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Privata

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    Caposcuola
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    Ricevere un gufo da parte di Reid l'aveva sorpresa, eppure non aveva rifiutato. Soprattutto dopo il suo aiuto alla lezione di smaterializzazione, sentiva di poter reggere un pomeriggio in compagnia dell'altro sesso senza sclerare. Quindi acconsentì a quell'incontro. Sbuffò una boccata di nicotina, mentre seduta su di una roccia all'ombra di un albero sulla riva del lago, osservava il ghiaccio che man mano cominciava a sciogliersi.
    Si voltò soltanto quando sentì dei passi farsi man mano più vicini. Vide Ried farsi vicino, con una faccia pensosa. Corrugò la fronte nel guardarlo così serio, chiedendosi cosa avesse turbato i suoi pensieri. «Oggi sei fortunato. Potrei non mandarti a fanculo.» Gli disse, vedendolo farsi avanti. Si concesse un altro tiro di nicotina, prima di fargli spazio sulla sua roccia, così che potesse sedersi lì. A quel punto, gli diede un leggero colpetto con un gomito. Nulla di doloroso. Solo un gesto giocoso, per spingerlo a sciogliersi. «Hai dovuto pulire il culo di un acromantula? Cos'è quella faccia?»
     
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    Helena era l’unica persona a cui potesse rivolgersi e questo non gli faceva fare i salti di gioia.
    Nonostante negli ultimi tempi le cose fossero un po’ migliorate tra loro – ovvero erano arrivati ad avere conversazioni semi civili – conosceva fin troppo bene la ragazza per sapere di star per addentrarsi in una zona rischiosa.
    Ma Helena era stata la sua unica ragazza ed era quindi l’unica che potesse dargli un parere. Un parere su di lui e su cosa fosse andato storto tra di loro.
    E sì, aveva un motivo ben preciso per cui voleva saperlo. Probabilmente questo le avrebbe dato il diritto di prenderlo in giro o fare battutine acide, ma non aveva molta altra scelta, se si teneva conto che erano solo due le ragazze con cui parlava al castello e l’altra era il soggetto primario della conversazione: di certo non avrebbe potuto rivolgersi a lei.
    Dunque, lottando contro il proprio orgoglio, era riuscito a fare recapitare un bigliettino, scritto in fretta e furia, ad Helena, chiedendole di incontrarsi nei pressi del lago.
    Il fatto che l’altra avesse accettato fu una sorpresa, trovarla ad aspettarlo al luogo prestabilito, puntuale, lo fu ancora di più
    “Simpatica come sempre” rispose così al suo saluto o quello che voleva essere tale.
    Sedette accanto a lei, guardandola con fin troppa serietà, una cosa che notò lei stessa. Reid scrollò le spalle ed allungò una mano verso di lei.
    “Dai, dammi una sigaretta. Me la devi dopo aver riso di me al corso di smaterializzazione”
    Quel maledetto corso... era stato umiliante. Di solito riusciva bene quasi in tutto, ma smaterializzarsi... a quanto pareva non faceva per lui. Ed ovviamente quella simpaticona di Helena aveva riso, quando Reid aveva perso l’orecchio dopo essersi spaccato.
    Certo, dal suo punto di vista la situazione doveva essere stata esilarante, e dopotutto non era stato in pericolo di vita. L’orecchio era stato anche rimesso a posto, come se niente fosse successo. Ma Reid non si era divertito affatto dal canto suo.
    “Mi sorprende che tu abbia accettato di vedermi, devi essere davvero di buon umore, per i tuoi standard”
    E se non lo aveva ancora insultato doveva essere così.
    “O forse eri terribilmente annoiata. Non hai nessuno da tormentare?” forse la stava punzecchiando troppo, doveva tenersela buona per quello che stava per venire “Comunque... volevo semplicemente farti delle domande. Su di noi. Niente di che, non preoccuparti, non verrò strisciando chiedendoti di riprovarci o cose simili. Voglio solo sapere cosa è andato storto. Ho... fatto qualcosa di sbagliato?”
     
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    Gli mostrò un sorriso, rispondendo a quel modo al suo benvenuto. Cos'altro si aspettava da lei? Un caloroso abbraccio? Non glielo avrebbe concesso nemmeno quando stavano insieme. «Che scroccone. Da casa non ti pagano la nicotina?» Gli rispose mentre allungava la mano per cedergli una sigaretta dal pacchetto. Poggiò meglio la schiena contro l'albero alle sue spalle, mentre distrattamente lanciava una pietruzza nel lago. C'era ancora un freddo atroce lì, per questo si lasciò avvolgere dal proprio mantello. «Sono annoiata, ma trovo sempre qualcuno da tormentare.» Gli confessò piegando il capo e rivolgendogli un mezzo sorriso. Era da tanto che non si concedevano una semplice conversazione e forse non l'avevano mai fatta nell'ultimo anno. Era anche quella considerazione a renderla curiosa del motivo di quell'incontro. Proprio non riusciva a pensare al motivo che l'aveva spinto a tanto.
    Quando si espresse, non potette fare a meno di voltare il capo verso di lui e guardarlo ad occhi sgranati. «Ma che cazzo di domande sono?» Scosse il capo leggermente, lasciandosi andare ad una mezza risata attonita. «Non lo so.» Aggiunse poco dopo, grattandosi la fronte.
    Le ci volle un po' per mandare via il disagio in seguito a quel quesito. Soltanto poi si costrinse a dargli comunque una risposta. Non rispondere non sarebbe stato giusto nemmeno nei suoi confronti. «Forse non eravamo fatti per stare insieme. Mi sembrava lo volessi troppo. E quindi io non lo volevo più. Non so se ha senso.» Era il suo problema peggiore, quello di annoiarsi spesso. Per questo aveva avuto mille cotte nella sua vita e poche storie. Solo in quell'ultimo periodo le cose sembravano essere cambiate, in parte almeno. «Perchè me lo chiedi?»
     
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