Merry killsthmas

Erika

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    Non è stato difficile organizzarsi, non per me che ho a disposizione ogni mezzo di cui io abbia bisogno. Quello che ho ottenuto è stato comunque un ottimo risultato che non vedo l'ora di mostrare alla diretta interessata.
    Ho atteso pazientemente la notte del 24 dicembre per invitarla qui da me e poi condurla ad Azkaban. Il nostro viaggio è stato silente ed io ho mascherato le mie emozioni sotto un'apatia a tratti spaventosa.
    Ci sono delle cose che ho bisogno di chiarire con lei ma farlo con violenza non porterebbe a nulla. Con Erika mi piace giocare. Mi piace confonderla e vedere il modo in cui reagirà. Solitamente non mi delude ma stavolta ci sono fattori da chiarire. Problemi da accantonare.
    È per questo che farò breccia in lei, regalandole un po' di quel che so si aspetta da me ma che in due anni ha tardato ad arrivare. Nel modo canonico ovviamente.
    Una volta all'interno della prigione, la conduco per i corridoi umidi conducendola fino alla cella in cui due anni fa lei è stata ospite.
    “E' qui che ci siamo conosciuti, due anni fa.” Le dico fermandomi poco prima, indicandole la suddetta stanza. “So che non lo diresti ma ci tengo alle ricorrenze.” Aggiungo poco dopo, sciogliendo l'espressione seria in un mezzo ghigno.
    “Immagino non siano stati anni semplici.” E non devono esserlo stati per lei. E per chi lo sono stati? “E' per questo che ho voluto farti un regalo.” A quel punto, poggiata una mano sulla spalla, la invito a proseguire. Lì, legato ed imbavagliato sul letto, vi è il giudice che l'ha spedita qui. Le sue azioni negli ultimi tempi, hanno decretato sia più utile da morto che da vivo, e quindi ho pensato di poterne approfittare per fare un regalo alla ragazza. Chi non apprezzerebbe un simile dono di Natale? “Possiamo farne quel che vogliamo.”


     
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    Aspettava quel giorno con impazienza già dai primi di dicembre. I suoi compagni di Durmstrang non facevano che parlare delle loro vacanze, di quanto gli mancassero le loro case, delle feste e dei regali e soprattutto delle abbuffate che li aspettavano dopo mesi del sano regime dietetico del preside Carradine, Erica no. Lei pensava solo al fatto che avrebbe rivisto Roeim ed avrebbe trascorso il Natale con lui, con il suo maestro. Del resto non le interessava. Anche se la scuola sarebbe rimasta chiusa per due settimane e non aveva alcuna idea di come avrebbe trascorso tutto quel tempo, avrebbe pensato ad una soluzione a tempo debito.
    Aveva dovuto lasciare la scuola con la divisa come tutti, ma già nella nave si era ritagliata un angolino per cambiarsi. Come tutti. Non gli aveva voluto spifferare nulla su cosa avrebbero fatto, ma l'esperienza le suggeriva comunque di scegliere un abbigliamento comodo, così aveva optato per una tutina di pelle rossa... *E' un pò attillata ok, ma perfetta per infiltrarsi senza nulla che si possa impigliare ovunque!* ...e, visto che non aveva una sua maschera da Mangiamorte e Roeim le aveva detto che non poteva averla dato che non era una Mangiamorte... *Quante storie per una maschera!* ...se ne era portata dietro anche una di carnevale per ogni evenienza. *Non sono perfettamente irriconoscibile?? Poco natalizia magari ma a chi importava? Anche se si fosse vestita da elfetto sexy Roeim l'avrebbe guardata solo se fosse stato davvero in vena. Cosa che le fu subito chiara non essere quella sera quando salì sulla sua auto volante per raggiungere la loro segreta destinazione. Non vedevo l'ora che arrivasse stasera!! Sono così eccitata! L'entusiasmo le usciva da tutti i pori come sempre insieme a lui, ma nel momento in cui aveva provato ad allungarsi sul sedile per dargli un semplice bacio sulla guancia il mago aveva fatto una di quelle mosse ambigue, di quelle che si fanno quando si vuole sfuggire a qualcuno fingendo che sia solo un caso, tipo proprio in quel momento gli venne in mente che doveva prendere qualcosa dal cassetto dell'auto. Erica, che oramai aveva capito da tempo quando era il momento di stare al suo posto, a quel punto non potè che mettersi composta sul sedile ed attendere che fossero arrivati. Non parlò nemmeno tanto come faceva di solito perchè era chiaro che lui non volesse ascoltarla, ma il viaggio così in silenzio le diede modo di pensare parecchio e nemmeno uno di quei pensieri fu bello: *Non ha nessuna voglia di stare con me... La seconda volta che gli ho chiesto dove stavamo andando pensavo mi avrebbe cruciata... Non si ricorderà certo che sono due anni da quando ci siamo conosciuti... Figuriamoci se mi ha fatto un regalo... E se vuole dirmi che il mio tirocinio con lui è finito?* Qualcosa di questo genere oltre vari altri scenari in cui lei finiva morta. D'altronde gli sguardi silenziosi che le mandava Nystrom parlavano da soli e dicevano unicamente cose spaventose. Fu quindi con poca convinzione che mise piede a terra quando le disse che erano arrivati, almeno fino a che non si rese conto di dove fossero. Azkaban!! Solo allora le tornò il sorriso, amava in modo particolare quel posto. *Chi non desidererebbe trascorrere il Natale nella prigione di massima sicurezza dei maghi??* Le vacanze ai Caraibi sono così sopravvalutate!
    Dannazione!! Inferno!!! I due mastini le corsero incontro non appena oltrepassarono il portone. Erica si fermò qualche istante a salutarli anche se Roeim andò subito oltre come se nulla fosse. Mi dispiace non ho nulla, non sapevo che saremmo venuti qui altrimenti vi avrei portato qualcosa... magari più tardi eh? Sempre senza farsi vedere dal capo ovviamente. Erano addestrati per non far fuggire i prigionieri quindi non potevano prendere l'abitudine di accettare cibo da qualcuno che non fosse il loro padrone, ma Erica ci si era così tanto affezionata che non riusciva a non viziarli... Si, due mastini assassini e lei li adorava: anche i carlini sono molto sopravvalutati.
    Ehi aspettami! Dove stiamo an.... La voce le morì in gola quando il mago si fermò davanti porta della cella dove era stata detenuta due anni prima: “E' qui che ci siamo conosciuti, due anni fa.” Solo l'emozione che provò in quel momento poteva impedire di parlare a una chiacchierona come Erica... Si, me lo ricordo, è solo che non... Lo guardò in volto, gli occhi cominciavano a pizzicarle. “So che non lo diresti ma ci tengo alle ricorrenze.” Gli sorrise, ma le lacrime ormai le erano arrivate alle ciglia. Sei un maledetto... *Bastardo!* ...hai tenuto su quell'espressione per tutto il tempo! Pensavo volessi... non lo so... e invece... te ne sei ricordato! Era così convinta di aver imparato a conoscerlo ed invece Roeim era sempre in grado di sorprenderla, anche dopo due anni, e lo sarebbe sempre stato. Nulla con lui poteva essere dato per scontato. Gli sarebbe saltata al collo sul posto, fregandosene se lui si sarebbe potuto spostare e mandarla a sbattere contro il muro ma poi: “Immagino non siano stati anni semplici.” Perchè diceva così? Allora voleva davvero terminare il suo tirocinio? E che avrebbe fatto senza il suo signore? Che ne sarebbe stato di lei? Negò quindi con il capo, cosa c'era stato di non semplice? Lei non ne aveva idea... Ma Roeim non aveva finito: “E' per questo che ho voluto farti un regalo.” Parole magiche, meglio di una formula per la felicità, che riuscirono a far tornare indietro le lacrime da dove erano venute insieme a tutti i pensieri negativi: Un regalo per me?? Davvero? Nella mente di Erica iniziarono a scorrere una serie di immagini degne della Lista Desideri di Amazon, ma era difficile immaginare cosa le avesse regalato. Quindi fece la cosa più semplice di tutte, glielo chiese: E cos'è?? Fu a quel punto che il mago aprì la cella svelando la sorpresa. Erica all'inizio rimase perplessa ma solo fino a che non riconobbe il viso dell'uomo. Ohhh... - esclamò stupefatta senza altre parole lì per lì. *Certo non è un regalo a caso, deve averci ragionato molto su...* A dire il vero era il regalo più personalizzato che avesse mai ricevuto, qualcosa che solo lei poteva apprezzare. Anche gioielli e profumi sono davvero sopravvalutati. “Possiamo farne quel che vogliamo.” Annuì e mandò giù a fatica il groppo che si sentiva in gola: Nessuno mi aveva mai fatto un regalo così. Ed ecco che sentì di nuovo tornare le lacrime. Ed io che quasi pensavo non ci tenessi! Spostò lo sguardo dal giudice a Roeim e a quel punto non si trattenne e gli lanciò le braccia intorno al collo. Grazie!!!! Ma proprio in quel momento, quando magari sarebbe stato anche il momento giusto per guadagnarci un bel bacio ecco che il mago imbavagliato iniziò a lamentarsi e a cercare di urlare, infastidendo Erica proprio nell'istante in cui poteva finalmente godersi quanto si era duramente guadagnata. Silenzio in aula! - tuonò voltandosi infastidita verso "il suo regalo". Non vede che sta disturbando? La giuria qui siamo noi e non le conviene farmi innervosire proprio adesso e rovinarmi il Natale! Lo capisce? E semmai non lo avesse capito sollevò una delle sue lunghe gambe guantate di rosso e, posando il tacco 12 a spillo sulla faccia del giudice, lo spinse sdraiato sul lettino. Ora zitto e mi lasci discutere col mio collega. E ringrazi che il tacco gliel'ho puntato sulla guancia e non nell'occhio. Ovviamente non ci sarebbe mai riuscita se Roeim non l'avesse sostenuta, ma era stato proprio quello che il mago aveva rappresentato negli ultimi due anni: il perno attorno a cui Erica poteva ruotare.
    Dove eravamo? Ah si, a me che ti ringraziavo... Ma ormai l'attimo era passato, non le andava di riappendersi al suo collo, il giudice le aveva fatto perdere il momento! Certo un pò mi dispiace. Se non fosse stato per lui non ci saremmo mai conosciuti... *Naaaaa! Un altro modo per arrivare al mio adorato Nystrom lo avrei trovato!* ... quindi come vogliamo ucciderlo? E si, le dispiaceva parecchio assai.

     
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    Sorrido dinanzi alla sua reazione. Vederla passare da un'evidente espressione preoccupata, ad una sollevata, felice, mi diverte. Ovviamente era quel che speravo d'ottenere. Volevo sorprenderla, e non mi meraviglio nel constatare di esserci riuscito.
    Ricambio quella sorta d'abbraccio, stringendola a me. “Sei sorpresa?” Le chiedo, indagando le sue emozioni.
    E mi diverte vederla interloquire con il suo regalo. Il modo in cui si sente giustificata a dare il peggio di sé, è divertente. Lo è vedere come si comportano gli altri quando sono liberi di farlo. È così che viene fuori la vera natura dell'essere umano, ed approfondire ciò che è, è il mio desiderio.
    La reggo per evitare caschi, mentre mette a tacere l'uomo.
    “Vuoi già ucciderlo?” Gli chiedo poco dopo, piegando il capo e mostrandole quasi un'espressione dispiaciuta. In parte. Vuole sul serio disfarsene così velocemente? Non gradisco questo suo essere precipitosa. In parte, mi indispone. “Pensavo volessi divertirti.” Le dico poco dopo, distaccandomi da lei per raggiungere il giudice.
    Così ridotto, legato al muro, sembra un cane, o forse un salame.
    Gli do una schicchera sul naso, un gesto quasi affettuoso, prima di piegare il capo verso Erika.
    “Somiglia a quei cani grassi che faticano a respirare, no?” Un carlino. E' quello che mi ricorda. Ed è per questo che, senza indugio, punto la bacchetta contro il malcapitato, trasfigurandolo l'attimo dopo nell'animale a cui pensavo. Pochi istanti dopo, un abbaiare insistente definisce la nuova forma del nostro ospite. “Ecco. Un bel cagnolino da portare a spasso.” Lo libero dalle catene, lasciandolo libero di scorazzare per la cella. Non potrà scappare in ogni caso.
    Afferro poi la catena libera, lasciandola scorrere tra le dita, prima di riavvicinarmi a lei con quella tra le mani. Poggio la catena fredda sul suo collo, carezzandola con quella mentre sono fermo alle sue spalle. Avvicino poi la bocca al suo orecchio, per porle una domanda, mentre la catena continua a scrivere. “Hai visto Hoffmann di recente?”


     
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    “Vuoi già ucciderlo?” Erica mise su un musetto pensoso. In effetti non è che avesse fretta però... *Io voglio passare più tempo con Roeim e questo qui me lo distrae!!* Doveva trovare una soluzione così ci si mise a riflettere. Certo non voleva nemmeno deludere il suo Maestro. No. Non ho fretta. - buttò là fingendosi indifferente fino a che lui non aggiunse: “Pensavo volessi divertirti.” *Maledizione!* - imprecò tra sè e sè traballando appena sui tacchi quando lui si allontanò, come se lasciasse un vuoto d'aria quando non le stava più vicino. Le toglieva l'ossigeno. Ovvio che voglio divertirmi! *Torna qui da me dai, perchè vai dal vecchio panzone?* Sbuffò appena quando Roeim le diede le spalle. Non avrebbe permesso che nulla rovinasse il suo Natale perfetto. Non aveva tante aspettative quando si era incontrati ma poi le cose si erano messe così bene... “Somiglia a quei cani grassi che faticano a respirare, no?” Erica fissò il volto contratto dal terrore del giudice. A lei sembrava un Troll grassone, i carlini erano troppo carini, ma si ok il paragone poteva starci. Così annuì con la testa, avvicinandosi di un paio di passi al suo Signore e al suo regalo. Quando cominciò ad abbaiare però Erica si lamentò: Ecco, adesso ci spaccherà le orecchie tutta la sera! E per evitarlo, detto fatto, tirò anche lei fuori la bacchetta e con un Silencio ben piazzato l'abbaiare del giudice divenne un abbaiare muto. Guarda che buffo che è! Si sta sforzando ancora più di prima così!! - commentò seguendo con lo sguardo il cagnolino che zompettava faticosamente su e giù per la cella. E se ci facessimo giocare Dannazione e Inferno? Mmm... no. Le sembrò una cattiva idea già subito dopo averlo detto, i due mastini lo avrebbero pappato in un sol boccone.
    Ci stava ancora pensando quando sentì alle sue spalle il tintinnio delle catene e di nuovo la presenza così vicina di Roeim. Sorrise voltando appena il capo per guardarlo, e rabbrividì quando sentì il metallo freddo sulla pelle scoperta del collo ma non fu un brivido brutto. Vuoi portare a spasso anche me? - scherzò tendendo l'orecchio quando sentì il fiato di Roeim che le solleticava dietro la nuca. “Hai visto Hoffmann di recente?” Oh. *Che diamine c'entra ora Kurt?* - pensò perplessa. Interessante che le catene ti facciano pensare a lui... - esclamò mentre col corpo si faceva appena appena indietro, sfiorando con la schiena il petto del suo Signore. In effetti a lui servirebbero, pazzo com'è, delle catene... Per legarcelo, ovvio. A quel punto però si rese conto che temporeggiare senza dargli una risposta precisa non era mai un bene con Roeim, lo faceva irritare. E a ben dire era una cosa che irritava anche lei, lo aveva provato bene proprio con Kurt che non rispondeva mai chiaramente alle sue domande. Quindi smise di lasciarsi andare in chiacchiere: L'ho visto qualche giorno fa in effetti, giù a Pluckley's Playground. Al covo privato dei Mangiamorte in pratica. A quel punto si girò su se stessa per guardare Roeim in viso, anche se così facendo la catena che lui le aveva messo sul collo le si attorcigliò intorno, a strozzo. Ma non aveva paura, anzi, maliziosa com'era la cosa la eccitava. E' un uomo strano. Gli piace fare giochetti. Ma non di quelli divertenti. Sorrise abbondando di malizia sulle labbra e nello sguardo. Erica aveva tutta una sua idea riguardo al divertimento, che magari non era proprio la stessa idea di Roeim ma di sicuro non era per niente quella di Kurt. Anche se ballarci era piacevole perchè aveva il ritmo nelle vene. E ci si crede anche parecchio... - continuò roteando gli occhi al soffitto della cella. Poi però non seppe più che dire ed allora andò dritta al punto, ansiosa forse un pò troppo di togliere di mezzo velocemente il discorso Hoffmann, visto che pure quello rischiava di rovinarle il Natale. Cosa vuoi sapere? In fondo era così tra loro: di solito Roeim sapeva già tutto quello che c'era da sapere in generale, di ogni cosa lo interessasse, ma in caso contrario gli bastava solo chiedere. Quale folle avrebbe mai rischiato nel tenergli nascosto qualcosa? Non Erica. Anche se magari per non farlo arrabbiare non era il caso di dilungarsi in particolari.
    Intanto il giudice-carlino continuava a razzolare là intorno ai loro piedi senza produrre un solo suono pur abbaiando come un forsennato. Erica abbassò per un attimo lo sguardo su di lui anche se preferiva mille volte guardare Roeim e bearsi del suo fascino: Sta buono tu! Sciò! - cercò di allontanarlo col piede ma quello insisteva. Allora fece per piegarsi verso di lui ma la catena che aveva intorno al collo tirò, impedendole movimenti ampi e ricordandole che Roeim non aveva ancora finito il discorso con lei. Si rimise dunque dritta ma puntò la bacchetta verso il rotolo di ciccia là a terra: Sai cosa? E' troppo carino. Ed in effetti lo avrebbe preso volentieri a calci per allontanarlo ma come si fa, anche senza una coscienza, a far del male a un carlino? Un lampo di luce violetta e sbam, da cagnolino si ritrovò Vermicolo. Non ti pare che così somigli di più all'originale? E allora si che riuscì ad assestargli un bel calcio per farlo rotolare fino alla porta, e non se ne fece un problema affatto.
     
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    “Non ti distrarre, Erica.” Stringo appena un po' in più le catene contro il suo collo. La lieve pressione le provocherà un leggero dolore. Niente di insopportabile, ma abbastanza da accendere quel campanello d'allarme che risuona nella testa dei più.
    Avvicino ancora le labbra al suo orecchio mentre il mio corpo si appiattisce contro il suo. Con un lieve movimento, dopo aver permesso ad Erica di trasfigurare il giudice Carlino in un vermicolo, la libero dalla bacchetta. Dolcemente e senza violenza. Poggio la mano sulla sua, prendendole la bacchetta, con la stessa delicatezza di una carezza. L'attimo dopo, mentre le mie labbra si poggiano contro la sua nuca, ne approfitto per spingerla contro la parete. Il mio corpo a bloccarla. “Con te non avrei bisogno delle catene, no? Mi sei fedele.” Comincio, mentre la punta del mio naso disegna linee immaginarie sulla pelle liscia della sua guancia.
    “Voglio sapere che tipo di rapporto avete. Quanto siete in confidenza.” Aggiungo poco dopo, mentre una mano scivola sul suo corpo. Accarezza il suo braccio, il suo fianco, arriva alla sua coscia, tirando su lentamente l'orlo dei suoi vestiti. L'altra mano, tiene ancora ben salda la catena contro la sua pelle.
    “Io ti ho accolto nella mia casa perchè mi fido di te.” Annuisco piano, rilasciando un nuovo bacio sulla sua guancia. “Ho sbagliato?”

     
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