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Privata

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    Aveva provato ad allontanare il più possibile l'idea che tutto quello fosse davvero successo a lui. Più si avvicinava la notte di luna piena, la sua prima luna, più il terrore si impadroniva di lui. Come avrebbe potuto sopravvivere alla sua prima trasformazione, si chiedeva. O come avrebbe fatto a non uccidere qualcuno. Le immagini passate del dramma che aveva colpito la sua famiglia, tornarono prepotenti a scuotere la sua routine, rendendolo nervoso, sudato, agitato.
    Avrebbe dovuto parlarne con qualcuno, ne era certo. Per un attimo gli era balzata l'idea di aprirsi ad Isobel che, con lui, ci era già passata. Il timore di conseguenze però, l'aveva atterrito. Se solo si fosse fermato a ragionare alla situazione con un minimo di lucidità in più, avrebbe capito di non dover temere di essere ucciso. Non da lei, e non senza ragione. I suoi vecchi traumi però, lo avevano reso irrequieto e poco assennato. Aveva così scritto all'unica persona che conosceva e che avrebbe dovuto saperne più di lui. Trevor.
    Gli aveva dato appuntamento nella catapecchia dove lo aveva condotto dopo averlo morso. Era stato lui a ridurlo in quelle condizioni, lui avrebbe dovuto dargli risposte e soluzioni.
    Attese che lo raggiungesse, mentre fumava. Il piede a battere veloce contro il pavimento. Soltanto quando la porta della stanza si aprì, si tirò in piedi con uno scatto. “Ehi.” Disse, deglutendo. E sebbene avesse deciso di perdonarlo, quasi un mese prima, vedendolo non potette fare a meno di provare un briciolo di astio. Dopotutto, gli aveva rovinato la vita.
    “Devi aiutarmi.” Avrebbe voluto dirgli che aveva paura, ma non lo fece. Tacque, guardandolo. In ogni caso, quel che provava sarebbe stato palese. “Io non... non l'ho detto a nessuno. Il ministero non ne sa nulla.” Gli spiegó velocemente, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. “Come posso procurarmi dell'antilupo?”



     
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    Come ogni mese l’avvicinarsi della luna piena creava un certo nervosismo nell’animo di Gwain. Quel mese sarebbe stato peggio degli altri perché se fino a quel momento aveva sempre e solo avuto il timore di poter nuocere a qualcuno, ora sapeva di averlo fatto e portava quel peso sulla sua coscienza. Un osservatore inesperto non si sarebbe mai reso conto che ci fosse qualcosa a turbarlo, sempre preso nel mostrarsi duro e intoccabile. Eppure era così e ricevere una lettera di Derek non fece altro che aumentar il suo stato di agitazione. Il ragazzo gli aveva dato appuntamento nello stesso luogo nel quale lo aveva portato dopo il loro incidente. Il biondo era arrivato prima di lui, come se il non essere in ritardo potesse render più leggera la sua colpa. Da veri maschi non persero molto tempo in saluti e convenevoli. Derek aveva bisogno del suo aiuto, pur non essendo la persona più adatta Gwain era lì pronto a fare del suo meglio - Credi di aver fatto la scelta giusta? - anche lui prima della perdita della memoria aveva commesso lo stesso errore. Sapeva bene come gli altri si divertissero ad emarginare le persone per quel problema e capiva il suo desiderio di restar fuori dal mirino di tutti per un po’. - So come procurartela e tranquillo non da quel cretino da cui l’ho presa l’ultima volta. - tentò di rassicurarlo, sapendo che in quel momento nulla avrebbe potuto farlo realmente. L’idea di perdere il controllo per una notte intera, di lasciare il posto ad una bestia sanguinaria, non era facile da digerire. - Pago io - aggiunse, sapendo che era il minimo che avrebbe potuto fare. Oltre a doversi sentire in colpa, Gwain doveva essergli riconoscente per non averlo denunciato. - Come stai? - chiunque lo avesse conosciuto avrebbe saputo quanto gli era costato porgli quella domanda, mettere da parte l’orgoglio, interessarsi a qualcun altro che non fosse se stesso.


     
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    Sentirsi rivolgersi quella domanda, non lo aiutò a calmare i propri nervi. Anzi, quel quesito riuscì a sortire in lui l'effetto esattamente contrario. Fu colto da un'ondata d'ansia incredibile a cui non riuscì a porre freno. La sua ansia esplose in un conato di negatività che riversò sull'altro. “Non lo so quale sia la fottuta scelta giusta, ok?” Disse, schizzando in piedi mentre sbuffava come un animale rabbioso, allontanandosi come nel desiderio di porre distanza tra lui e l'altro. Tra se stesso e il mondo. Temeva per sé e di quel che avrebbe potuto fare agli altri, quella in realtà era storia vecchia. L'essere diventato licantropo, aveva solo acuito sensazioni in lui già presenti.
    “Me la sto solo facendo addosso.” Sbottò poco dopo senza troppi preamboli. A cosa sarebbe servito nascondersi? Il ragazzo che aveva dinanzi era l'unico avrebbe potuto aiutarlo ad affrontare quella situazione.
    Si fermò soltanto quando l'altro gli propose di passargli l'antilupo, di quella non contraffatta.
    “Mi rassicura in parte.” Gli disse, guardandolo. “Sono costantemente sull'orlo di una crisi di nervi.” Non ci sarebbe stato bisogno di dirglielo. Sarebbe bastato guardarlo. “Ho fatto un casino a scuola. Sto... sto impazzendo. Non riesco a combinarne una giusta. Continuo a pensare che... che tutto andrà male e che finirò sulla prima pagina di tutti i giornali.” Gli spiegò, come se potesse interessargli, mentre si passava distrattamente ed in modo nervoso una mano tra i capelli. La storia si ripete: Figlio di un licantropo che uccise la sua famiglia, diventa licantropo e uccide altre persone.


     
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    Gwain riusciva a percepire la frustrazione del ragazzo, la sua paura in quella voce emozionata e spezzata. Avrebbe voluto far qualcosa, essere diverso, non addestrato come era a non mostrare emozioni, sentirsi utile. Non poteva. L’unica cosa che era in grado di fare era spingerlo a reagire, farlo bruscamente come solo lui sapeva fare. - Derek. Lo so, fa tutto schifo, ma ti assicuro che questo atteggiamento da ragazzina isterica non ti aiuterà - aveva puntato volontariamente ad un paragone tanto brusco, perché se lo avessero usato con lui si sarebbe talmente offeso da spingersi con tutte le forse a ritrovare il contegno. Forse non era il modo più adatto per far star meglio qualcuno, ma era l’unico che conosceva. - Non succederà - gli rispose secco. I se e i ma erano infiniti, continuare ad elencarli non lo avrebbe di certo aiutato. Pensare e valutare tutte le situazioni possibili serviva solo nel caso in cui le cose potevano cambiare, non nel loro caso in cui la frittata era ormai fatta. L’unica cosa che restava da fare ad entrambi era trovare il modo di non far altri danni. - Lo so che sono la persona meno indicata per dirlo. Ma basta fare attenzione e tutto andrà bene - disse qualcosa che poteva suonare davvero rassicurante per poi cercare un contatto con una pacca su una spalla. Non era affatto bravo in certe cose, ma ci stava davvero provando con tutto se stesso. - È per questo che dovresti andare al ministero. - tornò al discorso di prima, alla scelta giusta o sbagliata. Capiva la sua paura, ma sapeva che essere una mina vagante era anche peggio. Essere registrati al ministero garantiva l’antilupo tutti i mesi e meno rotture a livello legale. Per il resto, la paura e il dolore che gli avrebbe causato ogni trasformazione, non c’era rimedio. - L’antilupo è l’unico modo per non far danni. Io sono disposto a procurartela fin quando non ti sentirai pronto. - e con questo gli assicurava la sua vicinanza tutte le volte che fosse stato necessario, che avesse scelto di andare al ministero o meno.


     
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    “Fanculo. Se non vuoi vedermi isterico, potevi non mordermi.”Esplose in un eccesso d'acido che non riuscì a contenere. Se ne pentì poco dopo. Sapeva di dover essere grato all'altro per l'aiuto gratuito che gli stava offrendo, eppure non poteva comunque non provare un briciolo di rancore nei suoi riguardi. Dopotutto era colpa sua se a quel punto si ritrovava in quelle condizioni. “Scusami.” Sbuffò poco dopo passando una mano tra i capelli. Sospirò pesantemente prendendosi qualche attimo per risistemare i pensieri prima di riprendere a parlare.
    Andare al Ministero continuava a sembrargli un'idea folle. Per quanto Isobel nel tempo l'avesse aiutato a guardare alla sua storia e agli auror che ne avevano fatto parte con meno diffidenza, non poteva dirsi del tutto guarito dal rancore provato. Avrebbe potuto avere ancora un padre se il ministero non avesse provveduto ad ucciderlo. “Sì? E loro che faranno? Mi incateneranno in una cantina? Mi metteranno una museruola?” Chiese, scuotendo poi il capo mentre si copriva il volto. Rimase in quella posizione per qualche istante, prima di annuire debolmente. Non gli restava che accettare il suo supporto. Fidarsi. Era lì per quello dopotutto.
    “Okay.” Annuì debolmente, storcendo il muso. “Non ho molto con me.” Non avrebbe saputo bene come ripagarlo. Voleva che l'altro lo sapesse.
    “Tu lo hai detto a qualcuno? Ad un amico ad esempio?”

     
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    Alla risposta stizzita del ragazzo, fu davvero complicato per Gwain trattenersi dal mettergli le mani addosso. Per farlo aveva dovuto far affidamento a tutto il suo self control e ricordarsi - pur non avendolo mai dimenticato - che quella faccenda era completamente cosa sua. - Ti daranno l’antilupo, poi sta a te. Credimi il Ministero ha di meglio da fare che pensare a tutti licantropi a piede libero - gli rispose a denti stretti, visibilmente stizzito dal suo modo di fare. Non era da lui essere così accondiscendete, così gentile nei confronti del prossimo, Derek questo non poteva saperlo e sentendosi - giustamente - dalla parte della ragione continuava a tirare la corda. - I soldi non sono un problema - era intenzionato a prendersi qualsiasi tipo di responsabilità. Aiutarlo nella parte economica era l’ultimo dei suoi problemi. Firmare un assegno o fare un prelievo in banca era semplice, la parte difficile era stargli accanto, mostrargli come sarebbe stata la sua vita da quel momento. Perchè quando il primo a non accettare quel destino sei tu, spiegarlo a qualcun altro diventa quasi impossibile. - Non ho nessuno a cui dirlo, quindi sei in una botte di ferro - solo, lo era come mai in vita sua. - Tu, hai qualcuno con cui parlarne? - gli chiese, sperando in una risposta positiva pur essendo a conoscenza del passato del ragazzo. Avere qualcuno con cui condividere quel peso poteva renderlo più leggero, più accettabile. - Hai già pensato dove andare… quella sera intendo. - nel caso in cui non avesse detto nulla alle autorità la preside non avrebbe potuto confinarlo nelle segrete con il resto dei ragazzi afflitti dalla stessa maledizione. Avete avuto bisogno di un posto e di catene per eliminare qualsiasi tipo d’ansia. - Io ho un posto a Londra, se vuoi possiamo dividerlo.


     
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5 replies since 13/3/2021, 16:44   112 views
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