chaotic routine

Sarah

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    Tornare al Ministero era un po' come tornare a casa. Tra quelle mura si sentiva a proprio agio, più di quanto avesse mai potuto sentirsi altrove. Il vociare indistinto tra i corridoi, frutto del lavoro dei propri uffici, lo rilassava al punto che più volte, nei suoi momenti di pausa, se ne restava lì a rimuginare. Era un tipo strano mr Baggins, di sicuro poco convenzionale, ma a lui dopotutto le convenzioni non erano mai piaciute.
    Aveva dovuto raggiungere il ministero per affrontare alcune dinamiche previste dal suo ruolo assunto. Il ruolo del viceministro, non era così semplice come i più avrebbero potuto immaginare. Il suo compito era occuparsi di tutte le grane, neutralizzandole, prima che queste potessero raggiungere il ministro e di conseguenza diventare di dominio pubblico. Passava ad occuparsi dei disguidi dei piccoli uffici, ad allarmi ben maggiori e sempre restando dietro le quinte. Eppure quell'ambiente continuava ad essere il suo preferito.
    Quella mattina aveva raggiunto il ministero di buon'ora, ed anzi qualcuno, vedendolo lì la sera precedente oltre l'orario di lavoro, avrebbe potuto dire che in realtà non se ne fosse mai andato. Aveva delle questioni da affrontare e lo avrebbe fatto se un piccolo disguido non avesse provveduto a frapporsi fra lui e i propri obiettivi. Ovviamente non sarebbe stato un vero e proprio dramma, ne avrebbe approfittato per cogliere due piccioni con una fava.
    Raggiunto l'ufficio desiderato, aveva preso a guardarsi attorno, come se stesse cercando qualcuno ed era effettivamente così.
    “Matthews, la stavo cercando.” Disse infine con un sorriso pacato quando finalmente individuò la donna.
    “E' impegnata? Non sta per uscire, giusto?” Le chiese con riguardo. Non voleva certo allarmarla.
    “Posso tornare in un altro momento se preferisce. Cercherò qualcun'altro che possa aiutarmi.” Aggiunse poco dopo, annuendo.
    “E' che c'è un problema con un cucciolo di erumpet. E' scappato dall'ufficio di regolazione e controllo della creature magiche. E la signorina Leight è del tutto in crisi. Teme possa creare danni negli altri uffici.” Un utile passatempo, nulla di eccessivamente complicato. Avrebbe approfittato di quel momento per parlare di argomenti diversi, alcuni di vitale importanza per l'equilibrio a rischio del mondo magico.

     
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    -Cocco, Cocco bello, Cocco fresco!-, mi voltai verso il trespolo dove la calopsitta aveva iniziato il suo show quotidiano in attesa di ricevere il premio. Aprii uno dei cassetti della scrivania tirando fuori un biscotto e lo avvicinai al becco, salvo poi ritrarlo prima che lo beccasse.
    -Cosa mi dai in cambio?-, le piume sulla testa del pennuto si arruffarono mentre dispiegava le ali con fare intimidatorio. Tutta scena: il pappagallo mi volò sulla spalla facendo schioccare il becco, quando lo avvicinò alla guancia tirò fuori la linguetta in un bacio rumoroso.
    -Smack, smack!-, avevo scoperto che, in mia assenza, era stata Emily a insegnarglielo; il papà la portava con sé un paio di volte a settimana per cambiare lettiera, beverini e mangiatoie e tra i due era scattata subito la scintilla. Il suo amore per gli animali mia figlia lo aveva preso da me.
    -Bravo Cocco, tutto tuo- il pappagallo allungò una zampa per afferrare il biscotto e se lo portò sulla sua gabbietta, più una cuccia dove dormire che un’abitazione vera e propria: lo avevo abituato allo spazio aperto del mio ufficio, specialmente a intimidire visitatori sgraditi a un mio comando. Cocco era una delle tante piccole cose che mi erano mancate della mia vita da adulta, anche se non appena mi aveva vista rientrare in ufficio la sua prima reazione era stata mostrarmi il culo per giorni interi e tenermi il muso in un ostinato mutismo. Emily mi aveva raccontato che aveva risentito della mia assenza come un vero e proprio abbandono, nemmeno fosse un cane. Dovevo aspettarmelo: i pappagalli erano creature molto intelligenti, soprattutto dispettosi e vendicativi quando si sentivano traditi.
    -Io vado eh, ci vediamo più tardi-, avevo dei documenti da ritirare in archivio su nuovi casi a cui lavorare, così mi alzai e mi apprestai ad uscire quando Cocco cominciò a soffiare in direzione dell’ingresso.
    -Allarme intruso! Allarme intruso! Cra!- il pappagallo schizzò briciole bagnate ovunque mentre la porta si aprì rivelando la figura del viceministro.
    -Viceministro-, lo salutai, sorpresa che cercasse proprio me. Cocco alle mie spalle lo guardava gonfiando le piume con fare minaccioso. -Nessun impegno, mi dica tutto.-, gli altri incarichi avrebbero atteso momenti migliori. Poco importava ci fosse il rischio di straordinari: se il viceministro aveva qualcosa da riferirti, accantonavi tutto e ti prestavi.
    -C'è un rinoceronte a spasso in reparto?- domandai, giusto per essere certa di aver capito bene quale fosse il nostro problema.
    -Mi faccia strada-, lo seguii verso gli ascensori e attesi che la gabbia metallica si chiudesse per condurci al piano giusto. Un cucciolo di erumpent come piccolo terrorista. Me la ridevo al sol pensiero.
    -Giusto per tirare una stima approssimativa… quanto cucciolo?-, gli adulti potevano superare una abitazione a tre piani in altezza: quanto era grosso il nostro problema? Quanto un tavolino da tè? Un suv? Le porte dell’ascensore si aprirono, e non appena lo fecero arricciai il naso in un’espressione disgustata. Davanti ai nostri occhi il corridoio deserto, in totale scompiglio, era disseminato da abbondanti pozze maleodoranti e montagne di sterco.
    -Il nostro problema sembra essere passato da poco di qui-, commentai ironica, sguainando la bacchetta dalla custodia.
    L’hanno terrorizzato a tal punto che s’è pure fatta sotto!, dopo tanto tempo potevo asserire tranquillamente quanto il Ministero fosse in un mare di merda. Letteralmente.
    -Come sono riusciti a farsi sfuggire un bestione del genere?-
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    Ci rimuginó su un attimo prima di superare una delle non tanto piccole montagne di sterco lasciate qua e là dal loro amico a quattro zampe. Storse il naso per non sopperire al fetore mentre, a bacchetta sguainata seguivano la scia di materiale organico.
    “Ha presente un nottetempo?” Cominciò, guardandola. “Ecco, circa metà della sua lunghezza.” Aggiunse poco dopo con un mezzo sorriso. Non c'era nulla di divertente, ovviamente, eppure era certo che una volta fuori da quel dramma, tutti ne avrebbero riso. Un erumpetibero di circolare tra gli uffici del ministero, non era una cosa di tutti i giorni.
    “Una delle nuove reclute non ha eseguito al meglio le sue mansioni ed ora temono il piccolo cucciolo possa farsi esplodere.” Le spiegò, affacciandosi in uno degli uffici lungo il corridoio. I dipendenti, per fortuna tutti interi, sembravano ancora scossi dalla visione di quello che poteva essere stato un tornado visti gli effetti lasciati.
    “È stato sequestrato a pochi miglia da Londra. Ci può credere?” Scosse il capo, scioccato egli stesso da quella rivelazione. Trovare un erumpet Londra dopotutto, era strano. Non era quello il loro habitat naturale. “Dei maghi lo tenevano in cattività. Le indagini hanno condotto a delinquenti già conosciuti nell'ambito dello spaccio e riciclaggio.” Aggiunse poco dopo, avanzando calmo e intrepido.
    “Limavano il suo corno. Lavoravano la polvere ottenuta per sintetizzare un nuovo tipo di droga molto in voga tra i giovani di buona famiglia. La erumboom. Alcuni la chiamano semplicemente boom. Ne ha mai sentito parlare?" La guardò un attimo. Sul volto l'evidente rammarico per una notizia simile. Odiava i soprusi di ogni genere. Sapere che persone prive di sensibilità e dedite solo al guadagno avevano imprigionato e seviziato un cucciolo, per quanto grande fosse, gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
    “So che il suo dipartimento ha condotto indagini sull'incremento di traffico di sostanze stupefacenti magiche e non nell'ultimo periodo.”

     
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    Lo guardai scandalizzata. Non solo perché avevamo un problema grosso quanto un mezzo pubblico, ma per la compostezza e la nonchalance con la quale quella notizia non sembrava toccarlo minimamente. Come se stessimo disquisendo su quale filtro aggiungere alla tisana che ci aspettava nel suo ufficio e non sulla montagna di merda che quella creatura stava disseminando per tutto il reparto. Mi ritrovai a guardare fisso davanti a me, mordendomi il labbro con forza per non scoppiare a ridergli in faccia. Una risata isterica chiaramente: avrei sicuramente apprezzato il lato tragicomico di tutta la situazione una volta che ce ne saremmo tirato fuori, ma quel momento era ancora lontano.
    -Sarebbe un bel guaio-, commentai pensierosa mentre per un attimo immaginavo il cucciolo esplodere come una bomba a orologeria. Tutto quello sterco avrebbe agevolato l’innesco, dando il via a una reazione a catena devastante nella quale il reparto catastrofi sarebbe stato ben felice di sguazzarci dentro. Sembrava quasi che il sadomasochismo fosse un requisito fondamentale per far parte di quella squadra.
    -Fatico a credere perfino a quanto sto vedendo ora-, un colpo di bacchetta fu utile per trasfigurare le scarpe in stivali impermeabili.
    -Spaccio?-, lo guardai socchiudendo gli occhi e aggrottando le sopracciglia, come per mettere a fuoco quanto mi aveva appena rivelato. Avanzai lungo il corridoio seguendo le impronte della creatura, e l’incredibile tanfo che emanava la scia. La puzza era così forte da rendermi difficile seguire i ragionamenti del viceministro. Tossii più volte per soffocare la grande risata che stava per scapparmi, salvandomi in corner da una grandissima figura di niente. Per un attimo mi ero figurata gli spacciatori, lime alla mano, che grattavano la polvere dal corno. Pessimo da parte mia, ma era assurdo l’ingegno umano cosa arrivava a ideare, avrei perfino osato dire diabolico.
    -Potrei aver scorto qualcosa del genere nei fascicoli che il capo auror mi ha lasciato sulla scrivania-, come li avevo aperti così li avevo richiusi quando Cocco aveva cominciato a reclamare il suo spuntino, ma mi ravvidi bene dal dirglielo.
    -Ma ammetto di non aver avuto tempo per approfondire.-, alla sua domanda annuii. -Soprattutto negli ultimi mesi- ero stata impegnata ad Hogwarts a ripulire il castello, per la gioia di mio marito che al ritorno non aveva mancato di istigarmi su quanto il lavoro mi avesse inghiottita.
    -Sfortunatamente non abbiamo ancora individuato i responsabili-, avrei approfondito, non fosse che un suono lungo e sommesso mi costrinse a bloccarmi a metà corridoio; passi pesanti fecero vibrare il pavimento mentre la creatura marciava fuori da un ufficio di cui aveva sfondato porta e muro. Agguantai il vice per un braccio e lo trascinai con me dietro una scrivania per nasconderci alla sua vista; non volevo allarmarlo più di quanto non avessero fatto gli altri dipendenti, che sembravano aver evacuato il reparto.
    Allungai una mano sopra la scrivania fino ad afferrare la grande teiera che avevo visto. Dopo averla svuotata sul pavimento gliela affidai.
    -Io faccio da esca, lei lo intrappola qui dentro. Un incantesimo di estensione irriconoscibile dovrebbe bastare-, avrei lasciato a lui l’onore di occuparsene: il bestione era mio. Per avvicinarlo, però, ritenni più saggio farlo a mia volta da creatura: mi concentrai finché l’auror non scomparve per lasciare spazio al cucciolo di tigre, sarei stata una nana accostata a quel gigante ma quanto meno se le cose si fossero messe male sarei stata abbastanza veloce da sottrarmi a una sua incornata.
    A noi due!, quatta quatta, con passo felpato arrivai fino alle spalle della creatura; l’erumpent si voltò dopo aver fiutato il mio odore e cominciò ad avvicinarsi con curiosità; più si avvicinava, più indietreggiavo nel corridoio per guidarlo dove avevo lasciato il vice. Pregando, tra me e me, che Merlino me la mandasse buona anche quella volta.


    Edited by 'hotaru' - 14/3/2021, 23:00
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    Aver scelto l'aiuto della Matthews figurava di sicuro come un'ottima scelta. Chiaramente non poteva essere altrimenti, vista la sua esperienza dentro e fuori dal campo. Averla scelta per un compito apparentemente così stupido poteva essere svilente, ma mister Baggins aveva sperato di approfittare di quel momento per poter parlare.
    Accolse la sua idea e la teiera offerta. Annuì alle sue parole, portandosi poi distrattamente la teiera al naso per sentire l'odore della bevanda lì prima contenuta. “Uhm. Thè indiano.” Borbottò tra sé con un'espressione inebriata. Tornò in sé solo qualche attimo dopo, ripescato dai suoi pensieri dalle parole dell'auror. “Quando vuole.” Si liberò della giacca del completo indossato, assumendo una posizione quasi da difensore di un qualche sport babbano, come il football americano o similari.
    Quando la donna si trasformò, assistette al breve priproquo tra le due bestiole. Soltanto quando gli sembrò l'erumpet fosse davvero interessato alla tigre dinanzi a lui, si decise ad agire. Puntò la bacchetta sulla creatura, castando un incantesimo per rimpicciolirlo. Andò a buon fine, lasciando le proprie dimensioni, per diventare della grandezza di uno scoiattolo. “Merlino.” Si fiondò su quello per provare ad acciuffarlo, così da posizionarlo all'interno della teiera. Si lanciò persino con uno scatto atletico che pochi si sarebbero aspettati da un uomo moderato come lui.
    “Ce l'ho! L'ho preso!” Urlò, felice, sebbene lo slanciò e il salto, l'avessero portato a saltare su un cumulo maleodorante, sporcandosi. A quel punto, sbirciò all'interno della teiera ma dell'erumpet nemmeno l'ombra. “No.” Imprecò, scattando in piedi e guardandosi attorno alla ricerca dell'erumpet rimpicciolito. “Dov'è? Lo vede?”

     
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    È fatta!, il piccolo erumpent era stato ridotto in formato polly pocket ed era sul punto di essere catturato dalla teiera quando l’espressione del vice mi lasciò intendere che avevamo cantato vittoria troppo presto. Non dire “erumpent” se non ce l’hai nella teiera!
    -Roar!-, un ringhio sommesso partì dalla gola mentre mi guardavo intorno per individuarlo. Difficile orientarsi con tutto quel mare di merda, ma alcune tracce di sterco grandi quanto un tappo di bottiglia mi indicarono il suo percorso: quel figlio di Morgana si era appena infilato in una montagna di merda, che impiegò alcuni secondi per diventare incandescente.
    Ritornai immediatamente umana per avvertire il vice.
    -AL RIPARO-, riuscii a tuffarmi appena in tempo nell’ufficio alla mia sinistra prima che il corno facesse esplodere sulle nostre teste una pioggia di sterco fumante e incandescente. Appena quell’imprevisto fosse finito non avrei mancato di strapparmi i vestiti di dosso e di dargli fuoco. Trattenni a stento un conato di vomito per l’odore intenso rilasciato nel reparto; quando uscii fuori ero sul piede di guerra, quella creatura sarebbe stata catturata a ogni costo. Cercai di calmarmi e di concentrarmi per castare l’incantesimo di localizzazione, sarebbe stato il modo più immediato per trovarlo.
    Animaleus revelio!, l’incantesimo scansionò l’area, individuando il piccolo nascosto sotto una montagna di plichi e scartoffie. Con un colpo di bacchetta dispersi i documenti in aria.
    -Ore dodici! Sotto la bacheca degli annunci!- prima che potesse fare altri danni decisi di ricorrere ai metodi più drastici: un oppugno non verbale fiondò la creatura direttamente verso il vice. Mi augurai che fosse la volta buona di riuscire a catturarlo, non si poteva dire che la delicatezza fosse il mio forte!
    Una cosa era certa: meglio un erumpent incazzato che un giorno in più tra i ventenni. Quanto meno, a fine giornata, avrei avuto di che raccontare a Dell: ne avrebbe riso a crepapelle, probabilmente io mi sarei unita alle sue risate.
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    Per quanto assurda sarebbe potuta sembrare quella situazione, non avrebbe potuto non ammettere di starsi divertendo. Magari, passato il peggio, avrebbe persino riso dinanzi a quella inaspettata scarica di adrenalina. Avere una complice come la Matthews, rendeva quella situazione più esilarante e al contempo serio. Apprezzava, dopotutto, il modo in cui sembrava aver preso a cuore quella situazione: dimostrava la dedizione nel suo lavoro, qualunque fosse la mansione capitatale.
    Annuì alle sue indicazioni, preparandosi ad agire. Quando la donna gli lanciò il mini erumpet, Meriadoc si organizzó per una presa miracolosa. Una sorta di giocatore di baseball.
    “Preso!” Urlò, richiudendo la teiera, e tenendola ben richiusa. Per essere del tutto certo del loro risultato, sbirciò all'interno della stessa, salvo poi richiudere velocemente il coperchio. Era vero. Avevano vinto.
    “Stavolta per davvero.” Aggiunse poco dopo, rivolgendo un sorrise sincero alla donna.
    A quel punto potette trarre un respiro di sollievo, cercando di darsi una sistemata. Con un colpo di bacchetta ed un gratta e netta, ripulì il disastro sui propri vestiti, prima di ritornare alla propria interlocutrice.
    “Che avventura.” Disse, dopo essersi assicurato di lanciare un incanto soporifero sulla creatura rimpicciolita. Non avrebbe voluto vederlo scappare. O esplodere.
    “I dipendenti avranno un bel po' di lavoro da fare per rimettere in ordine questo trambusto.” Si guardò intorno, facendo una veloce conta dei disastri causati dall'erumpet, e da loro.
    “La ringrazio per il suo indispensabile aiuto, Matthews. Sapevo di poter contare su di lei.” Annuì poi rivolgendosi alla donna.
    “Ed in effetti quella dell'erumpet era solo una scusa.” Fu a quel punto che sentì necessario palesare il vero motivo per cui aveva approfittato proprio di lei, invece di lasciare quel compito ad una qualsiasi delle reclute.
    “Sa, quella del vice è sempre una posizione strategica. Bisogna impegnarsi per far sì che le grane restino soltanto fastidiosi intoppi e non ostacoli insormontabili.” Annuì, puntando lo sguardo verso di lei. Sapeva di essere troppo prolisso a volte e forse un approccio simile con una donna d'azione come la Matthews, avrebbe ottenuto solo effetti negativi. Così si sbrigó ad arrivare al punto.
    “Quello dello spaccio di stupefacenti nel nostro mondo, si sta velocemente trasformando in qualcosa di insormontabile. Ho delle mie idee a riguardo ma vorrei arrivare al nocciolo del problema prima che questo esploda.”
    Esplodere. Un termine che in un contesto scoppiettante come quello vissuto, si adattava alla perfezione.
     
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    È fatta!, tra me e me esultai trionfante; il piccolo “problema” era stato sistemato in tempo record e prima che potesse causare un’esplosione nel reparto innestando una psicosi collettiva nei suoi suscettibili dipendenti. Mi tolsi la giacca e la lanciai con malagrazia su un cumulo di letame, quanto al resto dei vestiti usai un incantesimo di evocazione per cambiarli; gli incantesimi casalinghi non erano mai stati il mio forte, come al contrario potei appurare fossero pane quotidiano del viceministro che si ripulì da cima a fondo senza battere ciglio. Per un attimo provai una profonda invidia nei suoi confronti: tutto ciò che riguardava le mansioni domestiche che generalmente si ritenevano prerogativa femminile – pulire, cucinare – non mi attiravano minimamente. Forse per questo ero negata: preferivo tutto ciò che aveva a che fare con la manutenzione, indifferentemente che fosse concreta o figurativa, come nel caso del piccolo fuggitivo cornuto. Se Christian fosse stato presente avrebbe fatto un applauso alla mamma e al suo amico recitando la parte di uno dei suoi cartoni preferiti: “anche questa volta abbiamo salvato la situazione”.
    -Da esplodere dal ridere- commentai avvicinandomi al viceministro mentre si occupava di sedare definitivamente terminator.
    -Sempre a sua disposizione, viceministro-, abbozzai un sorriso ironico. Stavo per chiedergli se non ci fosse altro di cui avesse bisogno quando Baggins mi anticipò: a quanto sembrava l’avventura con il piccolo erumpent era un modo originale per rompere il ghiaccio in vista del vero nocciolo della questione, che apprezzai mi avesse esposto senza girarci troppo intorno. Riposi la bacchetta nella custodia e lo guardai incrociando le braccia al petto; dovevo dargli atto di una cosa, era riuscito a solleticare la mia curiosità.
    Prima di Hogwarts mi ero occupata in modo saltuario dello spaccio di stupefacenti, negli ultimi anni ero stata impegnata per lo più nelle operazioni contro la sabbia rossa e il trafficante che diffondeva quel veleno. Per questo non faticavo a credere nella rapidità con cui certe porcherie tendevano a espandersi a macchia d’olio nel mondo magico; a preoccuparmi era soprattutto la facilità con cui giungevano nelle mani dei maghi più giovani.
    -Sono tutta orecchie-, per un attimo arricciai il naso e volsi lo sguardo alla devastazione che ci circondava.
    -Magari in un altro reparto. Se restiamo qui un minuto di più rigetterò la colazione- gli feci cenno di precedermi verso gli ascensori.
    -Dopo di lei!- le persone già presenti in ascensore si ritrassero al nostro passaggio con espressioni arcigne: mi augurai per loro fosse una sorta di reverenziale rispetto per essere in presenza di una figura altisonante come il vice, e non per il tanfo che probabilmente si era annidato nei nuovi vestiti e nei capelli. Una strega piuttosto giovane svenne poco dopo, ma il mago dietro di sé non esitò a recuperarla prima che si sfracellasse la faccia contro le inferriate delle porte.
    -Pare che le creature non siano le uniche a cadere ai suoi piedi, viceministro-, ironizzai aggrottando un sopracciglio.
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    “Bella battuta.” Rise alla sua battuta, scuotendo il capo. Non si stupì di vedere persone svenire al suo passaggio. Immaginava che per altri il suo odore dovesse essere difficile da sopportare. Lui ormai aveva fatto l'abitudine a quell'odore forte. “Mi spiace. Devo avere un odore davvero pessimo.” Si giustificò con la collega, seguendola lì dove voleva per poter continuare la loro conversazione. “Da quando la stanza del tempo è stata profanata, il mondo sembra essere impazzito. Porre rimedio alle barriere magiche infrante era semplice. Stare dietro a tutto il resto è estremamente complicato.” Cominciò il proprio discorso, cercando di essere il più dettagliato possibile. “Ora le cose su quel versante sembrano essere tranquilla ma... boom. Ci sono più tossici adesso a Londra e dintorni che a Woodstock.” Annuì, grattando un sopracciglio. “La mia idea è che qualcuno ne stia approfittando. Utilizza proventi per finanziare altri affari, o magari per distrarci da altro. Chiunque abbia oltrepassato il portale, è ancora qui. E i suoi seguaci, vecchi e nuovi, potrebbero fare di tutto per aiutarlo.” Aggiunse poco dopo, prendendosi un attimo prima di continuare.
    “Hogwarts era rimasta indenne fino a qualche mese fa. L'erballegra girava anche ai miei giorni tra le mura del castello ma quando parliamo di sostanze diverse, allora parliamo di un giro più ampio. Il campus magico ha lo stesso problema. I quartieri di periferia di Londra, ora più che mai vivono guerre per questo.” Si sporse verso di lei per poter continuare. “Credo sarebbe il caso che il corpo auror indagasse. Riuscire a capire la fonte dalla quale derivano questi flussi, potrebbe portarci a capire cosa si nasconde dietro tutto questo. E cosa, il mare di droga in cui siamo sommersi, sta nascondendo.” Era quel dubbio a tormentarlo. L'idea che ci fosse ben altro a nascondersi tra le routine di quel mondo caotico. “Avrei voluto parlarne con Ramirez, ma conoscendo della sua missione segreta ad Hogwarts, immaginavo che una continuità potesse farci comodo, così da riordinare ogni tassello. Ovviamente, informerò anche il capo auror. Tutto l'aiuto ci è indispensabile.”


     
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    -Non deve scusarsi, viceministro: puzzo almeno quanto lei, se non di più. Con rispetto parlando.-, sorrisi, cercando di stemprare l’imbarazzo con un po’ di sana ironia. Appena mi avesse liberata dai miei doveri non avrei mancato di usufruire di una lunga doccia ristoratrice per cancellare da pelle e capelli il fetore lasciato dall’erumpent.
    La conversazione assunse toni più seri non appena menzionò all’incidente avvenuto nell’Ufficio Misteri tre anni prima: come dimenticarlo? Era stato il caos totale: le creature avevano sofferto più di tutti per i flussi anomali di magia, i veggenti rivivevano notte dopo notte lo stesso sogno, il mondo magico era stato devastato dagli obscuriali… inoltre non avevo ancora trovato una spiegazione razionale a ciò a cui avevo assistito ad Hogsmeade.
    -Sospetta una seconda ondata di catastrofi?-, domandai a bruciapelo, una volta che ebbe finito di illustrarmi le sue ipotesi. Anche Dell riteneva strana, se non addirittura anomala, quella sorte di quiete che era seguita a ciò che ci era parso come un preludio per la fine del mondo.
    -Ricorda le voci che girarono ad Hogsmeade tre anni fa?-
    È tornato! Tu-Sai-Chi è tornato!, come dimenticare quella notte: tra di noi la definimmo la strage d’argento per tutto il sangue di unicorno che era stato versato, decine e decine di creature pure sgozzate e dissanguate che tappezzavano l’intero villaggio magico.
    -Prima che si scatenasse il caos ho visto un uomo lontano dalla folla. La pelle era pallida come quella di un cadavere e gli occhi di un rosso vivo… non ci sono prove reali che si trattasse proprio di quel mago, ma è stato come guardare la morte in faccia.-, se ci ripensavo mi venivano i brividi. Di quell’uomo non avevamo più trovato tracce; tre anni di silenzio davano di che pensare, qualsiasi cosa fosse in avvicinamento aveva avuto tutto il tempo utile per organizzarsi e preparare un attacco con i fiocchi.
    -La mia squadra ed io abbiamo seguito una pista tempo fa, in Irlanda, sulla presenza di un obscurus nelle foreste a nord. Peccato si sia rivelata infondata, fatta eccezione per qualche contrabbandiere non abbiamo trovato nulla di interessante-, non si era rivelata un fiasco totale, ma non avevamo trovato ciò per cui eravamo venuti, quindi avevamo finito per brancolare nel buio.
    -Cosa vuole che faccia di preciso?-
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    “Non credo che la situazione si sia risolta in modo autonomo, no. Potremmo vedere la stasi che stiamo vivendo come alla calma prima della tempesta.” Spiegò alla Matthews, mentre rimuginava su quella questione. Era certo che la venuta del mago oscuro più potente di tutti i tempi, non fosse una questione risolta tutt'altro. La situazione che stavano vivendo era soltanto illusoria. Lo era quella finta calma. Presto o tardi il disagio che si nascondeva sotto quella routine monotona, li avrebbe colpiti fortemente. Era quello che dovevano evitare. Stavolta avrebbero dovuto farsi trovare preparati.
    “Io sono convinto che la droga ci porterà ad altro.” Annuì, rimuginando ancora sulle sue teorie. Ci aveva pensato su a lungo e le sue ricerche avevano portato a risultati degni di nota. Era certo che proseguendo su quella strada avrebbero trovato altri indizi in merito.
    “Dobbiamo cercare un pesce piccolo per arrivare ad un pesce grande.” Le spiegò. Avvicinarsi a qualcuno che vendeva quella roba per risalire ai capi sarebbe stato un buon primo passo. “Lascio a lei l'onere dell'organizzazione. Se preferisce cominciare da Londra o dall'Accademia lo scelga lei con la sua squadra.” Poggiò una mano sulla sua spalla. “Aspetto sue notizie.”

     
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