Burned

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    Stemperare la tensione gli riusciva bene quando la parte lesa era Nikki.
    Non gli era mai stato difficile voltare pagina, e nessuno dei due si era mai soffermato molto sulle cose, perchè si volevano bene, perchè non ne valeva la pena.
    Perchè quando ci si conosce bene si riesce anche a capire quando è il momento di non insistere.
    -Oh suvvia, vorrà dire che ti porterò il brodino caldo, non sarebbe di certo la prima volta- infatti anche in almeno altre due occasioni le aveva portato il brodino in camera, soprattutto quando sua madre era troppo impegnata per farlo da se.
    -Da morire- e si stava divertendo per davvero, anche se lì, nudo, era pericoloso averla sul piede di guerra.
    Quindi dopo l'ennesimo attacco uscì e si avvolse la spugna attorno alla vita.
    -Quella pizza non sembra per niente invitante, mentre ti rimetti in sesto la riscaldo quanto meno- e lo fece, dopo essersi messo qualcosa addosso quanto meno.
    -Ecco cosa faremo ora- le disse una volta che lei tornò in cucina - mangiamo e poi ti suono qualcosa. Non sia mai mi picchi per non averti nutrito a sufficienza- diede un altro morso alla sua di pizza e alla fine non era male.
    -Partiremo dopo domani comunque, con una passaporta che dal ministero ci porterà dritti all'altro ministero.
    Lo sai fare l'incanto di estensione irriconoscibile vero?-
     
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    "No, in effetti no." Non sarebbe stata decisamente la prima volta. I miei genitori erano un vero schifo in quanto ad attenzioni verso i propri figli, o in quanto ad attenzioni in generale, e quando stavo davvero male le opzioni erano due: risolvermela da sola -cosa che tendevo a fare piuttosto spesso, fingendo di stare bene-, o contare sull'aiuto di mio fratello o di Igor, quando ero messa proprio male.
    "Se mi ammalo mi porti il brodino caldo, allora. Ma se non mi dovessi ammalare, potresti sempre portarmi qualcosa di buono a letto. Una bella colazione al risveglio è sempre gradita, per esempio!" Gliela buttai lì, sotto forma di scherzo, ma tutto sommato poteva essere un'idea. Magari la coglieva... o magari no. Molto più probabile la seconda, ma tentare non costava nulla!
    "E Nikki vince!" Esclamai sollevando entrambe le braccia, ridendo di gusto, mentre lui usciva sconfitto dalla doccia, avvolgendosi un asciugamano attorno alla vita. Il super liquidator a base di bagnoschiuma aveva portato alla vittoria, dovevo tenerlo bene a mente, sarebbe potuto tornare utile di nuovo.
    "Ecco, sì, scaldale tu. Abbiamo capito che io non so usare il forno, purtroppo." Commentai prima di guardarlo andare via da quel bagno.
    Chiusi finalmente l'acqua e solo a quel punto abbassai lo sguardo: ma come mi era venuto in mente di entrare in doccia in quelle condizioni?
    Lasciai così ricadere camicia e intimo a terra, per prendere un secondo asciugamano: lo passai velocemente tra i capelli, per scacciare l'acqua in eccesso, e poi me lo avvolsi attorno, per dirigermi finalmente verso la mia stanza per la notte.
    Come da programma avevo portato il mio pigiama, che altro non era che un abito da notte in raso nero, con al di sotto l'intimo abbinato. Perché, al diavolo tutto, io ero andata lì con un'idea ben precisa in testa: il fatto che fosse successo tutto prima, era stata indubbiamente una piacevole sorpresa, ma ne conseguiva che ora avevo con me solo roba funzionale ma maledettamente scomoda.
    Arrivai in cucina e lo trovai lì, seduto al tavolo, le pizze appena sfornate probabilmente. Guardai la mia sedia e fanculo, poteva restare vuota.
    Mi avvicinai a lui e presi posto sulle sue gambe. Un braccio attorno alle spalle di Igor e mi sporsi verso lo spicchio di pizza che aveva in mano, per prenderne un morso. "Mmh..." Annuii in segno di apprezzamento: nonostante fosse riscaldata, non era affatto male. E avevo troppa fame per non trovare qualsiasi cosa buonissima. "Oh andiamo, non ti picchierei mai per non avermi nutrito a sufficienza" Replicai, e mi avvicinai a lui per tirargli un morso su una guancia. "Potrei direttamente mangiarti!" Scherzai quindi, sorridendogli e allungando una mano per prendere la birra di prima e berne un sorso; ormai era diventata orribile.
    "Sì, quello è uno dei pochi incantesimi che mi riesce davvero bene. Mi sono allenata parecchio, negli anni. Sai, per i bagagli di una donna è quasi indispensabile!" E anche per trasportare parecchia droga senza dare nell'occhio, in una comodissima pochette. Ma questo non era necessario specificarlo, era quasi scontato.
    "Dunque qual è il programma?" Domandai quindi, mentre una mano giocava distrattamente con i suoi capelli. "Orario del meeting? Tempo libero? Dove si alloggia? Avanti, voglio la scaletta precisa, così saprò bene cosa portare con me. Non voglio farmi trovare impreparata." Avrei tirato un altro morso alla sua pizza, ma alla fine lasciai la birra e presi uno spicchio tutto per me: dovevo pur lasciarlo mangiare, no? Aveva bisogno di recuperare un bel po' di energie anche lui.
     
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    Si sedette sulle sue gambe e fu istintivo per Igor tenerla su di se avvolgendole un braccio attorno alla vita.
    -Oh vedi? Mi conviene cedertela tutta la pizza- la lasciò fare anche perchè non aveva una reale voglia di fargli del male, lo mordeva ma con leggerezza.
    Sapeva fare l'incantesimo quindi avrebbero viaggiato leggeri.
    -Non ne ho idea, so che arriviamo alle nove, sistemiamo le nostre cose e poi io alle dieci ho questo meeting. Finisce per le tredici e sono libero.
    Il giorno dopo stesso programma, domenica libero e rientriamo-
    sintetico ed efficiente.
    I dettagli non li sapeva, quale che fosse stato l'hotel, o la locanda, non ne aveva idea.
    Neanche era mai stato in Germania per decidere di spostarsi in un altro e andare sul sicuro.
    -Impreparata di cosa? Un paio di jeans e un vestito elegante, nel caso ci sia un ricevimento a sorpresa. Sai come sono questi maghi no? Gli piace fare scena-
    Finì il suo pezzo di pizza ma la birra, che si era riscaldata, se la rinfrescò con un pò di ghiaccio fuori la stessa, tenuto su con la magia ma a mali estremi ..
    -Domande?-
     
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    Mentre parlava, sentivo il mio corpo rilassarsi, decisamente provato da quella giornata.
    Finii di mangiare il mio spicchio di pizza e mi resi subito conto che la mia fame si era già placata. Probabilmente era solo la stanchezza, perché non ero solita limitarmi a così poco. O forse solitamente esageravo per via del fumo, mentre quella sera non ne avevo toccato neanche un po'. Qualsiasi fosse il motivo, la mia cena poteva dirsi conclusa lì.
    "Quindi avremo tutto il pomeriggio per noi" Replicai quando disse che avrebbe finito alle tredici, e mi misi più comoda, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo, e portando le braccia attorno ad esso. Gli occhi si erano chiusi, per bearmi di quel profumo e del tono della sua voce che mi cullavano. "Dovremmo organizzare qualcosa per la domenica... cosa c'è di bello da vedere, a Monaco?" Domandai, mentre inevitabilmente il mio tono di voce prendeva a cambiare.
    "Noi donne dobbiamo essere preparate sempre a tutto... non lo sai?" Mi strinsi di più a lui, nascondendo meglio il viso da quella luce che iniziava a darmi piuttosto fastidio. "Jeans... vestito elegante... mmh... okay..." Ricapitolai con un tono più basso, mentre lottavo per rimanere sveglia. Dovevo sentirlo ancora suonare, lo aspettavo dalla sera precedente, ma non ero sicura di riuscire a vincere quella battaglia.
    "Domande?" "Dormiremo separati... questa notte?" Biascicai.
    Forse non era il genere di domande alle quali si riferiva, forse parlava del meeting, ma ormai ero completamente andata.
    Passare la giornata a cucinare, preparare, fare l'amore, litigare e poi chiarire, era stato estenuante. Specialmente per me che non avevo dormito neanche la notte precedente.
    Forse fu per questo che, senza neanche volerlo o rendermene conto, persi ufficialmente quella battaglia. E così, alla fine, caddi definitivamente nel sonno, tra le sue braccia... nell'unico posto nel quale desideravo stare.
     
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    La strinse più forte a se conscio che di li a poco si sarebbe addormentata, quasi la cullò mentre rifletteva e decideva come si sarebbe dovuto comportare da quel momento in poi.
    Nikki era una creatura indifesa, lo era sempre stata nonostante la sua aria da dura, nonostante i suoi l'avessero inevitabilmente inserita nel giro della droga, dunque spesso e volentieri si trovava ad avere a che fare con gente davvero poco raccomandabile.
    Nonostante tutto questo con lui era sempre stata la ragazza da proteggere, la principessa nella torre da salvare.
    Nikki era da sempre stata la sua debolezza, lo faceva capitolare come poche c'erano riuscite fino a quel momento, era dunque pericolosa, molto pericolosa.
    Quando la sentì rilassarsi completamente capì che si era addormentata, così si alzò e la portò in camera sua, sul suo letto e lui le si distese accanto.
    Quando dormiva sembrava persino un angioletto.
    Si ritrovò a sorridere per poi girarsi e poggiare totalmente le spalle al materasso, la testa sul cuscino e per la seconda quel giorno con gli occhi fissi sul soffitto della sua camera.
    Si addormentò con difficoltà ma quando riaprì gli occhi lei gli si era avvinghiata e lui la tratteneva di rimando.
    Un'occhiata all'orologio gli fecero intendere che erano le nove della mattina, scivolò via dalla sua presa e si diresse in cucina dove su un vassoio mise del succo d'arancia dei cereali e un pò di frutta tagliata, la portò sul tavolo della sala; fissava il pianoforte che lo chiamava come a volergli ricordare che un tempo erano stati amici; così si sedette, e le dita iniziarono a suonare da sole la loro melodia.

     
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    Quando aprii gli occhi, al mattino, ricollegarsi alla realtà fu piuttosto complesso. Per qualche istante mi ritrovai persino a pensare che, tutto quello che era successo, fosse stato solo un sogno, frutto della mia fantasia.
    Quando mi guardai attorno e riconobbi la stanza, sorrisi involontariamente. Mi ritrovai a rivivere ogni secondo trascorso con lui la sera prima e a chiedermi come diavolo avessi fatto ad addormentarmi senza neanche accorgermene.
    Mi aveva portato nella sua stanza e il letto era sfatto su entrambi i lati, cosa che mi portò ad immaginare che avessimo dormito insieme; questo spiegava come mai avessi riposato tanto bene e tanto a lungo. Tuttavia, era un vero peccato non essersi riuscita a svegliare prima, per vivere quel momento e imprimerlo nella mente come avrei voluto.
    Dall'altra stanza una melodia giungeva alle mie orecchie: mi ero svegliata con il dolce suono del pianoforte che tanto aspettavo di sentirgli suonare.
    Scesi dal letto e andai in bagno per una veloce rinfrescata, prima di raggiungerlo nella sala. Era lì, di spalle, e le sue mani danzavano su quei tasti in modo del tutto naturale, come se fosse la cosa più semplice che si potesse fare.
    Mi avvicinai alle sue spalle e, senza dire una parola, mi chinai facendo scivolare le braccia attorno al suo collo. Portai il viso accanto al suo, sorridendo, finalmente felice. Erano quelli, i momenti che avrei ricordato per sempre: quei brevi attimi di completa felicità e spensieratezza, che non erano così frequenti nella mia vita.
    Quando, dopo qualche minuto, le sue dita fermarono quella perfetta corsa sui tasti bianchi e neri del pianoforte, portai una mano sulla sua guancia, per farlo voltare verso di me. Gli sorrisi e posai le labbra sulle sue ancora una volta, senza alcuna fretta. Un gesto del tutto naturale, che non sapevo esattamente cosa significasse. Questa volta non mi ero neanche preoccupata di chiedergli il permesso, l'avevo fatto e basta, come se fosse la normalità. Ma cosa c'era adesso tra noi? Potevo davvero farlo o era il caso di mettere un freno prima di schiantarsi contro un muro e farsi del male?
    "Buongiorno... dormito bene?" Soffiai subito dopo sulle sue labbra, e lo lasciai andare solo per avvicinarmi al tavolo, dove notai una fantastica colazione pronta per essere gustata. Mi avvicinai e mi voltai un secondo a guardarlo, piacevolmente stupita. "Hai davvero preparato tutto questo per me?" Domanda idiota, dato che ci eravamo solo noi due in quella casa, ma uscì del tutto spontanea. "Sei proprio un uomo da sposare, Plamenov." Scherzai, guardando la frutta perfettamente tagliata e servita, con il succo ed i cereali. Era riuscito lì dove io la sera prima avevo fallito miseramente.
    Mi misi a sedere e mi lasciai sfuggire una sincera risata, al pensiero delle parole appena pronunciate e di ciò che mi riportarono alla mente. Ricordi della nostra infanzia, che non potevo non condividere, a quel punto. "Perché tu non sai che, in realtà, il tuo matrimonio è stato già organizzato da molto tempo. Una Nikki di neanche dieci anni aveva già programmato tutto!" Commentai, sinceramente divertita, versando il latte sui cereali. "Tranquillo, sto solo condividendo le assurde fantasie di una bambina sul suo miglio amico. Non ho intenzione di metterti un anello al dito dopo una notte trascorsa insieme eh." Lo rassicurai, prima che potesse venirgli una crisi di panico o potesse pensare che fossi una psicopatica. L'unica Yorick che pensava alla possibilità di un matrimonio, di fatto, era quella alta più o meno un metro e venti, ancora troppo innocente e romantica per preoccuparsi della vita reale. "La baby wedding planner, comunque, aveva scelto un enorme castello immerso nel bosco, con una straordinaria piscina sulla parte frontale. Festa serale con tanto di fuochi d'artificio all'arrivo della carrozza con gli sposi. Sì, una vera carrozza, trainata da cavalli bianchi. Vedevo decisamente troppi cartoni..." Scoppiai nuovamente a ridere, scuotendo lenta la testa e prendendo il bicchiere con il succo, per portarlo alle labbra e berne un sorso. Un tempo, persino io ero stata una bambina innocente, che aveva creduto nella possibilità di un per sempre, come nelle favole. "Poi però non mi hai mai chiesto di sposarti, siamo cresciuti e quindi la lista degli invitati non è mai stata stilata. Hai spezzato il cuore di una povera bambina innocente, mandando in frantumi tutti i suoi sogni. Non ti senti tremendamente in colpa per questo?" Scherzai quindi, prendendo uno spicchio di pesca poggiato su quel piatto accuratamente preparato da Igor, e glielo lanciai dritto contro il petto.
     
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    Suonare per lui era sempre stato un momento di sfogo, un momento in cui le sue dita si fondevano con il pianoforte e lo trasportavano in un mondo speciale, fatto dell'essenziale. Non pensava a niente mentre suonava, ma non perdeva di vista quei piccoli dettagli che gli evitavano l'effetto sorpresa, come Nikki nella stanza accanto, Nikki dietro di lui che lo abbracciava.
    Non si scompose preferendo portare a termine la melodia.
    Quando anche l'ultima nota fu emessa si voltò verso di lei, le ricambiò il bacio, indugiò per più di un paio di secondi sulle sue labbra.
    -Abbastanza- le rispose seguendola poi con lo sguardo.
    -L'intenzione era quella, poi sono stato chiamato a gran voce dal mio vecchio amico, quindi..- quindi i propositi se ne erano andati a puttane e aveva perso la cognizione del tempo.
    -Puoi giurarci Yorick- si alzò dallo sgabello per poi raggiungerla attorno al tavolo.
    -A si? Qualcosa avevo sospettato , precisamente il dubbio ha iniziato ad insinuarsi in me quando, verso i dieci anni, mi hai messo al dito quella specie di corda- qualcosa del genere.
    Lui era serissimo mentre lei ricordava il passato, non pensava ci fosse bisogno, da parte sua, di mettere i puntini sulle i, anche perchè le ragazze non erano solite esporsi se volevano qualcosa di così importante come il matrimonio.
    -Una wedding planner molto audace nella scelta della location- molto sobria pure, neanche nella sua mente riusciva ad evitare il sarcasmo alle volte.
    -Semmai mi sposerò sarà una cerimonia intima- le disse senza un reale motivo - sicura la tua wedding planner non abbia fantasticato su uno sposo diverso?-Lei sorrise, lui però non la accompagnò in quel momento di ilarità, restò serio e pensieroso, mentre rifletteva sulle sue parole.
    -Sai cosa succede quando non si riescono a fare le giuste esperienze prima di mettere su famiglia?- le chiese a bruciapelo.
    -Finisce che poi non si ha il gran finale, quindi bisogna avere pazienza, come ne ho avuta io- seguitò a fissarla ancora incerto se continuare o meno il suo discorso.
    Alla fine optò per un si - in questo momento me lo sto ancora chiedendo se io abbia o meno scelto il momento giusto per iniziare una relazione- e lo sapeva che stava sganciando una bomba, ma odiava i fraintendimenti e anche le sorprese.
    -Tu che dici? Sei pronta o hai bisogno di pensarci?- non le offriva un matrimonio o un anello al dito, però le offriva un inizio.
    Le ilo avrebbe voluto?
     
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    "Abbastanza?" Domandai di rimando, incuriosita. Qualcosa forse non era andato come doveva andare?
    Diceva che era stato distratto dal pianoforte, ma al diavolo, doveva essere uno scherzo. Insomma, se non fosse stato chiamato dal suo amico, cosa avrebbe preparato? "Parli con una che per distrazione ha quasi dato fuoco alla tua cucina. Direi che qui è tutto perfetto." Lo rassicurai quindi a tal proposito.
    Lo seguii con lo sguardo mentre si avvicinava al tavolo e dovetti sforzarmi non poco, per restarmene seduta lì dov'ero. Da quando la sera prima aveva dato il via a tutto, da quando avevo testato cosa significasse stargli vicino, era diventato particolarmente difficile resistere alla tentazione.
    Mi venne da ridere quando mi ricordò dell'anello di corda messo al dito, e per un istante abbassai lo sguardo, quasi imbarazzata, per poi riportarlo subito nel suo. "Tendevo ad essere possessiva allora, e c'era una bambina che ti guardava, quel giorno. Mi sono sentita in dovere di fare qualcosa, senza tuttavia dire niente al diretto interessato!" Perché lui a tutto pensava, fuorché alle bambine, vista l'età. Ero io quella sognatrice, e già ero abbastanza sveglia da saper evitare un clamoroso rifiuto. Il primo cuore spezzato a quell'età, non era proprio il caso.
    "Ehi, la location sembrava perfetta, allora. Mi piaceva sognare in grande, avevo solo nove anni!" Esclamai quindi, in mia difesa. Nei cartoni era sempre tutto esagerato, ed io era da lì che prendevo spunto. A cos'altro mi sarei dovuta appoggiare? A stento riuscivo a capire cosa fosse, un matrimonio.
    "Non mi aspetterei nulla di diverso da una cerimonia intima, da uno come te. Non ti ci vedrei a fare il tuo ingresso in sella ad un cavallo bianco, diretto ad un castello con centinaia e centinaia di invitati." E immaginando la scena per poco non mi andò di traverso il succo. "Ma in mia difesa posso dire che, dodici anni fa, non potevo immaginare che saresti rimasto il solito musone solitario" Lo punzecchiai, portando alla bocca un cucchiaio di cereali. "La wedding planner ha fantasticato sullo sposo giusto, era solo una povera ingenua" Conclusi quindi, sorridendogli divertita.
    A differenza mia, sulle ultime parole non rise, ma piuttosto rimase stranamente serio e pensieroso. Forse avevo detto qualcosa che non andava, così posai il cucchiaio e lo guardai interrogativa, sperando di non aver esagerato in qualcosa.
    La domanda che seguì, però, mi lasciò decisamente confusa. "No...?" Risposi incerta, cercando di capire cosa il significato di quella sua domanda improvvisa.
    Le sue parole suonarono come una premessa a qualcosa di buono, e quando pronunciò la parola "relazione", riferito a me, sulle labbra si aprì istintivamente un enorme sorriso.
    "Tu che dici? Sei pronta o hai bisogno di pensarci?" Non risposi subito, ma mi alzai e andai da lui, guardandolo per qualche secondo prima di parlare.
    "Vieni." Non era una richiesta, la mia: gli presi entrambe le mani per far sì che si alzasse, per poi farlo indietreggiare, guidandolo lentamente verso il divano. Il palmo si posò al centro del suo petto, per spingerlo affinché si sedesse e, prima di raggiungerlo, feci scivolare le spalline dell'abito lungo le braccia, fino a farlo ricadere a terra.
    Lo calciai via e, con solo le mutandine addosso, mi posizionai sopra di lui. Al diavolo tutto, non avevo bisogno di pensare a nulla.
    "Io dico che non so come si gestisca una relazione, ma sono pronta ad imparare, se sarai tu a guidarmi." Lo aveva sempre fatto, non sarebbe stato diverso quella volta. Ero pronta ad imparare, sapevo di poterlo fare, nonostante quella paura che provava ad insinuarsi in me, ma che respingevo con forza.
    Il bacino si muoveva lento su di lui, per provocargli una reazione, e mi avvicinai con le labbra al suo orecchio. "Dico che ora tu farai l'amore con me, ancora e ancora, finché non rimarrai privo di energie e mi supplicherai per una tregua." Sussurrai, scandendo attentamente ogni singola parola. Gli afferrai il lobo dell'orecchio tra i denti, mordendolo piano prima di scendere a baciargli il collo. "Dico che oggi ti farò saltare tutte le lezioni." Le mani si infilarono al di sotto della sua maglia, accarezzando la sua pelle per qualche istante, prima di sfilare via quell'inutile t-shirt.
    "Dico che io ho aspettato ventun anni per questo, dunque l'Accademia potrà aspettare un giorno. Non sei d'accordo?" E a quel punto tornai con lo sguardo nel suo, mentre una mano scendeva lenta verso il basso, fino ad insinuarsi tra i nostri bacini, andando ad accarezzarlo intimamente.
    Se la paura di non essere all'altezza di una relazione era tanta, la voglia di saperlo soltanto mio, dopo tanto tempo, la superava di gran lunga. Quindi, al diavolo la paura e le insicurezze... quello era ufficialmente un sì. Ero pronta. Ero sua.
     
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    -E ora non lo sei?- le chiese in merito alla questione della possessività.
    La verità era che lo erano entrambi, ora che potevano anche esprimerlo ad alta voce sarebbe stato un gran casino.
    Per il resto lui non era un musone solitario, semplicemente se non c'era nulla per cui sorridere non valeva neanche la pensa sforzarsi.
    Lei parve cogliere con entusiasmo l'idea di una relazione con lui, e da una parte se ne compiacque.
    Non era scontata come risposta, se si pensava quanto Nikki fosse stata incline al libero arbitrio e quanto le fosse piaciuto "sperimentare".
    Lui le stava implicitamente dicendo che ora non avrebbe potuto sperimentare con nessun altro tranne che con lui.
    Le aveva anche dato la possibilità di tornare sui propri passi, semmai l'avesse colta il panico o l'incertezza.
    Lei non aggiunse altro preferendo invece alzarsi e prendergli le mani per invitarlo ad alzarsi, lo portò là dove c'era un divano, lo fece sedere, lei lo raggiunse poco dopo completamente nuda, se non per la sola piccola e quasi irrisoria stoffa del suo intimo.
    Mentre lei gli parlava Igor si fece irretire con le sue moine, con le sue movenze, con il tocco delle sue mani tra i capelli, sul petto, e si sentì come spinto da una calamita quando le prese un seno tra le mani che subito dopo furono sostituite dalle sue labbra.
    -Dico che hai perfettamente ragione- ora che aveva deciso di non resisterle più era tutto un gran bel problema.
    -Tu .. mi farai impazzire, Nikki-
    Lei aveva un grande potere su di lui e lo usava tutto.
    Si alzò tenendola dal bacino e ribaltò la situazione facendo sedere lei sul divano. Si inginocchiò come in preghiera, senza distogliere lo sguardo da quello di lei la liberò anche di quell'ultimo lembo di stoffa, non disse niente ma dal suo sguardo si capiva perfettamente quali fossero le sue intenzioni.
    Il giorno prima si erano lasciati guidare dall'istinto, ora si sarebbe fatto guidare dalla lussuria in una lenta e totale esplorazione del suo corpo.
    L'accademia ... avrebbe dovuto aspettare.
     
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