Hurricane

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    Glielo concesse, il tugurio in questione aveva del potenziale, se lui fosse stato interessato a svilupparlo ne avrebbe avuto sicuramente, per lo meno.
    Ma datosi che non era interessato sarebbe rimasto un tugurio.
    Lei cercò un contatto, i sensi di Igor si misero tutti in allarme.
    Quando la bionda faceva così voleva qualcosa.
    Non gli rimaneva che aspettare e vedere cosa, nello specifico, si fosse sognata questa volta.
    E la richiesta, infatti, non arrivò a tardare.
    -Mettiamola così, se domani me lo farai trovare funzionante sotto il salotto di casa mia allora io suonerò per te- era un accordo più che equo.
    -Ora, come hai detto, è tardissimo, andiamo a coricarci- si perchè una parte di lui era ancora rimasta nel letto a crogiolarsi tra le lenzuola.
    Questa volta fu lui a precederla, se le fosse venuto in mente di cadere quanto meno non si sarebbe fatta rotolando tutti i gradini.
    -Se vuoi rimanere per la notte scegliti una delle stanze vuote e spiaggiati, è tardi e non credo che troverai una passaporta per Notting Hill a quest'ora- non all'accademia quanto meno, visto che alle dieci chiudeva i battenti.
    -Notte- biascicò poi trascinandosi verso la sua di stanza.
     
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    "Sfida accettata!" Non avevo idea di come fare a trascinare quel coso giù da una scala a chiocciola, ma avrei trovato il modo. Chiaramente sarebbe servita la mia bacchetta, o mai sarei riuscita a spostarlo anche solo di mezzo millimetro, dunque il problema più grande era cercare di non distruggergli il pianoforte o direttamente casa. Un'ipotesi che chiaramente avrebbe dovuto mettere in conto, il biondo, ma ormai mi conosceva, poteva immaginarlo. Fortunatamente quella sera non avevo neanche esagerato con il fumo, quindi qualche possibilità in più magari ce l'avevo.
    Annuii e lo seguii giù da quelle scale, lanciando un'ultima occhiata al pianoforte prima di scendere i primi gradini: il mio cervello si era già messo in moto, alla ricerca della soluzione più adatta.
    "Se vuoi rimanere per la notte scegliti una delle stanze vuote e spiaggiati, è tardi e non credo che troverai una passaporta per Notting Hill a quest'ora" Gli sorrisi, non me lo sarei di certo fatta ripetere due volte. Di andare in giro a quell'ora non ne avevo granché voglia e poi lì avevo ancora un compito da svolgere, prima di andarmene. "Grazie e... buonanotte. Ci vediamo domani" Lo guardai avviarsi verso la sua camera e lo osservai finché non sparì dietro la porta. Solo allora mi mossi, dapprima in direzione del bagno degli ospiti che mi aveva mostrato in precedenza, per un bagno rilassante -perché non avevo sonno, neanche un po', e di certo non potevo non approfittare di quelle vasche-, e in seguito verso la prima camera disponibile.
    Fu solo quando arrivai in stanza che realizzai di non avere nulla da mettermi addosso. Non avevo intenzione di dormire con i vestiti, e non era ancora abbastanza caldo da restare completamente scoperte. La scelta, a quel punto, fu piuttosto ovvia: saccheggiare l'armadio di Igor.
    Scalza, con ancora l'asciugamano ad avvolgermi, mi avvicinai alla sua stanza in punta di piedi. Aprii piano la porta e mi affacciai, vedendolo ormai disteso a dormire. "Igor?" Bisbigliai, per assicurarmi che effettivamente stesse dormendo, e dall'altra parte non ricevetti risposta. Così entrai senza far rumore e vidi la maglia che indossava poco prima, accuratamente adagiata sullo schienale di una poltroncina ad un angolo della stanza.
    Mi avvicinai per prenderla e, subito dopo, volsi lo sguardo verso Igor, illuminato dalla fioca luce del fuoco che ancora scoppiettava nel camino. I miei piedi si mossero in autonomia, e mi ritrovai accanto a lui: sorrisi e, senza ragionarci su molto, in un gesto istintivo, mi chinai su di lui e posai un bacio delicato sulle sue labbra, in un tocco quasi impercettibile. Un piccolo bacio rubato, che non avrebbe ricordato l'indomani.
    Non sapevo bene perché l'avessi fatto, ma quasi fuggii da quella stanza, subito dopo. Non avrebbe dovuto trovarmi lì, se si fosse svegliato.

    Aprii gli occhi alle prime luci dell'alba: avevo dormito poche ore, ma era impossibile farlo. Avevo il suo profumo addosso, per colpa di quella maledettissima maglia, e c'era il pensiero del pianoforte che mi impediva di restarmene a letto. Così alla fine mi alzai e, dopo aver preso la bacchetta, uscii dalla mia stanza, attenta a non far rumore, ancora una volta in punta di piedi.
    Salii la scala a chiocciola e questa volta una leggera luce illuminava il piano superiore attraverso le finestre opache.
    Il pianoforte era ancora lì, ma non ci sarebbe rimasto per molto. Avevo avuto un'intera notte per rifletterci su e alla fine la conclusione non poté che essere una: rimpicciolirlo per renderlo quasi tascabile. In che altro modo altrimenti avrei potuto farlo passare da lì e, soprattutto, sollevarlo?
    Era un incantesimo che ci avevano insegnato al secondo anno, non potevo sbagliare anche quello, no? "Reducio" Pronunciai decisa e, per qualche strano miracolo, il pianoforte divenne abbastanza piccolo da poter essere preso. Un saltello di gioia fu inevitabile, prima di correre a prenderlo per poi lanciarmi giù dalle scale.
    Una volta giunta in sala, lo poggiai delicatamente al centro della stanza. Doveva rimanere intatto, aveva chiaramente detto "me lo farai trovare funzionante".
    "Engorgio" Castai a quel punto, ma qualcosa andò storto. Forse, per la troppa fretta, non avevo fatto le dovute valutazioni: era tornato grande, sì, ma molto più grande di prima. Se non il doppio, quasi. Aveva persino spinto il divano due metri più in là, finendo per fargli toccare la libreria che per poco non finì a terra. Insomma, avevo rischiato di fare più danni del previsto, ma me l'ero cavata con qualche libro caduto sul pavimento.
    Mi avvicinai per premere uno degli enormi tasti e... sì, almeno funzionava.
    Tirai un sospiro di sollievo e, tutta soddisfatta, corsi in camera di Igor. Ci avrebbe pensato lui a farlo tornare nella sua forma più giusta, io non volevo fare altri casini: in fondo aveva solo detto di farglielo trovare funzionante in salotto, no? C'era, ed era funzionante.
    Spalancai la porta e mi lanciai letteralmente sul suo letto, posizionandomi cavalcioni sopra di lui. "Buongiorno, biondo! Indovina?" Gli sorrisi, fiera del lavoro svolto, e mi chinai subito dopo con il busto, avvicinando le labbra al suo orecchio. "Il pianoforte è in sala, oggi suonerai per me" Sussurrai, scandendo le ultime parole, per poi posare un piccolo bacio sulla sua guancia, tanto per addolcire un po' quel risveglio traumatico.
     
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    La notte era passata tranquillamente anche se Igor aveva fatto un sogno strano, decise comunque di non parlarne, non voleva certo ritrovarsi a dover dare spiegazioni del perchè e per come sognava certe cose.
    Aspettava i suoi soliti cinque minuti di risveglio disteso nel letto prima di affrontare una nuova giornata quando fu Nikki a piombargli addosso.
    Lentamente aprii un occhio fino a che non furono tutti e due quanto meno aperti.
    -Ti sei fregata la mia maglietta?- provò a indovinare cosciente che non fosse quella la cosa a cui alludeva lei.
    Portò le mani attorno ai suoi fianchi e ribaltò la situazione non appena lei gli mollò un bacio - seriamente? Ti sei alzata presto per scendere quel coso?- non ancora nel pieno totale delle sue energie ricadde solo per un attimo con il viso sul cuscino che stava sotto Nikki, poi si diede uno slancio e si portò su -ti ricordi che devo andare a lavoro oggi?- si voltò verso l'orologio per capire che ora fosse.
    Erano appena le sette, era presto.
    Quindi si tirò via e scese dal letto, incurante della sua quasi totale nudità si stiracchiò e filò dritto nel bagno - prima mi lavo, dopo vedo che hai combinato-
    E così fece, tornò in sala vestito di tutto punto, con uno dei suoi completi da ufficio, il colletto della camicia aperto e la giacca sull'avambraccio.
    I capelli erano ancora umidi, ma dello smarrimento che si ha quando si è appena svegli non c'era più traccia.
    -Direi che l'impresa ti è riuscita al sessanta per cento- se la ghignò, passò con le dita sui tasti del pianoforte, decisamente troppo grande per le sue dita.
    Così con un tocco di bacchetta lo riportò alla dimensione adeguata.
    -Ora ti faccio una domanda, vuoi una canzone approssimativa e sbrigativa adesso o te ne riservo una più lunga e rilassante .. quando torniamo dall'accademia questa sera?-
     
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    "Sì, anche quello, in effetti. Sentivo un po' freddo." Ammisi, stringendomi appena nelle spalle. "E ho scoperto che è anche molto comoda, magari me la riporto a casa." Lo avrei fatto davvero, ma avrebbe perso il suo profumo prima o poi, e sarebbe diventata del tutto inutile, quindi meglio lasciarla a lui e approfittarne di tanto in tanto.
    Non feci in tempo neanche a realizzare cosa stesse accadendo che, in un istante, mi ritrovai con le spalle contro il materasso e Igor sopra di me. Inutile sottolineare quanto la cosa avesse provocato un'immediata reazione nel basso ventre, tanto che mi ritrovai ad allargare maggiormente le gambe per accoglierlo meglio. Peccato che le sue intenzioni non combaciassero esattamente con le mie, per quanto il suo corpo mi comunicasse ben altro. "Ah-ah" Confermai in riferimento al pianoforte. Non ero proprio nelle condizioni più adatte per pronunciare più di qualche lettera, ero completamente andata. Lui affondò il viso sul cuscino e io mi girai appena con la testa per lasciargli un bacio sul collo. O anche più di uno, mentre le mani sfioravano la sua schiena.
    "Ti ricordi che devo andare a lavoro oggi?" Domandò tirandosi nuovamente su con la testa e io mi ritrovai a mugugnare contrariata.
    "Seh." "Purtroppo" Non ne ero proprio contenta, specialmente quando si spostò completamente e mi abbandonò su quel letto per stiracchiarsi proprio davanti ai miei occhi, mezzo nudo. Lo faceva di proposito, non c'era altra spiegazione. Si divertiva a torturarmi, e io stavo facendo la figura dell'idiota.
    Mi tirai sui gomiti e mi limitai a guardarlo perché, al diavolo, almeno quello era concesso, no? "Okay" Borbottai, vedendolo dirigersi poi verso il suo bagno.
    Non seguirlo a ruota fu una vera e propria impresa: mi ritrovai a ricadere con le spalle contro il materasso e schiaffeggiarmi da sola, per riprendermi. "Stupida, stupida, stupida!" Mi rimproverai, per poi rotolare giù da quel letto e andarmene nell'altro bagno, per una doccia fredda, nella speranza di ricollegarmi con la realtà: una realtà nella quale, se avesse avuto le mie stesse intenzioni, non si sarebbe alzato da quel maledettissimo letto. "STUPIDA!" Mi urlai contro, persino dentro la doccia, giusto per ficcarmelo bene in testa.


    Lo raggiunsi in sala una volta pronta, con i capelli ancora bagnati ma, questa volta, tutti i miei vestiti addosso. Lo vidi davanti al pianoforte, vestito in modo impeccabile, a sfiorare quei tasti eccessivamente grandi. "Ti correggo: al cento per cento. Mi avevi detto di portarlo qui e io l'ho fatto. Funzionante e in sala. Non hai mica specificato quali dovessero essere le sue dimensioni alla fine dell'opera" Scherzai, ridendomela e lanciando sul divano accanto a lui la maglia che gli avevo rubato. "La prossima volta che deciderò di presentarmi a casa tua in orari assurdi, prometto di venire munita di pigiama" Sì, parlavo di una prossima volta, perché tanto le mie visite serali non sarebbero di certo state così rare. Prima o poi avrebbe finito per mandarmi al diavolo e non aprirla sul serio, quella porta, ma fino ad allora mi sarei sentita libera di muovermi come meglio credevo. Aveva detto che mi avrebbe aperto sempre, no? Io lo prendevo alla lettera.
    "Questo implica che io torni presto, quindi..." Replicai, avvicinandomi a lui e giocherellando con uno dei bottoni della sua camicia. Sollevai allora lo sguardo, facendo un altro piccolo passo in avanti e accorciando ulteriormente le distanze. "Riservamene una più lunga e rilassante per questa sera" Sussurrai. "Stupida!" Un ghigno si aprì sulle mie labbra e, solo a quel punto, indietreggiai di diversi passi, prima di girarmi e dirigermi verso la cucina, per preparare un caffè, come fossi a casa mia. Avevo visto la sera prima dove nascondeva tutto l'occorrente, quindi mi sarebbe bastato seguire quei passi. "Ho bisogno di un caffè, ma giuro che subito dopo sparisco. Hai ancora due minuti o devi fuggire come sempre?" Tanto per sapere quante tazzine dovessi preparare. "Dormito bene stanotte?" Perché io no, per niente, fanculo.
     
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    La sua faccia da "sei seria?" la diceva tutta su quello che era il suo pensiero.
    -Hai dormito male con la mia maglia?- le chiese sapendo perfettamente la risposta.
    Probabilmente aveva dormito sin troppo bene.
    La seguì mentre si avvicinava a lui, lo provocava come sapeva fare meglio, e lo lasciava con un pugno di mosche.
    Una degna avversaria che se veniva provocata ricambiava con la stessa moneta.
    "Bene" pensò seguendola poi in cucina - puoi stare quanto vuoi, non capisco che bisogno hai di rimarcare sempre il concetto che te ne andrai. Cosa devo fare per farti capire che non è un problema per me saperti a casa mia?- aprì il mobile e si prese una ciambella zuccherosa e ipercalorica - ce ne sono altre se ne vuoi- e anche se per lui non era la regola nutrirsi con quella roba, talvolta, quando la giornata si prospettava piena, era necessario abusarne.
    -Ho il tempo per bere il tuo delizioso caffè- le fece presente - tu invece? cosa prevede il programma prima delle lezioni?-
    Gli chiedeva se avesse dormito bene - si-aggrottò le sopracciglia - ho fatto uno strano sogno in vero, devo stare impazzendo, io di solito non sogno mai- dormiva così sgombro di pensieri che niente e nessuno popolava la sua mente.
    -Non era comoda la tua stanza? Non hai una faccia riposata..-
     
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    "Sono stata divinamente con la tua maglia" Non era di certo quello il problema. Era il suo maledettissimo profumo che, più che dormire, finiva per farmi fantasticare e distrarmi eccessivamente. Ma anche questo non era poi un grande problema: non mi faceva dormire ma mi piaceva ugualmente. E tanto, cazzo. "Ci sono stata talmente tanto bene che finirei per appropriarmene, quindi meglio indossare qualcosa di mio, mh?" Non era il caso di riportarmi a casa tutto il suo armadio, un pezzo per volta.
    "Non si tratta di voler rimarcare il concetto" Specificai, anche se effettivamente non ne ero proprio sicura. "Semplicemente hai detto che non ti piace condividere i tuoi spazi vitali, e volevo solo evitare di risultare invadente" Aggiunsi quindi, riferita al discorso fatto due sere prima, in quella locanda. Certo, lì si parlava di una convivenza con un'altra persona, ma era sempre stato molto riservato, era chiaro che ci tenesse alla sua privacy e ai suoi spazi, ed io non volevo di certo invaderli.
    Il fatto che però mi stesse rassicurando a tal proposito, mi portò a sorridergli. "E non darmi troppe certezze, Plamenov. Potresti trovarmi qui una sera sì e una no!" O una sera sì e l'altra pure, ma forse sarebbe stato un po' troppo da dire, persino per scherzo. "E non avresti neanche il diritto di protestare perché mi avresti dato tu il permesso! Pensa se poi accettassi la proposta della tizia... sai che bello avermi in giro per casa?" Mi ci vedevo bene a rovinare ogni loro momento vagamente intimo. In effetti avere il permesso di prendermi certe libertà, poteva tornare davvero molto utile in caso di presenze indesiderate!
    "Andiamo, Nikki, passa oltre. L'argomento convivenza l'avevate superato, no? Non ricominciare!" Mi rimproverai ancora una volta, per poi raggiungerlo e aprire lo stesso sportello per prendere anch'io una ciambella.
    "Queste sì che sono colazioni che mi piacciono!" Esclamai, dando un morso e tornando subito dopo alla mia postazione davanti ai fornelli per sistemare le tazzine del caffè, finalmente pronto.
    "Eccolo, il mio delizioso caffè" Ripetei le sue parole, passando ad Igor la sua tazzina, e mi posizionai di spalle ad un angolo libero della cucina, per far leva sulle braccia e mettermi a sedere sul ripiano in marmo.
    "Non ne ho idea. Penso che tornerò a Notting Hill e mi butterò sul mio letto un paio d'ore. Questa storia del pianoforte mi ha fatta svegliare prima dell'alba quindi, se non troverò nient'altro da fare, magari riposerò un altro po'." O in alternativa avrei fatto un giro per Londra, un po' di shopping non faceva mai male, per ammazzare il tempo.
    Andai per bere il caffè e, al primo sorso, un'espressione disgustata mi si dipinse nuovamente in volto. "Cazzo, lo zucchero!" L'avevo dimenticato. Neanche un maledettissimo caffè ero in grado di prepararmi: troppe distrazioni in quella casa. "Dov'è che lo tieni?" Non potevo mettermi a frugare in tutta quell'enorme cucina, ma nel dubbio mi sarei addolcita la bocca con un bel morso alla ciambella. Un'ottima soluzione, in effetti.
    "Un sogno? Ora però voglio sapere di cosa si tratta e no, vietato sorvolare." Lo anticipai, dato che probabilmente avrebbe evitato di entrare nei dettagli come suo solito. Se metteva la pulce nell'orecchio, poi doveva necessariamente parlare.
    "No, la stanza era comodissima, ero solo... distratta. Diciamo così." E visto che poco prima gli avevo parlato del pianoforte, magari avrebbe ricollegato in fretta. Certo non era quella la distrazione più grande, ma non era necessario specificare proprio tutto, no? "In ogni caso sto alla grande, cos'ha che non va la mia faccia mh?" Domandai infine, fingendomi offesa.
     
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    Non capiva ma onestamente neanche gli andava di perderci il sonno.
    Poteva fare quello che voleva, alla fine se preferiva portarsi appresso la roba non glielo avrebbe di certo impedito, a volte si trattava di mera praticità.
    -Non mi piace convivere- specificò perchè forse non era stato chiaro - con gente che tutto sommato non conosco, alla fine con te posso essere comunque me stesso, non devo stare a pensare se un mio modo di fare potrebbe darti fastidio, perchè anche fosse poi ti passerebbe, o comunque me lo diresti, discuteremmo, magari litigheremmo anche, ma finirebbe lì- e già che stava spiegando questo suo punto di vista era pure troppo per essere le sette e trenta della mattina.
    -Fa quello che ti pare Yorick, io..- disse bevendo il caffè d'un fiato - devo sbrigarmi- ma aveva ancora cinque minuti e se li sarebbe goduti tutti fino all'ultimo secondo.
    -Mi piaci tenace, dimostri che se ti prefiggi degli obiettivi ce la puoi fare- si piazzò davanti a lei e le baciò le labbra - era tipo così questo sogno, un delicatissimo bacio sulle labbra- un ghigno gli comparve sulle labbra mentre arretrava di un paio di passi con le mani alzate - hai chiesto tu, cosa c'è di meglio di un racconto pratico?- fece dunque un'altro morso alla sua ciambella e si diresse verso la porta ci vediamo in accademia Nikki bella, sai cosa puoi fare? Prenota qualcosa da mangiare per questa sera, carboidrati grazie- e sulla scia di queste ultime parole chisue la porta dietro di se.
     
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