Break my stride

Reid

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    Studente di Durmstrang
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    Il confronto con Reid mi disturba sempre di più. Nessuna sorpresa, in fondo, ma è inevitabile che un estremo senso di vergogna emerga dentro me con insistenza crescente, sebbene continui a premurarmi di non lasciar intravedere con trasparenza la natura dei miei sentimenti al Drayton. Uno sforzo probabilmente vanificato, viste le anomale tracce di compassione - così mi sembra - che adombrano all'improvviso il suo volto, lasciandomi specchiare in un riflesso di me stessa che mi procura il voltastomaco, uno che attraversa le sue iridi misericordiose. E' questo il motivo per cui sentirlo accettare la mia proposta, quasi con esasperazione più che per volontà vera e propria, non mi fa sentire meglio. Ed ho passato tutta la giornata a pensare se non fosse meglio mollare la presa, dargli buca e tagliare del tutto l'ultima possibilità di contatto che mi è rimasta tra le mura del castello, nonché fuori da esso, per certi versi. Alla fine, a pochi minuti dall'appuntamento concordato, non riesco a tirarmi indietro. Mi rivesto della divisa, che avevo già sostituito col pigiama, sgattaiolando fuori dal dormitorio per giungere al luogo concordato, mettendo una spiccata attenzione a non farmi beccare da professori o chiunque faccia la ronda. Adesso che ci sono dentro, non voglio mandare tutto in fumo.

    "Piantala o ti ritrovi uno stivale nel culo." Sussurro in risposta al suo evidente stupore, con gli occhi che roteano perché incapaci di sostenere il suo sguardo, le braccia incrociate al petto e un sonoro sbuffo che soffio spazientita, avanzando verso l'aula. E forse sono troppo su di giri per potermi rendere conto dei passi che lui sembra aver udito, ma quando lo sento afferrarmi per il braccio improvvisamente, dopo i primi bruschi tentativi di divincolarmi e proteste infastidite che sfuggono dalle mie labbra, mi lascio trascinare in quello che si rivela essere... uno sgabuzzino. Un dannato, freddo, buio sgabuzzino. "Fanculo." Impreco silenziosamente, col cuore in gola, immobile, mentre resto all'ascolto dei passi al di là della porta che, poco a poco, si fanno finalmente più lontani, sino a svanire del tutto. L'aula sembra, a quanto pare, essere un'alternativa fin troppo rischiosa, specie in un covo di matti psicopatici come questo, ma quando la presunta resa del Drayton giunge alle mie orecchie, non posso trattenere il mio disappunto. "Cosa?! Non se ne parla proprio!" Sbotto stizzita, guardandomi intorno, un lumos richiamato alla bacchetta, alla ricerca di una fonte di luce da attivare. Quando finalmente quella che sembra una malconcia lampadina dal raggio fioco lascia l'ambiente nella penombra - e forse neanche mi dispiace - torno a guardare il Drayton con decisione estrema. "Lo facciamo qui." E non accetto repliche. In fondo si sente sempre di gente che si chiude nei bagni pubblici dei più scadenti pub in circolazione a fare le porcherie, perché uno sgabuzzino non dovrebbe andare bene? "Sì, io posso... Mmmh... Sedermi quassù! E tu stai... beh, di fronte." Sottolineo con rigidità alcune ovvietà, mentre mi metto a sedere su un cumulo di scatoloni pieni che sembrano reggere il mio peso, alti abbastanza per le evenienze di Reid - quindi... non poi così alti, suppongo! Eheheh. "Ma ti avverto, non ho voglia di baciarti o di spogliarmi. La gonna non la tolgo." E neanche il reggiseno, sarebbe troppo imbarazzante. E magari queste non sono le circostanze giuste per addentrarsi in una cosa del genere, ma non ho voglia di mettermi letteralmente a nudo davanti agli occhi del Drayton. Non sono solo i suoi giudizi da stronzo, quanto l'idea di esporre così tanto di me ad un estraneo. Non è neanche il mio ragazzo, non lo sarà mai e questo mi rende anche più rigida. Spero non si riveli un disastro, mentre lentamente mi libero della giacca della divisa e sbottono la camicia, oltre cui si intravedono i primi lembi della pelle accapponata dal freddo. "E farai meglio a mettere il... coso o te lo scordi di... hai capito!" Sarebbe il colmo rischiare malattie o impagnottamenti indesiderati, questo è qualcosa su cui non transigo, tanto che sono io stessa a porgergli un pacchettino recuperato dalla tasca della mia giacca, ormai abbandonata sullo scaffale qui accanto. Infreddolita e visibilmente agitata, resto per un attimo in attesa. Sono già pronta a sorbirmi tutte le sue proteste ed eventuali accanimenti su cosa io "dovrei fare" per stimolare... la sua voglia e... Cazzo, non funzionerà mai. "Devo... Devo toccarti?" E purtroppo, temo nella positività del suo responso. Così inesperta, però, non so davvero come muovermi.

     
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10 replies since 9/11/2020, 17:08   426 views
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