On my way

Rose

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    Anita Zea Dorothy ArdéleanSerpeverdeI anno



    Il castello svuotato durante le vacanze di Natale, me ne faceva apprezzare la bellezza ancora di più; era sempre un gran casino, quel posto. Pieno di brusii a volte talmente forti da non permettermi di concentrarmi sui miei stessi pensieri, particolarmente leggeri in quel periodo. La sensazione di essere arrivata in un posto da cui avevano provato a tenermi lontana fallendo miseramente e ora nessuno poteva più dirmi cosa fare, terrorizzati com'erano dalle mie minacce. Poco male, sapevo che il coraggio non fosse una loro virtù.
    Non avevano fatto domande per la mia assenza da casa durante le feste e a me era anche convenuto così. L'unico ad avermi scritto era mio fratello. Lui per continuava a persistere con quel difetto maledetto di voler per forza trovare il bene in me, quella parte affabile che non ero poi tanto convinta di possedere. L'avevo persa strada facendo? Ero nata senza un pezzo? Chissà, ma le mie doti attoriali erano bastate fino ad allora per sopperire alla mancanza e di certo non doveva essere interesse degli altri occuparsi della mia sensibilità. Stavo bene così come stavo e non c'era nulla che non mi permettesse di camminare a testa alta. Al contrario di qualcuno evidentemente, che intenta a stare ingobbita piuttosto che a guardare davanti a lei, si è venuta a schiantare contro la mia spalla sinistra da cui ha fatto cadere la mia borsa bianca -dovresti guardare dove cammini- quando i nostri visi si incontrarono, la riconobbi. Difficilmente dimenticavo un volto -ah ma guarda, Rose se non sbaglio- ed ero sicura di non sbagliarmi -un membro dell'allegra famigliola. Vai anche in giro da sola quindi, a sbattere sulla gente- alzai un sopracciglio indispettita e incrociando le braccia sul petto, indicai con lo sguardo la mia borsa a terra. Ma quanto sforzo ci potrà volere per guardare dove si va?


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    Edited by - A. Z. D. Ardélean - - 5/1/2021, 13:18
     
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    Sorrido per celare la verità

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    ꕤPRIMO ANNO - TASSOROSSO - 16 ANNIꕤ



    Ero tornata dalle Vacanze che avevo trascorso di nascosto a casa di Sophie. Ero piena di energia ma allo stesso tempo preoccupata e agitata. La situazione con Kynthia non era facile e mi mancava molto.
    Le lezioni erano terminate ed io ero andata nel dormitorio a giocare un po’ con il mio Liam.
    Avevo deciso di fare quattro passi e avevo preso dalla mia scrivania un bel po’ di cartoline che avevo acquistato n vacanza gironzolando con Sophie e Oscar.
    Le stavo osservando a testa bassa mentre nelle mie orecchie andava una playlist di canzoni che amavo e che mi facevano muovere leggermente il corpo.
    Passavo il mio indice sulla cartolina dove era rappresentato il Duomo.
    Avevo fatto una cosa che nessuno poteva immaginare. Ero andata in Italia con i miei amici senza dirlo a nessuno e senza dirlo a “Lui”.
    Una marea di pensieri che si mischiavano nella testa e scorrevano attraverso le meravigliose melodie della musica.
    Ero completamente distratta quando, una forte fitta alla spalla. Avevo urtato qualcuno.
    Alzai la testa e mi ritrovai una chioma familiare.
    Come dimenticare.
    Sentii la sua frase a malapena per via delle cuffie.
    Le tolsi e il resto delle sue affermazioni mi arrivarono forte e chiaro.
    Mi-mi spiace…Feci un bel respiro guardai la sua borsa bianca a terra.
    Misi il cellulare con le cuffiette nella mia tracolla, che era più leggera del solito, e mi chinai a recuperare la sua continuando a tenere nell’altra mano le cartoline.
    Tieni…Spero sia tutto apposto dissi facendo un altro sorriso dei miei.
    Le porsi la borsa aspettando che la prendesse e con la mani strinsi leggermente la cinghia e risposi famigliola? La smetti… non sono la mia “famiglia” e certo che giro da sola, non ho bisogno di accompagnatori… Ero leggermente indispettita e nel mio tono si intuiva benissimo.
    Soffiai per spostare una ciocca di capelli dal mio viso e aggiunsi Spero non ti sia fatta molto male. Anita? Vero? chiesi timidamente e con fare interrogativo mentre cercavo di evitare di guardarla negli occhi e nella mia testolina passa il pensiero che non ne combinavo una giusta. Ed eccola li Kyky che mi spuntò nella mia testa.
    Scacciai per un secondo il pensiero.
    Ehm… allora dove vai di bello? chiesi sempre con tono non alto e molto titubante. Cercavo di creare un pretesto per conversare, forse l’avevo giudicata troppo presto. In fondo una mezza chiacchierata in sala grande non poteva certo chiamarsi conoscenza. E poi una seconda opportunità va data a tutti..
    Ero fatta così. Nelle persone c’è del buono, solo che a volte fa fatica ad uscire oppure è ben nascosto.


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    Edited by Rose White - 17/1/2021, 04:08
     
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    Anita Zea Dorothy ArdéleanSerpeverdeI anno



    Recuperai la borsa passandoci sopra una mano per ripulirla da eventuali residui di sporco.
    Eravamo nei sotterranei e la borsa era bianca: la pulizia non era decisamente al massimo -lo spero anch'io- riposizionai la tracolla sulla spalla ponendo un sorriso canzonatore alla ragazzina che avevo davanti -sì sì certo, come vuoi tu- non avevo nessuna voglia di sentirla lamentare ancora una volta sulla questione della famiglia, non era evidentemente capace di reggere uno scherzo. E aveva il pessimo vizio di esibire i suoi punti deboli come se si trovassero nella vetrina di un negozio: era palese che avesse un problema con la famiglia -forse invece potrebbe servirti andare in giro accompagnata, così non ti chiuderesti tanto nei tuoi pensieri da persona afflitta. La tua espressione ti tradisce- le sollevai per un secondo il mento e a quel contatto una fitta mi attraversò la testa, facendomi chiudere gli occhi per qualche secondo in attesa che mi abbandonasse.
    Gli angoli delle mie labbra si alzarono in un sorrisetto compiaciuto -e come posso essermi fatta male?- la squadrai dalla testa ai piedi -non pesi poi molto- era una costatazione oggettiva, quella ragazza era più magra di quel che doveva essere. Che avesse problemi anche con il cibo? Beh se fosse stato vero, sarebbe stata probabilmente la sola cosa che potevamo avere in comune -ricordi bene- accompagnai la frase con un ampio cenno di assenso della testa -beh, direi che è ovvio: sto tornando al mio dormitorio. Poi credo che mi dedicherò a qualche ricerca in biblioteca. Tu dove vai tutta sola<em>, Rose White?- rimarcai il fatto che si trovasse da sola, per il semplice piacere di portarla ad ammettere che una come lei, in quello stato mentale, non poteva andare molto lontano senza la sua "famigliola".


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    ꕤPRIMO ANNO - TASSOROSSO - 16 ANNIꕤ


    Lo speravo davvero tanto che nella borsa era tutto apposto..
    Spalancai gli occhi e osservai la studentessa serpeverde ripulite la sua borsa dopo averla presa dalla mia mano.
    Ascoltai la sua “frecciatina" e i miei occhi divennero neri. Non sono una persona afflitta, anzi sono felice… torno dalle vacanze e mi sono divertita molto dissi sorridendo, ma la mente vagò verso la situazione che presto avrei dovuto affrontare con la mia amica.
    La guardai stringendo le cartoline in mano e ascoltai la sua domanda retorica. Sbuffai rumorosamente Io… peso … quello che devo pesare… dissi mentre il mio viso assunse un espressione da piccola bambina indispettita.
    Aggiunsi, e poi tu non sei cosi diversa… il tono era dispettoso e se avessi potuto fare una linguaccia l'avrei fatta volentieri.
    Incrociai le braccia e spostai la spalla sinistra per sollevare la mia tracolla.
    Ovvio?? Scusami ma ero distratta e non ho visto la tua direzione… mi morsi il labbro e feci un mezzo sorriso.
    Io?? Beh io non ho una direzione… facevo quattro passi per rilassarmi e … io giro sempre sola… comunque che ricerche hai da fare? Di studio? chiesi con curiosità e i miei occhi brillarono di riflessi leggeri dorati.
    Alzai gli occhi al cielo per riflettere e dissi se… ti serve una mano? beh potevo essere di aiuto Io amo andare in biblioteca e leggere ed imparare… sorrisi sinceramente e saltellai leggermente sul posto.
    Poggiai una mano sul suo braccio e per sbaglio dalla mano mi scivolarono le cartoline.
    Una decina di cartoline erano sparse sul pavimento dei sotterranei vicino ai piedi di Anita. Mi inginocchiai per raccoglierle… nooo.. uffa… non scappate… dissi mentre non riuscivo a riprendere una cartolina .
    Spostai i capelli da un lato per poter prendere quella furbetta che mi stava dando dei problemi.
    In quel movimento la tracolla che non era perfettamente chiusa, si aprì, e una fialetta contenente dell’estratto di lavanda (che avevo fatto io da alcuni fiorellini ricevuti in regalo per natale) rotolò vicino al piede destro di Anita. Urtò e dal tappo fuoriuscì qualche gocciolina che prese umida la punta della sua scarpa, mentre un profumo leggero aleggiava nell’aria.
    MMhhh! Che buon odore… sembra Lavanda… dissi prendendo l’ultima cartolina e alzando la schiena e la testa verso la ragazza, annusando nell’aria con gli occhi semichiusi.
    Tu la senti? chiesi con tono dolce e un sorriso leggero pieno di aroma alla lavanda che aveva pervaso il mio olfatto.

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    Edited by Rose White - 7/1/2021, 23:49
     
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    Anita Zea Dorothy ArdéleanSerpeverdeI anno




    -Ah non sei afflitta?- la mia frase venne rese tremolante da una nascente risatina
    -scusami tanto, avrò fatto un errore di calcolo. Avrai passato sicuramente delle belle vacanze- continuai con fare ironico mentre riflettevo su quanto fosse poco credibile il suo tentativo. E no, non avevo alcun interesse nelle sue vacanze, ero solo divertita dalla sua recita.
    Provavo un certo piacere nel togliere la maschera alle persone, metterle con le spalle al muro dove non avrebbe più potuto mentire e fossero invece costrette a mettersi totalmente a nudo. Costrette alla resa, senza possibilità di fuga. Ovviamente non apprezzavo ricevere lo stesso trattamento, anche se ero diventata abbastanza indifferente all'essere sotto torchio e probabilmente era dovuto ai miei trascorsi. Alla fine giochi, è proprio vero che ciò che non ti uccide ti fortifica. Mi limitai ad ignorarla quando mi fece notare che i nostri pesi non erano poi tanto differenti: ghignai. Mi sembrava davvero di avere davanti una bambina -quante domande fai? Sei un po' troppo curiosa. Le mie ricerche sono affar mio- tutto questo interessamento mi dava sui nervi, lo si vedeva molto bene dalla mia espressione -brava, allora buone letture, ti salut...- stavo per andarmene da lì, piuttosto annoiata. Stava diventando uno spreco di tempo che avrei potuto impiegare in altro. Quando una mano fredda della tassa mi prese il braccio, le cartoline che teneva iniziarono a spargersi sul pavimento e non potevo davvero crederci che stesse persino tentando di "richiamarle".
    Alzai un piede e ne schiacciai una sotto la scarpa bloccandole la corsa. Mi chinai a guardarla meglio: proveniva dall'Italia.
    Non ebbi nemmeno il tempo di alzarmi, che qualcos'altro cadde dalla borsa della ragazza, colpì il suono e provocò un suono che rimbombò leggermente per il corridoio dei sotterranei. Quel suono, quel maledetto suono, mi mandò in bestia
    -come cazzo fai ad essere così fottutamente imbranata?!- tutto cambiò in me. Espressione, tono di voce, volume. E lei se ne stava lì ad annusare l'aria.
    Presi la boccetta e risollevandomi, la scagliai a terra frantumandola in mille minuscoli pezzettini. Quanto tempo stavo perdendo, quanti nervi stavo accumulando a conversare con una persona tanto sciocca? -tu davvero, dovresti chiuderti a riflettere su quello che vuoi fare-avanzai lentamente di qualche passo verso la ragazza e le riconsegnai bruscamente la cartolina che avevo recuperato -è meglio che ti struggi in camera tua cercando le parole giuste da usare con le tue amiche piuttosto che camminare con l'aria smarrita. Perchè poi diventi vulnerabile White, e se per esempio lo diventi davanti alle persone come me...- mi avvicinai al suo orecchio con sguardo serio
    -...finisce che potrei anche divertirmi a farti stare peggio- recuperai la mia posizione iniziale, potevo vedere i suoi occhi cambiare colore fino a quel momento variando dall'oro al nero
    -non fraintendermi. E' un consiglio il mio, non una minaccia- le rivolsi un sorriso rilassato e mi sentivo bene dopo essermi svuotata delle sensazioni che mi aveva trasmesso quella mora imbranata. Qualcuno doveva pur dirle cosa fare -quindi? cosa scegli?- altro sorriso allegro.





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    ꕤPRIMO ANNO - TASSOROSSO - 16 ANNIꕤ



    Beh hai sicuramente sbagliato dissi con voce non molto alta e aggiunsi Delle ottime vacanze! la voce non era “crudele” o con risentimento solamente un po’ triste e bassa.
    Alla sua affermazione la guardai un po’ sottocchio Ok va benissimo dissi alzando le mani in segno di resa.
    Quando mi scivolarono le cartoline, una di quelle fu presa dalla ragazza, calpestandola. Fissai la cartolina sotto il piede per un secondo e poi guardai la ragazza afferrarla con la mano, mentre raccoglievo le ultime a terra. Mentre ero distratta, sentì la frase dura e molto arrabbiata di Anita verso di me.
    Mi bloccai spalancando gli occhi completamente neri. Quel tono mi fece rabbrividire e restare immobile con le cartoline in mano e con lo sguardo e il viso rivolto verso di lei.
    Il tono mi ricordò il “Suo” tanto che persi l’equilibrio e da accovacciata mi ritrovai seduta a terra.
    Prese la boccetta e la scagliò a terra… senza se e senza ma… Guardai quei pezzettini di vetro sparsi sul pavimento dei sotterranei No… dissi sottovoce. Raccolsi un minuscolo pezzettino e lo fissai. Era una cosa sciocca ma ero legata a quell’essenza… era come aver colpito la mia amica Kyky , nuovamente. I fiori di lavanda erano un suo regalo.
    La ragazza parlava ma io ascoltavo come se ci fosse un eco nella mia testa.
    Mi rialzai piano, fissando quel pezzettino in mano… Perché…? chiesi con gli occhi lucidi.
    Mi vidi davanti al viso la cartolina e l’afferrai con titubanza, adesso aveva la macchia della sua suola sopra.
    Guardai la ragazza sott'occhio e ascoltai il suo sarmone.. Il mio respiro era irregolare.
    Quando si avvicinò all’orecchio per concludere con la sua “frase ad effetto”, un brivido percorse la mia schiena e sicuramente avevo rabbrividito anche all’esterno del mio corpo tanto da essere notato.
    Alzai leggermente la testa alla fine della frase. Cosa voleva dire.
    Non capivo… “Quindi? Cosa scegli?”
    Non avevo idea di quello che volesse dire. La mia posizione era diventata rigida e dritta come una “signorina per bene”( così diceva mio Padre).
    Io non so Tu cosa voglia dire… dissi con voce bassa e leggermente affannosa, Ma non mi chiuderò per te… anzi, dovrai fartene una ragione, perché ho deciso di andare in biblioteca.
    Davvero l’avevo deciso?
    Quelle parole uscirono dalla mia bocca senza pensarci. Poi alzai lo sguardo e pensai “ cosa voleva dire Cercando le parole giuste da usare con le tue amiche…
    Sapeva qualcosa?
    E se così fosse, come faceva a saperlo…
    Misi delicatamente la cartolina nella borsa e afferrai la tracolla con una mano, stringendomi a lei.
    Mi avvicinai tremante ad Anita e dissi Vuoi accompagnarmi? Davvero Rose? Mi dissi fra me e me… stai sfidando il fuoco… Da quando sei così coraggiosa…?
    Non so perché stavo reagendo così… Quella fialetta rotta mi aveva annebbiato la ragione.
    Era complicata la situazione con Kyky e avrei dovuto risolvere e trovare il coraggio di parlare con lei… Avevo una voglia immensa di vederla e allo stesso tempo avevo paura che lei non volesse più vedermi e parlare con me o che una mia frase la potesse far “esplodere”.
    Mi girai di lato dove la fialetta era rotta… Presi la bacchetta dalla tasca e la puntai in un punto dove un pezzettino era più grosso Reparo dissi con voce non molto alta ma decisa facendo il movimento con la mano. I pezzettini si riunirono e anche quello nella mia mano volò verso un punto preciso a terra. La fialetta era “riparata”. Senza liquido naturalmente, ormai assorbito dal pavimento dei sotterranei che emanava un ottimo profumo. Mi chinai e con la tracolla urtai la gamba di Anita. Presi la fialetta e la rimisi nella borsa.
    Era come se riparare quella fialetta, fosse una sfida verso Anita e una prova di coraggio per me stessa.
    Guardai la ragazza e feci un passo avanti. Te l’ho detto, non vado a chiudermi in camera mi quasi abbracciai da sola. Stavo davvero andando oltre e me ne stavo rendendo conto. Ma la mia lingua non voleva fermarsi.

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    Anita Zea Dorothy ArdéleanSerpeverdeI anno



    C'erano diverse cose che nella mia mente creavano scompiglio; erano come dei trigger che attivavano le mie reazioni, spesso violente. La gente doveva semplicemente evitare di azionarli, e la tassorosso che avevo di fronte aveva fallito nell'impresa. Quantomeno aveva smesso di rompere con la sua invadente curiosità, e sembrava che il mio gesto l'avesse ammutolita e sconcertata -perchè mi stavi infastidendo- risposi secca e inespressiva. Non ero una tipa empatica, mai stata. E anche in quella situazione mi risultava impossibile comprendere la ragione per cui mi guardasse in quel modo. Era un'essenza alla lavanda, e allora? Forse era per la ragazza con cui aveva quel diverbio da chiarire. Che esagerazione.
    Fissava il pezzetto di vetro con gli occhi lucidi e mi chiedevo se stesse ascoltando le mie parole.
    E' un mondo crudele White, o mangi o vieni mangiato.
    -Ma che brava- la osservai con un leggero sorrido e alzando un po' il mento -hai deciso di andartene comunque in giro- la guardai quasi come se fossi soddisfatta della sua scelta. Per me però, era un peccato che non avesse deciso di restare raggomitolata contro la parete, sicuramente mi avrebbe divertito di più. In realtà tutta questa forma di coraggio mi destava tanta ammirazione quanta noia -no White, non ti voglio accompagnare. Ti lascio alle tue riflessioni- la boccetta venne riparata sotto i miei occhi, mi sembrò la perfetta metafora di quello che la ragazza stava facendo di fare con sè stessa -sì, ho capito che non ci torni. Buon per te. Adesso io torno alle mie attività, le nostre strade si dividono- spostai i capelli dietro la schiena e indietreggiai prendendo nuovamente le distanze da Rose feci qualche passo in direzione del mio dormitorio per poi voltarmi un'ultima volta -ah, e non serve che stai lì a rifletterci troppo... tanto andrà bene comunque. Quando ci sono i buoni sentimenti di mezzo, va sempre bene- feci un movimento con la mano, sdegnata da tutto quel buonismo -ci vediamo, Rose- il mio andarmene, fu preceduto da un inchino fatto con la testa. Poca soddisfazione questa volta, ma una certa sorpresa nel vederla così risoluta.






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    L’ascoltavo guardandola con espressione seria.

    Nel momento che specifiò che non aveva nessuna voglia di accompagnarmi, feci un mezzo sorriso.

    Immaginavo... dissi continuando a guardare le sue espressioni.

    Anita iniziò ad allontanarsi da me. Io ripresi a respirare.

    Ad un tratto si voltò verso di me e aggiunse non serve che stai lì a rifletterci troppo... tanto andrà bene comunque. Quando ci sono i buoni sentimenti di mezzo, va sempre bene-

    Spalancai gli occhi e la fissai... Aprì la bocca come a dire in che senso?

    Lei aveva già imboccato la strada per il dormitorio dei serpeverde e mi salutò con una mano.

    Per qualche secondo rimasi li in mezzo al corridoio dei sotterranei a fissare un immagine di lei che andava via.

    Poi scossi la testa, ripresi le cuffie e le rimisi nelle orecchie, alzando il volume come a voler dimenticare quello che era appena successo.

    Nei miei pensieri il suo sguardo e il suono della sua voce, sembrava sentirlo ancora.

    Che strana sensazione.

    Un brivido lungo la schiena ma continuai la mia passeggiata verso un luogo che non avevo ben stabilito, sicuramente la biblioteca.

    I libri mi rilassavano e mi facevano sentire protetta.

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