Déjà vu

Privata

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    M_UNREAD

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    Un freddoloso come me avrebbe potuto scegliere di trascorrere le vacanze in qualche luogo caldo; invece, ho deciso di visitare le terre del patto. Dopo una tappa in Lapponia, ecco la maestosa Stoccolma, cuore del Ministero del Nord. Rimango stupito dall'ordine e dal rigore di questo gioiellino scandinavo: abituato ai colori caotici e al profumo delle spezie della mia patria, comprendo qui cosa significhi il termine compostezza. No, non sono in abiti per così dire, conformi al mio status di insegnante: Rya sostiene che debba slegarmi un po', godermi le vacanze. Ho tanti propositi per l'anno a venire, magari organizzare degli eventi che favoriscano l'avvicinamento degli studenti alla mia disciplina, sovente etichettata come di serie B.
    Vesto dei bermuda con mocassini e una felpa, con il cappuccio ben calcato in testa e mani nelle tasche sul davanti.
    Il mio sguardo è ugualmente un po' circospetto, la mia sensazione mi dice che devo addentrarmi nel parco la cui entrata è sulla destra. Manca pochissimo alla chiusura, ma è questo che voglio.
    O vuole lei.
    Mi ha già fatto diverse comparse negli ultimi sogni. Ho consultato la sfera, le carte. Finché, giunto a Stoccolma, una visione nell'hotel mi ha fatto comprendere che mi stavo avvicinando tremendamente a quella donna.
    La mia pelle la percepisce e la sua presenza è tanto più significativa quando cadono le tenebre, come in questo momento.
    Cancelli chiusi.
    Proseguo qualche passo nella vegetazione, ove la fioca luce di qualche lampione rischiara brevi anfratti. Comincio a essere nervoso, tipico di chi sa come si spiegherà, a grandi linee quell'incontro.
    Mi fermo di botto.
    Molto ho visto di te. esclamo. Devo darle le spalle.
    Mi volto indietro. Non la vedo ancora, ma so che lei sta ascoltando. La destra ha pronta l'impugnatura della bacchetta.
    Sai quanto posso vedere oltre, Coco?
     
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    Non ti va di tornare a casa, hai lasciato il tuo ufficio con la scusa di un impegno, hai intimato alla tua ombra di non seguirti.
    Hai chiesto ad Hans di stilare l'ultimo rapporto al posto tuo.
    Non hai un valido motivo che ti spinge verso il parco, eppure ci vai.
    Da un certo punto di vista trovi che sia rilassante.
    Tornare nel tuo attico vorrebbe dire rivedere Nova, e non sei certa di avere un largo margine di sopportazione questa sera.
    Pensi a Castiel, ti domandi cosa stia facendo.
    Non è chiara la situazione tra voi due, non avete una storia, o forse si?
    Siete legati da un filo invisibile oppure è solo un tuo pensiero?
    Se così non fosse cosa ti trattiene dal trovarti compagnia? O rispondere semplicemente al richiamo di chi ti cerca?
    Questa situazione per te è nuova.
    Non che ti pesi più di tanto, ma a volte c'è una piccola voce che ti sussurra “ne vale la pena?” “lui pensa solo a te?”
    Non ti sei mai posta queste domande nella tua vita, non ti è mai interessato.
    Fino a questo momento.
    Hai appena schiacciato uno scarafaggio con la punta delle tue scarpe, tacco dodici quando senti una voce.
    Ti sembra di conoscerla, dove l'hai udita? Forse nei tuoi sogni?
    E' quando pronuncia il tuo nome che esci dall'ombra.
    -Non lo so- dici quindi, la bacchetta stretta tra le tue dita e un'espressione guardinga – tuttavia trovo scortese che tu sappia il mio nome e io non abbia idea di chi tu sia- lo scruti da capo a piedi – ne convieni?-
     
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    Eccola, lei, Coco, uscire dall'ombra e farsi avanti, con il suo catalizzatore in mostra, tra le sue dita affusolate. Nella frazione di secondo che segue le sue parole osservo con attenzione i suoi lineamenti: ha un che di affascinante e di ammaliante, ancora più potente di quello che avevo potuto constatare in sogno. La ragazza nella sua eleganza è molto circospetta; io stesso lo sono, perché so quanto può essere potente e pericolosa.
    Decido di adottare una faccia di bronzo, che non mi conviene affatto. So solo che, se dovessi mostrare la mia paura, la donna avrebbe già un punto a suo favore, rinfrancata da qualche mia debolezza. Sorrisetto, un po' orchestrato, ma quanto serve per farle comprendere che il mio potere è reale.
    Più di quanto tu presumi. incomincio a ribattere, mentre svelo a mia volta la bacchetta, ma senza assumere una posizione di duello. Non voglio forzare in nessun modo il destino. Solo la dovuta precauzione, ecco quanto. Convengo che sia stato un colpo basso nei suoi riguardi: ha ragione, è stato estremamente scortese. Non a caso sono un insegnante di Divinazione. Raj Patel, énchanté. In visita a Stoccolma. Putroppo va così, Coco. Noi siamo destinati a incontrarci, che tu lo voglia o no.
    Attendo la sua reazione, con i nervi a fior di pelle.
     
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    Lo scruti, non riesci a scorgere adeguatamente chi si cela sotto quel cappuccio, neanche quando svela il suo nome ti dici che sai chi sia.
    Non ne hai la ben che minima idea, e questo ti destabilizza.
    Ritieni che non sia normale che uno sconosciuto sappia di te più di quanto sia lecito.
    Non puoi fare a meno di chiederti cosa vuole, cosa lo abbia spinto a cercarti.
    -Non chiamarmi, non ti conosco- lo ammonisci quando per la seconda volta dice il tuo nome.
    -Di solito il destino si incontra nella via che si è deciso di evitarlo.
    Se hai visto sai, se sai perchè sei qui?-

    Stoltezza o audacia? Professore di divinazione dice, odi i veggenti, elaborano contenuti e la maggior parte delle volte male li interpretano.
    -Vattene e cambiamo il destino. Volere è potere-
     
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