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    Come aveva potuto non collegare gli eventi? Eppure era semplice. Hogwarts avrebbe ospitato gli studenti di Drumstrang, alcuni, non tutti, per promuovere la cooperazioni fra maghi e streghe di nazionalità diverse. Una sorta di Torneo Tre Maghi, senza morti e senza gloria. Le probabilità che fa gli studenti ci fosse anche lui erano alte, dopotutto. Si diede della stupida più volte mentre percorreva i sotterranei con ampie falcate delle gambe e passo deciso. Una volta finito quell’inutile show di benvenuto, Raelle aveva deciso che l’avrebbe affrontato subito. Via il dente, via il dolore. Dicono. L’aveva visto avanzare sicuro con i suoi compagni, in quella ridicola sfilata. Con i loro bastoni, le divise di pesante pelliccia nera e i giochi pirotecnici. Tanto rumore per nulla… Non aveva guardato niente e nessuno, se non ciò che aveva davanti. Come un soldato. Già… E dunque non l’aveva vista. Ma era scontato che sapesse che in mezzo a tutti gli studenti seduti ai loro tavoli, doveva esserci anche lei. Esattamente come lei sapeva di lui. Ma a differenza sua, Mordikai non le aveva dato la soddisfazione di cercarla fra le centinaia di facce.
    Così, non appena la preside aveva dato loro il permesso per ritirarsi ognuno ai propri dormitori, Raelle era scattata dal suo posto e si era diretta velocemente ai sotterranei. Si nascose in una delle nicchie che ospitavano statue imponenti di serpenti di pietra… Banale vero? Il caso aveva voluto giocare bene le sue carte, facendo finire il giovane Barker fra gli ospiti della Casata di Serpeverde. Non dovette aspettare troppo… Immaginò che non potesse essere solo, ma sperò bene che questo potesse non essere di ostacolo al suo scopo.
    Proprio quando il gruppetto di studenti gemellati, contornato da qualche oca della sua stessa casata, fu vicino al suo nascondiglio, Raelle si palesò alla loro vista, investita dalla luce tremula delle fiaccole lungo l’umido corridoio. Trovarselo faccia a faccia le fece uno strano effetto. Pungente. Fu complicato sostenere lo sguardo di quello che era stato il suo primo, unico vero amico.
    ~ Mors. lo salutò secca, senza muovere un muscolo.




     
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    Hogwarts. Aveva tanto sentito parlare di quella scuola e sempre in modo grandioso. A sentire quelle voci, era convinto di doversi aspettare una maestosità che andasse oltre la grandezza fisica degli ambienti. Ritrovarsi tra le mura antiche di un castello come un altro, aveva abbassato di molto le sue aspettative. Ritrovarsi immerso tra sfigati in donnella, non aveva di certo aiutato ad aumentare la stima che aveva del prossimo. In definitiva, pensò, non gli importava realmente di quell'ambiente. Il motivo per cui aveva deciso di prendere parte a quell'iniziativa, era perchè così sarebbe stato più vicino a fonti che avrebbero potuto fare al caso suo. Aveva indagato prima di prendere quella decisione. Aveva saputo che la famiglia Sleiden fosse da generazione impiantata nel territorio scozzese e da Hogwarts sarebbe stato più semplice indagare.
    Avrebbe quindi approfittato di quella nuova ambientazione solo per i propri scopi.
    Dopo aver compiuto il proprio ingresso trionfale seguito dai propri compagni ed aver cenato con cibo vero e non con la sbobba di avena che servivano a Durmstrang, si diresse al suo nuovo dormitorio accompagnato da vecchie e nuove amicizie.
    Disse loro di proseguire perchè intento a guardarsi intorno. Lo avrebbe fatto, approfittando della pace per fumarsi una sigaretta. D'improvviso però una figura che non vedeva da tempo gli si piazzò dinanzi. Riconobbe da subito il suo viso. Lo aveva intercettato anche prima in Sala Grande e lo aveva ignorato. Ritrovarsi la ragazza ad una spanna da lui, gli provocò sensazioni nuove. Non provò nostalgia per avere dinanzi una vecchia amica perduta, ma rabbia. Sentì, al naso, il fetido odore della propria carne che andava a fuoco ed il calore ustionante che si trasformava in apatia. C'erano punti in cui ancora non percepiva nulla.
    “Accettano davvero di tutto ad Hogwarts, eh?” Fu il commento che fece al suo saluto. Non la superò. Non le avrebbe dato quella soddisfazione. Sarebbe spettato a lei il peso di abbassare il capo. “Se non vuoi che testi le maledizioni senza perdono su di te, forse dovresti evitare di starmi intorno.” Le annunciò mentre si avvicinava per bisbigliare contro il suo volto un'offesa. “Scherzo della natura.”


     
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    “Accettano davvero di tutto ad Hogwarts, eh?” Lo sguardo di Raelle si indurì a quella velenosa domanda. Ovviamente, Mordikai con quelle parole non voleva mettere in dubbio il suo antico lignaggio. A entrambi era fin troppo chiaro il sottile riferimento che richiamava qualcosa che evidentemente ancora gli bruciava. Raelle, guardandolo, si chiese se solo per un attimo si fosse mai sforzato di capirla. Se si fosse mai chiesto, a sua volta, come doveva essere non avere il completo controllo di sé... essere una bomba ad orologeria senza un filo rosso con cui potersi detonare. “Se non vuoi che testi le maledizioni senza perdono su di te, forse dovresti evitare di starmi intorno.” E quello fu sufficiente a fugare ogni dubbio. Certo che non se l'era mai chiesto. Sorrise appena a quella minaccia così sicura. Raelle sorrise perchè gli faceva tenerezza quella ostentazione di potere che Mordikai non possedeva. Non verso di lei per lo meno. Forse pensava che per il semplice fatto di esser stato iscritto ad una scuola dove insegnavano le arti oscure, allora poteva vantarsi di essere un vero mago oscuro? Di essere cattivo?
    E magari poter dare finalmente un senso a quel ridicolo soprannome che s'era dato perchè il nome Mordikai l'aveva sempre odiato? “Scherzo della natura.” … Raelle chiuse gli occhi. Scherzo della natura. In un attimo la mano di Raelle si ritrovò a stringere il bavero del mantello che Mordikai indossava. All'altezza del collo. Quel movimento era stato così fulmineo da non spostare nemmeno l'aria. Raelle non lo tirò verso di sé, né tanto meno strinse la morsa del suo pugno al punto da strozzarlo. No. Raelle lo afferrò per allontanarlo da sé, perchè quella vicinanza non era stata richiesta e perchè aveva bisogno di frenare l'impulso di spaccargli la faccia. ~ Non sono io a dover avere paura. gli rispose seria, dura. Soltanto allora lasciò andare la presa, dandogli una leggera spinta. Lo guardò poi, dal basso verso l'alto e si accorse, forse troppo tardi, di avere davanti a sé un estraneo. Un completo sconosciuto, che si, aveva decisamente l'aspetto del ragazzino che era stato l'unico vero amico che aveva avuto... ma nulla di più. Raelle sapeva di avergli fatto del male. Lo ricordava bene quel giorno... Ma sapeva anche di non avere colpa. Non avrebbe mai valuto fargli del male... Eppure era successo, perchè non poteva controllarla quella forza. Quella folgore che esplodeva e che feriva. Non ne era capace... a nulla erano valsi i duri allenamenti di anni ed anni. Ora però davanti a sé aveva un estraneo che l'aveva minacciata, che si era sentito in diritto di minacciarla e Raelle non sopportava d'essere così sbrigativamente sottovalutata. ~ Errore mio. Pensavo che avremmo potuto essere almeno civili. disse senza smettere di guardarlo negli occhi, poi tese una mano davanti a sé. ~ Usare le minacce per declinare un armistizio. Errore tuo, Barker. evocò una piccola fiamma che prese ad ardere vivacemente sul palmo della propria mano. Una chiara, chiarissima provocazione. No, Raelle non avrebbe permesso a Mordikai di esserle così sfacciatamente ed apertamente ostile. E se anche lui avesse perseverato nell'inutile impresa, non si sarebbe fatta certo trovare impreparata. Mite e quieta a subire le sue ridicole minacce. Le Warwitch non sono né miti né quiete. Raelle Warwitch, meno che mai.


     
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    Si lasciò scappare uno sbuffo divertito alle sue parole. Non credeva la Warwitch fosse diventata così piena da sé da credere che qualcun altro, e Mors in particolare, avrebbe potuto sentirsi intimorito dalla sua minaccia, perchè era chiaro lo fosse. “Perchè, credi di fare paura a qualcuno?” Le disse, fronteggiandola senza indietreggiare di un solo passo. Non lo fece nemmeno quando la vide evocare la piccola fiammella sul palmo della sua mano. Quel che fece anzi, fu guardarla. Uno sguardo indecifrabile su un volto freddo, apparentemente privo di emozioni. Quello stesso fuoco che ardeva sulla mano della serpeverde però, ardeva nel suo petto. Quella fiamma, avrebbe voluto fargliela mangiare per ripagarsi di quel che, volontariamente o no, la ragazza gli aveva tolto.
    Non fece nulla. “Vuoi essere espulsa, Warwitch?” Lo disse dopo qualche istante. Un tono calmo, pacato, che non avrebbe lasciato intuire nulla, nemmeno l'astio provato per l'altra. Distese le labbra, rivolgendole un sorriso. “Perchè rompimi i coglioni e ti assicuro che sarà mia premura fare in modo che accada.” Aggiunse poco dopo, avvicinandosi ancor di più a lei. I loro volti a quel punto, quasi si sfiorarono. Ghignò. “E quando sarai fuori, senza alcune istruzione, con un futuro perso, ti verrò a cercare e solo per ridere della tua inutile vita.” Annuì lentamente, piegando poi il capo, mentre alzava una mano per donare all'altra una piccola schicchera sulla sua guancia. Un gesto atto a stuzzicarla. “Sembra divertente, no?”


     
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    “Perchè, credi di fare paura a qualcuno?”Nonostante la maschera ascetica che rendeva il suo volto imperturbabile, Raelle potè percepire chiaramente il fastidio che il ragazzo stava provando fronteggiandola. Fastidio. Forse era un termine troppo gentile. Sicuramente lo era. ~ Non a qualcuno. A te. rispose senza spostarsi, sostenendo quella vicinanza scomoda. Se Barker era diventato così stupido da credere di poterla intimorire, sbattere contro il muore di quell'errore gli avrebbe fatto venire un gran mal di testa. Dopotutto, e Raelle era ben salda su quella sua convinzione, se dopo anni continuava a portare rancore per un incidente, non poteva davvero sperare di convincerla che le fosse indifferente. “Vuoi essere espulsa, Warwitch?”
    “Perchè rompimi i coglioni e ti assicuro che sarà mia premura fare in modo che accada.” Avrebbe voluto mostrarsi seria, ma le parole del ragazzo le provocavano una dolorosa ilarità. Dolorosa perchè un tempo aveva davvero creduto di aver trovato qualcuno che potesse capirla... qualcuno di cui potersi fidare...“E quando sarai fuori, senza alcune istruzione, con un futuro perso, ti verrò a cercare e solo per ridere della tua inutile vita.” Invece era bastato un colpo, uno soltanto, al suo fragile ego, per rovinare tutto. Raelle non credeva affatto che fosse stato l'incidente in sé... perchè Mordikai conosceva quell'aspetto di lei. Era stata lei a rivelarglielo... quell'attimo di fragilità che li aveva in qualche modo uniti... Adesso si trovò a rimpiangere di avergli permesso di vederla così. Nessun altro sarebbero stato altrettanto immeritevole. “Sembra divertente, no?” Rise, e lo fece proprio contro la faccia troppo sicura del ragazzo che un tempo aveva chiamato amico. Gli afferrò poi prontamente il polso della mano che aveva osato toccarle il volto, allontanandola da sé con forza. Si domandò se davvero si aspettasse di essere credibile, agli occhi di chi conosceva chi era e quale fosse la sua storia. ~ Ma che piano diabolico e ben congegnato. disse prendendo ad applaudire lentamente, distintamente, sarcasticamente, ~ Complimenti, davvero non mi aspettavo tanto da una mente piccola come la tua. chissà se l'ironia era abbastanza affilata da tagliare. ~ Però, devo farti notare un paio di falle. aggiunse, guardandolo dritto negli occhi. ~ Forse l'ustione ti ha colpito anche l'ippocampo, perchè evidentemente non ricordi chi sono. fece un passo in avanti, spostandosi di fianco a lui, ~ Pensi che Hogwarts sia la mia unica opzione? Io erediterò la più antica e prestigiosa accademia di magia militare d'Europa. , parlò lentamente, scandendo bene ogni singola parola, mentre con un altro passo gli fu alle spalle. Iniziò a gesticolare morbidamente con le mani, prima di emettere un vocalizzo soffocato... ~ Fossi in te, piuttosto che della mia istruzione, mi preoccuperei di non farmi sbattere le porte in faccia dall'ennesima scuola di magia. era un'antica nenia che le aveva insegnato sua madre, serviva per togliere l'aria al nemico, facendolo soffocare. Raelle non voleva soffocare Mors, non l'avrebbe mai fatto sul serio e questa consapevolezza la irritava. Con una mossa veloce, lo costrinse con la schiena contro le mura umide dei sotterranei, per guardarlo in faccia mentre boccheggiava. Corpo a corpo. ~ Perchè Mordikai, sappiamo benissimo che, in quel caso, saresti tu quello senza futuro. , concluse sibilando velenosa quelle parole. Lui voleva ferirla con le proprie, beh, Raelle lo stava semplicemente ripagando con la stessa moneta. La valuta di scambio però era la verità, dura e sprezzante. Aspettò qualche secondo, schiacciata col corpo contro quello del ragazzo in una posizione per permetteva di immobilizzarlo. Poi si spostò, guardando i suoi occhi chiari scurirsi di preoccupazione, e ruppe poi l'incantesimo, lasciando che tornasse a respirare. Voleva solo spaventarlo.
    ~ Benvenuto ad Hogwarts. disse, prima di dirigersi al dormitorio che avrebbero condiviso.
     
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    Boccheggiò. Alzò la mano per stringerla sul polso della Warwitch. Lo sguardo che le lanciò non era colmo di paura, bensì di astio. La odiava per quel che lei gli aveva fatto e la odiava adesso per la prepotenza che osava mostrare nei suoi riguardi. Era la sua convinzione ad infastidirlo. La consapevolezza, per Mors infondata, di poter avere il mondo ai suoi piedi se solo l'avesse voluto. La convinzione di un passato e di una famiglia a proteggerlo, gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Dopotutto lei era una privilegiata e lo era per Mors, senza alcuna motivazione. Non meritava il suo cognome. Non meritava le sue ricchezza. Per lui, non meritava nulla.
    Quando la ragazza pose fine a quell'incanto, Mors rimase a guardarla riprendendo fiato. Non servirono parole per lasciarle intuire che il loro incontro non sarebbe terminato lì, né che nessuno dei due avrebbe deposto le armi. Non ci sarebbe stata alcuna tregua ed anzi, sembrava quasi che quello scontro avesse segnato l'inizio di una guerra tenuta in stasi fino a quel momento.
    “Il tuo cognome non ti proteggerà per sempre.” Le disse sistemandosi la divisa, guardandola allontanarsi. Si avvicinò di un solo passo, riservandole un ultimo sguardo. Non avrebbe indugiato oltre. Non in quel momento. Il suo sguardo lasciò presupporre però la promessa di un ritorno. “Sarai una rovina per loro.” Lanciò la sua profezia. Una che, era certo, non sarebbe stato poi così lontano dalla realtà. Il suo potere, per quanto utile, non sarebbe stato sempre manipolabile e di quello sarebbe morta. Avrebbe mandato in rovina il suo regno e la sua famiglia e Mors avrebbe fatto in modo ciò accadesse. Non aggiunse altro. Girò sui tacchi ed andò via.

     
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