Quando la testa è tra le nuvole

Sprofondo nella poltroncina di pelle logora color nero pece della Sala Comune. La stanza circolare è deserta, nessun rumore attira le mie orecchie. A momenti mi assopisco, mentre tamburello le dita sul bracciolo destro, mi passo più volte la mano sulla fronte per cercare di acquisire un po' di lucidità. Sono molto stanco ultimamente, nonostante non faccia granché se non seguire le lezioni e rintanarmi nel mio angolo privato. Tutt'ora non ho un compagno di stanza, ma meglio così, ci mancherebbe che il mio prezioso spazio sia condiviso con un personaggio che mi fiata sul collo. L'apparenza inganna. Mi godo la visione del caminetto vuoto, mai pulito dall'ultima volta che è stato acceso. Ricordo ancora l'odore del fumo che aleggiava la mattina seguente. Il puzzo che acre sale attraverso le narici, il cervello secondo me ne risente, grava alla stupidità della gente che già lo è. Come alcuni concasati del resto. Che siano figli di Salazar non li salva dal mio giudizio pungente.
La lezione di pozioni appena sostenuta è una di quelle che strappano l'energia dal corpo. La frantumano è non ti lasciano altro che quella sufficiente per cazzeggiare bellamente le ore seguenti in attesa di una cena appagante.
Decido però che il tempo pomeridiano é prezioso, alzo il sedere sbuffando perché una parte di me è comunque in contrasto a quello che ho appena deciso. Mi sistemo il tessuto che nonostante la temperatura più bassa rispetto l'esterno, ha fatto si che grazie all'umidità si attaccasse alla Pelle. Mi fa sentire unto, nonostante io non lo sia davvero.
Mi scrollo di dosso questi pensieri sciocchi e mi avvio nei corridoi dei sotterranei. Come sempre piuttosto deserti, mi rassicura il fatto che non vi è anima viva nel momento in cui i miei passi attraversano i metri dall'uscita del covo alla prima curva del corridoio a sinistra. Le pareti di muro umido scorrono sotto le dita della mia mano destra, percepisco il fresco dei sassi concedersi al mio tocco. Ehi, scusami, non ho fatto apposta. Quelle paorle mi estrapolato dai miei silenziosi pensieri, mentre ruoto infastidito la testa verso la mia spalla sinistra colpita. La spallata è sicuramente involontaria ma la vista di quel ragazzetto con i capelli corvini e la divisa argento e blu mi bastano per irritarmi leggermente. Alzo il sopracciglio e lo scruto, mentre continua a farfugliare scuse sconnesse, provocando in me una sensazione fastidiosa. Se è successo per sbaglio, va bene, basta che sparisci all'istante penso mentre costui si gratta la nuca imbarazzato.
Non sono però così buono con gli sconosciuti.
Sai, dovresti darti una svegliata prima di vagare fra i corridoi senza meta sentenziai a denti stretti. Osservo il simbolo della sua Casa di appartenenza. Benvenuto nei sotterranei dico con voce chiaramente ostile ghignando. E smettila di piagnucolare scuse, mi infastidiscono come il ronzio delle zanzare d'estate.

Adoro quando i ragazzi che si sentono sotto esame devono giustificare tutto ciò che fanno o hanno detto. E' il caso del Corvonero che mi ha urtato. Sta appunto farneticando che la sua è strettamente una frase educata, detta al momento giusto per scusarsi. Lo so benissimo, ragazzino. Ma mi piace troppo, istigarti. Chissà se te ne andrai spazientito o sosterrai una enigmatica conversazione fino a scioglierti senza balbettare e a far vedere un po' di lato duro. Ce lo avrai, no? Saprai difenderti, dalle persone che ti osservano dall'alto. Da uno come me, per esempio. E' al mia sfida odierna, servirmi degli sconosciuti per metterli a disagio. Lo trovo un giochetto appassionante, anche se agli occhi della vittima solitamente risulto strampalato.
Poniamo il caso che tu lo abbia fatto appositamente dico con la voce ferma sprofondando nei suoi occhi marroni che per qualche nanosecondo sembrano aver guardato a terra, proprio mirando la punta delle sue scarpe. Paura? Imbarazzo? Saresti stato così ingenuo, corvo? Lascio questa frase sospesa perchè non ha bisogno di sue risposte, la adopero per alzare l'asticella e rendergli noto che ho capito perfettamente che è stato un inconveniente. Ma mi piace supporre esattamente ciò che ha esattamente sottolineato di non aver fatto. No, direi aggiungo passandomi indice e pollice sul velo di barba rossiccia che si sta formando sul mio mento e suoi lati. Spero vivamente che per essere un figlio di Priscilla tu abbia un qualche genere di potenziale, amico.
sospiro L'intelligenza per esempio. Quindi dubito che tu l'abbia fatto di proposito. E se lo avessi fatto, mi domanderei come il cappello parlante abbia potuto indirizzarti ad una casata che non meritavi.
Sono sempre stato dell'idea che i Corvonero, dopo noi Serpi, ovviamente, siano una casata che accomuna studenti con grande intelletto. Un esempio è la Corva che ho incontrato nelle cucine a tarda notte, dopo il coprifuoco. Non ho vasti esempi su cui basarmi, ma il suo incontro mi è bastato per farmi fare due conti: spesso non è semplice avere a che fare con uno di loro, soprattutto se è caratterizzato da un cervello singolare, impenetrabile e indecifrabile. Un po' come il mio.
I Corvonero sono solitamente intelligenti, difficile che sfugga loro un qualcosa o che si verifichi un evento non previsto. Sono abili programmatori. Chissà se il ragazzo che ho incontrato oggi nasconde delle caratteristiche interessanti da attirare la mia attenzione.
O mi annoierò.

Se io ho avuto conferma di avere potenziale? Se ho avuto delle certezze di esser capitato nella casa giusta? Ma è ovvio che le ho. E che poi in quale altra casata avrei dovuto essere collocato? Lo guardo di sbieco mentre penso a tutto ciò, cominciando a fumentare delle constatazioni su quell'ignoto che stanno andando ben distanti a ciò che si avvicinerebbe alla parola "conoscenza". Non so se mi sta istigando per rendermela o è davvero stupido a toccare tasti come questi.
Il fatto è che il personaggio in questione è limpido come l'acqua, non riesce a nascondere le sue emozioni e lo comprendo dalla voce che cerca di mantenere allo stesso livello, dallo sguardo da 'duro' per modo di dire che mette su, forzandosi arduamente.
Lascia stare, bello mio. mi I avrebbe rider gli in faccia ma preferisco mantenere il controllo e godermi la scena.
Non avevo dubbi di finire in Serpeverde se vuoi saperlo sbotto leggermente seccato. Mia madre l'ha sempre saputo. Nonostante fosse chiaro fin dalla nascita una parte di sé non si è mai arresa fino all'effettiva sentenza del cappello, ti suonerà strano che sono il primo Serpeverde della mia famiglia. Aggrotto le sopracciglia. I miei genitori sono maghi, i loro parenti anche. Il mio sangue è puro e son fiero si essere un purosangue e di appartenere a questa casata.
Serro i pugli di fianco al mio busto irrigidendomi. È a costoro che dovrebbe essere destinata questa scuola.. Ai puri maghi. Invece Hogwarts è affollata da una grande quantità di pecoroni.
Mi sento pervaso da una vena di disgusto.
Quanto è caduta in basso, questa scuola. Il suo nome è riportato in libri così antichi da faticare la loro reperibilità, eppure eccomi qui a dover dividere il mio spazio scolastico con persone che non sono degne a parter mio di esservi iscritte.
Ma sì, lasciamo che Hogwarts diventi uno zoo di bastardi. Educhiamo ragazzini che sono "capitati" qui cadendo dalle nuvole.
Cerco di leggere il suo sguardo, di capirci qualcosa, ma non mi è facile. Il Corvonero sembra leggermente confuso o semplicemente sta escogitando un modo per evadere da questa conversazione?
È troppo per te, corvo?

Ti stai scaldando, pecora? Il mio cervello eruttava svariati modi per farlo sbroccare e più perdeva le staffe più alimentava il mio calderone.
Mi pulsavano le tempie alla vista di quel nato babbano o mezzosangue che fosse, lo avevo dedotto in base alle sue risposte. Di certo non lo avrebbero colpito le mie parole altrimenti.
Sai, a dirla tutta sei fortunato non sia io a decidere chi può o non può iscriversi a questa scuola. Mi passo indice e pollice sul velo di barba esattamente sul mento. Lo osservo dritto negli occhi. Di certo, le persone come te non avrebbero visto il portone d'ingresso nemmeno col binocolo.
Colpo basso, ragazzino?
Nel frattempo ho cominciato nervosamente a stringere i denti, un leggero bruxismo che mi fa compagnia da tutta la vita, anche durante il sonno tormentato.
Tranquillo, non ho bisogno di cercare un evento eroico, una battaglia vinta, un duello andato a finire bene per giustificare la mia risposta, semplicemente nessun rancore, pecora. In poche parole non mi piace questo minestrone che si è formato negli anni fra le mura.
Rincaro la dose ancora.
Voglio dire, perché mai dovrei appoggiare sulla griglia del petto di pollo affiancato da un succulente e saziante taglio di rossa? Non vi è paragone, comprendi?
Mi lascio sfuggire un ghigno divertito e convinto che ciò lo abbia fatto incazzare abbastanza mi soffermo qualche secondo sulla sua ultima fase.
Giudicare.
Il ragazzino di fronte a me non ha capito che io non sono fatto per i dialoghi buonisti, quelli in cui ci si confronta, si elaborano pensieri e vicissitudini.
Come la penso, la penso, non cambia la mia opinione. O così o niente.
Testardo ed egoista non ho bisogno sicuramente delle frasi fatte di un Corvonero sottutto-io.