Break my stride

Reid

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente di Durmstrang
    Posts
    68

    Status
    Anonymous

    C'è una priorità che vige nella nuova generazione dei Jackson, una sorta di "regola" che ti apre le porte, a detta delle mie sorelle e dei miei cugini, Roxy in particolar modo, ad un mondo fantastico e, cito testualmente, "imperdibile": il sesso. Ho passato gli ultimi anni a mascherare il mio interesse per certe cose, insistendo al punto da convincere me stessa di non avere minimamente voglia di cedere a quelle dannate pulsioni. E' un paradosso assurdo il fatto che proprio ora che tutti i miei strani desideri a riguardo abbiano cessato d'esistere, mi stia convincendo che sia quella l'unica chiave per distrarmi a sufficienza dall'inferno che sto attraversando ormai da mesi. La distanza fisica e, per certi versi, emotiva da Roxy mi sta distruggendo, l'isolamento forzato a cui mi sono costretta a scuola mi fa impazzire ed ogni briciolo della solitudine provata mi fa sempre più paura. E' un incubo che mi perseguita, il terrore di rimanere sola per chissà quanto tempo e non avere nessuno ad accompagnarmi nei miei momenti più bui. Magari me lo merito. In parte, è una cosa che sto ricercando io stessa e comincio ad essere stufa di questa ridicola opera di auto-sabotaggio. E' il momento di cambiare e sì, purtroppo per farlo, mi toccherà cadere in basso. Veramente in basso.

    lUl86p2
    Ho aspettato che Reid venisse fuori dai dormitori maschili prima di colazione. Tutti troppo impegnati a trascinarsi verso la mensa, non avranno la voglia né la forza di origliare una discussione che ho bisogno resti privata. Quando finalmente lo avvisto, reprimendo a fatica l'istinto di tirarmi indietro già nell'osservare la spocchia con cui non riesce proprio a fare a meno di muoversi per i corridoi, lo raggiungo con sguardo serio, mettendo a tacere ogni principio di tentennamento che potrebbe mandare a monte il mio piano. Non voglio succeda. "Ehi, Drayton, ho bisogno che tu mi faccia un favore." Detta così sembra davvero semplice, eppure più il momento si avvicina, più sento lo stomaco fare capriole degne di un trapezista. In che idea del cazzo sto decidendo di ficcarmi? Non gli lascio molto tempo per replicare, mentre lo afferro per un braccio e lo trascino in disparte, guardandomi intorno con fare quasi losco per una manciata di secondi. Accertatami che nessun orecchio indiscreto sia nei paraggi, mi decido a parlare, tutto di getto. "Voglio fare sesso." Gli concedo un attimo per reagire, ma come l'incontrollata scarica di un temporale improvviso, riprendo a parlare prima che le sue parole, di qualunque tipo siano, mi inducano a cambiare idea. "Non l'ho mai fatto." Confesso, roteando gli occhi imbarazzata per aver condiviso con lui qualcosa di così personale. "Quindi pensavo che, magari... potessi aiutarmi tu." Aggiungo, mentre un nuovo fiume in piena di parole sovrasta qualunque sua reazione. Sono così nervosa da non riuscire a frenarmi. "Sarà veloce, indolore - almeno per te - e una volta fatto, potremo tornare ad odiarci e scambiarci al massimo qualche caramella due volte l'anno." Riprendo fiato, fissandolo in attesa di un responso che la fine del mio attacco di logorrea gli ha concesso solo adesso. E quasi come se il problema dipendesse realmente da lui, scarico un po' della pressione provata sul Drayton, mentre i miei occhi ed il mio tono di voce assumono le sembianze di un ricercato rimprovero che mi riporti all'immagine di me a cui Reid è abituato. "Diamine, dì qualcosa!" E farà meglio a risparmiarmi strane battute sulla faccenda o sulla mia inesperienza, perché potrebbe finire molto male per il suo faccetto da stronzo incallito.

     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Studente di Durmstrang
    Posts
    32

    Status
    Anonymous
    Avanzava lungo il corridoio con le mani in tasca, la testa alta, le mani in tasca e la solita aria tronfia. Pensava a come avrebbe potuto rovinare l'ennesima giornata agli insegnanti e quale punizione gli avrebbero affibbiato questa volta. Doveva ammettere che iniziavano a peccare di originalità, alcune delle punizioni ormai si ripetevano ciclicamente.
    Quando vide la Jackson, dall'altro lato del corridoio, andargli incontro, fu quasi tentato di cambiare rotta e cercare di seminarla.
    Non si sentiva particolarmente in vena di battibeccare, non che gli mancasse la solita arroganza, non era nemmeno giù di morale, ma si sentiva in qualche modo... spento.
    Il freddo era arrivato presto in quel posto di merda in cui si trovava Durmstrang, la neve aveva ricoperto ogni cosa, il lago era ghiacciato e in quel fottuto castello non c'era nemmeno l'ombra del riscaldamento, un motivo in più per detestare quella fottuta scuola.
    Reid stesso iniziava a perdere colpi e le sue iniziative di ribellione scarseggiavano sempre più. Voleva solo resistere fino a Natale e poi andarsene finalmente a casa in Scozia per le vacanze, da suo padre, Alexander e Kieran, gli unici della famiglia che ancora gli rivolgessero parola. Effettivamente non era una bella prospettiva, ma era di sicuro meglio di Durmstrang.
    Dunque, tornando a quella mattina, qualcosa lo spinse a non evitare Pressley, sperando di non pentirsene.
    "Ehi Jackson" rispose al saluto con voce strascicata, quasi atona "Un favore di prima mattina? Sono forse tuo amico?"
    Certo, le cose erano state un pochino diverse da quel giorno in cui si erano parlati quasi come due persone civili, ma nonostante ciò si insultavano ancora pesantemente quando si incrociavano per i corridoi. Adesso lei voleva un favore. Fantastico. Quale sarebbe stato il prossimo passo? Chiedergli di diventare migliori amici?
    Poi lei se ne uscì con quella cosa del sesso. Reid dovette fare uno sforzo immane per rimanere serio.
    "Buon per te" le rispose domandandosi per qualche motivo lo stesse dicendo proprio a lui.
    Poi lei aggiunse quel dettaglio non richiesto sulla sua verginità.
    "Dovrebbe importarmene qualcosa? Non capisco"
    Forse aveva puntato qualcuno dei ragazzi. Magari stava per chiedergli di farla sgattaiolare di nascosto nel dormitorio per incontrare suddetto ragazzo. O forse...
    "Io cosa?" quasi lo urlò lì in mezzo al corridoio semi deserto, preso in contropiede. "Stai scherzando? E' uno scherzo, eh. Simpatica, Jackson, davvero simpatica"
    Ma lei faceva sul serio. Maledettamente sul serio. E Reid non riuscì a nascondere la sorpresa, seguita dalla confusione e poi di nuovo dalla sorpresa, insieme ad una buona dose di shock.
    Gli stava chiedendo di fare sesso. Così, dal nulla. Perché proprio a lui?
    "Nah" fece, quando si fu ripreso dallo shock iniziale, scuotendo la testa con più veemenza di quanta volesse mettere. "No, tu non vuoi fare sesso con me, Jackson. Non so da dove ti venga questa idea e nemmeno capisco il motivo, ma credimi, non vuoi. Anzi, non vuoi proprio darla via così, al primo che capita, te ne pentiresti"
    Ne era certo, perché era una ragazza e le ragazze tenevano troppo a questa stronzata della verginità e del farlo per la prima volta con il vero amore e tante altre belle cose. Già se la vedeva, a piangere subito dopo averlo fatto, magari avrebbe anche dovuto consolarla, no? No. Non si sarebbe infilato in un mare di stronzate perché lei si era svegliata quella mattina decidendo che doveva fare sesso.
    "La reclusione a Durmstrang ti ha fottuto il cervello" aggiunse.
    E anche piuttosto sconsiderata, probabilmente metà della popolazione maschile lì dentro non si sarebbe fatta scrupoli ad accettare, a differenza di Reid che, per quanto trovasse la proposta allettante - era un sedicenne con gli ormoni in subbuglio e Pressley era oggettivamente una bella ragazza -, non se la sentiva di accettare una cosa del genere. Prima di tutto perché gli sembrava irrispettoso nei confronti della Jackson e poi perché la totale inesperienza che lui stesso aveva lo frenava: sarebbe potuto essere un completo, totale disastro.
    "Ti do un consiglio: lascia stare. E non ci pensare nemmeno a chiederlo a qualcun altro. Questi idioti si approfitterebbero di te ad occhi chiusi"
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente di Durmstrang
    Posts
    68

    Status
    Anonymous

    iEwIW1T
    Cinque secondi. Gliene bastano solo cinque per farmi sentire una completa idiota, amplificando il senso di disagio che l'aver chiesto una cosa del genere, proprio a lui, ha piantato con decisione nel mio orgoglio ormai disintegrato. "Ma che ne sai di quello che voglio?" Lo rimprovero con enorme disappunto dipinto sulla faccia; le braccia incrociate al petto e il piede che batte nervosamente a terra danno una palese dimostrazione del fastidio che le sue parole mi provocano. Decido io del mio corpo e posso pertanto scegliere come approcciarmi a certe cose. So io di cosa ho bisogno. Ed è una distrazione che mi serve, qualcosa che riesca a riempire il vuoto che provo all'altezza del petto da quando ho scelto di rintanarmi in un forzato isolamento, nonché il primo passo verso una riscoperta di me stessa e dell'autostima di cui ho bisogno per farmi strada in questo mondo di lupi. Perché sto a terra, come una nullità senza scopo alcuno, e mi sono stufata di sentirmi addosso quest'aura di negatività. Yo, Pressley Jackson non è così piagnona! Ed è con la risoluzione che mi caratterizza di consueto che porto avanti il mio punto, soprattutto nel vederlo accennare ad una premurosa umanità che mi fa sentire molto peggio di quando si limita ad insultarmi. Io queste carinerie, da parte sua, proprio non le capisco. Non le mando giù. "Dai, per favore! Proprio adesso te li fai venire tutti questi scrupoli?!" Pesto i piedi come se fossi una ragazzina. In un certo senso, lo sono. Aver compiuto sedici anni non mi ha certamente catapultata nel mondo degli adulti e per quanto ci tenessi ad addentrarmi precocemente nelle insidie di quelle mature realtà, sono attualmente abbastanza lieta di potermene tenere fuori per un altro po' qui al castello. Sono una codarda, mi pesa anche questo. Ma indietro non si torna. I momenti antecedenti quel maledetto rapimento, sembrano ormai estremamente lontani. "Non sei il "primo che passa", ti pare?" Replico alla sua considerazione, sentendomi cadere ancora più in basso di quanto non sia già accaduto. Mi sento davvero da schifo. Sto provando ad imporre la mia indipendenza e la mia forza, strisciando come una disperata ai piedi di un ragazzetto che passa le giornate a sfottermi. Non lo avrei mai fatto, se fossi stata in me. Il punto è che adesso non riesco davvero a collocarmi in alcun posto nel mondo e la mia figura non mi sembra che una copia sbiadita di un cliché qualunque. Priva di personalità e di forza interiore, non mi resta che arrancare alla ricerca di un po' di luce e solo Reid può aiutarmi in questo. E' l'unico che mi rimane. "Sei l'unica persona con cui parli al castello, anche se passi la maggior parte del tempo ad insultarmi o imprecarmi contro." Un affare vicendevole, in fin dei conti, ma pur sempre un contatto, un caso isolato ed eccezionale di questi tempi, per me. Lui non può saperlo, per questo motivo mi costringo a tentare di farglielo capire. Subito dopo, afflitta, a sguardo chino verso il basso e con qualche sbuffo soffiato dalle labbra imbronciate, gli lascio intravedere altri scorci della mia condizione. Dettagli senza dubbio più evidenti. "Non potrei chiederlo a nessun altro." Sussurro imbarazzata, come se stessi rivelando la più vergognosa delle confidenze. Un po' lo è, per me. Come ammettere di essere un fallimento, di non avere alcuna dote per farmi apprezzare dagli altri. Proprio come quando sono arrivata al castello, da bambina. "Non ho amici." Non voglio aggiungere altro a riguardo. Mi sento già scoperta, nuda dinanzi ad occhi che, per quanto talvolta stranamente comprensivi e quasi cortesi, mi piombano addosso con un giudizio che mi annienta. E sono abbastanza certa che sia solo una mia sensazione, l'ultimo tassello di devastazione da sommare al mare di sofferenza che mi porto dentro e che tento inutilmente di nascondere agli altri ed a me stessa, ma non riesco a farne a meno. "Ti prego. E' già abbastanza patetico così. Non farmi sentire ancora più stupida." Un ultima supplica, prima che la resa mi costringa a piombare negli abissi di solitudine e timore che coronano ogni mia giornata.

     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Studente di Durmstrang
    Posts
    32

    Status
    Anonymous
    Sentì inizialmente solo una serie di blablabla inutili.
    Con la mente era già lontano, nella Sala Grande, a mangiare la solita colazione triste che offriva Durmstrang.
    L'avrebbe ignorata e tirato dritto, ma per qualche motivo non riuscì a farlo. Sì, Reid era sempre stato un gran bastardo, aveva avuto poca premura per la Jackson nel corso degli anni, ma sentirla parlare in quel modo, sentire la sua supplica, in qualche modo gli fece fare retromarcia.
    Ignorarla in modo così spudorato, in quel momento, sarebbe stato davvero da infami.
    Lui lo era, ma non voleva essere quel tipo di infame. C'era quasi una richiesta di aiuto, tra quelle righe.
    Eppure era restio ad accettare. Se Pressley si sentiva sola, se c'era qualcosa, un vuoto, nella sua vita che la spingeva a credere che sarebbe stata meglio facendo sesso, lui non voleva alimentare quell'idea folle.
    "Farmi venire adesso tutti questi scrupoli? Chi credi che io sia? Me li sarei fatti anche un mese fa o l'anno scorso" replicò piccato.
    Lo credeva davvero una persona capace di approfittare di un tale momento di debolezza di un'altra? Non che avesse mai dubitato che Pressley avesse una pessima opinione di lui, ma così era davvero, davvero pessima.
    "Ah non sono il primo che passa, davvero? Mi stai dicendo che sono qualcuno che conta nella tua vita?" la beffeggiò, con un sorriso di scherno.
    Ma non lo trovò più così divertente nel sapere che non c'era nessun altro a cui lei rivolgesse davvero parola nel castello. Certo, nemmeno Reid aveva amici, ma non se ne era mai fatto un cruccio, né sarebbe mai andato a chiedere alla Jackson qualcosa con tale disperazione.
    Ma no, non la stava biasimando, né si sentiva nella posizione di farlo.
    Amava fingere di essere su un piedistallo da cui giudicava tutti gli idioti che lo circondavano, ma con lei... Pressley era una dei pochi lì dentro che riteneva al proprio livello. Se solo lei avesse capito che tutti gli insulti che le rivolgeva erano per quel motivo.
    "Senti, facciamo così. Se davvero ci tieni così tanto, ci vediamo a mezzanotte nell'aula di trasfigurazione, nei sotterranei. Così avrai tutto il giorno per pensarci ed eventualmente cambiare idea. Se ti presenterai, allora ok, facciamo come vuoi tu. Altrimenti, non chiedermelo più" concluse e senza darle tempo di replicare, la sorpassò, marciando verso la Sala Grande.

    La scelta dei sotterranei non era stata delle migliori. Se per tutto il castello il freddo era quasi insopportabile, là sotto era anche peggio. Non poté fare a meno di pensare che si sarebbe gelato le palle, se davvero la Jackson si fosse presentata e se davvero fossero andati fino in fondo. Continuava ad essere certo che lei avrebbe battuto in ritirata, tuttavia, per cui poteva stare tranquillo in un certo senso.
    Si mosse con circospezione per i corridoi, stando ben attento a non incrociare nessuno di ronda. Solitamente i sotterranei venivano abbandonati a se stessi, quindi c'era meno rischio di essere beccati, ma comunque una piccola percentuale di finire nei guai c'era.
    Forse per questo, nell'udire dei passi lungo il corridoio, istintivamente si nascose dietro una colonna, ma quando riconobbe nella figura di passaggio, proprio la Jackson, tirò un sospiro di sollievo, uscendo allo scoperto.
    "Puntualissima, non posso crederci. Quindi vuoi proprio andare fino in fondo" bisbigliò puntiglioso, affiancandola.
    Non mancava molto all'aula di trasfigurazione, ma a quel punto un'altra eco di passi, lo fece allarmare più della prima volta. Adesso aveva la certezza che si trattasse di qualcuno di ronda.
    Afferrò il braccio di Pressley.
    "Presto, entriamo in questa stan... za..."
    Non era una stanza, era un piccolo e stipato sgabuzzino delle scope. Ormai era troppo tardi per tornare indietro, per cui, dopo avervi spinto la Jackson dentro, Reid richiuse la porta alle loro spalle.
    "Fantastico. Accogliente. Suppongo che il tuo piano vada in fumo a questo punto"
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente di Durmstrang
    Posts
    68

    Status
    Anonymous

    iEwIW1T
    Il confronto con Reid mi disturba sempre di più. Nessuna sorpresa, in fondo, ma è inevitabile che un estremo senso di vergogna emerga dentro me con insistenza crescente, sebbene continui a premurarmi di non lasciar intravedere con trasparenza la natura dei miei sentimenti al Drayton. Uno sforzo probabilmente vanificato, viste le anomale tracce di compassione - così mi sembra - che adombrano all'improvviso il suo volto, lasciandomi specchiare in un riflesso di me stessa che mi procura il voltastomaco, uno che attraversa le sue iridi misericordiose. E' questo il motivo per cui sentirlo accettare la mia proposta, quasi con esasperazione più che per volontà vera e propria, non mi fa sentire meglio. Ed ho passato tutta la giornata a pensare se non fosse meglio mollare la presa, dargli buca e tagliare del tutto l'ultima possibilità di contatto che mi è rimasta tra le mura del castello, nonché fuori da esso, per certi versi. Alla fine, a pochi minuti dall'appuntamento concordato, non riesco a tirarmi indietro. Mi rivesto della divisa, che avevo già sostituito col pigiama, sgattaiolando fuori dal dormitorio per giungere al luogo concordato, mettendo una spiccata attenzione a non farmi beccare da professori o chiunque faccia la ronda. Adesso che ci sono dentro, non voglio mandare tutto in fumo.

    "Piantala o ti ritrovi uno stivale nel culo." Sussurro in risposta al suo evidente stupore, con gli occhi che roteano perché incapaci di sostenere il suo sguardo, le braccia incrociate al petto e un sonoro sbuffo che soffio spazientita, avanzando verso l'aula. E forse sono troppo su di giri per potermi rendere conto dei passi che lui sembra aver udito, ma quando lo sento afferrarmi per il braccio improvvisamente, dopo i primi bruschi tentativi di divincolarmi e proteste infastidite che sfuggono dalle mie labbra, mi lascio trascinare in quello che si rivela essere... uno sgabuzzino. Un dannato, freddo, buio sgabuzzino. "Fanculo." Impreco silenziosamente, col cuore in gola, immobile, mentre resto all'ascolto dei passi al di là della porta che, poco a poco, si fanno finalmente più lontani, sino a svanire del tutto. L'aula sembra, a quanto pare, essere un'alternativa fin troppo rischiosa, specie in un covo di matti psicopatici come questo, ma quando la presunta resa del Drayton giunge alle mie orecchie, non posso trattenere il mio disappunto. "Cosa?! Non se ne parla proprio!" Sbotto stizzita, guardandomi intorno, un lumos richiamato alla bacchetta, alla ricerca di una fonte di luce da attivare. Quando finalmente quella che sembra una malconcia lampadina dal raggio fioco lascia l'ambiente nella penombra - e forse neanche mi dispiace - torno a guardare il Drayton con decisione estrema. "Lo facciamo qui." E non accetto repliche. In fondo si sente sempre di gente che si chiude nei bagni pubblici dei più scadenti pub in circolazione a fare le porcherie, perché uno sgabuzzino non dovrebbe andare bene? "Sì, io posso... Mmmh... Sedermi quassù! E tu stai... beh, di fronte." Sottolineo con rigidità alcune ovvietà, mentre mi metto a sedere su un cumulo di scatoloni pieni che sembrano reggere il mio peso, alti abbastanza per le evenienze di Reid - quindi... non poi così alti, suppongo! Eheheh. "Ma ti avverto, non ho voglia di baciarti o di spogliarmi. La gonna non la tolgo." E neanche il reggiseno, sarebbe troppo imbarazzante. E magari queste non sono le circostanze giuste per addentrarsi in una cosa del genere, ma non ho voglia di mettermi letteralmente a nudo davanti agli occhi del Drayton. Non sono solo i suoi giudizi da stronzo, quanto l'idea di esporre così tanto di me ad un estraneo. Non è neanche il mio ragazzo, non lo sarà mai e questo mi rende anche più rigida. Spero non si riveli un disastro, mentre lentamente mi libero della giacca della divisa e sbottono la camicia, oltre cui si intravedono i primi lembi della pelle accapponata dal freddo. "E farai meglio a mettere il... coso o te lo scordi di... hai capito!" Sarebbe il colmo rischiare malattie o impagnottamenti indesiderati, questo è qualcosa su cui non transigo, tanto che sono io stessa a porgergli un pacchettino recuperato dalla tasca della mia giacca, ormai abbandonata sullo scaffale qui accanto. Infreddolita e visibilmente agitata, resto per un attimo in attesa. Sono già pronta a sorbirmi tutte le sue proteste ed eventuali accanimenti su cosa io "dovrei fare" per stimolare... la sua voglia e... Cazzo, non funzionerà mai. "Devo... Devo toccarti?" E purtroppo, temo nella positività del suo responso. Così inesperta, però, non so davvero come muovermi.

     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Studente di Durmstrang
    Posts
    32

    Status
    Anonymous
    Di cazzate, nel corso degli anni a Durmstrang, ne aveva fatte.
    Non aveva mai temuto di essere beccato, né le punizioni, e sì, era anche uscito dal dormitorio dopo il coprifuoco.
    Ma in quel momento, per qualche strana ragione, si sentiva particolarmente nervoso nel trovarsi lì, in quello sgabuzzino, con Pressley, e con il rischio di essere scoperti da qualcuno di ronda.
    Forse perché la situazione era fin troppo ambigua - o magari solo perché lui sapeva che fosse ambigua - ed in un certo senso non voleva rischiare che si spargesse chissà quale voce per il castello.
    Non tanto per se, ma per Pressley. In quella stupida società maschilista lui probabilmente sarebbe passato come l'eroe che lo aveva fatto in piena notte in uno sgabuzzino, ma Pressley... lei era una ragazza, non avrebbe riscontrato solidarietà da nessuna delle due parti: né quella femminile, né quella maschile. Non aveva alcuna intenzione di permettere una cosa del genere.
    Eppure lei non sembrava toccata dalle stesse preoccupazioni, probabilmente non aveva nemmeno pensato ad un'eventualità del genere. No, lei era la solita testarda, quella che aveva deciso una cosa e doveva portarla fino in fondo, anche se significava fare sesso in un cazzo di sgabuzzino.
    Reid quasi non credette alle proprie orecchie quando la Jackson dichiarò che lo avrebbero fatto lì.
    "Vuoi scherzare?" replicò guardandosi attorno e storcendo appena il naso.
    In tutto ciò, lei si era forse chiesta cosa ne pensasse lui di quella storia? Perché non sembrava le importasse molto, il che fece sentire il Drayton quasi sfruttato. Forse avrebbe dovuto imporsi di più quella mattina e non darle la possibilità di trascinarlo in una situazione del genere. E forse si sarebbe dovuto impuntare in quel momento per impedire che una cosa tanto assurda accadesse, ma doveva ammettere che anche una parte di lui era attirata all'idea di togliersi quello stupido pensiero della verginità una volta per tutte.
    Certo, a quelle condizioni aveva un po' di remore a farlo.
    La osservò sedersi su una piccola pila di scatoloni impolverati, guardandola come se fosse stata una folle.
    Ascoltò le sue condizioni e quasi rise. "Beh, c'è qualcosa che posso fare, per caso?" la rimbeccò "A questo punto sei sicura che possiamo fare sesso nel modo classico? O vuoi che usi la forza del pensiero? Perché dovrei avvicinarmi parecchio per... insomma per quello"
    Quasi controvoglia, afferrò il pacchetto contenente il preservativo che la ragazza gli stava porgendo, poi sospirò dopo le sue ultime parole.
    "Senti, Pressley..." non la chiamava mai per nome, o quasi mai "Sei sicura? Voglio dire, mi sembra tutto piuttosto assurdo. Ci saranno sicuramente altre occasioni per farlo... magari lo farai con qualcuno da cui vuoi essere toccata, baciata e spogliata"
    Un ultimo tentativo, probabilmente inutile, di farla ragionare e forse per dare anche a se stesso la possibilità di tirarsi indietro. Certo, avrebbe potuto farlo comunque, nessuno gli vietava di uscire di lì e tornare nel dormitorio e dimenticarsi di quella richiesta, ma per qualche motivo non riusciva a farlo. Forse perché temeva di umiliarla, forse perché accontentare lei significava accontentare anche un proprio desiderio, o forse non era poi così capace di tenerle testa come credeva.
    "Ok se proprio vuoi andare fino in fondo... sappi che così lui" indicò con un gesto vago il cavallo dei propri pantaloni "non collaborerà mai. Ti assicuro che la situazione è più imbarazzante che eccitante... e comunque un po' di preliminari farebbero bene anche a te... credo faccia meno male, non lo so. Io... io ne so quanto te, sinceramente!"
    E con quella ammissione, per un secondo, abbassò lo sguardo per poi riportarlo frettolosamente nel suo.
    "Posso... posso baciarti io? Non sulla bocca, se non vuoi"
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente di Durmstrang
    Posts
    68

    Status
    Anonymous

    1LNCaK1
    I tentennamenti di Reid non mi aiutano, eppure mi ritrovo a pensare che probabilmente niente in questo momento sarebbe in grado di aiutarmi a rilassarmi e di giudicare quest'esperienza meno imbarazzante di quanto appaia ad entrambi. Non è solo il fatto che sia lui - sebbene la mia scelta facesse affidamento sulla sua apparente superficialità, su cui a quanto pare ho sbagliato ogni aspettativa - ma il dover consumare un'esperienza che per me non è che un peso da togliermi al freddo, al buio, stretti nello sgabuzzino affacciato in corridoi dove alcuni insegnanti fanno la ronda. Dai, cazzo, sono seduta su una pila di scatoloni! Cosa mi è saltato in mente? "Ok, se devi polemizzare su ogni cosa, puoi anche andare via. Non ti ho obbligato a venire qui." Sbotto in un moto d'irritazione, pentendomene l'attimo dopo. E sì, mi sto davvero mettendo in ridicolo, rischiando che lui capisca fino a dove la solitudine patita mi possa spingere, ma non posso fare a meno di scuotere il capo e ritirare il mio fastidio dopo il piccolo sfogo pronunciato. "Scusa. Va bene, lo so che è strano e che tu sia stato appositamente progettato per sputare ironia su ogni cosa che incontri sul tuo cammino, ma sono seria. Sono sicura." Annuisco, rimarcando convinzioni in cui credo fermamente. "E sta' certo che non esista nessuno, adesso, da cui vorrei essere toccata e tutto il resto." Mi fa paradossalmente ancora strano pensare a me accanto a qualcuno. Qualsiasi ragazzo. Qualsiasi persona, vista la fase assurda che sto attraversando, ma questi sono dettagli che non condividerò con lui. E sarei quasi tentata di tirarmi indietro, mentre sfilo lentamente la camicia ormai sbottonata gettandola dritto sulla giacca qui accanto. Spero che la pelle d'oca sulla mia pelle distolga l'attenzione di Reid dai segni sbiaditi che solcano ancora, ormai quasi impercettibilmente, le mie braccia. E' la sua rivelazione, nuda e cruda, sincera, che per un attimo mi lascia basita. Non negativamente, checché ne dica la mia faccia. "Sei vergine?!" Non avrei voluto puntare all'attenzione quel particolare, ma non l'avrei mai detto di Reid. Forse avrei dovuto aspettarmelo, vista la considerazione che ho di lui. Magari, però, nel profondo lo giudico diversamente da ciò che ogni giorno emerge dai nostri stupidi battibecchi. Che imbarazzo. Cerco di rimediare l'attimo dopo, perché siamo sulla stessa barca, non potrei di certo giudicarlo! Anzi, a ben pensarci, forse sono anche più contenta così. Non avrà termini di paragone, per un po', che gli faranno giudicare quest'esperienza uno schifo. Non so perché, ma in parte ci tengo. Mpf, forse sono soltanto ridicola. "Ok ok ok, lo fanno tutti, no? Quanto può essere difficile?" Abbiamo anche le precauzioni, siamo ben organizzati! La nostra inesperienza non sarà un problema... giusto? "Va bene, sì. Ci... aiutiamo a vicenda!" Quanto mi pento, adesso, di aver sempre tappato le orecchie ed urlato sonori "lalalala" quando Roxy, Steph e le mie sorelle provavano a spiegarmi qualcosa in più sul sesso. Adesso mi ritrovo a dover dare ascolto al Drayton, che ne sa più di me... ma non ha comunque esperienza! Non ne usciremo vivi, me lo sento. Anzi, mi irrigidisco ogni istante di più e la sua ultima domanda non fa che peggiorare la situazione! Non perché non sia lecita, anzi... è proprio perché lo è, parecchio. Non riesco a rispondergli a parole. Gli faccio un cenno del capo, attirandolo a me con la mano stretta attorno al suo polso, e mi faccio coraggio preparandomi ad accogliere i suoi baci, ovunque siano diretti. Spero capisca, visto che ho il volto appena girato verso la parete dello sgabuzzino, che le mie labbra siano off limits. Nel frattempo, recuperata un'altra ingente dose di coraggio, le mie mani si fiondano sull'allaccio dei suoi pantaloni. Non ho intenzione di guardare. Dunque, alla cieca, dopo aver faticosamente sbottonato tutto, mi decido per il momento a lasciar intrufolare le dita sopra la sua biancheria intima e... ew! Che consistenza orribile! Ma davvero questo coso si indurisce? E' disgustoso! Merda, avrei dovuto portare dell'erba. "Se lo faccio male, guidami tu... ok?" Perché ogni parola che pronuncio in questo momento suona ridicola ed imbarazzante? ...Oh! Perché la situazione lo è. Ho le mani infilate dentro i suoi dannati pantaloni!

     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Studente di Durmstrang
    Posts
    32

    Status
    Anonymous
    La situazione si stava rivelando più assurda di quel che aveva creduto. Se avesse saputo che le cose sarebbero andate a finire in quel modo, di certo non si sarebbe presentato lì quella notte. In effetti non avrebbe dovuto farlo a prescindere, se solo avesse voluto seguire un po’ di buon senso. Il problema era che Reid di buon senso non ne aveva affatto.
    E forse, ma solo forse, non si sarebbe sentito a posto con la coscienza all’idea che avrebbe potuto lasciare Pressley in quell’aula, da sola ad aspettarlo inutilmente.
    Quindi ecco, era lì in quella situazione assurda che sembrava essere sul punto di trasformarsi in uno dei loro soliti incontri, data l’acidità della Jackson, una cosa che stava irritando non poco Reid.
    LEI aveva preteso di usarlo per sbarazzarsi di una verginità che a quanto pareva le era scomoda, LEI si era impuntata, era quasi arrivata ad implorarlo, e poi metteva su tutte quelle regole ridicole, ed aveva il coraggio di prendersela se lui rispondeva in maniera ironica.
    Stava quasi per dirle che ne aveva abbastanza e che avrebbe levato le tende in quell’esatto istante, quando lei incredibilmente si scusò.
    Certo, le sue scuse vennero accompagnate da un’altra buona dose di acidità, ma era sempre meglio di niente. Reid sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
    Quando la vide sfilarsi la camicia, sentì la gola seccarsi di colpo. Istintivamente avrebbe distolto lo sguardo, per poi ricordarsi, nel momento in cui stava per farlo, che erano lì per fare sesso, lei si stava volutamente spogliando davanti a lui e sarebbe stato da idioti non guardare, no?
    Con la lingua incollata al palato ed il cuore che iniziava a galoppare in modo folle, passò in rassegna ogni singolo centimetro della parte scoperta di Pressley e non poteva di certo essere biasimato per quello, non aveva mai visto una ragazza nuda dal vivo, prima di allora. Era così preso da lei, da quel vitino affusolato e la pelle dal colore caldo, da non essere nemmeno dispiaciuto per il fatto che non si fosse tolta il reggiseno. Solo in un secondo momento notò i segni che le marcavano le braccia, ma si trattenne dal fare domande, seppur ne sorsero parecchie a quella vista.
    Poi lei ebbe quella reazione alla sua confessione e di nuovo provò il desiderio di andarsene.
    “Ssshhh!” la rimbeccò quasi temendo che qualcuno avesse potuto sentirla “Sì, sono vergine, perché ti sorprendi tanto?”
    Eppure Reid era certo di non avere affatto l’aria di uno che ci dava dentro con le ragazze, soprattutto perché non parlava praticamente con nessuna di loro in quella cazzo di scuola. Certo, si era frequentato con Helena, ma le cose non erano andate esattamente per il verso giusto.
    “Oh sì, sarà una passeggiata, soprattutto se nessuno di noi due ha alcuna esperenzia in campo” replicò con la sua solita ironia.
    Aveva notato che quando era nervoso, però, non gli riusciva tanto bene come quando era perfettamente in se.
    E sì, in quel momento si sentiva particolarmente nervoso. C’erano tante cose su cui avrebbe potuto fare lo sbruffone, per la sua giovane età aveva un gran cervello e conosceva cose di cui i suoi coetanei ignoravano l’esistenza. Ma messo davanti il fatto che stava per fare sesso per la prima volta... beh persino lui si sentiva insicuro in quel caso.
    Il fatto che lei gli avesse poi posto così tanti divieti non aiutava, ma si sentiva ormai ad un punto in cui non si sarebbe potuto tirare indietro.
    Oltretutto fu abbastanza umiliante rendersi conto di essere rimasto impalato davanti a lei, senza fare niente, e che era stata infine Pressley a prendere l’iniziativa, attirandolo a sé e slacciandogli i pantaloni.
    “Wo... ok...” fu un debole tentativo di dirle di andarci piano, ma quando la mano della Jackson si infilò proprio lì, perse ogni capacità di intendere e volere.
    Inspirò, trattenendo poi il fiato, ed avvertì un fiotto di calore salirgli al viso. Quindi faceva sul serio, era arrivata a tanto!
    “C-così va bene” sussurrò “Certo, dentro le mutande piuttosto che sopra sarebbe meglio, ma non pretendo tanto...”
    Capì che avrebbe dovuto fare qualcosa, piuttosto che stare lì immobile, se non voleva che la situazione diventasse ancora più impacciata di quanto non lo fosse in quel momento, oltre che imbarazzante. Non che questo gli stesse impedendo di sentire qualcosa, chiaramente, anzi una reazione c’era stata non appena la mano di Pressley si era posata lì. D’altronde... era la prima ragazza a toccarlo in quel modo, l’idea era ovviamente eccitante.
    Certo, adesso doveva decidere che cosa farsene delle proprie mani ed era difficile prendere una decisione in quel modo, perché tutte le sue attenzioni si stavano concentrando sul suo bassoventre e su ciò che stava provando lì. Alla fine decise di metterle sulle coppe del reggiseno di Pressley. Beh non aveva detto niente riguardo il toccare, quindi dedusse di poterlo fare e sì, stava toccando il seno di una ragazza per la prima volta, ok non completamente scoperto, ma come primo approccio poteva accontentarsi. Con le labbra cercò la pelle liscia del suo collo. Aveva capito il messaggio forte e chiaro: non voleva essere baciata sulle labbra. Il che non significava che lui non potesse lasciarle una scia di baci sul collo, per poi scendere sulla spalla, lentamente e con un’attenzione quasi maniacale. Forse lei voleva togliersi il pensiero in fretta, ma lui non vedeva perché non avrebbe dovuto tentare di farle provare un po’ di piacere. Lo aveva trascinato in quell’assurdità, forse sarebbe stato un disastro totale, ma un tentativo si poteva sempre fare.
    E dunque, dopo una bella strizzatina al petto di Pressley – chiaramente per il bene della ragazza, mica perché lui doveva assolutamente farlo – trovò il coraggio di scivolare più giù con una mano.
    Certo, c’era una certa esitazione mentre scivolava con le dita sotto la sua gonna e ancor di più mentre si apprestava a scivolare oltre il bordo della sua biancheria intima – sì, perché lui era di certo più generoso e non si sarebbe fermato sopra – ma andò fino in fondo alla propria decisione, oltrepassando quella sottile barriera.
    “Umh... anche tu, dimmelo se lo faccio nel modo sbagliato”
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente di Durmstrang
    Posts
    68

    Status
    Anonymous

    1LNCaK1
    "Oh, andiamo! Ce la faremo." E' difficile calmarmi, mi stupisce sia ancora qui a reggere la pressione della situazione piuttosto che darmi alla fuga e costringermi ad evitare Reid per i prossimi... beh, vent'anni? Trenta, magari. Però no, resto qui, e comincio a credere nel profondo che non dipenda soltanto dal mio estremo desiderio di portare a termine il tutto e raggiungere il mio obbiettivo, nella speranza di sentirmi meglio. Lo vedo come mi guarda. Lo vedo che per lui sarebbe uno spreco ed un peso affrontare la situazione con la noncuranza con cui ce l'ho trascinato io e riesco a realizzarlo effettivamente solo quando scopro che anche lui sia tanto inesperto quanto me. E no, forse i racconti delle mie cugine e sorelle su come la prima volta sia un evento raccapricciante e per nulla godibile, hanno influenzato il mio giudizio a riguardo, portandomi a credere che non si tratti di nient'altro che di un peso da togliersi di mezzo. Per il Drayton non sembra esattamente così e la cosa comincia a mettermi a disagio. Mi incuriosisce indubbiamente leggere un po' di umanità negli occhi solitamente rigidi ed apparentemente arcigni dell'altro, ma è proprio quello uno dei motivi per cui ho scelto lui: speravo ne avrebbe approfittato. Ci ho sperato fino ad ora, anche se le sue parole hanno continuato a mettermi in guardia sin da stamattina. Non ci credevo. Mi conveniva non credere che potesse esserci traccia di alcun sentimento nell'atteggiamento di Reid... e non ha funzionato. Mi tocca adesso fare i conti con una realtà ben diversa, una in cui io sento di dovergli qualche sforzo in più, per quanto mi risulti difficile. So per certo che restare così rigida non mi aiuterà, né sarà d'ausilio a lui che, suppongo, abbia la strada appena più spianata in questo. Lo dimostra il cambiamento che sento poco a poco farsi evidente sotto le mie dita. Mentirei se affermassi di non sentirmi a disagio, non solo per ciò che mi sto apprestando a fare - e spero non in modo totalmente sbagliato - ma anche per le attenzioni che lui sembra volermi dare, senza opportunità di ripensamenti. I suoi baci scorrono sul mio collo, sulla mia spalla... in definitiva, su tutte le zone del mio torace libere dai vestiti. Anche le sue mani mi tastano, quasi spingendomi a ritrarmi in uno scatto improvviso nel sentirlo così tanto vicino a me. Proprio lui. Non lo faccio. Immobile, accolgo le sue premure tentando di farmele piacere. E sono certa che se si trattasse della persona giusta, così come lui aveva tentato di suggerirmi, sarebbe assai più piacevole. Ma ci siamo dentro, non ho voglia di arrendermi, né di dargli ragione per quanto, per certi versi, si stia comportando con me molto meglio di come io stia inconsciamente facendo con lui. Chiudo gli occhi, cercando di immaginare che dall'altra parte ci sia una persona totalmente diversa dal Drayton, ma non è per niente facile. Il suo profumo è insistente e mi ricorda anche momenti della nostra sgraziata quotidianità. Non è semplice far finta di nulla. Lo diventa ancora più complicato quando le sue mani si spingono oltre limiti che io non ho ancora avuto il coraggio di superare, neanche dopo la sua considerazione in merito - quasi sonante come una richiesta, che un consiglio. Sobbalzo quando le sue dita sfiorano la mia pelle in zone che io a stento sfioro da me. Sale a galla quella vergogna che non ho mai superato e che ho creduto di poter mettere da parte lasciandomi andare a questa fantomatica "prima volta" che, no, non mi sta aiutando quasi per nulla. Ma non apro bocca. Forse dovrei farlo, dovrei dargli un accenno di reazione per poterlo guidare così come mi ha chiesto, ma non ci riesco. Non inizialmente. Mi limito a scuotere il capo, affondando i denti sul labbro inferiore e non per una qualche sorta di piacere; è solo nervosismo. Un minimo effetto lo sento dopo una buona manciata di secondi - tra la necessità di rilassarmi seriamente ed alcuni balzi improvvisi dovuti al solletico che di tanto in tanto mi provoca - ma avverto la mia rigidità e mi convinco sempre di più che questo sarà l'ostacolo più grande. Io, che ho chiesto che tutto ciò avvenisse, lo sarò. "Va bene, sei... bravo, sì." Una rivelazione che lo incoraggi, mentre in un tentativo più accentuato di lasciarmi andare, lo attiro ulteriormente a me, aggrappandomi alla sua schiena con la mano libera. Sospiro sul suo collo i baci che non riesco a lasciarvi e ad occhi chiusi, raccattato un po' di coraggio, mi decido ad abbassare quanto necessario i suoi pantaloni ed i boxer. A contatto diretto con la sua intimità, cerco di alternare tocchi delicati ad altri d'intensità crescente, quanto possibile per evitare di fargli male. E solo quando comincio a cedere realmente alle prime sensazioni piacevoli che le sue dita provocano, le mie labbra raggiungono il suo orecchio per sussurrare lo step successivo di quell'incontro. "Quando sei pronto, puoi andare." Per un attimo, mi convinco davvero possa essere facile.

     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Studente di Durmstrang
    Posts
    32

    Status
    Anonymous
    Probabilmente non c'era stato un momento, fin da quando si erano infilati in quello stupido sgabuzzino, in cui non aveva pensato che tutta quella faccenda era un'idea davvero pessima.
    Era difficile pensare diversamente nel sentire il corpo di Pressley così rigido e rendersi conto di essere a propria volta teso, così teso che sarebbe potuto sobbalzare al primo sussurro.
    Il punto era che non si sentiva teso per se stesso, aveva sempre visto il sesso con un bisogno meramente fisiologico, non aspirava ad una prima volta romantica o da film - anche se di certo non l'avrebbe mai scelto di farlo in uno stanzino per le scope -, tuttavia la sua preoccupazione era rivolta alla Jackson.
    Per quanto lei avesse insistito sul fatto che non le importava niente di dove e come avrebbe perso la verginità, Reid temeva che potessero essere solamente scuse. Il che lo riportava a chiedersi perché la ragazza ci tenesse così tanto a farlo.
    Di certo non perché lui le piacesse così tanto, questo era certo: si erano detestati fin dall'inizio, difficilmente trovavano una parola carina da rivolgersi a vicenda e lei gli aveva detto chiaramente di non voler essere baciata.
    Quindi era davvero determinata solo a perdere quella stupida verginità, come se poi ci fosse una scadenza per doverlo fare.
    A quel punto a Reid sembrò che niente fosse più minimamente eccitante, nonostante il suo corpo stesse rispondendo al tocco dell'altra.
    Non c'era più gusto nel tastarle il seno, né tanto meno nel vedere il suo corpo semiscoperto. Anzi, per un istante provò disgusto nei propri confronti.
    E si sarebbe fermato se non gli fosse sembrato ormai troppo tardi, se non si fosse sentito troppo codardo a tirarsi indietro, ma soprattutto se non fosse stato attratto all'idea di fare sesso.
    Perché per quanto potesse sentirsi in colpa, era pur sempre un sedicenne, con un bel carico di ormoni ribelli e Pressley era... beh era bellissima.
    E non era solo quello, era scaltra, intelligente e sapeva tenergli meravigliosamente testa.
    Decise quindi di non fermarsi, ma smise di baciarne la pelle, smise di starle troppo vicino, troppo addosso, e non la guardò nemmeno.
    Almeno finché non la sentì un po' cedere sotto le sue attenzioni. Non poteva certo dire che si fosse rilassata, ma sembrava ora meno rigida.
    Fu colto di sorpresa quando Pressley prese l'iniziativa - e forse il coraggio - di tirargli giù gli indumenti, ma per qualche motivo il gesto lo fece sentire a disagio, tuttavia la sensazione del suo tocco lo fece rabbrividire di piacere e quasi sobbalzò quando lei gli disse che poteva andare.
    Con fare nervoso afferrò il pacchettino che lei gli aveva lasciato poco prima. Benissimo, erano praticamente al punto di non ritorno e lei continuava a sembrare determinata ad andare fino in fondo. Il pacchetto con il preservativo gli sfuggì dalle mani, quando provò ad aprirlo. Soffocando un imprecazione tra i denti, lo riprese al volo, con fare impacciato.
    "Ok... non mi guardare mentre lo metto però" le soffiò, crucciandosi. Certo poi che lei stesse guardando ovunque ma non nella sua direzione, armeggiò con il pacchetto, riuscendo ad aprirlo senza danni.
    "Bene... umh vado..."
    Perché sentisse il bisogno di avvertirla in quel modo non gli fu chiaro. Sapeva solo che si sentì particolarmente stupido nel farlo e dunque tacque nell'avvicinarsi di nuovo a lei. Un miliardo di dubbi sorsero nella sua mente mentre annullava ogni distanza tra loro: e se il suo amico avesse fatto cilecca proprio in quel momento? O se le avesse fatto troppo male? Se lei non avesse sentito niente?
    Tale era l'ansia che non si rese nemmeno conto di essere arrivato dritto alla meta, ma lo capì quando sentì l'esclamazione di dolore di Pressley ed il pugno della ragazza lo colpì con violenza ad una spalla.
    "Cazzo, Jackson!" sibilò. Non era proprio il momento, né la posizione più giusti per iniziare a litigare, per cui si morse la lingua ed attese, immobile, che lei fosse più tranquilla.
    Non fu una grande prestazione, doveva ammetterlo. Durò anche meno di quanto si fosse aspettato, il che lo imbarazzò alquanto, e lo fece sentire in colpa per il fatto che lei invece sembrò non essersi goduta affatto quanto accaduto.
    Lui invece, almeno fisicamente, se l'era goduto, ma non con la testa. No, il piacere fisico, quello che lo aveva lasciato senza fiato e con il volto particolarmente accaldato, non compensava minimamente i sensi di colpa che lo stavano divorando.
    Certo, avrebbe potuto dare la colpa al nervosismo, alla posizione scomoda, all'impazienza data dalla prima volta. Ma no, attribuì la colpa unicamente a se stesso. Non la guardò, non parlò nemmeno mentre si ricomponeva e tirava su i pantaloni. Poi si lasciò andare ad un sospiro frustrato.
    "Senti, mi dispiace, Jackson! Io te lo avevo detto!" esordì poi, incapace di rimanere zitto troppo a lungo. "Mi sarei dovuto fermare prima di arrivare fino a questo punto... io sono un idiota. E' colpa mia, avrei dovuto usare un po' di buon senso ed invece me ne sono approfittato e ha fatto tutto schifo"
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente di Durmstrang
    Posts
    68

    Status
    Anonymous

    3Hx1Oli
    Perché si comprende di aver commesso un errore solo dopo averlo fatto? E' già troppo tardi quando mi rendo conto che avrei fatto bene a tirarmi indietro e non per chissà che sorta di amor proprio, rispetto per me stessa e blablabla. Non me ne importa niente di quelle cazzate, è solo un... pezzo di cartilagine! Non definisce la mia persona. E' per Reid che comincio ad avere qualche scrupolo. Il suo tentennamento non mi aiuta e capire dipenda con grande probabilità dall'infinità di limiti che gli ho posto... che ci ho posto, mi provoca la nausea. Pensavo si trattasse in tuffo al cuore o qualcosa del genere, l'eccitazione che deriva quando ti avvicini a qualcosa di questo tipo. Ed invece, per quanto provi a rilassarmi sotto il suo tocco, non riesco a goderne appieno. Resto rigida, mi sento infastidita e dovrei farglielo presente; continuo invece a dissimulare un piacere che non provo, a fingere che mi stia bene così mentre in realtà non va bene per niente. Ci prendo in giro e non andrà a finire bene, per niente. "Ma figurati." Non che mi servisse il suo monito perché i miei occhi si catapultassero letteralmente su qualunque cosa sia presente nella penombra di questo sgabuzzino piuttosto che su di lui e sull'impiego delle sue mani. Cazzo, c'è un singolo dettaglio di questa faccenda che non risuoni tremendamente imbarazzante e patetico?! Ne dubito fortemente. Lascio a lui il compito di procedere, mordendomi il labbro mentre lo sguardo va ad incastrarsi con prepotente necessità su uno degli scaffali che ci è intorno. Decisamente non una visione decente per concentrarmi su un momento come questo e - se davvero ha attinenza - ne arriva la prova quando all'improvviso avverto un fastidiosissimo dolore proprio... beh, dove sia supposto faccia male. "Ahiah! Cazzo!" Non riesco a bloccare l'impulso del mio pugno, che si scaglia con forza contro la sua spalla. Diamine, non credevo potesse fare così male. E' lui che sta sbagliando qualcosa o sono io ad essere una specie di caso umano? Davvero alla gente piace così tanto fare certe cose?! Pazzoidi. Sollevo le mani quando le proteste di Reid giungono alle mie orecchie, quasi chiedendogli scusa per il gesto avventato. Nell'imbarazzo e nella tensione generale, tutto ciò che vorrei fare adesso è continuare a colpirlo, staccarlo da me e scappare via urlando... Beh, magari non proprio urlando, ma solo per l'orario di ronda. Invece continuo a sbagliare, provando inutilmente ad adattarmi ad un ritmo che non sembra far bene a nessuno dei due. Mi aggrappo alla sua spalla per riuscirci, quasi concedendogli un abbraccio, seppur per niente amichevole o affettuoso, attendendo che la situazione migliori. Ma non succede. Anzi, mi sembra faccia sempre più male e no, non solo nel fisico. Il mio orgoglio sembra incrinarsi al cospetto di quella meccanicità scomoda, dei gesti impacciati che Reid mi riserva e che io non riesco allo stesso modo ad accomodare per rendere tutto meno atroce. E' un disastro. E quando ogni cosa sembra essere finita - e non me ne sarei neanche accorta se lui non si fosse allontanato - mi sento ancora indolenzita, sofferente. Provo una vergogna immensa, che va inevitabilmente ad accentuarsi con il senso di colpa che sorge nel momento in cui le parole altrettanto dispiaciute di Reid giungono alle mie orecchie. Dovrei, cazzo se dovrei, confortarlo. Consolarlo. Dirgli che non è colpevole di niente, che non ha agito in modo sbagliato. Ma si sa, sono una testa dura e non trovo modo diverso dallo sbraitare per sfogare tutta l'angoscia che provo in questo momento. "Cosa? Colpa tua? Approfittato?!" Storco il naso, l'espressione adirata si tuffa tra le ombre del suo viso, mentre tento faticosamente ed impacciatamente di darmi una ripulita e rivestirmi della divisa. Balzo giù dagli scatoloni, mentre in fretta e furia abbottono la camicia. "Senti Drayton, non sono una principessina da salvare. Sono tanto responsabile quanto te, forse anche di più, ok? Non c'è bisogno di sottolinearlo ulteriormente." Non merita il mio astio, ma mi sento un treno in corsa, un fiume incontrollato di parole che vengono fuori col solo scopo di dissimulare la tristezza, la sofferenza e l'imbarazzo che provo. Un mix mortale, che si risolverebbe altrimenti con le lacrime e non ho voglia che lui sia spettatore di una scena così pietosa. E' già bastato quel che è successo. "Lascia perdere, dimentica tutto. Non voglio più parlarne." E' così che lo lascio in tronco, stringendomi nella giacca mentre mi accingo ad accertarmi che non ci sia nessuno oltre la porta. E' solo a questo punto che mi allontano, senza neanche guardarlo in faccia. Mi sono comportata orribilmente e questo non sarà che un ennesimo peso da sommare a tutte le colpe che mi do in questo periodo. Bel lavoro, Jackson! Sempre sul pezzo.

     
    Top
    .
10 replies since 9/11/2020, 17:08   422 views
  Share  
.
Top