come a volerne scrutare il contenuto -mi hanno detto che vende il veleno di Doxy- voltai allora il viso verso il sudicio venditore apparentemente divertito. Mi avvicinai al tavolo, anch'esso colmo di sostanze strane. Nonostante la confusione, era tutto ben etichettato -voglio comprarlo- dissi in tono sicuro e propositivo poggiando le mani sulla vecchia scrivania appena illuminata da una piccola luce. L'uomo iniziò fragorosamente a ridere, non che mi aspettassi nulla di diverso da come mi era stato presentato. Ecco perché le mie intenzioni sono altre. Dai su, fai esattamente quello che mi aspetto che tu faccia.

     
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    Si va bene bambolina hai ragione, la voglia di apprendere è importante ma non credere che basti. Nono, manco per il cazzo, determinati tipi di magia richiedono una predisposizione naturale.
    Alcune volte bisogna essere in possesso di capacità innate per affacciarsi alla branca magica dalla quale lei è attratta, in altri casi, invece, bisogna solo essere dei fottuti pazzi bastardi senza gloria né rimorso.
    Poi ci sono le eccezioni, gente come il sottoscritto per lo più, che si collocano esattamente nel mezzo in quanto posseggono entrambe le suddette qualità.
    Vedremo comunque se sarà sufficiente legare un palo a questa piantina così giovane per farla crescere nel modo giusto, o se invece il palo dovrò infilarglielo nel culo e sventolarla come una fottuta bandiera per farle entrare i concetti in testa.
    In ogni caso comunque le prime impressioni che mi dà sono abbastanza buone, se tralasciamo la teatralità con la quale si porta il cappuccio davanti agli occhi atteggiandosi esattamente come facevano gli scagnozzi di Mr. Ponte del naso ai suoi tempi, così tanto che quatto quatto e perfettamente disilluso la seguo dentro alla sudicia abitazione dell' ancora più zozzo contrabbandiere.
    Trovo posto in un angolo della stanza dove la carta da parati scrostata sembra almeno sufficientemente salubre da non attaccare il vaiolo di drago solo guardandola, ritrovandomi quasi subito a scuotere il capo d'innanzi all'approccio della ragazza.
    - Salve!-, - Blah blah veleno di Doxy -, - Voglio comprarlo., crede forse di trovarsi davanti uno di quelli studentelli che vanno all'asilo con lei? Staremo a vedere, per ora la vedo grigia e divertente in egual misura.
    - Oh davvero vero? E dove l'avresti udito bambina mia, dove? -, questo parla con una voce maledettamente squillante e una cadenza che sembra presa in prestito da un personaggio di qualche altro universo però che dire: touchè, - Vuoi compralo bambina? Compralo dici?! Ahahaha. -
    E vi giuro che le sta proprio ridendo in faccia eh! Ma di gusto. Roba che se lo facesse con me si ritroverebbe prima ad annegare nel proprio sangue e poi carbonizzato insieme a tutto il palazzo.
    La sottospecie d'uomo - d'ora in poi da me indicato come Smeadol visto che è palesemente nato senza midollo nelle ossa - che so esser diventato schifosamente ricco con i suoi contrabbandi punta gli occhi dritto sul viso della ragazza per poi scannerizzarla con vistosa bramosia dall'alto in basso, iniziando a trafficare contemporaneamente con le mani sotto alla scrivania.
    Come?!? Cosa pensate brutti maiali maliziosi? No, non sta facendo quello.
    Si limita solo ad estrarre una boccetta recante l'etichetta: " Veleno di Doxy." per poi poggiarla sulla scrivania proprio davanti alla mani di Anita.
    - Per come la vedo io, o sisi, abbiamo due modi bimba mia.
    Metti sul piatto duecento galeoni, oppure inizia a levarti mantello e scarpe...-
    , lo sguardo di Smeadol cambia repentinamente ora che esso tenta di chiudere la porta d'ingresso con dei frenetici e maldestri colpi della bacchetta riuscendoci solo al secondo tentativo ( !Allerta spoiler!: Secondo me o l'ha rubata a qualcuno oppure non ha mai imparato ad usarla come Grindelwald comanda), - Se se se, v-vuoi uscire viva di qui, bambina mia, e soprattutto se vuoi farlo con il veleno. O si bambina, sisi.
    A parte che io l'avrei detta al contrario che secondo me avrebbe avuto più impatto, ora stiamo a vedere come va a finire.
    Anita si rivelerà capace di coprirsi da sola quel bel culetto da diciottenne che si ritrova o dovrò intervenire io per salvarlo dalle mani unticce di Smeadol solo per farglielo, successivamente, a mia volta? Lo scopriremo nelle prossime puntate.

    • Owen mio caro, cosa stai combinan...•
    ~ E no caro il mio cazzone dai gusti opinabili, stattene nel tuo!
    E lontano dalla luce soprattutto, che sto già rischiando il vomito per l'odore che c'è qua dentro, mi ci mancano solo piu i tuoi pensieri antropofagi a zonzo per il cervelletto. ~

     
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    -È davvero importante dove l'ho sentito?- accennai un sorriso lasciando che mi scoprisse la dentatura -un mio parente è frequentatore di queste zone- rimandai giù la sensazione di fastidio che la sola vista di quell'individuo mi provocava, sensazione che aumentò in maniera esponenziale non appena diede libero sfogo alla sua acuta e fragorosa risata. Mi guardai intorno abbozzando una smorfia e ignorando, ancora una volta, l'atteggiamento del venditore malato: nulla che non mi aspettassi in realtà, sapevo già a cosa stavo andando incontro.
    Gli unici elementi che all'interno di quella stanza potevano destare il mio interesse era il contenuto delle varie boccette e ampolle sparse ovunque, per il resto era tutto dannatamente disgustoso.
    Quando finalmente decise che era il momento di smetterla con le cazzate, l'uomo iniziò a cercare qualcosa sotto la scrivania per poi adagiare proprio sotto al mio naso quello che mi interessava. Molto bene, era quello che volevo.La osservai giusto un attimo prima di rialzare - a malincuore - gli occhi sul venditore, attratta dalle sue parole viscide quasi quanto il suo aspetto -prego?- chiesi in tono retorico e con faccia dubbiosa, mentre alle mie spalle la porta veniva richiusa magicamente e in maniera maldestra.
    -Capisco, queste sono le mie possibilità dunque... non ho molta scelta- risposi abbassando lievemente il tono della voce e con esso anche lo sguardo; poteva sembrare che stessi riflettendo sulle alternative a mia disposizione, ma in verità avevo già preso la mia decisione.
    Portai quindi la mano sinistra sul gancetto posto sotto al cappuccio, posizionando poi indice e pollice in modo che potessero liberare il mantello. Deglutì e contemporaneamente a quell'operazione, mi spostai di lato in modo da poter raggiungere l'uomo dall'altra parte del tavolo. Mi aveva dato l'impressione di essere un viscido a cui piacere vedere le "bambine" in difficoltà davanti alle sue richieste ed è per questo che mi mostrai vagamente riluttante nel soddisfarle, supposi che in questo modo avrebbe ulteriormente abbassato la guardia. Così facendo mi sarei allontanata dall'ampolla ma a giudicare dai movimenti dell'uomo, avevo stimato che sarei riuscita ad essere sufficientemente veloce da poterla recuperare.
    Quando gli fui di fronte, portai un piede davanti all'altro e i due lati del mantello si separarono mostrando il mio abbigliamento ugualmente nero. Fu allora che constatai di essergli abbastanza vicina per poter mettere in atto quello a cui avevo pensato fin dall'inizio, non avrà davvero creduto che fossi disposta a spogliarmi davanti a lui. Con un gesto sicuramente molto più rapido di quello che lui aveva fatto precedentemente, estrassi la bacchetta dalla tasca del mantello e la puntai al collo del viscido venditore -incarceramus- pronunciai con un repentino cambio del tono in modo che le corde scaturite dalla mia bacchetta potessero andarsi a bloccare attorno al suo collo grasso e all'apparenza anche sporco.
    -Feccia. Ho retto anche troppo- schioccando la lingua, mi lasciai andare in un'espressione di disgusto non appena mi accertai che l'uomo fosse in difficoltà per via delle funi che lo stavano strangolando. Non era il momento di perdersi in inutili ed ovvie considerazioni, quindi velocemente allungai la mano verso il veleno e me lo misi in tasca. Per quanto ai miei occhi potesse essere un affascinante oggetto di studio vedere ancora una volta un uomo così in difficoltà, pensai che fosse meglio dirigermi direttamente verso la porta possibilmente senza dare le spalle al mio bersaglio.
    Quasi mi scordai che qualcun altro in quella stanza, perfettamente celato, stava osservando i miei movimenti.



    Edited by - A.Z.D. Ardélean - - 8/6/2021, 00:17
     
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    Che dite, possiamo rendere pensiero comune il fatto che la ragazzina si stia rivelando sufficentemente sveglia da sfruttare a proprio vantaggio l'inettitudine di quella sottospecie di ratto bipede che si trova davanti? Si dai, concediamoglielo.
    Vediamo fin dove è in grado di spingersi, tastiamo la qualità della creta da modellare. Che ne so, forse forse per il sottoscritto potrebbe anche rivelarsi un piacevole passatempo dedicarle qualche mezz'ora di tanto in tanto per metterla sulla retta via dell'oscuro.
    E del fuoco, perché sennò col cazzo che ci perderò del tempo.
    ~ Bu! ~, esclamo disilludendomi repentinamente dietro di lei e poggiandole le mani sulle spalle, ~ Bene piccola, molto bene. ~
    Scivolo repentino al suo fianco posando ora il mio sguardo sulla figura rantolante che si porta le mani alla gola nel disperato tentativo di uscirne, assumendo via via un colore sempre più violaceo.
    Chissà quanto lei sia disposta ad andare in là, dove siano i suoi limiti e, ultimo ma non meno importante, quanto sia capace di sopportare la vista di una persona agoniante.
    ~ Hai applicato bene il discorso di poco fa Anita, se non avessi pensato che valeva la pena di darti una possibilità...potrei quasi considerarmi sorpreso dalla tua capacità di assorbire e mettere in pratica.~
    La noce chiara del mio catalizzatore compare tra le mie dita - mai legno fu più duttile credetemi- e prende a roteare su se stessa tra indice e pollice; mentre io, sovrappensiero all'apparenza, sto soppesando a quale ulteriore prova sottoporre la ragazza, curandomi appena del fatto che il nostro amico ha quasi oramai smesso di divincolarsi.
    Le corde attorno alla gola dell'omunculo svaniscono ad un colpo della mia bacchetta, spingendo la testa annaspante di quest'ultimo a ricadere sul tavolo, attaccata ad un corpo ansimante e provato dall'assenza di ossigeno.
    Non amo uccidere per soffocamento, poiché istintivamente ciò suscita in me l'accomunanza che la non presenza di O2 da qualche parte, generalmente, preclude la possibilità di appiccare le fiamme. Il che è praticamente peggio di una bestemmia girando le cose dal mio punto di vista, come sarà ormai ben chiaro a voi gentil bastardelli che perdete tempo a leggere queste righe.
    ~ Ti consideri dotata di fegato e stomaco forte, ragazza?
    Non mi è sfuggito il fascino che provi nell' infliggere dolore, oh no, ma fin dove credi di poterti spingere? ~

    Mi siedo sul tavolo di fianco al contrabbandiere, prendendo a passargli una mano sul capo con delicatezza teatrale, ~ Vuoi giocare a fare la cattiva, bene bene...~
    Gli occhi sono ancora fissi su di lei, tuttavia la natura del mio sguardo è ora mutata trasfigurandolo in qualcosa di decisamente meno baldanzoso, ~ Sectumsempra. ~
    Continuo a starle addosso visivamente, mentre la "persona" seduta di fianco a me tira su il capo di scatto portandosi le mani al petto.
    Là ora il sangue scorre copioso, così come ridondanti sono i lamenti che escono da quella zozza cloaca che l'ometto si ritrova al posto della bocca.
    La morte che sopraggiunge lenta e agoniante mediante il dissanguamento causato da questa maledizione è uno spettacolo "duro" a cui assistere, per alcuni insopportabile. Adesso staremo a vedere lei come si comporterà.
    Ci sono un sacco di variabili in gioco, e se pensa che il miglior modo per impressionarmi sia di compiere un eventuale sforzo morale permettendomi di uccidere questo qui, bhe, staremo a vedere.
    Certo è che questa non sarebbe la soluzione più furba, analizzando bene la situazione nella sua interezza.

     
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    Quel qualcuno di cui stavo quasi scordando la presenza si rivelò non appena lo ritenne necessario, il tutto mentre io incuriosita mi godevo lo spettacolo dei vani tentativi dell'uomo di liberarsi. Anzi, l'incanto faceva esattamente quello che diceva su carta: più si ribellava, più le corde si stringevano intorno al suo collo. Affascinante il funzionamento così specifico di questa magia -grazie- risposi a quel mezzo complimento che mi venne rivolto guardando il mio interlocutore con la coda dell'occhio -imparo in fretta, a quanto sembra- nella mia voce, strano a credersi, non vi era chissà quale spirito di superiorità perchè quello era un semplice dato oggettivo. Si trattava di una consapevolezza che avevo maturato nel tempo in seguito ad un'istruzione ferrea alternata ad esperimenti di diversa natura, e non vedo per quale ragione debba mostrare falsa modestia.
    I movimenti del rifiuto umano iniziarono a farsi sempre più deboli, la sua testa ricadde pesantemente sulla scrivania in legno quando Owen bloccò il mio incantesimo -è morto?- la domanda mi sorse spontanea -oh, non ancora- fu il suono di un sospiro soffocato a farmene accorgere. Un suono che avevo già avuto modo di udire e che a suo tempo, mi provocò grande soddisfazione.
    -Il mio è una sorta di interesse scientifico, è vero. Lo trovo affascinante - spiegai a mia volta. "Fin dove credi di poterti spingere", mi chiede. Decisi di limitarmi a seguire le movenze del mago che si avvicinava a quello che ormai era diventato il bersaglio di entrambi. A mia volta, feci qualche passo in avanti ed iniziai ad osservare la scena chiedendomi dove sarebbe andata a parare. Personalmente non mi ritenevo una persona dallo stomaco particolarmente delicato: non avevo mai aperto niente o nessuno, ma non lo avevo fatto semplicemente perchè non amavo particolarmente sporcarmi. Acuì ulteriormente la vista quando un'incantesimo molto interessante partì dalla bacchetta del mago. Sectusempra, scandì le lettere a mente e ne osservai gli effetti: il sudicio venditore iniziò a perdere grandi quantità di sangue dal petto, i suoi occhi erano iniettati di rosso e le mani si tingevano dello stesso colore. Sicuramente un incantesimo tanto efficace quanto plateale. Quella visione mi fece storcere il naso e contrarre repentinamente il viso, tutto quel sangue stava ricadendo sulla scrivania sporcando tutto ciò che incontrava lungo il cammino, magari anche in maniera indelebile. Quando feci un mezzo passo in avanti, persino la suola delle mie scarpe si sporcò appena -è davvero necessario?- dissi arretrando nuovamente -non mi importa se muore. Ma è utile farlo? Soprattutto in questa maniera così teatrale- guardai Owen poco distante da me ed estrassi dalla tasca del mantello un fazzoletto in stoffa con cui mi chinai a pulire la punta della mia scarpa destra -penso sia meglio tenere un profilo basso, non vorrei che qualcuno vedesse questo casino e si facesse troppe domande. In fondo ho già ottenuto ciò che voglio- dissi convinta della mia visione della cosa.
    Persino io in passato avevo scelto un modo più pulito per uccidere qualcuno, senza bisogno di trasformare la mia vittima in una fontana.

     
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    Tuttavia io non sono uno che analizza le situazioni nella loro interezza, non di solito almeno, e la voglia che ho di dar fuoco all'intero palazzo con loro due dentro è tanta. Ma tanta davvero.
    Forse però, a voler fare il bravo samaritano, potrei giusto giusto tirar fuori Anita dopo averla lasciata macerare una decina di secondi tra le fiamme; così, giusto perché si è comportata bene e per cercare di renderla ancora più squilibrata di quanto già evidentemente non sia di suo.
    Suvvia, sto scherzando. Non brucerei mai miss bambolina di porcellana con un debole per il lato oscuro.
    Forse, in teoria, magari, probabilmente.
    ~ Necessario? No, divertente. quello si! ~
    Più che altro teatrale in realtà, poiché per quanto io sia uno a cui obbiettivamente piace comportarsi da emerito figlio di puttana senza gloria, non è che la vista di tutto sto sangue mi soddisfi poi così tanto.
    E mi fa anche un po' schifo il fatto che un fiotto sia colato dalla gola dell'umoncolo per andare a toccare, appiccicoso, questi costosissimi pantaloni neri a cui Dragolino è così tanto affezionato.
    Ma io un giorno o l'altro glieli faccio trovare tutti bruciacchiati tra i panni stesi, così, a sfregio.
    Dove cazzo eravamo rimasti? Ah si, la prova di furbizia alla quale stavo sottoponendo la studentella.
    ~ Brava, bravissima.~ , enuncio in tono teatrale sgranando gli occhi in direzione della ragazza, ~ Il profilo deve sempre essere basso, o altissimo. Mai una via di mezzo.
    Se vuoi farti conoscere, fallo per bene.
    Se non vuoi essere identificata, vulvetta, bhe anche in quel frangente devi comportarti con attenzione.~

    Lascio partire un destro poderoso in faccia al contrabbandiere che, provato dal sangue perso, perde i sensi ricadendo definitivamente con la testa sul tavolo.
    ~ Noi...io, penso che sia sempre buona prassi distruggere il posto in cui ho operato o ripulirlo capillarmente.~
    La mia bacchetta sferza l'aria a più riprese con velocità, ripulendo ora il sangue e ora agendo sulle ferite della zozzeria che pian piano iniziano a rimarginarsi.
    Non sono mai stato un portento con la magia curativa (anzi, che rimanga tra noi, faccio abbastanza pena al contrario del caro vecchio Francisco), quindi il nostro amico dovrà accontentarsi di un lavoro abbastanza dozzinale.
    In fin dei conti però, adesso che gli ho modificato la memoria e messo a soqquadro lo "studio" con un ulteriore, distratto, movimento del polso, il tutto potrà essere riconducibile a: ~ Una perfetta rapina andata a segno, non trovi?
    Frugo alla veloce dentro una vecchia cassaforte a muro, lanciando poi una borsa piena di galeoni ai piedi della biondina.
    ~ La ricompensa per esserti dimostrata una brava scolaretta al suo primo giorno di scuola.~
    Non crediate che io sia il classico ladruncolo da quattro soldi eh! Cioè, si anche, ma qui è più che altro per necessità. E si, di necessità bisogna far virtù, specialmente quando in mezzo c'è un bel bottino da spartire in parti uguali - più o meno - con questa bambolina che oggi, tra veleno, me e oro, ha praticamente fatto tombola.
    Lancio un' ultima occhiata al coso riverso sul tavolo, assicurandomi che respiri e che continui a farlo ancora per qualche inutile anno, saltando poi repentinamente di fronte alla mia piccola pallina di creta deambulante.
    La mano destra le si posa sulla testa, battendovi dolcemente un paio di volte come a volermi complimentare ancora nei seppur mantenendo una punta di schiva ironia.
    ~ E va bene piccola, a quanto pare non sei completamente da scartare.
    Hai pure un cervello capace di elaborare le informazioni sotto più aspetti, che non è poco per uno sgorbietto come te.~

    Rinfodero la bacchetta dunque, afferrandole un avambraccio e smaterializzandomi, senza preavviso, insieme a lei.
    Uno suono improvviso accompagna la nostra comparsa nel vicolo ove, qualche mezz'ora fa, ho sussurarto all'orecchio di Drago l'incantesimo adatto da adoperare su quel miserabile magonó che ora, con ogni probabilità, sarà in qualche pronto soccorso babbano a cercare di spiegare con una scusa quello che gli è successo.
    O al San Mungo, tanto la dentro ormai si curano anche le feci della feccia del mondo.
    ~ E così hai avuto il tuo veleno e, cosa ancora più importante, hai conosciuto me. Sei un tipetto fortunato, Anita.~
    La guardo con un ghigno sul volto, soppesando interiormente quale sarà il modo migliore per lavorare su di lei.
    Lo ammetto, dopo aver visto qual' è il materiale grezzo c'è una parte di me - o forse di tutti noi - che è interessata a vedere quanto potenziale c'è veramente in questo suo esile corpicino.
    ~ Adesso dovresti tornare all'asilo, temo che la ricreazione sia finita. ~, come un fulmine le afferro il mento con due dita e schiocco un bacio pseudo-paternale/pedofilo sulla sua guancia perché a me di tanto in tanto piace mettere a disagio le persone oltreché ridule in cenere, ~ Se non c'è altro, diciamo che ti troverò io quando e se lo riterrò opportuno.~
    È teatrale e falso l'inchino che le offro, così come folle è l'espressione sul mio volto, mentre mi allontano da lei attendendo una sua eventuale reazione prima di sparire nell'oscurità che ora fa capolino in questo quartiere bsenza darle modo di seguirmi.

     
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    Divertente, lo trovava divertente. La cosa non mi sconvolgeva, non mi disgustava, semmai accresceva in me la consapevolezza di aver incontrato una delle persone più interessanti che potessi incontrare. Un colpo di fortuna.
    la mia conclusione inoltre, sembrò piacere ad Owen che ci tenne a ricordarmi di non "stare mai nel mezzo". Compresi le sue parole, in fondo era il principio su cui si basava la mia risposta. La testa del lurido venditore, si andò a scontrare con il duro legno della scrivania dopo il pugno del mago portando qualche boccetta a cascare e riversare il loro contenuto sulla superficie. Indietreggiai -allora direi che questo è il caso in cui noi decidiamo di mantenere un profilo basso, dico bene?- noi. Perchè riferirsi a sè stesso con un noi? Rimise a posto cose e persone abbastanza da farla sembrare una rapina, come precisò lui stesso. Ed esattamente come se fossimo reduci da una rapina, mi arrivò persino una borsa carica di monete -grazie- mi chinai a recuperarla e, nonostante non necessitassi di quel denari, decisi in quel momento che lo avrei semplicemente accettato così come avevo accettato i mezzi complimenti di Owen. Quest'uomo è fuori di testa tanto da farmi sentire quasi normale. La sua follia si coglie in ogni gesto, sguardo, movimento che fa, parola che dice. Non mi diede neanche il tempo di controbattere; gli bastò prendere il mio braccio per smaterializzarci lontano da lì provocandomi anche una certa nausea nel frattempo. Presi un respiro mandando giù quella sensazione prima di sollevare lo sguardo sull'uomo -così sembra... oggi è la mia giornata- rimarcai con fare... ironico? Supposi di sì, l'essere ironica non rientrava fra le mie doti.
    Improvvisamente il mio mento era stato bloccato dalle dita del mago che, con una altro gesto altrettanto repentino, si avvicinò alla mia guancia per lasciarvi un bacio. Il mio viso si contrasse in un'espressione a metà fra il sorpreso ed il disgustato, mentre la mano destra strofinò con forza la guancia quasi a voler cancellare quel gesto. Come gli è venuto in mente? -sei un pedofilo, per caso?- dissi quindi scocciata arretrando di un paio di passi. Non dissi altro, non chiesi certezze su un incontro futuro, non commentai oltre. Lo guardai semplicemente sparire nel vicolo buio. Mi chiesi se davvero quella era stata la mia giornata fortunata o se non fossi appena diventata il giocattolo nuovo di un mago fuori di testa. Nessuna tra le persone che avevo incontrato era stata capace di stimolare il mio interesse... fino ad adesso. In quel momento sapevo che, se questo fosse servito ad apprendere di più, avrei accettato di fare la bambolina. Ma solo per un po'.

    Chiusa.

     
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