Wish I Was Better

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    Rotea gli occhi alle parole di Hubert, come si aspettasse un commento simile nei suoi riguardi. Nonostante sia venuto fin lì per chiedergli scusa, per ribadire più volte il dispiacere provato per tutto ciò che è successo, non può non sottolineare che in fondo sia stato un trattamento che Mason si è meritato. Scuote debolmente il capo, a riaffermare un comportamento che gli è fin troppo familiare, in cui ogni suo errore vada sempre ribadito e volto necessariamente a tentativi di rieducazione scomodi e cattivi. Eppure le parole dell'uomo non si fermano a quello. Nel momento in cui vanno a sfiorare quei delicatissimi tasselli di passato, gli occhi di Mason si sgranano di stupore ed incredulità. 'Cosa?' Hubert conosce la verità. Dopo anni di ricerche, di vendette mietute soffocate sotto l'impossibilità di trovare le vittime giuste contro cui scagliarle, di soprusi mentali e salti in ricordi che hanno lacerato con troppa crudele insistenza il suo animo compromesso, finalmente i loro sforzi cominciano a prendere forma. Questo è ciò che l'uomo gli suggerisce. Questa la vana speranza a cui il ragazzo non può fare a meno di aggrapparsi, colto da necessità e desideri troppo grandi per poter dar credito al proprio rancore. La giustizia per la sua famiglia, per il sacrificio di suo fratello, sovrasta ogni altra cosa. 'Lo sai? Come? Li hai già visti? Quando l'hai scoperto?' Un susseguirsi di domande affrante, accese, eccessivamente accorate. Il tono di voce agitato in cui è racchiuso tutto il dolore che quell'angolo di realtà gli provoca ancora, dando accenni di un'umanità che solo ad Hubert è stato concesso vedere nel tempo. Neanche Helena ne è mai stata così tanto partecipe. 'E' la verità?' Una domanda posta sotto il peso di un'incredulità inevitabile. Il terrore possa trattarsi di un ennesimo sotterfugio per manipolarlo, spinto via dal fervente desiderio di rendere quella speranza una concreta realtà. La volontà di avere finalmente tra le mani il controllo di una storia a cui porre un punto definitivo e ritrovare la pace che si merita. Rendersi giustizia, infliggendo le stesse crude punizioni a quei malfattori, per sentirsi meglio. Questo si racconta. Questo a guidarlo ancora più umanamente verso Hubert. 'Non mi mentiresti mai su una cosa del genere... Vero?' E sebbene la domanda sia rivolta all'uomo, vi è insita una retorica che delinea il tipo di rispetto reciproco che hanno sempre erto nel loro rapporto, la promessa di proteggersi ed essere sempre l'uno la spalla dell'altro, contro un mondo ingiusto e giustiziere. 'Cazzo, no che non lo faresti...' Sospira, passando ripetutamente le mani sul proprio volto. Spaesato, indeciso, non sa esattamente come agire. Tornare significherebbe mettere da parte tutti i progressi fatti, escludere di nuovo la possibilità di ritagliarsi una vita serena, all'infuori di quel mondo atroce. Significherebbe aver patito l'inferno per niente. Soprattutto, significherebbe tradire la fiducia di Helena, disposta ad aiutarlo in prima linea nonostante tutti i giustificati timori a lui legati. E', però, della sua famiglia che si tratta. Di quella vera. E' giustizia per chi gli è stato strappato via ingiustamente. E' la possibilità di scacciare il senso di colpa per essersi codardamente nascosto, piuttosto che agire nel tentativo di mettere in salvo chi, come lui, aveva lo stesso diritto di vivere. E' qualcosa di così forte ed incisivo da non poterlo mettere a tacere. 'Chi è stato?' Gli chiede dunque, mandando giù il grossissimo groppo alla gola che gli blocca il fiato, mentre le mani si torturano tra loro incessantemente, in cenni di duro nervosismo. Non ha ancora accettato, né ha rifiutato. Valuta le mille ipotesi che gli scorrono per la mente, mentre attende maggiori delucidazioni da parte di Hubert.


     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mago Adulto
    Posts
    111

    Status
    Anonymous
    Vederlo attento ed interessato, diede ad Hubert la convinzione di continuare con quella che sarebbe stata una bugia a metà. Finse di rimuginarci su, distogliendo lo sguardo mentre a stemperava all'ansia muovendo il bastone di qua e di là.
    “Ho sempre avuto dei sospetti. Ne ho avuto la conferma solo di recente.” Si decise infine a dirgli puntando lo sguardo altrove lontano da quello dell'altro. Umettó le labbra sottili, sospirando pesantemente.
    avrebbe dovuto pensare bene alle cose da dire per evitare che quella situazione gli si ritorcesse contro. Non avrebbe voluto accadesse, voleva semplicemente che le cose andassero per il meglio per sé stesso ed in definitiva per entrambi.
    “Avrei voluto dirtelo ma c'erano delle cose da risolvere. E poi sai quello che è accaduto.” Cominciò, tastando il terreno prima di piantare quel seme.
    “Non credevo fossi pronto. È anche per questo che ho voluto darti del tempo per tornare in te. Perché Mason quello che ti dirò non sarà difficile da digerire e dovrai essere abbastanza forte da sopportare la verità.” Lo guardò, avvicinandosi a lui quasi volesse che la rivelazione che stava per fargli restasse solo ed esclusivamente tra loro. Lanciò persino uno sguardo verso la porta aperta della stanza attigua, lì dove era possibile vedere in lontananza la figura della giovane ancora distesa ed addormentata.
    “Gli Hollingsworth hanno ucciso la tua famiglia.” Gettò quella che avrebbe potuto essere definita una bomba. “I tuoi zii.” Aggiunse poco dopo chiarendo così fin da subito cosa intendesse dirgli.
    “I tuoi genitori avevano richiesto la nostra protezione perché erano preoccupati per qualcosa. Prima però che potessimo intervenire, loro erano morti e tu solo in quella stanza.” Gli stava raccontando una versione decisamente diversa da quella reale. I fatti erano differenti. Erano stati gli uomini di Hubert ad uccidere la sua famiglia, colpendo gli Hollingsworth sbagliati. E per evitare che quell'errore ricadesse su di sé più avanti, ed avere al contempo un vantaggio sugli Hollingsworth, aveva deciso di tenere Mason con sé, crescendolo come se fosse stato suo figlio.
    “È gente senza scrupoli, Mason. Sono pericolosi, bugiardi. Sarebbero pronti a giurarti che loro non c'entrano niente con la morte della tua famiglia, mentre si preparano ad ammazzarti. Per questo non te l'ho detto prima. Eri troppo distratto. Troppo provato. Se avessi saputo una cosa del genere, cosa avresti fatto?” Continuò guardandolo.
    “Non voglio tu faccia cazzate. Ma era giusto tu lo sapessi così che tu possa prendere le tue decisioni in totale coscienza.”
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    Fa male ascoltare quelle parole, tanto quanto scorgere nei gesti e nelle espressioni di Hubert quei sentimenti provati che sanno di sincerità, come di chi ha mantenuto dentro sé qualcosa di così grosso da non sapere come tirarlo fuori, se frazionarlo per indorare una pillola amarissima da mandare giù o se utilizzare la filosofia del "via il dente, via il dolore". Attento, Mason pianta i propri occhi su quelli del padre, con una brama nel cuore che sembra incolmabile. Anche quando finalmente la verità viene a galla, non riesce a sentirsi meglio. Anzi, il peso di quella rivelazione gli provoca una dolorosa fitta allo stomaco, carica di un senso di solitudine che non l'abbandona. Alimenta così la propria diffidenza nei confronti del mondo, riaccendendo quella fiamma domata negli ultimi mesi, partendo dalla scintilla di un nuovo obbiettivo da portare a termine. 'I miei...?' Replica così, incapace di affibbiare alla gente che gli ha rovinato l'esistenza un appellativo che dovrebbe piuttosto rincuorare, sapere di famiglia. Ma loro non sono la famiglia di Mason, anche condividendone il cognome. Comincia a ricordare che la sua vera famiglia, quella che l'ha sostenuto e protetto per tutta la vita, sta proprio davanti ai suoi occhi. 'No, non è possibile.' Un sorriso amareggiato quello che prende possesso delle sue labbra, mentre intento a scuotere il capo per scacciare le pessime sensazioni che quella notizia ha provocato, impiega tutte le proprie forze per non esplodere nei propri eccessi. Ed a tutto questo si addiziona la consapevolezza di aver voltato le spalle all'unico che ci sia stato davvero, che si è preso carico di qualcosa che non gli competesse per colpa di assassini in libertà. Sebbene Hubert stesso lo sia, adesso non può fare a meno di riportare alla mente l'immagine idealizzata che ha sempre avuto di lui. Questo il primo sintomo di un ritorno sui propri passi, nauseato da se stesso per essersi lasciato ingannare da un'illusione che gli ha fatto solo più male. Ha sbagliato tutto, ancora. Ci ha fatto l'abitudine, ma la delusione persiste. 'E cosa dovrei fare, allora?' Come mantenere il controllo dopo una scoperta così dura da digerire, impossibile da sopportare? Per anni si è trascinato sulle spalle il peso di un'ingiustizia che il fato ha scelto per lui, senza offrirgli una spiegazione. Adesso che la spiegazione c'è e che ci sono vili motivazioni dietro la sua sofferenza, è anche più difficile affrontare quel dolore. Chi mai resterebbe calmo in circostanze simili? 'Starmene con le mani in mano ed aspettare che un fulmine gli piombi in testa? Perché non dovrei farmi giustizia con le mie stesse mani?' Perché sarebbe una cazzata e c'è troppa irrazionalità a guidare le sue parole, i suoi sospiri pesanti, i gesti convulsi delle sue mani le cui dita si attorcigliano freneticamente tra loro. La convinzione di potersi sentire meglio solo togliendoli di mezzo piantata nella mente. La certezza che farlo lo indurrebbe solo a trasformarsi in un mostro per cui cova inconsciamente timore, bloccata in un nascondiglio remoto del proprio animo. 'No, voglio vendetta e devo essere io a farlo. Ho bisogno di fare qualcosa.' Poggia i gomiti sulle gambe, lasciando che quella sana tremi nervosamente sotto l'angoscia provata. Si lascia sfuggire delle imprecazioni a tono basso, mentre le mani sbattono violentemente contro le ginocchia, poi contro la sedia su cui siede. Sospira, passa i palmi ripetutamente sul volto. Poi, nel tentativo di calmarsi, punta nuovamente lo sguardo su Hubert. 'So che non merito il tuo aiuto adesso, ma ti prego, ti scongiuro...' Con gli occhi dispiaciuti e carichi di rammarico e pentimento, si abbandona alla necessità di affrontare quel problema con qualcuno che lo aiuti. 'Cosa devo fare?' Gli basta anche solo un consiglio iniziale, prima di capire come fare a cavarsela senza pesare sulle spalle di Hubert. Se ne sente ormai troppo indegno.


     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Mago Adulto
    Posts
    111

    Status
    Anonymous
    Vederlo cedere alle sue parole, non fu poi così sorprendente. Aveva temuto per un attimo che Mason potesse ritrarsi, convinto di essere dinanzi ad una menzogna. Hubert però conosceva bene il rancore che viveva nell'animo tormentato del ragazzo ed era ben conscio che dinanzi alla possibilità di chiudere quel conto in sospeso, non si sarebbe lasciato pregare.
    Temporeggiò nel dargli una risposta, assistendo alle sue giustificate reazioni rabbiose.
    In parte si sentiva in colpa. Era una piccola parte di sé, infinitesimale, ma viveva in lui. Quello di uccidere la famiglia sbagliata, era un errore che lo aveva tormentato per tutta la vita. Ora però, con Mason, aveva la possibilità di porre rimedio a quell'errore, e di annullare così anche qualsiasi chance che la verità, quella reale, venisse allo scoperto. Per questo stava spingendo Mason contro il suo stesso sangue. Solo così la loro famiglia avrebbe potuto trovare unione e serenità.
    “Devi fare ciò che senti di fare.” Gli disse infine. Un commento che sarebbe potuto sembrare stupefacente. Lo era detto da Hubert. Per tutta la vita, gli aveva direttamente o meno, imposto le scelte da prendere. Ora invece gli stava dando il libero arbitrio. Stava cercando di dimostrargli che le cose sarebbero cambiate tra loro, se solo si fosse deciso a tornare a casa.
    “E' la tua storia. La tua famiglia.” Aggiunse poco dopo, sporgendosi per poggiare una mano sulla sua spalla, stringendola appena. Un gesto paterno, o così sembrò.
    “Qualunque cosa tu deciderai di fare però, io ti aiuterò. Hai tutto il mio appoggio e i nostri mezzi.” Ancora una volta gli dimostrava a parole che, nonostante le convinzioni avute da Mason fino a quel momento per ciò che era accaduto al capanno, Hubert credeva in lui ed in loro. Non lo aveva rinnegato, né voleva ucciderlo. Lo voleva con sé.
    “Non è una decisione che devi prendere ora, Mason. Ragionaci. Quando e se vorrai il mio aiuto, saprai dove trovarmi.” Gli disse tirandosi in piedi. Fece forza sul bastone per fare due passi, allontanandosi dall'altro. Il corpo sul pavimento era già stato portato via e presto i due uomini fuori, avrebbero fatto compagnia al cadavere che trasportava. “Quelli che erano te al capanno, sono stati già licenziati. A breve toccherà anche a loro.” Indicò con un cenno i due uomini intenti a parlottare fuori dalla finestra. Immaginava Mason avesse ben capito cosa Hubert intendesse col termine licenziato. Lo sapeva bene.
    Non aggiunse altro a quel punto. Non c'era nient'altro da dire. A quel punto spettava al ragazzo rimuginare e prendere le proprie decisioni, sperando sarebbero state quelle giuste. Hubert gli avrebbe dato il suo tempo convinto che dopo quella rivelazione, Mason non avrebbe tardato a raggiungerlo, tornando così a casa. Fu per quello che non aggiunse minacce, non ce ne sarebbe stato bisogno, né lo avrebbe aiutato nella parte che stava interpretando. Aggiunse quindi soltanto un'ultima, finta, promessa, lanciando uno sguardo alla camera dove riposava la ragazzina. “Non vi daranno più fastidio.”
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    Libertà. E' un concetto che non gli è mai stato garantito, né concesso. Nel suo percorso di crescita, Mason ha imparato piuttosto ad adattarsi alle volontà di Hubert, ponendo quelle come basi solide da cui spiccare il volo nel modo più consono agli insegnamenti ricevuti. Adesso che il controllo spetta completamente a lui, se ne sente spaventato. Sarà probabilmente il timore di cadere in una trappola, di finire ingabbiato in nuovi traumi da accostare ai precedenti, ma quella possibilità lo scaraventa dritto oltre un varco di confusione che lo lascia senza parole. E' anche, poi, la velata concessione di protezione che Hubert sceglie di offrirgli di nuovo, nonostante tutto, ad amplificare il senso di nervosismo e dispiacere che prova dentro. Sapere di aver diffidato da chi non l'avrebbe mai tradito, annoda la sua coscienza in una stretta colpevole. Non proferisce parola, nel vedere il padre allontanarsi e lasciare l'abitazione, se non rivolgergli un flebile saluto ed un ulteriore ringraziamento appena udibile. Se ne resta da solo per un po', con l'unica compagnia dei suoi pensieri ridondanti, al contempo soffocanti. Poi, deciso a concentrarsi su tutt'altro, raggiunge la camera da letto, entro cui si barrica in attesa del risveglio di Helena.

    Non ha dormito granché quella notte, complici i molteplici ragionamenti sulle notizie apprese nelle ore precedenti e quell'assurdo senso di colpa misto a lusinga provato nei confronti di Hubert. Non è mai piacevole sapere di aver covato previsioni totalmente errate e quella parte di lui ancora sbigottita dal comportamento dell'uomo, lo induce a diffidare dall'aiuto offertogli. Oscilla tra il desiderio di tornare indietro e quello di guardare avanti e nel timore di commettere un altro passo falso, resta immobile, in attesa che si ristabilisca un po' d'ordine nella sua mente. Una fortuna poter spazzare via quel caos dedicandosi a qualcosa che resta di importanza nettamente superiore. Helena ha dormito per tutta la notte e Mason le è rimasto sdraiato accanto, lasciandole il proprio spazio ma rimanendo attento ad ogni sua eventuale necessità. Il sole sorge, filtrato appena nella stanza attraverso la finestra socchiusa. Immerso in quel silenzio, continua a rimuginare sui propri problemi, fumando di tanto in tanto una sigaretta e premurandosi di non infastidire la ragazza al proprio fianco con quelle tossiche nuvolette di fumo soffiate via. Quando finalmente avverte i suoi movimenti lenti e dei leggeri mugolii sospirati, si sporge oltre il suo lato del letto, per palesare la propria presenza e darle un'occhiata più da vicino. 'Ehi, dormigliona.' Accennato il sorriso che le rivolge, mentre poggia il dorso della mano sulla sua fronte. E' ancora calda, ma la temperatura sembra essere tornata a livelli decenti, ben lontani dalla rischiosità del giorno prima. Si tira in piedi poi, sgranchendosi le gambe intorpidite; quella spezzata sembra già essersi ripresa e gli permette di camminare con molta più facilità, privato ormai di gran parte dei dolori provati. Si affretta a porgerle un bicchiere d'acqua, mentre prepara la pozione da somministrarle secondo ordine del medico. Chino dinanzi a lei, di fronte al letto, tenta di rassicurarla prima che una possibile agitazione prenda il sopravvento. 'Siamo al sicuro, adesso.' Le dice. Poi siede ai lembi del materasso, lasciando una carezza con la nocca sul suo zigomo pronunciato. Si aggrappa a quel contatto perché ne ha bisogno. 'Come ti senti?' Chiede infine, mentre recupera il bicchiere d'acqua e la pozione che agita dritto davanti ai suoi occhi, dopo averle dato giusto il tempo di ambientarsi in quel risveglio debole e faticoso. 'Devi prendere questa, per la febbre.'


     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar


    Group
    Caposcuola
    Posts
    849

    Status
    Offline
    Era crollata tra le sue braccia. D'improvviso al mondo si era fatto scuro e provare a resistere alla stanchezza che avanzava le era sembrato impossibile. Si era lasciata andare, incapace di resistere oltre, già succube del dolore e della febbre che la stava annientando. Ricordava di essersene andata piangendo. Aveva chiuso gli occhi lucidi, bagnando di lacrime Mason. Addormentarsi le sembrava un po' abbandonarlo, ma non era stata abbastanza forte, lasciando vincere la natura su di sé.
    Il risveglio fu altrettanto pacato.
    I suoi occhi ci misero un po' ad abituarsi al sole che filtrava dalle finestre. Sbatté le palpebre un paio di volte, trovandosi a fissare poi il volto di qualcuno, stancamente.
    Soltanto quando riuscí ad affibbiare il nome di Mason a quei lineamenti scattó a sedere quasi con un salto.
    Pronta, sull'attenti, sentì il cuore balzarle in gola mentre prendeva a guardarsi intorno come ad assicurarsi di essere totalmente sola con lui, e quegli uomini orrendi non fossero lì pronti ad attaccarli ancora.
    La sua mano si strinse istintivamente contro la maglia di Mason come a volerlo trattenere mentre riprendeva contatto con la realtà. Le ci volle qualche attimo.
    «Io...» Non riuscì a rispondere. Non avrebbe saputo di dirgli com'era che si sentiva. Nella sua testa c'era un caos infernale, e soltanto pian piano ogni tassello andava al proprio posto.
    Osservò le sue gambe livide che le procurarono un fastidioso senso di nausea, il polso fasciato e appena dolente. Captó i dettagli di violenza sul volto di Mason e sulla sua gamba malandata. Per quanto assurdo sembrasse, doveva essere stato tutto vero.
    «Non li ho sognati, giusto?» Gli chiese ignorando per il momento il bicchiere e la pozione che Mason le offriva.
    Eppure, se quegli uomini erano stati lì, ed avevano avuto la meglio su di loro, cos'era accaduto poi?
    «Come...» Grattò la fronte, evidentemente confusa. Più provava a dare un senso a quella scena, più si rendeva conto le mancassero dei pezzi. Così le sembrava difficile ricostruire ogni cosa.
    «Cioé siamo vivi. Com'è possibile?» E non lo disse, ma negli occhi grandi e spaventati ora puntati su di lui, c'era una domanda ben celata: avrebbe trovato dei cadaveri in soggiorno?
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    'Fa' piano.' Cerca di intimarle, poggiando una mano sulla sua spalla nel tentativo di trattenerla a letto in una posizione che non la affatichi. Il guaritore è stato categorico: deve riposare. Mason non transigerà. 'Devi mantenere la calma e non fare sforzi.' Le spiega quindi, cercando di imprimere anche nell'altra la calma dipinta sul suo volto, sebbene dettata da rassegnazione che non dà reale sollievo. La sua mente è ancora un turbinio di paranoie ed indecisione, cui non dà ascolto col solo intento di indurre la ragazza alla tranquillità di cui necessità. Posa l'acqua e la medicina sul comodino, ricercando con delicatezza le sue mani per stringerle tra le proprie. Non sa quanto lei sia disposta al conforto, ma il Chesterfield non può far altro che provarci mentre butta fuori parte della verità legata al pomeriggio precedente. 'No, non era un sogno e mi dispiace da morire per... beh, per tutto questo.' Rivolge un cenno mortificato al suo polso ed alle gambe livide che riportano ricordi orribili alla memoria di entrambi. Le copre l'attimo dopo con il lenzuolo, come per accantonare momentaneamente dalla vista di lei quell'immagine spaventosa e tutto ciò che ne deriva. Si prende del tempo per poter formulare un discorso che la tranquillizzi e risulti abbastanza credibile, per quanto quella situazione non lo sembri per niente. Lui stesso stenta ancora a fidarsi di ciò che le sue orecchie hanno percepito e vi si aggrappa anzi forse più per disperazione che per spirito d'affidamento. 'Mentre dormivi, è arrivato Hubert. Non è stato lui ad ordinare che ci facessero del male, è stata solo una vendetta personale.' Una verità assoluta, questa, a cui sente di poter credere davvero. Poi la necessità di omettere alcune parti di quella vicenda si fa impellente. 'Li ha mandati via, ha chiamato un guaritore per me e per te e poi mi ha chiesto di parlare.' Così comincia a rimescolare alcune parti di quella vicenda, non menzionando la reale fine dei suoi scagnozzi, né le informazioni ottenute sulla propria famiglia. A quelle ci arriverà in seguito, quando lei sarà abbastanza in forze da sopportare il lato oscuro della sua storia e Mason sarà riuscito, nel frattempo, a capire quanto credito dare a quelle parole. Per adesso, si limita a ricostruire nella propria mente la visione ideale di Hubert, tentando di avanzarne una copia similare anche alla ragazza. 'Ciò che mi è successo è stato un errore di calcolo. Si è scusato per questo, ma non so ancora se crederci o...' O non farlo. 'E' difficile.' Lo è davvero, anche per tutti gli scenari che vi sono dietro e che le sta ancora celando. 'Però ci ha salvati, capisci? E' grazie a lui se adesso siamo qui, insieme.' Ribadisce, dandole un primo scorcio della frustrazione provata, di quel misto di sensi di colpa e preoccupazione che lo sta lacerando e che curva il suo volto di inevitabile tristezza. Sospira ancora ed ancora, mentre lascia la presa sulle sue mani per passare ripetutamente le proprie sul viso. Poi, con la schiena appena ricurva in avanti, poggia il gomito sul ginocchio ed il mento sul proprio pugno, in una posa pensierosa e quasi assente, vittima di pensieri troppo vari e disturbanti per potersi dare pace. 'Magari avevi ragione tu, quando dicevi che in qualche modo tenesse a me. Ero solo troppo spaventato per rendermene conto.' Un'ammissione di codardia che gli costerebbe cara, ma che ormai riesce ad esporre senza grossi problemi dinanzi a lei. Resta tuttora la persona che lo conosce di più al mondo. 'Non mi aveva mai chiesto scusa, prima d'ora.' Ed è questo ciò che più di tutto ha fatto da scintilla alla confusionaria devastazione che ha invaso la sua mente. Guarda verso la finestra, col palmo della mano premuto contro le labbra. Attende tracce di comprensione che adesso solo Helena può donargli.


     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar


    Group
    Caposcuola
    Posts
    849

    Status
    Offline
    Cercò di seguire il suo discorso ma non fu semplice, sia per la confusione che albergava all'interno della sua mente sia per la temperatura che per quanto ora più bassa, la faceva comunque sentire come se avesse la testa in un pallone.
    Corrugò la fronte dinanzi alle sue scuse, scuotendo poi appena il capo. «E tu che colpa ne hai?» Non aveva assolutamente nulla di cui rimproverarsi ed Helena non gli affibbiava alcun genere di colpe. Non ce l'aveva con lui insomma, e voleva che quello gli fosse chiaro. Desiderava sul serio smettesse di sentirsi colpevole per qualsiasi cosa. Quell'atteggiamento sembrava essere estremamente deleterio per lui e non lo stava aiutando a venir fuori dal guscio in cui si era rinchiuso, anzi era forse esattamente il contrario.
    Tuttavia, fu davvero difficile tentare di mantenere il controllo in seguito alle rivelazioni che fece dopo.
    Lo guardò con un sopracciglio inarcato, lasciandosi andare ad un mezzo sbuffo.
    «Un errore di calcolo.» Si chiese se fosse serio. Se avesse sul serio potuto anche solo vagamente credere a quelle che sembravano stronzate. Come si poteva sbagliare in merito? Non aveva assolutamente senso per lei e non capiva come Mason facesse anche solo a pensare di dare un'opportunità a chi aveva ordinato una simile barbarie contro di lui. Quelle cicatrici lo avrebbero macchiato per sempre. Era disposto ad accettarlo senza arrabbiarsi e solo perchè quel verme aveva finto di chiedergli scusa?
    Fu difficile evitare di sbottare.
    Sospirò pesantemente, facendo spallucce. «Non lo so. Forse.» Si pentiva di avergli detto quelle parole adesso, soprattutto perchè sembravano poter essere interpretate in modo sbagliato, o magari nel modo giusto ma in senso sbagliato.
    Immaginava però sarebbe stato inutile scagliarglisi contro. Non li avrebbe portati a nulla ed ora più che mai Helena aveva paura di perdere Mason. Se gli si fosse scagliata contro, non avrebbe fatto altro che spingerlo tra le braccia di suo padre e non era ciò che voleva.
    Non disse nulla per un po', muovendosi piano per prendere il bicchiere poggiato sul comodino. Prese la sua pozione buttando giù l'acqua, prima di rivolgere poi lo sguardo a Mason. Scivolò contro di lui, poggiando la guancia contro la sua spalla. Cinse il suo petto con un braccio, restando così, spalla contro spalla, abbattuta contro di lui.
    «Tu vali più di questo, Mason. Più di semplici scuse.» Biascicò ad occhi chiusi, accarezzando l'altra spalla e lasciandosi inebriare e tranquillizzare dal suo odore. Avrebbe fatto di tutto per non perderlo di nuovo, e soprattutto per evitare che fosse Mason a perdersi. Sarebbe stata quella la sua nuova battaglia. «Pensaci.»
     
    Top
    .
22 replies since 11/6/2020, 21:39   283 views
  Share  
.
Top