La Maledizione della Luna Piena

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    Solomon Von Sokolov
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    Solomon odiava la luna piena.
    Perché con la luna piena la sua natura, normalmente tenuta a freno da anni e anni di allenamento, era finalmente costretta a emergere in tutta la sua magnifica, ma anche terribile, potenza.
    Perché lui un erede del Casato Von Sokolov.
    Perché tutti gli eredi del suo casato sono, da secoli, delle Volpi Mannare.
    Bell'eredità, eh? La condanna a una vita a metà, con il costante terrore del giudizio altrui ... per non parlare di tutti i rischi inerenti alla possibilità di perdere le staffe e trasformarsi in una volpe alta due metri in grado di staccarti il braccio con un morso.
    Comunque, fatto stava che, quando la luna piena si alzava in cielo, nessun mannaro era in grado di resistere al suo richiamo. Il che valeva, ovviamente, anche per il giovane Grifondoro.
    Quella sera, Solomon non era tornato al dormitorio.
    Per la verità, non era nemmeno andato a cena.
    Gli effetti della luna piena avevano cominciato a farsi sentire già da alcuni giorni a quella parte. Inizialmente, si erano limitati a un progressivo acuirsi dei sensi, già di per sé leggermente superiori alla media, poi si erano estesi a un permanente stato di ansia che aveva spinto il giovane a isolarsi più del solito.
    E infine, quella sera, erano iniziati i dolori.
    Per questo non si era quasi fatto vivo, non voleva che i suoi compagni lo vedessero in quello stato né che, tantomeno, arrivassero a sospettare qualcosa.
    Si era limitato a starsene in disparte e, quando era arrivata sera, avviarsi verso la Foresta Proibita. Fortunatamente, la preside era già a conoscenza del suo status di mannaro e quindi, almeno in teoria, non avrebbe dovuto finire nei guai.
    Il sole non era ancora tramontato mentre, con lo zaino col cambio sulla spalla, si inoltrava nei meandri più profondi della foresta: voleva allontanarsi il più possibile, così da non correre il rischio di incontrare qualche compagno in vena di minchiate nel momento in cui si fosse trasformato.
    Quando, infine, la luna sorse, spettrale e meravigliosa al tempo stesso, nel cielo notturno si fermò.
    Annaspò, appoggiandosi con una mano contro il tronco di un'albero mentre il battito cardiaco accelerava improvvisamente, pompando con dolorosa forza il sangue nelle vene: era come se il suo corpo fosse sul punto di esplodere, come se ogni singola cellula si stesse lentamente sgretolando, come se tutto ciò che era fosse sul punto di andare in pezzi ... e così era, giacché proprio in questo consisteva la trasformazione. Le ossa scricchiolarono, i muscoli si tesero e il corpo si copriva lentamente di un manto di una particolare sfumatura argento.
    I vestiti si sgretolarono cadendo, ormai in pezzi, a terra.
    E infine, eccolo li.
    Bellissimo e terribile.
    Proprio come tutti i membri della sua famiglia, le sembianze di Solomon, in forma mannara, erano quelle di una volpe antropomorfa alta si e no 200 cm e dal particolarissimo manto color grigio e argento, fatta eccezione per muso, zampe e orecchie, neri, e la punta della coda, bianca.
    Il dolore svanì, mentre i sensi, più svegli che mai, si ampliavano permettendogli di percepire alla perfezione la foresta attorno a sé: ogni suono, ogni odore ... non vi era nulla che i sensi sopraffini del predatore non fossero in grado di percepire.
    Solomon sbuffò, mentre lo sguardo cadeva sulle sua amate converse, ormai ridotte a un cumulo di brandelli.
    "Merda ... mi sono dimenticato di toglierle. E' il quinto paio in questo anno, mamma mi ammazza sicuro.", pensò.
    Intento com'era a riflettere a quale terribilissima punizione lo avrebbe sottoposto la madre quando, improvvisamente, un rumore di terreno smosso e rami rotti non lo fece rizzare le orecchie.
    Si voltò appena, i sensi all'erta, inarcando la schiena e snudando le zanne.
    Li, di fronte a lui, vi era quello che sembrava in tutto e per tutto un cucciolo di Graphorn.
    Indietreggiò appena ... fosse stato in forma umana, probabilmente la sua carnagione, già abbastanza pallida di per sé, avrebbe assunto delle tonalità degne di un cadavere: in quella forma, tuttavia, per ovvi motivi ciò era totalmente impossibile e quindi il suo terrore si palesò nel modo in cui, istintivamente, fece un passo indietro.
    Suo padre era un Magizoologo, dopotutto, e non vi era creatura di cui non gli avesse parlato.
    I Graphorn, in particolar modo, erano creature molto, molto aggressive tipiche delle zone boscose in grado di tener comodamente testa a un lupo mannaro. E se ciò che ricordava non era errato, e difficilmente si sbagliava, là dove c'è un cucciolo di Graphorn ci sono sicuramente anche i genitori: due molossi alti si e no tre metri e dalle terribili corna che mai, nemmeno in quella forma, sarebbe riuscito a sconfiggere.
    Decisamente, era il caso di andarsene.
    Non fece neanche in tempo ad articolarne il pensiero, che si ritrovò a fronteggiare la carica di qualcosa di molto, molto grosso che lo colpì direttamente sul fianco spedendolo dritto dritto contro il tronco di un albero vicino: uggiolò, mentre il dolore percorreva, impietoso, la parte sinistra del corpo.
    Si alzò, immediatamente, trovandosi di fronte a due Graphorn molto, molto incazzati. Mamma e papà non sembravano aver preso proprio benissimo il fatto che si fosse avvicinato, anche se inconsapevolmente, al loro cucciolo ... probabilmente quello era anche il loro territorio, e quindi non c'era da sorprendersi se adesso erano tanto incazzati.
    "Porca Morgana ... ma possibile che non riesca a passare una luna piena senza imbattermi in qualche mostro strano che vuole ammazzarmi?!?", pensò, guardandosi attorno.
    Non era in una bella posizione, non era in una bella posizione per niente.
    Il modo più veloce per sbarazzarsi di quei cosi era dirigersi verso il lago, visto che difficilmente sarebbero entrati in acqua. Però il lago era alle loro spalle, per raggiungerlo avrebbe dovuto per forza superarli ... cosa difficile, visto che la loro mossa successiva fu quella di caricare. Ancora.
    Questa volta il giovane si fece trovare preparato, schivando la carica del primo Graphorn che andò a schiantarsi rumorosamente contro il tronco dell'albero alle sue spalle ... peccato che con il secondo non ebbe altrettanta fortuna, finendo con l'essere scagliato, nuovamente, all'indietro. Come se non bastasse, il colpo non sembrava aver sortito alcun effetto al primo che si limitò a scuotere il capo furioso.
    Era nei guai.
    Forse, contro uno solo sarebbe riuscito anche a farcela ... ma contro due esemplari, per di più adulti, non vi era margine di vittoria.
    Si voltò di scatto, lanciandosi in una corsa sfrenata attraverso la foresta.
    Dietro di lui, sentì i Graphorn sbuffare, segno che si erano già lanciati alla carica ... era solo questione di tempo prima che lo raggiungessero.
    Ululò, disperato ... insomma, era la Foresta Proibita no? Ci doveva essere, li, da qualche parte, un altro mannaro in grado di aiutarlo. Normalmente, i Sokolov non socializzavano con gli altri mannari ... tuttavia, per quella volta, non aveva scelta: solo con l'aiuto di un suo simile sarebbe riuscito, forse, a cavarsela.
    Senza era, semplicemente, bello che morto.
     
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    Ero sulla torre dei grifondoro a Studiare da solo , perché il mio amico Fenrir era andato in biblioteca a prendere dei libri ero a metà della mia relazione sul Incantesimo che aveva spiegato la professoressa la mattina quando al improvviso ci fu un ululato che mi fece solbalzzare dalla sedia e la sedia cadde a terra con un un tonfo .
    Mi avvicinai alla finestra l'apri la finestra e risposi alla richiesta d'aiuto rispondendo al ululato , cosi usci dalla stanza di corsa
    ho promesso alla preside che non mi sarei più trasformato ma questa è davvero un emergenza mentre correvo giù dalle scale saltando due o tre scalini alla botta .
    Raggiunsi le grandi porte di guercia la tirai verso di me e quelle si apri e appena si furono aperte usci di fretta diretto verso la foresta proibita .
    Per fortuna non incontrai nessuno sulla mia strada cosi appena misi piede nella foresta mi spogliai e mi trasformai .
    Adesso che ero trasformato in un Lycan Lupo andavo abbastanza veloce mi fermai un secondo annusai l'aria per localizzare il lycan che aveva chiesto aiuto .
    Niente non riuscivo a localizzarlo cosi decisi di Ululare di nuovo per avere una risposta

    (......)

    quando ebbi la risposta mi diressi di corsa verso il lago dove si stava diriggendo il Lycan in difficoltà quando arrivai mi trovai due colossi che gli stavano correndo dietro cosi ringhiai furiosamente contro i due colossi .
    " per dirgli Ehi stronzi fermi se no te la dovete vedervela con me "
    Ma continuarono a correre dietro alla volpe cosi ritornai in mezzo alla radura e iniziai a correre al fianco a uno dei due colossi pronto a balzargli addosso .
    Quando ebbi l'occassione sbucai fuori dalla radura e gli saltai addosso e lo colpi al fianco con tutte e quattro le zambe e il colosso andò a sbattere verso ad una roccia spaccandola .
    Era rimasto solo uno che correva dietro alla volpe cosi ringhiai furioso contro il colosso quello si volto e gli mostrai i denti ,
    mentre camminavo con un passo deciso contro il colosso continuando a ringhiare furioso .
    il colosso inizio a indietreggiare e poi spari nella radura , Ululai di nuovo e poi quando fui sicuro che quel animale era tornato a casa , decisi finalmente di concentrarmi sulla volpe cosi mi girai e mi avvicinai alla volpe , quando gli fui vicino iniziai a girargli in torno curioso ma soprattutto volevo esser sicuro che non si fosse fatto male .


    ❝ oggi .... bho ❞
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    Solomon Von Sokolov
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    Correva, correva come il vento.
    Non per il puro e semplice piacere del sentire l'aria fresca della notte sulla pelliccia... no, quella volta era per salvarsi.
    Perché se i Graphorn lo avessero raggiunto, ne era certo, sarebbe stata la fine.
    Quindi correva, correva come mai aveva fatto in vita sua.
    Però, per quanto il suo fisico di mannaro possedesse dei limiti ben superiori a quelli di un comune uomo, o volpe che fosse, nemmeno lui poteva reggere per sempre.
    Le zampe iniziavano a male, l'aria entrava e usciva dai polmoni in maniera quasi dolente e gli occhi bruciavano a causa dello sforzo estremo... era solo questione di tempo prima che collassasse definitivamente a terra.
    "Merda, merda, merda... possibile che non si siano ancora arresi?", pensò, guardando alle spalle e guaendo disperato nel constatare come no. Decisamente non avevano ancora mollato.
    Lanciò un altro ululato, decisamente più debole del primo a causa del fiato corto.
    Fortunatamente, la mia richiesta di aiuto era stata ascoltata.
    Così, all'improvviso dagli arbusti alle mie spalle balzò fuori quello che, a occhio e naso, doveva essere un Lycan... e anche bello forte, visto il modo in cui riuscì a scagliare il Graphorn dritto dritto contro una roccia non lontana che si sbriciolo sotto il peso e la potenza del colpo. Un attacco del tutto imprevisto che nessuno dei due genitori arrabbiati si trovò preparato ad affrontare.
    Mi fermai, immergendo gli artigli nel morbido terriccio del sottobosco per porre bruscamente fine alla mia corsa affannato e sollevando, di conseguenza, una discreta nube di polvere.
    Con la lingua penzoloni e il fiato corto, osservai i Graphorn ritirarsi.
    E poi collassai.
    Mi lasciai cadere sul terreno a pancia in su, braccia e gambe spalancate mentre il petto cercava di riprendere tutta quell'aria che fino ad allora mi era mancata. Un'altra manciata di minuti, e sarei morto.
    Possibile che non me ne andasse una giusta?
    Sospirai.
    Immerso com'ero prima nei miei pensieri e poi a constatare i danni subiti nello scontro (fortunatamente, a parte qualche escoriazione alla schiena e il dolore al fianco, sembravo stare bene), quasi non mi accorsi del lento e cauto avvicinarsi del Lycan.
    Fu solo quando si trovò a pochi passi da me che mi riscossi, balzando velocissimamente in piedi e inclinando il capo curioso.
    Non sapevo bene il perché, ma aveva un'aria famigliare. E anche l'odore.
    Possibile che fosse uno studente di Hogwarts o, persino, un comoagno di Grifondoro?
    Mi avvicinai piano piano, ormai dimentico del dolore al fianco e sormontato dalla curiosità. Volevo capire chi fosse.
    Ostile non pareva affatto, e poi dopotutto era appena accorso in mio aiuto salvandomi da quella che altrimenti sarebbe stata, probabilmente, la mia ultima notte come volpe.
    Feci quindi qualche passetto, avvicinando il muso al suo in quello che era, per un candide, il modo più ovvio per fare amicizia con qualcuno: scambiarsi gli odori. E si... l'odore, qualora mi avesse permesso di avvicinarmi, sarebbe stato ben famigliare.
    Mi misi a sedere, aggrottando le sopracciglia nel tentativo di associarne la fragranza a un volto, o anche solo a una voce.
    Persino la mia espressione pareva in grado di parlare: "Chi sei? Hai un'aria famigliare. Ci conosciamo?" , pareva quasi dire anche se, per ovvi motivi, non ero in grado di parlare.
     
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    Bhe li avevo presi alla sprovvista quei due animali , della foresta e avevo preso uno .
    Mi voltai e guardai il colosso che avevo fatto sbattere addosso alla pietra alzarsi e dirrigersi zoppicando verso la radura e per assicurarmi che non si sarebbero fatti più vedere gli feci un ringhio basso era di avvertimento e anche quello spari nella radura sospirai e mi voltai di nuovo ad osservarla .
    Come si era messa capi che era esausta per la corsa cosi mi avicinai ma la volpe solbalzo e lo guardai per dire : ehi amico tranquillo , non te faccio nulla
    quando si avvicino glielo lasciai fare non avevo nessun problema cosi gli permisi di avvicinare il suo muso al mio , Ok quel odore che mi ricordava del tiramisù , lo avevo già sentito da qualche parte ma non riuscivo a ricordarmi dove .
    Però ero sicuro che è all 100 % che fosse qualcuno del castello .
    Bhe avrei indagato di scuro sulla identità della Lycan volpe , perché fino ad oggi era la prima volta che la vedevo li nella foresta .
    Quando si mise seduta a terra e mi guardo e io capì cosa stava pensando è risposi con dei guaiti :sono un Lycan , non vedi ? stavo scherzando ...
    feci altri guaiti mettendomi seduto : sono un alpha e mi chiamo Garrett tu invece chi sei ? lo osservai non credo che ci conosciamo sospirai , quando al improvviso sento un rumore alle spalle mi alzai è mi voltai verso il punto dove era venuto il rumore , ero pronto a balzare , ma usci dalla vegetazione un coniglio .
    feci altri guaiti : non possiamo restare qui , dobbiamo andare , dai vieni ti porto in un posto dove possiamo stare tranquilli dove possiamo passare la notte . mi alzai e scrollai la mia pelliccia e mi avviai verso l'inteno della foresta ma mi fermai è mi voltai per osservarlo per vedere se mi avesse seguito .




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    Solomon inclinò il capo, curioso.
    Per ovvi motivi, non era la prima volta che incontrava un Alpha.
    Dopotutto, anche suo nonno lo era e, quando fosse morto, lui avrebbe preso il suo posto.
    Certo, c’era anche da dire che suo nonno era una grandissimo bastardo che, per addestrarlo al suo futuro ruolo in quanto capofamiglia, lo aveva costretto più e più volte a battersi contro di lui al fine di “affinare le sue abilità” … il che, visto l’incalcolabile differenza di esperienza e forza tra i due, si era tradotto sempre in una totale sconfitta da parte del giovane. Specialmente perché il vecchio non si era mai fatto problemi ad andarci pesante … aveva una discreta collezione di cicatrici a ricordarglielo.
    Per fortuna, però, quell’Alpha non sembrava altrettanto aggressivo. Lo aveva salvato e, anche a dispetto della loro natura, leggermente diversa, non sembrava intenzionato ad attaccarlo … non come quei felini mannari che, da sempre, erano i nemici giurati dei canidi come lui. Li aveva incontrati un paio di volte, e gli era bastato.
    Scosse il capo, a dire: “Non saprei … hai un odore famigliare, sei forse uno studente di Grifondoro? Perché in tal caso si, ci conosciamo.”, non sapeva ancora se rivelare o meno la sua identità (anche se, qualora fosse stato con lui tutto la notte, la avrebbe scoperta da sé con il sorgere del sole), tuttavia annuì alle sue parole, guardandosi attorno.
    Effettivamente, quella non era proprio una bella zona.
    Osservò preoccupato alcune orme di zoccoli, poco distanti, e annuì: “Centauri … si spostano in branco, se ci beccano qui ci trasformano in puntaspilli. Sono ottimi arcieri.”, parve dire, annusando l’aria. Fortunatamente, non sembravano essercene nei paraggi e, quindi, con un po’ di fortuna sarebbero riusciti ad allontanarsi senza dare troppo nell’occhio.
    Annuì quindi al Lycan, a dire: “Va bene fratello, ti seguo.”, affiancandolo quindi e approfittandone per osservarlo meglio.
    Gli piaceva quel tipo, era simpatico.
    E poi, a essere sincero il suo timore iniziale, quando si era iscritto a Hogwarts, era quello di non incontrare nessun altro come lui con cui condividere i propri problemi o, semplicemente, trascorrere le notti di luna piena.
    Chissà … magari una volta arrivati a destinazione avrebbero potuto anche divertirsi un po’ andando a caccia. In due, sarebbero stati in grado di puntare anche a qualcosa di grosso, come un cervo o un bel cinghiale, la sua preda preferita.
     
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    GARRETT LOST
    i miei passi felpati erano sicuri anche se ogni tanto odoravo l'aria per assicurarmi che eravamo noi soli .
    Per fortuna lo eravamo cosi rallentai il passo per trovarmi al fianco della piccola volpe ( bhe a differenza di me era più piccola) .
    Conoscevo la regola che gli Lycan volpi e Lycan lupi non vanno d'accordo é si sono sempre uccisi tra di loro , sul dominio bla bla .
    Questo è il problema di noi Lycan posto di cooperare , ci uccidiamo tra di noi cosi dobbiamo combattere i cacciatori che ci danno la caccia , dobbiamo combattere anche contro gli altri lycan va bene anche noi Lycan ( Lupi ci combattiamo tra di noi ) .
    Lo osservai ehm si sono un Grifondoro , comunque anche tu hai un odore famigliare risposi mentre continuavamo a camminare verso il punto l'uno accanto al altro .
    Sospiro io avevo bisogno di un branco anche se per me il branco è come una grossa e incasinata famiglia , con cui stare assieme e proteggersi l'uno con l'altro e soprattutto contare un aiuto l'uno con l'altro .
    Come avevo fatto ero andato a salvare un lycan volpe .
    Risposi sorridendo ugulando : non credo che i centauri ci attaccheranno per loro non siamo una mianccia sospiro ...
    Il loro territori sta più al interno della foresta . risposi finalmente arrivamo in una radura con una cascata gli feci segno di seguirmi e lo portai fino dietro alla cascata dove c'era una piccola strada la percorsi e lo portai dietro alla cascata dove c'era una grotta : per stanotte dobbiamo restare qui e mi misi seduto





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