Six feet under

Helena

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    'Voltati.' Sospiri, gemiti. Il respiro affannato di una fatica che non ristora. Un odore sconosciuto che non risveglia alcuna piacevole sensazione. Carne, movimento, piacere fisico. Scie rosse tracciate con dita feroci su una schiena nuova. Nessuna familiarità, nessun legame. Nessun volto. Una caduta in basso verso abissi che mai ci si sarebbe aspettati di sfiorare. Il crollo a picco di una disperazione che non allenta la presa. Uno sfogo rozzo di cui si era persa ogni abitudine, proiettati verso quel tipo di atto in maniera diversa. Un culmine spento, freddo, distaccato, che riporta in pochi secondi la pesantezza di qualche minuto prima. Lo sguardo rivolto verso il bracciale poggiato sul comodino, ad alimentare quel disgusto che non dà tregua. Il silenzio. Una sigaretta stretta tra le dita. La solitudine, di nuovo. Costante.

    Dopo poche ore, una missiva giunge all'abitazione. Buone nuove. Un'incredibilità impressa in quei fogli di carta che portano un sollievo immediato. L'incredulità iniziale che va via via scemando, lasciando il posto alla soddisfazione. Ce l'hanno fatta, è questo che si ripetono. Ce l'ha fatta, quel che Mason ripete a se stesso, nella propria mente.

    Il giorno dopo, l'arrivo degli auror. Scartoffie compilate, firme apposte, il rilascio. La libertà. Uno scompenso emozionale che scombussola, prima di afferrare la giacca e non perdere tempo a smaterializzarsi altrove.

    Il Chesterfield si aggira per le stradine del villaggio di Bergenwiz, ripercorrendo ogni passo di quel percorso che è stato il loro in più di un'occasione. Decine e decine di sensazioni diverse, dalle più felici alle più tragiche disperse in ricordi che appaiono estremamente lontani. Ha una meta precisa e sarebbe ingenuo stupirsene. Sa esattamente cosa cercare e sa persino dove farlo, sempre concentrato, sempre mosso da tutto ciò che la criminalità gli ha insegnato nel tempo. Avvista una panchina e si sente sicuro, certo, tanto da sobbalzare sul posto in un primo momento. Le due figure di spalle, quella di una ragazza dai capelli castani ed una volpe al suo fianco, le riconoscerebbe tra mille. Le raggiunge in fretta, aggirando la panchina per porvisi dinanzi. Ed in un attimo, tutto sembra riprendere improvvisamente colore. Dopo più di un mese di distanza, può incastrare di nuovo quell'immagine così bella nella propria iride. Sentirsene più indegno che mai è però l'effetto collaterale di un cedimento il cui ricordo gli riporta la nausea. 'Sei stata tu?' Il tono rotto di chi non ha trovato pace in quell'isolamento forzato, privo di vie d'uscita, di scappatoie che neanche Hubert è riuscito a procurargli. Gli occhi esausti di chi patisce ancora il peso di quelle quattro settimane di apatia e crolli nervosi. Un barlume di speranza si affaccia oltre quell'apparenza da animale bastonato, oltre la barba folta ed i capelli scompigliati di chi ha gettato la spugna, perché rassegnatosi ad un destino da cui è stato salvato poco prima che tutto sembrasse perduto. 'Hai raccontato la verità?' Evidente la propria preoccupazione, pronta a lasciare il posto ad una fierezza senza eguali, una volta resosi conto di cosa sia successo davvero. Di come lei abbia fatto a salvarlo.


     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar


    Group
    Caposcuola
    Posts
    849

    Status
    Offline
    source
    Riprendersi il proprio spazio senza strapparlo alla quotidianità con fare furtivo, era straordinario. Aveva quasi dimenticato come potesse essere godere del nulla senza dover temere il tempo. Se ne stava seduta su quella panchina con Pinky al suo fianco, a fissare un punto qualsiasi del villaggio che aveva dinanzi, mentre cercava di mandar via l'angoscia provata in boccate di nicotina.
    Erano stati giorni difficili, un mese difficile. Aver confessato tutto ai propri genitori, non l'aveva fatta sentire meglio con se stessa, bensì il contrario. Aveva cominciato a fare i conti con quella realtà e stava ancora cercando di capire quale fosse il modo giusto di destreggiarsi. Probabilmente non ce n'era uno.
    L'unica nota positiva di quella faccenda, era che i suoi genitori si erano finalmente lasciati convincere a ritirare le accuse su Mason vista la sua provata innocenza. Avevano però insistito affinchè Helena denunciasse l'accaduto agli auror e lo aveva fatto, ottenendo risposte vaghe che le avevano fatto montare su una rabbia senza eguali, oltre a farla sentire una stupida.
    Fu una voce conosciuta a ridestarla dai suoi pensieri.
    Spostò lentamente lo sguardo, accarezzando i lineamenti ombrati del ragazzo che aveva dinanzi. Un leggero filo di barba copriva il suo volto donandogli un viso nuovo. Erano dettagli che Helena avrebbe voluto apprezzare in modo diverso, ma non riuscì a mostrarsi molto gioiosa, nemmeno di quella sorpresa, nemmeno di vederlo.
    «Già. Yuppi.» Gli disse atona, sbuffando il fumo di sigaretta, distogliendo lo sguardo da Mason. Non sapeva di preciso cosa provare per lui in quel momento. Un po' era arrabbiata, e una parte di sé le diceva di non avere alcun diritto ad esserlo. Aveva provato a contattarlo così tante volte, che alla fine ci aveva rinunciato. Aveva immaginato quanto complicato potesse essere per Mason ritagliarsi un momento per loro convivendo con il suo patrigno a cui immaginava nascondesse ogni cosa.
    «Mi ha regalato un anello. Sono impazzita e poi dopo è impazzito mio fratello quando ha visto Lorence bloccarmi.» Gli spiegò brevemente facendo spallucce. Non aggiunse altro, non avrebbe avuto senso farlo. Era tutto finito ora. Comunque sarebbero andate le cose legalmente, Helena era decisa a mettere una pietra su quella faccenda. Avrebbe soltanto dovuto trovare la forza per farlo.
    «Avrei voluto dirtelo ma forse lo specchio non funziona più così bene.» E non potette evitarsi quella sorta di frecciatina.
    Si sbrigò tuttavia a ritirare le proprie accuse, scuotendo il capo mentre si concedeva un nuovo tiro dalla sua sigaretta, spostandosi per lasciargli posto accanto a sé sulla panchina.
    «Mi spiace.» Gli dispiaceva per tutto quello che aveva dovuto passare per colpa sua e per la sua mancanza di coraggio. Era stata una stronza. Aveva rischiato di rovinare per sempre la vita di Mason e solo perchè era una codarda. Solo perchè aveva timore d'affrontare ancora quel dolore. «Avrei dovuto trovare prima il coraggio.» Aggiunse poco dopo, corrugando la fronte mentre sistemava distrattamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
    Portò poi di nuovo lo sguardo su di lui, fissandolo per qualche istante. «Così sembri proprio un galeotto.»
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    Sperava in una spontaneità che rendesse quel sollievo più marcato ad entrambi, nella ricongiunzione dopo un mese di assenza fisica e presenza altalenante tramite i loro riflessi - più a causa sua, nel secondo caso. Invece sembra esserci una sorta di muro posto tra loro, incapaci di lasciarsi andare alla leggerezza con cui si sono sempre risollevati a vicenda. Come se ognuno si stesse portando dentro un peso che non gli permetta di oltrepassare quell'ostacolo d'interrogativi che li limita. Sarà anche l'apatia iniziale dell'altra che gli lascia l'amaro in bocca, accostato a quei sensi di colpa che lo rendono teso, inquieto, eccessivamente nervoso. Si sente quasi in trappola, nonostante sia ben consapevole che Helena non abbia idea di come lui abbia passato le ultime settimane, gli ultimi giorni in particolare. E' il senso di colpa che lo corrode e quelle parole acerbe alimentano ulteriormente il disgusto provato verso se stesso. Come sempre, però, si limita a fingere di non esserne toccato. Riabbracciare quelle norme abituali gli risulta sempre estremamente semplice. 'Un anello. Che classe.' Soffia quelle note di un fastidio già sperimentato e mandato giù. Era a conoscenza del fidanzamento imminente, per questo non si stupisce di sentirle nominare quell'anello. Tuttavia impedire che parte di quell'astio salga di nuovo a galla è praticamente impossibile, ma spostare l'attenzione su quello che sembra un rimprovero a bruciapelo da parte dell'altra ne placa in parte l'effetto, lasciando il posto ad un'esasperazione del proprio senso di colpa che lo lascia, almeno per il momento, senza parole. Repentino il cambio d'argomento, verso lidi che sembrano un pò meno tesi, sebbene anche in questo caso non sembrino aiutarli a ritrovare quella pace che nel profondo probabilmente entrambi bramano. Feriti da variabili diverse di un medesimo fattore principale. 'Però l'hai trovato, no? Dovresti esserne fiera, non dispiaciuta.' Sbrigativo, cerca di scacciare in fretta quel dispiacere che non ha motivo d'esistere, mentre siede al suo fianco. E mentre Pinky incuriosita si avvicina a quel volto diverso, riconoscendolo dopo qualche attimo di tentennamento, per godere delle coccole che il ragazzo le riserva con un vago sorriso sorto tra il grigiore della barba, Mason non può fare a meno di rimuginare su quei pensieri che hanno accompagnato con costanza le settimane passate. Quei lavaggi del cervello implicitamente causati da Hubert, intento a parlare perché vittima di un rifiuto che gli ha spezzato il cuore, lo hanno davvero convinto che la sua reclusione sia stata causata dalla mancanza di coraggio dell'altra, oltre che da un atto di puro menefreghismo che le ha posto addosso senza averne alcun diritto. Anche questo alimenta il suo dispiacere, incapace di guardarla anche quando il suo commento allentato di parte della tensione ostentata in precedenza lo porta a sbuffare una risata appena percettibile. Anche quella viene fuori stanca, provata dallo stress patito nell'ultimo periodo. 'Ci tenevo a entrare nella parte. Vuoi vedere il tatuaggio col nome di mia madre sul petto, all'altezza del cuore?' Tracce d'ironia che lo alleggeriscono almeno in parte, contento di potersi immergere in quella routine un pò meno seriosa e schematica cui è stato duramente sottoposto. Sono pochi minuti che si ritrova al fianco di Helena e della sua volpe, eppure l'effetto benefico è immediato. Peccato si mischi alle cattive sensazioni che spingono con insistenza sul suo petto, inducendolo a parlare per mettere in chiaro alcuni degli elementi rimasti in sospeso, che gli impediscono di andare avanti. 'Non volevo sparire dalla circolazione, ma non volevo neanche che mio padre sapesse che ci tenessimo ancora in contatto. Ho cercato di tenerlo lontano da te e dalla tua famiglia e col senno di poi sono felice di esserci riuscito.' Spiegazioni celeri che non vadano nei dettagli. E' ancora troppo presto per scendere nelle profondità di quelle pressioni psicologiche di cui è stato vittima. In fondo immagina non debba essere difficile leggerne gli effetti attraverso il suo aspetto fisico, trasandato ed evidentemente spossato. Stanco. 'A volte bisogna sacrificare qualcosa per un bene superiore.' Volta il capo verso di lei, osservandola. 'Lo sai bene, no?' Ed è notando le sfumature scure della sua espressione che si rivolge completamente a lei, decidendosi finalmente a stabilire un contatto più risoluto con cui tentare di ripristinare il loro rapporto. Di provarci, almeno. 'Non sembri stare meglio.'


     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar


    Group
    Caposcuola
    Posts
    849

    Status
    Offline

    «No, grazie.» Scosse il capo alla sua proposta, lasciandosi scappare persino un mezzo sorriso. Stanco, come lo era lei.
    Avrebbe voluto lasciarsi andare a ritmi precedenti, ma le sembrava che fosse tutto diverso, al punto che uniformarsi a vecchie abitudini sembrava impossibile.
    Forse un giorno, sperava vicino, sarebbe stato più facile tornare ad essere se stessa. Ora però non sapeva nemmeno di preciso chi diavolo fosse. Di sicuro non era Helena Haugen. Lei era una ragazza forte, pronta ad affrontare qualsiasi avversità. Una donna che nessuno sarebbe mai stato in grado di ferire.
    Lo spettro che sedeva lì su quella panchina invece, non poteva essere Helena. Ferita, violata, persa. Non c'era niente della Haugen che aveva fatto tremare il mondo. O quasi.
    «Si. Tranquillo. Avevo immaginato fosse per qualcosa di simile. È che temevo comunque tu potessi pensare io mi fossi dimenticata di te. Non l'ho fatto. Ho provato a convincere i miei genitori fino a quando ho potuto.» Ed era vero. Lo capiva. Inutile negare quanto ci avesse sofferto per quelle mancanze, per quei rifiuti, ma aveva compreso. Lo aveva già messo in una situazione del cazzo, complicarla non era nei suoi interessi.
    Le sue parole sembrarono arrivare dritte al punto.
    Lanciò via la cicca, carezzando distrattamente la coda voluminosa di Pinky intenta a godere della presenza del ragazzo.
    Le ci volle qualche attimo per riuscire a dir qualcosa. Quando aprí bocca, si rese conto di star istintivamente torturando le sue cosce con le dita ficcate nella pelle.
    «Quelli come lui non vanno in prigione.» Era quello il suo timore più grande, paura in parte confermata dallo scetticismo degli auror. Le sue sole parole non sarebbero bastate ad innescare per intero il meccanismo della giustizia. Così lui sarebbe diventato la vittima ingiustamente accusata, lei la bugiarda, soffrendo due volte per una faccenda che fosse stato per lei avrebbe già chiuso.
    «E la cosa assurda è che ho passato la vita a ferire le persone, ed ora che non volevo farlo sembra io abbia fatto peggio.» La crisi di Otis le era rimasta impressa nel cervello, così come le lacrime e la rabbia dei propri genitori. Per non parlare della sofferenza che aveva inferto a Mason, regalandogli un mese di ingiusta reclusione.
    «Ma andrà meglio.» Si costrinse a mentire a se stessa, stampando sulle labbra un sorriso falso, mentre allentava la presa sulle sue cosce.
    Aveva bisogno di distrarsi. Di pensare ad altro e forse in questo Mason poteva ancora aiutarla.
    «E tu? Novità da raccontare?»
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    Vorrebbe davvero sentirsi meglio, ma non ci riesce in alcun modo. Ogni parola pronunciata da Helena, soprattutto sotto forma di quelle premure che ha provato a rivolgergli senza che lui ne fosse a conoscenza, lo porta solo a stare anche più male, a sentirsi peggio nei suoi confronti e con se stesso. Lei non ne sa nulla, ma Mason ricorda bene di aver messo in dubbio le sue intenzioni, anche se spinto a crederci per volontà altrui, lottando ogni giorno, ogni ora, ogni minuto contro se stesso per ritornare a quelle convinzioni che in fin dei conti adesso risultano essere reali. Perché lei ci ha provato e non le si può dare la colpa solo perché non è riuscita del tutto nel proprio intento. E' il primo a sapere quanto sia difficile lottare contro i mulini a vento ed i suoi genitori sono sempre stati ossi duri, specie nei suoi riguardi. Si sente pessimo ed indegno di ricevere quelle attenzioni e confessioni, ma non ha il coraggio di parlarle con chiarezza e questo la dice lunga su quanto gli ultimi avvenimenti l'abbiano devastato. Su quanto abbiano devastato tutti e due, dando come risultato quell'insieme di paure e realtà taciute o sussurrate a malapena sulla panchina del villaggio magico nordico. 'No, sapevo che avresti lottato.' Anche se aveva smesso di crederci per un pò, se ne aveva dubitato di tanto in tanto sotto i consigli delusi dell'unica persona che gli era accanto in quel momento, agli inizi avrebbe giurato sulla sua stessa vita che lei ci avrebbe provato con tutte le sue forze. Lo aveva già fatto. Aveva già tentato di proteggerlo mettendo da parte il proprio benessere. Il benessere di entrambi. Perché credere che non sarebbe stata pronta a rifarlo, se non perché spinto dal complesso di disagi che quella reclusione gli ha gettato addosso? Quella pazzia che ha giocato crudelmente con la sua stabilità mentale, rendendolo fragile e vulnerabile, al punto da cedere a sfoghi che lo hanno fatto sentire solo peggio e che tuttora lo rendono incapace di sorreggere lo sguardo abbattuto dell'altra. Quando lui ha creduto di avere solo Hubert al proprio fianco, lasciandosi andare agli atroci effetti di una pesante malinconia, lei è stata tartassata dall'altra parte. Sembra tutto così fottutamente sbagliato che se solo potesse urlerebbe. In questo momento, però, sente di non avere le forze neanche per fare quello. Storce il naso quando Helena si apre con lui, dando segni di evidente nervosismo e malessere nelle sue parole come nei suoi gesti, così automatici da non permetterle, probabilmente, di rendersi conto. La sua rivelazione risuona come un campanello d'allarme nella mente del Chesterfield. Non può ignorarlo come se non se ne sentisse preoccupato. 'Cazzo, non osare darti la colpa per le azioni di quel vile bastardo.' In quei soliti modi duri che non ammettono repliche, incapace di evitarsi una reazione come quella, traspone una contorta premura rivolta all'altra. L'ennesima da quando le è toccato fare i conti con quella storia assurda, così intricata, malvagia, disorientante. Il senso di protezione nei suoi confronti sembra essere rimasto vivido, intatto proprio come agli inizi e questo è un sollievo. 'Il silenzio non avrebbe risolto le cose e lui la pagherà, così potrai andare avanti.' Ed è un pò una promessa quella che le rivolge, nonostante anche in questo caso non scenda ancora nei dettagli. I Volhard non sono ben visti da Hubert, motivo per cui se non sarà la giustizia a pensarci, potrebbe essere lui a movimentare le cose o, chissà, togliere di mezzo quella famiglia di falliti. D'altra parte, però, il senso di vendetta di Mason gli impedisce di pensare ad una soluzione tragica e definitiva come quella che il padre potrebbe ideare ed attuare. Helena merita giustizia e la otterrà. Il resto, poi, verrà da sé. 'Fanculo, eccome se andrà meglio.' Dice infine, allontanando per qualche secondo una mano dal dorso di Pinky per rovistare alla meno peggio nelle tasche della tuta e tirarne fuori un pacchetto di sigarette. Ne accende una in fretta, prima di tornare a dare alla volpe le attenzioni di cui sembra godere, sciogliendo nuovamente parte della tensione provata dal ragazzo. Se solo potesse fare lo stesso con la ragazzina al suo fianco, forse la restante parte del suo malessere scomparirebbe del tutto. O forse, ricordandosi di ciò che è successo appena due giorni prima, si sentirebbe anche peggio. La sua fragile emotività appare più imprevedibile che mai. 'Oh, tantissime! Ho fatto così tante cose che non sono più riuscito a tenerne il conto!' Aiutato forse dall'aggrapparsi al fumo della sigaretta stretta tra le dita, tenta nuovamente di apporre un pò di leggerezza a quella condizione. Tuttavia, anche quella domanda lo turba in aspetti che Helena non potrebbe riuscire a comprendere. Ci sono state delle novità, in effetti, ma non se ne sente per niente fiero, perciò preferisce omettere tutto. Codardamente, si prende il proprio tempo prima di rischiare che scoppi una bomba che li faccia crollare definitivamente. Sono troppo fragili, tutti e due, per poter sopportare il peso di nuove delusioni. 'Dai, sul serio, che novità potrebbero esserci per un povero coglione costretto a stare chiuso in casa? Non avevo neanche voglia di guardarmi allo specchio o uscire dalla mia stanza, il più delle volte.' Le confessa parte della propria reclusione con l'aria apatica, intento a mascherare le tracce di malessere che l'hanno inevitabilmente indotto a vivere quel periodo in maniera così inconsuetamente negativa, priva di speranza o di imput. Grigia, vuota, inutile. 'Però ora che ci penso, potrei aver imparato a non bruciare qualunque cosa tenti di cucinare.' Si lascia sfuggire un sorriso, mentre si distende rilassato allo schienale della panchina, carezzando ancora distrattamente la testa di una Pinky quasi addormentata e fumando in pace la propria sigaretta. E' felice di poter godere di un pò d'aria fresca, fuori dalle mura di quell'appartamento soffocante. 'Pensa che noia se mi sono messo a fare compagnia alla cuoca, quando Hubert era in giro a sbrigare faccende.' Con quell'ultima confessione, di nuovo punta l'attenzione sull'altra, perché proprio non riesce a rassegnarsi all'aria spenta che ostenta. Forse indagare ulteriormente non è la migliore delle mosse da attuare, perciò cerca di prenderla con leggerezza, di stuzzicarla per permetterle di riabituarsi a quella loro routine che sembra ingiustamente lontana. 'Tu non hai niente da raccontarmi? Qualcosa di piacevole, intendo.' Nessuno dei due sembra davvero se stesso.


     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar


    Group
    Caposcuola
    Posts
    849

    Status
    Offline
    LonelyGratefulHamadryas-max-1mb
    Ci provava sul serio. L'autocommiserazione non era una cosa le riguarda, eppure non poteva fare a meno di sentirsi così profondamente in colpa. Sbagliata. A volte sentiva l'irrefrenabile desiderio di strapparsi via la pelle a morsi, di liberarsi di ogni centimetro che lui aveva fatto suo. C'erano momenti in cui non riusciva nemmeno più a specchiarsi. Ed era chiaro non fosse più la stessa, nonostante i tentativi fatti per camuffare il suo cambiamento. Era appena più trasandata, più chiusa e meno sicuro di quanto lo fosse mai stata. Persino il suo modo di vestire sembrava essere mutato. Ora non c'erano più shorts corti e gambe scoperte, ma spesse calze sotto gli shorts, maglioni larghi, capelli raccolti in code disordinate.
    Tornò a lui, cercando di far virare altrove la sua attenzione, discostandola così dalla pece nera dei suoi pensieri. «Sì. Direi che si nota.» Commentò con un sorriso appena più rilassato sulle labbra. Alzò persino la mano, per sfiorare appena e con delicatezza inaudita, la barba dell'altro. Gli stava bene sul serio. «Però ti sta bene la barba. Ti fa sembrare un uomo vero.» Aggiunse poco dopo, accavallando le gambe e poggiando un gomito su un ginocchio. Con la guancia poggiata su un palmo, restò così a fissare l'altro, divertita appena dal suo racconto.
    Le mancava parlare di nulla con qualcuno. In quelle settimane non aveva avuto la possibilità di concedersi poi molte chiacchiere, vista la solitudine a cui era costretta all'interno delle mura di Durmstrang, ed una volta fuori le cose non erano andate in modo migliore.
    «Oh wow. Ed era sexy? Magari aveva un bel seno prosperoso?» Lo prese in giro, aspettando una sua risposta in merito. Un po' la incupiva l'idea che Mason avesse dovuto patire l'angoscia della reclusione, ma saperlo e vederlo sano, la tranquillizzava, scacciando almeno in parte il senso di colpa provato nei suoi riguardi.
    «Uhm...» Rimuginò sulla sua domanda. Avrebbe sul serio voluto raccontargli qualcosa di sereno, di migliore di tutta la merda in cui l'aveva coinvolto, ma straordinariamente sentiva di non avere nulla da dire. Per Helena Haugen, una situazione del genere era del tutto anomala.
    «Chiedimelo dopo una canna.» Commentò quindi, ed impossibilitata a sostare ancora in quell'immobilità che le toglieva il fiato, scattò in piedi. Pinky, incuriosita fece lo stesso, pronta a seguire la sua padroncina ovunque volesse.
    «Dai, vieni.» Fece segno all'altro di seguirlo.
    Non andarono lontano. Percorso il sentiero che portava al lago ghiacciato poco distante, si ritrovarono dinanzi ad una desolata ed isolata lastra di ghiaccio. Non c'era nessuno, e questo diede ad Helena un po' di respiro.
    Ci erano già stati lì, ma non avevano avuto modo di testare quella pista improvvisata dalla natura. Ora però, chi li avrebbe fermati?
    Senza indugi e senza aspettare il Chesterfield, si avviò sulla riva prima di mettere il piede sul ghiaccio, sprovvista di pattini. «Il freddo ghiacciachiappe che c'è qui, ti permette di pattinare quasi fino a maggio. E' solido.» Si voltò, tenendosi egregiamente in equilibrio, lanciando all'altro un sorriso infantile, quasi giocoso.
    «Scommetto che non hai il coraggio di venire qui.»
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    'Allora continuerò a tenerla solo per te, bimba.' Schiaccia un occhiolino in sua direzione, rilassato sotto il tocco delicato delle sue dita. Un progresso di cui prende nota, accontentandosi di quelle tracce di spontaneità un pò meno rare che si fanno avanti di tanto in tanto oltre quell'atteggiamento impaurito e sfiduciato. Dopo settimane di solitudine, quel contatto innocente è un toccasana di cui gode ogni secondo, quasi dispiacendosi per la sua breve durata. E', però, più di quanto avrebbe immaginato di ricevere. 'La rispetto troppo per scherzarci sopra, quindi decisamente no.' Non si sarebbe fatto problemi in altre circostanze a reggere il gioco alla Haugen, innescando quel meccanismo perpetuo di battute pregne d'ironia atte a prendersi gioco - seppur senza malizia alcuna - di quella che dovrebbe essere una semplice "servitrice" in casa sua. Eppure il tempo passato insieme ed il suo atteggiamento quasi "materno" per certi versi, gli impediscono anche solo di provarci. In fin dei conti forse qualcosa è davvero riuscito ad impararla da quella quarantena. O magari è solo una fase di stallo che svanirà quando avrà ripreso in mano le redini della propria vita. Difficile avanzare prospettive in merito; Mason è un campione d'incomprensibilità. Il suo volto si piega d'espressioni dubbiose, in parte anche scoraggiate dalla mancanza di episodi sereni nell'ultimo mese di Helena, ma non se ne stupisce in ogni caso. Ha sperato, per un attimo, che ci fosse qualcosa che non sapeva, qualcosa che l'avesse miracolosamente risollevata ogni tanto di quel malessere che tuttora si trascina evidentemente dietro, ma anche in questo caso sembra essersi aggrappato ad una speranza errata, vana, lontana anni luce dalle loro possibilità. Resta comunque piacevole vederla reagire, così non perde tempo a tirarsi in piedi e seguire la ragazza e la fedele volpe che trotterella al suo fianco per quel percorso conosciuto, finendo di fumare la propria sigaretta e godendo di quel senso di pace che comincia ad avere il sapore della libertà, quella vera. Riconosce il lago ghiacciato dinanzi a loro, stupendosi sia ancora in quello stato prima che arrivino le chiare delucidazioni dell'altra che ne conosce ovviamente di più. Non potrebbe essere altrimenti. 'Non vorrai davvero che mi metta a giocare con te come un bambino?' La punzecchia appena, scuotendo il capo mentre si perde per qualche istante nell'osservazione di quella che sembra la visione più bella di cui ha goduto da quando è stato rinchiuso in casa. Le curve spensierate e giocose delle sue espressioni, il modo in cui i capelli legati ed arrabattati ricadono ai lati del suo viso, le movenze traballanti ma al contempo decise delle sue gambe su quel pavimento di ghiaccio. Si riprende, seppur idealmente, tutto ciò di cui ha patito la mancanza per settimane intere. Lo fa con lo sguardo, poi con le orecchie. Infine si decide ad avanzare, a raggiungerla presso la riva del lago e poggiare senza paura i piedi sul ghiaccio, uno dietro l'altro. 'E ora che mi dici?' La rimbecca, prima di allungare la mano verso il suo viso e pizzicarle appena una guancia, con un'inaudita delicatezza che normalmente non avrebbe riservato a nessuno, neanche a lei. E' un tipo fisico, rozzo e noncurante, talvolta irrispettoso. Se non fosse ricoperta di quel velo di paura e preoccupazione, non ci avrebbe pensato su due volte a lasciarle una pacca, seppur amichevole, di natura scherzosa, sul retro degli shorts che indossa, per indurla ad una reazione magari divertita, magari furente da cui si sarebbe dovuto salvaguardare, reimpostando una tipica atmosfera di cui sarebbero perfettamente stati i protagonisti, proprio come ai vecchi tempi. Sente però di dover... di voler andare a passo felpato, di rispettare i suoi tempi, le sue necessità e di permettere ad entrambi di riabituarsi alle loro presenze unite. Forse è ciò che serve ad entrambi: aspettare. Sapere di poterlo fare mentre gode comunque della sua compagnia lo aiuta a mandar giù quella pillola di delusione ed angoscia. Insieme sono sempre riusciti a risollevarsi, a stare meglio, e questa non potrebbe che essere l'ennesima occasione in cui ne danno dimostrazione. 'Ce la fai a fare una giravolta senza spiaccicare il culo a terra?' Un tono arrogante che lascia poi il posto ad un sorriso, quando senza indugio, muovendosi sempre con calma e morbidezza, afferra la sua mano per farle fare un giro sotto il braccio. Non si spiega cosa lo abbia spinto ad agire in termini che non ha mai usato con nessuna prima, ma deve trattarsi per l'ennesima volta dell'effetto incredibile che lei riesce a sortire, anche in condizioni come quella attuale. Infine, la pizzica di nuovo, stavolta sul braccio, prima di lasciarla andare ed indietreggiare appena, alla cieca. I movimenti impacciati dovuti dal terreno scivoloso, l'espressione rilassata, quasi vagamente felice. 'Sicura che non sia un piano per farmi fuori? Magari adesso crolla un pezzo di ghiaccio e cado nell'acqua.' Le sorride, dirigendosi a mano a mano verso il centro del lago, così da godere ancora meglio di tutto il panorama circostante. Si volta dopo un pò, invitandola a seguirlo, a fargli dono della sua vicinanza, che è ciò di cui ha più bisogno che mai. 'Che aspetti? Mi lasci da solo?'


     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar


    Group
    Caposcuola
    Posts
    849

    Status
    Offline
    Vederlo assecondarla, la entusiasmó, ed era straordinario riuscire a farlo dopo quel che sembrava così tanto tempo.
    «Che hai fatto proprio quello che volevo.» Scherzò, sentendosi per la prima volte leggera. Di nuovo infantile nel modo concorde alla sua età. Aveva voglia di scherzare, giocare, ridere. Aveva voglia di sfidare gli altri, Mason, a farle compagnia in atti estremi che di estremo avevano ben poco, e sentirsi vincente oltre una vittoria strappata alla monotonia.
    Forse Mason, con la sua vita così diversa dalla propria, non avrebbe potuto capire a pieno quel bisogno. O forse sì. Magari anche lui aveva necessità di togliersi di dosso il manto gravoso di responsabilità oscure, e tuffarsi nella spensieratezza dell'adolescenza che gli era stata rubata. Ed in questo avrebbero potuto aiutarsi a vicenda. Forse erano proprio per questo che si erano trovati, e si ritrovavano ancora nonostante i rinnovati addii che si rivolgevano senza esito.
    «Pft. Per favore. Sono la regina delle giravolte.» Non indugió. Convinta a voler dimostrare la propria bravura, dopo aver trasfigurato le proprie scarpe e quelle di Mason, in pattini da ghiaccio, esordì in una giravolta ad hoc. Certo era un bel po' di tempo che non tornava lì e la sua tecnica era chiaramente da perfezionare, ma riuscì comunque in un esibizione che la fece sentire fiera. Felice per certi versi.
    «Gli applausi sono graditi.» Gli disse, ironizzando.
    Lo seguì poi, pattinando fino a lui. La brezza fredda che le sferzava le guance, insieme alla visione di Mason in un paesaggio così limpido e pulito, lontano dal grigiore in cui erano stati immersi in quel mese, le sembrò una boccata d'aria. Riuscì a respirare a fondo e persino a non provare alcun tipo di timore dinanzi ai tocchi inaspettati ed involontari che l'altro le concedeva.
    «Ecco sì, magari non allontanarti così tanto. In alcuni punti il ghiaccio potrebbe essersi già sciolto.» Gli disse, ronzandogli intorno.
    Sì fermò soltanto dopo poco dinanzi a lui, avanzando quasi fino ad annullare le distanze, senza tuttavia toccarlo.
    Restò a fissarlo in silenzio, mordendosi il labbro inferiore per qualche attimo.
    Una parte di sé, quella tenuta prigioniera sotto la paura, aveva desiderato perdersi tra le sue braccia fin dal primo momento. Perché c'era qualcosa nel modo in cui riuscivano ad incastrarsi, che la faceva sentire bene. Al sicuro.
    Poi era subentrato il timore. Il terrore. E sebbene quella sensazione non fosse sparita, e persisteva tenace ad esempio nelle sue ginocchia appena tremanti, sentì forte la necessità di strappare una vittoria a quell'angoscia. Di dimostrare con un urlo di speranza, la propria volontà a resistere. Andare avanti.
    «E tu che aspetti a baciarmi?» Così lo guardò, ad una spanna da lui, creando una piccola crepa nelle mura di difesa che aveva tirato su.

     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    Improvvisamente tutto sembra tornare a quell'ideale di armonia che bramavano da più di quanto non sarebbero disposti ad ammettere. Una riconciliazione spontanea, capace di superare anche le barriere del tempo, del timore, della distanza cui sono stati costretti. La vede sorridere e si sente meglio; è più facile così azzardare ed anche questo sembra andare bene ad entrambi, innescando un benessere reciproco che si scambiano vicendevolmente con sguardi, parole divertite, persino qualche risata che vada oltre vaghi accenni. La libertà non ha mai avuto un sapore così piacevole. 'Sono colpito.' Anche assecondarla diventa più leggero, liberato ormai di quell'opprimente sensazione di doversi riadattare ad un rapporto compromesso, incrinato dalla presenza nociva di chi facendole del male ha inevitabilmente ferito anche lui. Piccoli passi in avanti che compiono all'unisono, ristabilendo il loro ordine per niente ordinato, eppure perfetto in ogni minima caotica sfaccettatura. Scivola sul ghiaccio con altrettanta scioltezza, preoccupandosi poco degli avvertimenti sul ghiaccio, decidendosi comunque a non allontanarsi troppo così come richiesto dall'altra. E' forse la negligenza che lo caratterizza ad indurlo ad agire sempre con noncuranza, ma c'è una parte di sé che davvero non vuole rovinare quella stasi di quiete che sono finalmente riusciti a ritagliarsi insieme. Si gode tutto di quel momento: il panorama, la frescura che lo circonda, la morbidezza della sue sensazioni, la privazione di ogni spigolo che ne tende i nervi. E si gode lei, che gli si pone davanti bloccando la sua avanzata, che gli si avvicina con la decisione dipinta sul volto ed un vago tremore innestato nelle gambe, che resta lì a guardarlo, mentre lui la guarda di rimando, sentendosi finalmente graziato da quel destino che gli ha dato il tormento. E ripensare alle parole di Helena non potrebbe venirgli più semplice, immerso nella possibilità di ribellarsi al proprio destino, rimodellandone alcuni tratti a proprio piacimento per stare finalmente bene. Tutto ciò che lei gli ha implicitamente insegnato e che aveva dimenticato nel corso dell'ultimo mese, torna a galla con prepotenza. E' straordinario quanto facile lei riesca a renderglielo. Ed è altrettanto incredibile poter essere spettatore dei primi passi della sua rinascita. 'Mi dai ordini?' Le risponde a tono basso, senza alcuna traccia di scherno o malizia nel proprio tono di voce, troppo coinvolto da quel momento per sorprendersi della sua richiesta. Coi passi incerti di un bambino, avvicina lentamente il volto al suo, come se anche a lui toccasse prendersi il proprio tempo per riagguantare quella perfezione che gli è mancata incredibilmente. Con Helena sembra sempre tutto nuovo, una continua sperimentazione di eventi e sensazioni che non lo hanno mai toccato in precedenza. C'è sentimento, umanità in tutto ciò che la riguarda e sente che non potrebbe essere altrimenti. Ed in fondo non può più farne a meno, perché quando tutto questo gli è mancato, è crollato, sprofondando due metri sotto terra, completamente solo e privato di ogni speranza e vitalità. Per questo decide di godersi a pieno quell'istante. E quando dopo una lentezza ai limiti dell'asfissio finalmente le loro labbra si sfiorano, capisce di essere riuscito ad agguantare la sua prima vittoria. La loro prima vittoria. Così vi rilascia un bacio leggero, quasi ad assaggiarla per ricordarne quel sapore così familiare non più lontano. E subito dopo, ad occhi chiusi, si lascia andare a parte di quella dozzinalità di un bacio poco elegante, un pò rozzo ma mai brusco, che riporti a galla tutte le sensazioni meravigliose condivise in passato, che scacci per un pò tutti quei sensi di colpa e quella nausea che l'hanno tormentato fino a pochi minuti prima. Tutto sembra al proprio posto. Tutto sembra estremamente giusto, forse troppo per essere vero. Ma il sentirla ora più che mai lo aiuta a mantenersi razionale, a rendersi conto che non si tratti ancora di un desiderio o di una mera fantasia. E non può fare a meno di poggiare i pugni chiusi sulle sue guance, lasciandovi scorrere lentamente il pollice sopra in carezze che rimarchino quella vicinanza. Poi, quando le loro labbra si staccano, con la fronte poggiata sulla sua, le sussurra quella sincerità che ha tentato di tacere persino a se stesso per tutta la durata di quell'incubo da cui si è appena risvegliato. 'Mi sei mancata.' Se ne rende conto adesso, invaso da tutte quelle sensazioni assopite che solo lei è stata in grado di riaccendere e sente che farglielo presente... farlo presente anche a se stesso, sia la cosa giusta. 'Grazie per avermi tirato fuori.' Le sorride, strofinando appena il naso contro il suo, prima di procedere con un ultimo azzardo di cui avverte l'impellente necessità, per godere di un pò di quel premuroso calore umano che non ha più voglia di lasciar andare, almeno per il tempo restante di quell'attimo condiviso. 'Sono fiero di te.' E passate le braccia attorno alle sue spalle, la stringe a sé, facendole dono di un abbraccio che le comunichi meglio di quanto le sue parole riescano a fare, quanto le sia grato. Perché lei l'ha salvato, in modi che vanno implicitamente oltre quella reclusione che è solo l'estremità di un'esistenza bruciata da tutti gli altri. Solo lei è stata in grado di lasciar rifiorire in Mason sensazioni che neanche credeva esistessero e gliene sarà grato per sempre.


     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar


    Group
    Caposcuola
    Posts
    849

    Status
    Offline
    Per un attimo si sentì eccessiva. Si chiese se non avesse azzardato un passo troppo lungo, come suo solito. Eppure quella proposta, non aveva niente a che vedere con la paura del futuro. Non si stava precipitando in quella situazione perchè ne aveva timore e desiderava controllarla. Lo faceva per battere la paura. Per dimostrare a se stessa e al mondo, di non voler essere più vittima di quel senso di colpa, di quell'angoscia. Di non dover temere assolutamente nulla. Mai più. E chissà, magari, sarebbe riuscita a riprendere in mano la sua vita in un tempo minore rispetto al previsto.
    Il suo tocco, il suo bacio, se da un lato le provocarono una profonda stretta allo stomaco, dall'altro la fecero sentire realmente viva. Come se avesse aperto gli occhi per la prima volta dopo tempo. E si sentì bene. Così bene che avrebbe potuto saltare, correre e urlare. Così bene che avrebbe voluto ridere, mentre stringeva le sue mani, lui, con l'armonia incontenibile di una bambina.
    «E' chiaro che tu lo sia.» Commentò prendendolo in giro, e prendendo in giro anche se stessa. Non voleva più serietà. Voleva soltanto stare bene.
    Prese a girare quindi intorno all'altro, tre volte prima di allontanarsi e sfrecciare veloce su quella lastra di ghiaccio. «Scommetto che non riesci a prendermi.»

    Avevano giocato a rincorrersi per un po', ed era stato divertente. Aveva riso e si era sentita bene. Aveva giocato, sfrecciando via, o giocando a farlo cascare. Quando poi si erano stancati, erano tornati sulla riva, sedendosi su una roccia a riprendere fiato.
    Helena aveva trasfigurato i loro pattini nuovamente in scarpe, prima di volgere il proprio sorriso all'altro. E si rese conto di non doversi impegnare per farlo. Non dovette costringersi a tirar su gli angoli della propria bocca. Dopo quel bacio le veniva naturale. Dopo lui, lo era.
    «Non mi sentivo così da... non so nemmeno quanto.» Commentò, condividendo con lui quel pensiero. «Mi viene voglia di... » Non finì la sua frase ma alzando le braccia al cielo, urlò. Urlò col sorriso stampato sul volto, ad occhi chiusi, col capo piegato in un lato. Urlò come chi non sapeva più contenere la propria gioia. E si sentiva così gioiosa, perchè aveva avuto la possibilità di scorgere un po' di luce dietro tutte le ombre che aveva dovuto sopportare.
    Lo sapeva che tornava a casa, a Durmstrang, avrebbe dovuto sopportare di nuovo ognuna delle angosce provate, ma sapere di avere di nuovo una via d'uscita da quel mondo, le dava la forza di andare avanti.
    «Dai, fallo anche tu!»
     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar


    Group
    Studente Accademia
    Posts
    845

    Status
    Anonymous


    Non ha mai vissuto un momento del genere e non è chiaramente una sorpresa. Il Chesterfield non ha mai avuto modo o tempo, sin da bambino, di godersi un pò di sana libertà da dedicare a qualcosa di così semplice e spontaneo. La parola "gioco" è un vocabolario sconosciuto alla sua esistenza e come per tutto ciò che non si prova mai, non ne ha mai davvero sentito la necessità o la mancanza. Con Helena riesce a riscoprire anche questo aspetto della vita. Chi avrebbe pensato di vedere un ragazzo freddo, burbero ed arrogante come Mason rincorrere una ragazza su una pista ghiacciata senza desideri di vendetta o sfide da vincere dietro? Lui stesso stenta a credere quel momento stia realmente esistendo, quasi si presentasse come un miraggio dopo una reclusione talmente lunga da scombussolare la sua percezione degli eventi. Ma è sempre la risata dell'altra a riportarlo alla realtà. La sua voce da ragazzina, il modo in cui si fomenta sempre di più col passare dei minuti, le sue movenze sciolte, in piena rappresentazione della libertà che hanno recuperato. Le dà corda e nel farlo si sente bene, come stesse ricevendo uno dei doni più belli che gli siano mai stati concessi. Quando ne hanno abbastanza, la segue fino alla riva e siede accanto a lei, lasciandola fare con la bacchetta ed ascoltando quelle parole entusiaste che lo inducono a sorridere, con la stessa incontrollabile spontaneità che curva le labbra di lei. E' una situazione nuova, di cui non sono mai stati protagonisti prima, e rende quel momento di ricongiunzione ancora più bello. Non credeva sarebbe stato così semplice riprendersi. Sobbalza appena sul posto nel sentirla urlare; un gesto inaspettato che lo induce a ridere di gusto, seppur nel suo classico atteggiamento mesto e controllato. 'Sempre la solita bambina.' La canzona, scuotendo il capo mentre ancora ne osserva l'entusiasmo con puro compiacimento stampato sul volto. Quasi riesce a percepire quello che sembra essere un nuovo inizio per lei, una rinascita in piena regola, una resurrezione da ceneri di dolore e traumi pronte ad essere spazzate definitivamente via. Immagina ci vorrà ancora del tempo e probabilmente entrambi dovranno ancora munirsi di parecchia pazienza per venir fuori da tutto quel dramma, ma questo momento è la dimostrazione che appoggiandosi l'uno all'altra, anche di poco, sia più facile superare tutto il resto ed andare avanti. E' la seconda occasione che la vita ha scelto di porgergli e sarebbe un peccato immondo sprecarla. Si lascia cogliere dal suo entusiasmo, permettendosi ancora una volta un gesto insolito che sappia di freschezza, dell'ennesima dimostrazione di libertà che non ha remore d'agguantare. Così anche lui lancia un urlo. Liberatorio, stentoreo, fragoroso, breve ma d'impatto. Ben diverso dalle laceranti e bellicose urla di rabbia cui è abituato. Un'espressione di entusiasmo con cui sceglie di accompagnare l'altra al suo fianco, invitandola a mischiare al proprio un altro urlo. Due voci che si mischiano, che gridano al mondo la vittoria che si meritavano, prima di tornare alla tumultuosa razionalità che li aspetta. Solo un modo per non pensarci più del dovuto, prima di salutarsi e lasciarsi andare aggrappandosi, finalmente, alla speranza di un nuovo incontro altrettanto piacevole. E' arrivato il momento di ristabilire l'ordine delle cose.


     
    Top
    .
10 replies since 18/4/2020, 22:05   151 views
  Share  
.
Top