please don't dissipate.

Travis <3

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    117
    Location
    Perth, Scozia

    Status
    Anonymous
    Devo ammettere di aver iniziato magisprudenza per compiacere mio padre e che quando tutta la verità sulla mia famiglia è venuta a galla non sono affatto stata tentata di mollare. Sono rimasta completamente travolta dalla materia, iniziando a vederla in un modo nuovo. Il sapere è potere e con quello si può proteggere quello in cui si crede. Sono cresciuta in un ambiente privilegiato, fortunata nel poter dire che non mi sia mai mancato nulla, ma la cosa non mi ha impedito di vedere le brutture del mondo. Ce ne sono tante, troppe e se studiare può portarmi a eliminarne qualcuna, ben venga. Qualche settimana abbiamo avuto la possibilità di iniziare il praticantato e il professore ci ha messo di fronte a diversi studi, molti prestigiosi, altri un po’ meno e in fine quello a cui ho puntato senza pensarci due volte. Il mio studio è uno studio che si occupa di casi pro bono, ragazzi problematici, cause intente a salvare il mondo, un mucchio di cose adatte ai sognatori come me. Mio padre non è stato molto felice della mia scelta, aveva lasciato per me un posto nel suo studio, sperando di poter recuperare il nostro rapporto ormai andato in frantumi. Sono quasi del tutto certa che le cose non potranno più tornare come un tempo, non sono severa e solo che hanno mentito su qualcosa di troppo grande per passarla liscia. Quando tutto è venuto a galla è stato come scoprire di non aver mai avuto una famiglia, non mi sono ancora ripresa dallo schok e credo che mai lo farò. Sono trascorse due settimane dall’inizio del mio praticantato, io e la fotocopiatrice siamo diventate una cosa sola. A quanto pare la mia scalata per salvare il mondo è più ripida di quanto immaginassi. Almeno è quello che ho creduto fino a stamattina, quando il mio capo è entrato nello studio entusiasta dicendomi che finalmente sarei entrata in azione. Mi tocca affiancare uno dei membri anziani, uno di quegli individui privi di tatto ma fortuitamente bravi nel loro mestiere. Nello studio si vocifera non perda
    una causa da dieci anni e la cosa mi onora molto. So di essere stata scelta perché il cliente è un ragazzo della mia età, qualcuno che ha bisogno di avere accanto una persona che lo metta a proprio agio prima di decidersi a parlare, ma non mi interessa. Sto per fare un esperienza unica e non vedo l’ora di iniziare. L’appuntamento è alle dieci, sono le dieci meno quindici minuti e il signor Taylor non è ancora nel suo ufficio, mentre il cliente sembra essere pronto ad essere accolto. Apro la porta trovandomi di fronte una faccia conosciuta, arriccio il naso e mi prendo un paio di secondi - Travis? - di fronte a me c’è il mio rosso preferito, il ragazzo dei miei sogni che credo sia arrivato fin qui per farmi una sorpresa. Gli ho parlato del mio nuovo incarico, di quanto questo posto mi piaccia, ma non ricordavo di avergli detto di quale studio si trattasse, ne dove si trovasse. - Che ci fai qui? - Mi guardo attorno, sperando di non attirare l’attenzione dei colleghi, sono la novellina qui dentro e ogni strafalcione viene notato senza pietà. - Ho il tempo di un caffè, ti va?
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Studente Accademia
    Posts
    106

    Status
    Offline
    La storia con mio padre non è ancora chiusa definitivamente, la causa è ancora aperta. Proprio qualche giorno fa, mi hanno contattato dicendomi che sarei dovuto andare a deporre davanti ad un giudice per decidere le sorti dell'accaduto. Questo vuol dire rivedere mio padre e io non ne ho voglia ma se serve per liberarmi di lui una volta per tutte, lo faró. Non si è piú fatto vivo da quando ho lasciato casa per venire qui, credo che non gli sia mai importato di me. Questo avvenimento non ha fatto altro che aumentare il mio stress e il mio malumore, avevo già altre cose a cui pensare e questa proprio non ci voleva. Sono stato costretto a cercare un avvocato, ad affrontare ulteriori spese, a crearmi altri problemi. Nonostante io sia stato scagionato per buona condotta, mi ritrovo ancora a rispondere dei casini che ha fatto mio padre. Sono abbastanza nervoso, non ho chiuso occhio per diverse notti e non faccio altro che prendermela per qualsiasi cosa. Tutto questo ricade su quello che faccio, sulla mia vita quotidiana. Gli allenamenti vanno sempre peggio, ho litigato con un professore perchè ho ritenuto ingiusto il voto che mi aveva messo. Sono un fascio di nervi e so che mi porteró questo umore, fino a quando la causa non sarà archiviata. Voglio vincerla e sono sicuro di potercela fare perchè ho tutte le prove a mio favore. Sono innocente e se sono finito dietro le sbarre è solo colpa di mio padre. Faccio ancora fatica a credere che sia stato proprio l'uomo di cui mi fidavo di piú, a tradirmi. Come ha potuto buttare suo figlio in un casino del genere? Qualsiasi altra persona si sarebbe assunta la responsabilità delle proprie azioni. Lui, invece, ha preferito mandare suo figlio a risolvere i propri problemi. È fuggito, ha lasciato me e mia madre da soli, ha pure pensato di passarla liscia, che nessuno l'avrebbe scoperto. Non lo perdoneró mai per avermi fatto questo, lo odio per avermi rovinato la vita. Non è stato facile trovare una squadra che mi accettasse, tutte cercavano ragazzi con la fedina penale pulita e io ho dovuto sudare per avere questo posto. Un posto che sto per perdere se le mie prestazioni non miglioreranno. Spero che tutta questa situazione finisca in fretta. Mentre sto per suonare il campanello, Edith apre la porta. Mi aveva detto che aveva iniziato a fare il tirocino presso uno studio ma non avevo idea che potesse essere questo. Non era esattamente la persona che mi aspettavo di vedere in un momento del genere. Oh...hei. Le sorrido anche se non sono dell'umore adatto ma voglio evitare che si preoccupi. Ho preso un appuntamento con un avvocato. Rispondo velocemente alla sua domanda. Le avrei detto che sono qui per lei ma sarebbe mentire e tutti sanno che sono un pessimo bugiardo. Ma non è nulla di grave, tranquilla. Taglio corto per deviare domande scomode, alle quali non voglio rispondere. Certo, ti seguo. Lei sembra orientarsi meglio di me, io finirei per perdermi vista l'estrema facilità con cui ultimamente mi distraggo. Come sta andando, ti trovi bene? Provo a spostare il discorso su di lei.
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    117
    Location
    Perth, Scozia

    Status
    Anonymous
    So che questo non è ne il luogo ne il momento, ma ritrovare Travis di fronte porta le mie labbra ad incurvarsi in un sorriso. Succede ogni volta che lo vedo, sentendomi un po’ come in una fiaba moderna. Questa volta noto qualcosa che non va, il rosso non mi sorride di rimando. Il suo volto è contratto, posso dire con certezza che è teso.
    Tutto diventa più chiaro nel momento in cui mi spiega il vero motivo che lo ha portato sin qui. Ha contattato un avvocato. - Taylor? È lui il tuo avvocato? - vorrei riuscire a trasmettere un’emozione in quella domanda, me ne andrebbe bene una qualsiasi. La mia voce invece è inespressiva, come se stessi parlando del tempo con un estraneo. - Sei… sei l’appuntamento delle dieci? - faccio trasparire un velo di qualcosa, di un sentimento che neanche io riesco a comprendere, credo sia delusione. Penso che un quarto d’ora non basti a chiarire questa situazione, ho mille domande che sono costretta a tenere per me nel momento in cui il proprietario del ufficio fa il suo ingresso. Il caffè è saltato. Taylor non perde tempo, inizia subito a parlare con Travis del caso. Gli ricorda i vari appuntamenti in tribunale, l’importanza di presentarsi a tutti e il fatto che le prove sono tutte a suo favore. Non è gentile, il compito di far scemare la tensione spetterebbe a me. È un compito che non riesco a svolgere. Resto in silenzio con lo sguardo basso che solo di tanto in tanto va ad incontrare quello di Travis. Non è da me reagire così, non lo è soprattutto con lui, ma non riesco a reagire diversamente. L’appuntamento si conclude in fretta e con lui anche il mio turno per quella mattina. Lascio che il rosso lasci la stanza senza salutarlo e mi fermo per sistemare le ultime scartoffie che mi sono state affidate. Mi fa male la testa, sento potrebbe esplodermi da un momento all’altro. Sento un leggero sollievo solo una volta uscita dal palazzo, l’aria fredda di Stoccolma riesce per qualche attimo a rinfrescarmi le idee. Il tutto finisce quando mi trovo di fronte Travis. Lo guardo e sento una lacrima di rabbia rigarmi la guancia. Non sono arrabbiata con lui, so che non è qualcosa di facile da raccontare e conosco abbastanza il caso da essere certa della sua innocenza. Odio i bugiardi, la mia vita fino ad ora lo è stata. Sento di aver perso la fiducia che riponevo in lui ed era tanta, una fiducia cieca che mi rendeva impossibile credere che un ragazzo come lui avrebbe potuto ferirmi. Mi avvicino, lentamente, mordendo un angolo del labbro. - Sei stato in carcere? - lo so, è il modo peggiore di porre questa domanda, mi sento uno schifo per aver messo in mezzo così il discorso - Perché… perché non me lo hai detto?
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Studente Accademia
    Posts
    106

    Status
    Offline
    L’espressione di Edith cambia quando le dico che sono qui perché devo vedere un avvocato, conoscendola si starà preoccupando. Purtroppo capisco che non è preoccupata per me, solo quando mi chiede se Taylor è il mio avvocato. Merda. Lei sa la mia storia, il mio passato, il motivo che mi spinge ad essere qui in questo momento. Sì, Taylor è il mio avvocato. Riesco a risponderle con un filo di voce mentre distolgo il mio sguardo da lei. Non posso guardarla mentre è visibilmente delusa da me, dall’averle nascosto quello che mi è successo. Vorrei dirle un sacco di cose, che sono terribilmente dispiaciuto ma una voce alle nostre spalle ci comunica che il mio avvocato mi può ricevere. Entro nell’ufficio con la testa abbassata e prendo posto davanti a lui. Senza perdere tempo inizia a farmi qualche domande, alle quali rispondo con semplici monosillabi. Signor Andrews non mi è d’aiuto. Per sua fortuna io e la signorina MacDougal… Non riesco a guardarla, proprio non ci riesco. …abbiamo già studiato il caso. Dopo aver detto questo aggiunge che dovrò venire a tutti gli appuntamenti, che la mia presenza è importante e, inoltre, mi ricorda che le prove sono tutte a mio favore. L’appuntamento finisce e io posso finalmente lasciare lo studio, senza salutare Edith. Mi sento uno schifo, ho tradito la sua fiducia e sento di averla persa, di averla allontanata da me. Ma non posso permettere che questo accada, è l’unica persona con cui sto bene, con cui mi sento a mio agio. Decido di aspettarla fuori dal palazzo. Il tempo passa e quando la vedo arrivare, non so nemmeno più da quanto io stia qui. Quando si avvicina mi crolla il mondo addosso, non mi piace il modo in cui mi guarda. Sapere che è colpa mia se si sente così, mi fa stare male. Annuisco alla sua domanda mentre caccio le mani in tasca. Poi arriva la seconda domanda e, in un primo momento, non so darle una risposta. Non so perché non gliel’abbia mai detto. Forse perché avevo paura che mi avrebbe guardato in modo diverso, so di averle dato l’impressione del ragazzo della porta accanto ma non è esattamente così. Non è una cosa di cui vado molto fiero. Riesco a dirle dopo un breve momento di silenzio. Se potessi cancellerei tutto ma non posso ed è vero. Vorrei poter tornare indietro nel tempo e cancellare tutto ma so che non è possibile. Avevo paura di quello che avresti potuto pensare di me e poi non ci conosciamo da molto tempo, Edith. Ammetto, alzando di poco lo sguardo. Non amo parlarne con chi conosco da poco. Forse avrei potuto utilizzare altre parole per spiegarle perché ho deciso di non dirle nulla ma, ormai, il danno è fatto.
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    117
    Location
    Perth, Scozia

    Status
    Anonymous
    Asciugo con un gesto nervoso la lacrima che ha percorso la mia guancia, brucia. Vorrei non fosse così, ma il cuore mi batte all’impazzata mentre mordo le labbra aspettando una risposta valida a quello che è successo. So che c’è, come so di non essere ferita per l’accaduto, ma per il modo in cui ne sono venuta a conoscenza. - Vorrei ben vedere… - mi lascio scappare un sospiro, sentendomi stronza per quello che ho appena detto - no, scusa. Ho studiato il caso, so che non c’entri nulla. - posso solo immaginare quanto sia stata dura per lui, quanto abbia sofferto per qualcosa di cui non aveva alcuna colpa. Eppure in questo momento non riesco a far altro che sentirmi tradita. Non è per lui, quanto per quello che è già accaduto nel mio passato. Stupidamente mi sono fidata di lui, tanto da iniziare a provare qualcosa che va oltre l’amicizia e l’attrazione fisica. Credo sia questo a farmi male, non il fatto che mi abbia tenuto nascosto il suo passato, ma il fatto che ora non possa più fidarmi. Il fatto di essere stata sciocca, di non aver imparato la lezione - Non avrei pensato nulla. Ti conosco abbastanza da… - fidarmi. L’ultima parola muore tra le mie labbra scendendo nuovamente lungo la mia gola e affondando nel mio stomaco in subbuglio. - Ah… scusa. Io… io sono una stupida - mi volto e senza dargli alcun diritto di replica lo lascio solo. Torno al mio dormitorio, dove Annie senza chiedermi nulla mi accoglie con un abbraccio.

    Sono trascorse due settimane e in questo tempo ho chiesto di essere assegnata ad un altro caso. Il mio desiderio non è stato esaudito, rendendo vani tutti i miei sforzi di evitare partite e allenamenti. Volente o nolente oggi mi tocca incontrarlo. Taylor ha deciso che avere un assistente non gli spiace affatto, che sfruttarmi per qualsiasi questione non sia poi tanto male. Lavorare la metà gli rende sopportabile il dover parlare con qualcuno. Travis deve firmare dei documenti, non c’è bisogno della presenza del suo avvocato. Se avessi potuto avrei puntato i piedi cercando di fare in modo di saltare quell’appuntamento. Non sono pronta a rivederlo e nel ritrovarmelo di fronte mi rendo conto che è davvero così. - Si accomodi signor Andrews. - Apro la porta dell’ufficio lasciandogli la possibilità di entrare e prendo posto dietro la scrivania. La rabbia dell’altro giorno è del tutto scomparsa, lasciando spazio ad un misto di delusione e tristezza. Sento le lacrime pronte a bagnare nuovamente le mie guance, ricordando le ultime parole che mi ha rivolto. Mi faccio forza passandogli i documenti da firmare - Mi serve una firma sulla prima e una sull’ultima pagina, poi può andare - vorrei mi dicesse qualcosa, come vorrei leggere qualcosa nel suo sguardo che mi possa portare a sperare di riuscire a rivedere il ragazzo di cui mi stavo innamorando, ma non è così. - Buon compleanno - mi lascio scappare quest’ultima frase mentre riprendo le carte dalle sue mani per portarle nell’archivio.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Studente Accademia
    Posts
    106

    Status
    Offline
    L’ansia mi sta divorando. L’idea che in qualche modo posso averla ferita, mi uccide. Avrei voluto dirglielo prima ma non potevo sapere che tutto questo casino, prima o poi, sarebbe tornato a crearmi problemi. Sapevo che la questione era ancora aperta ma avevo chiesto a mio padre di cercare di mettermi in mezzo il meno possibile. L’ultima volta che sono stato chiamato in causa, è stato più di sei mesi fa e credevo che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui sarei stato chiamato a rispondere delle mie colpe. Le mani continuano a tremare mentre mi convinco a guardarla e a trovare le parole giuste da dirle per giustificare il mio comportamento. Se sai che non ho fatto, allora perché mi guardi come se fossi il peggior criminale del mondo? E’ proprio per questo che non ho voluto dirle niente, sapevo che qualcosa sarebbe cambiato e non volevo, specie dopo aver visto il modo in cui le cose stavano andando tra noi. Stava andando tutto fin troppo bene fino a quel momento. Dopo ogni secondo, ogni minuto, un piccolo tassello di quello che avevamo costruito sembrava si stesse sgretolando e la colpa è solo mia. Vorrei poterle dire tante cose ma quando sono nervoso non riesco ad esprimere appieno quello che penso e continuo a dire parole sbagliate, cose che non penso davvero. Quando l’ultima parola esce fuori dalle mie labbra, mi rendo conto di aver detto una grandissima cazzata. No, aspetta! Provo a riparare l’irreparabile ma ormai Edith è già corsa via. Mio padre è stato capace di portami via anche lei, l’ennesima cosa bella che mi era capitata ultimamente. Tempo fa aveva distrutto il mio sogno di diventare una stella del quidditch e ora anche lei. Le due settimane successive sono addirittura peggiori di quel giorno. Edith non fa altro che ignorarmi, cambia strada se mi vede nei corridoi e il bello è che non posso darle torto. Sono un’idiota, le ho mentito, le ho tenuto nascosto il mio passato e l’ho ferita dicendo cose che non penso veramente. E’ vero ci conosciamo da poco ma è già abbastanza tempo per capire che di lei mi posso fidare e che non è come gli altri. Per fortuna ci sono stati gli allenamenti che mi hanno aiutato a mantenere la mente occupata o sarei già impazzito. Non ho fatto altro che pensare ad un modo per rimediare a quello che ho fatto, a come posso parlarle senza che la sua compagna di stanza mi minacci di uccidermi se provo ad avvicinarmi. L’occasione giusta arriva il giorno in cui lo studio legale mi chiama per dirmi che ci sono dei documenti da firmare. Mentre mi avvio verso lo studio, ripenso al discorso che mi sono preparato. Non posso fare come l’ultima volta e dire cose di cui potrei pentirmene il minuto successivo. Quando arrivo sul posto, Edith mi tratta freddamente. Me lo merito. Ciao. La saluto mentre entriamo nella stanza per poi guardarla prendere posto dietro la scrivania. Va bene. Seguo le sue direttive e metto le mie due firme sul foglio cercando di fare l’indifferente pur sapendo di non riuscire a resistere a lungo. Mi dispiace che sia andata a finire così e ci tengo troppo a lei per lasciare che le cose rimangano così. Mi dispiace. Le passo la penna e il foglio e alzo leggermente lo sguardo su di lei. Mi dispiace per tutto. Per averti mentito, per aver detto determinate cose… Prendo un minuto per riprendere fiato e per pensare a come continuare il discorso. Hai tutte le ragioni di questo mondo per evitarmi, per odiarmi e ti capisco se non vuoi avere più niente a che fare con me. L’ho delusa. Se ti ho tenuta nascosta questa cosa è perchè non mi piace quello che ho fatto, non avrei mai fatto una cosa del genere se avessi saputo prima la verità ma c'era di mezzo mio padre e non potevo non aiutarlo. Se potessi tornare indietro, cancellerei tutto e ricomincerei dall’inizio. Ora non so quale idea tu ti sia fatta di me ma in ogni caso mi dispiace. Spero che questo basti a farle capire quanto io sia pentito. Non avendo nient’altro da dire, decido che è arrivato il momento di andarsene. Saluto Edith con un cenno del capo e mi dirigo verso la porta ma prima di poterla chiudere alle mie spalle, lei parla. Non è esattamente la cosa che mi aspettavo di sentirle dire ma mi accontento. Si è ricordata che oggi è il mio compleanno. Te ne sei ricordata. Abbozzo un sorriso e mi volto verso di lei. Penso che questo sia il peggior compleanno che io abbia mai avuto. Grazie. Ascolta, i ragazzi mi hanno organizzato una festa se vuoi tu ed Annie potete venire. Tempismo perfetto Travis, non verrà mai.


    Edited by 'travis - 31/7/2020, 06:26
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    117
    Location
    Perth, Scozia

    Status
    Anonymous

    Restare di spalle è la mia unica arma. Vorrei fosse passato più tempo, vorrei poter dire di non essermi affezionata a lui, ma so perfettamente che non è così. La sua aria da bravo ragazzo, la sua dolcezza, mi hanno spinta a fidarmi, a provare qualcosa che non provavo da un po’. Sembrava tutto così perfetto fino a due settimane fa, invece ora siamo qui e non riesco neanche a sostenere il suo sguardo. I miei nervi scattano nel sentire due parole provenire dalle sue labbra. - Mi dispiace - non riesco ancora a credergli, lo vorrei tanto, ma sono ancora troppo ferita. Senza volerlo ha colpito il mio punto debole e so di avere una gran bella testa dura. Resto in ascolto, completamente bloccata senza saper cosa dire. Le sue parole sono convincenti, ma a farmi scattare è la sua ultima frase - Io non mi sono fatta alcuna idea di te. Non sono quel tipo di persona. - la mia risposta è leggermente stizzita, non voglio che creda sia così superficiale. - Se… se ti ho evitato fino ad ora non è perché hai avuto problemi con la legge. - faccio una piccola pausa, restando concentrata sui fogli che ho tra le mani - È perché non me lo hai detto e per quello che hai detto dopo. Soprattutto per quello che hai detto dopo - mi ha rinfacciato il fatto che ci conoscevamo da poco, facendomi sentire alla strenua di un estranea. Mi ha fatta sentire stupida. - E… ora non è il momento e il luogo per parlarne. Sono a lavoro. Non mi va che i miei colleghi pensino che non sia professionale. - So di essere una stronza, ma ho davvero bisogno di un altro po’ di tempo, di capire. - Ovvio - rispondo quando si stupisce nel notare che mi sono ricordata del suo compleanno. Gli avevo comprato anche un pensierino, un bracciale in caucciù con un boccino, ma credo che lo riporterò al negozio. - Lo dirò ad Annie. - lascio che la porta si chiuda e osservo dalla vetrata la sua figura che si allontana.

    Tornata al campus mi sono piazzata sul divanetto con una confezione di gelato e l’espressione di chi ha appena perso il proprio gatto. Annie mi ha notata subito, spiaccicandomi una cucchiaiata addosso e chiedendomi il perché di quel muso lungo. Sono quasi certa che sia stufa di vedermi così per Travis, devo ammettere di esserlo anche io. In questo momento desidero un pulsante per i sentimenti, ma credo non ne abbiano ancora inventato uno. Annie mi ha spinta a raccontarle tutto, costringendomi a non tenere per me neanche il più piccolo particolare e alla fine ha esordito con un - Siete due teste di cazzo, è palese. Penso sia tutto un malinteso. La sua è una situazione del cavolo e tu te la sei presa troppo. Vai alla festa, so che gli hai comprato anche una cazzata. Se non andrà bene, ci saremo qui io e il gelato ad attenderti - inutile dire che non ha accettato un no come risposta, anche se mi ci è voluto un po’ a prepararmi. Ora fuori a questo locale mi sento una cretina , lui ha un aria così felice con i suoi amici che gli ronzano attorno, tanto da spingermi a decidere di tornare indietro. Mentre sto per farlo sento un rumore alle mie spalle. Mi volto ed è proprio Travis. - Annie mi ha costretta a venire - il mio sguardo è basso, quasi raso terra direi - Questo è per te - gli porgo il pacchetto con i bracciale, mantenendo un espressione neutra. - Mi spiace aver fatto la stronza…
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Studente Accademia
    Posts
    106

    Status
    Offline
    Un po’ mi sento di fottere perché sembra che qualsiasi cosa io dica, sia sbagliata. Guardami. Le poso una mano sul braccio, cercando di farla voltare verso di me. Voglio che mi guardi, voglio che riesca a capire che sono sincero, che mi dispiace davvero per qualsiasi cosa fatta o detta. Odio mentire e sono stato capace di farlo con l’unica persona che mi interessa sul serio. Mi dispiace di aver rovinato tutto con lei, di aver distrutto quello che stavamo costruendo, sono sicuro che riconquistare la sua fiducia sarà difficile. Mi ritrovo a serrare la mascella quando inizia a parlare, l’ascolto senza dire una singola parola. Non so cos’altro dirle per farle capire che mi sono pentito di qualsiasi io abbia detto e per non averle parlato prima di questo mio problema. Credimi, avrei tanto voluto dirtelo ma mi è difficile parlarne apertamente con qualcuno. Prendo un respiro profondo. E’ difficile, specialmente dopo che ho passato mesi ad essere giudicato da gente che nemmeno conoscevo. E’ stata una notizia che ha creato abbastanza scandalo e ogni volta che passavo davanti a qualcuno, venivo additato. Mi dava fastidio il modo in cui la gente mi guardava, come smetteva di parlare al mio passaggio o, peggio ancora, sentire le loro risatine. Ho esagerato, me ne rendo conto. Ma non sono cose che penso realmente. Perché non mi crede? E’ vero, ci conosciamo da poco ma non è per questo che non ti ho detto niente. Passo distrattamente una mano tra i miei capelli. Avevo semplicemente paura. Solo ora mi rendo conto che con lei non dovevo avere paura di niente, non mi avrebbe mai giudicato, non mi avrebbe mai allontanato o non avrebbe smesso di parlarmi. E’ solo colpa mia. Va bene, come vuoi. Quando ti andrà di parlarmi, sai dove trovarmi. Mi volto di spalle ed esco dallo studio senza guardarmi indietro. Quando torno nel mio appartamento sono con l’umore a terra, festeggiare è l’ultima cosa che voglio. Vorrei disdire, dire che non verrò ma i miei amici si sono dati tanto da fare che sarebbe da stronzi buttare tutto all’aria. Poi c’è anche la minima, quasi impercettibile, possibilità che Edith venga e non posso lasciarmela sfuggire. Decido di riposarmi un po’, sono a pezzi e devo cercare di sembrare in forma questa sera. I miei amici hanno affittato un locale poco distante dal centro, hanno comprato un sacco di cibo e ci sono birre a quantità industriale. Appena arrivato nel locale, mi guardo intorno per vedere se c’è. Nulla ma dovevo aspettarmelo. Davvero ho creduto che potesse accettare il mio invito? Sono stato un cretino a pensare una cosa del genere, è palese che continuerà ad evitarmi all’infinito. Passano un paio d’ore e io ho già bevuto un paio di birre, forse tre e il mio umore è leggermente migliorato. Mi sento meglio, basta solo non pensare a lei perché ogni volta che mi viene in mente, tutti i sensi di colpa riaffiorano e mi fanno sentire una merda. Afferro la quarta birra della serata e mi dico che dovrei smettere, bere non risolverà i miei problemi. Sono in uno stato confusionale in cui non capisco quello che sta accadendo intorno a me, vedo la gente che balla spensierata e un po’ la invidio. Vorrei essere così anche io ma non ci riesco. Butto giù un altro sorso della birra, vorrei andarmene ma un mio amico mi fa cenno di guardare oltre le mie spalle. Mi volto e il mio sguardo si posa su di lei, è venuta. Quasi non ci credo. Le mie gambe si muovono rapide nella sua direzione, per impedirle di andare via. Edith. La richiamo e spero che non faccia finta di non sentirmi. Tiro un sospiro di sollievo quando la vedo camminare nella mia direzione. Le sorrido. Lei continua a mantenere il suo sguardo basso anche quando mi passa un pacchetto incartato. Me lo merito. E’ vero, è stata una stronza ma aveva tutte le ragioni di questo mondo per esserlo. Grazie, è davvero bello. Rigiro un paio di volte il braccialetto tra le mie dita prima di riporlo nuovamente nel suo pacchetto. Lo indosserò quando tornerò a casa. Forse non è il momento adatto... o forse sì. … ma dobbiamo parlare. Ti va?
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    117
    Location
    Perth, Scozia

    Status
    Anonymous
    - Forse ho esagerato - lo dico perché dopo la lavata di testa che mi ha fatto Annie lo penso realmente. Non sarei qui se non fosse così - Mi fa piacere ti piaccia - non riesco ancora ad alzare lo sguardo verso di lui, ma non per rabbia. Provo vergogna per il modo stupido in cui mi sono comportata. L’ho evitato peggio di un lebbroso, senza capire il suo punto di vista e che forse determinate cose le ha dette solo perché a disagio. - Non… so se lo è. Ci sono tutti i tuoi amici di là, non vorrei rovinarti la festa. - so di averlo già fatto. È corso qui invece di restare a festeggiare e puzza un po’ di birra. Spero non abbia bevuto troppo per colpa mia, so bene quanto il coach sia severo su certi argomenti e quanto lui ci tenga ad essere in campo ogni domenica. È davvero un bravo ragazzo, la persona a cui mi stavo affezionando fino a poco fa, e mi ritrovo ad allontanarlo per una sciocchezza. - Ok… ci sono delle cose di me che non sai e sono quelle ad avermi fatto reagire tanto male. Ho un serio problema con le bugie - inizio a parlare, lo faccio con il cuore pesante. Di questa faccenda, della mia vera storia ne è a conoscenza solo Annie. È qualcosa che mi ha sconvolta, che mi ha fatto perdere la fiducia in chiunque, mentre Travis era riuscito con il suo sorriso pulito a scavalcare il mio muro di pregiudizi e a ricavarsi un posto concesso a pochi - Prima di venire in accademia ho scoperto che i miei non sono i miei. In realtà solo mia madre. È tutta una faccenda assurda e complicata che se vuoi posso spiegarti - lo farò solo se sarà lui a chiedermelo, non perché non voglia confidarmi, ma perché sono venuta fin qui per porgergli le mie scuse, non per raccontargli i drammi della mia vita. - Penserai che sia una cosa da bimba viziata - lo penserei anche io. Alla fine ho avuto la vita migliore che mi potesse capitare, una famiglia amorevole e le migliori possibilità di questo mondo, ma fare quella scoperta mi ha sconvolta - Mi è crollato il mondo addosso nello scoprirlo e da allora non riesco a parlargli. È per questo che quando qualcuno mi mente scatto subito sulla difensiva o vado via. - andare via, è quello che ho cercato di fare con lui, allontanandolo come il peggiore dei criminali, annullando tutto il bene che avevo visto in lui - Io… io lo so che non ci conosciamo da molto e ti capisco per non avermelo detto. Però…- mi ha fatto male sentirlo, soprattutto dopo tutto quello che c’era stato tra di noi. Lo so che qualche appuntamento, qualche notte insieme e il vedersi dopo le partire poteva equivalere a tutto come a niente, ma avevo provato una sintonia speciale con lui tanto da sperare che fosse ricambiata. - Con te ho sentito di potermi fidare da subito. Scoprire che mi avevi tenuto nascosto qualcosa di così grande è stata una doppia batosta. - e come se lo è stato - Beh… se mi puoi perdonare amici come prima - accenno un sorriso piegando la testa in un lato - Ora ti lascio a festeggiare, ho rovinato abbastanza il tuo compleanno. - ti prego, non dirmi di andare via. Dimmi che siamo più di amici.
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Studente Accademia
    Posts
    106

    Status
    Offline
    Alzo lo sguardo quando ammette di aver esagerato. Sarà l'alcol che circola nel mio corpo o l'aver sentita dire tante volte di aver sbagliato che ormai mi sono convinto che sia tutta colpa mia. Se glielo avessi detto prima, se non le avessi detto determinate cose, non l'avrei ferita e lei non mi avrebbe evitato per tutto questo tempo. Non sa quanto mi è mancata in questi giorni. Mi ero abituato ad averla sempre intorno, a vederla durante e dopo i miei allenamenti, era una presenza che mi faceva stare bene. Ero piú rilassato quando era nei paraggi e mi spingeva a dare il massimo in tutte le cose che facevo. Non hai rovinato proprio un bel niente. Nemmeno volevo festeggiare. Sono contento che tu sia qui. Nonostante tutto. Se si fosse trattato di qualcun altro, non si sarebbe mai presentato. Probabilmente me lo meriterei anche per le cazzate dette, potevo risparmiarmele ma ero nervoso. Sono felice che lei non mi abbia ignorato e che sia venuta, questo mi fa pensare a quanto stupido sia stato nel trattarla in quel modo. Ho sbagliato ma purtroppo sono pessimo nelle relazioni, di qualsiasi genere esse siano. Quello che è successo con mio padre mi ha portato a diventare diffidente, a tratti distante, anche con le persone che si sono guadagnate uno spazio importante nella mia vita. È difficile che io riesca ad aprirmi con gli altri, raccontare quello che mi passa per la mente è una cosa che non so fare. Ti ascolto. Le dico, voglio capire cosa l'ha portata a comportarsi in quel modo. Ho un serio problema con le bugie dice e scopro che è un aspetto che ci accomuna. I moei mi hanno insegnato a non mentire, che dalle bugie non si ricava nulla di buono e io sono cresciuto con questo tarlo nella mente. Per questo non sono bravo a mentire, si capisce subito quando sto dicendo una cazzata. Quando sto mentendo divento nervoso, la fronte si imperla di sudore e le mani iniziano a tremare, una sensazione che non augurerei a nessuno. Quello che ho fatto a Edith è simile al mentire e mi fa stare male, mi sento in colpa. Non è cosí che doveva andare. Annuisco un paio di volte senza interromperla, so quanto è difficile riuscire a parlare di qualcosa che ti ha ferito e preferisco farla finire di parlare prima di dire qualcosa. A volte i genitori pensano di fare la cosa giusta ma fanno solo danni. Mio padre non sa come mi sono sentito usato, tradito, ho pensato di non valere niente, di essere solo una pedina per il suo stupido gioco. L'immagine che mi ero creato di lui pian piano ha iniziato a sgretolarsi e l'ho visto per quello che era. Tutte quelle cose che mi aveva detto non erano altro che puttanate che sono sicuro non pensava nemmeno, voleva incastrarmi e ci è riuscito. Io come un'idiota ci ho creduto e ho fondato il mio credo sulla base di niente. Comincio a capire. Le dico sincero. Le bugie non piacciono nemmeno a me. Dopo mio padre, fidarmi è diventato difficile. Ammetto abbassando lo sguardo. Ma non è stata la mancanza di fiducia nei tuoi confronti che non mi ha permesso di raccontarti quello che è successo. Mi sono subito fidato di lei, il suo volto, il suo modo di essere hanno abbattuto tutte le mie credenze. Forse avevo bisogno di piú tempo, di un po' di coraggio in piú, non lo so ma mi dispiace. Dico davvero. Penso di averle ripetuto piú e piú volte quanto mi dispiace, si sarà stancata a furia di sentirselo dire. Potrai mai fidarti nuovamente di me? Se mi desse una seconda possibilità, non la sprecherei. Rimango immobile nel sentire le ultime frasi, vuole davvero che rimaniamo amici? Io non credo di volerlo, voglio dire, mi sembra di aver ormai superato quella linea. Non che le avessi mai fatto una dichiarazione esplicita ma quello che abbiamo passato non puó definirsi "amicizia". Aspetta, non andare via. Non serve. Muovo la mano alla ricerca della sua, non voglio vederla andare via. C'è qualcosa che vorrei dirti... Sposto il peso del mio corpo da un piede all'altro. Sappiamo tutti che non sono un campione in questo genere di cose, non l'ho mai fatto. Io..insomma... Mi schiarisco la gola. Perchè è cosí complicato? ...non ti vedo piú come un'amica. Ecco l'ho detto. Mi piaci davvero tanto, sei la prima ragazza per cui provo qualcosa del genere. Quanto suona da sfigati questa frase? E non voglio che tra noi ci sia una semplice amicizia. Non vinceró il premo come dichiarazione dell'anno ma come prima volta, va piú che bene.
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    117
    Location
    Perth, Scozia

    Status
    Anonymous
    - Non credo. - non sono una persona che da molta importanza alle ricorrenze, ma credo che chiunque possa avere un minimo di empatia nel capire quanto sono stata stronza oggi. Sono scottata, ancora un po’ ferita per le sue parole, ma dopo il discorso di Annie sono riuscita a comprendere anche i miei errori. Ci sono cose difficili da dire, io stessa ho molti segreti e una situazione come la sua non è tra le più semplici da gestire. - Lo so, ma mi ha fatto talmente male da non essere ancora pronta a perdonarli - forse un giorno accadrá, ma non molto presto. È dura quando scopri che la tua vita perfetta altro non è che una menzogna, una del peggior tipo per di più. Credevo in mio padre, credevo amasse mia madre. Invece non è che uno tra tanti. - Lo so… cioè, l’ho capito e so di non riuscire a dimostrarlo al meglio, ma vorrei non aver reagito così - vorrei non aver rovinato tutto. Perché nonostante la rabbia e la mia luna storta, in questi giorni è stata dura evitarlo. Difficile non correre fuori agli spogliatoi per una chiacchiera rapida o trascorrere la nottata a telefono a dire le cose più banali. - Ci sono cose che non riusciamo a dire e forse non c’è un motivo. - so che non è dovuto alla mancanza di fiducia, ma al disagio che una cosa del genere può portare. Dire “sono stato in carcere” o “mia madre non è mia madre” non è semplice. Siamo così bravi a bardarci dietro scuse inutili, ma sappiamo benissimo che il giudizio altrui ci spaventa. Ci sono cose per le quali ci sentiremo sempre giudicati, nel bene e nel male, e questo ci spingerà a metter su una maschera pur di non vedere le persone bisbigliare alle nostre spalle. - Mi dispiace - lo dico, anche se il mio tono è ancora duro. Non riesco a non sentirmi ancora ferita. Penso che potrei superarlo, ma per farlo dovrei avere una seconda possibilità. Ritrovo un po’ di speranza, quando mi chiede se potró fidarmi ancora di lui. La sua domanda ha un che di assurdo. So di sembrare ancora arrabbiata, ma non è così - Travis, sei
    il ragazzo piú buono che conosco. Non credo tu abbia perso davvero la mia fiducia -
    sorrido tirando le labbra e scuotendo il capo. A volte mi domando come faccia ad avere così poca fiducia in se stesso. Vorrei si vedesse come lo vedo io. Sto per andare via e lasciarmi tutta questa faccenda alle spalle. Ho il cuore un po’ pesante per il mondo in cui lo sto salutando, ma prende a battere un po’ più forte quando sento la sua mano trattenermi. - Si? - Inizia a parlare e nelle sue parole rivedo il ragazzo timido di cui mi stavo innamorando. Tutta la mia rabbia scompare e il nostro litigio sembra solo un brutto ricordo. Mi avvicino un po’ di più interrompendo il suo discorso imbarazzato. Non riesco a capire se è per quello che ha detto o per la birra che ha bevuto, ma le sue guance mi sembrano dello stesso colore dei capelli. Poso una mano su di esse e lascio che le mie labbra si uniscano alle sue per qualche secondo. Stupido dire che è questa la mia risposta, il mio “ é così anche per me”. Confermo tutto con un sorriso arricciando appena le labbra. - Ci vediamo domani dopo gli allenamenti? - spero davvero di conoscere la risposta di questa domanda, anche se sono quasi certa sia così. - Ora vai che ti aspettano.
     
    Top
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Studente Accademia
    Posts
    106

    Status
    Offline
    Finalmente tutto mi è piú chiaro, finalmente capisco il comportamento di Edith negli ultimi giorni. Non è stato solo per quello che ho detto o per averle nascosto determinate cose di me, si è comportata cosí anche per una ferita che i suoi genitori le hanno lasciato. La capisco, non deve essere stato facile per lei digerire una notizia simile. Sapere che i tuoi non sono i tuoi veri genitori è una dura realtà da affrontare come venire a conoscenza del fatto che tuo padre non ci ha pensato due volte prima di scaraventarti addosso tutti i suoi problemi. Sono eventi che ci hanno ferito e che ci hanno fatto perdere la fiducia negli altri. Purtroppo quando non ti fidi piú degli altri, è dura lasciarsi andare e anche le cose piú piccole e banali, diventano importanti. Perdonare è una cosa difficile. Ci vuole tanto coraggio per perdonare che ti ha ferito, specie se sono stati i tuoi genitori a farlo. Persone da cui non ti aspetteresti mai di ricevere un torto e, invece, in questo mondo malato scopri che possono ferirti tutti. Ti capisco, avevi le tue ragioni per farlo. Mi è crollato il mondo addosso quando ho visto la delusione e il dolore nei suoi occhi, non le avrei mai fatto una cosa del genere. Credevo di star facendo la cosa giusta con lei e invece ho fallito. Quando ci sono di mezzo i miei sentimenti, c'è sempre qualcosa che deve andare storto, che deve interrompere l'equilibrio che si è creato. La storia di mio padre è stato il movente che ci ha spinto ad allontanarci, a difendere a spada tratta le nostre ragioni. Fino a quando, entrambi, non abbiamo capito che comportandoci in quel modo non saremmo andati da nessuna parte. Già... Forse è come dice lei, non c'è un vero motivo che ci spinge a chiuderci in noi stessi, forse non lo vogliamo dire e basta. Magari nemmeno io avevo un vero e proprio motivo che mi ha spinto a non dirle certe cose, probabilmente ero io cosí ostinato dal volerne cercare uno. Davvero? Un accenno di sorriso si fa spazio sulle mie labbra quando dice di non aver perso completamente la fiducia nei miei confronti. Devo ammettere che quando l'ho vista alla festa, ho pensato che volesse darmi il ben servito. Ora, peró, sono sicuro che non è cosí. Vederla andare via fa scattare in me qualcosa che mi dice che è il momento giusto per dirle quello che provo per lei e nel farlo, mi scopro tremendamente impacciato. Vorrei che fosse facile come una partita di quidditch. Alla fine del mio discorso aspetto che mi dica qualcosa, qualsiasi cosa ma arriva qualcosa di meglio. Mi bacia e nel momento stesso in cui poggia le sue labbra sulle mie, tutto il resto perde importanza. Adesso siamo solo io e lei. Poso le mie mani sui suoi fianchi, sperando che questo momento duri di piú. Va bene. Facciamo al solito posto? Le chiedo felice di riaverla con me. Resta. Tra poco ci sarà la torta e non si puó rifiutare un dolce. No, non puó proprio.
     
    Top
    .
11 replies since 23/5/2020, 20:28   343 views
  Share  
.
Top