Sarà per una donna che l'amicizia finirà al cimitero.

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    Le sue mani si muovono rapide e esperte mentre si tira su una sigaretta. La porta alle labbra ma non l'accende si limita a farla girare tra le labbra e mordicchiare il filtro. Nonostante sia spenta ogni volta che aspira per respirare sente il sapore acre del tabacco, quella roba è proprio merda. Non l'accenderà è solo un suo tic nervoso o un gesto compulsivo che lo aiuta, di solito, a distrarlo ma non questa volta. E' nervoso. La mascella è contrata i suoi occhi sono vigili alla ricerca di qualcosa o qualcuno, cosi come la sua postura di chi è pronto a una rissa da un momento all'altro. Ha la runa è vero ma non è lei che lo frena ma la promessa che ha fatto alla De Masi. Lui è tante cose è vero ma non un uomo che non mantiene le promesse, la sua parola è un dogma. Nonostante tutto è un soldato e quando si da o ha una missione la porta a termine. Però in quel momento non può a fare a meno di cercare un escomatage per raggirare la sua promessa. Magari se si contiene e non va fino infondo la De Masi lo perdonerà o non ne terrà conto. Noah era in grado di sopportare molte cose questo era un fatto. Il dolore per lui era solo uno stato mentale, i sentimenti una reazione chimica e cosi via. Ma c'era un'unica cosa a cui lui non era immune, impassibile o in grado di accettare è questa cosa aveva un nome che si poteva chiamare umiliazione. Proprio non la sopportava perchè screditava tutto quello che era o che aveva fatto. Quando eri umiliato in automatico ti si affiancava la targhetta della vergogna e della debolezza. Se qualcuno era stato in grado di umiliarti voleva dire che tu eri stato debole. L'ambasciatrice della sua umiliazione si chiamava Padme Queens. Una ragazza che fino ad ora era stata invisibile al suo radar, fino ad ora. Una corva brillante senza dubbio che aveva dimostrato di avere del potenziale nelle pozioni ma allo stesso tempo molto stupida perchè aveva intralciato la persona sbagliata, lui. Durante una lezione lo aveva ferito, derubato e cercato di avvelenare. Da parte sua ci aveva messo del suo anche lui fallendo miseramente con un'incantesimo che conosceva da anni, depenalizzato probabilmente dal fatto che aveva passato anni in forma di lupo, o che per via dell'avvelenamento o semplicemente nel tempo aveva perso la padronanza. Ora quella femmina umana meritava una punizione. Tra l'altro non era stato difficile capire che tra lei e la Métis c'era stato qualcosa, non che lo nascondessero, ma quello che lo irritava di più era il fatto che era legata alla sua migliore amica Alex, parola chiave sua. Che cazzo ci aveva visto Alex in lei? si aveva un bel culo e un faccino gradevole forse la sua lingua tedesca che la etichettava in automatico come una porca a letto? Noah non ne aveva una cazzo di idea ma di una cosa era certo andava messo in chiaro un paio di cose con lei. Cosi butta via la sigaretta che ormai a forza di torturala con i denti è diventata inutilizzabile. è quasi l'ora di pranzo quindi la bionda non sarà a lezione e il suo odore, che ha memorizzato, è più forte nella zona in cui si trova nello specifico la torre ovest. Fermo in un angolo attende la sua vittima sa dove si trova l'entrata dei Corvonero era pur sempre stato con Elyon. Ora non deve fare altro che aspettare e lui odia aspettare.
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    I recenti avvenimenti al castello mi avevano fatto venire l'improbabile nostalgia per il primissimo periodo ad Hogwarts, quando io non mi interessavo a nessuno, e nessuno si interessava a me. A quel tempo soffrivo la mia solitudine, una condizione che mi ero autocreata, ma perlomeno non era qualcun altro a farmi soffrire. Essere un uccello in gabbia ha pro e contro, mentre vivere in comunità... Mi pareva ci fossero solo contro. I rapporti umani erano un caos di fraintendimenti, aspettative, omissioni e tradimenti, e mi pareva di aver spiccato un volo fuori dalla mia gabbia dorata solo per rimanere impigliata nella rete fitta di queste relazioni. Ora non mi restava che aspettare un predatore che aprofittasse della situazione per prendermi tra le sue grinfie. L'alternativa era riuscire a sbrogliarmi da quel pasticcio e tornare alla mia vita da reitta. Però... c'era un però, e aveva anche un nome: Alex. Lei era diventata il mio punto più debole, e chissà se anch'io ero il suo? Ripensare ai nostri momenti insieme era una delle poche cose che riusciva a darmi un po' di gioia. Il resto del tempo lo passavo più che altro studiando: rimanevo incollata ai libri e alle pergamene ore e ore di seguito, e in essi trovavo la mia pace. A lezione non si poteva dire lo stesso: tra me e Sky era guerra aperta, e qualunque cosa avessi detto o fatto lei l'avrebbe criticata o fraintesa. Stavo inziando più seriamente a cullare dentro di me l'idea di trasferirmi in un'altra scuola. Con questi pensieri che si rincorrevano alla rinfusa dentro la testa, quel mattino lasciai la biblioteca, dove troppi bisbigli mi deconcentravano, con l'intenzione di andare a studiare in Sala Comune. Avrei pranzato più tardi, per i fatti miei. Poi i corvonero come me erano sempre molto rispettosi nei confronti dei concasati, il silenzio veniva naturale, e nessuno osava disturbare di proposito lo studio di un'altro. Uno dei tanti motivi per cui apprezzavo la mia casata. Silenziosa e solitaria, attraversai i corridoii e salii le scale con la borsa a tracolla che intermittente batteva contro la mia coscia, diretta alla torre ovest. Imboccai la scaletta che portava alla porta con l'indovinello. Mi avvicinai all'ingresso e la voce si levò come tante altre volte, per pormi la domanda:

    E' una perla assai preziosa,
    cura il tempo ed ogni cosa;
    assomiglia a una carezza
    e possederla è una bellezza;
    la prudenza non le è estranea:
    parla e tace senza lagna.

    Che cos'è?


    Iniziai a riflettere febbrilmente: allora, è qualcosa che ha a che fare con la prudenza, è bello averla e... si occupa del tempo?
    Scusa, puoi ripetermelo? — domandai alla porta.
    Avevo creduto di vedere qualcuno muoversi vicino a me, e mi ero distratta. L'indovinello mi fu riposto, e stavolta mi sembrava di avere già un'idea della risposta, dopotutto assomigliava a una carezza, no? Stavo per dare voce alla conclusione del mio ragionamento, ma mi bloccai involontariamente una volta di più. Stavolta ero sicura che ci fosse qualcuno, e mi spostai di lato per controllare.
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    Dall'ombra sbucò una figura che purtroppo mi era familiare: Noah Cavendish, un serpeverde più vecchio di me, sembrava quasi mi stesse aspettando. Scacciai subito questa impressione, d'altronde perché avrebbe dovuto cercare proprio me? Avevamo malapena scambiato due parole, lui a lezione aveva vinto e io avevo perso, e non c'era niente da aggiungere. Oltretutto sembrava andare particolarmente d'accordo con Skylee, che aveva amici di ogni casa del castello, e mi era capitato di vederlo anche insieme ad Alex. Ma ci eravamo semplicemente ignorati. Due tipi come noi non si frequenterebbero mai di propria spontanea volontà: o qualche fattore esterno li avvicina, altrimenti le loro strade non si incroceranno mai. E io non ero per nulla entusiasta all'idea che il mio destino si intrecciasse a quello di lui. Non avevo niente a che spartire coi serpeverde, non sapevo fare l'amicona come Sky, non avevo nessuna qualità che sarebbe potuta interessare a uno come lui. Che poi, avevo sentito pure dire che fosse un mangiadonne, una sorta di gigolò che aveva adibito il castello di Hogwarts a suo parcogiochi personale. Ma io non avrei giocato con lui, mai, in nessun caso. Lo squadrai metà sorpresa di vederlo lì e metà infastidita.
    Ah, sei tu, — dissi, perché ormai non potevo più fare finta di niente, — Che ci fai qui? Cerchi Alex... o Sky? Saranno in Sala Grande, a mangiare a quest'ora.
    Mi venne naturale dargli questa informazione, e non mi sfiorò nemmeno la testa l'idea che potessi essere io il motivo per cui era lì, chissà da quanto, poi.
     
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    La rabbia di Noah era come una grossa fiamma che bruciava costantemente. Non la si poteva spegnere lei continuava a bruciare alimentata all'infinito da lui. Nel tempo non diminuiva ma si espandeva e spesso era la sua più grande fonte di energia. Di fatto senza di essa si sarebbe sentito vuoto e inutile ma aveva anche un difetto. Lo stava consumando a partire dalla sua sanità mentale e divorava tutti gli altri sentimenti fino ad incenerirli. Per questo motivo nonostante la Queens tardasse ad arrivare il suo sentimento non variava restava saldo. Pensa ad Alex che dovrebbe avvertirla cosi richiama il suo corvo e coglie l'occasione per scriverle. è quasi certo che la persona che sta aspettando l'ha informata ma lui lo fa per un motivo diverso, non vuole perdere il rapporto che ha con Alex. Nonostante si sta sforzando di controllarsi sente che potrebbe cedere e che una parte di lui lo vorrebbe fare. Per un'attimo, un breve istante, ha l'immagine di se stesso immerso nel sangue. Calma il respiro e focalizza la sua attenzione altrove, se continua di questo passo innescherà la trasformazione. La runa agirà di conseguenza ma a lui basta un secondo con un colpo d'artiglio o di zanna per fare qualcosa di irreparabile. Lei infine arriva e lui diventa tutt'uno con l'ombra nell'angolo del muro, non sembra averlo notato. Aveva calcolato male lei non era al suo interno ma era arrivata da fuori, non si trasformava da un pò forse era per questo che i suoi sensi lo avevano tradito. Affina l'udito per sentire cosa sta dicendo perchè venire a conoscenza dalla password del suo dormitorio potrebbe tornare utile prima o poi. Ma poi lei lo nota forse lo ha tradito il suo sguardo tutt'altro che gentile puntato sulla schiena della ragazza che deve avere messo in allarme il suo sesto senso. Titubante sembra felice quanto lui di vederlo.-Per te sono Cavendish non tu.- Le dice secco privo di emozioni nella voce mentre si avvicina. Ora che la guarda meglio ha un idea più chiara su cosa lo infastidisce particolarmente in quella umana, l'aura di negativa che emana. Quella ragazza ha degli occhi grandi particolarmente espressivi ma emanano tristezza, si muove come se il peso del mondo fosse tutto sulle sue spalle. Ora lui non sa la storia di quella bionda e non gliene frega un cazzo ma sa che Alex ci vede qualcosa in lei e quindi proprio perchè ha le attenzioni della sua amica dovrebbe andare in giro con un sorriso stampato sulla bocca. L'idea che possa deprimere o passare quella negatività a Alex lo innervosisce. La sua amica è una donna forte ma sa anche che prova empatia specialmente con le persone coinvolte nella sua vita, spera che la Queens non la stia infettando con i suoi problemi o peggio che la stia usando.-Arrotondi facendo la segreteria?!- Non c'è un vero tono nella sua voce o un qualche tipo di sentimento ma è chiaro che siamo nelle sfumature dell'astio.-Ti avevo mandato un gufo che tu hai ignorato.- Le dice guardandola dritta negli occhi:-Ricordi? O il mio c.o.n.f.u.n.d.u.s te l'ha fatto scordare?-
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    Per te sono Cavendish non tu.
    Strinsi gli occhi e osservai il mio interlocutore. Cercava di mettere distanza tra di loro, ma il suo modo di parlare era confidenziale. Non mi piacevano i tipi così, non si capiva mai quali fossero le loro vere intenzioni. E poi non avevo mai sopportato l'invadenza, essere osservata, essere spiata.
    Come vuoi tu, — risposi noncurante, ma ero in guardia.
    Capii che il serpeverde era lì per me solo alla battuta seguente.
    Ti avevo mandato un gufo che tu hai ignorato. Ricordi? O il mio c.o.n.f.u.n.d.u.s te l'ha fatto scordare?
    Non riuscii a decifrare il tono di voce, ma apprezzai che arrivasse subito al punto. Già, il gufo. Mi ero completamente dimenticata di quel messaggio inaspettato ricevuto poco tempo prima. Lo avevo mostrato ad Alex, lei m'aveva detto semplicemente "Vai se vuoi, ma stai attenta".
    null
    All'inizio non avevo compreso le sue parole, ma da quello che potevo intuire lei conosceva Noah ma non si fidava di lui al cento per cento. Sapevo troppo poco sul suo conto, non mi erano mai interessate le vita degli altri d'altronde, e avevo un sesto senso per le persone dalle quali era meglio stare alla larga. Il mio istinto mi diceva che Noah era imprevedibile, e non ero affatto prona a scoprire se fosse un bene o un male.
    Era un gufo maleducato, — risposi sincera.
    Riflettevo sempre prima di fare qualcosa e avevo deciso che fosse meglio ignorare un messaggio del genere. Una persona come si deve, se vuole fissare un appuntamento con qualcuno, chiede con toni cortesi se possa andar bene. Invece lui aveva solo scritto giorno e orario, senza nemmeno un ciao, come se fosse un ordine e non una richiesta; mi era sembrato un atteggiamento un po' capriccioso. Forse Noah era abituato a comportarsi così con la sua cerchia di amici, ma io ero sicuramente diversa sotto questo aspetto. Anche se qualcosa in me stava cambiando - ero sempre la Padme fragile, ma sicuramente più tagliente - i miei valori rimanevano sempre gli stessi, ed ero estremamente selettiva nei confronti delle persone.
    Trovo strano che tu ti aspettassi davvero che mi sarei presentata, — spiegai sbrigativa — Si vede che non mi conosci. Comunque non ho niente da dirti, non ce l'ho con te e non m'importa di quello che è successo a lezione.
    Ho preferito dimenticare e andare avanti continuai dentro di me. Non volevo commiserarmi all'infinito, avevo pianto un po' e poi avevo ripreso i miei doveri. Ero stata attenta a non incrociare più Sky nemmeno in sala comune, tutte le volte che passava fingevo di studiare o fare altro, così da non dover parlarci. D'altra parte lei era stata lietissima di riprendere ad ignorarmi, e adesso che mi ci ero abituata riuscivo a sentirmi quasi tranquilla. Il mio unico rapporto sociale si era circoscritto ad Alex, e con lei le cose funzionavano, riusciva a strapparmi sorrisi e risate che nemmeno io credevo di riuscire più a fare. Col tempo, Sky sarebbe diventata un ricordo, una presenza dolce nelle memorie, e chissà, magari anche lei avrebbe superato la delusione che le avevo dato. Dopotutto, volevo ancora che fosse felice, pure senza di me.
    Non voglio nemmeno le tue scuse.
    Aggiunsi questa frase senza darle un vero peso, perché lì per lì mi era passato per la mente che forse Noah si sentiva in colpa per aver provato a lanciarmi il confundus. Ovviamente la mia opinione di lui era migliore di quella che avrebbe dovuto essere, ma io che ne sapevo?
     
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    Osserva la Queens in silenzio. Non sa nulla di quella femmina fino a poco fa era totalmente invisibile per lui e questo è assai strano per il licantropo visto che lei in un modo o nell'altro faceva o aveva fatto parte della vita di due membri che per lui erano importanti. Entrambe, Métis e Alex, avevano visto qualcosa in lei, qualcosa che Noah non vedeva affatto. Ribadisce a se stesso che oltre a dei lineamenti gradevoli non sembra possedere altro ma sa bene che non la conosce e si sta basando su un'antipatia a pelle affatto obiettiva. Anche la Rosencrantz a primo impatto non l'aveva colpito ma poi... Quella sua tristezza lo urta, non riesce a non provare irritazione. Superficialmente la classificherebbe come la White ma in questa femmina c'è qualcosa di diverso, un tipo totalmente diverso di sofferenza. Si chiede per cosa soffra o cosa c'è che non va nella sua vita ma scaccia immediatamente quei pensieri. Dedicare i suoi pensieri a qualcuno al di fuori di lui è stupido e inutile. Continua ad essere certo di una cosa però: non la vuole nella vita di Alex. è impossibile per lui che lei sia felice con la Queens, non ci crede. Ne è certo che se non si allontana prima o poi quella donna spegnerà la vivacità della sua amica. Contrae la mascella al solo pensiero. Quindi è un Prefetto? si domanda se sia una autoritaria, o una che sfoga le sue frustrazioni dietro a un titolo, privo di valore per lui, o semplicemente una che cerca di svolgere il suo compito come meglio riesce. Negli occhi di lei c'è diffidenza, sospetto e nella sua postura avverte la tensione. Ha delle similitudini con le persone che temono i cani, quando li vedono avvicinarsi in loro sale il disagio sentono che prima o poi il cane cercherà di morderli anche se questo magari neanche li nota. Ma sentire quello sguardo addosso ti porta a reagire e se lei continua prima o poi lo farà. Dai suoi modi è chiaro che lei sa in qualche modo che tipo di persona sia, è un bene cosi non dovrà presentarsi. Lei sembra cercare di tenere una certa distanza tra loro, in pochi passi trasforma i metri in centimetri di separo tra loro. Se a lui viene offerta una debolezza da usare ne approfitta all'istante. Sorride alla sua prima frase e si domanda se è seria o meno. Nota che lei riflette molto non risponde subito d'istinto pondera le risposte. Non è sicuro che quello che le esce dalla bocca sia realmente quello che pensa.-E io trovo strano che tu non ti aspettassi che non sarei venuto a cercarti, nessuno mi ignora.- Punta i suoi occhi in quelli di lei. Il fatto che sia dovuto andare da lei lo infastidisce. Cosi come dopo essersi messa con la sua migliore amica non si è mai presentata. Lei tira fuori la lezione dove si sono conosciuti e lui ghigna al ricordo. Ha un immagine ben precisa di lei pronta ad accettare la morte, non se lo dimenticherà tanto facilmente.-Posso stare tranquillo allora.- Sorride affabile. Non la temeva in alcun modo e trova divertente le sue uscite. Lo odiano praticamente tutti con lei in più non ci sarebbe alcuna differenza, a lui non importerebbe lo stesso. L'ultima uscita ne è certo che lo sta provocando. Lui non le deve niente figurarsi delle scuse ma lei lo sa bene quello che sta facendo, sta giocando con lui. Se si irrita farà qualcosa che metterà fine alla sua amicizia con Alex quindi, per il momento, ci passa sopra-Ora io e te ci facciamo un giro e ci diamo l'occasione per conoscerci.- Le appoggia una mano sulla spalla e la spinge quanto basta per farla camminare. Sa bene dove vuole in un luogo che permetterà ad entrambi di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.-Alex merita il meglio da noi due, no?- Le domanda con un sorriso privo di calore camminando affianco a lei. Fa affidamento sul suo interesse per Alex per convincerla a seguirlo. -Allora...Queens cosa ti fa pensare che sei adatta alla mia amica?- Questa volta non c'è astio o scherno nella sua voce, ma curiosità.
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