Sharp.

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    Un passo dritto, due passi a destra.
    La distanza totale che c'è tra me e Borgin & Burke dopo la materializzazione.
    Che strano svegliarsi e ricordare ieri.
    Che strano portare a termine un commisionamento senza buchi di ore intere nelle giornate.
    Cosi stimolante, così rilassante.
    Giocarsi il collo, correre rischi, tutto pur di fare ciò che va fatto.
    Stringo una borsa tanto piena quanto leggera, il peso specifico del contenuto è quantomai irrisorio.
    Quegli Augurey.
    Quei "poveri" Augurey di cui non mi frega un cazzo.
    Nella tasca interna del giaccone in pelle, un sacchetto di juta.
    La polvere al suo interno, mi è costata mesi.
    Asfodelo.
    Ed lì, proprio vicino a quell'accendino d'argento che mi ritrovo sempre addosso.
    Chissà perché poi.
    Non ho mai memoria del momento in cui decido di portarlo con me.
    Avanzo nel negozio bisunto, così come lo è il suo proprietario.
    È un tonfo quello che proviene dal sacchetto che si poggia sul bancone, utile per annunciare la mia presenza all'uomo dietro di esso.
    - Mezzo chilo di polvere d'asfodelo.-
    Lo guardo di traverso, lui ricambia.
    - Duecento piume di Augurey adulto.-
    Le fenici d'Irlanda, ora sono meno di prima.
    Il numero di penne è quello concordato.
    - Si era detto ottanta galeoni per tutto.-
    Apre il sacco con i piumaggi, ne studia il contenuto, tira a ribasso.
    Non sono mai stato un tipo paziente.
    - Ottanta, o niente.-
    Metto i pugni serrati sul pianale in legno, l'accento est Europeo si fa ora più tagliente.
    Un sorriso glaciale sulle mie labbra, un espressione interrogativa sul suo viso.
    - Veleno camuffato, vero? -
    Un fremito al suo labbro superiore, dico benissimo.
    - Chissà cosa ne penserebbero al ministero.
    Non è una pozione commerciabile, dico bene? -

    Non parla, mette solo i soldi concordati tra noi e mi dà le spalle per disporre della sua nuova merce.
    Fin troppo facile, al limite del noioso.
    Il campanello suona alle mie spalle, interrompendomi mentre chiedo all'uomo bisunto se ha altro da commissionarmi.
    Sarebbe la quarta volta questo mese, comincia a diventare una buona fonte di guadagno.
    Un lavoro che, spesso, richiede solo il pelo sullo stomaco necessario a compierlo.
    E io non mi faccio di questi problemi, né ora né mai.
    Né fama né gloria, è una questione di mera sopravvivenza.
    Non mi curo del nuovo cliente, nessuno sano di mente interferirebbe con una trattativa in questo luogo.
    Eppure questo odore... profumo di donna.

    ryan_gosling_gif_1_nongkc


    ~ Eccolo che se ne va di nuovo in calore, il nostro piccolo urside scopafemmine.
    State a vedere eh, ci sarà da ridere.~
     
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    Non sono mai stata a Nocturn Alley. Forse mi sono mancate le occasioni o forse il coraggio.
    La mia attrazione verso le Arti Oscure comprende una dose di paura che non sottovaluto. Non c’è coraggio senza paura, la paura quando non inibisce aiuta.
    Sotto braccio ho un libro, un trattato sulla magia scovato in Irlanda, la mia patria, in un piccolo negozio appartenente ad un rigattiere. Probabile sia stato recuperato da una casa di Maghi abbandonata o semidistrutta. Sfogliando le pagine non ho rilevato nulla che potesse farmi risalire al proprietario. Nemmeno gli incantesimi che ho adoperato per riuscire a capire a chi è appartenuto hanno dato frutto.
    Quello che mi ha colpita è la descrizione e la storia di un mazzo di carte.
    Sono raffigurate con le immagini dei tarocchi affinchè possano passare inosservate ad occhi babbani ma le indicazioni del libro sono chiare: si tratta di carte che non rivelano il futuro ma il passato.
    Sono state inventate e coniate da uno dei più grandi divinatori della storia e il libro narra abbiano un mazzo gemello per prevedere il futuro, narra anche che di questo ultimo mazzo ne è stata fatta un’unica copia.
    Sarebbe fantastico trovarli entrambi e poterli studiare.
    Perché non tentare.
    Mi è stato sussurrato che da Borgin & Burke si può trovare di tutto ed è con un po’ di speranza e poche illusioni che mi materializzo nei pressi del negozio.
    Per meglio passare inosservata ho indossato quello che presumo indossino i locali. Giacca di pelle di drago, jeans neri strappati in più punti e un berretto calato sugli occhi. Il mio viso, quasi privo di trucco, spero passi inosservato.
    Appoggiando la mano sulla maniglia spingo la porta. Il suono di un campanello annuncia l’entrata dei clienti.
    Al banco c’è un uomo che sta contrattando. Mi tengo in disparte per non interrompere la trattativa e intanto osservo il locale. Ci sono oggetti che conosco ed altri che non ho mai visto.
    Nessuno di loro sarebbe adatto come regalo di compleanno per un amico ma suscitano il fascino del proibito.
    Mi astengo accuratamente dal toccarli limitandomi ad osservare ed intanto non posso fare a meno di ascoltare.
    L’argomento non tratta di zuccotti di zucca e mi incuriosisco.
    Con fare svagato mi avvicino di qualche passo ed allungo il collo. Le mani dietro alla schiena reggono il libro magico che serve da traccia per il mio improbabile acquisto.
     
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    Il nostro ospite vaga nel negozio.
    Non ci presto attenzione, è tutta per il mio commissionante.
    La proposta che mi avanza è allettante, la segno mentalmente.
    Sangue di drago, tre litri.
    Acconito, quattro chili.
    Zanne di serpente, tutte quelle che sarò in grado di fornirgli.
    Dice che me le pagherà all'etto.
    Lo sguardo che gli offro è impassibile.
    Il tono appena sibilato per evitare che orecchie indiscrete sentano.
    - Questo lavoro ti costerà caro.-
    Deve averlo chiaro da subito.
    Non avrò di nuovo pazienza sufficiente per trattare.
    - Duecento cinquanta galeoni, per il sangue di Drago e l'acconito.
    Più altri dieci, per ogni etto di zanne che ti porterò.-

    La proposta è più che ragionevole.
    Sarà meglio che si tolga quell'espressione sorpresa dal volto.
    - Nessuno ti ha costretto a commisionarmi questo lavoro.
    Non fino a mezzo minuto fa' almeno.
    Dimmi, è così alta la richiesta di Veritaserum di questi tempi? -

    ~ Prima o poi qualcuno glielo metterà al culo se non la smette di fare lo sbruffone.
    Forse non è stata un idea così ottima abbandonare la nostra isola...~


    Sa di non avere scelta ormai, glielo leggo negli occhi.
    Accetta la proposta, non può fare diversamente.
    Tende la mano in mia direzione, rimango impassibile.
    Io odio le persone incapaci di starsene nel proprio.
    Offro un sorriso glaciale al commesso, infilando la mano sotto la giacca a inforcare la bacchetta.
    Il movimento è repentino, completamente imprevedibile.
    Un sussulto del venditore, che butta giù un groppo in gola.
    La punta della mia arma è ora puntata alla trachea della donna dietro di me.
    Immobile, pronta a scoccare.
    Uno scricchilo del pavimento, il profumo più intenso.
    Il rumore del suo respiro.
    Tutti segnali incontrovertibili: si è avvicinata troppo.
    Che fosse per innocente curiosità o sincero interesse, non ha importanza.
    Non per me.
    Nessuno ficca il naso nei miei affari.
    Volto lentamente il capo in sua direzione, lo stesso sorriso di poco prima ancora sul volto.
    Ha gli occhi chiari, ampi, attraenti.
    Non è il tipo di strega che bazzica da queste parti.
    Troppo curata, troppo interessante.
    Mi basterebbe una formulazione mentale e la potrei avere mia allo sfinimento.
    Pronta a soddisfare ogni mio capriccio.
    Non lo faccio però, non ancora.
    Contraggo di più i muscoli facciali, scoprendo i denti.
    La bacchetta non si abbassa.
    - Non le hanno detto, signorina, che le conversazioni altrui non andrebbero origliate?-
    Il "lei" è del tutto circostanziale.
    Un interloquio sufficentemente freddo.
    Distaccato, per nulla confidenziale.
    Abbasso solo ora il braccio armato, mantenendo il contatto visivo.
    L'uomo dietro di me, a orecchio, dev'essere sparito momentaneamente nel retrobottega.
    Omertoso come al solito.
    Meno vede, meno dovrà mentire.
    Un tipo sveglio.
    - Ora vede, mi trovo di fronte un bivio terribile.
    Tengo molto alla mia privacy, quindi è un dubbio spiacevole non sapere cosa o quanto ha sentito.
    D'altra parte, tuttavia, c'è una parte di me che vorrebbe cederle il posto così come si converrebbe. -

    Rinfodero il catalizzatore, avvicinandomi vertiginosamente alla sua persona.
    Un'invasione per un'altra, dente per dente.
    - Mi dica, le cose che ha sentito non sono così interessanti, vero?
    Anzi, le ha già dimenticate. Dico bene?-

    Le parlo in tono calmo, perforandole il cranio con lo sguardo proveniente dai miei occhi sgranati.
    Ha le mani giunte sul fondoschiena.
    Una posizione rigida.
    Tra le dita mantiene qualcosa.
    - Si direbbe che il nostro gentile oste sia momentaneamente fuori servizio, magari posso aiutarla io.
    Cosa tiene tra le mani? -


    Edited by - Drago. O.F. - 3/3/2021, 17:20
     
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    La trattativa fra negoziate e cliente continua e si fa più accesa. Impossibile non udirli nello spazio ristretto del negozio e impossibile non prestare attenzione.
    Pur essendo io stessa donna diffido delle rappresentanti del mio sesso che affermano di non essere curiose, fa parte della nostra natura quanto la bacchetta fa parte del nostro ruolo di streghe.
    Il dibattito si colorisce di affermazioni che non lasciano molto spazio alla fantasia.
    Sorrido nascondendo le labbra con la mano.
    Veritaserum.
    Quando mai era diminuita la domanda? Nell’orfanotrofio dove sono cresciuta veniva usato a profusione al punto di indurmi a pensare che facesse parte della prassi.
    Abbasso lo sguardo fissando una vetrina, una fra le tante. Un banale pretesto per cercare di non attirare l’attenzione.
    Mi rendo conto di apparire fuori luogo e fuori posto ma non ho nessuna intenzione di uscire.
    Nell’attimo in cui perdo di vista la scena l’uomo ne approfitta per agire.
    Quando lo sguardo si rialza la sua bacchetta è puntata alla mia gola.
    Osservo il suo volto, i tratti decisi, le labbra tirate in un sorriso forzato, per nulla spontaneo.
    Rispondere alla sua domanda con ‘lei non sa chi sono io’ mi sembra non solo banale ma anche imprudente al momento.
    Dubito che sapere che sono una Ministeriale giocherebbe a mio favore, dubito anche che lo metterebbe di buon umore.
    Per mestiere so come tenere chiusa la mente.
    So cancellare i ricordi altrui tanto quanto so proteggere i miei pensieri e viene istintivo farlo quando si è sotto minaccia.
    No, non lo sapevo. La ringrazio per avermi erudita.
    C’è ironia nella mia voce, un modo per controllare la paura e prendere tempo.
    Mi permetta di ricambiarle il favore dandole a mia volta una informazione. Sapeva che la sua trattativa è illegale?
    Botta e risposta rischiosi. Stavo giocando col fuoco o, meglio, con un giocatore che non apprezzava le regole. Da bambina essere sotto minaccia era all’ordine del giorno, avevo dovuto imparare ad affrontare la paura.
    Dice male. Le ho trovate molto interessanti.
    L’abbassarsi del catalizzatore non mi fa sentire più sicura ma mi rende più audace.
    Sono abituata a lavorare col pensiero oltre che col catalizzatore, gli incanti non verbali sono materia obbligatoria per gli Obliviatori.
    Ho un’ottima memoria ma posso essere distratta, a volte. Se ne vale la pena.
    C’era potenziale in quell’uomo. La sua aurea era potente, potevo sentirla, annusarla quasi.
    Inutile e controproduttivo cercare di ammagliarlo sbattendo solo le ciglia.
    Con la coda dell’occhio vedo il tipo oltre il bancone battere in ritirata.
    Un coniglio in fuga.
    Tipico di chi non vuol vedere e sentire.
    Rimaniamo soli in un faccia a faccia tanto imprevisto quanto strano e ho modo di appurare che la curiosità non è solo femmina.
    Lentamente sciolgo l’intreccio delle dita che reggono il libro nascosto dietro alla mia schiena. Tenendolo con la destra lascio cadere il braccio sinistro lungo il fianco. Lo spessore della bacchetta contro l’avambraccio è percepibile da dentro la tasca della giacca ma non la tocco. Non mi serve.
    Gentile da parte sua anche se dubito possa aiutarmi.
    Rispondo con indifferenza, senza mettere calore o diffidenza.
    Porgo all’uomo il trattato di magia affinchè ne prenda visione e mi appresto a dare un senso alla mia presenza in quel luogo.
    Cerco delle carte. Due mazzi molto rari, quasi impossibili da trovare.
    Fissando il suo guardo che non perdo di vista nemmeno per un attimo mi avvicino. Apro il libro alla pagina dove so ci sia l’immagine delle carte magiche la indico all’uomo.
    Se sa darmi notizie di queste potrei ricambiare il favore.
    Uno scambio, una trattativa che fa seguito a quella che ho interrotto e che non ho idea di dove e a cosa porterà ma rischiare fa parte di me da sempre, da quando ho dovuto imparare a farlo per sopravvivere
     
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    C'è ironia nella sua voce.
    Una fastidiosa punta di ostentata spavalderia.
    Evidentemente non ha capito, o mi sono espresso male.
    La situazione non è una di quelle che ammettono repliche.
    Prima di abbassare l'arma ho ipotizzato di aver messo in chiaro le cose.
    Forse non sono stato così esplicativo, non per lei.
    Gli occhi sono ora puntanti sulla vena pulsante alla base del suo collo.
    Cerca di mascherarlo ma è agitata.
    Potrei quasi capirlo solo osservando le contrazioni involontarie dei suoi muscoli facciali.
    - Perché il favore sia ricambiato, le informazioni fornite dovrebbero essere corrette. -
    Puntualizzo poiché le sue non lo sono.
    Sarà l'agitazione del momento, il mio benvenuto o chissà cosa.
    Sta di fatto che ha dato per scontato il punto.
    Senza analizzare il contesto intorno.
    Errore tipico di chi si fa condizionare dall'empatia umana nelle proprie riflessioni.
    - È il fine ad essere proibito, non i mezzi.
    Il mio lavoro termina nel momento in cui consegno l'accordato, l'utilizzo che né farà il committente non mi riguarda né mi coinvolge. -

    Ho dedicato la mia esistenza a non lasciare tracce di me.
    A non pormi domande.
    Facendo quello che devo e prendendo ciò che è mio.
    Non c'è spazio per la morale nel mio lavoro.
    Non c'è spazio per la morale nella vita.
    Non nella mia almeno.
    I miei sonni sono già troppo agitati così, eventuali sensi di colpa non sono contemplati.
    Rincara la dose.
    La risposta che mi fornisce non mi aggrada.
    Troppo azzardata, quasi confidenziale nel tono.
    Non sopporto gli impiccioni.
    Il mondo sarebbe un posto migliore se ognuno pensasse al proprio.
    E a quello soltanto.
    - Mi creda, mia cara, questa è sicuramente una di quelle volte in cui ne vale la pena.
    Mi dispiacerebbe dover diventare, ecco, sgarbato. -

    No, non è una minaccia velata.
    Il tono gentile e controllato con cui le parlo prelude qualcosa di anche peggiore.
    Il distacco di un predatore, freddo, calcolatore e spietato.
    Questo sono io, la mia essenza.
    Così mi hanno reso le esperienze.
    Io, vestito della mia oscurità.
    Non mi piace far del male gratuitamente, lo ammetto.
    Non perché mi curi del dolore altrui, lo ritengo semplicemente uno spreco di tempo.
    Tempo che non ho, il mio vale troppo.
    Mi mostra ciò che porta con sé, indicandomi un punto preciso.
    Leggo velocemente le descrizioni: Cartomanzia.
    Alzo lo sguardo nuovamente sul suo, sorridendo con vaga delusione.
    - Tutto qui?
    Una persona attraente come lei, qui per dei trucchi da baraccone? -

    La domanda è pungente e retorica, non occorre che mi risponda.
    Estraggo nuovamente la bacchetta. L'incanto d'appello è preciso.
    Una confezione d'ebano laccata mi si adagia nella mano libera.
    Conosco buona parte degli oggetti presenti in questo negozio, sono un avventore frequente.
    - Queste dovrebbero fare al caso suo, probabilmente appartengono alla prima categoria citata in quello scritto.-
    Tarocchi in grado di scavare nel passato di una persona.
    Che mucchio di baggianate, vi sono modi ben più efficaci.
    Non dissimili da quello che ho appena messo in atto.
    No di certo.
    Così semplice effettuare un tacito legilimens senza che se ne accorgesse mentre le ho passato l'oggetto.
    Come ho detto, la morale è un qualcosa ben lungi da me.
    Non ho scavato troppo a fondo.
    Ho fatto mio solo ciò che mi è necessario.
    Il suo nome e poco più.
    Lavora nella vicina Irlanda da quel che ho visto, un' obliviatrice.
    Non un Auror, né un cacciatore di taglie.
    Nessuna minaccia dunque
    Meglio così.
    Mi dispiacerebbe rovinare questo capolavoro della natura.
    Un ultimo sguardo alla sua persona.
    Passo la lingua sulle labbra come a soppesare le possibilità.
    Ah sì, ci sono parecchie cose che potrei proporle.
    Dolorose e piacevoli allo stesso tempo.
    La mia espressione muta in un ghigno tirato.
    - Presumo di poter considerare chiarita la situazione a questo punto. -
    In caso contrario, mi comportero di conseguenza a tempo debito.
    La supero, inspirando profondamente l'invitante odore di femmina che emana la sua pelle.

    ~ Sei un fottuto depravato Yoghi, dovrebbero richiuderti.
    Fate voi, poi dicono che sono io quello più folle qua dentro! ~


    Mi fermo di fronte all'uscita, una mano nella tasca della giacca e l'altra sulla maniglia.
    - Spero di rivederla in circostanze meno...spigolose, signorina Linch. -
    Non è un errore la pronuncia del suo cognome.
    Voglio che lei sappia.
    Lo esigo quasi.

    Un modo come un altro per farle presente con chi ha a che fare.
    Terrà la bocca chiusa, lo spero per lei.
    Eppure esco ma non mi allontano dal negozio.
    Poggio la schiena al muro immediatamente a ridosso dell'ingresso, accendendomi una Merit.
    Potrei aver ragione.
    Difficilmente sbaglio a leggere le persone.
    Anche senza l'ausilio della magia.



     
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    Precisino il tipo. Visto ciò che tratta ci sta. Vorrei sbuffare ma il parlare forbito e corretto dell’uomo mi trattiene dal farlo. Ad educazione si risponde con educazione.
    Non penso che lei abbia trovato sangue di drago, acconito e zanne in un grande magazzino del centro per cui si suoi mezzi ‘sono discutibili’.
    Rimarco con la voce le ultime parole alleggerendo il concetto di proibito. Sollevando le spalle le lascio cadere sciogliendole con un sospiro che camuffa lo sbuffo represso.
    Comprendo di dover aggiungere un altro aggettivo alla lista che descrive l’uomo. Precisino e suscettibile. Posso sentire la sua diffidenza, la riconoscerei dall’odore, lo stesso che presumo emani il mio corpo. La minaccia di poter diventare sgarbato viene incassata senza lasciare che il mio viso si scomponga. Per un istante mi viene la tentazione di sbarrare gli occhi e farmi tremare le gambe ma in orfanotrofio quella strategia non ha mai funzionato.
    Lascio passare la minaccia accogliendola come controindicazione del luogo dove mi trovo. Se c’erano santi a Nocturn Alley di certo non erano da Borgin & Burke in quel momento.
    Temo le sia sfuggito un complimento.
    L’ironia è palese, il sorriso che l’accompagna spontaneo. Sono certa comprenda che ho volutamente tralasciato il resto della sua frase così come sono certa non abbia ben compreso quel che cerco.
    La conferma arriva puntuale. Un incantesimo di appello estrapola dal marasma di oggetti magici del negozio una confezione di tarocchi dall’astuccio pregiato in tutto e per tutto simili all’immagine che riportata dal libro.
    Dapprima rimango sorpresa. Tanta fortuna è inaspettata quanto sospetta.
    Tendendo la mano raccolgo l’oggetto ammirandone la fattura. Chi ha conosciuto l’orrore sa riconoscere la bellezza. L’astuccio si apre senza emettere alcun suono, non fa resistenza e questo mi insospettisce. Esamino le carte, le conto, le controllo. Le figure sono perfette, il numero giusto ma il resto non torna. I colori sono volutamente stati sbiaditi, il tatto mi conferma che il materiale con cui sono state fatte è invecchiato artificialmente. Una buona copia, devo ammetterlo, un’ottima imitazione ben fatta e curata ma pur sempre una copia.
    Richiudo l’astuccio scuotendo il capo. Non lo reputo in malafede ma quel tipo di tarocchi avrei potuto trovarlo in un qualsiasi negozio di scherzi magici. Una sola adatta a far passare il tempo ai ragazzini.
    Il breve istante di illusione svanisce e con l’ennesimo sospiro ripongo i tarocchi taroccati sul bancone mentre con la coda dell’occhio osservo l’uomo avviarsi all’uscita. Quasi quasi mi spiace deluderlo.
    La ringrazio per l’interessamento ma mi permetta un consiglio. Cambi commerciante.
    L’uomo mi saluta. Un arrivederci completo di Cognome. Il mio.
    Portando la mano al capo mi tolgo il berretto lasciando libere le chiome. Il viso semicoperto dal copricapo esprime compiacimento tramite un aperto sorriso. Mimo un inchino nell’istante in cui si gira e lo osservo apprestarsi all’uscita. Appoggio il fianco al bancone e sollecito il ritorno del ciarlatano che dirige la baracca tamburellando le dita sul piano del tavolo. Quando si decide a tornare mi preoccupo di fargli notare l’imbroglio senza mandarglielo a dire. Riprendo il mio libro rassegnata a continuare al mia ricerca altrove mentre sento lo sguardo dell’uomo scannerizzarmi. Alcuni dei suoi pensieri mi giungono anche troppo chiaramente, altri li ignoro.
    E’ stato un piacere.
    Un saluto formale ed un cenno del capo a conferma che semmai dovessimo incontrarci di nuovo probabilmente faremmo entrambi finta di non conoscerci.
    Non avendo più ragione per rimanere all’interno del negozio tiro su il colletto della giacca pronta a riprendere la via di casa.
    Lo stomaco comincia a brontolare e ho sete. Dubito ci siano locali carini in giro, il sangue non rientra fra le mie bevande preferite.
    La porta di Borgin & Burke si richiude alle mie spalle con il medesimo scampanellio con cui mi accolta e mi ritrovo nella via quasi destra. Sto per piegare le ginocchia ed iniziare a concentrarmi per la smaterializzazione quando l’attenzione viene attratta dal una figura appoggiata al muro a pochi passi di distanza.
    Riprendo la posizione eretta focalizzo la sagoma.
    Signor Korczak! Dragomir o come preferisce essere chiamato. Non pensavo di rivederla così presto. Ha dimenticato qualcosa o aspettava me per caso?
    Rimetto in testa il berretto che avevo riposto in tasca ed attendo la reazione dell’uomo che, ne sono certa, non mancherà ad arrivare.
     
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    Conosce il mio nome.
    A questo punto è evidente: ha scavato.
    Ficcanasato.
    Troppo.
    L'arricciarsi del labbro superiore mi scopre i denti.
    Punto gli occhi nei suoi.
    Avevo un dubbio, ora è sparito.
    Ha frugato nella mia mente.
    Non avrebbe dovuto.
    Mi basta concentrarmi su questo particolare affinché un muro invalicabile si innalzi a protezione dei miei pensieri.
    Forte, cementificato da anni di pratica.
    Eppure a tratti inspiegabilmente vulnerabile.
    L'occlumanzia, nell'istituto di Durmstrang insegnano a padroneggiarla.
    Piegano il corpo tramite la mente finché non ti dimostri capace di impedirglielo.
    In modo duro, quasi sadico.
    Eppure devo loro molto.
    Anzi tutto, probabilmente addirittura il mio essere ancora vivo.
    Butto il mozzicone a terra.
    La guardo, sta aspettando una risposta.
    Non mi faccio attendere.
    - Mi scuserà.
    Il libro che porta con sé, tratta argomenti particolari.
    Declinazioni della magia che i dipendenti ministeriali non sono soliti approfondire per diletto personale.
    Mi ha incuriosito.

    Avanzo d' un passo in sua direzione.
    gli occhi sgranati le sono di nuovo addosso.
    - Tuttavia...-
    Vorrei approfondire l'argomento.
    Capire quanto genuino è il suo interesse per il mio mondo.
    Non ne ho modo.
    Non ci riesco.
    Scivolo.

    QueasyBowedCurassow-size_restricted

    ~...Hai osato troppo. ~
    Ora ascoltatemi, perché sarò sincero: finisce sempre così. Tutte le cazzo di volte.
    Potrei scriverci un libro, anzi un fottuto romanzo, di quelli che piacciono tanto al mio amico Hannibal, e intitolarlo: " Dragomir e la sua straordinaria capacità di fare il coglione davanti ad una bella donna."
    Venderebbe un casino nonostante il titolo chilometrico, roba da Best Sellers, ne sono certo.
    Ormai ho perso il conto delle volte in cui mi sono ritrovato praticamente costretto a prendere la luce con prepotenza, controvoglia per giunta, nella speranza di riuscire a pararci il culo o, se non altro, salvarcelo in extremis.
    Esattamente come adesso insomma, che afferro un braccio alla donna e applico una materializzazione congiunta fin sul tetto dello stabile ai piedi del quale sorge questa sudicio negozio.
    Così pieno di legno vecchio e combustibile che sarebbe fottutamente poetico darlo alle fiamme e starmene a guardarlo mentre si consuma da solo, con quel suo verme di proprietario dentro ovviamente.
    Ahimè, purtroppo ci fornisce parte del denaro contante che usiamo per vivere, il che lo rende momentaneamente off-limits.
    Dov'ero rimasto? Ah sì, sul tetto con Madame Obliviatrice ficcanaso di sto gran cazzo. Benissimo.
    Per farla breve, passa circa mezzo secondo dal momento in cui i nostri corpi si scompongo a quello in cui ci ritroviamo in cima al palazzo. Il suo braccio stretto nella mia mano sinistra mentre tutto il resto del suo impiccevole corpo, piedi puntati sul cornicione a parte, sporge nel vuoto sotto di noi.
    Si ritrova così la nostra bacchetta alla gola per la secondo volta nel giro di pochi minuti e, sfortunatamente per lei, questa volta non c'è l'orsetto lavatore a impugnarla.
    ~ Allora...~, mi sforzo di modulare accento e tono affinché la mia voce esca praticamente identica a quella del mio alterego, ~ Un motivo, mia cara, uno solo.
    Dammene uno che sia accettabile, e io non ti lascerò finire al suolo trasformata in un mucchietto di cenere fumante.~

    Mi curo ben bene di tenere la mente adeguatamente sigillata, non ci entrerà di nuovo. Specialmente ora che, vista la mia repentina comparsa, avrebbe troppo da scoprire. E a quel punto non avrei scelta.
    ~ Io ci ho provato, più di una volta.
    Ti ho chiesto di non ficcanasare oltre, sia con le buone che con avvertimenti più espliciti, eppure non hai resistito vero? Troppo allettante per te farti un giro qua dentro.~
    .
    Indico la mia tempia con la punta della stecca in noce, offrendole la più folle delle mie espressioni.
    La sto guardando, stilando mentalmente un elenco di tutti i modi in cui potrei bruciarla viva. Sono circa dodici, uno più eccitante dell'altro.
    Eppure nemmeno io, Owen, sono così sadico da ucciderla per della semplice curiosità, anche se le converrebbe non costringermi a interpellare qualcun'altro per risolvere la questione.
    A lui non servirebbe un motivo, il profumo della sua pelle sarebbe sufficiente. Nulla può placare la sua fame, tantomeno davanti a quello che - per me che non me ne capisco assolutamente un cazzo - è un bocconcino dall'aspetto delizioso.
    ~ Le cose stanno così, prova ancora a entrarmi in testa, e io ti brucio viva.
    Cerca di prendere la bacchetta e, indovina un po'? Muori. Non scherzo, potrei farti in pezzi così piccoli che la fottuta eternità non basterebbe a rimetterti insieme.~

    Lascio scivolare un po' il suo braccio tra le mie dita, assumendo ora un tono serio. Se è furba la metà di quanto è sembrata a Drago, nessuno si farà del male.
    ~ Dimmi cosa hai visto e consegnami il ricordo, avanti.~
     
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    Precisino, suscettibile ed appiccicoso. La lista si allunga. Osservare, ascoltare, carpire le sensazioni che l’istinto rileva. Assorbire tutto ciò che trasmette da indicazioni non richieste che non hanno a che fare con la magia ma con la natura intrinseca delle persone.
    L’uomo è così impegnato e concentrato a proteggere la sua mente dalle intrusioni che si dimentica di controllare il corpo, i gesti, gli istinti.
    E’ un avversario tosto, lo scudo che erige per proteggere la sua mente è forte. Anche fisicamente non sta male. Mi sovrasta di diversi centimetri, i suoi muscoli possono essere paragonati alle Alpi mentre i miei agli Appennini per cui quando il mio braccio viene stretto dalla sua morsa la cosa più intelligente da fare è non contrastarlo. Spaccarmi o perdere qualche pezzo per strada sarebbe poco elegante e, a seconda del pezzo, anche un po’ disgustoso.
    Ci ho messo anni a togliermi di dosso i modi grezzi dell’orfanotrofio, anni per lavare via dalla pelle il fetore che emanava, anni per imparare ad capire ed apprezzare le cose belle scindendole da quelle dozzinali. Ho versato sangue e sudore per riuscire a separare il grano dalla pula, il comune travestito da speciale e viceversa. Dentro di me c’è un mondo fatto anche delle ombre del mio passato che a volte oscurano le iridi chiare che la natura mi ha regalato. Le cicatrici bruciano ancora al ricordo di quei giorni ma quando avverto pericolo prudono e ora vorrei tanto grattarmi. Vado indietro nel tempo quado, piccola e indifesa, avevo dovuto inventarmi la capacità di adeguarmi alle situazioni cercando di trarne profitto. Se avessi un motto, ora come allora, sarebbe Mi piego ma non mi spezzo.
    Nonostante la resistenza dell’uomo qualcuno dei suoi pensieri riesco a percepirlo. Succede nell’attimo in cui, a ginocchia piegate, ci troviamo ad ammirare il panorama di Nocturn Alley dal cornicione del negozio in cui abbiamo avuto il piacere di conoscerci.
    In realtà io riesco ad ammirarlo meglio di lui in quanto buona parte del mio corpo è esposto alle intemperie. Potremmo dire che sarei la prima ad accorgermi se iniziasse a piovere.
    Ti faccio rispettosamente notare che il libro di Madame Obliviatrice è rimasto laggiù. Posso vederlo benissimo da qui.
    Sento la bacchetta premermi sul collo. E’ la seconda volta che succede. Due di troppo per i miei gusti ormai raffinati. Non avendo null’altro da fare o da poter fare cerco di stare calma, di non muovermi e di pensare. Probabile lui non riesca a farsi una ragione di quanto mi venga naturale dare un’occhiata nelle menti altrui. Prima che questo diventasse un mestiere, una professione pagata profumatamente e che svolgo con competenza era una necessità dover leggere i pensieri altrui. Con alcuni era molto semplice, come affondare un coltello nel burro, con altri più complicato, con l’uomo al quale ero aggrappata era... sconvolgente.
    Per quel poco che avevo visto c’era una confusione terribile nella sua testa. Se non fossi stata a penzolare nel vuoto mi sarebbe venuto da chiedermi se usava allucinogeni e di che tipo fossero per produrre tale effetto ma ho una cosa molto più urgente da fare.
    Urgente ed essenziale.
    Cercare di salvare il giubbotto di pelle drago, nuovo, e il suo contenuto.
    Agire d’impulso non è sempre la soluzione migliore ma in quel caso andare per sottile e cercare il pelo nell’uovo potrebbe essere fatale. Mi serve un’incanto, un incanto che non ha bisogno di essere urlato, è sufficiente che lo sussurri.
    Deste Congluti.
    La fattura Siamese, l’incanto che incolla due persone per una parte del corpo, nel nostro caso il mio braccio alla sua mano. Qualsiasi cosa avesse fatto a me lo avrebbe fatto anche se stesso, compreso il falò minacciato.
    E’ pur vero che di qualcosa bisogna morire ma non sono ancora pronta a farlo; confido sulla speranza che lui la pensi nello stesso modo.
    Dovrebbe essere sufficiente come motivo fratello.
    In caso non lo fosse sarei la prima a cadere ma lui mi seguirebbe.
    Riprendo fiato, o, meglio, riprendo a respirare.
    L’aria fresca non manca, ce n’è in abbondanza.
    Strano come le piccole cose siano degne di attenzione più delle grandi in certi momenti. La mente lavora mentre osservo che non c’è luna. Non ero brava in Astronomia ma in quel momento chissà, perché, osservo e riconosco le stelle. Mi vengono in mente i nomi che usavo per citarle e che facevano incazzare la prof.
    Mi sento leggermente più tranquilla in quanto ad incolumità fisica dopo aver castato la magia. Lo sono molto meno nel rispondere alle sue domande. Sto parecchio scomoda, non oso muovermi per non scivolare di sotto e se dovesse succedere lui mi seguirebbe. Sarebbe un peccato; il suo contatto non è affatto sgradevole al contrario dello strano tono di voce che ha assunto in altitudine. Forse è l’effetto dell’altezza, forse soffre di vertigini o ha preso un colpo d’aria ma avverto un piccolo cambiamento nel timbro della sua voce.
    Provo a pensare, a pensare in fretta. Non voglio passare il resto della serata a fare la manica a vento.
    Le cose sono due: o sei irresistibile o non ci hai provato abbastanza ma ti prometto, per il tuo bene e per la mia sanità mentale, di non riportare ad anima viva ciò che ho letto nella tua mente.
    Non ho idea del fatto che sia consapevole o meno della macedonia che c’è nella sua testa. Mai visto nulla del genere e, giuro, sono riuscita a dare solo una sbirciatina. Una mente così varia e variopinta farebbe invidia ad un caleidoscopio. Dovrebbe essere studiata e preservata per poi essere considerata patrimonio dell’umanità o, in alternativa, considerata uno sbaglio della natura e distrutta.
    Se anche provassi o riuscissi a dirti ciò che ho visto non ci crederesti.
    Poteva leggermi? Lo facesse pure, non stavo opponendo resistenza. Ero più sbalordita di lui e immaginavo di sentire da un momento all’altro il trillo della sveglia che metteva fine a quello che probabilmente era solo l’ennesimo incubo che tormentava i miei sogni.
     
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    Ora, io non vorrei sembrare scortese perché è pur sempre una signora; Una signora che, se non si leva quell'espressione dalla faccia, finirà con il fare concorrenza al cabone vegetale per barbecue, certo, la quale comunque va trattata come si conviene.
    Finché respira e mantiene una temperatura corporea nella media, almeno. Però, c'è un però.
    È mai possibile che non si sia resa conto di avere la mia bacchetta letteralmente puntanta addosso? Si ok, brava mi hai "legato" a te perché a quanto pare ti piaccio e forse sei così bagnata che se provassi a darti fuoco non appicceresti nemmeno, grande, tuttavia direi che concordiamo tutti sul fatto che con un Finite Incantatem ben piazzato potrei letteralmente annullare gli effetti del suo incanto e, gradevolmente, osservarla trasformarsi prima in una bambola scomposta e sanguinante spiaccicata al suolo davanti a Borgin & Burke per poi bruciarla così tanto da far sparire letteralmente nel nulla anche i suoi cazzo di denti. Conveniamo? Uno spettacolo in seguito al quale il vecchio commesso vermicolante del negozio qua sotto, senza dubbio, si vedrebbe costretto a chiamare i colleghi della qui presente signorina per levarsi l'immagine dalla testa.
    Come dicevo però le signore vanno trattate come si conviene, quindi mi limito a deriderla apertamente in seguito al suo incantesimo.
    ~ Neanche lontanamente.~, ribatto sporgendomi a mia volta un po' più avanti oltre il cornicione. Ora l'aria sferza i suoi capelli scompigliandoglieli nel vuoto e io, nonostante le dinamiche del momento, mi prendo la libertà di capire cosa intendesse poco fa Drago con "profumo di Donna".
    ~ Per il mio bene? Avanti, ti sei già messa in una pessima situazione...non renderti anche ridicola mia cara.~
    A me, sinceramente, della sua sanità mentale frega poco o nulla. Non mi piacciono le persone "sane", sono terribilmente noiose e poco attraenti. Chissà, magari se impazzisse un po' anche lei forse mi ritroverei perfino pensare che la condizione di averla incollata addosso, per un quantitativo limitato di tempo, potrebbe pure essere invitante. Chissà. chissà. Chissà.
    Quello che io so, e tutti noi - compresi voi bastardi che leggete - sappiamo, è che non posso assolutamente lasciarla andare senza prima informarmi su cosa o quanto abbia visto.
    Poco mi importa che sappia uno dei nostri nomi o quanto debba essere prosperoso un paio di tette per piacere a Korczak, sono altre le cose che mi preoccupano.
    La locazione di casa nostra, i progetti futuri, i miei piani personali...e pensate se avesse visto una cena di Francis, ah lì si che pure lei avrebbe avuto bisogno dell'intervento di un altro obliviatore. Voglio dire cazzo, spesso quando prendo la luce dopo di lui la prima cosa che faccio è ficcarmi due dita in gola per poi trasformare in cenere ciò che butto fuori.
    Via, sparire dalla mia vista, che schifo maledizione ma come cazzo fa.
    ~ Facciamo così.~, sentenzio continuando a guardarla con espressione folle ed vagamente estasiata, ~ Me lo scopro da solo, Legilimens. ~
    20210310_114216
    Piccoli stralci di noi e alcune nostre visioni in serie si trasferiscono dalla sua mente alla mia, permettendomi di realizzare una cosa tanto sollevante quanto ovvia: ha raschiato solo la superficie. Ed era così prevedibile, a pensarci bene, che solo ora mi accorgo di essermi preoccupato per nulla o quasi.
    Che poi, cercate di capirmi, ho roba di tre persone nella capoccia e non siamo propriamente dei "bravi ragazzi", avevo i miei buoni motivi per valutare se farla fuori o meno.
    Ho i miei buoni motivi, comunque, per non aver deciso di farla fuori ad occhi chiusi, così come avrei fatto in occasioni diverse.
    Non è una di loro, lei non merita di bruciare, non c'è motivo. Inoltre c'è qualcosa qua dentro, nella sua testa... Uno stato di angoscia passata non poi cosi diverso dal nostro.
    La fisso per un istante dritto negli occhi, serrando poi le dita attorno al suo avambraccio.
    ~ AHAHAHAHAHAHAHAHAH! ~
    Con un movimento secco la ritiro sul tetto, al sicuro, sciogliendo solo ora l'incantesimo che ci ha legato le carni. La mia mente è tutt'ora completamente sigillata, mentre mi ricompongo tra una risata e l'altra. Chissà, forse se si comporta bene le permetterò di tornare ad avere a che fare con il più "gentile" di noi.
    ~ Ne vuoi ancora? Ti lascerei scavare, giuro, solo per vederti spezzata senza che io debba muovere un singolo muscolo.
    Se pensi che sia sconvolgente questo...dovresti vedere il resto.~

    Ciò a cui ha assisto è niente, uno spiraglio dovuto alla vulnerabilità cui è esposto il nostro cervello quando Drago si lascia distrarre da cause esterne.
    O se c'è uno di noi che sgomita dietro, quindi diciamo che posso prendermi un pezzo di colpa per questa volta. Un pezzettino piccolo eh, nulla di serio. La parte grossa del misfatto è tutta attribuibile a Yoghi. Quindi io me ne lavo le mani, non cagatemi il cazzo.
    Nella mia esagitata confusione, ad ogni modo, ho appena deciso che non la ucciderò. Non oggi almeno.
    Bacchetta ancora alla mano appello il suo manoscritto dal suolo, appoggiandomi alla parete del sottotetto per sfogliarne alcune pagine. Drago pareva essere attratto dal suo interesse verso il mondo delle arti oscure, non vedo allora perché non dovrei esserlo anche io.
    Sappiamo tutti, tra l'altro, che il più talentuoso è il sottoscritto miei cari.
    ~ Facciamo così, carina, che ne dici se parliamo un po' di questa tua curiosità su un mondo che non dovrebbe competere a chi ricopre il tuo incarico? Già che ci siamo, e visto che sei stata così gentile da non costringermi ad ammazzarti come un cane, potrei magari rendermi disponibile per fugarti qualche curiosità in materia. Sai, sono piuttosto ferrato.~
    Cosa? Come dite? Ho appena espressamente dichiarato ad un ministeriale irlandese di essere versato nelle arti oscure? Suvvia, considero ormai appurato che lei non rappresenti la benché minima minaccia per me.
    Smettiamola di dire cazzate.
     
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    Proprio vero che non si finisce mai di imparare. Bisognerebbe aggiungere che non bisognerebbe ma nemmeno stupirsi di nulla ma io lo sono stupita. Eccome se lo sono. Il poco o molto che sono riuscita a leggere nella sua mente è sufficiente da farmi passare la voglia di indugiare oltre nello sbirciare in quel gran casino che è la sua testa. Come faccia a reggere la confusione che vi regna è un mistero.
    Per il momento mi sento abbastanza al sicuro. Se avesse avuto intenzione di usare controincanti lo avrebbe a fatto ed ovviamente avrei agito di conseguenza ma tutto sommato non volevo sottovalutarlo. Deve avere pensato che la sparizione di una Ministeriale avrebbe dato adito ad indagini e ricerche e dubito che aneli o gradisca a rimanere coinvolto rischiando di dover incontrare qualche mio collega. Gli Auror Irlandesi non sono famosi per i loro modi di fare accattivanti. Quello che fatico a comprendere sono le minacce. Anche volendo spifferare ciò che ho sbirciato nessuno mi crederebbe; se avessi riferito cosa avevo intuito facile mi avrebbero presa per pazza.
    Secondo motivo, vediamo se questo ti soddisfa: Stai rischiando di inciampare in un incidente internazionale per nulla. I tuoi ‘affari’ potrebbero risentirne.
    I suoi interessi gli stavano sicuramente più a cuore della mia sanità mentale e della mia incolumità fisica e ricordarglielo mi pareva quantomeno corretto ed opportuno.
    Sinceramente cominciavo ad averne abbastanza di rimanergli incollata. Tornare a piede libero, anche se il piede è appoggiato su cornicione stretto ad alta quota, mi strappa un sospiro di sollievo. Dovrei ringraziarlo per avermi tolto da una situazione scomoda? Forse si ma non lo faccio. Mi ricompongo, cerco di farlo lisciando con la mano la giacca sgualcita dalla stretta.
    Alcuni dei suoi pensieri passano o li lascia passare e posso percepirli anche senza bisogno di impegnarmi a leggerli. Ho visto quello sguardo negli occhi in più di un uomo per non capire cosa gli passa per la testa. Aggrotto le ciglia, alzo gli occhi al cielo e scuoto il capo.
    L’aria gioca fra i miei capelli. La sento passargli in mezzo. A tratti le ciocche mi coprono il viso per poi lasciarmi libera di respirare e di osservare. Non sono tanto in ansia per essere alla mercè della sua bacchetta. Se avesse voluto, o cercato, di farmi arrosto ci avrebbe già provato.
    Intuisco preferisca altro tipo di profumo a quello del bruciato in quel momento.
    Mi allaccio al suo discorso. Non ha tutti i torti. Non era stato affatto piacevole trovarsi nella situazione di avere una bacchetta puntata addosso e, contemporaneamente, sporgere da un cornicione.
    Ammetto di essere stata meglio. Più comoda sicuramente. E tu ci stavi prendendo gusto.
    Un contentino bisogna darglielo. E’ bravo, so riconoscere un merito anche se continuo a chiedermi il motivo di tanto accanimento. Mi viene perfino da fare l’ipotesi che, conoscendo il mio mestiere, gli possa servire qualcuno che metta ordine nella sua testa cancellando, con l’ausilio della bacchetta in modo professionale e chirurgico, uno o più elementi di disturbo perché sì, ce n’erano parecchi di elementi che disturbavano nella sua mente.
    Il legiliemens arriva dandomi il tempo di proteggere parte della mia mente. Rimango concentrata affinchè non possa scavare a fondo. Non ho la pretesa di essere al suo livello come ruspa ma qualcosa sulla difesa l’ho imparata.
    Lo sento ridere. Una risata che rimbomba nella notte silenziosa e che mi fa scuote il capo.
    Divertente vero?
    Non lo è per niente e per dare conferma chiudo gli occhi per evitare di dover incontrare i suoi.
    Confesso che sono tentata a saperne di più ma…anche no grazie. Mi basta a meno che…
    Lascio per un momento il discorso in sospeso per prendere fiato. Non voglio entrare nella sua testa per forza, non sono un’Auror e anche se mi incuriosisce non mi interessano i suoi traffici. Mi interessano le dinamiche che usa, i suoi sistemi di protezione e di attacco ma mi basterebbe la teoria, non importa che si esponga mettendole in pratica, non su di me. E’ una fatica che preferirei risparmiasse.
    ...Tu non stia bruciando dalla voglia di darmi ulteriori ragguagli su quel casino che è la tua testa.
    Ipotesi poco probabile ma possibile.
    Vedi sopra; mai stupirsi di nulla. Nemmeno del fatto che il mio libro riappaia nelle sue mani suscitando, per motivi diversi, la mia e la sua curiosità.
    Lo so che sono gentile, lo sono sempre quando sto scomoda.
    Provo a sciogliere i muscoli delle spalle, piego il capo prima a destra e poi a sinistra cercando di mantenere un contegno dignitoso. Metto in conto di fare più attività fisica, ho le braccia indolenzite ma tutto questo passa in secondo piano quando sento quella che sembra una proposta.
    Lo guardo e i miei occhi si accendono di nuova curiosità.
    Il mio libro. L’argomento di cui tratta è chiaro. Materia affascinante le Arti Oscure. Possono servire per attaccare o per proteggersi. Mai come in quel frangente comprendo quanto sia utile saperne di più.
    Lo spazio sul cornicione è ridotto. Non possiamo allontanarci troppo uno dall’altro senza volare di sotto. Non che mi dispiaccia, se non mi punta la bacchetta addosso riesco anche a trovarlo gradevole d’aspetto.
    Se davvero sono stata gentile proverò a superare me stessa e ad essere magnanima con un rilancio.
    In fondo la vita è come una partita di poker. Fino a quando non vengono girate tutte le carte nessuno sa chi possiede le migliori. Sono ancora viva e non è poco. Chi è vivo si dice possa ancora fare qualche cazzata quindi perché non approfittarne.
    Ci sto. Potrei perfino offrirti da bere per avere l’onore della tua compagnia e della tua…ferratezza.
    L’offerta della bevuta potrebbe sembrare un pretesto per continuare la discussione in luogo meno scomodo ma è anche vero che tutta quella situazione ha reso la mia gola riarsa e avrei davvero bisogno di mandar giù qualcosa di forte. Quel contatto ravvicinato mi turba un po’ troppo. Ho bisogno di riprendermi con qualcosa che scaldi e che non debba necessariamente uscire dalla sua bacchetta.
     
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    ~ Ragguagli? Ah, lei vuole dei ragguagli! Poi sarei io quello fuori di testa eh? ~
    No davvero, questa qua o è terribilmente curiosa oppure, in parte, è schizzata quanto noi tre. Nessuno sano di mente vorrebbe approfondire l'argomento "mente dello straniero sinistro affetto da DDI". A meno che non sia terribilmente masochista, il che potrebbe anche piacermi sotto determinati aspetti a dire il vero.
    ~ Onestamente no, mi pareva di essere stato chiaro. Tu qui...~, e di nuovo mi tocco la tempia con l'indice della destra, ~ Non ci devi entrare. E non sarò certo io a raccontarti altro.
    Quindi vedi di startene nel tuo, e non ti farò bruciare dentro un Ardemonio insieme a mezza Notturn Alley.
    Giusto per essere chiari, nel caso in cui non fosse ancora passato il messaggio, io me ne fotto del tuo impiego o di chi sei.
    Cerca di non irritarmi oltre, che sono già stato fin troppo buono con te.~

    Chiaro son stato chiaro, non ci piove. Inoltre andiamo, sapete quanto me che non l'ho fatta sparire principalmente per due motivi: quel senso di angoscia che aleggia nella sua mente mi è familiare e, soprattutto, perfino io mi sentirei quasi in colpa a privare il mondo di un bel paio di chiappe come quelle che ha attaccate lì dietro. Forse.
    Continuo a sfogliare il libro che portava con sé mentre seguitiamo in quella che ora, ahimè, comincia ad assumere per lo più i toni di una conversazione quasi normale tra due persone semi- sconosciute. Terribilmente noisa di base, salva solo grazie alla sua palese curiosità verso l'argomento che è fulcro del discorso.
    ~ Se le cose stanno così, mi piacerebbe vedere fin dove ti spingi quando invece sei a tuo agio.~
    Alzo gli occhi su di lei offrendole uno sguardo malizioso e glaciale allo stesso tempo, seguitato da uno schiocco esplicito delle labbra, e per il momento anche io sto facendo quello "gentile".
    Che poi, momento condivisione tra me e voi gentili bastardelli, sotto un certo punto di vista dovrebbe essere contenta di avere me davanti e non quell' immorale del nostro caro orsetto lavatore di duecento chili. Quello, sotto la parvenza da manierato uomo duro e dedito al lavoro, cela un animo da maiale pervertito che l'avrebbe portato a non esitare per un ostello se imperarla, incaprettarla, e poi ordinarle di camminare a quattro zampe a suo comando. E, fidatevi, ci sto ancora andando leggero.
    C'è ne fosse uno, di noi, con dei gusti normali nella vita oh!
    ~ L'onore...ti piace così tanto avermi vicino?~, chiudo il libro e glielo porgo offrendole uno sguardo obliquo, ~ Ti sembro il tipo di persona che si mette a chiaccherare d'incantesimi oscuri, gli unici degni di nota, seduto in un cazzo di Pub? ~
    Mi metto quindi a camminare sul margine del tetto, giocherellando con la bacchetta senza perderla di vista un secondo.
    Non perché mi interessi chissà quanto studiare i suoi lineamenti, mi serve solo a tenerla sotto osservazione onde evitare che ceda di nuovo alla tentazione di farsi un giro nella mia scatola cranica. Poiché, questa volta, le costerebbe irrimediabilmente almeno un arto. Scelto a caso.

    20210315_113306

    ~ C'è un villaggio incantevole su in Scozia, diversi chilometri a Nord di quell'ammasso di torri che da queste parti chiamate scuola. Si chiama Spooky Village, conosci? ~ , mi smaterializzo solo per ricomparire immediatamente di fronte e afferarle una ciocca di capelli tra le dita portantomela al naso, un comportamento confidenziale non concesso atto ad infonderle una meravigliosa sensazione di disagio, ~ Giovedì notte sarò là, sulla collina che si erge dietro il cimitero, a godermi il panorama.
    Prova a passare, magari potremo trovare qualcosa di cui parlare.~

    Le mollo una neanche troppo delicata pacca sul culo, dedicandole poi un sorriso che mi scopre le labbra lasciandomi cadere all'indietro, nel vuoto sottostante.
    ~ Non deludermi, Amyna.~
    Questa è l'ultima cosa che sentirà oggi da me, accompagnata da una risata agghiacciante e impersonale, prima che io mi volti su me stesso a metà caduta per sparire nella notte con un rumore appena percettibile.
    Cosa cosa, Troppo teatrale? No, solo borderline. E poi, anche se fosse, mi avere visto? Posso permettermelo.
    Cazzo vi state a giudicare, maledetti.



    Uscito 🔥


    Edited by - Drago. O.F. - 15/3/2021, 22:20
     
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