divine and profane

aperta

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    Il crepuscolo era prossimo. Dopo una lunga giornata passata a stilare una dettagliata relazione sul suo ultimo incarico Aryana sente il desiderio di sgranchirsi le membra intorpidite dalla lunga seduta passata a scrivere e descrivere minuziosamente i particolari dell’ultimo intervento della squadra di Obliviatori di cui fa parte. Come avesse potuto fare un Erumpent a sfuggire al controllo degli addetti alla sorveglianza era un particolare che sarebbe rimasto ignoto ma lei i colleghi avevano dovuto, previo recupero della magica creatura, provvedere a cancellare la memoria degli stralunati pastori babbani si erano visti piombare il bestione fra le greggi. Una stranezza che era ordinaria amministrazione per chi svolgeva la sua professione.
    Quella mattina, Dolores, la sua civetta, si era impigliata con una zampetta nella gabbia. Aryana si era presa cura di lei fasciando la slogatura e mettendo a riposto il pennuto. Dolly, come confidenzialmente la chiamava, le era molto cara ma questo aveva creato l’inconveniente di doversi rivolgere ai gufi dell’ufficio postale per far giungere il risultato del suo lavoro al Ministero.
    Dopo essersi accertata che Dolly avesse cibo ed acqua a sufficienza arrotolò la pergamena con il resoconto, la mise in borsa insieme alla bacchetta e si apprestò ad uscire unendo l'utile al piacevole.
    Ad Aryana non dispiaceva camminare, lo faceva volentieri in special modo quando la luce del giorno cedeva il passo alle prime ombre della sera. Smaterializzandosi si ritrovò in brevissimo tempo nei pressi dell’ufficio postale di Hogsmeade. Non ricordava di essere tornata in quel posto dai tempi della scuola quando, vestendo con orgoglio la divisa verdeargento, spediva gufi anonimi per fare scherzi o per suscitare la curiosità di ragazzini che la interessavano.
    L’aria era tiepida, i colori del cielo, quasi completamente sereno, volgevano al lavanda, le sfumature rosa e arancioni del tramonto rendevano la luce delle strade soffusa. Non c’era molta gente in giro, l’ora di cena era prossima e pochi passanti procedevano di passo spedito verso le loro destinazioni.
    Aryana poteva godersi i ricordi di un’adolescenza trascorsa da troppo poco tempo per essere dimenticata e da troppo per non essere rimpianta. I problemi che allora considerava seri ora la facevano sorridere anche se ricordava bene quanto avesse patito in quella difficile età. Diventare adulta era stato faticoso per l’irlandese poco propensa ai compromessi che esigeva il branco.
    Nell’approssimarsi all’entrata, assorta nei suoi pensieri, Aryana sentì artigliarsi il braccio mancino con una forza tale che fu costretta a voltarsi.
    Freya, tesoro mio, mia dea, finalmente ti ho trovata.
    Lo sguardo stralunato di un’uomo di mezza età mai visto e conosciuto, fissava il viso dell’irlandese che rimase impietrita da tale approccio. Capiva che l’uomo non era in se, gli occhi arrossati, l’andatura incerta, la voce a tratti stridula e a tratti roca palesavano un stato di confusione più che evidente.
    No, guardi che si sbaglia, non sono Freya.
    Freya, se le sue rimembranze scolastiche non la tradivano, era una il nome di una divinità norrena, era considerata la dea dell’amore sessuale, della bellezza, della seduzione e di altro ancora che le sfuggiva. Le sue lacrime si trasformavano in gocce d’oro puro, dai suoi ricordi era raffigurata come una bellissima Signora dai lunghi capelli biondi.
    Torna a casa Freya, le nostre bambine ti aspettano, non possiamo vivere senza di te.
    Il lamento dell’uomo diventava sempre più insistente e la sua stretta più salda. Nessuno pareva essersi accorto dell’aggressione e se, sulle prime, Aryana aveva cercato di mediare all’increscioso incidente usando un tono pacato all’insistere dell’uomo strattonò il braccio cercando di liberarsi dalla presa. Sentiva sul viso il fetido alitare dell'uomo mentre cercava di tenerlo lontano usando calci e spintoni..
    Le ripeto che non sono Freya e mi lasci in pace!
    Non era un grido quello di Aryana ma la sua voce sarebbe risultata udibile anche oltre l’angolo dell’ufficio postale mentre la mancanza di lucidità dell’uomo, unita alla sua forza fisica, spinsero la ragazza contro il muro. L'obliviatrice aborriva la violenza, sperava in uno spontaneo ritorno in se dello stralunato essere che continuava a chiamarla con il nome di una dea mentre la supplicava di far ritorno al focolare. La differenza di altezza e di prestanza fisica erano tali che Aryana sapeva che avrebbe dovuto ricorrere alla bacchetta se il tipo non si fosse dissuaso con le quasi buone.

    Edited by .Aryana. - 24/9/2020, 15:33
     
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    Braccia incrociate immerso nei suoi pensieri il mago attendeva in fila il suo turno. Si sentiva un coglione ora che si trovava li. Pensava che un'ora cosi inusuale avrebbe sfoltito le persone invece, a parere suo, ce ne stavano ancora troppe. Guarda dritto di fronte a se ma i suoi occhi erano persi nel vuoto, stava pensando. Solo per un'istante viene distratto da un profumo con la coda dell'occhio intravede una chioma bionda ma non ci presta molta attenzione. Quello che ancora non sa che di li a poco avrà ancora l'occasione di gustarsi quel profumo. Tira fuori sei buste ognuna con una destinazione diversa ma tutte indirizzate a se stesso. Come mai? Purtroppo questa è un'altra storia e questo non è ne il luogo ne la sede per raccontarvelo. La commissione era finita ora non doveva fare altro che pensare al luogo in cui si sarebbe gustato un buon pasto. Il mago riprende a camminare immergendosi nuovamente nei suoi pensieri. La serata è tranquilla e a lui va ben cosi fino a quando non viene attratto da due persone di fronte a lui. Non ci aveva prestato molto attenzione fino a quando non nota la postura intimorita della donna e la mano tesa dell'uomo attorno al braccio della donna. Non andava affatto bene! Da dove fare assolutamente qualcosa per risolvere il problema! Cosi supera i due per raggiungere una panchina in cui avrebbe potuto assistere alla scena da una prospettiva migliore. Se c'era una cosa di cui potevate stare certi che lui non avrebbe mai mosso un dito in soccorso di un essere umano. Per Caleb quella scena era meglio del cinema o di un quadro. Quello a cui stava assistendo con divertimento era l'essenza dell'umanità. Nuda e cruda senza filtri e censure. La scena era tanto istruttiva quanto disgustosa, quanto odiava il genere umano. Disprezzava l'uomo di fronte a lui per come si era ridotto ad essere l'ombra di se stesso e la donna che nella sua debolezza non si era ancora sbarazzata della minaccia. Uno dei due poteva essere migliore ma chi? Incrocia lo sguardo della donna, il viso di Caleb è impassibile ma c'è una nota di divertimento nei suoi occhi. Quella sciocca credeva davvero che l'avrebbe aiutata? Lei non aveva la minima idea che se fosse intervenuto sarebbe stato per uccidere entrambi. Un luogo isolato nessuno in vista e solo loro tre chi stava per diventare la vittima di chi?
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    Freya Freya Freya non fare così, torna a casa.
    Aryana cominciava ad essere stufa di sentirsi il peso dell’uomo addosso. L’alito fetido le faceva rivoltare lo stomaco. Il luogo in cui si trovavano non lasciava adito a dubbi, il tipo doveva per forza essere un mago ma la ragazza dubitava che se ne ricordasse in quel momento. Da quel che poteva vedere non aveva bacchetta e anche se l’avesse avuta probabilmente, in quello stato, non sarebbe stato in grado di utilizzarla. Tentare un altro chiarimento era tempo perso, si era fissato con Freya e non avrebbe cambiato idea a suon di parole ma agire con la bacchetta era esagerato.
    Pensando a quanto bene avesse fatto la povera Freya a fuggire a gambe levate dall’individuo la bionda finse di accondiscendere ai suoi desideri; con un maldestro tentativo di abbraccio avvicinò le gambe alle sue e quando si sentì certa nel procedere con uno scatto veloce sollevò la sinistra piegando il ginocchi che andò a premere, affatto gentilmente, nel punto più sensibile del genere umano di sesso maschile. Maghi o babbani quando si picchiava lì c’era poco da fare e Aryana aveva picchiato forte.
    L’uomo si accasciò ai suoi piedi con un unico gemito gutturale che segnò la fine delle ostilità. Rimettendosi a posto l’abito rimasto sgualcito dal confronto Aryana controllò che respirasse e avutane conferma si scostò di pochi passi dal fagotto maleodorante e dolorante che rimase immobile a terra.
    Fu solo allora che, sollevando lo sguardo, le sue iridi inquadrarono la figura di un ragazzo che pareva aver assistito alla scena. Indurendo i tratti del viso, appena rilassati dalla fine dello scontro, le parve di notare un sorriso divertito sulle sue labbra.
    Aryana avrebbe potuto benissimo ignorare l’aria ironica della faccetta che la osservava ma quel tipo aveva visto un film gratis, non si era minimamente preoccupato di palesare la sua presenza o di darle una mano e questo, visto l’animo ancora surriscaldato, le diede la discutibile idea di raggiungerlo. Si avvicinò alla panchina presso la quale stazionava ricambiano il sorriso con altrettanta ironia.
    Ti è piaciuto lo spettacolo?
    Le venne da chiedersi per avesse parteggiato ma non espresse alcun pensiero in merito facendosi convinta che poco gli sarebbe importato se ad avere la meglio fosse stato il compagno di Freya.
     
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    Noia. Non c'è alcun dubbio su cosa sta provando in quel momento il mago oscuro. Caleb fin da quando aveva memoria ha sempre provato attrazione per la violenza, l'ha sempre sedotto. In quel momento per lui assistere doveva essere un momento di apprendimento e intrattenimento o almeno cosi avrebbe dovuto essere ma non stava andando affatto cosi. L'aguzzino non era in se quindi le sue possibilità di attacco erano ridotte e la donna nonostante sembrasse succube del momento al mago non risultava realmente in pericolo. Ciò non toglie che se fosse stato il contrario e che se la donna fosse caduta per mano di quell'uomo lui non sarebbe comunque intervenuto. Anzi se ne sarebbe andato lasciando al "predatore" la privacy per gustarsi la preda che si era guadagnato. Il destino di quella donna stava tutto nelle sue mani. Caleb solleva il colletto nero giacca per difendersi dal vento leggero ma fresco che annunciava che l'autunno era alle porte. Ora che ci pensava la donna non sembrava essersi accorta ancora della sua presenza e il che era un peccato perché se avesse cercato in lui la salvezza sarebbe stato altamente esilarante per Veidt e la sua risposta molto probabilmente inaspettata per lei. Gli occhi chiari del moro si assottigliano vigli e si piega in avanti improvvisamente interessato alla scena, qualcosa nella donna è cambiato. La postura e lo sguardo sono diversi Veidt sa esattamente cosa sta per accadere, la donna sta per attaccare. Sensuale e pericolosa si finge vittima per creare lo spazio e l'attimo per l'attacco, al mago ricorda una serpe. La bocca del mago si piega appena verso sinistra in una smorfia di divertimento. Il colpo è andato a segno e l'aguzzino non sa incassare perché va al tappeto con troppa facilità. Caleb può immaginare il dolore ma se fosse stato lui al suo posto la donna avrebbe dovuto fare molto di più perché quando aveva un obiettivo diventava implacabile e di certo non sarebbe stato il dolore fisico a fermarlo. Un obiettivo per lui era una missione e le missioni andavano portate fino in fondo costi quel che costi e Krueger era uno di quelli che lo avrebbe scoperto. Ma questa è un'altra storia. Anche se il mago oscuro ancora non sa è che non si dissocia poi cosi tanto da questa. Applaude lentamente quando la donna si rivolge a lui. Lei ha vinto ma lui è deluso dallo scontro. Due maghi che conoscono un'arte cosi fine ed elegante come la magia preferiscono la lotta fisica e grezza degli umani, disgusto totale. Solo ora Caleb nota la sua bellezza. Non fa distinzione tra maschi e femmine ma la bellezza quella si, non è qualcosa che puoi comprare o c'è l'hai o puoi desiderarla. In breve se vi guardate allo specchio e non vi piace ciò che state guardando sapete a che categoria appartenete. Per uno fissato come lui con le proporzioni e l'estetica lei non aveva nulla che avrebbe dovuto essere di suo gradimento ma quei piccoli difetti messi assieme in qualche modo la rendevano attraente. Un suono secco tracce di nebbia magica nell'aria e accanto a loro appare un uomo che si guarda interdetto in giro per poi gettarsi sull'altro uomo a terra. Papà! esclama soccorendolo e cerca di farlo riprendere scuotendolo inutilmente. Alza lo sguardo e l'ostilità nel suo sguardo è palese. Sei stata tu puttana?! Urla con rabbia ed estrae la bacchetta dalla cinta. Ora si che ci siamo finalmente il mago potrà assistere a qualcosa che stava aspettando da diversi minuti. Si! Risponde Caleb alla domanda dell'uomo e quello senza farselo dire due volta ringhia: Stupeficium!
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    Triste constatare quanto la mente umana potesse essere facile preda del delirio. Aryana non conosceva quell’uomo, non lo aveva mai visto, non conosceva i suoi trascorsi e neppure aveva idea del motivo per cui aveva scelto di renderla oggetto di tanto accanimento. Si era resa conto che era fuori di se; le sue parole e le sue azioni non erano lucide ma la sua disperazione era reale. Se aveva esitato a reagire era stato per eccesso di premura verso chi non era in pieno possesso delle sue facoltà mentali. Una lotta impari non le avrebbe dato nessuna soddisfazione.
    La strega probabilmente avrebbe ritenuto chiuso lo sgradevole incidente, stava per andarsene a fare ciò per cui era uscita e cioè a consegnare il suo plico all’ufficio postale affinchè fosse inoltrato a chi dovere ma la sua risoluzione durò lo spazio di pochi attimi.
    Un altro imprevisto, un’altra presenza del tutto gradita. Un altro uomo, molto più giovane di colui che era ancora a terra semincosciente, sbucò fuori dal nulla berciando.
    Aryana stentava a credere ai suoi occhi e rimase attonita nell’udire le sue parole. Trattandosi di persona giovane e nel pieno del vigore non perse la calma e nemmeno la lucidità. Forse ci si poteva ragionare col figlio di quel povero disgraziato che l’aveva scambiata per un’altra persona, ad armi pari però.
    Nemmeno il tempo di lasciargli finire la frase e la bacchetta di Aryana era già nella sua mano.
    Occupati di tuo padre e tieni a freno la lingua, cafone. Non conosco quell’uomo.
    Poco propenso la dialogo lo vide tentare di estrarre la bacchetta dalla cinta e in quel momento arrivò lo Stupeficium.
    L’uomo si accasciò su stesso senza nemmeno aver capito da dove era arrivato l’incanto.
    Aryana invece lo capì all’istante. Il bellimbusto osservato in precedenza dall’altro lato della strada si era avvicinato e teneva in pugno la bacchetta che aveva operato la magia.
    Ottima mossa
    L’ironia del tono della voce di Aryana era così palese che anche un troll l’avrebbe rilevata.
    Fra un po’ si radunerà una folla in questo posto a causa della tua prodezza. Non amo essere al centro di certe attenzioni.
    Era inevitabile; un uomo a terra poteva anche passare inosservato vista l’indifferenza della gente verso questioni che non riguardavano loro stessi ma due cominciavano ad essere troppi.
    Qualche curioso passante si stava già avvicinando per vedere cosa era accaduto e Aryana non aveva nessuna voglia di fornire spiegazioni in merito.
    Penso che andrò a prendere un the. Ti lascio tutta la ribalta.
    Senza fare o dire altro Aryana girò i tacchi e svoltò l’angolo. Il plico dopo tutto poteva aspettare visto che per poterlo spedire si sarebbe dovuta sorbire una seria di domande che le avrebbero solo fatto perdere tempo-
     
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    L'uomo ora è coinvolto nella situazione il suo interesse era per lo scontro in arrivo. Per la donna era inevitabile almeno che non provava a darsela a gambe. Ma ne dubitava visto che avrebbe potuto farlo già prima. Un lampo in mezzo a loro annuncia l'inizio e la fine dello scontro. Caleb era interdetto. Non aveva assolutamente idea di cosa fosse successo. Rapido con lo sguardo cerca qualcuno una figura o una qualsiasi cosa che possa essere intervenuta. Non c'era assolutamente nessuno al di fuori dei protagonisti già presenti. Improvvisamente è teso, possibile che quella donna sia cosi veloce? lui non ha visto nulla non ha percepito minimante i suoi movimenti. La sua testa formula delle risposte: forse ha usato magia involontaria e si è difesa con uno scudo? Oppure il mago si è schiantato da solo perché la bacchetta non era sua? no nessuna di quelle risposte lo convinceva. Era quasi del tutto sicuro che quella donna fino ad ora aveva celato il suo potenziale. Lei farnetica un paio di cose e sparisce dietro l'angolo. Che infame! Aveva sganciato su di lui la situazione? Non credo proprio. Si smaterializza e riappare di fronte a lei invadendo il suo spazio privato. Lo sai vero che sono un testimone? Ho visto tutto e ora dammi un bel motivo per cui non ti devo denunciare agli auror? Le chiede curioso e deciso. Se quella donna pensava di liberarsi di lui dopo quello che aveva appena fatto se lo poteva scordare. Caleb era sicuro che in quel incontro casuale aveva appena fatto bingo. Aveva di fronte a se un'altro potenziale mago da mettere tra le sue collezioni.
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    Quello che pareva essere iniziato come un giorno tranquillo si stava evolvendo in un susseguirsi di fraintendimenti che pareva non avesse fine. Prima era stata scambiata per un’altra, poi minacciata ed ora ci mancava anche questo bel tipo, spuntato come un fungo da chissà dove, a berciare assurdità.
    Aryana se lo vide apparire davanti senza assolutamente averlo evocato e come se non bastasse la riteneva, con convinzione e con una bella faccia da prendere a schiaffi, di aver visto ‘tutto’.
    Spazientita e consapevole di star perdendo tempo sbuffò. Aggirò l’ostacolo spostandosi di qualche passo e riprese a camminare con l’andatura di chi non aveva nessuna fretta.
    La domanda è: Chi sei tu? Che vuoi, da dove spunti?
    Il fatto che le domande fossero più di una non poteva avere una gran importanza come poteva non averne le risposte. La prima impressione di Aryana fu quella di essersi imbattuta in un fannullone annoiato alla ricerca di qualche brivido per rallegrare le sue giornate.
    Che cosa vorresti denunciare agli Auror, sentiamo. Sicuramente crederanno a te!
    Ironica e quasi di divertita la ragazza non pareva impressionata. Era abituata ad aver a che fare con gente confusa che aveva perso la ragione per gravi incidenti o per essere caduta dal seggiolone da piccoli. Chissà a quale a categoria apparteneva il tipo dagli occhi azzurri che pensava, e lo pensava davvero, che lei avesse potuto o dovuto giustificarsi.
     
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    La donna si comportava come se fosse dalla parte ragione e che quello che era appena successo fosse una cosa da nulla. Come poteva essere cosi calma e poco coinvolta dalla situazione? Caleb non avvertiva in lei malvagità eppure non mostrava segni di empatia per l'episodio di pochi attimi fa. Non che lui ne provasse, anzi si era divertito ma la donna enigmatica si stava mostrando un soggetto degno delle sue attenzioni. Lei lo sorpassa e riprende a camminare, sente l'impulso di punirla. Nessuno lo ignora e tanto meno gli da le spalle senza pentirsene ma questo non è il momento giusto. Deve capire chi è quella donna. Con la coda dell'occhio si guarda alle spalle per vedere se qualcuno ha chiamato i soccorsi e se l'attenzione è su di loro. C'è del movimento ma loro due sembrano al sicuro da potenziali attenzioni indesiderate. Le domande di lei sono di circostanza non sembra realmente interessata a quello che sta dicendo, si sta infastidendo. Odia ripetersi o dare spiegazioni. Lui è quello che fa le domande e conduce il gioco, solamente lui. Si avvicina rapido e la prende per un braccio mentre si smaterializza. Nello stesso istante in cui tocca il suolo la lascia ignorando che la donna possa o meno perdere l'equilibrio per il viaggio inaspettato. Il contatto per lui è sempre indesiderato. Dal cornicione del Big Ben le sarà difficile allontanarsi e che provi a smaterializzarsi non le sfuggirà. Come aveva detto poco fa, lui fa le domande, lui conduce il gioco. Mi hai preso per caso per uno di quei bifolchi che hai steso? Le domanda voltandosi. Fino a quel momento le aveva dato le spalle e osservato Londra sotto di loro. Nonostante l'altezza la voce di Londra arrivava fino alle loro orecchie fragorosa.Per difesa o meno hai ferito delle persone non hai prestato soccorso e ti sei allontana dalla scena del crimine. Avanza fino alla donna e le si ferma di fronte.Ti è chiara ora la situazione? Le domanda impassibile. Lei in quel momento poteva essere denunciata, il concetto era semplice. Non aveva voglia di giocare o non essere preso sul serio. Voleva sapere con chi aveva a che fare.
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    Erano diverse le supposizioni che Aryana stava vagliando. Poteva trattarsi di uno stupido equivoco, di un regolamento di conti famigliare o extra famigliare. Non conoscendo nessuno degli attori che avevano preso parte alla sceneggiata tutto poteva essere ma lei non era in servizio. Non era cosa che la riguardava. Umanamente poteva provare compassione per qualcuno e rabbia per qualcun altro ma non era compito suo intromettersi in questioni che non la riguardavano. Per lei l’episodio avrebbe potuto finire benissimo così, con la sua uscita di scena. Il tipo che si era intromesso pareva non essere dello stesso parere. Era convinto ad approfondire la questione e non accennava a desistere. Mentre si allontanava si sentì afferrare per un braccio, non oppose resistenza. La prospettiva di spaccarsi non era attraente, meglio assecondarlo e vedere cosa aveva in mente. Non dovette attendere a lungo, in pochi attimi Londra era ai suoi piedi. Aryana, contrariamente a molti della sua specie, adorava la smaterializzazione. Il salto nel vuoto, il risucchio del vortice magico le davano scariche di adrenalina affatto sgradevoli. Atterrò quasi con grazia sul cornicione nel Big Ben e la prima cosa che fece fu quella di scrollarsi di dosso le mani dell’uomo. Si sistemò i capelli leggermente provati dal viaggio e inspirò profondamente l’aria fresca che si respirava a quell’altitudine.
    Bello qui, non c’ero mai stata.
    Sporgendo il busto ammirò il panorama della City da un’insolita prospettiva. Era tutto così minuscolo da risultare addirittura insignificante. Automobili, persone, case e strade assumevano contorni e colori indistinti facendo percepire alla donna il solo senso della vita che brulicava ai suoi piedi. Uomini e donne diversi per razza, classe sociale, carattere e quant’altro si mostravano per quello che erano in realtà; piccoli esseri umani tutti uguali.
    Sbuffando la strega girò il busto verso il ragazzo. Spazientirsi era inutile, pensò fosse saggio non farsi venire i nervi per uno stupido disguido.
    Senti, finiamola con questa farsa. Tu non chiameresti gli Auror nemmeno se mi avessi visto lanciare una maledizione senza perdono. Sbaglio?
    Tutto sommato Aryana cominciava a divertirsi. Secondo lui la strega aveva commesso un reato, l’idea di lasciare che ci credesse ancora per un po’ era attraente. Nessuno l’aveva mai scambiata per una criminale, era una prima volta interessante.
    Ti ricordo che te la sei svignata anche tu, saresti mio complice in caso ‘la situazione’ fosse quella che hai prospettato. Siamo soci. Non lo trovi divertente?
    Forse non lo era, forse era solo l’aria fresca a dare ad Aryana l’ebrezza del brivido. Rassegnata e incuriosita arretrò dal cornicione avvicinandosi a muro della torre. Si sedette incrociando le gambe e appoggiando la schiena all’antica pietra. Tanto valeva mettersi comodi.
    Dimmi chi sei e cosa vuoi. Perché mi hai portata quassù? Non mi sembri un tipo romantico da impressionare le ragazze in questo modo.
     
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    Impassibile era la parola chiave che contraddistingueva quella donna. Non aveva opposto resistenza quando le aveva invaso lo spazio privato e non si era fatta trovare impreparata alla smaterializzazione. Quella donna sapeva il fatto suo e Veidt iniziava a sospettare che quello che era realmente in pericolo fosse lui. Se prima era vigile ora era in allarme avrebbe seguito ogni suo movimento con il sospetto pronto a intervenire se minacciato. La donna si atteggiava come se lui avesse scelto quel luogo per farle ammirare il paesaggio, un verso appena accennato di fastidio sibila tra i suoi denti. Lo stava deridendo? o semplicemente stava giocando al suo stesso gioco per farlo sbilanciare? Doveva calmare i suoi pensieri o l'avrebbe idealizzata finendo con il confondersi da solo. Si avvicina a lei e ignora completamente Londra la vera bellezza in quel momento stava in quella giovane donna, che fosse una Veela? Non ne era certo e anche se lo fosse per lui sarebbe stato difficile da rilevare. I suoi capelli corvini come le onde d'oro della donna si muovono al vento. Spingerla di sotto potrebbe essere un interessante modo per analizzare le sue capacità. Studiare le sue reazioni e scommettere su una morte imminente o su un salvataggio spettacolare. Non abbandona completamente il pensiero.-Vero?! puoi vivere tanto a lungo in un luogo per poi scoprire che non lo conosci davvero, che c'è sempre qualche segreto o qualcosa da scoprire, un pò come l'uomo no?- Il punto stava esattamente li frequentare qualcosa o qualcuno per un lungo tempo non significava conoscerlo. Ad esempio Caleb viveva con se stesso da sempre eppure non poteva dire per certo di conoscersi. Lui stesso agiva ogni tanto fuori dal suo schema abituale come ad esempio in quel momento che stava più o meno improvvisando. Infine la donna si volta e ora sono faccia a faccia. L'osserva in volto cerca di studiare le sue espressioni per capire come si deve muore. Lei si sta divertendo e non si sente minacciata affatto da lui, accenna un sorriso. Paura le persone spesso danno un volto alla paura e al pericolo, ma con Caleb prendeva tutto un'altro significato e livello.-Esatto non ho alcuna intenzione di chiamarli ma...- Il fatto che fosse un uomo taciturno e calmo spesso portava le persone a trovarlo noiosa e sottovalutarlo. Ma questo tatticamente non era già una mossa vincente? Se non conosci il tuo nemico non sai come difenderti. Si avvicina di un passo e punta gli occhi su di lei non c'è minaccia nella sue parole o nel tono ma il messaggio è chiaro:-Se la situazione non andrà come pianificato penso che dovranno intervenire.- Il suo sguardo si fa più intenso. La ragazza nei suoi discorsi sta cercando una logica nella situazione ma è inutile.-Affatto.-Le risponde calmo ma non si sta divertendo e non ha intenzione di creare un contatto con lei non è quello che vuole. Quello che sta cercando in quella donna è qualcosa di ben preciso.-Sono d'accordo una come lei non è facile da impressionare ci vuole qualcosa di più...-Guarda la città sotto di loro pensieroso e:-Non è d'accordo signorina Owls?- Sposta di nuovo lo sguardo vigile e curioso su di lei.Ora ti ha impressionato?
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    Era una situazione decisamente inconsueta. Inconsueto il luogo, inconsueta la compagnia, inconsueta l’atmosfera. Trovarsi in cima al Big Ben con un perfetto sconosciuto del quale non conosceva nome e intenzioni era piuttosto bizzarro anche per una Obliviatrice. Mantenere la calma ed attendere per vedere come sarebbe proseguita quella giornata era la scelta migliore. Forse il peggio era passato, avevano evitato di rimanere direttamente coinvolti in un confusionario caso di rissa ma la strega aveva la sensazione che prima di poter tornare a casa ci sarebbe stato altro a cui prestare attenzione.
    Si sentiva osservata ed era comprensibile; osservava attenta a sua volta cercando di incutere troppa diffidenza o di farsi impressionare più del dovuto.
    Non riusciva ad immaginare i pensieri dell’uomo, poteva solo presumere che avesse un motivo per averla più o meno gentilmente invitata ad ammirare Londra dall’alto.
    Nelle sue parole riconobbe una verità che era anche sua. La pensava allo stesso modo.
    Sollevando il mento lo squadrò mentre gli rispondeva.
    Le apparenze a volte ingannano. Non conosco così bene Londra da poter scoprire tutti i suoi segreti e forse nemmeno mi interessano ma conosco abbastanza le persone per sapere che dietro ogni viso c’è una storia, segreta o meno. Non sempre vale la pena di indagare, si rischia di rimanere delusi. Spesso dietro al fumo non c’è nessun arrosto.
    Aryana era del parere che chi ostentava una dote nascondeva una carenza.
    Chi aveva certezze non aveva bisogno di ammaliare con effetti speciali. Lei stessa stava mettendo in pratica quella teoria, si mostrava calma per non rivelare una diffidenza che non avrebbe giocato a suo favore. Di carattere non era espansiva, non era invadente. Era una persona curiosa ma paziente. Attendere molte volte portava risultati migliori che affrontare di petto una situazione ancora lontana dal potersi definire.
    Lentamente, respirando con regolarità, distolse lo sguardo dall’uomo per portarlo sulla sua borsa. Introdusse la mano ed estrasse un astuccio portasigarette. Lo aprì facendone scattare la serratura; ne prese una e tendendo il braccio invitò l’uomo ad approfittare prima di accendere.
    Hai appena scoperto il mio segreto.
    Sorrise. Il fumo era un piacere del quale non abusava ma al quale non rinunciava.
    Non mi preoccuperei degli Auror. Spero abbiano questioni più importanti di una rissa cui occuparsi. Non credo che quella gente abbia voglia che si intromettano, anche loro hanno dei segreti.
    Un po’di ottimismo nella vita non guastava mai.
    Peccato che l’uomo non trovasse divertente la strana ‘società’. Gli inglesi hanno uno strano senso dell’umorismo.
    Accendendo la sigaretta Aryana aspirò la prima boccata socchiudendo gli occhi. Il primo tiro era il migliore, meritava un attimo di raccoglimento.
    Le ciglia si alzarono sentendo pronunciare il suo nome. La mente della strega fece mente locale, si chiese come potesse conoscerlo e per quale motivo glielo stava rivelando.
    Voleva impressionarla, era chiaro e ci era riuscito. Sapere come aveva fatto e il perché era ora un obiettivo.
    Si ricordò del pacchetto che aveva con se. Il lavoro svolto che avrebbe dovuto spedire al suo editore. Forse l’uomo era riuscito a leggere il nome del mittente. Era una ipotesi poco plausibile, non una certezza.
    Mi impressiono più spesso di quel che non pensi. Non pensavo di essere famosa.
    Non ci teneva ad esserlo, il suo mestiere non comportava apparire. Era una Ministeriale e a differenza di alcuni colleghi, guarda caso quelli più inetti, non amava mettersi in mostra.
    Seguendo con lo sguardo il fumo che vorticava verso l’alto piegò le ginocchia abbracciandole. Intrecciò le mani lasciando che il fumo seguisse la direzione del vento.
    Cosa posso fare per te Mr. senzanome?
    Era chiaro che volesse qualcosa. Forse poteva accontentarlo, forse no. Dipendeva dal cosa e dal modo di porsi. Lei detestava essere messa alle strette, obbligarla a subire un ricatto che non aveva ragione di essere era ridicolo. Lo sconosciuto era solo fumo o anche arrosto? Lo avrebbe capito dal suo modo di porsi.
     
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    Era arrivato il momento dello scambio delle battute dove lei si mostrava arguta e lui rivelava il suo piano malefico, ma non erano in un film, niente effetti speciali il sangue sarebbe stato reale. Rivelare il suo piano era parte del piano. La calma apparente della donna sarebbe stata la sua rovina, prendere tempo non era mai la soluzione, attaccare lo era. La bacchetta che teneva in mano e rigirava tra le dita con abilità stava segretamente castando incantesimi che avrebbero impedito a lei di smaterializzarsi e ai babbani di notarli. Lui aveva bisogno di tutto il tempo necessario per dedicarsi a lei, la sua ospite non avrebbe collaborato tanto facilmente. Dubitava che non avesse notato i suoi incantesimi silenziosi sapeva bene chi aveva di fronte ma osare era sempre una buona scelta.-Dietro ad ogni persona c'è sempre una storia hai detto bene...- Commenta camminando lento avanti e indietro, totalmente a suo agio.-Ad esempio nella mia c'è una giovane donna che chiameremo Aryana Owls. Purosangue figlia Samuel Owels e Magdalena O'Lear. Un percorso scolastico notevole e non sarebbe sbagliato definirlo impeccabile.-Si ferma solo un attimo e si volta verso di lei:-Come ti sembra la protagonista di questa storia?- Non è realmente interessato alla risposta vuole solo farle capire che sa esattamente lei chi è.-Il cappello parlante sceglie ma lei cresce con il dubbio che possa aver sbagliato. I suoi compagni sono cosi diversi e lei si sente cosi sola...ma sono i suoi segreti ed alcuni gesti che confermano che lui non sbaglia mai.- Per un'attimo cala il silenzio sembra che stia riflettendo su qualcosa. Solleva il dito per mutarla ha bisogno di questo momento per rispondere alla sua ultima domanda.-Voglio il tuo potere di controllare le menti, di cancellare i ricordi, di togliere l'identità alle persone.- Ora è fermo le sue iridi sono dilatate e fisse in quella di lei. La bacchetta è stretta nella morsa del suo pugno è pronta ad agire. Lei è un obliviatrice ha un potere immenso che desidera, che brama e che nelle mani della donna non è sfruttato al meglio lui non farà questo sbaglio.-Non ti ho detto la parte migliore del racconto. La nostra protagonista quel giorno era uscita per una semplice commissione e si era imbattuta in una spiacevole situazione, situazione che qualcuno aveva organizzato per studiare le sue capacità. Ora di fatto io non sto facendo altro che impedire ad un'assassina di andarsene.- Sorride un sorriso freddo di chi sa cosa ha fatto. Lei se ne era andata e a lui erano bastati pochi secondi per impossessarsi di quelle vite.-Oh no agente ho visto tutto lei ha abusato del suo potere su un uomo che non era in grado di intendere e volere e ha finito il figlio per non lasciare prove, che cosa terribile...- Recita e nonostante sembri divertito non c'è alcun sorriso o gioia sul suo viso solo determinazione.
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    Il Senzanome in questione che le era apparso, dapprima, avaro di parole stava diventando fin troppo loquace. Con molta nonchalance, doveva ammetterlo, castava incanti a destra e manca mentre sciorinava le sue generalità complete di maternità e paternità.
    Aryana lo osserva, lo ascolta.
    Cercava di capire se il suo era un gioco o una provocazione. Alla seconda era in grado di resistere quanto a giocare potrebbe pure accettate se conoscesse le regole.
    Vedo che hai fatti i compiti a casa, sei arrivato preparato.
    Non sapeva se essere divertita o inorgoglita da tanto interesse. Sicuramente quel tipo aveva catturato la sua attenzione. Si mostrò colpita. Che lo fosse o meno non aveva rilevanza alcuna. Per mestiere era abile a chiudere la propria mente tanto quanto a confondere quella altrui.
    Non ebbe bisogno di leggere la mente dell’uomo per capire cosa volesse da lei. Lo apprese direttamente dalle sue parole, senza bisogno di altri solleciti.
    Doveva ammettere che la sua sfacciataggine era pari se non superiore al suo fascino. Gli occhi magnetici dell’uomo erano fissi su quelli di Aryana che continuava a fissarlo a bocca semiaperta. Tanta sicurezza andava premiata. Gli uomini sicuri di se, fossero maghi o babbani, erano una razza in estinzione da preservare. Quanto all’assecondarlo se ne poteva discutere e Aryana amava discutere.
    Basta così. Grazie. Potrei montarmi la testa se mi dicessi che conosci anche la mia taglia e la data l’ultima visita che ho fatto dal ginecologo.
    Con la mano alzata la donna mimò un stop al flusso di parole. Spense la sigaretta calpestando il mozzicone con il piede senza distogliere lo sguardo. Lui si era dimostrato abile negli incanti non verbali e quella era materia sua ma, semplicemente, non riteneva fosse ancora il caso di usarne. Non giocava con la mente delle persone, aveva visto cosa comportava togliere a qualcuno parte della propria vita privandolo dei ricordi. Nel migliore dei casi rimanevano confusi e disorientati, in altri la perdita di parte della propria identità lasciava cicatrici perenni che potevano condurre alla pazzia, alla perdita volontaria della propria vita.
    La sua mente era al sicuro, chiusa, impenetrabile, sigillata dall’esperienza, dalla tecnica e dalla pratica. Il ragazzo si sarebbe dovuto accontentare delle sue parole.
    Non è per cattiveria ma non pensi che il mio potere, ammesso che io possa o voglia concedertelo, in mano tua sarebbe inutile? Non basta avere una dote, bisogna saperla usare e tu non hai l’esperienza per farlo. Facile ti si ritorcerebbe contro e allora saresti tu a perdere il controllo della tua memoria. Lo trovi divertente?
    Non che le sarebbe dispiaciuto, se voleva incasinare la sua mente più di quello che già non era si accomodasse pure ma non sarebbe stata Aryana a dargli i mezzi per farlo.
    La donna evitò di ridacchiare sentendo il ridicolo tentativo di ricatto dell’imprudente. Era pur sempre un Mago e Aryana non lo sottovalutava. Vedeva in lui un potenziale che forse nemmeno lui si rendeva conto di avere e lo ammirava per questo. Non era da tutti mostrarsi così audaci.
    Molto lentamente, tenendo le mani bene in vista affinchè si notasse che non aveva intenzione o bisogno di usare il catalizzatore la donna si alzò e andò a fronteggiare l’uomo.
    Dimmi, cosa ti fa pensare che la tua storiella possa essere creduta se io dovessi, per tua sfortuna, fornire un’altra diversa? A chi pensi che crederebbero? Ad una Ministeriale qualificata o ad un teppistello di strada? Senza considerare il fatto che hai sottovalutato l’ipotesi che io ‘posso’ cancellare la memoria a te e chi ti ascolta senza che tu nemmeno te ne accorga. E’ il mio lavoro e ti assicuro che lo so fare.
    La curiosità di conoscere il motivo di tanta determinazione era molto forte. Cosa lo aveva spinto ad esporsi in quel modo era una domanda che nei reconditi della sua mente aveva preso forma ed era difficile ignorarla.
    Non conosco i motivi per cui vuoi i miei poteri ma se volevi catturare la mia attenzione ci sei riuscito. Qui siamo soli, non ci vede e non ci sente nessuno. Invece di sprecare fiato ed energia a provocarmi mettimi al corrente. Potrei decidere di aiutarti a raggiungere i tuoi scopi, ad essere il tuo braccio in caso tu mi convinca.
    Avrebbe dovuto essere bravo e dimostrare di essere ancora più audace per averla dalla sua parte. Il patteggiamento che gli stava proponendo non assicurava la piena accettazione da parte della donna che lo stava provocando a sua volta.
    Doveva scegliere se era maggiore il rischio di una sfida aperta o se aveva meno da perdere assicurandosi l’appoggio di una professionista che avrebbe sicuramente svolto un lavoro preciso e ben fatto.
    Nel parlare Aryana si era avvicinata all’uomo, gli stava di fronte apparentemente rilassata. Lo fissava in viso e rispondeva al suo sorriso ironico con l’espressione serena e compiaciuta di un gatto che fa le fusa.
     
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    Caleb è perfettamente consapevole che soffermarsi a parlare con lei rischia di diventare nocivo per lui. Le parole e i trucchetti mentali sono il campo di quella donna, ogni volta che apre la bocca sa bene che la sta armando. Lui però ha un piano ben preciso che continua a ripetersi nella mente e questo è come seguire una strada sicura in un labirinto. Se si distrae una sola volta smarrirà la strada e a condurre i giochi sarà lei. Non può permettersi di perdere il controllo. Cosi tiene gli occhi ben puntati su quelli della donna sa bene che un qualsiasi incantesimo mentale da parte di lei richiede uno sforza e una concentrazione non indifferente, è pronto a contrattaccare con ogni mezzo se avverte di essere in pericolo, o sotto attacco. Lei risponde a tono e scambia con lui delle frecciatine, un misero tentativo di farlo reagire, di scomporlo. Una tecnica spesso efficace ma solo con chi è impulsivo. Se bastasse cosi poco per avere una reazione da parte sua non sarebbe mai arrivato vivo fino a quel giorno. Non c'è alcuna espressione o umanità nei suoi occhi, di fatto è solo una bambola di pezza priva di calore. Il suo sguardo è vigile ma non minaccioso, la sua espressione è rilassata, tipica di una persona metodica. Sa che vincerà con l'astuzia non con la forza brutta, e se la userà vorrà dire che la sta distraendo. La battuta seguente la trova fuori luogo e non comprende perché l'uomo in un modo o nell'altro infila sempre il sesso ovunque. Se fosse una persona superficiale schiava degli ormoni perderebbe tempo a rispondere, si limita ad osservala impassibile, c'è quasi commiserazione nei suoi occhi. Nonostante sembri sicura di se inizia a credere che sia in agitazione più di quanto lo dia a vedere. Lui l'ha informata di cosa voleva fare per destabilizzarla, spesso un attacco programmato fa più danni di uno inaspettato. Uno non te lo aspetti, l'altro sai che sta per arrivare e con il passare dei secondi l'ansia cresce, ti crei delle aspettative che ti mettono in soggezione. Il viso della donna nasconde bene quello che sta pensando ma riesce quasi a vedere il flusso di idee e domande che la stanno tormentando in quel momento. Il mozzicone abbandonato lo disturba cosi scuote appena la bacchetta carbonizzandolo in un'istante attraverso una serpe infuocata dalle dimensioni ridotte. Nonostante l'incantesimo fosse a pochi centimetri da lei, il fuoco non l'ha minimamente sfiorata, lui ha il controllo totale della sua magia, l'ha piegata al suo volere. Non è potente ma è abile, ha poche carte ma sa bene come usarle. Ora ha il suo interesse finalmente sta dicendo qualcosa che ritiene sensato che lo stimola a rispondere.-Mi devo essere spiegato male. Non ho intenzioni di appropriami dei tuoi poteri, come hai detto bene non sarei in grado di usarli, chi meglio di te è portato ad usare le tue abilità?- Il suo sguardo ora è fisso su di lei, le sue iridi si restringono. La sta invitando a leggere nella sua mente a vedere cosa ha realmente intenzione di fare. Le immagini non lasceranno dubbi o una falsa interpretazione, i suoi pensieri sono chiari. Torturala interrottamente, senza compassione o empatia alcuna, svuotarla della sua forza interiore, che perda la speranza. Isolarla da ogni contatto che la solitudine e la pazzia facilitino il suo lavoro. Eliminare la sua identità e piegarla al suo volere. Userà ogni sorta di incantesimo o mezzo per farla smarrire affinché lui diventi la sua guida, il suo Dio. Lascerà intatta le sue abilità ma lei diverrà un suo fantoccio, una marionetta. Come un giocattolaio la svuoterà dalle parti che ritiene obsolete e la riempierà con qualcosa di nuovo, più potente. Ma lui ha fatto un'errore l'ha lasciata entrare nella sua mente.

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    Gran testa quella che vede, bella mente quella che riesce a leggere. Peccato che tanto potenziale sia incanalato solo in senso. Potrebbe fare grandi cose, molte grandi cose se solo non fosse così incanalato verso un unico senso.
    Aryana guarda il ragazzo e quasi si dispiace per lui. Una mente così brillante dovrebbe agire in modo diverso. Usare la forza non è mai il metodo migliore per ottenere ciò che si desidera. Piegare e ridurre le persone al ruolo di burattini non da soddisfazione e non è nemmeno così difficile per un Mago capace quale lui è. La vera sfida sarebbe quella di ‘convincere’ le persone affinchè agiscano in maniera spontanea. Solo in questo modo, ad avviso di Aryana, c’è una vera vittoria e una vera soddisfazione. Agire in modo subdolo può dare un tornaconto effimero e non duraturo, sicuramente non proporzionato alle capacità. Nessuno mette tutto l’impegno nell’eseguire un compito del quale non è convinto, nessuno rende il massimo quando è costretto a fare cose che non comprende o che vanno contro la sua volontà.
    Aryana sospira. E’ delusa. Leggere i suoi pensieri non è più così esaltante. Si appoggia al muro e solleva il ginocchio andando a posare la pianta del piede contro i mattoni.
    Caleb Veidt, 32 anni, quasi 33. Un potenzia sprecato.
    L’Obliviatrice pronunciò il suo nome come stesse leggendo un documento. Alzò le spalle e le rilassò con un sospiro.
    Ti sto offrendo il mio aiuto e il mio sapere. Non lo avrai nel modo in cui pretendi di averlo.
    Se fosse riuscito ad entrare nella sua mente, cosa della quale Aryana dubitava, avrebbe avuto modo di constatare che la sua curiosità e la sete di sapere e conoscere potevano farla andare oltre i limiti che la sua professione comportava. Non si riteneva una donna malvagia a prescindere ma anche lei, come tanti, aveva il suo lato oscuro. Per un buon motivo avrebbe trasgredito le regole senza pensarci troppo ma voleva conoscere cosa spingeva Caleb ad essere così risoluto e voleva che fosse lui a dirglielo. Come per azioni anche le intenzioni, se estorte o rubate in momenti particolari, potevano deviare la lettura e l’interpretazione.
    Usa meglio il tuo potere. Convincimi piuttosto che tentare di piegarmi al tuo volere. Pensi di farcela o è troppo difficile per te?
    Era quasi sicura che lo fosse. Lui non ci provava per paura di fallire ed era questo che lo fregava.
     
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