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    24 Agosto 2006 - 8 anni.
    Sono passati pochi giorni dal mio compleanno, e Igor neanche in quell'occasione è riuscito a divertirsi davvero. Ma possibile che debba essere sempre così musone? C'erano anche i gonfiabili! Come si fa ad essere infelici con i gonfiabili?!
    Così oggi mi sono ritrovata a dover fare qualcosa per recuperare: mi sono fatta accompagnare a casa sua, senza preavviso per il mio amichetto preferito.
    Dopo essermi avvicinata alla porta per fingere di bussare -la fortuna di avere dei genitori tossici è proprio questa: ci cascano sempre, qualsiasi cosa faccia-, mi assicuro di salutarli per bene con la manina, e loro spariscono dalla circolazione. Non si assicurano mai che io entri davvero in casa, per fortuna!
    A quel punto decido di arrampicarmi proprio sull'albero che porta alla finestra di Igor. Non è che mi ci porti davvero, ma quanto meno ci va vicino e mi permette di farmi vedere, ecco!
    Rischio di cadere almeno un paio di volte prima di arrivare finalmente in cima, su un ramo un po' più robusto. O almeno apparentemente sembra esserlo, giuro! Vabeh, io ci provo...
    Uno, due, tre passi verso quella finestra e subito sento il ramo muoversi: forse non è il caso di andare oltre, o finisce per rompersi. Sì, lì andava proprio benissimo.
    "IGOR MUSOOOOOOOOOONEEEEEEEEEEEE" Urlo agitando le braccia e fissandolo dalla finestra. Cosa sta facendo? Forse i compiti? E' sempre il solito studioso, dovrebbe passarmi un po' della sua voglia di stare sui libri in effetti. O magari meglio di no: si perde tutto il divertimento, lui!
    Faccio un piccolo saltello sul posto, continuando ad agitare le mani sopra la mia testa, e senza neanche rendermene conto, un piede finisce fuori dalla superficie sulla quale avrebbe dovuto poggiare.
    "AAAAAAAAAAAAHHHHHH!" Urlo disperata, afferrando il ramo con le braccia. E adesso come diavolo faccio?
    Provo a tirarmi su ma le mie braccia sono troppo piccole e deboli per permettermi di sollevarmi... ma penso siano troppo piccole e deboli anche per reggere a lungo.
    Ecco, è giunta la mia ora! Sto per morire!
    "IGOR AIUTOOOOOOOOO! STO PER MORIREEEEE! In realtà sarebbe un volo di circa tre metri, essendo il primo piano, ma se dovessi cadere male e battere la testa? Rischio di morire sul serio, deve aiutarmi subitissimo! "IGOOOOOOOOOOOOOOOOORRRRR" Non può non sentirmi, dai! Penso di aver attirato l'attenzione di tutto il vicinato, lui non può essere da meno!
     
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    Erano giorni che Igor non riusciva ad apprezzare a pieno i suoi nove anni, da quando aveva visto quell'uomo nell'ufficio di suo padre.
    Era tornato, quella era la seconda volta che lo vedeva, la prima aveva portato il bambino che ora insistevano con il fatto che dovesse chiamarlo fratello.
    Aveva un anno ormai, era cresciuto Cain. E lui alla fine ci si stava affezionando.
    Ma quel pomeriggio aveva sentito parlare "del ragazzo" e non si riferivano a Cain.
    Neanche l'ilarità di Nikki lo aveva distolto dai suoi pensieri e dall'idea che era stato consegnato a qualcuno. Aveva deciso che da quel momento non aveva più un padre e neanche una madre.
    La rabbia quel giorno lo aveva colto di sorpresa e il lampadario al centro del salone era crollato riducendosi in mille pezzi.
    Mille piccoli frammenti di luce sparsi per tutto il pavimento.
    Ne era seguita una punizione, come se restare recluso in camera potesse mai essere una punizione.
    Leggeva un piccolo opuscolo sui veleni quando si sentì chiamare.
    Ma datosi che stava in punizione sicuro si era solo immaginato la voce di quella rompi scatole di Nikki.
    Allora non ci badò e proseguì la sua lettura.
    Ma l'urlo che venne dopo non poteva essere più il frutto della sua immaginazione, così si decise ad alzarsi e ad avvicinarsi alla finestra e fu li che scorse la sua amica penzoloni da un ramo che stava per cadere.
    -Non urlare! Se ti sentono i miei non potrò aiutarti per davvero!- non che ora gli fosse chiaro come avrebbe potuto fare.
    Non era abbastanza alto per sporgersi in avanti e riuscire a prenderle le mani, nè tanto forte da riuscire a tirarla su, almeno questo pensava.
    -Come faccio ad aiutarti mannaggia a te!- non poteva uscire dalla porta e andare giù con qualche cuscino per attutirle il colpo allora pensò di uscire dalla finestra e fare quello che si era prefissato da li.
    La strategia sembrava buona, era appena volato sull'albero e scendeva come una scimmia all'altezza del ramo dove stava Nikki quando le allungò una mano - ora tu prendi la mia mano e ti dai uno slancio- che poi secondo lui si sarebbe fatta meno male se avesse preso bene la mira e fosse saltata.
    -Va beh senti, ora scendo fino a giù e ti prendo al volo ok?- sembrava anche meglio questa idea.
    Così fece, scese fin sotto e allargò le braccia proprio sotto di lei - dai lasciati andare, ti prendo-
     
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    Finalmente ce l'ha fatta a rispondere al richiamo di una povera donzella in pericolo... era ora! Maledetto Igor!
    "Vero, la prossima volta che mi troverò ad un passo dalla morte, farò attenzione a non urlare troppo" Commentai mantenendo questa volta un tono di voce più basso, ma chiaramente ironico. Voglio dire, sono andata un pochino in ansia, come faccio a contenermi? Sono letteralmente abbracciata ad un ramo, sospesa nel vuoto!
    "Non lo so, trova un modo, sei tu quello intelligente!" Tra i due non sono di certo io quella che spicca per ingegno, cosa posso mai inventarmi adesso con tutta quest'ansia che mi ritrovo addosso? L'unica cosa a cui riesco a pensare è che sono troppo giovane per morire! Devo ancora fare tante cose nella mia vita, e poi devo ancora ricordare a Igor di promettermi di sposarmi, un giorno! Ma solo se mi aiuta, altrimenti non lo voglio come marito, ecco.
    E alla fine fa proprio la scelta giusta: corre in mio aiuto, come sempre. Già mi vedo camminare lungo la navata, con lui che mi aspetta all'altare. Chissà se almeno in quel caso un sorriso lo farebbe. Ma non fa niente, è già bellissimo così, non bisogna esagerare!
    In compenso gli sorrido io, e forse arrossisco anche un po' per via di questi pensieri, ma magari non ci fa caso. Siamo impegnati a salvarmi la vita, no?
    "Ma sei matto?! Se stacco una mano cado!" Non posso afferrargliela, con un solo braccio non riesco a reggermi... già sto facendo una fatica immensa così!
    "Si si si! Prendimi al volo!" Ecco, ora gli cado tra le braccia e si innamorerà anche lui di me, me lo sento! Come nelle scene dei film che girano in tv la sera, quando mamma è completamente strafatta e ride di quelle coppiette innamorate. Ma a me sembrano carini... forse sono io quella strana, dai. Se la mamma dice che quelle cose sono ridicole, devono esserlo davvero. Quindi perché mi ritrovo a fare pensieri ridicoli su me e Igor? La tv fa male!
    "Dai lasciati andare, ti prendo" Abbasso lo sguardo e lui è proprio lì, sotto i miei piedi, bellissimissimo, e apre le braccia per salvarmi la vita! Ecco, ora dovrei lasciarmi andare ma... "ho paura! Se ti fai male anche tu?" Ecco, se lo schiaccio? Ma, prima che io possa dire altro, sento qualcosa muoversi sulla mia mano: alzo lo sguardo e... cosa diavolo ci fa lì un ragno enorme e peloso?! Sgrano gli occhi e istintivamente stacco la mano per togliermelo di dosso ma, a quel punto, non riesco più a tenere la presa.
    Cado dritta tra le braccia di Igor e vorrei tanto poter dire che è stato romantico come pensavo ma... "Ahi" Gli sono finita addosso e, per quanto abbia provato a prendermi, ogni tentativo è stato inutile e siamo finiti entrambi con il culo per terra.
    Mi giro a guardare il mio futuro marito amico ed è completamente steso a terra. "Igor? Igor sei vivo? Non mi lasciare ti prego senzaditenonpossoviveredai! Dobbiamo ancora sposarci e avere tre bambini, un maschio e due femminucce!" Il labbro inferiore mi trema e mi metto in ginocchio davanti a lui. Sto per piangere, lo sapevo!
    E' vero, ha gli occhi aperti ma cosa ne so? A volte muoiono anche con gli occhi aperti, me lo ha detto papà! Magari ha battuto la testa, è morto ed è solo colpa mia! No, no, no... i nostri miei progetti per il nostro futuro insieme non possono essere stati spazzati via da uno stupido ragno!
     
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    -Sono in punizione- le disse arrabbiato - se ti fai sentire finisce che poi ti rimandano a casa con un bel calcio in culo- ecco lo aveva detto, non che fosse solito usare un linguaggio così colorito ma se Nikki non capiva questo era l'unico modo per far si che il messaggio le arrivasse forte e chiaro.
    Stava ai piedi dell'albero con le braccia aperte - dai buttati, mi sto stancando- anche a stare fermo si, con quelle braccia aperte si sentiva abbastanza ridicolo se poi pensava che lo faceva per salvare una femmina!
    Che poi, vista dal basso, era davvero un'altezza irrisoria, roba che lui avrebbe fatto un salto senza problemi e non si sarebbe rotto niente, sicuro!
    Lei comunque alla fine cadde e Igor si ritrovò con trenta chili addosso è il culo per terra, che faceva un male cane!
    -Sono vivo, ma magari ti alzi sto anche meglio- la scostò con le mani e si tolse la polvere dai pantaloni, anche se ne avrebbe avuta di più da togliere dalle parti del sedere.
    -E poi non dire scemenze, senza di me vivresti benissimo lo stesso, ma che scemenze dici?-
    Si tirò a sedere e incrociò le gambe totalmente pensieroso.
    -Dobbiamo rientrare in casa, ma non dal portone principale che i miei neanche sanno che sono qua fuori- si fece aiutare per mettersi su e alla fine indicò il retro della casa, là dove c'erano le stalle e ancora più dentro un gazebo, per improvvise piogge.
    -Che sei venuta a fare?- chiese - i tuoi si son messi a litigare di nuovo?-
     
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    "Ehi, non dico scemenze!" Borbotto in diretta risposta. Cosa sta dicendo? Perché dovrebbe essere una scemenza? E' il mio unico amico, nonché futuro marito, anche se questo ancora non lo sa. Come posso vivere senza di lui? No no no, escluso!
    Mi tiro su e lo prendo per mano, aiutandolo a fare lo stesso. Questo salvataggio è stato piuttosto bruttino da vedere, lontano dalle mie romantiche aspettative, ma alla fine siamo sopravvissuti tutti e due e questo mi basta!
    "Dai, andiamo sul dondolo!" Esclamo euforica, dopo averlo avvistato proprio lì, sotto il gazebo che mi ha indicato Igor stesso. Non c'era fino a qualche giorno fa, forse è nuovo? O magari, distratta come sono, semplicemente non l'ho mai notato io. Possibilissimo.
    Lo prendo quindi per mano e mi metto a correre in direzione del gazebo, lanciandomi su quel dondolo rivestito di un morbido tessuto bianco.
    Tempo di lasciar sedere anche lui e mi ci avvinghio letteralmente, stringendolo fortissimo. "Grazie per avermi salvato la vita, e scusa se ti ho fatto male" Sì, forse sto estremizzando, ma ripeto: potevo davvero morire, è il mio eroe, punto.
    "Sì, i miei genitori litigano continuamente, ormai non è una novità, ma non sono venuta per questo..." Mi stacco solo a quel punto da quella presa mortale e mi giro verso di lui, poggiando i piedi sul dondolo e stringendo le ginocchia al petto. "Mi sei sembrato più musone del solito, al mio compleanno. E' successo qualcosa?" Gli domando quindi, sentendo il vento alzarsi e vedendo nel cielo, alle spalle di Igor, dei nuvoloni scuri farsi pian piano più vicini. Non mi piace molto questa situazione, ecco. Di male in peggio!
    "C'entra qualcosa con la punizione di cui mi parlavi prima? Che hai combinato?" Aggiungo quindi, tentando di distrarmi dal nemico in agguato all'orizzonte.
     
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    -Si le dici, dovresti giocare con le altre femmine, mica sempre con i maschi, o con me- borbottando andarono là dove c'era il dondolo, altra cosa che lui odiava ma che a quanto pare alle bambine di tutto il mondo piaceva.
    -Mio padre si è catapultato da quel coso, lo sai?- le disse piombandoci poi sopra seduto in posizione rilassata.
    Lo odiava ma capiva perfettamente lo scopo di quel coso, più comodo lo sarebbe stato se Nikki non si fosse attaccata a cozza su di lui - ehi!- intanto tentò di scostarla, la piccola nana non ne voleva sapere.
    E come sempre Igor si arrese.
    -E per cosa allora?-
    Da quello che disse gli fu chiaro che lei era andata per capire cosa gli fosse successo.
    Ma Igor non voleva parlarne, non era lui stesso certo di quello che aveva visto, se si fosse sbagliato avrebbe fatto la figura dello scemo.
    Perchè già la immaginava a dirgli : ma no ti sei sbagliato, non è possibile che sei stato venduto, perchè mai poi.
    Appunto, perchè mai, se lo chiedeva ancora.
    -Io non ho combinato niente, si è rotto il lampadario, quello con tutti i cristalli e hanno dato la colpa a me.
    Ma non sono stato io!-
    in quel momento un fulmine squarciò il cielo e lui notò un brivido sulle esili spalle della bambina.
    -Cos'hai?-
     
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    "Con le femmine ci gioco ogni tanto, ma sono antipatiche!" Non riesco proprio ad andare d'accordo con le altre bambine, finiamo sempre per litigare e tirarci i capelli. Sono quasi tutte fastidiose, non è mica colpa mia! Io ci provo a fare amicizia ma sembra quasi impossibile. "E preferirò sempre te, comunque. Se il mio migliore amico, perché dovrei andare a giocare con qualcun altro? Non mi vuoi più bene? Ho fatto qualcosa?" Ecco, lo sento il labbro tremulo che inizia a farsi strada. Non posso piangere, non ha ancora detto niente! Però non può odiarmi, no? Io ho dei progetti, per noi, non può mica mandare tutto in fumo così. No, no, no, non glielo posso permettere, deve amarmi, per forza! Prima o poi mi amerà come lo amo io!
    "Dici che finiremo di nuovo con il culo per terra? No, dai!" Suo padre magari si era solo distratto. Non voglio finire di nuovo per terra, una caduta mi è bastata, per oggi!
    Riguardo la sua punizione, dice di essere stato accusato ingiustamente per un danno in casa, al lampadario. Abbiamo entrambi dei genitori piuttosto strani, comunque!
    "E perché non ti hanno creduto quando hai detto che non sei stato tu? Chi credi sia stato?" Lo guardo incuriosita, cercando di capire chi debba colpire con i miei potentissimi pugni per aver fatto incolpare il mio Igor. Chiunque sia stato deve pagare, ecco!
    Tuttavia, quel momento viene interrotto da un fulmine nel cielo. Senza che me ne renda conto inizio a tremare, e nascondo il viso contro le ginocchia, coprendo le orecchie con i palmi delle mani. Gesto che però non riuscì a nascondere il tuono che ruppe il silenzio.
    E' a quel punto che, in preda al panico, con gli occhi sgranati, il battito accelerato e il respiro irregolare, mi lancio giù da quel dondolo. Corro verso la prima porta che trovo disponibile; inciampo, forse mi faccio persino male cadendo sulle pietroline, ma mi rialzo immediatamente e riprendo la mia corsa, mentre l'acqua inizia a scendere sopra di noi.
    Entro nella stalla e mi rifugio nell'angolo più interno e riparato, dietro un mucchio di fieno. Ricado a terra e stringo nuovamente le gambe al petto, riassumendo la posizione di prima: il viso nascosto contro le ginocchia, per coprire la luce che quei fulmini producono, e le mani premute contro le orecchie, con più forza di quanta non sia realmente necessaria.
    Ogni tuono è un sussulto inevitabile, e una preghiera affinché tutto finisca presto.
    Sento il viso bagnato... forse sto anche piangendo, o forse è la pioggia di poco prima.
    Un altro tuono, un altro sussulto, un'altra preghiera.
     
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    -Ma che centra- sbuffò e si mise a braccia conserte, questi discorsi da bambine lo innervosivano, lui poi non riusciva mai a mantenere il punto con Nikki, con le altre era più facile, le mandavi al diavolo e si infervoravano tutte.
    Alcune piangevano persino.
    Solo che poi se lo faceva la sua amica allora gli dispiaceva.
    Nikki lo rammolliva proprio.
    -Perchè io ero arrabbiato- le disse - loro mi hanno fatto arrabbiare. Sono così... stupidi! Mi fanno una rabbia!!-
    In quel momento un fulmine si presentò più forte degli altri e Igor si ritrovò ad assistere a Nikki che correva via fuori da quel gazebo.
    Non ci pensò poi molto, si lanciò all'inseguimento ma non poteva lasciare tutto aperto, chi li avrebbe sentiti poi? Perse quindi solo un pò di terreno, ma non tanto da non vederla entrare nella stalla.
    Quando la raggiunse la chiamò - Nikki?- ma non venne alcuna risposta, così guardò ogni angolo e solo alla fine la trovò rannicchiata, in preda al panico, e con le lacrime agli occhi.
    Senza dire nulla si inginocchiò davanti a lei e le mise una mano sul capo, glielo accarezzò e alla fine si sedette accanto a lei.
    Non sapeva cosa fare, non gli era mai successa una cosa del genere, ma sembrava avere paura dei tuoni, erano l'unica cosa che poteva suscitare una reazione simile.
    Allora pensò un pò e poi alla fine gli venne in mente che forse, se avesse coperto il suono con la sua voce, o se l'avrebbe distratta... e così lo fece, nel buio e con la puzza di ippogrifo nel naso si mise a canticchiare una canzone, l'unica che conosceva in vero, visto quante volte Nikki glie l'aveva cantata per non contare il numero di volte che era stato costretto a vedere quella diavoleria babbana.
    -Tale as old as time- iniziò mettendole un braccio attorno alle sue spalle - True as it can be, Barely even friends, Then somebody bends, Unexpectedly- la coccolò, poi quando sentì che un pò stava funzionando continuò -Just a little change, Small to say the least, Both a little scared, Neither one prepared- e andò avanti fino alla fine della canzone.
     
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    Completamente isolata dal resto del mondo, concentrata solo sul tentativo di attutire il rumore assordante di quei tuoni, non mi rendo neanche conto di Igor che nel frattempo mi ha raggiunta lì nella stalla, nel mio angolo sicuro. L'unico trovato.
    Sollevo la testa solo quando sento la sua mano posarsi sui miei capelli e accarezzarli, forse nel tentativo di calmarmi. Lo guardo terrorizzata e lo vedo sedersi al mio fianco, chiaramente confuso. Non gli ho mai parlato di quel problema, non ce n'è mai stata l'occasione.
    Lo guardo solo per un istante, in una silenziosa richiesta di aiuto, prima di tornare a nascondere il viso contro le ginocchia. La sua vicinanza non mi dispiace, ma non riuscirà mai a far sparire questa sensazione di malessere generale. O almeno questo penso, finché il suo braccio non va a cingere le mie spalle e la sua voce non inizia ad intonare una canzone che mai mi sarei aspettata di sentirgli cantare.
    Sollevo la testa per una seconda volta, cercando il suo sguardo e trovandolo, deciso, sicuro. Quel fare protettivo nei miei confronti non l'avevo ancora mai visto, non fino a quel punto. Pur di distrarmi, sta cantando una canzone che probabilmente odia con tutto sé stesso. Una canzone che canto sempre io, perché in quel cartone babbano un po' ce lo vedo, e vedo quello che vorrei fosse il nostro futuro, insieme. Sono una sognatrice, cosa posso farci?
    Forse io non sono proprio come Belle, e lui non è proprio come la Bestia, ma in qualche modo ritrovo un po' di noi in quella fiaba.
    Porto le braccia attorno alla sua vita, e poggio la testa sulla sua spalla. Improvvisamente, mi sento a casa, una vera casa. Molto di più di quella in cui vivo, dove il terrore regna sovrano e si lotta continuamente per trovare un po' di tranquillità.
    Lui è la mia vera casa, il mio unico amico e punto di riferimento, qualcuno che in qualche modo inspiegabile sta riuscendo a far tornare il mio respiro e il mio battito regolare.
    L'ansia e la paura pian piano si affievoliscono, nonostante il temporale fuori non sia finito. "Grazie, Igor." Pronuncio quelle parole con un filo di voce, ancora un po' tremante, ma non più terrorizzata.
    Ora so che non sono sola, e mai probabilmente lo sarò. Non finché avrò lui al mio fianco. E, ovviamente, sono decisa a farcelo restare fino alla fine dei miei giorni.
    Per sempre, come nelle fiabe.
     
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