Inferno, Canto VII

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    Dimitrij Kolesnik .
    Si rigirò il biglietto da visita tra le dita sottili e lo ricacciò nella tasca interna della giacca scura. Il giovane Shelley aveva sentito quel nome svariate volte, usualmente pronunciato da sua padre e dal signor Rushmore, li aveva sentiti parlarne non decisamente bene, parlavano di quell’uomo come si parlerebbe di un pazzo sadico, parlavano di lui e di strane voci che giravano sul suo conto e di quell’attività che possedeva a Nocturn Alley, a tutti gli effetti era un avversario diretto della loro famiglia ma, a differenza di suo padre, pareva proprio, almeno dando adito alle voci sul suo conto, che il signor Kolesnik non si facesse tanti scrupoli. Esattamente il genere di persona che Youth si sarebbe augurato di avere come padre al posto di quello che gli era capitato, rigido si ma rigidamente attaccato alle regole e al restare sulla strada della legalità pur di non sporcare il cognome che portavano.
    Per anni Youth aveva sofferto mortalmente della competizione con suo fratello maggiore Judas, per anni aveva visto ogni talento dell’altro essere lodato, e ognuno dei suoi essere schernito. C’era stato un tempo lontano, che se stringeva gli occhi poteva quasi ricordare, in cui era stato un bambinetto smilzo e remissivo, un tempo in cui avrebbe voluto solo l’amore di suo fratello e quello di suo padre ma portava la colpa di aver ucciso sua madre; no, non di certo volontariamente. La madre di Youth era morta di parto dandolo alla luce, non di certo una colpa che poteva essere attribuita a lui, eppure, suo fratello, di qualche anno più grande, l’aveva sempre accusato, l’aveva sempre chiamato mostro e , alla fine, ci era diventato davvero un mostro ma consapevole di esserlo. La vita gli aveva dato un ruolo infame e lui aveva deciso di ricoprirlo al massimo delle sue possibilità. Era divenuto un brillante studente di Durmstrang, veleni, la sua materia preferita, il suo punto debole, però, era sempre stato il carattere, mal sopportava chi voleva dar fastidio a lui o ai suoi pochissimi amici, e così era stato espulso, difendendo, forse in maniera troppo accesa, il suo miglior amico. Suo padre lo aveva punito severamente e lo sguardo di suo fratello, quel fratello che ora pareva esser diventato alla stregua di un Santo, aveva scosso la testa in dissenso.
    Era lì, in quel momento, che aveva deciso la sua vendetta personale contro il maggiore, lo aveva avvelenato peccato che quello stronzo, ancora si chiedeva come, dopo mesi passati tra la vita e la morte , aveva deciso di vivere e così ecco andare in fumo l’unica possibilità di accaparrarsi gli affari di famiglia dopo che il vecchio fosse morto. Avrebbe dovuto vivere della gentilezza di suo fratello, cosa che, ovviamente, non era neppure lontanamente possibile accettasse.
    Quando il nome di Kolesnik gli era entrato nelle orecchie, sin da subito, vi aveva visto la sua occasione di riscatto, un’occasione che non poteva bruciare e così aveva fatto le sue ricerche e non era stato troppo complesso trovare il posto a Nocturn Alley.
    Fece il suo ingresso, la sua figura sottile e decisamente alta, l’aspetto ordinato per quanto, mortalmente, inquietante ed un vago sorriso a dipingergli sul volto un’espressione indecifrabile
    << Salve, so che lei si occupa di oggetti magici, è corretto o ho sbagliato posto?>> chiese mentre gli occhia chiari si puntavano sul viso di quello che, con un po' di fortuna, sarebbe stato il suo personale mentore.
     
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    Due cose non sopporta Dimitrij: gli stronzi che vogliono fotterlo e quelli che fanno le cose incomplete. Questo genere di persone devono guardarsi le spalle dal momento in cui il loro aspirante cervello pensa lontanamente di mettere in pratica qualcosa che possa recargli danno. E con questo vale a dire un danno economico, non di certo fisico. Dimtirij è uno che brama e preserva il denaro di certo non è uno spendaccione. Quando deve acquistare qualcosa al mercato nero oppure da un trafficante, la cui bocca è abitata da solo due denti sani sul totale e non promette nulla di fiducioso, ci pensa molte volte. E quello che acquista va a finire nel suo negozio che non ama appunto chiamare tale. Per lui è un covo brulicante di cimeli che altrove non è possibile trovare, ad alcuni è talmente affezionato che non li venderebbe nemmeno per un sacco d'oro. Li mette in bella mostra perchè ne va fiero e una parte di sè gode quando uno stolto osserva tale oggetto con gli occhi che brillano.
    Dimitrij quel mattino ha strappato con forza e con rabbia lo scatolone che ha spinto verso l'interno della struttura, non si è curato del fatto che il pavimento è segnato dal suo passaggio da un'enorme scia di liquido scuro. La collera ha avuto la meglio mentre leggeva il nome del mittente scritto con quello che sembrava inchiostro di bassissima qualità. Bardenfleth. Erano anni che la sua testa non si riempiva di ricordi legati alle sue radici. Era da parecchio che non sentiva le nocche stringere e la mani chiudersi con evidente irruenza. Non ci aveva pensato due volte, se qualcuno aveva spedito quel pacco per lui significava che qualcuno del suo passato stava seguendo i suoi spostamenti. Lui è un mago che non stringe amicizie con facilità, non ha molte persone di cui fidarsi, o meglio non ne ha. Non spiega dove va e cosa intende praticare il giorno stesso o i giorni avvenire. Pertanto non gli aggrada quello scatolone che giace dinanzi a lui.
    Lo strappo ha spezzato a metà l'involucro, Dimitrij pensa che sia buona cosa fumarsi un sigaro per calmarsi, o almeno ci prova. Infila uno di quelli esteri fra le labbra e lo accende con un colpo di bacchetta. La porta se l'è dimenticata aperta e i suoi occhi continuano ad osservare ciò che contiene quella scatola inaspettata. E' nervoso, per nulla rilassato, ha molte cose da fare nel retro ma sa che in quelle condizioni non è lucido per mettersi a catalogare ciò che di recente ha accalappiato in giro per i mercati limitrofi. Se la sua mente è offuscata sa che il suo giudizio piò essere compromesso. La sua analisi è minuziosa ma è fortemente influenzata dal suo umore. Con la punta dello stivale sposta l'angolo della scatola sbuffando una nuvola di fumo quindi si piega sulle ginocchia per avvicinarsi al contenuto. Un odore idrocarburico infastidisce la sua fumata e si arrabbia ancora di più. Quando fuma gli piace immergersi in quell'odore e non ama particolarmente le modifiche allo stesso.
    Una voce vicina attira il suo orecchio fine, la faccia di Dimitrij nonostante abbia capito che lo sconosciuto sta parlando con lui non si smuove, rimane dov'è, col naso arricciato e la bocca che continua a fumare. Chi lo vuole sapere? si limita a rispondere con voce alterata dopo un paio di minuti di assoluto silenzio. Non l'ha invitato ad entrare nel suo luogo ma quello lo fa comunque. Non ci da molto peso e attende la risposta anche se pensa che non ha tempo da perdere coi curiosi, è bene che costui sia svelto nel metterlo al corrente dei suoi intenti. Se è un venditore è bene abbia con se qualcosa di non banale, se è un collezionista spera di non doverci litigare poichè è al momento poco paziente. Se è un curioso sa che può evitarlo e si limiterà a ignorarlo fino a che non capirà da solo che quella giornata non è quella giusta e che è di troppo.

     
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    La maggior parte delle cose suscitava unicamente due emozioni nel giovane Shelley: indifferenza o fastidio, la nuvola grigiastra del fumo era una di quelle cose che avrebbe messo nella prima categoria, non lo disprezzava ma non lo apprezzava neppure; troppo ancorato a quei rigidi insegnamenti impartiti dal padre per cui ogni vizio di un uomo avrebbe potuto rappresentare un punto debole e, i punti deboli, a gente come loro, non erano permessi, semplicemente; come non lo erano le opinioni personali e, tantomeno, il decidere come cazzo vivere la propria vita.
    Non diede cenno del proprio fastidio, rinchiudendo le mani nelle tasche del cappotto ed evitando di sventolarne una alla ricerca di un piccolo spazio di aria limpida. Era in un territorio non suo e aveva, evidentemente, invaso lo spazio di qualcuno che, quel giorno, non era decisamente di buon umore; in altri momenti se ne sarebbe fregato come suo solito, in fondo preoccuparsi dello stato di terzi non era nella sua indole, ma lo era occuparsi di se stesso ed era abbastanza saggio da comprendere che avrebbe bruciato praticamente ogni possibilità di entrare nelle grazie dell'adulto .
    Tra le ultime parole pronunciate dallo Shelley e le prime pronunciate dall'altro, passarono minuti interminabili, tanto che, si chiese, se lo avesse sentito o fosse troppo indaffarato per dargli anche solo la minima attenzione
    Chi lo vuole sapere?
    Arricciò le labbra in un sorriso affilato
    << Youth Shelley>> e se davvero l'altro era influente , come aveva sentito dire in giro, allora, doveva sapere benissimo chi fossero gli Shelley chiaramente ma si premurò di proseguire, tanto per dare una motivazione alla sua presenza, per far capire che no, non era lì con l'interesse di fottergli il lavoro o di portarlo a lavorare per papino
    << E al contrario di quanto possa dire il mio cognome non sono di certo qui per farle la morale, anche perchè, detto tra noi, credo che finirei fuori da quella porta prima ancora di aver emesso sillaba>> era orgoglioso e fiero lo Shelley, certo, ma non stupido, e sapeva di non poter in alcun modo competere con un mago adulto
    << Non sono il figlio preferito di papà ma , nonostate quello che lui sia disposto a ad ammettere, sono bravo con gli oggetti magici , vorrei proporle un patto ma non voglio certo rubarle tempo prezioso, quindi parlerò unicamente se vorrà concedermi un altro paio di minuti per spiegare, altrimenti, so dov'è la porta, me ne andrò senza neppure che debba scomodarsi e non mi rivedrà più tanto meno qualcuno saprà del nostro incontro>> assicurò mentre gli occhi glaciali scrutavano l'altro, in cerca di un assenso.



     
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    Shelley, Shelley la bocca di Dimitrij esterna il fumo che i suoi polmoni rigettano e le sue labbra continuano a trattenere con astuzia il sigaro fra le stesse. Ha sentito bene le parole del giovane, sta cercando di focalizzare le informazioni in suo possesso legare a quel cognome che non gli è nuovo. Capisce che non è quì per banalità, non ci crede comunque perchè è un diffidente del cazzo ed è più simile al Santo Tommaso di cui lui nega nega l'esistenza. Se non vede non crede, alla fine per lui ogni cosa funziona così; detesta le parole perchè sa che nel mondo in cui vive ci sono assai sporchi adulatori, ipocriti e false facce. Lo ha imparato sulla sua pelle a partire dalla sua vita a palazzo da cui è fuggito per varie motivazioni. Vuole però lasciare che lo Shelley continui a parlare difatti non lo interrompe; le sue rozze mani e ormai sporche del contenuto e di polvere non si muovono più entro lo scatolone ormai rovinato. Si rizza in piedi, stiracchiandosi visivamente e tossendo con noncuranza, lo sa che quella posizione gli crea delle tensioni muscolari. Gli ricordano l'ultima volta che si è immerso in una rissa di più persone. Ne è uscito ammaccato ma vincitore e quello, insieme ad altri episodi che non escludono il sangue, lasciano segni sul suo corpo. Se lei volesse farmi la morale sarebbe un uomo decisamente sciocco fa l'ultimo tiro e con le dita sporche allontana il mozzicone dalle labbra. Alza lo sguardo su di lui. Con quelle parole sta dicendo che gli da dando un punto a favore, non lo ritiene del tutto uno stupido. Dice che vuole proporgli un patto ma quello che pensa Dimitrij è: che razza di scellerato desidera fare un patto col sottoscritto? Potrebbe trattarsi di un ingenuo quanto di uno troppo frubo. Quasi più di lui. Deve esserci qualche vantaggio per lo stesso. Lui è uno a cui piacciono le alleanze che conferiscono dei benefici per entrambi i partecipanti. Allora vuole sentire cosa ha da dire perchè ha utilizzato delle ottime parole per attirare il suo interesse. Continui a parlare gli ordina. Getta il mozzicone a terra e lo fa sparire con un colpo di bacchetta quindi si appoggia con la schiena dolorante al bancone tastando il lato libero alla ricerca del suo bastone. Non è uno di quelli stupidi per vecchi, è di legno malandati con la pelle che puzza di decomposizione, è di massello e peltro color marrone e un tempo lucido. L'impugnatura è fatta a T e l'acciaio sporco è modellato a formare la testa di un serpente, di preciso è un cobra con la bocca aperta. Tamburella l'estremità a terra facendo un rumore fastidioso quindi si allontana verso le mensole di fronte. E' tutto orecchi.

     
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    Sentì il suo cognome essergli rimbalzato addosso un paio di volte, nel tipico atteggiamento di chi tenta di ripescare qualcosa sepolto nei propri ricordi; non lo incalzò , ne aggiunse dettagli di alcun tipo, rimase in silenzio, così da dargli il tempo di ricollegare il tutto tra le pareti della sua mente, non volendo interferire in alcun modo con i ragionamenti che ne sarebbero conseguiti.
    Ci aveva pensato un bel pò, Youth, sotto quale forma proporre ciò che , a chiunque altro, avrebbe solamente imposto, l'idea era semplice: lavorare come apprendista dell'uomo che continuava a fumare beatamente il proprio sigaro; ad una persona qualunque lo avrebbe semplicemente imposto facendo pesare il proprio cognome, sia mai che suo padre gli servisse effettivamente a qualcosa, perchè diavolo non avrebbe dovuto sfruttare almeno i vantaggi che gli dava esserne figlio? Non capiva proprio i coglioni che andavano avanti con la storia del non usare il potere dei loro genitori per ottenere qualcosa, che c'era di bello a quel punto nell'avere dei genitori? Con Dimitrij, però, Youth sapeva sin troppo bene di non poter rivendicare alcun diritto, così , arrovellandosi per qualche giorno, gli era venuto in mente semplicemente di spingere sull'unico tasto che avesse potuto muovere gente come loro: il guadagno. Niente si faceva per niente, lui stesso ragionava in quei parametri, ergo doveva porgli uno scambio vantaggioso e non gli fu difficile trovarne uno .
    Se lei volesse farmi la morale sarebbe un uomo decisamente sciocco
    Piegò un solo angolo della bocca, mettendo su un sorriso tagliente e lucido come la lama della miglior spada. Ci aveva sempre tenuto al proprio aspetto fisico, era impeccabile in tutto e osservò con attenzione il bastone su cui l'altro poggiava il proprio corpo evidentemente malconcio
    Continui a parlare
    Annuì spostando lo sguardo dall'oggetto al proprietario e umettando appena le labbra, era già un traguardo che non lo avesse sbattuto fuori di lì nei primi cinque secondi, già solo così si sarebbe ritenuto fortunato. Giravano parecchie voci sull'uomo , alcune credibili, altre un pò meno ma quasi tutte lo ritraevano come qualcuno con un carattere per niente affabile e poteva dire con certezza che , quelle, erano sicuramente realistiche. Non era stato scortese con lui, anzi, anche se lo Shelley era decisamente più giovane di lui, gli si era rivolto comunque dandogli del "lei", in una formalità che, usualmente, non si riserva ad un ragazzino vent'anni ma c'era qualcosa nel suo atteggiamento, nel modo nervoso in cui aveva spento quel sigaro o nel modo stesso in cui l'aveva fumato che gli rimandava addosso esattamente la misura del suo pessimo carattere
    << E' semplice, io lavoro per lei, osservandola e in cambio io potrei rimediarle qualche oggetto che magari potrebbe esserle utile reperire. I contatti di mio padre sono tanti, sicuri e ben forniti, si fiderebbero senza dubbio di me e del mio cognome ma io potrei deviare metà del carico diretto a mio padre, verso ... di lei >> affermò serio << lei deve solo farmi osservare come lavora, tutto qui, una sorta di apprendista ... Diciamo così>> aggiunse con un mezzo sorriso a increspargli le labbra sottili
    << Ovviamente io ho interesse che lei non dica a nessuno di questa deviazione degli oggetti, e lei ha interesse che io non spifferi in giro di cosa si occupa con esattezza , potrei darle la mia parola e lei potrebbe darmi la sua ma non la giudico uno sprovveduto, come non giudico me stesso in quel modo, ergo che sia un patto, si, ma sigillato da un voto infrangibile di silenzio reciproco >> propose poi lasciando all'altro il tempo di prendere una decisione.

     
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    Lei vuole imparare dice Dimitrij voltandosi verso il suo interlocutore. Lo osserva da cima a fondo, è così giovane che non sa se credere alle sue parole. Ne studia la forma della bocca e lo sguardo ed è quasi certo che non stia farneticando. Rimane in silenzio prima di dire la sua, ascolta anche il resto. Le sue dita si intrecciano le une sulle altre di nuovo sul manico. Sta minuziosamente osservando la riga nera sotto le sue unghie malmesse. Quando smette di parlare lo Shelley, lui si piega in una risata gutturale che termina in un colpo di tosse che lo riporta al mondo. Un patto sigillato da un voto infrangibile? Domanda con gli occhi sorpresi. Crede che il ragazzo stia correndo troppo, dando per scontato davvero troppe cose. Lui è un diffidente di primo ordine ma non è detto che la sua richiesta sia nulla per sempre. Lui è uno che apprezza i favori, ama chi lo adula, ma non chi pretende senza dare. Sa, io, alla sua età, ho visto di tutto e non starò quì a raccontargli la mia vita. La via più breve d'oggi per diventare un saccente di oggettistica di altri tempi è stare ad osservare dunque? Le sue dita grattano il mento coperto dalla barba rigida.
    Glielo domanda per fargli comprendere che lui è cresciuto sporcandosi le mani, rischiando la pelle per diventare una persona come è oggi. Non una bella persona, ma sicuramente una a cui non sfuggono dettagli riguardo la qualità di qualcosa e l'annata di quant'altro. Le sue parole indirettamente affermano che le nuove generazioni non gli piacciono perchè cercano la via più breve e più semplice per arrivare all'obiettivo. D'altro canto però, le parole dello Shelley gli stanno gonfiando il petto. Non lo da a vedere ma se il ragazzo gli ha fatto questa proposta la sta avanzando perchè conosce che chi ha di fronte non è un imbecille. Ma poichè Dimitrij non è sicuro che l'altro non lo sia, ritiene opportuno scendere ai propri di compromessi. Sa, io credo che l'esistenza sia un travaglio che si basa sul dare e ricevere. In questo caso lei vuole soltanto apprendere, lei si è chiesto cosa desidero io?
    Dimitrij in realtà ha una risposta diretta per quella domanda se lui gliela gira: che non ha tempo da perdere per furbate e giochetti del cazzo. Nonostante questo, intende servirsi di lui in qualche modo, infine se vuole fotterlo non ci riuscirà facile. Dimitrij sente la puzza di stronzo e di marcio da lontano. Per farla breve, il patto di cui lei parla deve giovare a me, comprendo il fatto che lei abbia conoscenze nei fornitori, avanzo l'ipotesi che posso crederle. Ma! alza il dito indice per attirare la sua estrema attenzione e lo vuole zittire prima che abbia solo il pensiero di interromperlo. Le parole non sono sufficienti negli affari, mai. Quindi muove dei passi avanti e indietro. Lo Shelley deve prender quella frase come primo insegnamento da parte sua; è banale, quasi fa ridere Kolesnik sotto i baffi. Mi porti qualcosa di interessante.. qualcosa che io possa apprezzare. I suoi occhi luccicano e le sue dita si muovono quasi in preda ad un tic nervoso. E' una sfida vera e propria quella che sta avanzando, e non è decisamente una richiesta. Lo Shelley si è presentato sulla soglia del suo negozio con quell'intento, deve guadagnarselo e lui, nel tempo forse gli impartirà ciò che ha appreso durante la sua burrascosa vita. E' probabile che se lo riterrà una persona fidata e volenterosa lui gli possa confidare i segreti del mestiere a lui tramandati dal grande maestro che nei suoi incubi rivede con la pelle cianotica tirata sul cranio e degli avidi decompositori cibarsene. Del resto, comprendo come le sue parole sono poste bene per attirare un coniglio nella trappola, ma non sono di mio gradimento. Ammirevole. Decisamente avrebbe ottenuto un consenso diretto altrove, ma sono spiacente oppure lei dovrebbe ritenersi fortunato quest'oggi, d'aver incontrato me. Si percepisce nell'aria la stima di ste stesso. Le sue mani sono vuote. Lei è venuto quì con un nome e una bella storia. Colpisce il pavimento col tacco dello stivale. Non si arriva mai al cospetto di Kolesnik con una proposta e le borse leggere. E' per questo che Dimitrij si rende conto durante quel breve dialogo che il ragazzo lo conosce per sentito dire, probabile che le sue informazioni siano incomplete, oppure avrebbe avanzato qualcosa di interessante sotto i suoi occhi celesti. Stuzzichi la mia attenzione con qualcosa di mio gradimento, Shelley. La sua provocazione vuole allo stesso tempo testare le fonti che parlano di lui. Quindi sparisce dietro al bancone, raccoglie uno scatolone pesante da terra brontolando. Osserva la faccia bislunga dell'ospite del giorno in attesa di una risposta. Si meraviglia che stia ancora in piedi fermo a osservare i suoi movimenti: perdere tempo è il peggior nemico per conseguire gli scopi.

     
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    Youth non era affatto stupido ma, come tutte le persone dotate di un’arguzia fuori dall’ordinario, tendeva a sopravvalutarsi e a sottovalutare gli altri; anche quel giorno, probabilmente, incappò nello stesso errore.
    La sua insegnante di duelli, a Durmstrang, glielo aveva ripetuto spesso: sottovalutare un avversario potrebbe essere un atteggiamento decisivo in uno scontro e, nonostante le proprie capacità, potrebbe portare ad un risultato nefasto; automaticamente lo Shelley sorrise di quel ricordo.
    Sa, io, alla sua età, ho visto di tutto e non starò quì a raccontargli la mia vita. La via più breve d'oggi per diventare un saccente di oggettistica di altri tempi è stare ad osservare dunque?
    Capiva che, ad orecchio estraneo, quel metodo potesse sembrare a dir poco passivo e bizzarro ma Youth rubava con occhi e orecchie, era sempre stato così
    << Ognuno ha i suoi metodi >> si limitò a replicare; immaginava che lo scarto generazionale si sentisse soprattutto in quello
    Sa, io credo che l'esistenza sia un travaglio che si basa sul dare e ricevere. In questo caso lei vuole soltanto apprendere, lei si è chiesto cosa desidero io?
    E a questo sapeva replicare senza indugio
    << Non mi chiedo cose che non posso sapere, preferisco non ipotizzare e andare direttamente alla fonte delle informazioni, quindi, cosa vuole?>> ed il tono divenne stranamente sbrigativo
    Stuzzichi la mia attenzione con qualcosa di mio gradimento, Shelley.
    Sorrise appena, sbuffando aria dal naso. Immaginava che l’altro avesse voluto qualcosa di pratico, una specie di esempio secondo cui valutare quanto vantaggioso avrebbe potuto essere per lui quello scambio
    << Sono venuto a mani vuote, questo è vero … Ma la prego di perdonarmi, usualmente avrei portato qualcosa con me ma lei capirà che si tratta di affari da seguire con la massima discrezione e io non avevo certezze sulla sua persona ma solo un mucchio di voci. Volevo prima vedere di persona >> chiarì. Era ovvio che in altre occasioni non si sarebbe mai presentato a chiedere un favore senza elargire qualcosa di pratico ma era altrettanto ovvio che non si sarebbe affidato a voci forse infondate
    << Beh, direi che siamo d’accordo allora … Tornerò tra una settimana esatta da oggi>> proferì serio per poi lasciare che un sorriso rigido gli spuntasse in volto
    << Le auguro una lieta giornata>> e così dicendo sparì così com’era arrivato.


    chiusa
     
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6 replies since 22/3/2021, 23:12   107 views
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