A Christmas carol

pvt.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    It's the feeling of betrayal, that I just can't seem to shake

    Group
    Studente Serpeverde
    Posts
    1,844
    Location
    Göteborg-Svezia

    Status
    Anonymous
    Eppure a me sembrava tutto esattamente identico a prima.
    C’erano i mancamenti, c’erano le difficoltà a mutare e c’era l’insonnia ma , per il resto, a me, il riflesso che vedevo nello specchio, pareva quello della solita Nessie, forse leggermente più in carne ma talmente magra che parevo semplicemente più in salute.
    La notizia mi era stata data da Saule, una Saule che non sbagliava, non mi ero neppure preoccupata di fare un test, uno di quelli babbani, sapevo che la vista dell’estone non ammetteva repliche, non dava margine d’errore, ero incinta, di nuovo , con l’unica differenza che, almeno stavolta, il padre, seppur ancora ignaro della notizia, c’era e non era già andato a fanculo da mesi come aveva fatto Karl.
    Tenerlo, non tenerlo.
    Non potevo deciderlo da sola, non stavolta, e per quanto volessi semplicemente piangere, per quanto volessi solamente far finta di niente come pareva, almeno momentaneamente, fare il mio corpo, non potevo, la notizia c’era ed era realtà, una realtà che tra pochi mesi avrebbe avuto gambe, occhi, mani, una coscienza propria e allora ci avevo riflettuto da sola, per un po', mi ero imposta di dare la notizia ad Eric a natale, concordi già che lo avremmo passato insieme nella piccola baita della mia famiglia in Svezia; e mi ero presa fino a quel giorno per pensare a cosa dirgli esattamente. Volevo tenerlo? Perché poi era tutto lì il punto, non mi avrebbe potuto obbligare a tenerlo ma neppure a non farlo.
    Mi ero interrogata di continuo sulla mia decisione durante quelle settimane, alternando momenti in cui immaginavo di non poter fare la madre, di non essere pronta, a quelli in cui mi dicevo che invece potevo, che avevo già abbandonato un figlio e che non volevo provare di nuovo lo stesso dolore. Saule aveva provato a parlarne, a dare il suo punto di vista ma, per una volta, dovevo ammettere di averla ascoltata solamente per metà, non perché non ritenessi il suo parere importante ma perché , sapevo, che qualsiasi cosa avessi deciso, alla fine, avrebbe cambiato solamente la mia vita e , parzialmente , quella di Eric, era nostro compito decidere e mio compito metterlo al corrente.
    […]
    Avevo creato due passaporte, due semplici biglietti di auguri natalizi su cui avevo scritto, ad Eric, che avrebbe dovuto solamente attivarlo il ventiquattro Dicembre, e come da accordi, strinsi il mio proprio alle sei del pomeriggio, come scritto, ritrovandomi immersa nel calore della baita in cui mi ero nascosta per anni quando discutevo con mia madre. Gli occhi azzurri andarono verso la finestra, un manto spesso di neve copriva ogni cosa e la foresta pareva estendersi a perdita d’occhio, lì, dove oltre il suo limitare, sorgeva la piccola cittadina da cui provenivo e in cui non ero mai stata felice.
    Accesi il camino con un colpo secco della bacchetta, accesi le luci e l’ambiente si riscaldò in fretta prima che, con uno schiocco anche l’altro apparisse e automaticamente mi buttassi tra le sue braccia come qualcuno che cerca un appiglio
    << Ehi , sei stato puntualissimo … Auguri >> sussurrai verso di lui, mettendomi sulle punte per arrivare a poggiargli un bacio soffice sulle labbra
    << Spero ti piaccia, è dotata di ogni comfort! E poi anche se mutassi non avresti il problema di dovermi portare fuori città, siamo già fuori >> esordii ridacchiando nervosamente. Dovevo dirglielo ma qual’era il modo giusto per dare una notizia simile? - Ehi , ciao, sono incinta?- no, no …
    Presi la scatolina rettangolare che conteneva un tarocco solamente : la Luna, quello che aveva fatto capire a Saule del mio stato, l’avevo preso, incartato e spacciato come regalo di natale, sperando che lui capisse senza che dovessi spiegargli
    << Vorrei che aprissi questo >> confessai << però siediti prima >> decisamente meglio che fosse seduto, lo anticipai prendendo posto sul divano e allungandogli il pacchetto
    << Spero ti piaccia>>
    Anche se ancora dovevo capire quali fossero i miei di sentimenti al riguardo.



     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Bu8QtYh

    Group
    Mago Adulto
    Posts
    95
    Location
    Inghilterra

    Status
    Offline
    Dopo il diverbio avuto a inizio dicembre, le cose avevano ripreso ad andare bene, e anzi forse adesso Dylan e Nessie iniziavano ad avvicinarsi ancora di più. Ne era contento. Era sollevato del fatto che fossero riusciti in qualche modo a risolvere il fraintendimento, e questo gli dava speranza per il futuro. Non che volesse alimentarla esageratamente, la paura di perderla era sempre dietro l'angolo, però l'idea di stare con lei ancora per mesi o magari anni gli dava una certa serenità, e gli piaceva coccolarsi in quell'immagine di un futuro insieme. Era bello riprendere a sognare qualcosa in fondo, lo faceva sentire vivo, molto più reale e vero di quanto non lo fosse stato negli ultimi anni. Dopo tutto il disastro con la riccia e la maledizione di sua madre, nonostante avesse provato a far cambiare direzione alla sua vita, era come se procedesse col pilota automatico, in solitaria: casa, lavoro, una birra, un libro, una ragazza... Quella routine era stato un modo di sopravvivere, di tirare avanti in attesa di qualcos'altro, qualcosa di più. E infatti poi era piombata Nessie nella sua vita, con tutta la sua emotività e confusione, e quegli occhi color cielo che spesso piovevano lacrime, e l'aveva obbligato ad inserire il cambio manuale e attivare i tergicristalli - in senso figurato. Ci aveva messo un po' ad accettare che lei gli stravolgesse la vita, all'inizio non voleva, si era inconsciamente attaccato a quella parvenza di vita, dove lui era profondamente solo. Poi però dovette fare i conti con l'ineludibile: i sentimenti del suo cuore. Ora la sua routine era simile a prima, ma viverla era completamente diverso, e anzi Dylan aveva scoperto in sé il desiderio di cose nuove. Preso da un'ondata di entusiasmo aveva mandato gufi a diverse scuole di magia per trovare lavoro - almeno temporaneo - di nuovo come insegnante. Del negozio di bacchette non ne poteva più. Inoltre, stava covando in segreto un altro desiderio, e si domandava se fosse il caso di rivelarlo a Nessie ancora irrealizzato. Sarebbe stato una specie di regalo per lei, oltre che per se stesso, e sperava che a lei facesse piacere, ma soprattutto di riuscire nell'intento. Insomma, in pentola bollivano diverse cose, alcune a sua insaputa, e il Natale sarebbe stato pieno di sorprese - belle, era augurabile.

    La vigilia di Natale si preparò un borsone da portarsi via per andare in Svezia, la madrepatria di Nessie, dove sarebbero stati circondati da montagne di neve, e voleva avere tutto l'occorrente. Per una volta, il pensiero di sua madre era in secondo piano: era stato da lei in mattinata, e l'aveva trovata stranamente lucida. Il pomeriggio tardi si era curato di prendere la passaporta all'orario stabilito, un biglietto di auguri con la calligrafia di Nessie, e si era ritrovato a vorticare verso un caminetto acceso. Non fece tempo a drizzarsi in piedi che una figurina esile gli volò addosso. Era il benvenuto più adorabile di sempre. Nessie gli fece gli auguri e gli mostrò la casa in legno con evidente compiacimento.
    Spero ti piaccia, è dotata di ogni comfort! E poi anche se mutassi non avresti il problema di dovermi portare fuori città, siamo già fuori.
    Parlava veloce e concitata, come se fosse nervosa o molto eccitata.
    Auguri, ma belle, — disse carezzandole il viso con la punta delle dita e baciandola teneramente — Anche io sono contento di vederti.
    Si guardò attorno per studiare il locale incuriosito. Era un ambiente estremamente cozy e ben riscaldato. Sembrava un nido d'amore molto migliore della sua casa a Londra. Non fece in tempo nemmeno a sedersi che Nessie gli offrì il suo regalo di Natale, e lui lo prese in mano un po' spaesato.
    Quanta premura, — commentò leggermente impressionato, visto che lei non era solita dare molta importanza ai regali.
    Spero ti piaccia, — disse lei speranzosa.
    Mi piacerà per forza, se è un tuo regalo, — disse completamente ignaro del suo contenuto. Ma non poteva essere niente di brutto, dato che glielo consegnava subito a questa maniera. ...Giusto?
    Anche io ho un... beh, non è proprio un regalo, è più che altro una proposta, — disse improvvisamente imbarazzato.
    Poi però si rese conto che detto così il concetto poteva risultare ambiguo: non era certo una proposta di matrimonio quella che aveva in mente, gli sembrava ancora un po' troppo presto del resto, e non avrebbe scelto comunque il giorno di Natale per chiederglielo. Ad ogni modo, pensò bene di scartare immediatamente il regalo di Nessie, visto che ci teneva in modo particolare. L'involucro era di carta rossa brillante e il regalo era una... carta? L'espressione si fece interrogativa sul suo viso, e i suoi occhi scrutarono il davanti e il retro della carta che teneva in mano: apparteneva ai tarocchi e ritraeva un lupo che ululava alla luna. L'immagine gli riportò alla mente quello che aveva da dire a Nessie, e lo prese come il segno che fosse quello il momento giusto. Rispetto al significato del regalo invece, provò a riflettere su quello che sapeva in proposito: il simbolo della luna aveva diverse valenze, poteva significare incertezza, instabilità, verità nascoste... Non era abbinato a nient'altro quindi il concetto era più vago, o almeno questo aveva imparato grazie ad Alyssa, la sua vecchia amica che eccelleva nella divinazione. Rimase per un po' in dubbio, poi si decise a chiedere direttamente a Nessie:
    Nessie... C'è qualcosa che devi dirmi? — I suoi occhi s'aggrapparono a quelli di lei come se dovessero strappare un velo, desiderosi di scoprire la verità — E' successo qualcosa?
    Ormai un po' aveva imparato a decifrare Nessie, anche senza aver bisogno di usare la legilimanzia, inoltre voleva che di sua spontanea volontà lei gli parlasse. Per un attimo ebbe l'ansia che si trattasse di qualcosa di brutto, come una malattia o chissà che. Dopotutto non era stata molto bene nell'ultimo periodo, e sperava almeno che lei si fosse fatta visitare da un medimago. Poi decide di esporsi per primo, ispirato dalla carta, sperando così di renderle le cose più facili.
    Io ho qualcosa da rivelarti, — iniziò con voce velata — Vorrei... Insomma, ho pensato a un modo per stare con te anche con la luna piena. — la guardò intensamente per registrare la sua più piccola reazione — Diventare un animagus.
    Un attimo di sospensione perché lei assimilasse la cosa.
    Beh, se ci riesco, beninteso.
    Smorzò la notizia con un accenno di riso, ovvio che con la sua esperienza e intelligenza avrebbe potuto riuscire nell'intento, un po' meno ovvio è se a lei avrebbe fatto piacere o magari lo considerasse un momento intimo da vivere da sola. Non aveva ancora pensato a un animale, ma di certo sarebbe stato un felino o un canide. Forse un leopardo avrebbe dato troppo nell'occhio, anche se era il suo animale guida. Ma un altro lupo poteva essere un'ottima idea.
    Che ne pensi? — domandò, leggermente teso.
    Era quasi dimentico che anche lei a sua volta aveva qualcosa da dire.
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    It's the feeling of betrayal, that I just can't seem to shake

    Group
    Studente Serpeverde
    Posts
    1,844
    Location
    Göteborg-Svezia

    Status
    Anonymous

    Eravamo andati avanti e, ancora, dovevo spiegarmi come.
    Eravamo andati avanti e, di lì a qualche mese, a meno che non avessimo deciso altrimenti, avremmo avuto anche un figlio, insomma una famiglia vera, un bambino vero con braccia, gambe, desideri tutti suoi, un carattere tutto suo, una stanza , un futuro davanti tutto da scrivere; una responsabilità per cui io mi sentivo ancora troppo piccola e fragile ma che, forse, speravo, fosse una responsabilità per cui, almeno Eric, fosse pronto.
    Non l’avevamo deciso. Non era stato studiato a tavolino, almeno io non lo avevo deciso, mi chiedevo se lui ne fosse stato parzialmente consapevole invece, a volte mi ero scoperta, in quei giorni, a chiedermi perfino se non lo avesse fatto con reale intenzione, un modo per tenermi legata, per assicurarsi, in ogni caso, un posto speciale e indelebile nella mia vita, un posto di cui nessuno avrebbe potuto esautorarlo. Vista in quella prospettiva mi aveva gelato il sangue ma poi avevo scacciato quel brutto pensiero dalla mia testa, l’avevo lasciato nelle mani di Saule e mi ero convinta che, in qualche modo, io ed Eric avremmo superato tutto, anche quello.
    L’ambiente che ci circondava era tipico di una baita spersa tra i boschi, le travi in legno ricoprivano il soffitto, e il camino, che con le sue fiamme illuminava il divano candido, dove un paio di coperte di lana campeggiavano fiere, dava la stessa sensazione di un caldo abbraccio, lo stesso in cui Eric mi aveva stretta immediatamente.
    - Auguri, ma belle, Anche io sono contento di vederti.
    E la piena differenza tra me e lui c’è anche in quelle parole sussurrate, perché se la sua lingua è dolce e arricciata, la mia è spigolosa e piena d’accenti duri, se le sue dita sono delicate sulla pelle del mio viso, le mie affondano premendosi contro la sua schiena. Nel suo incedere elegante s’avvolge la mia irruenza e diventa il corpo di un mantello che la custodisce, così come lui diventa la casa della mia anima in quel breve abbraccio che mi costringo a spegnere.
    - Quanta premura-
    Sorrisi, era più terrore forse che premura, terrore che quella notizia non gli piacesse o che mi avrebbe lasciata sola come aveva fatto già qualcuno prima di lui, paura di dover affrontare di nuovo tutto come in un loop di un girone infernale fatto su misura che si è costretti a ripetere per l’eternità
    Anche io ho un... beh, non è proprio un regalo, è più che altro una proposta,
    - Colsi l’imbarazzo nei suoi occhi, lo stesso che riempì immediatamente i miei di stupore
    << U-na proposta?>> che proposta? Insomma non era un po' presto per qualsiasi tipo di proposta? Mi costrinsi a battere le palpebre un paio di volte ancora incapace di formulare una qualsiasi proposta alternativa a quella matrimoniale perché - no, no- mi dicevo- non può essere- non perché non lo volessi ma semplicemente perché lo ritenevo prematuro, sin troppo, anche per una persona istintiva come me ma la proposta passò per un momento in secondo piano quando, rigirandosi la carta tra le dita, Eric parve cercarne un significato preciso, forse una singola carta era troppo avulsa da tutto per fargli capire esattamente il proprio senso?
    - C’è qualcosa che devi dirmi?-
    - Annuii, convinta ormai che non avesse capito esattamente la notizia ma lasciai che seguisse il suo slancio, ringraziando mentalmente per quei minuti in più concessi e utili a trovare un modo giusto per dirgli ciò che dovevo ma fu lui a prendermi di nuovo in contropiede
    Vorrei... Insomma, ho pensato a un modo per stare con te anche con la luna piena. — Diventare un animagus.
    Gli angoli della bocca si sollevarono in un sorriso genuinamente felice , era probabilmente la cosa più dolce che un essere umano avesse anche solo mai pensato di fare per me
    Beh, se ci riesco, beninteso. Che ne pensi?-
    Presi qualche secondo, umettando le labbra, lasciandolo un po' in sospesione, forse per il sadico piacere di vederlo quasi temere la mia risposta ma , ovviamente, non riuscii a non farmi scappare un sorriso a tremila denti, allacciandogli le braccia al collo
    << Penso che sia una cosa dolcissima e anche se non ci riuscissi, e sono sicura tu lo farai, comunque, anche se non riuscissi sarebbe in ogni caso bellissimo anche solo il fatto che tu abbia pensato a me e a come starmi sempre vicino>> gli sussurrai vicino all’orecchio, tenendo ancora per un momento quel mezzo abbraccio, inspirando a pieni polmoni il suo profumo e , un po', mi tranquillizzò il fatto che volesse starmi vicino anche in quei momenti, quando la luna diveniva un enorme cerchio bianco e le ossa si slogavano per ricomporsi in una nuova forma, la forma peggiore di me forse. Sospirai, lasciando che le mie braccia tornassero vuote, un vuoto pieno di domande sul cosa sarebbe accaduto dopo che le labbra avessero rilasciato quel segreto, un vuoto pieno che non riuscivo più a tenere solo per me
    -<< E’ bellissimo quello che hai pensato di fare per me >> replicai, per trasmettergli nel modo più assoluto, quanto davvero fossi grata di quella proposta
    << Ma prima che tu faccia tutto questo io devo dirti una cosa, speravo che la capissi solo da quella >> dissi indicando la carta ancora tra le sue mani << ma credo che, in effetti, avulsa dal resto della stesa, non possa indicare poi molto, almeno non quello che devo dirti esattamente >> confessai stringendomi nelle spalle, mentre gli occhi cercavano la forza che non trovavo un po' ovunque per la stanza
    << Hai presente gli svenimenti e tutto il resto? Credevo di essere semplicemente malata, un’influenza curata male o qualcosa delle mie cose strane “da lupo”>> cominciai e non sapevo neppure se facessi quel preambolo per lui o per me, per prendere ancora un po' di tempo ma tanto, anche prenderne in più, anche fossi riuscita a strappare ogni secondo, di ogni vita, di ogni esistenza , non sarebbe servito a cambiare la realtà
    << Ecco, non era un’influenza ma una condizione molto più … Lunga e stabile di un brutto malanno stagionale >> nove mesi, che poi non avevo neppure idea se le gravidanze di quelli come me durassero più o meno di quelle umane, dettagli di cui non mi ero preoccupata fino a quel momento
    << Aspetto, cioè … No, ecco, aspettiamo a dirla tutta, un bambino >> e lo guardai solo in quel momento
    << E prima che tu me lo chieda, si, ne sono sicura, certissima >>


     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Bu8QtYh

    Group
    Mago Adulto
    Posts
    95
    Location
    Inghilterra

    Status
    Offline
    U-una proposta?
    La reazione sbigottita di lei fu la conferma del fatto che si stava spiegando male. Bella mossa, si disse, Ci manca solo che pensi che la voglio sposare. S' affrettò a fornire una spiegazione prima che in lei si creasse un'aspettativa inutile. Non che non fosse curioso di conoscere le idee di Nessie riguardo al loro futuro insieme, ma stavano insieme da meno di un anno, e beh, ci dovevano essere ancora cose da scoprire l'uno dell'altra, dovevano fare tutte quelle cose che avevano messo da parte sino ad allora, e venire in Svezia per qualche giorno romantico era esattamente una di queste.
    Penso che sia una cosa dolcissima. [...] E’ bellissimo quello che hai pensato di fare per me.
    Dylan tirò un sospiro di sollievo. Sembrava quasi che la prova più difficile fosse stata superata, ora si trattava solo di burocrazia, diciamolo così. Un attimo dopo tuttavia tornò in allarme, perché Nessie s'apprestava a fargli una confidenza. Era a disagio, lo sentiva, e in quei casi aveva il vizio di tirarsi i bordi delle maniche fino a metà palmo.
    Hai presente gli svenimenti e tutto il resto?
    Certo che aveva presente. Si era preoccupato moltissimo, l'aveva bombardata di gufi dove le chiedeva come stava e se si era fatta vedere da qualcuno, perlomeno dall'infermiera della scuola, ma lei minimizzava tutto. Adesso finalmente si doveva essere decisa a fare qualcosa, anche perché osservandola bene mentre gli sedeva vicino, notò che sembrava più in forma rispetto ai mesi prima.
    Ecco, non era un’influenza ma una condizione molto più … Lunga e stabile di un brutto malanno stagionale.
    Una singola linea si formò tra i sopraccigli di Dylan, mentre la fissava attentamente e si rigirava pensoso la carta tra le dita. Una luna che non aveva saputo decifrare. Una luna piena, per l'esattezza. No, aspetta. Non sarà che...?
    Aspetto, cioè … No, ecco, aspettiamo, a dirla tutta, un bambino. E prima che tu me lo chieda, si, ne sono sicura, certissima.
    Dylan battè due volte gli occhi cercando di realizzare. Eccola qui, la grande notizia. Sarebbe diventato padre. Aprì un momento la bocca solo per poi richiuderla, lei aveva detto che era sicura.
    Quindi... Tu - cioè - io, sarei... P-papà?
    Si passò la mano tra i capelli e poi si stropicciò gli occhi come se dovesse svegliarsi da un lungo sonno, ma gli veniva da sorridere.
    Wow. C'est merveilleux, Nessie — disse infine scadendo in un accento francese quasi troppo dolce e facendo per abbracciarla — Sono contento che me lo hai detto.
    In verità non è che non ci avesse mai pensato. Era possibile, d'altra parte, anzi era una delle tante possibilità che aveva lasciato aperte. Ma lui aveva quasi trent'anni, aveva finito la scuola da un pezzo, sebbene non s'aspettasse di metter su famiglia così presto, era comunque qualcosa che si figurava di fare di lì a pochi anni. Anzi, vedeva quella possibilità come l'opportunità di rinascere anche lui, una vita nuova, diversa, vera. Una visione edulcorata forse, il sogno infantile di rimediare agli errori di suo padre essendo un genitore migliore. Per lui era così. Ma per Nessie? Lei aveva perso già un figlio, forse non sarebbe stata pronta. La sua vita non era particolarmente stabile, ma gli piaceva pensare di lei che da mamma sarebbe stato quel tipo di persona che disposta a rinunciare a tutto per il bene del figlio. Se era davvero così, non lo sapeva, ma forse lo avrebbe scoperto abbastanza presto.
    Da quanto tempo? Non avrai mica pensato di... — lasciò la frase in sospeso, ma era sicuro che capisse cosa voleva dire.
    Da una parte, si stupì del fatto che Nessie avesse potuto lasciare che ciò si verificasse. Avrebbe potuto prendere degli anticoncezionali, o chiedergli semplicemente di non rischiare. Ma lei non ne aveva parlato, e lui non aveva fatto domande. Forse era stato egoista da parte sua, soprattutto la loro primissima volta. In quel momento non gli era importato cosa sarebbe successo, era stato leggero.
    Senti, per quel che mi riguarda, non ho bisogno di pensarci. Possiamo tenerlo. Forse dovrai saltare un po' di scuola, okay, ma io ho una casa, tu hai una casa, e tanto volevo già trovare un lavoro migliore di quello dove sono bloccato ora.
    Con la faccia immersa nei capelli di lei iniziò ad accarezzarle la schiena come per rassicurarla, convincerla che sarebbe andato tutto bene.
    Non devi sposarmi per forza, se non vuoi, — butto lì.
    Era improvvisamente su di giri, ma non voleva costringerla a legarsi a lui solo perché avrebbero avuto un bambino. Certo, si sarebbe sentito sempre in diritto di fare da padre alla creaturina più di chiunque altro, ma la sua vita non aveva significato di per sé, e invece con il pensiero di dedicarla a qualcun altro improvvisamente prendeva più sapore. Forse lui e Nessie non erano anime gemelle, ma perché buttar via quell'occasione? Ci sarebbe potuta davvero essere qualcun'altra a fargli battere il cuore come faceva lei? Valeva la pena provare a investire il tutto per tutto, mettendo da parte i tentennamenti. Certo, c'era ancora quel problema da mettere a posto, ma tra i propositi del nuovo anno aveva messo anche quello: farsi vedere da qualcuno. Tutto sarebbe andato a posto, perfino sua madre stava meglio, e forse lo attendevano giorni lieti insperati. Col cuore che traboccava di speranza, provò a controllare l'espressione di Nessie, voglioso di vederla sorridere.
    Allora...? — l'incitò, una luce insolita a fargli brillare gli occhi — Lo teniamo?
    Mentre lo diceva, sembrava la cosa più naturale del mondo.

     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    It's the feeling of betrayal, that I just can't seem to shake

    Group
    Studente Serpeverde
    Posts
    1,844
    Location
    Göteborg-Svezia

    Status
    Anonymous

    Dovevo essere abituata a quella situazione, non era la prima volta che ci passavo , eppure non riuscivo a star calma, non riuscivo a non chiedermi come sarebbe cambiato il nostro rapporto una volta che, quella piccola , fottuta, verità, fosse uscita dalle mie labbra formando, intorno a noi, una nuova dimensione. Dirlo a Mitt non era stato così difficile, forse perché avevo potuto ammetterglielo solo qualche anno dopo, quando il “problema” lo avevo già affrontato da sola, quando avevo scelto da sola cosa fare e quando, da sola, ne avevo portato il peso ma con Eric la situazione era ben diversa: io e lui stavamo ancora insieme ma non da così tanto tempo da farmi sentire sicura di una risposta comprensiva da parte sua, Eric non era dall’altra parte del mondo a far chissà cosa, era esattamente di fronte a me, Eric non era un diciottenne spaventato, Eric era diverso o, forse , era unicamente ciò che ripetevo a me stessa pur di costringermi a confessargli quel segreto di cui non potevo tenerlo all’oscuro, un segreto che era stato, per metà, anche lui a generare.
    Cercai delle parole gentili con cui dirlo, cercai le parole migliori ma io, con le parole ,non ero mai stata brava, io ferivo solo con quelle, non erano delicate, le mie parole, la mia voce, non riuscivano mai a calmare, anzi, sembravano fatte appositamente per far saltare i nervi anche ai più tranquilli, così mi limitai a tirargli la notizia addosso, a gettarla fuori da denti come veniva, pregando solamente che, qualsiasi cosa avesse deciso, in qualsiasi modo l’avesse presa, non mi sarei ritrovata ancora sola
    Quindi... Tu - cioè - io, sarei... P-papà?

    Shock comprensibile, ed il modo concitato con cui l’altro sistemò i capelli e stropicciò gli occhi, in un’altra occasione, mi avrebbe fatta senz’altro ridere ma non in quella, era buon segno? Cattivo segno? Che segno era? Come dovevo interpretare quei gesti?
    Dovevo ammettere che, in linea generale, fino a quel momento almeno, aveva reagito migliaia di volte meglio di come avevo reagito io quando Saule aveva pronunciato quella sentenza
    << S-si, è tuo, ovviamente >> specificai anche se, ero certa, non gli servisse certo una conferma della paternità del feto, ero, tendenzialmente fedele e con Eric specialmente lo ero sempre stata, non avevo dubbi su chi fosse il padre di quell’affarino . Avrei voluto incalzare l’altro, dirgli di rispondermi più chiaramente ma respirai, cercando di dargli il suo tempo, di concedergli ciò a cui aveva diritto, mentre mi contorcevo le mani dal nervosismo, tirando su le maniche del maglione fin sulle nocche
    Wow. C'est merveilleux, Nessie Sono contento che me lo hai detto.
    Lascia che mi abbracciasse, mentre le sue parole parevano carezze delicate sul viso, e una risatina lasciò spontanea le mie labbra a quell’affermazione
    << Certo, come potevo non dirtelo? E’ anche tuo …>> soffiai contro la stoffa del suo maglione, poggiando il mento sulla sua spalla, restando in quell’abbraccio per un po', per il tempo necessario a scaricare la tensione che in quelle settimane mi aveva quasi logorata completamente . Certo, l’entusiasmo con cui aveva accolto la notizia era quasi, totalmente, inaspettato ma era lì e questo mi rendeva felice, serena.
    — Da quanto tempo? Non avrai mica pensato di...
    Feci un breve calcolo con le dita, levando gli occhi dal suo viso e puntandoli al soffitto, cercando di contare con esattezza le settimane
    << Lo so da poco, una settimana, non di più ma sono al secondo mese, all’incirca, giorno più, giorno meno >> spiegai brevemente, purtroppo non avendo fatto un test babbano non sapevo con esattezza da quanto aspettassi, sapevo solo che era lì da un po' e non di certo da due giorni << Ci ho pensato, si >> confermai, abbassando gli occhi sulle sue mani, quasi in una confessione che è troppo dura da ammettere o da dire a chiunque altro
    << Ho solo ventun anni Eric, e vado ancora a scuola e … Mia madre non se ne occuperebbe mai, mio padre … Non avrebbe il tempo di farlo, saremmo solo io e te e non sono certa riusciremmo a cavarcela>> spiegai, mettendo lì, di fronte a lui, che pareva decisamente più entusiasta di me, tutte le cose che avevo valutato, piccoli componenti che non c’entravano direttamente con il bambino ma che, volendo o no, avrebbero influenzato la sua crescita
    << Voglio che mio figlio sia felice, non triste perché i suoi genitori non hanno tempo per lui >> ammisi stringendomi nelle spalle. La sensazione di solitudine che avevo provato io, quella, non volevo che la provasse mio figlio, mai, neppure per un secondo in una vita intera.
    Senti, per quel che mi riguarda, non ho bisogno di pensarci. Possiamo tenerlo. Forse dovrai saltare un po' di scuola, okay, ma io ho una casa, tu hai una casa, e tanto volevo già trovare un lavoro migliore di quello dove sono bloccato ora.
    Di nuovo le sue braccia trovarono il mio busto e di nuovo il mio corpo trovò l’incastro perfetto in mezzo ai suoi arti che mi stringevano. Certo, mi rassicurava il fatto che lui sembrasse molto organizzato invece, a differenza mia ma forse tutta quell’organizzazione non sarebbe bastata a silenziare il mio caotico disordine interiore
    Non devi sposarmi per forza, se non vuoi,
    Sposarlo? Trasalii per un secondo solamente, ben ancorata all’abbraccio in cui mi teneva ancora. A sposarmi non ero pronta per niente, non che lo fossi a fare la madre ma il matrimonio era una cosa così grande per me così piccola. Lo avevo immaginato, si, una volta, ma talmente tanti anni prima che mi pareva quasi il sogno di qualcun altro, uno raccontato da un’amica più che uno mio
    << Una cosa per volta , te ne prego >> sussurrai. Lo amavo, certo che lo amavo, o non avrei neppure considerato l’idea di tenere quel bambino ma il matrimonio era una cosa definitiva, una cosa per cui non mi vedevo tagliata
    Allora...?
    Mi incalzò dolcemente, lasciando che i nostri corpi si discostassero l’uno dall’altro, e che fossero unicamente i nostri occhi ad incontrarsi stavolta. Occhi che brillavano i suoi, che traboccavano di gioia, vividi come la lama di una spada tirata a lucido, al contrario dei miei palpitanti di dubbi e paure, un mare in tempesta in cui non sapevo se sarei riuscita a rimanere a galla o se, alla fine, avrei fatto affogare anche lui e il nostro futuro
    - Lo teniamo?-
    E avrei voluto dire immediatamente di si, perché quella luce negli occhi di Eric l’avevo vista così poche volte, perché sembrava genuinamente felice, ma un bambino non era un giocattolo, un bambino non potevi solo “Provare” a tenerlo e poi liberartene, un bambino era un contratto, più stretto di un voto infrangibile, non si poteva scappare, non ci si poteva liberare del proprio stesso sangue, non davvero. E allora che fare? Dirgli di no? Impedire a quella vita di crescere? Chi ero io per interrompere la vita di qualcun altro? Chi ero io per decidere chi viveva e chi no? Ma non sarebbe stato egualmente egoista tenerlo per poi dargli una vita miserabile?
    << Tu vuoi tenerlo da quanto ho capito >> comincia con quella riflessione che era piuttosto un palesare, nuovamente, un’ovvietà
    << Io, non lo so Eric, ho paura … E se non fossi una brava madre? Se diventassi come la mia di madre? Se lo facessi soffrire? Se scegliessi cose sbagliate per lui o lei? Se non riuscissi a proteggerlo? >> ed i “se” continuava ad affacciarsi alla mia mente, uno dopo l’altro, senza sosta, mi facevano tremare le labbra, e , automaticamente, strinsi le sue mani, cercai nei suoi occhi la certezza che non trovavo in me stessa, cercai nelle sue mani la fermezza che non avevo nelle mie
    << Teniamolo>> e lo dissi fissandolo, seria, serissima, perché forse io non sarei stata mai pronta ad essere madre, forse non sarei mai stata ciò che mio figlio si sarebbe aspettato da me e forse avrei finito per essere esattamente come Agnes ma nel mio cuore avevo la certezza che Eric, almeno lui, lo avrebbe protetto sempre e comunque, che gli avrebbe baciato la fronte ogni sera con la stessa delicatezza con cui aveva baciato la mia tante volte, che gli avrebbe parlato con calma, in quella lingua che ancora non capivo bene e che arricciava qualsiasi r e che lo avrebbe amato con la stessa forza con cui amava sua madre
    << Teniamolo>> confermai.



     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Bu8QtYh

    Group
    Mago Adulto
    Posts
    95
    Location
    Inghilterra

    Status
    Offline
    Ad voler esser franchi, l'ipotesi che il bambino potesse non essere suo non gli sfiorò nemmeno l'anticamera del cervello. Forse qualcun altro si sarebbe adagiato su quell'eventualità, nella speranza di non venir chiamato a rispondere di una nuova piccola vita, che portava con sè tante, troppe cose. Milioni di richieste, esigenze, necessità che significavano sacrificio, tempo, dedizione. Ma Dylan non voleva soffermarsi solo sui lati negativi. La prospettiva di diventare padre in qualche modo lo riempì di un certo orgoglio. Fu una sorpresa anche per lui, in un certo senso... Va bene essere aperti a cose nuove, ma qui il cambiamento sarebbe stato radicale... O no? Non si era forse già fatto in quattro per assistere sua madre più tempo possibile in quegli ultimi anni? Non aveva già rinunciato a parti della sua vita, nella speranza di riempirla di cose migliori? Ecco, quel bambino doveva essere una di queste cose, una presenza arricchente, viva, pura, e - possibilmente - sana. E poi non è che sarebbe nato domani. No, c'era ancora tempo per abituarsi all'idea, per pensare ai dettagli... Ma doveva ancora fare i conti con le ansie di Nessie. Preoccupazioni comprensibili, che però voleva toglierle dalla mente.
    Lo so da poco, una settimana, non di più ma sono al secondo mese, all’incirca, giorno più, giorno meno.
    Un rapido calcolo mentale. Se tutto andava come si deve, la creaturina sarebbe venuta al mondo in estate.
    Ho solo ventun anni Eric, e vado ancora a scuola e… Mia madre non se ne occuperebbe mai, mio padre… Non avrebbe il tempo di farlo, saremmo solo io e te e non sono certa riusciremmo a cavarcela.
    Beh, per tua fortuna io non ho solo 21 anni. E poi non parlare come un adolescente, anche se vai ancora a scuola sei adulta. Più adulta di molti ventenni che ho conosciuto, ad ogni modo.
    La guardò intensamente nel tentativo di comunicarle quello che sentiva, l'improvvisa risolutezza che lo aveva preso.
    Io, non lo so Eric, ho paura… E se non fossi una brava madre? Se diventassi come la mia di madre? Se lo facessi soffrire?
    Sì che lo sai. E poi non sei da sola... Siamo in due. E non abbiamo bisogno di nessuno, Nes.
    Era essenziale che capisse.
    Io non ho intenzione di fare il papà a metà, sarò un genitore diverso da quello che ho avuto io, e tu pure non sei tua madre. D'altro canto... Pensi davvero che potresti sopportare di perdere un altro figlio?
    Era piuttosto sicuro di aver toccato il punto giusto per convincerla. Non aveva più quindici anni, volente o nolente era cresciuta, ed era cambiata. Non poteva credere che avrebbe scelto di nuovo di percorrere una strada sterile di gioia e colma di sofferenze. Nessun sacrificio fatto per il futuro nascituro sarebbe stato peggio di doverlo sacrificare del tutto. Non voleva pensare a cosa avrebbe fatto se lui non fosse stato lì a darle supporto, ma sperava che in ogni caso si sarebbe convinta che poteva farcela.
    Mentre gli confessava le sue paure profonde, Dylan ebbe un moto di tenerezza verso di lei. Spaurita proprio come quando il cappello parlante l'aveva assegnata a serpeverde, e ancora non parlava bene la lingua... Così come allora si era occupato di lei, perché si ambientasse, adesso capiva di dover fare lo stesso. O meglio, di voler fare lo stesso. Era qualcosa che gli veniva spontaneo, forse faceva parte del suo carattere...
    Teniamolo, — disse lei più per tentare di convincere se stessa che lui, probabilmente, perché lo ripetè una volta di più a voce più alta.
    Sembrava fatta. Dylan l'attirò a sé per baciarla teneramente, e ora che quel segreto li univa quell'intimità sembrava doppiamente romantica.
    Mi piace quando sei saggia, — scherzò frugando il suo collo con la bocca per farla ridere — forse dovresti trasferirti a corvonero.
    Poi dolcemente le accarezzò il ventre.
    Sarai una bravissima mamma, io già lo so, quindi smettila di preoccuparti — disse in automatico.
    Non aveva dubbi su questo. Per tutto il resto avrebbero trovato una soluzione quando sarebbe arrivato il momento. Chissà a che casata verrà assegnato il piccolino, pensò d'improvviso. Una domanda che non aveva davvero senso lì per lì, ma provare a immaginare tutte le cose che sarebbe stato era come riempire il mondo di possibilità. Era bello avere qualcosa da aspettare, che t'avrebbe sorpreso in chissà quali modi. Al momento vedeva tutto rose e fiori, ma non gli era mai parso di essere più felice.
    Bon Noel, mes amours, — sussurrò.
    Chissà come lo avrebbero chiamato. Chissà se sarebbe stato maschio o femmina. Chissà come avrebbero reagito i suoi genitori. Sua madre sarebbe stata contenta, ma suo padre...? Non che importasse. Avrebbe dato la notizia a tutti, ma per il momento, preferiva godersi questa cosa da solo con Nessie, in una sperduta baita della Svezia.

     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    It's the feeling of betrayal, that I just can't seem to shake

    Group
    Studente Serpeverde
    Posts
    1,844
    Location
    Göteborg-Svezia

    Status
    Anonymous


    Raramente, in vita mia, mi ero sentita all’altezza delle aspettative di qualcuno. A volte, avevo collegato questa mia mancata capacità di essere affidabile, con le assurde aspettative che era stata mia madre a pormi sin dalla prima infanzia; io dovevo essere perfetta e qualsiasi cosa che fosse anche solo di poco inferiore alla perfezione, allora, non andava bene. Era stato difficile ma tutto quel tartassare continuo da parte sua non aveva fatto altro che farmi crescere all’esatto opposto di quanto volesse. In me non c’era niente di perfetto, anzi, quasi tutto rasentava l’assoluta imperfezione, il caos, in me non c’era la fierezza di Agnes, non c’era la compostezza che ci si aspettava da me, non c’era neppure un briciolo del talento dei miei avi, avevo sempre creduto che, in fin dei conti, in me non ci fosse assolutamente nulla di apprezzabile. Ero una ragazza comune, una tra le tante, tutto qui. Era forse questo a spaventarmi di più, che un’ essere quasi insignificante come me dovesse diventare improvvisamente il punto cardine della vita di qualcuno, di un bambino che era carne, sangue e ossa, di un bambino reale, che avrebbe pianto, avuto gioie e dolori e sentirmi all’altezza di tutte le aspettative di quel bambino mi rendeva incerta sul tenerlo o meno. Io sarei stata quella da cui, quella creatura, avrebbe preteso risposte e indicazioni ed io ero proprio la persona meno indicata a dare quelle risposte, meno indicata ad indirizzare qualcuno. Per una volta, però, non sarei stata sola, la vicinanza di Eric, il modo in cui mi strinse e tentò di fugare ogni mio dubbio, mi diede la spinta che mi serviva a decidere; forse io non ero adatta ma lui lo era senza dubbio. Avevo visto, in quei mesi, con quanta cura si era preso cura di sua madre e di me, quanto amore infondesse nei piccoli gesti, in quelli a cui nessuno avrebbe fatto caso ma a cui io, invece, facevo caso eccome; forse non ero pronta in quel momento ma con lui lo sarei stata, o almeno me lo auguravo.
    — Bon Noel, mes amours,
    Sorrisi arricciando il naso in una smorfia sciocca, cercando di spezzare quell’aria piena di attesa, un’attesa lunga nove mesi e di cui non avevamo idea del risultato
    << Penso che sarà femmina >> dissi così, senza neppure pensarci troppo e tirando un cuscino in faccia ad Eric. Era strano vederlo così per me, non che di solito fosse uno stronzo, ma era usualmente rigido nel suo essere, molto chiuso nei suoi pensieri e vederlo così sereno mi meravigliava, specialmente dopo una notizia che avrebbe fatto correre via chiunque altro ma lui, noi, non eravamo chiunque altro
    << Pensi che dovrei dirlo ad Agnes?>> non parlavo molto con lei, eppure una parte di me riteneva doveroso dirle di un nipote in arrivo, mentre, d’altro canto, sapevo già cosa mi avrebbe detto di un figlio nato fuori dal matrimonio
    << Avevo paura che … L’avresti presa male anche tu , ero terrorizzata cazzo>> confessai tormentandomi le dita l’una con l’altra

     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Bu8QtYh

    Group
    Mago Adulto
    Posts
    95
    Location
    Inghilterra

    Status
    Offline
    Penso che sarà femmina.
    Dylan sorrise istintivamente.
    Meglio così, un maschio simile a me ci avrebbe dato solo problemi.
    Ovviamente il tono era scherzoso. Maschio o femmina, per lui non faceva differenza, lo avrebbe amato comunque questo bambino. Certo, da una parte come ogni uomo sperava che il piccolo nascesse col pisellino... D'altra parte era sempre stato il gentil sesso la sua maggiore debolezza.
    Dovrò trattenermi per non viziarla fino all'inverosimile, lo sai, vero?
    Un'altra nota scherzosa nella voce, ma con un fondo di verità. La piccola sarebbe stata sempre la preferita di papà, su questo non 'cera dubbio. Come l'avrebbero chiamata? Era troppo presto per decidere? Forse Nessie preferiva non pensare a nessun nome, in caso che... Beh, i casi della vita. Non si sa mai con queste cose... Non si sa mai niente.
    Dovrei dirlo ad Agnes?
    La domanda lo distrasse dai mille pensieri che si rincorrevano veloci e felici dentro la sua testa. Prese ad accarezzare meccanicamente i la chioma dorata di Nessie.
    Dovrai dirlo a tutti prima o poi... Altrimenti lo scopriranno da soli e non sia mai che restino offesi. Però puoi decidere tu quando e come.
    Concluse il gesto con una carezza leggera sulla guancia. Perché aveva paura? Non capiva che era più da sola ad affrontare le cose? C'era lui. E c'era il bambino. Non erano più uno, bensì tre. Tripli problemi forse, ma tripla forza per affrontarli.
    Avevo paura che… L’avresti presa male anche tu, ero terrorizzata cazzo.
    Ed eccola pronunciare quella parola, come a leggergli nella mente.
    Non devi avere paura... — sussurrò un po' dispiaciuto — Non averne. A volte le cose inaspettate sono le migliori che possono capitare nella vita.
    Se il loro rapporto sino ad allora era proceduto quasi per inerzia, per un istinto primitivo - quasi animalesco - ora stava continuando con delle scelte consapevoli. Si stava evolvendo, così come si dovevano evolvere loro, crescere in fretta per essere dei genitori degni del loro ruolo. Dylan era convinto che la gravidanza avrebbe fatto bene a Nes, l'avrebbe aiutata avere un figlio. Credeva che le avrebbe dato una nuova spinta a vivere, se non per se stessa almeno per il piccolo, per la loro famiglia. Eccola, la parola magica.
    Adesso siamo una famiglia.
    Lo doveva dire ad alta voce, sentire come suonava. E suonava bene. Intrecciò le sue dita lunghe a quelle sottili e affusolate di Nessie e le strinse forte. In quel momento un rumore ripetuto contro la finestra attirò la loro attenzione. Dylan allungò il collo e intravide oltre il vetro il suo fedele falco pellegrino che teneva tra gli artigli un pacco non tanto piccolo, ma leggero. S'alzò in fretta per andare ad aprire, e subito un freddo polare invase la stanza. Dylan pulì le ali del pennuto dalla neve. Era freddo ma non gelato e lo accarezzò dolcemente. Poi quello ripartì solitario nel cielo sempre più buio.
    Giusto in tempo, — mormorò mentre chiudeva la finestra e poggiava il pacco sul tavolo. La carta era rossa.
    Che ne dici di un brindisi per tutte queste cose belle? Poi puoi aprire il tuo regalo, — propose allegro afferrando una bottiglia di spumante. Aveva anche un certo languorino e andò alla ricerca di salatini e dolci da sistemare sul tavolo. Guardò Nessie pieno di aspettativa, sperando di sorprenderla quella sera una volta di più. Era vero, non aveva ancora il regalo per lei fino a poco prima, ma il suo falco era stato ineccepibile in quanto ad orario di recapito. Ben ripiegato dentro un involucro di spesso cartone c'era un vestito da sera che era sicuro che le sarebbe andato a pennello. Un colpo di bacchetta in direzione del mobiletto nell'angolo, e il giradischi partì, riempiendo la stanza di una tranquilla musica natalizia, cantata da una voce calda e profonda.
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    It's the feeling of betrayal, that I just can't seem to shake

    Group
    Studente Serpeverde
    Posts
    1,844
    Location
    Göteborg-Svezia

    Status
    Anonymous
    Mi pareva tutto così surreale, così diverso da come me lo ero immaginato.
    Avevo pensato a quel giorno molto prima di quel momento, anni prima, quando poi la mia decisione era stata per l’interruzione di gravidanza. Era strano ora, viverlo, esattamente come lo avevo sperato ma con una persona totalmente diversa.
    Surreale che lui l’avesse presa così bene, non perché credessi che quel suo accogliere la notizia fosse falso, tutt’altro, per quanto controllato nei suoi atteggiamenti, raramente avevo visto Eric mentire, almeno con me, quanto più perché, per una volta, le mie aspettative si stavano realizzando esattamente per come speravo, per una volta, la persona che amavo, rimaneva lì, non se ne andava, affrontava tutto quel che sarebbe venuto con me. Non mollava la presa costringendomi a tenerla stretta per entrambe ma , anzi, stringeva anche per me.
    Una sensazione nuova quella, l’essere amati , qualcosa a cui non ero abituata e che continuava a darmi la sensazione di un sogno da cui, seppur bellissimo, prima o poi, mi sarei risvegliata bruscamente.
    Meglio così, un maschio simile a me ci avrebbe dato solo problemi
    Arricciai il naso in un sorriso, scuotendo appena la testa
    << Credo sarebbe cento volte peggio se uscisse maschio e anche con il mio carattere; insomma guarda i casini che ho combinato pur essendo donna >> sospirai rassegnata a quel passato che però, in quel momento, mi faceva unicamente sorridere e non di certo struggere. Un’atmosfera leggera e distesa si posò tra di noi, dandomi la calda sensazione di un abbraccio, dell’essere finalmente a casa, finalmente in un posto in cui si appartiene
    — Dovrò trattenermi per non viziarla fino all'inverosimile, lo sai, vero?
    Annuii, stringendomi nelle spalle, già rassegnata a quell’eventualità. Se fosse stato affettuoso tanto quanto lo era stato mio padre o almeno la metà, allora, si, sarebbe stato davvero un disastro tentare di non farla crescere convinta di poter avere tutto sempre
    << So già che , se fosse, dovrò essere io quella che dirà sempre no perché tu ne sarai proprio totalmente incapace >> ridacchiai dandogli una piccola spinta sulla spalla per canzonarlo << Lo sei con me, figuriamoci con tua figlia >> proseguii allegra. Da quando stavamo insieme, Eric , aveva quasi sempre cercato di assecondare ogni mio capriccio, mi aveva viziata e coccolata ogni volta, complice anche il nostro vederci poco a causa della scuola; ogni attimo lui pareva viverlo come me: intensamente come fosse l’ultimo, ed ero certa avrebbe messo la stessa passione nel crescere il nostro bambino.
    La domanda che mi lasciò le labbra, timorosa, ebbe immediata risposta nella voce sicura dell’altro
    Dovrai dirlo a tutti prima o poi... Altrimenti lo scopriranno da soli e non sia mai che restino offesi. Però puoi decidere tu quando e come.
    Sbuffai, lasciandomi sprofondare nel divano. Non ero felice di doverlo dire a mia madre, non ero felice per niente ma sapevo quanto le parole di Eric fossero veritiere, prima o poi, che io lo volessi o meno, lo avrebbero scoperto, lei probabilmente prima di tutti, tanto valeva avvertirla
    << Le manderò una lettera… Ma preparati, sicuramente vorrà conoscerti e sicuramente mi insulterà neppure troppo velatamente proprio sotto al tuo bel nasino >> affermai lasciando che il pensiero di mia madre mi scivolasse via dalla testa e che quella preoccupazione lasciasse in pace quel momento di felicità, stampando un bacio rapido sulla punta del naso dell’altro
    Non devi avere paura...Non averne. A volte le cose inaspettate sono le migliori che possono capitare nella vita.
    Sorrisi solo a metà. Certo, lui era stato una cosa inaspettata e quel bambino lo era ma tutte le altre cose capitate per caso nella mia esistenza non erano finite poi così bene, anzi, la maggior parte delle volte si erano rivelate capaci di ferirmi così profondamente da farmi prendere decisioni del cazzo
    — Adesso siamo una famiglia.
    E puntò i suoi occhi metallici dritti nei miei e per un momento pensai che niente, mai più niente, sarebbe potuto andare male in vita mia, fin quando io, lui e quel cosino che ancora non sentivo ma che c’era, saremmo rimasti insieme. Forse io non avevo esempi da seguire per essere una brava madre e forse lui non ne aveva per essere un buon padre ma quello stringersi di mani, quella parola pronunciata con quell’accento francese che avevo imparato ad amare, mi convinsero che invece, il nostro bambino, avrebbe avuto degli ottimi esempi per il futuro in noi.
    << Lo saremo sempre, è una promessa >> sussurrai prima che il ticchettio di un becco sulla finestra e lo svolazzare allegro del falco di Eric non interrompesse quel momento, lasciando un pacco al proprietario
    Che ne dici di un brindisi per tutte queste cose belle? Poi puoi aprire il tuo regalo,
    << Non potrei bere , ma credo che un goccino non farà male, tu che dici?>> chiesi e già mi sentivo una di quelle neo mamme odiose che cominciavano a smettere di far tutto pur di non rischiare di danneggiare il feto ma davvero volevo che tutto andasse bene, almeno per una volta
    << Posso?>> chiesi il permesso di aprire pacco che mi aveva consegnato, mentre con un colpo di bacchetta la musica aveva cominciato a riempire la stanza e le dita si erano già tuffate sulla carta strappandola con delicatezza e osservando il contenuto
    << Ma è del mio colore preferito >> osservai il vestito di un tenue color glicine con un sorriso a trentadue denti
    << Devo assolutamente provarlo! Mi aiuti?>> chiesi sorridendo e sfilando i jeans rapidamente, lasciandoli sul divano, seguiti dal maglione e stendendo le braccia , esattamente come farebbe un bambino che attende di essere vestito dal genitore
    << Forza, devi allenarti >> ridacchiai


     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Bu8QtYh

    Group
    Mago Adulto
    Posts
    95
    Location
    Inghilterra

    Status
    Offline
    So già che dovrò essere io quella che dirà sempre no perché tu ne sarai proprio totalmente incapace.
    Un suono buffo simile al riso scappò da un angolo della bocca di Dylan. Era una prospettiva del futuro molto verosimile, ma in fondo non gli dispiaceva il ruolo del padre buono e permissivo, se pensava che nella sua famiglia era sempre stato il contrario: Dylan senior era il rigido super-io che controllava il suo comportamento in ogni occasione, mentre la dolce Marie-Claire era la dolce carezza nei momenti difficili che gli faceva mille regali sentiti col cuore.
    Sentici, parliamo già come una vecchia coppia, — scherzò prendendo una manciata di patatite e cacciandosele in bocca.
    Preparati, sicuramente vorrà conoscerti e sicuramente mi insulterà.
    La futura suocera sembrava un tipo davvero terribile, come fosse la versione femminile di suo padre, ma su di lui non aveva e non avrebbe avuto mai alcun potere.
    Ma noi saremo bravi a non fornirle scuse per criticarci. Dille solo lo stretto necessario riguardo alla nostra vita privata. L'ultima cosa che voglio addosso è una nonna spara giudizi.
    Sperava di avere in futuro il meno possibile tra i piedi i genitori di lei come i suoi. Sapeva che sua madre sarebbe stata discreta e mai invadente e avrebbe apprezzato la persona che amava al di là di tutto, solo per il fatto che fosse lui a sceglierla.
    E poi come sarebbe? Hai paura che possa non piacerle? — le domandò sornione esibendo il suo sorriso irresistibile da ragazzo per bene.
    Lo saremo sempre, è una promessa.
    Fece un segno di assenso, ma non si soffermò troppo sulla parola "promessa".
    Non potrei bere , ma credo che un goccino non farà male, tu che dici?
    Altro sorriso e con dolcezza le riempì il bicchiere di due dita.
    Hai capito male, tesoro. Io bevo per te, tu hai il permesso di fare solo il gesto. Se dobbiamo fare le cose per bene, tanto vale iniziare subito, no?
    Ossevò Nessie aprire il pacco e indossare il vestito che aveva comprato appositamente. Almeno il colore l'aveva indovinato e il modello sembrava piacerle, a giudicare dal suo entusiasmo. La guardò cominciare a svestirsi e alla vista della sua pelle nuda una sensazione di calore gli risalì dal bassoventre e gli annodò piacevolmente lo stomaco. Quanti giorni era che non accarezzava la sua pelle?
    Mi aiuti?
    Obbedì all'istante e prese il vestito tra le mani, la stoffa leggera che gli scivolava tra le dita, e aiutò Nessie a indossarlo. Notò che portava al collo ancora la catenina che lui le aveva donato la loro prima volta insieme. Quando il vestito fu scivolato sulla sua snella figura, cadendole morbido dai fianchi, allacciò la chiusura sulla schiena spostandole i capelli sulla spalla con una mano, dopodiché le lasciò un morbido bacio alla base del collo, mentre le dita scorrevano lente sulle sue braccia, risalendo fino alle spalle. Il glicine era un bel colore, ma l'avrebbe detto la tonalità più adatta per il suo colore di pelle e di capelli. Ciononostante quando potè ammirare la sua figura intera avvolta in quel velo di stoffa, il primo suo pensiero fu quello di avere di fronte una dea greca. La sua Afrodite che finalmente pareva felice, la tristezza passata per un attimo sopita, sostituita dall'incantesimo della maternità e nei suoi occhi innamorati l'aspettativa che con lui si potessero finalmente avverare i suoi sogni. Dylan iniziò a canticchiare la melodia della canzone in sottofondo.
    Forse avrei dovuto regalarti un gioiello più carino, — buttò lì, pensando che con qualcosa d'argento sarebbe stato l'ideale — Sarà per San Valentino.
    Le prese la mano e la tirò a sè qualche passo più indietro, dove avrebbero potuto ballare un lento senza urtare spigoli. Si sistemò le sue braccia sottili attorno al collo e le sue mani le afferrarono la vita.
    Tu est sì belle... — mormorò.
    Dirle che era bella era la prima cosa che gli veniva in mente, il modo più istintivo che aveva con le parole di esprimerle il suo amore, quanto era ammaliato da lei.
    Come la chiamiamo se è femmina?
    Sussurrò questa domanda al suo orecchio non potendo più trattenerla. Dare un nome al futuro nascituro avrebbe reso l'idea di lui ancora più concreta. Iniziò a suggerire nomi, a voce bassissima, mentre guidava Nessie nel loro ballo.
    Sai, non mi dispiacerebbe se prendesse il nome di mia madre... Marie-Claire. O anche solo uno dei due. Se fosse maschio non ne ho idea, francamente. Dai, fai una proposta.

     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    It's the feeling of betrayal, that I just can't seem to shake

    Group
    Studente Serpeverde
    Posts
    1,844
    Location
    Göteborg-Svezia

    Status
    Anonymous
    Non mi era difficile immaginare il futuro con Eric, era complesso immaginarlo con un figlio, non ero esattamente nell'ordine di idee di averne per i prossimi secoli ma era capitato ed avevo sempre pensato che , a volte, la maggior parte, la felicità viene tutta proprio dalle cose che non si erano programmate, da quelle che non ci si aspettava e, speravo, fosse così anche per me, per noi.
    Era facile accostare la mia figura a quella di mia madre, la somiglianza fisica era schiacciante, l'avevo sempre trovata snervante, avrei voluto somigliare molto più a mio padre, così da non vedere riflessa sempre lei nel mio riflesso, ma mi giurai, in quell'esatto istante, nell'istante in cui immaginavo lui come quello permissivo, e me stessa come quella rigida, che non sarei mai stata lei. Non avrei mai obbligato mio figlio a rigide questioni di etichetta, non l'avrei mai fatto sentire al di sotto delle aspettative, certo, sarei stata severa forse ma mai, mai, l'avrei fatto sentire solo o avrei cercato di liberarmene, così come aveva fatto lei con me.
    Ma noi saremo bravi a non fornirle scuse per criticarci. Dille solo lo stretto necessario riguardo alla nostra vita privata. L'ultima cosa che voglio addosso è una nonna spara giudizi.
    Annuii accigliata, non credevo affatto che Agnes si sarebbe messa a fare la nonnina premurosa che critica i genitori, tutt'altro, probabilmente non avrebbe neppure voluto vedere suo nipote conoscendola quanto più , probabilmente, avrebbe trovato in quella gravidanza, l'ennesimo motivo per denigrarmi
    E poi come sarebbe? Hai paura che possa non piacerle?
    Sorrisi appena contro le sue labbra, prima di poggiargli un bacio soffice e fugace
    << No, tu sicuramente gli piaceresti, sei praticamente l'esatto modello di ciò che avrebbe voluto rifilarmi sin dall'inizio>> ammisi stringendomi nelle spalle << credo più che io non piacerò, non le sono mai piaciuta >> continuai lasciando cadere l'argomento; non era qualcosa a cui volevo pensare ora, ci avrei pensato una volta fissata la data per quell'incontro, non avrei permesso a quel fantasma di rovinare il mio natale.
    Mi alzai, afferrando delicatamente lo stelo del bicchiere riempito solo di un paio di dita. Quello mi sarebbe mancato parecchio, bere era un'abitudine quasi più irrinunciabile del fumo
    Hai capito male, tesoro. Io bevo per te, tu hai il permesso di fare solo il gesto. Se dobbiamo fare le cose per bene, tanto vale iniziare subito, no?
    misi su il broncio, cancellandolo però, quasi subito, con un sorriso lieve
    << Neppure è nato e già rompe le palle >> ridacchiai passando istintivamente una mano sul grembo, e puntando gli occhi verso esso
    << Sto scherzando, sto scherzando>> dissi nella fantomatica intenzione di rassicurare il fetto che, ovviamente, non avrebbe mai potuto sentire ne il mio commento, ne quella rassicurazione e mi sembrò, per un'istante, di tornare bambina, quando con le amichette giocavo a fare la mamma. Un'attimo di infanzia che affogai nel brindisi e nell'euforia del regalo ricevuto e indossato immediatamente.
    Percepii lo sguardo di Eric afferrare ogni singolo angolo della mia figura, istintivamente le mani andarono a nascondere il volto per la vergogna
    << Non sono esattamente il tipo per questo genere di vestiti, sembro una specie di stampella>> risi prendendo in giro il mio fisico sin troppo esile, tanto da sembrare quasi acerbo nonostante la mia età e lasciando che mi accogliesse tra le sue braccia, ogni volta, come la prima volta, dieci anni prima.
    Forse avrei dovuto regalarti un gioiello più carino
    Gli occhi si abbassarono automaticamente sulla collana che penzolava allegra giù dal mio collo
    << E' perfetto, smettila subito, è la cosa più bella che mi abbiano mai regalato >> sussurrai guardandolo di nuovo. Non ero capace, spesso, a spiegare quanto fossero importanti per me i gesti che, lui, aveva fatto ma confidavo sempre che lui lo sapesse già, che lui capisse senza che io dovessi inciampare nelle mie stesse parole.
    Tu est sì belle...
    Sorrisi poggiando la fronte contro la sua
    << Tu lo sei, ci ho guadagnato più io da questa relazione che tu >> confessai ; l'avevo sempre giudicato nettamente più bello di me e nettamente più amabile.
    << Quando siamo fuori insieme, ogni volta, vedo almeno tre ragazze ogni metro che ti guardano >> buttai fuori con un leggero broncio, ed un tono di voce più basso, come quello che si usa per confessare un segreto e sentii lui stringermi più forte
    — Come la chiamiamo se è femmina?Sai, non mi dispiacerebbe se prendesse il nome di mia madre... Marie-Claire. O anche solo uno dei due. Se fosse maschio non ne ho idea, francamente. Dai, fai una proposta.
    Ci pensai su, non avevo mai riflettuto sul come chiamare un possibile figlio, neppure quando ne aspettavo uno, sapevo già, purtroppo che non sarebbe mai nato, perchè dare un nome a qualcosa che sai già abbandonerai. L'avevo trovato crudele e , così, non l'avevo fatto
    << Mi piace molto Cassandra ... Sai come la veggente, ed è carino anche il soprannome, Cassie ...>> umettai le labbra
    << Sai già che nessuno mai la chiamera con il suo nome, a parte noi, tanto vale dargliene uno che ha un soprannome decente >> ammisi ridacchiando per poi riflettere di nuovo sulla richiesta dell'altro
    << E' tua madre ed è tua figlia, se ti fa piacere che abbia almeno uno dei nomi di sua nonna allora va benissimo ... Direi Claire>> continuai stringendo un pò di più le braccia intorno al suo collo
    << Cassandra Claire non suona male ... ma se è maschio? Vuoi chiamarlo Claire lo stesso?>> sorrisi arricciando il naso




     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Bu8QtYh

    Group
    Mago Adulto
    Posts
    95
    Location
    Inghilterra

    Status
    Offline
    No, tu sicuramente gli piaceresti, sei praticamente l'esatto modello di ciò che avrebbe voluto rifilarmi sin dall'inizio.
    Dylan alzò le sopracciglia, sentirsi definire addirittura il modello ideale di uomo per una ragazza lo lusingava fino al punto di metterlo in imbarazzo.
    Sembro una specie di stampella.
    Il sorriso si trasformò in un ghigno irriverente per qualche istante.
    Beh, non hai esattamente la grazia di una ballerina — la prese in giro — Però sei una stampella davvero molto bella.
    Attento a non pestarle i piedi per sbaglio - lui almeno una certa predisposizione alla danza ce l'aveva - le fece fare un breve giro su se stessa.
    Tu lo sei, ci ho guadagnato più io da questa relazione che tu.
    Un altro complimento. Arricciò le labbra e si coprì la faccia con una mano come a dire "basta complimenti, ti prego".
    Hai più stima di me di quello che dovresti... E poi sei tu quella perfetta. Io ho il naso storto.
    Detto ciò si tastò il naso, come a controllarne la curvatura.
    Quando siamo fuori insieme, ogni volta, vedo almeno tre ragazze ogni metro che ti guardano.
    Una lieve sbuffata, mentre la mano passò veloce sulla capigliatura prima di tornare sulla spalla di lei.
    Appunto, guardano il mio naso storto, ti dico. Ce l'ho proprio in mezzo alla faccia tra l'altro, non è che possa nasconderlo.
    Quando era particolarmente di buonumore, Dylan si rivelava più giocherellone del solito. Poi si parlò del nome del futuro nascituro e raggiunsero presto un compromesso soddisfacente per entrambi.
    Mi piace molto Cassandra.
    Cassandra... Un nome un po' più lungo? — scherzò — Comunque mi piace. Cassie fa rima con Nessie. Scommetto che sarete due gocce d'acqua, devo prepararmi psicologicamente.
    Una piccola Nessie. Ebbe un flash improvviso della piccola lei di undici anni, un moto di protezione lo portò ad abbracciare la ragazza adulta che aveva davanti un po' più stretta. Nello stesso momento, l'improvvisa angoscia di perderla riemerse prepotente facendogli provare un dolore acuto dalle parti del petto. Un attimo dopo era di nuovo tranquillo e rispose alla provocazione di lei.
    Se è maschio lo chiamiamo Clair de Lune — buttò lì così serio da risultare ridicolo — E' un pezzo molto bello, di Debussy. Di sicuro lo conosci.
    Il fatto che Nessie fosse piuttosto ferrata sulla musica classica era una delle tante cose che apprezzava di lei. Poi il suo tono prese un colore più scuro e un Dylan in modalità più seria continuò a parlare.
    E' come cominciare tutto da capo, — disse lentamente, chiudendo gli occhi per pensare meglio alle parole da dire — Da quando ti ho incontrata, è come se la vita mi stesse dando una seconda occasione, una chance per rimettere le cose finalmente al loro posto. All'inizio facevo fatica ad accettarlo, ero più attaccato al passato e alla mia solitudine di quanto volessi ammettere. Ma ora non voglio più che sia così, voglio guardare avanti... Insieme a te.
    Si fermò per guardarla fisso in viso, povero stupido uomo innamorato che le avrebbe promesso la luna in quel momento. Ma non poteva, non poteva promettere niente. Sapeva solo che l'avrebbe cercata sempre, così come ora le sue labbra la cercavano, per trovarla ed esplorarla e farla sua... E tenerla con sè.
     
    Top
    .
11 replies since 17/1/2021, 17:49   150 views
  Share  
.
Top