empathy

Privata

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    A volte le piaceva restare a fissare la tranquillità del lago da sola e senza far nient'altro. Le sembrava di avere ancora la libertà di fare qualsiasi cosa le piacesse. Era una rivincita contro la paura costante del dolore che le era stata inferta, una contro la libertà che le avevano fatto credere di non possedere più.
    Con Pinky, la volpe al suo fianco, restò a fissare distrattamente gli studentelli di Durmstrang, alcuni conosciuti anche solo di vista, reincontrarsi con i loro genitori.
    Fu in particolare una ragazza ad attirare la sua attenzione ed il modo in cui i suoi genitori continuavano a parlare, ininterrottamente, di compiti, voti e chissà quant'altro. Anche se la ragazza si impegnava a mostrarsi attenta, Helena, empatica nei suoi riguardi, sentì il bisogno di aiutarla.
    Così, quando l'altra ebbe un attimo di pausa dai suoi genitori allontanatosi per qualche faccenda, Helena le si avvicinò. «Dio! Che palle!» Intervenne, roteando gli occhi e sbuffando sonoramente, palesando così la propria noia.
    «Come cazzo li sopporti?» Aggiunse, indicando con un cenno del capo, i coniugi che si allontanavano. «Dieci minuti qua e provo pena per te.» Tirò una boccata di fumo, prima di estrarre dai pantaloni dello shorts, il pacchetto di sigarette vuote che conteneva però una sigaretta già rollata d'erballegra. Un regalo da parte di Mason. «Quanto si arrabbierebbero se sparissi per smezzarti questa con me?»
     
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    Quel giorno avrebbe rivisto i suoi genitori, una cosa che non la rendeva del tutto serena. Da quando avevano accennato al fatto che lei sarebbe stata la prossima a prendere parte all’azienda di famiglia, il loro rapporto era cambiato. Adesso badavano di più ai voti, all’immagine che lei doveva continuare a mantenere perfetta, alla fama che si doveva costruire all’interno della scuola. Volevano impedirle di fare le stesse esperienze delle ragazze della sua età, reputate da loro superflue ed inutili, cercavano di farla crescere in un mondo ovattato e di proteggerla dalla falsità che regnava tra la gente. Quel loro modo di fare troppo oppressivo, la portavano spesso a voler evadere dai suoi schemi e provare cose nuove. Quando arrivò al villaggio, li riconobbe subito.
    Impostati e seri come al solita, aspettavano l’arrivo della loro figlia. Sperava di vedere la sorella, l’unica figura confortante della sua famiglia, che avrebbe reso quel momento meno pesante. Con un sorriso velato, si avvicinò ai suoi genitori che la salutarono con un caloroso abbraccio. Tutta apparenza perché iniziarono subito con le solite storie che riguardavano i voti, l’importanza di andare bene a scuola e di mostrare un’immagine sempre perfetta. Si limitava ad annuire, ascoltando passivamente quello che avevano da dirle e quando finalmente si allontanarono, tirò un sospiro di sollievo. Poteva finalmente gustarsi quei pochi istanti di libertà prima che ritornassero ad assillarla con le loro inutili teorie. Oh…hei! Sussultò appena quando una voce alle sue spalle interruppe i suoi pensieri. Probabilmente perché gli voglio bene. Nonostante tutto era molto legata a loro che l’avevano cresciuta senza farle mai mancare nulla. E non hai ancora visto la parte migliore. Rispose ironicamente. Quando iniziano a parlare dell’azienda di famiglia, diventano ancora più insopportabili. Aveva una paura tremenda di quello che le aspettava una volta terminati gli studi a Durmstrang, non voleva lavorare nell’azienda ma loro questo non lo sapevano ancora. Doveva trovare il momento adatto per affrontare un simile argomento perché non sarebbe stata una passeggiata, gli avrebbe delusi ed era una cosa che odiava fare. Potrebbe infastidirli parecchio ma non mi importa. Andiamo. Tanto peggio di così non poteva andare, sarebbe bastato un niente per far crollare il rapporto insicuro che già avevano. Tu stai aspettando i tuoi? Chiese con l’aria di chi non voleva sembrare troppo invadente.
     
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    «E com'è che hai preservato la tua sanità mentale?» Commentò la spiegazione dell'altra, roteando gli occhi. Poteva capire benissimo quanto potesse essere asfissiante una famiglia eccessivamente impegnata nei riguardi della propria figlia. Aveva sperimentato anche l'esatto opposto, anelando per anni la possibilità di vivere il ruolo di suo fratello, sempre attorniato dalle attenzioni dei suoi genitori. Quando però era toccato a lei ricevere le eccessive premure di sua madre e suo padre, aveva cominciato a scappare più spesso di quanto non avesse mai fatto.
    «Stavo scappando dai miei.» Disse sbrigativa. «Sono apposto, ma a volte troppo opprimenti.» Aggiunse poco dopo, facendo spallucce. «Voglio dire, ho sedici anni. Non ho bisogno di una babysitter. E poi ho Pinky.» Indicò la fedele volpe che trotterellava al loro fianco. Quando si sentì nominare, intervenne persino con uno dei suoi versi buffi, tornando a zampettare con quello che sembrava un sorriso stampato sul muso.
    Si concesse un tiro dalla canna dopo averla accesa soltanto quando arrivarono in quella sorta di radura, abbastanza lontana dal villaggio. Era un posto perfetto per un po' di tranquillità.
    Si sedette su un sasso, prima di porgere la canna alla sua compagna. «Ti mancherà Durmstrang? A me per nulla. All'ultima lezione di Arti oscure, ci hanno quasi fatto ammazzare l'uno con l'altro.» Scosse il capo, tirando fuori un argomento casuale pur di far conversazione. In effetti non era mai stata particolarmente socievole, semmai il contrario. Fare amicizia non era il suo forte, e non sapeva quindi quale fosse il modo migliore di agire. «Sono Helena comunque.»
     
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    Forse a furia di sentirli parlare della stessa cosa, ci ho fatto l’abitudine. Giocava a suo favore anche il fatto di studiare fuori casa. Non avendo costantemente il fiato sul collo, era riuscita a non impazzire. E ora che le vacanze estive erano arrivate, era terrorizzata. Vivere ventiquattr’ore su ventiquattro con i suoi che nominavano l’azienda di famiglia ogni due per tre, era un biglietto di sola andata per il manicomio. Capisco. Commentò osservando la ragazza Credi che riusciranno mai a capire che abbiamo bisogno dei nostri spazi? Domandò.
    Synnove voleva semplicemente fare le stesse esperienze che facevano le ragazze della sua età, decidere con la propria testa magari anche commettendo qualche sbaglio. Molti genitori continuano a vederci come delle bambine incapaci di prendere delle decisioni per conto nostro. Si era domandata spesso perché lo facevano. Lei aveva dimostrato svariate volte di essere una ragazza responsabile, eppure sembrava non bastare mai. Carina. Da quanto tempo ce l’hai? Rivolse uno sguardo alla piccola volpe che le stava seguendo e le venne in mente il suo amato Amleto. Le mancava e non vedeva l’ora di poterlo riabbracciare, quel gattino era praticamente cresciuto con lei. Durmstrang in sé per sé, no. Prese la canna dalla mano della ragazza e aspirò lentamente, alzando la testa per buttare fuori il fumo. Quello che mi mancherà, sarà la mia indipendenza. Lì almeno i miei non mi asfissiano. Sorrise. Per quanto i metodi di quella scuola fossero estremamente duri, era l’unico posto in cui poteva essere se stessa, sentirsi libera. Assurdo, no? Però tutto questo non era che una piccola parte di quello che realmente le sarebbe mancato più di tutti. Si ritrovò nuovamente a sorridere pensando a Gwain. Nonostante i momenti no, la sua compagnia l’aveva aiutata a sopravvivere all’interno di quella gabbia di matti. Sapeva che avrebbero continuato a vedersi ma non sarebbe stata la stessa cosa di averlo lì tutti i giorni. Davvero? Cosa dovevate fare? Era risaputo che i modi di fare di quella scuola, superavano l’immaginabile. Questo era il tuo ultimo anno o te ne mancano ancora alcuni per finire? Lei non voleva pensarci, aveva il terrore di quello che sarebbe avvenuto dopo. Synnove ma puoi chiamarmi Synni.
     
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    «No. Credo sia una cosa di cui non possano fare a meno.» Commentò con una risata, rispondendo a quel modo alla domanda retorica dell'altra. I genitori non avrebbero potuto fare a meno di essere dei pedanti rompiscatole, anche quando erano mossi dalle migliori intenzioni. Era nel loro DNA essere inopportuni ed invadenti e di sicuro la differenza d'età e le, a volte, incompatibilità di pensieri rendeva difficile la reciproca comprensione. Quindi no, le cose non sarebbero mai cambiate e a loro non sarebbe spettato altro che adeguarsi a quel modo di fare.
    «Qualche mese. Ed è già cresciuta un sacco.» Disse all'altra, sorridendo nel guardare Pinky. Non le era mai capitato di desiderare un animale, credendosi troppo egoista o distratta per occuparsi di un altro essere vivente. Con la volpe aveva scoperto una parte di sé che non credeva di possedere. «L'ho trovata proprio qui. Era ferita e la madre morta.» Aggiunse poco dopo, annuendo e dando quindi una spiegazione completa di come erano andate le cose. Forse non le sarebbe nemmeno importato sul serio saperlo ma Helena aveva sentito la necessità di chiarirlo. «Indipendenza? A Durmstrang?» Strabuzzò gli occhi nel sentire le sue parole. «Cazzo. Devono essere proprio asfissianti i tuoi genitori per farti vedere Durmstrang come un paradiso.» Rise, concedendosi una nuova boccata da quella sigaretta particolare. L'effetto era fin da subito percepibile. Forse senza non le sarebbe riuscita essere fin da subito così pacata con un altro essere umano. «Purtroppo resterò ancora almeno un anno. Poi si vedrà. E tu?» Fece spallucce. «Synni. Carino. Il mio è così scontato.» Aggiunse poco dopo commentando il suo nome. «Beh, allora... parliamo di cose serie. Argomento testosterone. Avremo di che guardare quest'anno secondo te? Negli ultimi anni la materia prima è un po' venuta a mancare.»
     
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    Preferí non aggiungere altro sull'argomento genitori, gli avrebbe dovuti sopportare per tre lunghi mesi e non sapeva come la cosa si sarebbe evoluta. Probabilmente sarebbe finita ad ascoltarli passivamente e ad annuire senza badare a quello che, effettivamente, stessero dicendo. Diciamo che voleva non pensarci fino al suo ritorno a casa quando sarebbe stata costretta a subirsi tutte le loro inutili storie. Ma nell'ultimo periodo, sentiva che qualcosa era cambiato e che la spingeva a contraddire tutto quello che i suoi genitori le dicevano. Non si era ancora decisa a parlargli apertamente ma provava a mandargli dei segnali che sperava cogliessero e che l'aiutassero a preparare il terreno, fino al momento in cui la verità sarebbe venuta a galla. Non poteva continuare a fuggire per sempre.
    Sai, è la prima volta che vedo qualcuno che ha come animale domestico una volpe. L'aveva incuriosita parecchio questa scelta di avere un animale selvatico come animale domestico, doveva essere un sacco divertente. Io ho un banalissimo gatto di nome Amleto, lo amo un sacco. La seguiva ovunque per casa ed era lí per lei nei momenti di sconforto. È strano come, alcune volte, si reputano gli animali migliori dell'uomo. Mi piace davvero un sacco. Ammise infine volgendo lo sguardo verso l'animale. Sí, lo so che suona strano ma solo a scuola mi sento libera. A scuola non aveva i suoi che controllavano ogni singolo suo movimento e poteva prendersi la libertà di fare cose che a casa non farebbe. Poteva fare qualsiasi cosa perchè tanto ai suoi genitori importava solo del risultato che portava a casa. Uno strano compromesso al quale poteva attenersi.Credi che sono impazzita per pensare una cosa del genere? Probabilmente doveva esserlo davvero. Con la giusta compagnia questa scuola diventa sopportabile. E lei l'aveva trovata in Gwain e ora si domandava come avrebbe fatto senza le sue costanti prese in giro, senza le loro chiacchietate notturne o le loro serate spese a bere per ritrovarsi a ridere come due cretini. Mi manca un anno e poi vorrei andare in accademia. Anche se non sapeva ancora cosa avrebbe studiato, non riusciva a capire cosa fosse piú adatto per lei. Non hai una mezza idea di quello che farai dopo? Le chiese sinceramente interessata, magari confrontarsi con qualcuno le sarebbe tornato utile. Abbiamo perso quelli dell'ultimo anno, non ci resta molto da guardare. A meno che, qualcuno, non si sia fatto bocciare. L'effetto della canna incominciava a fare effetto e Synnove incominciava a dire tutto quello che le passava per la testa, liberandosi dei suoi modi impostati. Ci rimangono quelli del nostro anno e sono tutti degli idioti, credimi. Ne sapeva qualcosa. Un po' di tempo fa uno mi aveva chiesto di uscire ma si è tirato indietro all'ultimo e non ha avuto nemmeno la palle di dirmelo di persona, ha pensato bene di mandare un suo amico. La delusione per quell'evento, aveva lasciato spazio all'astio che provava nei confronti di Tyler. Un mio amico gliel'ha suonate. Cominciava ad apprezzare quel gesto, era contenta che gli avesse spaccato la faccia. Speriamo che arrivi un professore carino, almeno le lezioni saranno piú interessanti.


    Edited by synnove; - 10/10/2020, 19:48
     
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    «Sì. Lo so. E' inusuale. E forse nemmeno io avrei mai pensato di avere una volpe. » E ne era ben conscia. Quante altre persone al mondo avrebbero potuto affermare di avere con sé una volpe come animale domestico? Probabilmente poche altre ed era una cosa che la faceva sentire speciale. Le volpi non erano animali semplici da addomesticare, eppure Pinky l'aveva scelta. Erano diventate inseparabili e pensare a quel dettaglio le scaldava sempre il cuore, sebbene molti pensassero che la Haugen ne fosse priva.
    «Adoro i gatti. Sono così indisponenti.» Commentò poco dopo, badando poi alle parole dell'altra. Ci rimuginò su qualche istante, storcendo poi il naso.
    «Beh sì... dipende. Cosa intendi per giusta compagnia? Qualcuno che ti riscaldi le chiappe dal freddo glaciale? In quel caso sì. Sono d'accordo. » Rise a quella battuta. La verità era che per lei Durmstrang risultava anche più pesante perchè le persone a cui voleva bene erano fuori, lontane da lei. Si sentiva come in trappola, mentre le loro vite andavano avanti.
    «Uhm. Pensavo il mio ex fosse il re degli stupidi, ma magari c'è qualcuno che lo batte.» Le disse, scuotendo il capo allibita dalla storia che le aveva raccontato l'altra. «Sai cosa? Dovremmo pensare noi ad un'alternativa per rendere movimentato il nostro anno.» Annuì poi, appena più entusiasta. «E se proprio non riuscissimo a trovar nulla, dovremmo impegnarci ad architettare una grande fuga da Alcatraz.»
     
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    Continuava a guardare l'animale che scorrazzava vicino alla ragazza, non allontanandosi troppo da lei. Peró trovo che sia molto bella, ti si addice. Disse, non badando troppo alle parole. In senso positivo, ovviamente. Aggiunse dopo con il timore di aver detto qualcosa che non doveva dire. In fondo non la conosceva cosí bene, peró trovava che c'era qualcosa in cui si assomigliassero. Ho sempre creduto che gli animali assomigliassero ai propri padroni. Fece quell'osservazione, lasciandosi sfuggire un accenno di risata. Da piccola lo aveva sempre pensato e ogni volta che vedeva qualcuno in compagnia di un animale, cercava sempre di scoprire le loro somiglianze. Chi aveva gli stessi tratti, le stesse espressioni facciali o il modo di camminare.
    Era stupido ed infantile ma a lei piaceva sempre farlo. E anche in quel momento cercava di notarne le somiglianze, non sapeva come avrebbe potuto vederla l'altra ragazza ma non poteva farne a meno di farlo. Non trovi anche tu? Hanno sempre quello sguardo che trasuda superiorità da tutti i pori e quell'atteggiamento cosí distaccato. Sembrano sempre infastiditi da quello che fai. Peró, se ti guadagni il loro rispetto, hai vinto tutto. E devi sapertelo guadagnare, non lo danno a chiunque e soprattutto non con cosí tanta facilità. Non intendevo quello ma se riesci a trovarlo, puoi considerarti fortunata. Ammise con un sorriso, voltando lo sguardo per vedere se i suoi fossero già di ritorno. Se l'avessero vista mentre fumava, sarebbe stata la fine per lei. Quello che volevo dire è che se trovi una spalla su cui contare, non rischi di impazzire in quella gabbia di matti. Durante l'anno appena trascorso aveva trovato conforto in Gwain, nonostante i loro alti e bassi. Non sono riuscita a farmi tante amicizie. Non lo so...mi sembrano tutti pronti a pugnalarti alle spalle. Le rivolse quella confessione con una scrollata di spalle. Aveva provato ad avvicinarsi a qualcuno ma sembravano tutti cosí presi da loro stessi che aveva finito per rinunciarci. No, c'è qualcuno che è messo peggio, credimi. Quella frase uscí come una rassicurazione. Che intendi dire? Le chiese curiosa. Si sarebbe annoiata parecchio senza Gwain a darle il tormento, tanto valeva trovare un'alternativa. Le fughe sono decisamente piú emozionanti. Se ne hai in progetto una, fammi un fischio. Lei lo faceva spesso, specie con i suoi. Era davvero asfissiante doverli sopportare per tutto quel tempo e cosí, ogni tanto, decideva di scappare da quella casa che assomigliava tanto ad una prigione. Io ho ancora qualche bottiglia di whisky da finire, magari potremmo dividercele. Gwain gliele aveva lasciate con la promesda di finirle insieme ma credeva che non se la sarebbe presa, se le avesse divise con qualcuno che non fosse lui. Allora che farai quest'estate. Le domandó sfoggiando uno dei suoi sorrisi piú veri. Io penso di scappare da un mio amico. Non credo di durare piú di una settimana con loro due.
     
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