On the soul by Aristotle

• Helena

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  1. Mr.Sandman
     
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    L’ultima cosa che avrebbe voluto era di usare Helena come appoggio.
    Poteva essere pericoloso starle così vicino e per diversi motivi: il primo perché lei era imprevedibile, in quel momento gli stava offrendo il proprio sostegno ma avrebbe potuto cambiare idea da un momento all’altro e decidere che sarebbe stato meglio rigettarlo in pasto agli schiopodi, il secondo perché si erano abbaiati contro fino ad un attimo prima, e ancor prima della punizione lei lo aveva affatturato cercando di ucciderlo, il terzo perché Helena profumava di buono e a lui quel profumo ricordava di quando lei gli permetteva di starle così vicino e persino di baciarla.
    Non sarebbe stato così sentimentale da ammettere che gli mancavano quei momenti ma... effettivamente era così. E di certo sarebbe stato più facile se non avesse provato ancora qualcosa per lei.
    Alla fine però, si vide costretto ad accettare il suo aiuto, seppur imprecando e borbottando contro il suo invito a stare calmo.
    “Provaci tu a stare calma con un buco nella gamba e mezza paralizzata!” la rimbeccò.
    Sentiva il volto accaldato ed imperlato di sudore freddo. Si sentiva uno schifo e come se fosse sul punto di vomitare di nuovo.
    “Funzionerebbe se avessimo davvero dell’erballegra da fumare”

    L’infermiere non ispirava fiducia.
    Reid ebbe seri dubbi sulla sua professionalità e quasi sperò si essere lasciato a morire, piuttosto che essere curato da quella specie di uomo delle nevi.
    Quando lo vide tirare fuori una siringa dall’ago fin troppo grosso per essere un ago normale, alzò un dito minaccioso verso di lui.
    “Non mi toccherai con quella cosa. Scordatelo. Piuttosto rimango paralizzato a vita”
    Purtroppo non ebbe la meglio e l’ago finì dolorosamente nella sua gamba, non molto distante dalla ferita lasciata dallo schiopodo.
    Quando Helena lo raggiunse, Reid sedeva su uno dei letti con le braccia incrociate e lanciava di tanto in tanto sguardi assassini all’infermiere.
    “Pft. La considererò un’altra ferita di guerra. Una delle tante cicatrici lasciatemi da questo posto di merda” replicò scontroso alle parole della ragazza.
    Si voltò poi a guardarla, alzando le sopracciglia con fare sorpreso.
    “Scusa, puoi ripetere? Non è che non abbia capito, è che voglio sentirtelo dire di nuovo. Non mi odi eh?” ghignò “Ovvio che non mi odi, sono fantastico, la persona più fantastica in questo castello del cazzo, diciamocelo”
    Si fece poi serio, stringendosi nelle spalle.
    “Scusami se ti do addosso a volte. È nella mia natura rompere le palle alla gente, soprattutto alle persone a cui... mh tengo” disse “Però anche se dici di non odiarmi, il più delle volte sembra che sia così e sei particolarmente astiosa ancora prima che io ti rivolga parola. Non mi aspetto di poter avere con te lo stesso rapporto che avevamo prima... ma almeno che possiamo cercare di andare d’accordo”
    Le lanciò un’occhiata di sbieco. “E poi, sai... non so leggere la mente e con la legilimanzia non fa per me, come faccio a capire quando ‘non è giornata’? Dovremmo stabilire un segnale per quando ci incrociamo nei corridoi. Tipo, non so, mi fai il dito medio appena mi vedi, così capisco che sei di cattivo umore e giro alla larga”
     
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