Break my stride

Reid

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  1. Mr.Sandman
     
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    Probabilmente non c'era stato un momento, fin da quando si erano infilati in quello stupido sgabuzzino, in cui non aveva pensato che tutta quella faccenda era un'idea davvero pessima.
    Era difficile pensare diversamente nel sentire il corpo di Pressley così rigido e rendersi conto di essere a propria volta teso, così teso che sarebbe potuto sobbalzare al primo sussurro.
    Il punto era che non si sentiva teso per se stesso, aveva sempre visto il sesso con un bisogno meramente fisiologico, non aspirava ad una prima volta romantica o da film - anche se di certo non l'avrebbe mai scelto di farlo in uno stanzino per le scope -, tuttavia la sua preoccupazione era rivolta alla Jackson.
    Per quanto lei avesse insistito sul fatto che non le importava niente di dove e come avrebbe perso la verginità, Reid temeva che potessero essere solamente scuse. Il che lo riportava a chiedersi perché la ragazza ci tenesse così tanto a farlo.
    Di certo non perché lui le piacesse così tanto, questo era certo: si erano detestati fin dall'inizio, difficilmente trovavano una parola carina da rivolgersi a vicenda e lei gli aveva detto chiaramente di non voler essere baciata.
    Quindi era davvero determinata solo a perdere quella stupida verginità, come se poi ci fosse una scadenza per doverlo fare.
    A quel punto a Reid sembrò che niente fosse più minimamente eccitante, nonostante il suo corpo stesse rispondendo al tocco dell'altra.
    Non c'era più gusto nel tastarle il seno, né tanto meno nel vedere il suo corpo semiscoperto. Anzi, per un istante provò disgusto nei propri confronti.
    E si sarebbe fermato se non gli fosse sembrato ormai troppo tardi, se non si fosse sentito troppo codardo a tirarsi indietro, ma soprattutto se non fosse stato attratto all'idea di fare sesso.
    Perché per quanto potesse sentirsi in colpa, era pur sempre un sedicenne, con un bel carico di ormoni ribelli e Pressley era... beh era bellissima.
    E non era solo quello, era scaltra, intelligente e sapeva tenergli meravigliosamente testa.
    Decise quindi di non fermarsi, ma smise di baciarne la pelle, smise di starle troppo vicino, troppo addosso, e non la guardò nemmeno.
    Almeno finché non la sentì un po' cedere sotto le sue attenzioni. Non poteva certo dire che si fosse rilassata, ma sembrava ora meno rigida.
    Fu colto di sorpresa quando Pressley prese l'iniziativa - e forse il coraggio - di tirargli giù gli indumenti, ma per qualche motivo il gesto lo fece sentire a disagio, tuttavia la sensazione del suo tocco lo fece rabbrividire di piacere e quasi sobbalzò quando lei gli disse che poteva andare.
    Con fare nervoso afferrò il pacchettino che lei gli aveva lasciato poco prima. Benissimo, erano praticamente al punto di non ritorno e lei continuava a sembrare determinata ad andare fino in fondo. Il pacchetto con il preservativo gli sfuggì dalle mani, quando provò ad aprirlo. Soffocando un imprecazione tra i denti, lo riprese al volo, con fare impacciato.
    "Ok... non mi guardare mentre lo metto però" le soffiò, crucciandosi. Certo poi che lei stesse guardando ovunque ma non nella sua direzione, armeggiò con il pacchetto, riuscendo ad aprirlo senza danni.
    "Bene... umh vado..."
    Perché sentisse il bisogno di avvertirla in quel modo non gli fu chiaro. Sapeva solo che si sentì particolarmente stupido nel farlo e dunque tacque nell'avvicinarsi di nuovo a lei. Un miliardo di dubbi sorsero nella sua mente mentre annullava ogni distanza tra loro: e se il suo amico avesse fatto cilecca proprio in quel momento? O se le avesse fatto troppo male? Se lei non avesse sentito niente?
    Tale era l'ansia che non si rese nemmeno conto di essere arrivato dritto alla meta, ma lo capì quando sentì l'esclamazione di dolore di Pressley ed il pugno della ragazza lo colpì con violenza ad una spalla.
    "Cazzo, Jackson!" sibilò. Non era proprio il momento, né la posizione più giusti per iniziare a litigare, per cui si morse la lingua ed attese, immobile, che lei fosse più tranquilla.
    Non fu una grande prestazione, doveva ammetterlo. Durò anche meno di quanto si fosse aspettato, il che lo imbarazzò alquanto, e lo fece sentire in colpa per il fatto che lei invece sembrò non essersi goduta affatto quanto accaduto.
    Lui invece, almeno fisicamente, se l'era goduto, ma non con la testa. No, il piacere fisico, quello che lo aveva lasciato senza fiato e con il volto particolarmente accaldato, non compensava minimamente i sensi di colpa che lo stavano divorando.
    Certo, avrebbe potuto dare la colpa al nervosismo, alla posizione scomoda, all'impazienza data dalla prima volta. Ma no, attribuì la colpa unicamente a se stesso. Non la guardò, non parlò nemmeno mentre si ricomponeva e tirava su i pantaloni. Poi si lasciò andare ad un sospiro frustrato.
    "Senti, mi dispiace, Jackson! Io te lo avevo detto!" esordì poi, incapace di rimanere zitto troppo a lungo. "Mi sarei dovuto fermare prima di arrivare fino a questo punto... io sono un idiota. E' colpa mia, avrei dovuto usare un po' di buon senso ed invece me ne sono approfittato e ha fatto tutto schifo"
     
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10 replies since 9/11/2020, 17:08   426 views
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