On the soul by Aristotle

• Helena

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  1. serotonin/
     
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    Sbuffò pesantemente alle parole dell'altro. La infastidiva non essere creduta quelle poche volte in cui si convinceva a dire la verità. Si sentiva poi motivata a non farlo più. Ed anche se la sua, in quel contesto, poteva annoverarsi come una mezza verità – era allergica ad alcune creature sì, ma gli schiopodi fortunatamente non rientravano tra quelli – era comunque frustrante osservare la sua reazione in merito.
    Continuare a battibeccare sarebbe stato comunque inutile. Se c'era qualcosa che le era sempre piaciuto di Reid, era la capacità di tenerle testa, almeno fino ad un certo punto. In quel momento però era ben conscia di quanto sarebbe stato inutile provare a rifuggire dalle sue responsabilità. Purtroppo spettava ad entrambi quel lavoraccio, ed il modo migliore per liberarsene in fretta, era collaborando.
    «Fanculo. Se dovessi gonfiarmi e ritrovarmi senza fiato, sarà solo colpa tua.» Disse a denti stretti, mentre prendeva a guardarsi intorno, sul volto un'evidente espressione disgustata. E forse, una volta convinta, avrebbe persino provato a far qualcosa senza obiettare eccessivamente se Reid non avesse deciso di iperstimolare, e con un solo gesto, la sua pazienza.
    Le scappò un urletto nel constatare che sì, il ragazzo aveva effettivamente fatto quel che lei immaginava avesse fatto. Gli lanciò uno sguardo scioccato. «VUOI MORIRE?» Urlò, afferrando la prima cosa che le capitò a tiro, un guanto da giardinaggio parecchio pesante, e lanciandoglielo contro.
    Prese a lisciarsi i capelli con smania, come a voler ripulirsi dalle orme del passaggio di quell'animale morto, e non mancò di lasciarsi scappare versi disgustati.
    Poi, poco dopo, si costrinse a calmarsi. Prese un respiro profondo, cercando di entrare in una modalità pseudo zen per evitarsi un omicidio. «Fanculo. Muoviamoci. Non voglio passare più tempo del dovuto qui con te.» Lo superò, rubandogli quel dannato secchio. Afferrò con due dita uno di quegli animaletti morti, trattenendo a stento evidenti conati di vomito. Ovviamente non ci avrebbe pensato lei a distrarre quei cosi. Poteva benissimo farlo lui. «Quindi, anche se non puoi fare a meno di starmi appiccicato, datti una mossa. O quel secchio te lo faccio mangiare.»

     
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