bad habits

Privata

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    Non avere più alcune teste rosse tra i piedi poteva senz'altro annoverarsi come un grande vantaggio per la propria sanità mentale, eppure quella scuola si era dimostrata senz'altro piena di sorprese, alcune delle quali molto poche gradite. Il Thompson aveva provato a tenersi lontano dai casini, o comunque ai margini di quelli che accadevano, ma c'erano delle volte in cui il suo temperamento violento unito alla paranoia di essere costantemente giudicato per questa o quella motivazione, lo avevano posto in una situazione di costante agitazione. Fu quello il caso di quella mattina.
    Aveva seguito le proprie lezioni eppure nel venir fuori dall'aula di pozioni, non aveva potuto fare a meno di notare lo sguardo apparentemente derisorio e comunque poco amichevole di un serpeverde che non ricordava di aver visto.
    Aveva provato ad ignorarlo, continuando ad avanzare per la propria strada con Cippy, lo scoiattolo, ben piantato sulla propria spalla. Ed aveva persino creduto di averlo superato quando se lo ritrovò alle spalle, non seppe se per puro o caso o meno. Così, incapace di trattenersi e di seguire le norme dettate dal proprio buonsenso, si rivolse all'altro con brutalità ed una certa furia, dopo averlo raggiunto con due grosse falcate ed essersi piazzato dinanzi all'altro. “Cosa cazzo hai da guardare ancora?”

     
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    Di tutta quella questione di Hogwarts, le lezioni erano la parte che Victor meno tollerava. Tenere il culo incollato ad una sedia per delle ore e riuscire a seguire ciò di cui i professori blateravano era qualcosa che proprio non gli interessava e, sebbene avesse una gran voglia di capire come usare quello stupido pezzo di legno che nel mondo dei maghi - lo sapeva bene - poteva trasformarsi in un'arma ben più pericolosa di qualsiasi diavoleria babbana, durante le lezioni trovava sempre il modo di distrarsi. In particolare, quel giorno si era messo ad osservare le facce dei propri compagni di corso. Aveva passato in rassegna tutte le sue compagne e aveva persino fatto una classifica delle più scopabili, ma lo sguardo torvo di uno studente lo aveva distratto, facendogli perdere il filo di ciò che stava facendo. A quel punto si era limitato a mimargli un che cazzo guardi? con la promessa che - se lo avesse beccato a guardarlo così un'altra volta - gli avrebbe spaccato la faccia. Niente di personale, ma quel tipo era strano e Victor non sopportava gli spostati, cosa che quell'altro dava tutta l'impressione di essere.

    Uscito dalla classe per primo, il Serpeverde si era circondato dei suoi concasati più fidati e stava confidando loro le ultime considerazioni sulle ragazze che aveva squadrato a lezione, quando - intercettato lo sguardo dello stesso ragazzo che lo aveva fissato a lezione - lo vide farsi avanti con l'espressione di chi cerca rissa. Cosa cazzo hai da guardare ancora? domandò rabbiosamente a Victor che, in tutta risposta, incrociò le braccia al petto e si lasciò sfuggire un ghigno rilassato, in cerca degli sguardi dei propri concasati. Ragazzi, guardate chi c'è. disse, puntando lo sguardo in quello dell'altro. Dove hai lasciato la tua puttanella, oggi, mmh? gli domandò beffardo. Ed era così rilassato, mentre gli parlava, che - fosse stato al posto dell'altro - si sarebbe preso a schiaffi da solo.
    Non contento, Victor fece un passo in avanti e afferratogli la mascella con una mano - senza nemmeno guardarlo in faccia, ma avvicinando le labbra al suo orecchio - gli parlò. Credi che non abbia notato le tue visitine nei sotterranei, frocetto? sussurrò, con tutto il disprezzo che non riuscì a contenere. Di tutti gli spostati, quelli come lui erano i peggiori, per il Miller e, palesemente, ci teneva a farglielo sapere.
     
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    Bastarono quelle parole a renderlo irrequieto, ad accendere la miccia già calda della furia di Derek. La reazione fu scontata ed ovviamente istantanea. Poggiò le mani sulle spalle dell'altro, provando a spingerlo lontano con tutta la forza e rabbia che possedeva in corpo.
    “Che cazzo vuoi, Miller?” Sputò contro di lui la sua furia senza remore.
    Non avrebbe voluto fare di tutta l'erba un fascio, visto le chiare eccezioni a cui era legato, ma erano davvero pochi i serpeverde esclusi dall'abilità di essere fenomenali teste di cazzo.
    Miller rientrava senza problemi nella norma. Era un coglione di prima scelta e non mancava occasione di dimostrarlo. E forse il Thompson avrebbe potuto persino soprassedere sulle sue provocazioni, se non avesse tirato in mezzo Felix. Perchè era chiaro parlasse di lui, sebbene Dere si ostinasse a far finta di nulla.
    Voleva però che fosse chiaro all'altro quanto quel discorso, chiaro o no che fosse, non potesse essere oggetto di discussione tra loro. Estrasse la sua bacchetta, pur senza utilizzarla, almeno per il momento. “Se non chiudi quel cesso, ti assicuro che di te non troveranno più nemmeno le ossa.”


     
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    Uhhh, ma allora non sei solo una mammoletta. ghignò, ironico, pulendosi le spalle in un gesto quasi irritato. Se non fosse stato che l'altro aveva una decina di centimetri in meno rispetto a lui, Victor avrebbe preso quell'attacco di ira un po' più sul serio. Con lui la genetica, però, aveva fatto davvero un ottimo lavoro e sebbene si potesse dire di non aver mai conosciuto i suoi genitori, gliene era piuttosto grato. Fece quindi un passo indietro e tornò a richiamare l'attenzione dei suoi, che nel frattempo avevano tutti estratto la bacchetta. Un gesto comune per i maghi che si sentivano minacciati, ma non per lui che - calmo - incrociò le braccia al petto e sorrise curioso. Nonostante l'altro continuasse a blaterare di inutili minacce, Victor era abbastanza convinto che fosse il classico ragazzo che abbaia ma non morde. Un cane, praticamente.
    Fossi in te, starei più attento ai termini che scelgo di utilizzare. disse, piegando le labbra in un sorriso. Insomma, sei tu quello che fa le porcate col culo degli altri, non è così? lo provocò ancora, consapevole di aver toccato un tasto delicato per l'altro. E non sapeva nemmeno perché ogni volta che lo guardava in faccia sentiva il desiderio molesto di insultarlo, ma non se ne faceva un problema. Fu così che mentre pronunciava quelle parole, la mano scivolò sulla bacchetta che teneva bloccata nei pantaloni come fosse una pistola. Victor a quel pezzo di legno non si sarebbe mai abituato completamente.
     
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    Erano poche le persone in grado di ricordarsi della figura di Derek e al Thompson andava bene così. Aveva faticato tanto per passare inosservato, per essere uno tra i molti. Le poche persone però che avevano avuto modo di conoscerlo, in contesti non piacevoli, non si sarebbero stupiti di vederlo ora reagire in quel modo così spropositato. E dopotutto Victor, non sembrava aspettarsi niente di meno.
    Così, lo spinse. Con rabbia. Gli rivolse contro un'espressione contrita di furia e disgusto dinanzi a quei commenti. E la cosa più atroce era che a tormentarlo non era solo il sottofondo omofobo che ne trapelava, quanto anche la consapevolezza di essere stato scoperto. “Vaffanculo.” E non attese altro. Indietreggiato di qualche passo, estrasse la bacchetta puntandogliela contro e pronunciando uno schiantesimo di quelli imparati a lezione: “Stupeficium.”
    Non seppe dirsi se fosse andato o meno a buon fine, forse non gli interessava nemmeno. Voleva solo fosse chiaro che lui era lì e che non si sarebbe tirato indietro. “Se credi che io me ne stia zitto a scontare le tue stronzate coglione, sbagli.” Gli disse, invitandolo a farsi avanti con un cenno della mano. “Se hai le palle fatti sotto.”



     
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    Sarebbe stato facile tacciare di omofobia il Miller, per chiunque avesse avuto la sfortuna di trovarsi proprio lì, tra i sotterranei, quel giorno. La verità era che il Serpeverde avrebbe detto qualsiasi cosa pur di provocare l'altro e causarne una reazione. Perché? Per il solo sadico piacere di vederlo crollare davanti alle sue parole. Era così che Victor si divertiva e no, non se ne vergognava.
    Quando il Thompson lo spinse, il verde-argento perse parte dell'equilibrio e fu costretto a fare un paio di passi indietro, ma non si lasciò scoraggiare dalla rabbia del ragazzo. Tutt'altro. Victor si cibava di quelle sensazioni negative: come un Dissennatore, se le sue vittime glielo avessero permesso, avrebbe perpetrato quella tortura fino a lasciarle inermi, in terra.
    Quella volta, però, a finire in terra fu proprio lui.
    Incassato lo schiantesimo, che fece volare il Miller a qualche metro di distanza, Victor si ritrovò a tossire più volte: infatti, malgrado l'incantesimo non lo avesse colpito in pieno, lo trattenne in terra per qualche istante. Ben presto, comunque, la tosse si trasformò in una risata forzata. Il moro alzò le mani per intimare ai suoi di abbassare le bacchette e si mise in piedi, senza estrarre la sua bacchetta. Spolveratosi la divisa, affiancò Derek e, afferratogli la spalla più vicina alla sua mano per assicurarsi di avere tutta la sua attenzione, parlò in modo che potesse sentire solo lui. Non ho bisogno di tutto questo teatrino per dimostrare di avere le palle, io. gli sussurrò, serrando la mascella. Aveva tenuto lo sguardo fisso difronte a sé mentre gli parlava e fu solo quando quello di divincolò dalla sua presa che Victor tornò a sorridere, malizioso. Vuoi controllare tu, Thompson? gli urlò subito dopo averlo superato, strizzandosi tutto quello che i pantaloni gli permettevano all'altezza della vita. Non si risparmiò nemmeno una risata di scherno, poi - come se nulla fosse successo - gli diede le spalle, anticipando i suoi secondini lungo la strada che li avrebbe portati alla Sala Comune. Avrebbe parlato di quella vicenda per il tempo necessario ad attirare l'attenzione di una sua concasata pronta a fargli dimenticare dell'accaduto.
     
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