Ritrovarsi.

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    M_UNREADM_UNREADM_UNREAD

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    Stoccolma - ore 19:13
    Ero da poco arrivato alla mia seconda tappa tra le tante che mi ero prefissato di fare, avevo deciso di viaggiare in lungo e in largo per scegliere accuratamente il lavoro e il posto in cui avrei iniziato la mia nuova vita. Ero stato per lungo tempo di solitudine in montagna, in Svizzera, per curare la mia salute e capire come gestire la mia pantera che ogni tanto si faceva sentire, ma raramente riusciva a venir fuori. Ero riuscito a raggiungere uno status di pace interiore da permettermi di mettere insieme i pezzi della mia vita e puntare sulla ripartenza. Adesso ero rinato, mi ero ripreso quella tanto sperata serenità che per tanti anni la licantropia mi aveva tolto costringendomi a sparire dalla circolazione, erano stati degli anni quasi fuori dal mondo, ma mi sono veramente serviti.
    In quegli ultimi sei mesi avevo deciso di tornare a Beirut e viverci per un po', mi era tanto mancata la mia patria, soprattutto i dolci arabi che non mangiavo da anni, quelli proprio cucinati da mia nonna.. Non so perché, ma quei dolci mi fanno sempre ritornare un po' bambino.
    E adesso ero lì, a Stoccolma, e faceva un freschetto pungente sebbene fosse già primavera.. Quasi quasi mi stavo per pentire di quella scelta fatta, avrei preferito le Isole Canarie.
    Diciamo che forse ero al centro di Stoccolma, se avevo ben capito, in realtà mi sentivo un po' disperso: dovevo trovare il teatro Reale, così lo chiamavano, perché l'indomani ci sarei andato per un colloquio di lavoro importante e non mi andava di arrivare in ritardo per via del mio pessimo senso dell'orientamento.
    Decisi finalmente di porre fine alla dispersione a caso e fermai il primo pinco pallino che trovai <mi scusi, dove si trova il teatro Reale? > quel fesso mi guardò in faccia, non capiva una mazza delle mie parole. <grazie lo stesso amico> continuai a camminare senza speranza, fin quando un uomo che passò al mio fianco parlava una lingua a me conosciuta. Subito lo fermai < هل تتكلم عربي > mi rispose di sì, allora chiesi indicazioni per il teatro. < أين المسرح الرئيسي؟ >
    Non avevo mai pensato a quanto fosse stato così utile l'arabo a Stoccolma, ad ogni modo riuscì ad avere una dritta per la mia ambita meta. Ringraziai quel gentile signore <أنا حقاً لا أعرف كيف أشكرك
    لقد ضلت ولم أعرف إلى أين أذهب ، أنا سعيد لأنني التقيت بها>
    mentre parlavo, vidi in lontananza una figura di donna.. Ma che donna.. Ma poteva mai essere?
    Preso dalle allucinazioni lasciai perdere il discorso e mi allontanai d'istinto per dirigermi verso quella che sembrava davvero un miraggio.
    Ma era Abby Rei sul serio? Mi chiedevo mentre i miei passi diventavano sempre più veloci, il mio viso sempre più dubbioso e il mio cuore sempre più agitato. Ma che scherzi sono questi? Non la vedevo almeno da sei anni e adesso sbuca dal nulla, proprio qui? L'ultima volta che l'ho vista ero nel periodo più cretino della mia vita, ci eravamo lasciati malamente e avevamo fatto finta di rimanere amici, e poi niente, non ci siamo più visti.
    Ma non importava in quel momento, ero tanto preso da una sorta di felicità che iniziai a correre per raggiungerla e ad urlare il suo nome quando vidi che stava per salire sul tram < Abby aspetta!> e poi di nuovo < Abby!!! > niente da fare, Abby salì sul tram ed ero così convinto di doverla raggiungere che quasi mi staccai un braccio entrando di tutta fretta dentro al mezzo di trasporto che ormai stava chiudendo le porte.
    Riuscì ad arrivare proprio davanti a lei fermandomi immediatamente, con i ricci scompigliati dalla corsa e un sorriso che proprio non riuscivo a nascondere.
    Rimasi immobile osservandola <ciao.. Abby.. C-che bello rivederti.. > lei era così cr.. cresciuta..


    Edited by Krueger. - 28/4/2020, 09:21
     
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    Non riesco a liberarmi dal malumore, dopo la chiacchierata con Niav non so più se Ivan mi piace perchè mi piace o se mi piace solo perchè siamo sposati.
    La verità è che io sono sempre stata convinta che mi piacesse lui non l'idea del matrimonio in se.
    Infatti non è che abbiamo qualche sorta di vantaggio con quel pezzo di carta che ci lega.
    E giustamente lei dice: ma se è un demente cosa di preciso ti piace di lui?
    Ecco me lo chiedo anche mentre cammino con fare frettoloso per prendere il tram.
    Mi fa un sacco ridere, non vale come motivo?
    A parte che è bello da morire, ma di belli ce ne sono a valanghe, il fatto che se mi fermo a pensare io ormai non vedo bene nessuno accanto a me, può essere un motivo?
    Neanche con Leebo era andata così alla grande.
    Ci siamo andati vicini, nel senso che ci ho provato seriamente, ma anche lui non è mai stato tanto devastante quanto lo è stato Fhest.
    E se da una parte provo un sentimento simile all'amore a cui comunque preferisco non dare un nome, dall'altra provo così tanta rabbia!
    Chiaramente non sono ancora pronta ad affrontare la questione con calma.
    Distratta salgo sul tram e sto cercando un posto con lo sguardo quando mi ritrovo davanti la faccia accaldata di - Krueger!- si okay potrei anche chiamarlo per nome già che ci sono, ma le cattive abitudini sono dure a morire - Michael- mi correggo - ma sei davvero tu?- mi rendo conto che ho ancora il cipiglio solo quando decido di rilassare i muscoli e finalmente sorridergli - ne è passato di tempo, hai proprio ragione, che bello rivederti, come stai?-
     
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    Pensavo fosse solo un immaginazione, invece avevo centrato a pieno, era proprio lei e me ne resi conto appena mi ricambiò il sorriso.
    Certo, all'inizio pareva un po' imbronciata, ma forse era solo molto pensierosa, comunque ero felice che anche lei fosse felice di rivedermi, non so se si notava, in pochissime parole ero molto contento di rivederla, e questo si vedeva dal mio sguardo che ora scrutava i particolari del suo volto per capire se davvero era la realtà. Pensavo sul serio di non vederla mai più invece guarda caso, la incontro in un viaggio qualunque dentro al tram.
    <si, è passato davvero tanto tempo> dissi, mentre il tram partì facendoci un po' sbattere qua e là.
    Mi aggrappai alle maniglie del tram e notai quanto ci stringeva la gente intorno, era sicuramente un luogo molto scomodo per parlare, anche perché l'ammasso di ferro iniziò a fischiettare, muoversi rumorosamente e come se non bastasse c'erano un sacco di persone che parlucchiavano.
    Cercai di capire quello che diceva Abby, poi mi avvicinai al suo orecchio.
    <io sto benissimo, e t.... > una signora si appiccicò praticamente sulla mia schiena, spezzandomi la frase. Ma che cacchio! Non ero sicuro di essere stato capito, forse la cosa migliore era scendere alla prossima fermata. <vieni.. usciamo da quì.. ti va? > presi il suo braccino e la trascinai con me mentre ci accostavamo alla porta d'uscita, alla prossima fermata saremo saltati giù, ma almeno in quel punto non c'era gente ammassata, potevamo sentirci di più.
    Odiavo star stretto dentro ai mezzi pubblici, soprattutto in quel momento.
    <stavo dicendo.. Come stai tu? Spero tutto bene. > si, l'avevo sempre sperato questo, perché in fondo per Abby c'era sempre stato in me quel senso di protezione, di preoccupazione per la sua vita, felicità.. salute.. Insomma, tutto quello che serve ad una persona per essere felice.
    Mi era sempre rimasta in mente, anche se era passato un bel po' di tempo, evidentemente perché c'era ancora qualcosa in lei che mi colpiva, in realtà non avevo mai smesso di.. volerle bene, e se dico che non è stata una persona importante, dico sicuramente una grossa bugia. Solo che purtroppo era capitata nel momento sbagliato.
    Dopo qualche minuto il mezzo si fermò, e fuori dal tram la situazione era molto più tranquilla, certo, avevo preso la prima fermata a caso e contavo sulla fortuna per ritrovare la strada da dove ero venuto, ma non importava in quel momento.. Era il mio ultimo pensiero.
    Eravamo finalmente coi piedi per terra e potevo sentire la sua voce in modo più tranquillo. Non è che avessi questa grande difficoltà nel sentirla, anzi i miei sensi licantropi ampliavano quelli umani. Ma diciamocelo, quante volte Krueger ti ricapiterà di incontrare Abby a caso?
    Portai le mie mani dentro le tasche dei pantaloni mentre adesso la potevo osservare meglio alla luce del (quasi) tramonto. <e come mai sei da queste parti? Che fai di bello?>
    Ovviamente ero totalmente all'oscuro della sua vita attuale.
     
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    -Ma tu cosa ci fai a Stoccolma?- chiedo sinceramente incuriosita. Certo non sembra abituato a questi mezzi babbani, alla fine non ho neanche un vero e proprio appuntamento, forse conviene scendere da qui.
    Sto per proporglielo quando mi anticipa.
    -Certo, molto meglio, qui non si respira- ed è anche il motivo per il quale la maggior parte delle volte o mi smaterializzo o mi prendo la briga di gironzolare con la mia amata scopa.
    -Ho avuto momenti migliori, ma anche peggiori, quindi facendo un bilancio sto abbastanza bene- enigmatica e contorta come sempre, passano gli anni ma non cambio di certo.
    Scendiamo non appena ne abbiamo l'occasione, non ho idea di dove siamo, anche in questo non sono cambiata, non interessandomi mettere radici qui neanche mi impegno a imparare qualcosa.
    La lingua, ecco si, quella l'ho imparata.
    -Io ci lavoro, o meglio lavoro in Bulgaria, ma preferisco vivere a Stoccolma, almeno quando mi viene dato il modo di tornare a casa- mi stringo nelle spalle e mi dico da sola che è una grande fesseria questa, ma tantè..
    -Sono una giocatrice professionista ora, non segui il quidditch? - gli sorrido ma lo so che non è mai stato una delle sue passioni - sono la cacciatrice dei Vratsa Vultures-
     
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    Certo che Stoccolma era così confusionaria, oppure ero proprio io che non ci azzeccavo con l'orientamento, ero veramente pessimo in questo senso. Menomale che avevo trovato Abby, forse lei sapeva orientarmi.
    Feci spallucce, mi grattai la testa rispondendo ad Abby Io sono quì a Stoccolma per lavoro.. domani farò un concerto al gran teatro della città. era un'opportunità unica e forse irripetibile, dovevo prepararmi al massimo e per questo ero arrivato due giorni in anticipo, ma ero venuto anche per un'altra cosa che da bambino avevo sempre desiderato di vedere: L'aurora boreale. Questo non me lo potevo far scappare.
    Abby sembrava abbastanza tranquilla, almeno dal mio punto di vista, mi sorrise spiegandomi che la sua vita tra alti e bassi procedeva abbastanza bene, subito risposi Sono contento che stai abbastanza bene. Niente mi sfuggiva. Sottolineai la parola abbastanza perchè si sa, io ero un tipo positivo e sentire la parola abbastanza mi lasciava un po' perplesso, soprattutto se si trattava di Abby.. ma evidentemente la vita aveva un po' di alti e bassi per tutti, questo dovevo pur accettarlo.
    -Io ci lavoro, o meglio lavoro in Bulgaria, ma preferisco vivere a Stoccolma, almeno quando mi viene dato il modo di tornare a casa- ah, quindi si era proprio trasferita in quel luogo così freddo? accidenti, io non ci sarei vissuto neanche per un mese.. soffrivo in modo tremendo il freddo e mi dicevo che Abby doveva avere proprio un bel fegato per rimanerci stagioni intere. ah e che lavoro fai?
    Mi rispose che faceva la cacciatrice in una squadra di Quidditch molto importante, ad occhio e croce riuscivo a riconoscere le squadre perchè ne avevo sentito parlare, ma non seguivo oltre.
    Rimasi comunque sbalordito e imbarazzato per la mia ignoranza in materia di sport, tanto da non sapere che Abby aveva fatto tutta questa bella carriera.
    Spalancai gli occhi Wow che figo! sei praticamente una campionessa! lei lo era sempre stata, fin dai tempi di Hogwarts, questo lo sapevo benissimo, era una campionessa di Quidditch tanto quanto di forza nell'affrontare la vita.
    I miei occhi si spostarono su un VENDITORE AMBULANTE accidenti quanti arabi da queste parti!
    Aspetta solo un secondo! io che ero un uomo così tanto goloso, andai a comprarmi dei dolcetti squisiti da quel tipo così tanto fashion con gli occhiali da sole, scelsi infatti lui perchè sapevo come farmi capire.
    In un batter d'occhio tornai davanti ad Abby con un sacchetto di carta tra le mani, come un bambino glielo misi davanti offrendo i Makroud all'indianina. Scusami ma non ho resistito, vedrai che buoni. sorrisi ad Abby e poi mi portai un dolcetto in bocca mentre tornavamo a passeggiare E tuo marito come sta? non so se era più il mio o il suo tasto dolente, ma provai quanto meno a chiedere come le persone educate.
    a proposito, sai mica dove ci troviamo esattamente? cercai di dire anche qualcos'altro, non volevo sembrare curioso, davvero.
     
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    -Wow- dico, a quanto pare tutti e due abbiamo seguito quelle che sono le nostre passioni, io il quidditch, lui la musica.
    -Non insegni più quindi?- oppure fa entrambe le cose, anche se penso che non sia facile mantenere una carriera musicale se si deve andare tutti i giorni a scuola a insegnare a dei ragazzini scontrosi e annoiati, sono certa che nonostante siano passati tanti anni la faccia di chi si presenta a musica è sempre la stessa.
    Come quella di chi si presenta a Storia della magia, o babbanologia.
    -Prego- gli dico quando mi dice di aspettare un attimo, probabilmente ha qualcosa da fare. Mi guardo attorno per vedere se capto qualche orologio, che vizio che ho di non prenderne uno e mettermelo fisso al polso.
    Torna quasi subito e noto che si è assentato per comprare dei dolci, immagino.
    Me ne da conferma poco dopo -okay, si. Grazie- ne assaggio uno e devo ammettere che ha ragione - come hai detto che si chiamano?- sono anni ormai che vivo qui ma non mi sono ancora abituata alla loro cucina, nè mi incuriosisce sperimentare.
    -Mio marito .. sta alla grande- immagino. Insomma l'ultima volta aveva qualche problema di memoria ma immagino gli sia tornata tutta quanta, ed ecco perchè preferisce non farsi vedere.
    Sa che morirebbe soffocato dal mio disprezzo.
    -Dunque, devi sapere che vivo qui da tre anni ma questa è tipo la terza volta che prendo la metro. Siamo comunque scesi alla linea blu, dovrebbe essere Kungstradgarden-si ne sono abbastanza certa - volevi andare in qualche posto in particolare?-
     
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    Abby sembrava stupíta quando gli raccontai dei concerti in giro per il mondo. Io amavo viaggiare, soprattutto quando dovevo provare tutti i teatri possibili con la mia musica.
    Insegnare? Ancora ero un po' indeciso sul da farsi, la mia vita era ricominciata alla grande. È vero, i momenti difficili ti fortificano molto e ti cambiano, per fortuna io ero cambiato in meglio.
    La mia lunga malattia, la licantropia, erano queste le cose che mi avevano insegnato ad apprezzare al meglio la vita, ad essere contento per quello che avevo e per il semplice fatto di vivere ancora, di avere una seconda possibilità, e di certo non potevo lasciarla sfuggire al vento.
    Avere una figlia poi ti cambia tanto la vita, vedi le cose da una prospettiva diversa, anche Phoebe era stata un dono.. La sua presenza nella mia vita ( anche se spesso lontana) mi ricorda spesso di tenermi stretto le cose importanti e speciali. Non ero più il tira e molla di una volta, quando prendevo una decisione significava per sempre, nessun rimorso e nessun pentimento, la vita andava vissuta fino in fondo e seriamente.
    Anche per questo avevo un dilemma: se la preside me lo concedesse, io andrei ad insegnare di nuovo ad Hogwarts o preferirei continuare a fare il musicista a tempo pieno?
    Certamente il ruolo da professore mi avrebbe concesso maggiore stabilità economica, visto che non sempre riuscivo a fare concerti lungo tutto l'anno. E poi potevo trovare un luogo stabile dove vivere e poter portare con me Phoebe senza gironzolare per il mondo. Insomma, un dilemma da sciogliere.
    Ma in quel momento era importate Abby e cercare di rispondere in modo semplice alla sua domanda < No, non sto più insegnando.. In realtà devo decidere se continuare a girare con la musica, o fare un lavoro più stabile.. > dissi portandomi l'indice sul mento. < si chiamano مكرود> sorrisi < Makrud, sono dolci arabi. > erano troppo buoni per saperli descrivere, bisognava assaggiarli.
    Per mia predisposizione sorparsai il discorso sul marito e sorrisi leggermente quando mi disse che stava bene, poi mi guardai intorno e vidi che davanti a noi c'era il gran teatro di Stoccolma < ecco dove devo andare, mi hai pure fatto arrivare al posto giusto! > spalancai gli occhi osservando la struttura imponente, provai un po' di farlalle nello stomaco.
    Guardai l'orologio e con fatica decifrai che dovevano mancare all'incirca dieci minuti alla chiusura del teatro. Portai il mio sguardo sugli occhi scuri di Abby < E tra un poco devo entrare. Tu stavi tornando a casa? > ma quanto mi dispiaceva lasciarla andare da uno a dieci? Direi mille! Eravamo stati insieme forse per soli dieci minuti, il tempo di spostarci un pochino.
    Mi toccai i capelli con fare pensoso, poi sparai all'Indianina la mia idea < Dopodomani vado a vedere l'aurora boreale al villaggio Bergenwiz, ti andrebbe di venire? > speravo di sì, ma naturalmente avrei rispettato la sua scelta < ovviamente se tuo marito vuole.. > ma che cazzo stai dicendo Kru?
    Cercai di correggermi con fare impacciato, ormai avevo sparato la cavolata < cioè, volevo dire, ci andremo con le scope.. sulle scope.. > una più stupida dell'altra < che ne dici? > ora sta zitto per favore.


    Edited by Krueger. - 23/5/2020, 15:44
     
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    -Beh- dico stringendomi nelle spalle - dipende dagli obiettivi, se hai una famiglia forse è meglio quello stabile. Anche se dovresti sceglierlo solo se ti piace farlo, altrimenti non avrebbe senso- fare un lavoro controvoglia è l'equivalente di una vita triste, insoddisfatta, orribile.
    -Vero, proprio buoni- ma non posso esagerare o finisce che divento una balena, quello mi manca, un pretesto a Ivan per fargli dire "ecco perchè non torno a casa, occupi tutto il letto!"
    -Beh, se non è fortuna questa- io in compenso non ho idea di dove effettivamente siamo giunti, ma ci metto un attimo a smaterializzarmi a casa.
    -Esattamente, stavo tornando a casa- confermo e sembra esserci una punta di disagio, di quelle situazioni in cui ti dici: e mo che faccio? Vado non vado, sembra brutto non sembra brutto. Sembra volermi dire qualcosa ma forse mi sbaglio.. insomma quelle situazioni un pò così.
    E alla fine ho ragione a pensarla in questo modo, perchè sembra davvero avere qualcosa da dirmi.
    -Domani?- okay da uno a dieci quanto sarebbe scorretto dirgli di si? O dirgli di no?
    Se dico di si quante rotture di scatole avrò da Ivan? Se gli dico di no lo farò restare male, forse..
    -Domani ..accidenti non posso- opto per una mezza verità, effettivamente ho un altro impegno, che avrei potuto rimandare, ma già che c'è lasciamolo lì e così non si offende nessuno.
    -Kru sei così gentile, davvero, e mi sta dispiacendo un sacco dover declinare, sono anni che sto qui e neanche mai l'ho vista l'aurora boreale, pensa- mi mordo il labbro inferiore davvero dispiaciuta.
    -Comunque .. inutile rimuginarci no? Ti lascio al tuo lavoro- gli indico il teatro - io magari andrò a comprare due pizze, dicono che quelle di qui fanno un pò schifo, ma tanto anche quella che cucino io fa schifo, Ivan neanche noterà la differenza- sorrido e lo stringo in un abbraccio - alla prossima, mi ha fatto piacere rivederti-
     
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    Le parole di Abby mi fecero venire in mente Phoebe. Certo, io non avevo affatto una famiglia, semplicemente una figlia che purtroppo viveva dall'altra parte del pianeta con quella donna che matematicamente e tradizionalmente parlando doveva essere mia moglie, ma non lo era affatto, per questo a stendo riuscivo a vedere mia figlia una volta ogni due mesi, se fosse vissuta più vicina ci saremmo visti molto più frequentemente. Inutile dire che soffrivo tantissimo questa cosa.
    Già, bisogna saper scegliere. non aggiunsi altro, ero ancora nel pieno del dubbio.
    Era ora di togliere il disturbo Krueger, lo so che non ti piaceva andartene via e piantare le persone, soprattutto la persona che avevi davanti e che non vedevi da anni.. ma ci sarebbero sicuramente state altre occasioni no?
    Abby dovette rifiutare il mio invito, in fondo era sposata e aveva pure le sue cose da fare, non volevo di certo essere insistente. Sorrisi a lei comunque No, non preoccuparti.. non importa, ci ho provato! ascoltai Abby accogliendo il suo abbraccio, poi la salutai come si deve. Vai pure Abby, io purtroppo devo proprio andare perché se no chiude. mi soffermai osservandola Spero anch'io di rivederti presto, se hai bisogno di qualcosa io ci sono, okay? Basta usare il gufo! misi le mani in tasca e camminai all'indietro regalandole un ultimo sorriso.
    Ero contento di sentirla serena, in fondo per come aveva appena parlato mi era sembrata tranquilla.
    Non avevo altro da aggiungere, era stato bello ritrovarla dopo tutto quel tempo, mi sentivo come un fratello maggiore per lei, e volevo che lei lo sapesse, che contasse su di me per qualunque cosa.
    Ciao Abby! Stammi bene, a presto!!
     
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