Because the night

Libera

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    Sempre una botta di vita Nocturn Alley, niente da dire.
    Un'atmosfera cupa e gelida che nemmeno i colori dell'autunno riuscivano a risollevare.
    Non che mi piacesse bazzicare da quelle parti, non si facevano mai incontri gradevoli, a ben pensarci non riuscivo più a ricordare come avesse fatto Roan a convincermi, che m'aveva detto la testa ..
    Istintivamente il pensiero andò a Dillon, chissà lui cosa avrebbe detto se mi avesse vista in un quartiere del genere.
    Beh, chi se ne importava, ero grande e vaccinata, non avevo certo bisogno della sua approvazione.
    Inoltre tornare nella mia vecchia casa era necessario perchè avevo lasciato delle cose, già che mi trovavo nei pressi tanto valeva approfittarne.
    Bussai diverse volte prima di entrare, il mio caro amico Negromante non era in casa, e tutto sommato non c'era neanche la solita puzza di cadavere.
    Con una punta di nostalgia mi diressi in quella che era stata la mia stanza, l'aveva lasciata così com'era, non c'era niente fuori posto, fu quindi facile trovare il mio diario.
    Niente di che, un quadernetto sulla quale avevo appuntato alcune ricerche in merito alla mia anomala natura.
    Fu con un respiro profondo che uscii, non prima di aver lasciato un biglietto a Roan, con il sorriso sulle labbra gli avevo scritto che mi mancava e che se si fosse trovato a Stoccolma sarebbe potuto passare a trovarmi, sempre che nel tragitto non si fosse lasciato ammaliare da qualche ragazza mummificata.
    Avevo ancora il sorriso sulle labbra quando incappai in una figura incappucciata - scusi- dissi di riflesso - non l'avevo vista-
     
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    La nuova casa nella prima periferia di Londra era ancora deserta. I ragazzi sarebbero arrivati di li a qualche giorno, giusto il tempo di pensare all’arredamento e a sistemare le ultime cose. Li avevo lasciati in buone mani e presto li avrei avuti di nuovo con me per cui non ero particolarmente preoccupata anche se mancavano. Mi era dispiaciuto lasciare Nevers e ancor più mi era costato esaudire il desiderio dei miei figli che avevano insistito fino alla sfinimento per tornare a vivere nella città in cui avevano vissuti giorni felici. Forse, più o meno inconsciamente, identificavano Londra come casa e pensavano che tornare avrebbe potuto voler dire riprendere la loro vita così come l’avevano e come l’avevamo lasciata. Non ero riuscita a dir loro di no, avevano già sofferto troppo per negare loro anche quella speranza.
    Il mio ruolo di madre mi imponeva di tener conto delle loro esigenze, dei loro desideri e anche dei loro sogni ma sapevo che per me sarebbe stato difficile tornare indietro.
    La casa che avevo scelto per noi non era adiacente ma non era nemmeno molto lontana dal quartiere dove avevo vissuto con Walter, mio compagno e padre del nascituro, non era grande ma per noi bastava e, particolare affatto trascurabile quando si avevano figli, aveva, nel retro, un giardino di modeste dimensioni dove i ragazzi avrebbero potuto giocare all’aria aperta.
    Dopo l’ennesimo tentativo di concentrarmi su qualcosa di concreto che servisse a distogliere i miei pensieri dal chiodo fisso della mia situazione attuale decisi che non avrei combinato nulla di buono continuando a passeggiare nervosamente fra gli ambienti ancora quasi spogli della nuova abitazione. Mi spostai nel giardino sperando che l’aria fresca mi regalasse un po’ della calma di cui avrei avuto bisogno; passeggiando fra l’erba ormai ingiallita dal freddo e i cespugli di piante sempreverdi che fungevano da recinto notai una nutrita colonia di lumache carnivore che stavano facendo man bassa del fogliame. Dovevo assolutamente far qualcosa per sbarazzarmene prima dell’arrivo dei ragazzi e senza pensarci due volte tornai all’interno della casa, afferrai il pesante mantello col cappuccio che mi avrebbe coperta e riparata dal freddo con le idee chiare su dove andare per acquistare il repellente che avrebbe messo fine allo scempio.
    Notturn Alley
    Il sonoro Crak che seguì la smaterializzazione mi portò dritta nella sinistra via magica dove ero certa di trovare ciò che mi serviva.
    La scelta del punto di atterraggio non si rilevò la migliore, dovetti appoggiare le punte della dita sul sudicio asfalto per rialzami e nel farlo mi accorsi di essere quasi finita addosso a qualcuno e che quel qualcuno si stava scusando.
    Riprendendo la posizione eretta mi trovai di fronte una giovane donna. Ben sapendo chi frequentava quel quartiere rimasi stupita di quell’incontro, stupita e diffidente. Dovevo proteggere non solo me manche il creatura che portavo ma nonostante questo risposi alle scuse.
    E’ colpa mia, ho perso l’equilibrio.
    Osservando meglio la figura della donna notai i tratti dolci del suo viso e po’ mi tranquillizzai. Rimanendo sulla difensiva pensai bene, già che c’ero, di chiedere indicazione sul negozio in cui sapevo avrei trovato il repellente per lumache. Non c’ero mai stata.
    Mi saprebbe indicare dove poter trovare Magie Sinister per caso?
    Poteva essere fin troppo evidente che non ero solita frequentare quell’ambiente. Facendo di necessità virtù incrociai le dita sperando di non essere incappata in un pericolo peggiore delle lumache carnivore.
     
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    -Si figuri- mi lasciai sfuggire con un sorriso.
    Tutto sommato poteva andarmi peggio, insomma, stavamo a Nocturn Alley, o la donna che avevo davanti era Voldemort polisuccato in una donna dai tratti delicati o era una semplice passante come me che si trovava semplicemente in un posto molto sbagliato.
    Mi chiese di Magie Sinister, ci pensai giusto un pò - dunque vediamo- le dissi guardandomi intorno - sa fino a qualche anno fa abitavo qui ma non me la sono mai passeggiata come si deve- chissà perchè poi - però ora che mi ci fa pensare ..- riconobbi una segnaletica vecchia e annerita, di legno, ci ero incappata quando ero venuta assieme a Vipera e Anita per far da scorta a Jamie, che ci lavorava proprio di Magie Sinister.
    -Che dice... la accompagno? Non mi sembra di queste parti- "ma neanche tu Cate" mi disse una vocina interiore che misi a tacere all'istante - magari le fa piacere un pò di compagnia, non è un posto molto sicuro, non so se glie l'hanno mai detto- magari era straniera, che poi .. che ci doveva fare da Magie Sinister?
    -Altrimenti le dico approssimativamente, si ecco, segue quel dito lì, poi la prima a destra, mi pare, .. ho una buona memoria fotografica, ma a dare le indicazioni sono proprio pessima- "ma dai? Non si era capito per niente."
     
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    Non ero mai stata, tranne che in unico caso, molto abile ad inquadrare le persone al primo sguardo. In realtà non ero stata abile, in un altro unico caso, ad inquadrarle nemmeno al secondo o al terzo. Mi fidavo del mio istinto, ero sempre stata così e così probabilmente sarei rimasta fino alla fine dei miei giorni. Giorni che potevano anche essere ore visto il luogo dove mi trovavo. Capace od incapace il viso, la voce e l’atteggiamento della donna non mi parevano quelli di un vampiro, il suo colorito era roseo, i suoi occhi vivaci, il suo profumo non rassomigliava certo quello del pelo bagnato di qualche lican in vena in pasteggio. Poteva essere chiunque ma lei avrebbe potuto benissimo pensare lo stesso di me. Di me che l’unica cosa che nascondevo era celata sotto il mantello.
    L’offerta di accompagnarmi da Magie Sinister mi trovò impreparata. Stupita e riconoscente. Non mi aspettavo tanta gentilezza.
    Se non le faccio perdere tanto tempo, le sarei davvero grata e mi farebbe molto piacere. Non metto piede a Notturn Alley da..moltissimo tempo.
    In realtà avrei saputo dire gli anni, i mesi, le settimane e pure le ore che erano trascorse da quella lontana notte di settembre il cui ricordo sarebbe rimasto indelebile nella mia mente.
    Il pensiero fece vagare i il mio sguardo attorno a noi. L’incontro con l’arpia non era stato divertente ma eravamo in due, come quella notte, e ce la saremmo cavata.
    Credo di averlo sentito dire infatti.
    Sorrisi. L’ironia, per fortuna, non se ne era andata del tutto, faceva ancora parte del mio carattere.
    In due ci faremo compagnia e due bacchette unite possono far danno a chiunque decida di scambiarci per un buon pasto.
    L’alternativa proposta dalla donna era tanto simpatica quanto era confusa. Sollevando la mano cercai di fermare il caotico itinerario proposto con una risata.
    Nono, la prego mi accompagni. Se fa la cortesia prometto di offrile qualcosa da bere in un posto a sua scelta. Non ho il minimo senso dell’orientamento.
    L’ultima frase poteva sembrare una blanda scusa ma era pura verità. Avevo sempre avuto difficoltà a trovare la strada giusta. A Londra, a Nevers e nella vita.
    Forse quella donna mi avrebbe condotto a destinazione senza fare l’intero giro del quartiere e avrei anche potuto godere di una compagnia che si prospettava piacevole.
    Affiancata alla strega procedemmo, fianco a fianco. Non ci conoscevano ma a quanto pareva eravamo le uniche due temerarie per quel tratto di strada.
    Davvero abitava qui? E’ un posto insolito in cui vivere.
    Trovavo singolare la scelta di vivere a Notturn Alley. Singolare e un tantino spregiudicata ma io ero una madre di famiglia da troppo tempo ormai per non adottare chichè che potevano essere passati di moda.
     
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    -Ma si figuri, anzi le posso dare del tu? Siamo coetanee quasi- salvo il caso in cui il suo incarnato splendido splendente non fosse quello di un lontano parente del mio paparino.
    In tal caso mi sarei giocata la carta del : siamo parenti buon sangue non mente, e se tanto mi dava tanto allora il mio sangue era morto. Caldo, ma sapeva di morto, no?
    Non ne avevo idea, non mi ero mai messa a darmi qualche leccata, neanche nei momenti peggiori.
    Il sapore del sangue non mi piaceva in nessuna salsa a ben pensarci.
    -A chi lo dici, io non metto piede qui da almeno due anni, strano si aver preso casa qui, ma la verità è che era un periodaccio, non volevo essere trovata e qui..- mi guardai attorno – chi si sognerebbe mai che una come me potesse prendere casa a Nocturn Alley? Poi avevo trovato un coinquilino davvero simpatico- certo, quando parlava coi morti che vivisezionava ma ragazzi, suvvia, non si poteva avere tutto dalla vita, perbene e simpatico a Nocturn Alley era una combo rarissima, mi ero dovuta accontentare del perbene .
    -Puoi ben crederci, la mia sempre a portata di mano, non si sa mai, qualche maniaco..- e non solo i maniaci.
    In realtà optavo sempre per la ritirata strategica io, come volatile ero molto più veloce e schivavo meglio i colpi. O per lo meno, sfruttavo l'effetto sorpresa. Ma se mi trovavo in compagnia di sicuro non me la sarei data alla macchia lasciandola in difficoltà, ero stata o no la più abile strega del mio anno?
    -Andiamo allora- le feci cenno di seguirmi, effettivamente non sapevo dare le indicazioni ma ogni cosa che vedevo mi riportava alla mente ogni ricordo vissuto in quelle vie, non tanti, per fortuna, ma quanto bastava per imboccare la giusta direzione.
    -Quando frequentavo Hogwarts qui ci venivo per accompagnare una mia amica, che lavorava proprio da Magie- le spiegai voltando a destra – non che mi piacesse anche solo l'idea che ci andasse, ma sai com'è, se una è cocciuta e decide così ..- non è che si poteva fare niente – cosa ti serve da li?-
     
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    Aveva ragione. Tanta formalità, a Nocturn Alley, probabilmente non si era mai sentita. A giudicare dall’aspetto la mia nuova compagna di passeggiata doveva avere all’incirca la mia età e poi non era il caso di indagare. Chiedere l’età ad una donna, se questa non portava ancora le treccine, era sempre una pessima idea.
    Avevo ben presente cosa significasse la parola periodaccio. Forse, se non avessi avuto figli, avrei seguito il suo esempio e invece di sbattermi per cercare casa a Londra avrei potuto pensare anch'io di rifugiarmi a Nocturn Alley. Per quanto pericoloso fosse il luogo i mostri non mancavano nemmeno nella City e forse erano ancora più insidiosi di quelli manifesti.
    In effetti non lo avrei mai immaginato.
    Mi sorse spontaneo chiedermi per quale motivo non volesse essere trovata. Ci potevano essere mille ragioni per aver voglia o bisogno di cambiamento. Di primo acchito e visto il luogo che aveva scelto più che ad una fuga pensai avesse voluto cercare un rifugio ma probabilmente i miei pensieri erano condizionati dalla mia situazione.
    Una bella fortuna trovare un inquilino, pure simpatico, in un luogo ameno come questo. Quante zampe aveva?
    Sorridendo e chiacchierando non mi resi nemmeno conto di starmi rilassando. Un po’ della tensione con la quale ero atterrata nella via stava scemando ed era merito della buona compagnia.
    Oh oh, i maniaci! Credo siano in estinzione vista le generosa offerta che il mercato offre ma in caso se ne presentasse qualcuno sapremo difenderci.
    Era chiaramente una battuta accompagnata da una risatina e da un tocco alla tasca dove era ben riposta e sempre pronta la bacchetta.
    Il sentir nominare Hogwarts associato a Magie Sinister mi fece rizzare i capelli in capo. Le madri sono sempre le ultime a sapere ciò che fanno i figli e mi immaginai Claire, in quella via, magari in compagnia di un coinquilino simpatico. Bruttissima immagine che scacciai immediatamente. Forse era meglio non sapere.
    Repellente per lumache carnivore. Ho appena scoperto che il giardino della mia nuova casa ne ospita più di qualcuna. Già che siamo però potremmo dare un’occhiata al negozio. Non si sa mai. Magari troviamo un pensierino carino per fare qualche regalo di Natale a qualcuno di poco simpatico.
    Ridacchiando, ma non troppo, mi lasciai condurre dalla compagna fiduciosa che, prima o poi, avremmo raggiunto la meta. Non mi dispiaceva affatto aver trovato così gradevole compagnia.
    Come ti sei trovata ad Hogwarts? C’è davvero tanta rivalità fra le Case? Mi sa un po’ di leggenda questa storia.
    Erano tante le leggende che aleggiavano attorno al Castello. Per la mia personale esperienza dubitavo che un vecchio cappello fosse in grado di distinguere carattere e propensioni di un undicenne ma mi interessava sapere il punto di vista di chi aveva vissuto l’esperienza in maniera diretta.
    A proposito, io sono Venus.
    Chiacchieravamo da un po’ e non sapevo nemmeno il nome della mia simpatica guida turistica.
    Nel girami verso di lei per la tardiva presentazione ammiccai. Sollevando la mano indicai col dito un punto alle sue spalle invitandola tacitamente a girarsi.
    Ti presento Magie Sinister
    L’insegna del negozio, un po’ sbilenca e parecchio arrugginita, penzolava a fianco della porta del locale. Dalle vetrate si poteva osservare una luce giallognola che illuminava appena l’interno del negozio dal quale, pochi attimi dopo averlo scovato, uscirono, di corsa, due uomini che quasi ci travolsero per la fretta che parevano avere.
     
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    Risi, simpatica, pensai – ma no, niente zampe, era un negromante, ma lo trovavo molto particolare e divertente- nella sua macabra passione.
    -Puoi ben dirlo- annuii convinta pensando alle sue parole, effettivamente che generazione fortunata, uno più splendido dell'altro i ragazzi, certo alcuni brutti dentro, ma alla fine che si poteva fare? Non si poteva avere tutto dalla vita.
    -Ooh- feci una smorfia – sono odiose, io fortunatamente ho mio marito che se ne occupa, altrimenti penso che il mio giardino sarebbe il loro habitat preferito- in vero ero quasi totalmente certa che a Stoccolma non sopravvivessero le lumache carnivore, per via del freddo.
    -Mi hai fatto venire in mente che effettivamente potrebbe essere un'idea grandiosa, ne ho giusto un paio di persone indesiderate nel mio diario- prima fra tutti Anna, ora che ce l'avevo costantemente d'avanti era diventata ancora più odiosa.
    -Tu non hai frequentato Hogwarts?- le chiesi cogliendo una punta di curiosità nelle sue domande – mi sono trovata molto bene, gli ultimi anni sono stati tra i peggiori, è stato uno dei periodi più scuri che io possa ricordare, quindi capirai bene quanti ricordi gradevoli io possa avere..- nessun ricordo gradevole, solo morte, paura, terrore.
    -Oh si, una rivalità incommensurabile, roba che ci saremmo volentieri strappati i capelli per una manciata di punti- e non stavo esagerando, era la pura e semplice verità.
    -Oh, che sbadata, io sono Caterina, molto piacere- non lo avevo mica perso il vizio, quando mi mettevo a parlare mi dimenticavo di stare conversando con degli estranei, e neanche mi presentavo.
    -Ti trovavi bene nella tua scuola?- chiesi allora, incuriosita.
    La vidi guardare alle mie spalle quindi lo feci di riflesso – toh, eccolo qua, passano gli anni ma non passa mica l'aria lugubre di questo negozio- neanche una lucina, ma che ne so..-ossignore- dissi quando evitai per un soffio i due acquirenti.
    -Che merlino ce la mandi buona- mi lasciai sfuggire per poi entrare subito dopo di lei.
    Già che c'ero non l'avrei di certo lasciata sola.
    L'aria all'interno era viziata, come al solito.
    Anzi c'era un'aggravante, questa volta, da più grande ci badavo di più alla puzza di polvere e muschio.
    Mentre lei chiedeva ciò che le serviva io mi fermai davanti alla mano della gloria, ancora lì dopo tutto quel tempo.
    Solo quando la sentii vicina presi parola – una volta ho provato a toccarla- le confidai – a momenti mi spezza una mano- sorrisi e voltai lo sguardo verso di lei – trovato quello che cercavi?-
     
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    Un negromante? Dove li vendono? Me ne serve uno, subito!
    Mi avrebbe fatto davvero comodo. Forse più per il passato ma anche per il futuro non sarebbe stato male. In realtà era più una battura che una convinzione. Non ero certa, anche potendo, di voler sapere cosa mi attendeva. Ne avevo già passate tante. Cosa poteva succedermi ancora? Vero che al fine non c’è mai peggio ma pensavo di aver dato abbastanza.
    Caterina ammise, per scherzo o meno non potevo saperlo, di avere un paio di persone a cui avrebbe volentieri regalato un pensierino sinistro. Io ne avevo solo una ma valeva per mille.
    Io solo una e ti assicuro che basta ed avanza.
    Se avessi indugiato oltre a pensare oltre avrei finito per rovinarmi la serata correndo anche il rischio di un parto prematuro e visto dove eravamo non mi sorrideva l’idea di mettere al mondo mio figlio nel bel mezzo di Nocturn Alley.
    Lei aveva appena detto di essere sposata. Il suo uomo si occupava addirittura di disinfestare il giardino.
    Sei una donna fortunata. Questa triste incombenza tocca a me, come quasi tutte le altre che riguardano la famiglia. Non ho un marito su cui poter contare.
    L’unico marito che avevo avuto mi aveva lasciata e non di certo per sua volontà.
    Scuotendo il capo pensai ai trascorsi dell’ultimo periodo. Ne erano successe tante di cose brutte, non solo in casa mia. Tutto il nostro mondo era in costante pericolo e mi sentivo profondamente egoista ad aver pensato soprattutto a tenere insieme il mio di mondo.
    No, studiato a Beauxbatons e trovo davvero singolare questa rivalità, soprattutto in tempi così oscuri.
    Mi chiedevo spesso per quale motivo i maghi si combattevano e rivaleggiavano fra loro per dei colori invece di unire le forze ma mi rendevo conto di non poter comprendere dinamiche che non avevo vissuto.
    Ridacchiando, fra serio e faceto il sinistro ambiente di Magie Sinister stava diventando oggetto delle nostre attenzioni. Il repellente per le lumache fu la prima cosa che chiesi al commesso che prontamente mi servì. Col pacchetto ben chiuso in mano accompagnai Caterina nell’ispezione del negozio.
    Naaa, troppo poco per qualcuno di molto indesiderato.
    Certe persone sapevano far danni anche senza una mano, anche monche di entrambe. La mano della gloria non era esattamente ciò che intendevo.
    Mi venne da sternutire, una volta, due volte, tre volte di seguito. L’odore che aleggiava nel locale, la polvere o chissà cos’altro fosse che formava una leggera nebbiolina mi solleticava il naso.
    Scuotendo il capo e sorridendo mi guardavo attorno incuriosita dagli oggetti che erano esposti e, chissà perché, ben protetti dentro le teche.
    Quella collana di opali? Guarda che carina, starebbe benissimo al collo di chi dico io
    L’avevamo presa così. Si scherzava ma in ogni scherzo c’era forse un fondo di verità. Ognuno aveva dentro il suo lato oscuro. Per alcuni rimaneva latente senza mai manifestarsi, in altri, il carattere, gli eventi e le situazioni che la vita metteva davanti lo facevano emergere. Il problema era controllarlo, tenerlo a freno. Fino a quando si trattava di me, bene o male, potevo riuscirci. Se invece pesavo, anche solo per un attimo, che qualcuno potesse far del male o anche solo minacciare di farne ai miei figli sentivo che non sarei stata capace di mantenere il controllo.
    Prima che ceda alla tentazione di prenderla che ne dici di uscire di qui ed andare a berci qualcosa di caldo? C’è un’aria pesissima qui dentro.
    Ancora sternuti. Intollerenza alla polvere o alla tentazione non era dato saperlo ma capivo che era meglio uscire di li, in fretta.
     
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    Chissà, se gli avessi presentato questa donna, a Roan, magari si sarebbe fatto comprare volentieri.
    Risi all'idea del mio amico, così a suo agio con i morti almeno quanto era a disagio coi vivi, tutto imporporato perchè aveva davanti una bella donna.
    Sarebbe stato uno spasso stratosferico, e chi sa che un giorno non lo avrei fatto per davvero.
    -Sono molto fortunata- confermai pensando a Ty – è l'uomo migliore che potessi desiderare- mi sentii comunque a disagio nell'appurare quanto lei, invece, non fosse stata così fortunata.
    Cosa le era successo per suscitarle una tale amarezza mentre lo diceva? Parlava di famiglia, aveva quindi dei figli a cui badava da sola?
    Non me la sentii di indagare.
    -Posso assicurarti che non è una rivalità nociva, è come se si trattasse di sport, nello sport si da il cento per cento per vincere, anche al castello è così, molto impegno per raggiungere uno scopo, la coppa delle case- che poi tra i componenti alle volte poteva capitare che non scorresse buon sangue era tutto un altro paio di maniche.
    Comunque me lo ricordavo proprio bene quel locale, faceva venire le piattole se non le avevi.
    A Venus faceva venire l'allergia, per dirne una.
    -Quella collana è meravigliosa, e altrettanto letale- ragionai ad alta voce.
    Sarebbe stata benissimo anche al collo di Anna, anche se non glie l'avrei veramente regalata una, non le volevo così tanto male.
    L'influenza che quel posto aveva su di noi non era tra i migliori, fu lei a rendersene conto per prima e a battere in ritirata di rimando.
    -Andiamo si, cerchiamo di mantenere le nostre anime linde e pinte fuori da queste tentazioni- le scoccai un occhiolino e fummo fuori ancor prima di dire buonasera.
    -Testa di porco o tre manici di scopa?- le chiesi una volta imboccata la via per Hogsmeade – anche da Mielandia fanno delle cose buone, dipende se ti va di bere una cioccolata oppure nutrirti- abbassai lo sguardo in direzione del suo ventre – perdonami ma prima non ho potuto fare a meno di notare che sei in stato interessante .. hai bisogno di prendere a sberle il padre di tuo figlio? Perchè in caso il mio gancio è sempre a disposizione eh-
     
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    Se si poteva chiamare invidia il desiderio che provavo di poter dire e provare la stessa sensazione che Caterina stava esprimendo sul marito ebbene si, ero invidiosa, molto invidiosa.
    Non capita spesso che i desideri si avverino ma quando succede è meraviglioso.
    Ero sincera e sinceramente contenta per lei. Per un lungo periodo avevo sperato che anche per me fosse così e potevo capire come si sentiva. Appoggiai la mano sul braccio e lo strinsi in una delicata presa per trasmette anche a gesti, e non solo a parole, che ero contenta per lei.
    Fra coppe e collane i discorsi spaziavano riempiendo il tempe necessario per guadagnare l’uscita. Non negavo a e stessa la tentazione ma l’atmosfera di Magie Sinister influiva in modo strano sia sul mio apparato respiratorio che sullo stato d’animo. Comprendevo quanto i miei pensieri poco nobili fossero anche irrazionali ma non potevo negarli e la colpa non era tutta della strana atmosfera del negozio.
    Lanciando un’ultima, golosa, occhiata al gioiello e battemmo in prudente ritirata.
    Sapevo sarebbe stata solo questione di tempo, il pancione non poteva passare inosservato a lungo. Respirando finalmente a pieni polmoni passai la mano sul ventre mentre rispondevo alle premurose offerte di Caterina.
    Se va bene anche per te preferirei i Tre manici. Non ho molto appetito, non quello che dovrei avere ma in caso servono anche buone pietanze.
    Quell’attesa, lunga e faticosa, era diversa dalle tre precedenti anche in fatto di appetito. Mi nutrivo più per dovere che per piacere.
    Non sarebbe stato male poter approfittare del gancio di Caterina ma purtroppo le cose non erano così semplici. Se si fossero potute risolvere a sberle ne sarebbero volate parecchie e non solo in direzione del padre del bambino. Io stessa mi sarei presa a schiaffi per essere stata cosi ingenua da illudermi.
    Può darsi che possa servirmi, un giorno, l’appoggio del tuo gancio. Lo terrò presente e in caso ti serva il mio set di pentole per prendere a padellate qualcuno sappi che è a disposizione.
    Infilando in borsa il veleno, con tutte le dovute attenzioni del caso visto che viaggiavo con bagaglio incorporato prendemmo accordo per ritrovarci pochi attimi dopo ai Tre Manici di Scopa.
    Il vortice della smaterializzazione non mi aveva mai dato noia, mi piaceva viaggiare in quel modo ma con un bambino in pancia avevo un po’ di problemi all’atterraggio. Nulla che non si risolvesse appoggiando i polpastrelli al terreno per recuperare l’equilibrio.
    L’atmosfera del locale era sicuramente più rilassata di quello che avevamo lasciato, il cicaleccio dei clienti arrivava ovattato alle nostre orecchie dal tavolo che ci era stato assegnato.
    Se fossi stata sola, come succedeva spesso, avrei consumato a banco e sarei uscita in tutta fretta ma Caterina mi piaceva, era simpatica e si era dimostrata molto disponibile. Mi sarebbe spiaciuto dover finire la serata senza avere il piacere di approfondire la conoscenza. Era così raro che uscissi senza il pensiero dei bambini che attendevano a casa che quella boccata di libertà mi avrebbe fatto bene.
    In attesa che qualche cameriere venisse ad occuparci di noi slacciai il mantello appoggiandolo allo schienale della sedia e mi accomodai.
    Sei stata davvero gentile ad aiutarmi, vorrei sdebitarmi, almeno in parte, per il tempo che mi stai dedicando. Se permetti offro io.
    Non era da me impormi ma ci tenevo.
    Dove eravamo rimaste? Ah…si al mio pancione. E’ la mia quarta gravidanza, l’ultima presumo. Penso di aver dato il mio contributo ormai anche se ti confesso che per quanto ora sia stanca di portarmi appresso questo peso, dopo, mi mancherà.
    Lo sapevo per esperienza, per quanto sbuffassi per l’impaccio amavo quello stato.
    Tu e tuo marito avete figli?
    Non tutti avevano, per fortuna, il mio spiccato senso materno ma per me era impossibile non chiedere.
     
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    Concordavo con lei, anche se a volte venivo sovrastata dai dubbi bastava un suo sorriso, o il sorriso di Charlotte per farli dissipare tutti quanti.
    -I tre manici andranno benissimo, un tempo ero un'assidua frequentatrice- lo avevo sempre preferito alla testa di porco, un po' perchè ci lavorava Lula, un po' perchè nell'altro invece ci lavorava Fred.
    Ora nessuno dei due lavorava in quei locali ma rimanevano comunque una valida alternativa quando si voleva passare una piacevole serata.
    -Quando vuoi- le dissi mentre percorrevamo la via senza liberarmi di quel fine sorrisetto che mi comparve all'idea del suo set di pentole in testa a chi rompeva le scatole.
    Il primo che mi venne in mente fu proprio il nuovo prof di magia antica, dritto nelle gengive gliene ci voleva uno.
    Poco dopo ci smaterializzammo davanti ai tre manici.
    Il locale era come lo ricordavo, tranquillo, piacevole, una botta di relax allucinante.
    -Ma scherzi? Figurati, è un piacere parlare con te- e mi piaceva veramente, non è che fossi proprio una ragazza con la quale conversare fosse semplice.
    Soprattutto perchè di solito mi prendevano in antipatia non appena mi venisse la felice idea di aprire bocca.
    -Ti lascerò offrire, ma prometti che ci sarà una prossima volta, e in quel caso farai offrire me- poteva essere l'inizio di una bella amicizia, non volevo davvero perdere questa occasione.
    -Accidenti, la quarta, che invidia- positiva eh, anche se io non ero certa sarei arrivata neanche alla seconda, figurarsi alla quarta.
    -Ammirevole, davvero- annuii convinta – si abbiamo una bambina, non ha ancora compiuto un anno. Ho dovuto lasciarla per qualche mese con lui perchè ho avuto un impiego a Hogwarts e non sono ancora riuscita a organizzarmi- e difatti stavamo proprio lavorando per risolvere la questione, anche se non sembrava un problema per Ty badare alla bambina.
    -Non sono ancora riuscita a entrare nella modalità mamma a tempo pieno, credo che siano rare le donne come te, con questo spiccato istinto materno.
    Io .. non lo so, a volte mi sembra di sentirmi legata-
    probabilmente per lei queste mie parole erano inconcepibili, ma era davvero come mi sentivo, forse non ero solo pronta... anche se amavo Charlotte non riuscivo ancora a rinunciare al mio lavoro, alla mia vita..
    -Come si fa? Ad essere una buona madre dico-
     
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    Per quanto singolare fosse stato il modo e il luogo di incontrare Caterina ero felice che fosse successo. Trasmetteva simpatia e positività e solo Merlino sapeva quanto avessi bisogno e gradissi entrambe le cose. La sensazione che anche lei si trovasse a suo agio e ipotizzasse un futuro incontro fu piacevole e siccome non tutti sanno leggere il pensiero, lo sapevo per certo, pensai fosse bene dirglielo.
    Allora la prossima volta ..ostriche e champagne!
    Ammiccai scherzosa accettando la proposta della donna.
    Ero certa che avrebbe compreso che scherzavo, non era tanto quello che avremmo consumato ad avere valore ma la compagnia.
    Invidia???
    Sgranando gli occhi osservai la donna portandomi le mani al volto per coprire un sorriso. Si, stavo proprio sorridendo ma era un sorriso amarissimo che cercai di camuffare quando la mano si staccò dal viso per tornare ad abbandonarsi sul tavolo.
    Quattro figli. Tre consapevolmente messi in cantiere e uno non programmato. Due padri diversi. Un solo marito venuto a mancare troppo presto e un ex compagno. Se non fosse per i miei figli …
    Perché mai stavo dicendo quelle cose? Vero era che le avevo pensate tante volte, le pensavo tutt’ora ma come sempre la spontaneità e la mancanza di tattica mi indicevano a dire ciò che non avrei dovuto.
    Scacciando l’aria con la mano abbozzai un sorriso.
    Se ti servono dei numeri da giocare al lotto puoi approfittare ma dubito che siano vincenti.
    Non affatto convinta di ciò che Caterina stava asserendo attesi che terminasse di parlare e poi le risposi esponendo quello che era il mio personale punto di vista.
    Un figlio cambia la vita, ne hai una anche tu per cui lo sai.
    Un bambino di pochi mesi era una vera rivoluzione, portava tanta gioia ma anche diversi problemi, quelli logistici inclusi.
    Pensavo, mi illudevo, di poter dare ai miei figli tutto ciò di cui avevano bisogno ma la realtà era ben diversa. Non ero riuscita a dar loro una famiglia e lo vivevo come un fallimento non solo come madre ma anche come donna.
    Il senso materno può variare a seconda delle situazioni. Tu hai fatto per la tua bambina di più e di meglio di quello che io non posso fare per i miei. Le hai dato una famiglia unita che si ama. Io non ci sono riuscita e faccio tutto il possibile per colmare le lacune.
    Era palese che il possibile era ben lungi dalla perfezione e il mio sguardo, obbiettivo e lucido su una situazione che conoscevo fin troppo bene, ne era la conferma. Eravamo entrambe legate o come tali ci sentivamo anche se in maniera diversa.
    Bella domanda!
    Ridacchiai davvero divertita ben sapendo che non c’era una risposta che potesse soddisfarla.
    Credo che nemmeno da Magie Sinister avremmo trovato un manuale adatto allo scopo perché sicuramente è qualcosa di molto oscuro visto che è tanto difficile.
    Invece di rispondere posi un'altra domanda. Altrettanto 'bella'
    Come si fa ad essere una brava moglie?
    Forse anche per questa domanda la risposta non esisteva o forse, come per la prima, la soluzione era sempre la stessa, così palese ed ovvia che pur conoscendola non tutti sapevano riconoscerla e metterla in pratica.
    Fortuna, istinto, destino, carattere. Chissà perché la vita metteva alla prova così duramente le persone facendo insorgere sensi di colpa e di inadeguatezza anche quando ci si metteva non solo il corpo e l'anima ma anche tutto il cuore per raggiungere la cosa che più contava, la felicità.
     
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    -Magari fai in modo di trovarti al Nord la prossima volta, e vieni al Dragon fly Inn-
    seguitai nel medesimo tono scherzoso facendole intendere che si avevo capito che scherzava ma perchè non concretizzare questo desiderio, magari era una voglia e poi gli rimaneva qualche segno strano sul nascituro – è il mio locale al villaggio magico di Bergenwiz, ci sei mai stata da quelle parti?-
    Non capiva il potenziale che aveva nel suo essere ben disposta con i bambini, e immaginavo anche che i suoi precedenti li aveva cresciuti nel miglior modo possibile.
    Dicevano che la fase peggiore era per l'appunto quella che stavo vivendo io, troppo piccoli per comunicare i bisogni, troppo piccoli per essere almeno in parte autonomi.
    Dipendevano totalmente da noi, questa cosa mi faceva mancare il respiro.
    -Me li segno, magari sono vincenti- scherzai su, capivo il suo bisogno di smorzare la tensione, il fatto che non fosse totalmente soddisfatta di come fosse andata la sua vita.
    Del resto chi voleva rimanere vedova così giovane?
    Chi non desiderava una vita lunga e duratura col proprio uomo?
    Ma non tutti erano fortunati in questo, quante volte prima di Ty avevo pensato fossero gli uomini giusti quelli che avevo amato?
    Ezekiel, per dirne uno. Ethan.. ogni volta aveva fatto sempre più male.
    Parlare di Charlotte fu un ottimo cambio di argomento e di pensieri.
    Chiaramente si, lo sapevo che un figlio cambiava la vita, lo sapevo eccome.
    Sembrava che mi colpevolizzassi per questo mio pessimo carattere troppo duramente.
    Sembrava che averle dato una stabilità con Ty fosse una buona cosa, la migliore che potessi fare.
    Allora mi venne in mente un'altra cosa.
    Avevo tolto a Ivan la possibilità di avere stabilità nella sua vita.
    Cosa mi dovevo meravigliare mai se crescendo mi avesse odiata?
    -Mi fa piacere saperlo, almeno potrò dibattere qualora qualcuno si sognasse di additarmi come una cattiva madre, non esiste una manuale in merito, viene tutto dall'esperienza- Chiarissimo.
    -Una brava moglie?- mi strinsi nelle spalle abbozzando un sorriso – non lo so se sono una brava moglie, so che lo amo, e lui ama me.
    Se non avessi sentito questo sentimento non mi sarei mai sposata. Quindi alla fine, credo che basti essere se stessi, pregi e difetti, e farsi amare senza riserve, e amare allo stesso modo-
    portai quindi il conto con le dita – provo a darti qualche numero pure io, vediamo ... sincerità, fiducia, rispetto, amore e tanto sesso, questi sono gli ingredienti per essere una brava moglie- era una battuta ma alla fine un fondo di verità c'era, anche se oltre a quello si sarebbe dovuto essere un sacco di altre cose, e indubbiamente nel mezzo c'era anche fare tante rinunce.
    -Io non escluderei anche la fortuna, mica è facile trovare un uomo come si deve di questi tempi- forse questa la prima fra tutte.
    -Se posso... com'era il tuo primo marito? Ti amava?-


    Edited by __Grace__ - 10/10/2020, 14:38
     
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    Caterina probabilmente scherzava ma non poteva sapere quante volte avevo pensato di scappare, proprio magari al Nord. La tentazione di mollare tutto e rifugiarmi da qualche parte, lontano da tutto e da tutti mi aveva attanagliato lo stomaco e l’anima molte volte nel corso degli ultimi mesi.
    Potrei prenderti in parola.
    Risposi strizzando l’occhio.
    Non sono mai stata a Bergenwiz ma sono stata al Nord qualche mese fa.
    Ricordare il viaggio in Islanda rischiò seriamente di compromettere il mio stomaco oltre al mio equilibrio. Le immagini dello splendido paese che avevo avuto occasione di visitare si sovrapponevano ad altre che di splendido non avevano proprio nulla.
    Storsi la bocca in una smorfia disgustata. Forse qualcuno nel locale stava consumando una bevanda all’aroma di vaniglia. Pur sapendo di essere irrazionale e parziale non ne potevo fare a meno, sentire o anche solo ricordare quel profumo mi faceva venire il voltastomaco.
    Potevo solo immaginare i dubbi e le domande che Caterina si stava ponendo riguardo alla maternità. Ascoltai in silenzio le sue parole ed annui pensando bene di integrare in discorso.
    Se avrai altri figli, se capirai di volerli, ti renderai conto che non conta nemmeno l’esperienza. Vengono tutti dallo stesso stampo ma sono uno diverso dall’altro. Per quel che mi riguarda seguo il metodo dell’istinto; è l’unico che conosco e non sempre funziona. Sbagliare è un attimo, accorgersene un’impresa, rimediare un casino.
    Usavo lo stesso metodo nella vita e ne subivo, ogni santissimo giorno, le conseguenze. Non ero una calcolatrice ne una manipolatrice, non sapevo fare giochetti quando si trattava di relazionarmi con le persone che amavo.
    Abbassai lo sguardo fissando il tavolo. Le parole di Caterina uscirono così spontaneamente dalle sue labbra che mi colpirono nel profondo. Cominciavo ad ammirare e a rispettare quella donna, le sue idee così chiare, così ligie a quello che doveva essere il suo carattere.
    Sapevo di cosa parlava quando alludeva alla reciprocità di sentimenti, conoscevo quella meravigliosa sensazione così come conoscevo gli ingredienti elencati dalla donna. Li conoscevo bene al punto da farmi sentire i brividi lungo la schiena nel ricordarli.
    Hai ragione, non è affatto facile ed è devastante, quando pensi di averlo trovato, perdere tutto quello che, con sincerità, fiducia, rispetto, amore e tantissimo sesso hai provato a costruire. Soprattutto se questo succede dopo anni di convivenza, dopo aver formato una nuova famiglia.
    Parole amare che non amavo pronunciare. Parole vere, sincere che avrebbero potuto lasciar trasparire la fatica di ammetterle. Una sensazione sgradevole che venne, in parte, inondata e ricoperta da un’altra di ben altro spessore.
    E’ molto più facile incontrare persone viscide, senza alcuna morale. Persone assolutamente egoiste che si spacciano per quel che non sono e chi insinuano come aspidi in un rapporto consolidato giudicandolo e compromettendolo, persone che pensano esclusivamente al loro piacere non tenendo in alcun conto le conseguenze delle loro azioni.
    Sapevo bene che era fin troppo facile addossare la responsabilità ad un’unica persona, non era giusto e non era corretto farlo ma era quello che pensavo, quello che il mio istinto mi indicava. Non sottovalutavo il resto, non ero abbastanza ingenua o stupida per farlo ma la rabbia era diventata la mia invisibile accompagnatrice ufficiale da mesi ormai e vi ricorrevo ogni volta che quei particolari pensieri mi inducevano al ricordo; era stato anche grazie alla rabbia che ero riuscita a sopravvivere durante quei lunghi mesi. Era un buon appiglio e aveva ragione di esistere.
    La domanda di Caterina giunse al momento giusto. Pensare a Vincent avrebbe messo da parte i ricordi dolorosi velando il mio sguardo di tenera nostalgia.
    Vincent era un babbano, un’adorabile babbano che ho conosciuto giovanissima. Il nostro è stato quello che si può chiamare un matrimonio perfetto. Ci amavamo moltissimo al punto che avremmo dato volentieri la vita uno per l’altra. Lui l’ha fatto. E’ morto per salvare la mia e questo non potrò mai perdonarmelo.
    Avrei convissuto con il senso di colpa per sempre. Me ne ero fatta carico e per dare un senso al mio sacrificio avevo provato a dare ai suoi figli una stabilità che, con la sua dipartita, era venuta a mancare. Per anni avevo creduto e sperato di aver fatto molto di più. Gli avevo dato una famiglia e io avevo trovato un altro uomo in grado di farmi battere il cuore. Ci avevo creduto in quel nuovo rapporto, ci avevo messo tutta me stessa per farlo funzionare ma non era bastato.
    Più serena e con addosso il calore del nuovo ricordo sorrisi a Caterina. Le ero davvero grata per l’occasione che mi aveva dato. Poter condividere i pensieri per chi ritenevo fosse in grado di comprenderli senza preconcetti mi faceva sentire meglio, più leggera.
    Raccontami un po’ di te, come hai conosciuto tuo marito? Amore a prima vista?

    Avevo tenuto la scena troppo a lungo per non condividerla con quella bella sorpresa che era Caterina.
     
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    -A si? Cosa ti ha portata al Nord?- non ci potevo fare niente se ero una ragazza curiosa, del resto sembravamo amiche da sempre, mi veniva spontaneo non starmene sulle mie e raccontarle anche tutti i fatti miei, quelli raccontabili insomma.
    Assorbii ogni consiglio che mi stava dando, aveva ragione sicuramente, non ero certa di voler ripetere l'esperienza, alternavo momenti da “voglio una baby squadra di quidditch” a momenti da “una basta e avanza”.
    -Un giorno lo troverai anche tu un brav'uomo, che saprà amarti e che amerai con tutta te stessa- tutti meritavamo un Ty nella nostra vita.
    Non importava che lei una volta lo avesse già incontrato, a questo punto speravo ne esistesse un altro, perchè nessuno meritava di essere solo per così tanto tempo.
    -Mi dispiace- le dissi posando una mano sulla sua – sai, una volta qualcuno ha dato la vita per me. Un ragazzo. Andavamo a scuola insieme, lui mi amava- Seba, era la prima volta che lo ricordavo e ne parlavo ad alta voce.
    -Mi ha fatto scudo col suo corpo, a volte mi domando cosa gli abbia detto la testa, io .. non mi ero neanche accorta del suo amore.
    Non fino a quel momento.. ma la vita, Venus, ci chiede di andare avanti, di non distruggerci dal dolore, perchè il passato non torna, e il presente, se riusciamo a godere anche delle piccole cose, diventa bellissimo-

    Io ci avevo provato, ad andare avanti, non potevo assicurare serenità, mai niente sarebbe stato come prima, ma a volte anche l'approccio che avevamo nei confronti della vita poteva agevolarci nel renderla migliore.
    E ad attirare positività anche.
    -Oh beh- sorrisi al ricordo del nostro primo incontro – in realtà lui aveva una faccia così gonfia per le botte che si era dato con un'altra persona che a stento gli si vedevano i tratti del viso, io invece ero fidanzata con un altro uomo. Un uomo che ho amato davvero tanto, almeno quanto amo Ty ora. Ma da un dolore è comparsa una speranza.
    Lui veramente è stato davvero antipatico all'inizio, poi il tempo, gli anni...
    - una storia che aveva avuto degli alti e bassi, dei ripensamenti anche, e che ancora oggi mi dava da pensare.
    Ma ero io il problema, che pensavo di aver rubato lui da un amore ancora più grande.
    Ma a parte questi pipponi mentali, .. tutto perfetto per noi.
    -Se chiedi a lui ti dirà che si è innamorato dalla prima volta che mi ha vista- scherzai su – come dargli torto, sono bellissima- e con una risata come accompagnamento portai il drink alle labbra e ne bevvi un sorso.
    -Adoro le storie romantiche, adoro anche ricordare la mia, sai che gli ho chiesto io di sposarmi?-
     
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