On the soul by Aristotle

• Helena

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  1. Mr.Sandman
     
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    Si chiese se Helena fosse sempre stata così melodrammatica o se aveva seguito un corso speciale negli ultimi tempi.
    Ma doveva ammetterlo, era davvero brava a lamentarsi, ma soprattutto a fare tragedie sul nulla. No, non avrebbe mai creduto all’allergia agli schiopodi, soprattutto non a quelli che non avevano un punglione con cui colpirti.
    Per cui alzò gli occhi al cielo, quando lei incalzò con quella storia, e fece un gesto vago nella sua direzione.
    “Ho fatto il corso di primo soccorso. Non ti lascerò morire, Helena, non temere” le sorrise affabile e con una certa arroganza.
    Comunque doveva esserci qualcosa nell’aria perché era decisamente isterica quel giorno. Va bene che aveva sempre avuto un certo caratterino ed oltretutto era ancora nervosa dal recente litigio e per via della punizione, ma a volte esagerava.
    E a dirla tutta... non che questo lo infastidisse più di tanto. Era uno dei tratti di Helena che gli erano sempre piaciuti. O forse semplicemente perché gli era sempre piaciuto tutto di lei.
    Adesso non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma c’era stato un tempo in cui glielo avrebbe ripetuto ogni giorno.
    Divertito, osservò la sua reazione quando si ritrovò con la lucertolina tra i capelli, e per miracolo schivò il guantone che gli aveva lanciato, abbassandosi in tempo.
    “Che esagerata, è solo una lucertola. Avrei potuto scegliere uno di quei ratti orribili, ritieniti fortunata”
    Scuotendo la testa, afferrò uno dei secchi con l’acqua e la spugna. Gli si rivoltava lo stomaco all’idea di pulire quei maledetti cosi, ma neanche questo lo avrebbe detto mai ad alta voce, soprattutto davanti ad Helena.
    “Stai calma. Prima non volevi muovere un dito ed ora mi metti fretta”
    Poi si lasciò andare ad una risata forte a seguito dell’ultima affermazione di lei.
    “Non posso fare a meno di starti appiccicato? Se potessi sarei a mille miglia lontano da qui e da te”
    Di nuovo alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi alle bestiole immonde.
    “Ti conviene distrarle con il cibo, eh. Puoi rimanere distante almeno. Non vorrai mica dirmi che vuoi avvicinarti e toccarle, mh? Su, fa la brava, sfamale mentre io do loro una pulitina”
    E poteva considerarlo un gentiluomo, un vero gentiluomo, a fare un tale sacrificio per lei e a darle l’opportunità di non toccare gli schiopodi. Ma figuriamoci se lei avrebbe apprezzato.
    Si chiese se avesse potuto lanciare loro una secchiata d’acqua, da lontano, e fingere di averli puliti. E se avessero sparato scintille in quel momento? Avrebbero fatto reazione con l’acqua?
    “Ok, piccolo figlio di puttana, non carbonizzarmi” mormorò tirando fuori lo straccio dal secchio pieno d’acqua e avvicinandosi con cautela ad uno degli schiopodi. Neanche il tempo di posarglielo sulla corazza disgustosa, che un dolore insopportabile al polpaccio gli fece fare un salto indietro.
    “Ma che cazzo...”
    Istintivamente sospinse Helena indietro, per farla allontanare il più possibile dalle creature.
    “Mi ha punto!” esclamò poi osservando il buco sui pantaloni della divisa ed il sangue che li macchiava. “Allora non sono tutte femmine. Che figli di...”
    Iniziava a bruciare più di quanto avesse immaginato, il dolore gli strappò una smorfia contrariata.
    Lanciò un’occhiata ad Helena. “Il veleno degli schiopodi non uccide, vero?”
     
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