No drama

Jem & Nessie

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    Cura delle Creature
    James Matthews

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    C'era proprio da dirlo, nemmeno da studente Jem aveva atteso il fine settimana con tanta ansia. Non potete capire, è una cosa da lavoratori questa... - cercava di spiegare ai suoi ex concasati Grifondoro, ora suoi studenti. Il weekend è una cosa sacra. In realtà la vita da assistente prof era molto più facile, ma questo agli altri non lo disse. Lui non aveva compiti da fare e libroni da studiare, finite le sue lezioni era libero. A parte i turni di ronda, che alla fine erano pure divertenti, poteva scendere al villaggio quando voleva ed aveva un sacco di tempo libero per fare quello che più gli pareva.
    "Essere prof è bellissimo!! - pensava rimirandosi davanti allo specchio, pronto per l'appuntamento a Diagon Alley con Nerissa. Ed io pure sono bellissimo! - ovvio, chi poteva metterlo in dubbio?
    La misura di quanto tenesse a quel appuntamento era commisurata al tempo che ci aveva messo per prepararsi a puntino, scegliere i vestiti giusti, lisciarsi i capelli in modo perfetto. Persino il profumo lo scelse con cura e tutto per darsi un'aria più da "adulto" davanti alla Williams, insomma, per farsi ammirare un pò anche da lei visto che in fondo lui viveva dell'ammirazione degli altri.
    Arrivò davanti ad Ollivander in anticipo, da bravo cavaliere non voleva che la ragazza aspettasse, ed aveva persino portato un regalino per lei. Visto che i pensierini che le aveva mandato con le sue lettere erano andati perduti chissà dove o erano tornati indietro, aveva scelto uno dei ricordi del suo ultimo viaggio ed aveva deciso di regalarglielo sperando le facesse piacere. Mentre attendeva che lei arrivasse se lo stringeva nella tasca pensando a quale sarebbe potuto essere il momento giusto per darglielo. Ma quando arriva? Non la facevo una ritardataria... - borbottava tra sè facendo su e giù sul marciapiede. In realtà Nessie non era in ritardo per niente, era solo che a lui il tempo sembrava passare più lentamente, come a tutte le persone un pò ansiose.
    Ahhh! Eccoti! Ops... Oh no, mi scusi, l'avevo scambiata per un'altra... Non era la Williams, ma da dietro un pò le somigliava.
    Ohhhh finalmente! Ecco, al secondo tentativo era veramente lei e il biondino si consolò un poco. Ciao, Wi.... Nessie. D'istinto l'avrebbe chiamata per cognome ma dopo averci riflettuto sopra un attimo non lo fece e la chiamò per nome. Erano lontani da Hogwarts lì nel bel mezzo di Diagon Alley, non erano professore e studentessa, erano solo due coetanei che uscivano insieme. Anzi, quello era praticamente il loro primo appuntamento, se così si poteva dire. Come va? Si avvicinò un pò di più a lei, sporgendo il busto in avanti come per darle un bacio. Niente di chissà cosa, un casto bacio sulla guancia, ma esitò un attimo di troppo restando come uno scemo bloccato a mezz'aria. Come doveva comportarsi con lei? Il suo cervello a riguardo era una tabula rasa, completamente bianca. Magari le ragazze erano più brave in certe cose, quindi poteva solo sperare che Nerissa gli venisse in aiuto. Biondo e maschio = alto pericolo di comportarsi come un completo deficiente.



    Edited by Jaime - 30/10/2020, 14:10
     
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    La mia vita era un disastro come praticamente sempre da quando avessi memoria, ci ero abituata in fondo e tante volte mi ero trovata a chiedermi se, un po', non lo facessi di proposito a ficcarmi in situazioni impossibili da gestire e che finivano con lo spingermi troppo in prossimità di una bottiglia d’alcolico ed un bicchierino che non smettevo mai di riempire. Forse si, forse lo facevo perché essere così abituati all’infelicità e all’angoscia a volte ci rende incapaci di essere felici, come se esserlo fosse qualcosa di sconosciuto, un mostro misterioso dal quale rifuggire. Ci avevo pensato continuamente, anche durante le lezioni, forse per quello il mio rendimento era calato a picco, o forse era una giustificazione che davo alla mia disattenzione perenne, era sempre difficile per me scindere la realtà da quello che mi dicevo per evitare sensi di colpa. Era un momento di profonda riflessione per me, questo potevo dirlo con certezza, tutto quello che era sempre stato non c’era più e Saule, unica vera confidente che negli anni si era dimostrata sempre presente, era nello stesso punto, nella stesa fase terribile in cui pareva non esserci mai per davvero. Avevo perso i punti di riferimento e questo, forse, si poteva notare anche dal ritmo dei miei passi svelti, neppure avessi il terrore di non arrivare, come se fatti un paio di minuti di ritardo, Jaime se ne sarebbe andato. Sentivo le cose sfuggire e sapevo di non poter far niente per trattenerle. Lo vidi da lontano e per un momento quasi non feci retromarcia, colpita dall’idea che , probabilmente, un incontro tra noi non fosse la cosa migliore, che , probabilmente, la cosa migliore sarebbe stata lasciare tutto al mero rapporto insegnante- studente.
    I suoi occhi agganciarono i miei e mi fu impossibile , quindi, andarmene. Sospirai appena, abbassando la testa e continuando a camminare in sua direzione
    Ohhhh finalmente!
    Inarcai un sopracciglio, seriosa, abbassando gli occhi sull’orologio da polso, convinta di essere in ritardo data l’esclamazione altrui
    << Sono in orario >> replicai perplessa per poi ridere appena del suo saluto, lo capivo, neppure io ero certa di come dovevo appellarlo in effetti, non mi ero mai posta il problema e il porcelo improvvisamente indicava quanto dovessimo riprendere le misure l’uno dell’altra
    << Puoi chiamarmi anche Williams, non me la prendo, insomma … Mi ci chiamano in parecchi >> replicai sorridendogli e rifilandogli una pacchetta sulla spalla
    - Come va? –
    E tutto l’incontro non accennò a migliorare neppure un po' da quello stato di goffaggine che pareva averci colpiti entrambi, specialmente quando Matthews si avvicinò per poi bloccarsi all’improvviso. Tentai di toglierlo dall’impaccio avvicinandomi appena e poggiandogli io, stavolta, un bacio rapido su una guancia, per quanto non fosse il genere di approccio che tenevo con gli altri
    << Insomma siamo finalmente a Sabato! Questa settimana mi è sembrata più infinita delle altre >> cominciai con poco slancio , incerta su quello che era giusto dire e quello che invece sarebbe risultato di troppo o troppo confidenziale per due, che come noi, non si parlavano da un’eternità
    << Penso che quest’anno verrò bocciata senza pietà, sono continuamente con la testa per aria che cazzo>> confessai cominciando a camminare, con le mani ben nascoste nelle tasche del cappotto
    << Ti è mai capitato? Intendo di essere così tra le nuvole che neppure riesci a ripore l’attenzione nel momento in cui sei, nel presente? E’ così fastidioso>>


     
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    Era tutto un pò strano. Jem proprio si sentiva strano. E non gli piaceva.
    Fino a quel momento i suoi incontri con Nerissa erano stati pieni di insulti, magari conditi con un pò di buon sesso, però del tutto naturali. Ora invece, più si sforzava di essere naturale più gli sembrava di non esserlo. Perchè le cose dovevano cambiare così? E pensare che nel suo immaginario l'essersi chiariti doveva migliorare le cose, e invece... un altro pò e si ritrovavano a parlare del tempo! << Insomma siamo finalmente a Sabato! Questa settimana mi è sembrata più infinita delle altre >> Sospirò e... Per fortuna le giornate sono ancora belle per uscire! Appunto, conversazione da vecchi. Ma cosa stava succedendo? Si toccò con la mano la guancia dove poco prima Nessie lo aveva baciato, la sentiva calda. Quello era il calore che voleva tra loro. Ma... << Penso che quest’anno verrò bocciata senza pietà, sono continuamente con la testa per aria che cazzo>> Altro argomento da conversazione da piazzetta: Sicuro. Se anche alla mia prossima lezione non fai l'esercizio in Cura un bel "Troll" non te lo toglie nessuno. Mica pensavi che avrei fatto preferenze eh? Le diede una piccola spinta col gomito, per sfotterla un pò anche se come suo professore quello che le aveva appena detto era più che vero. Un labile tentativo di ammortizzare quella inutile sensazione di imbarazzo. << Ti è mai capitato? Intendo di essere così tra le nuvole che neppure riesci a riporre l’attenzione nel momento in cui sei, nel presente? E’ così fastidioso>> Ci pensò su un istante prima di risponderle sincero: In realtà no. La mia bellissima testa è sempre ben piantata sulle mie bellissime e poderose spalle, non vedi? - continuò scherzando come suo solito per alleggerire la conversazione. Però si, immagino sia fastidioso. - tornò serio. Camminandole al fianco si voltò verso di lei, osservandone il profilo meditabondo. Sembrava provata, triste, non sapeva nemmeno lui dire cosa, ma qualcosa c'era. E poi quel camminare con le mani nelle tasche del cappotto gli sembrava un atteggiamento così di chiusura... non era da lei. Così pensò bene di farsi più vicino ed infilò un braccio sotto quello di lei. A braccetto le loro spalle mentre camminavano si toccavano, gli dava modo di sentirla più vicina. Ti va di parlarmene? Non sembra magari ma sono un bravo ascoltatore. Stranamente anche quando non si parlava di lui riusciva ad esserlo, il che non era poco per Jem. Non quanto il mio confessore ma... ho imparato molto da lui. A non concentrarsi solo su stesso, anche se era dura per un egocentrico patentato. E dai. - riprese dando una scossa al braccio, per scuotere lei nel mentre. Sciogliti un pò... godiamoci il fatto che non essendo a scuola nessuno può giudicarci. E licenziarci o espellerci, per dirla tutta come stava! Oh a proposito di scioglierci, ecco Fortebraccio. Cammina cammina erano arrivati davanti alla gelateria. C'era un pò di fila ma sbirciando all'interno Jem si accertò che qualche tavolino libero ancora lo avevano. Hai detto che non ti piace il gelato giusto? Che ne dici di una cioccolata calda? Dicono che davanti a una tazza di cioccolata fumante tutto sembra migliore... magari riesco a tirarti giù da quelle nuvole! E con questo non si poteva dire che non ce la stesse mettendo tutta. Avrebbe fatto altrettanto la Williams?

     
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    Dov’eravamo noi? Intendo Jem e Nessie, noi dov’eravamo? Sembravamo unicamente le pallide imitazioni spente di quelli che, fino ad un anno prima, approfittavano di ogni momento per premersi contro il muro, per divorarsi le labbra a vicenda, non c’era niente di noi nel presente. Dov’eravamo noi? Gesti meccanici avevano preso il posto di quelli fluidi che li avevano preceduti mesi prima e, improvvisamente, non mi sembrava più una buona idea aver deciso di chiarire le cose, anzi forse mi pareva quasi meglio se non l’avessimo mai chiarite; meno imbarazzo, meno problemi.
    Per fortuna le giornate sono ancora belle per uscire!
    Inarcai le sopracciglia, non per stupore, era abbastanza ovvio che avrei ricevuto quella risposta, mi aspettavo forse che fosse lui a intraprendere una conversazione pià decente?
    << Si … Infatti, siamo fortunati>> , fortunatissimi, avrei quasi preferito che venisse giù un improvviso temporale che ci avrebbe costretto a tornarcene ognuno nella propria stanza
    Tentai di spostare la conversazione sulla scuola, qualcosa che ci accomunava, in un momento in cui parevamo non esser mai stati più lontani, anche se la mia voce continuava a sembrarmi dannatamente metallica, come quella di un disco pre-registrato di una segreteria automatica
    Sicuro. Se anche alla mia prossima lezione non fai l'esercizio in Cura un bel "Troll" non te lo toglie nessuno. Mica pensavi che avrei fatto preferenze eh?
    Sorrisi, grata di quella battuta, anche se non era poi troppo uno scherzo. Era evidente quanto il mio impegno nello studio fosse calato in quei mesi ma non riuscivo a darmene interamente la colpa, la testa mi scoppiava e , forse, se avessi avuto il coraggio di dire a Jaime tutto quello che mi stava succedendo, se fossi riuscita a riprendermi quella confidenza che pareva essermi stata rubata, forse, anche lui, avrebbe capito quanto lo studio, in quel momento, fosse l’ultimo dei miei pensieri
    << Assolutamente no! So bene che sarai ancora più severo con me , in fondo sono anni che aspetti solo un pretesto per rompermi le palle, ora che lo hai, figurati se te lo lasci sfuggire!>> replicai stiracchiando un mezzo sorriso, decisa a rompere quella barriera che pareva essere diventata una lastra di ghiaccio tra me e lui.
    Tentai di dare il “la” a quei pensieri che mi opprimevano il cervello tanto da rendere la testa molto più pesante del normale
    In realtà no. La mia bellissima testa è sempre ben piantata sulle mie bellissime e poderose spalle, non vedi?
    Lo guardai di sbieco, arricciando il naso in una risatina appena accennata
    << Bellissime e poderose … certo >> lo canzonai mentre l’altro infilava il braccio sotto al mio in un contatto a cui non ero più abituata e che quasi mi fece scattare
    << S-scusa non mi dai fastidio, è solo che non so che mi prende, appena qualcuno mi sfiora… Scatto, sembro una pazza>> mi scusai del modo brusco in cui avevo ritratto il mio braccio, per poi riportarlo alla posizione originaria e costringermi a quella vicinanza che continuava, nonostante tutto, a farmi un po' felice, a farmi sentire più leggera. Era forse la cosa di cui più sentivo la mancanza, l’essere leggera grazie alla sua vicinanza. Mi invitò a parlare ed io presi qualche secondo, ragionando su quanto volessi dirgli, cosa volessi dirgli e cosa no
    << Non è niente di che in effetti … E’ che…>> umettai le labbra incapace di dare una vera formai ai miei pensieri, ancora troppo tesa, ancora troppo poco abituata a parlare di quel tipo di cose con Matthews
    << Si tratta di Saule, è un po' che non ritorna a scuola, credo sia in Estonia … E ho paura per lei ma lei continua a non rispondermi alle lettere e poi c’è quel problemino con la mia memoria >> e di quello avrei voluto parlare con Saule, di quello continuavo a preoccuparmi << ho dei buchi di memoria a dirtela semplice, non ricordo cose che dovrei ricordare e non so che cazzo stia succedendo con la mia testa…. Forse bevo troppo>> tentai di rasserenarmi da sola, mettendo su un sorriso poco convinto e accettando quella piccola spinta da parte altrui. Insomma non doveva per niente essere un gran divertimento uscire con me, me ne resi conto immediatamente dopo la mia piccola strampalata confessione
    << Ma hai ragione, meglio non pensarci >> sorrisi appena puntando gli occhi azzurri verso l’insegna di Fortebraccio, un negozio in cui, in effetti, non ero mai entrata troppo volentieri a differenza di tutto il resto della popolazione studentesca
    Hai detto che non ti piace il gelato giusto? Che ne dici di una cioccolata calda? Dicono che davanti a una tazza di cioccolata fumante tutto sembra migliore... magari riesco a tirarti giù da quelle nuvole
    Annuì concordando con lui e prendendo posto ad uno dei pochi tavolini liberi, accavallando le gambe e facendo tamburellare le dita sul bordo della superfice metallica, osservando intorno a me per poi puntare nuovamente gli occhi in quelli di Jem
    << Come va con Pryianka? Ho visto che sembrate tornati in buoni rapporti … Siete tornati insieme?>> chiesi poi con un velo di gelosia a scaldarmi la voce, anche se, c’era poco che avrei potuto obiettare anche nel caso in cui la mia supposizione si fosse rivelata vera
    << Insomma, Prof, mi dica pure , a quante donzelle ha spezzato il cuore in questi mesi lontano …>> strinsi appena i denti sul labbro inferiore, indecisa se completare la frase o meno ma la voce uscì molto prima che la mia volontà riuscisse ad imbrigliarla << lontano da me >>



     
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