Totem e Tabù

Bruce

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    Era giunto il giorno dell'appuntamento con lo psicoterapeuta.
    Le aveva dato un compito, l'ultima volta, che lei non aveva svolto. O meglio, lo aveva fatto, certo, ma non ne avrebbe parlato.
    Non si trattava di essere indisciplinata, o cosa.
    Non era una scuola quella, semplicemente non voleva scavare ancora più in profondità con lui, non più di quanto non avesse già fatto.
    Del resto come sarebbe uscita fuori da quel tunnel se ancora ci sguazzava dentro anche quando non era necessario?
    E per lei, bene inteso, non era necessario praticamente mai, visto che pensarci le causava nervosismo a palate.
    Bussò ed entrò.
    -Salve- salutò prendendo poi familiarmente posto sul divanetto.
    -Oggi non è una giornata ottimale- gli fece presente - è dall'ultima volta che ci siamo visti che vorrei proprio farle una domanda- più di una a voler essere onesti - per quale motivo il miglior modo per togliersi qualcuno dalla mente e pensarci costantemente?
    Lo sa che a me questo non ha aiutato per niente?-
     
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    "Amici e Colleghi....!" in piedi, davanti la poltroncina del mio studio rimango fermo, a guardare il soprammobile a forma di cervo completamente bianco come fosse una platea "...vi ringrazio per avermi dato la possibilità di essere qui con voi stasera, per ascoltarmi e ritirare il premio che non è un premio, è un onore per m...si?" mi volto verso la mia segretaria, Robin, che mi avvisa dell'arrivo dell'appuntamento delle due del pomeriggio. La determinata Anna Sokolov.
    Avevo avuto timore di non vederla più, non sembrava molto felice l'ultima volta, e a onor del vero, le situazioni più difficili sono proprio quelle di cuore, perchè è difficile aprirvisi e ancor di più affidarsi a qualcuno, affidare la propria debolezza a qualcuno, avevo letto che l'amore è potente quanto la morte, in termini di distruzione almeno, un potere sconfortante se non si sapeva maneggiare.
    In ogni caso ripongo i fogli sulla scrivania, e invito Robin a far entrare la Signorina.
    E' intimidita da questo posto, eppure non sembrava una donna in grado di farsi intimidire facilmente, la guardai entrare, tranquilla con quel sorriso strano di circostanza, pronta ad essere in qualche modo rincuorata. La psicologia era una scienza quasi esatta, e quando si siede e inizia a parlare mi rendo conto che si, è proprio quasi esatta.
    "Come sta?" le chiedo guardandola con un sorriso accogliente, mandando i capelli da sistemare all'indietro, e spolverando con la mano le briciole del mio pranzo dalla maglietta scoperta dal camice. "A disposizione" le dico offrendole dell'ottimo caffè del dopo pranzo, per arginare il problema sonnolenza e pesantezza nonostante il panino secco e discutibile.
    "Questa è un'ottima domanda" e quando non sono io a spiegarlo, ma loro a chiederlo, vuole dire che sono pronti ad ascoltare davvero la risposta "Bene, immagini questa situazione" e mi faccio in avanti, con i gomiti sulle ginocchia, pronto a farle immaginare quello che io vedo. "C'è un muretto d'accordo? Non tanto alto, diciamo che può facilmente scavalcarlo, il fatto è che quello che le serve è dall'altra parte, quindi beh, prima o poi dovrà attraversarlo. Andare a dormire, ed ogni mattina, fingere che quella trincea non esista, fingere che quel che c'è dall'altra parte non ci interessi... beh è un po' come mentire. O meglio, è una soluzione accettabile, ma io credo che a questo punto non sarebbe qui, non se può ignorare perfettamente la situazione" e le sorrido, come a cercare una risposta affermativa. "Oppure possiamo ogni mattina guardare quel buco. Studiarlo, e trovare il modo migliore per superarlo. Ma insomma, quel buco dobbiamo guardarlo, non possiamo fare un piano senza, non trova? O meglio, possiamo provare a non guardarlo, ma un giorno potrebbe scivolarci dentro. E se non ha costruito una rete di sicurezza sul fondo... beh si farà ancora più male, e il buco resterà comunque lì. Che ne pensa?"
     
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    Fece quello che le disse, immaginò.
    Quel muro, il suo muro, non era più abbastanza basso da permetterle di attraversarlo senza problemi.
    Era stanca di mentire, lei voleva vivere.
    Vivere però serenamente.
    Si era stancata persino di imbastire sentimenti fittizi dentro di se, per non pensare che fare sesso con qualcuno fosse solo questo, un appagamento momentaneo e non un vero e proprio piacere, un coinvolgimento.
    Cosa avrebbe detto a suo figlio una volta cresciuto? Non ti affezionare perchè sono solo uomini di passaggio?
    Era lì anche per lui.
    Soprattutto per lui, per assicurargli una figura stabile, o quanto meno provarci.
    La similitudine rendeva a pieno l'idea, prima o poi sarebbe caduta in quel buco, doveva solo decidere se imbastire una rete di sicurezza o lasciarcisi cadere con tutte le scarpe e sperare di uscirne viva.
    Ma questa ipotesi non l'aggradava per niente.
    -E quindi, per non rischiare di caderci dentro e restarci secca, lei cosa propone?-
     
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    Credo di averla convinta. Non ho cominciato la carriera da psichiatra per i soldi, come la maggior parte dei miei colleghi, insomma, a me piace aiutare le persone, vederle andare avanti, superare i loro problemi, le loro paure, le loro problematiche. Io amo il mio lavoro, e vivo per gli sguardi che adesso miss Sokolov mi sta porgendo, e lo so perfettamente che non vuole dirmi che l'ho convinta, ma in realtà so che in parte l'ho fatto, perchè altrimenti non avrebbe qualche dubbio che paleserebbe.
    "Oh beh, e chi lo dice che ci rimarrà secca?" e aggrotto le sopracciglia "E certo che potrà caderci ma... se ci fosse dell'acqua? O che ne pensa, una bella Jacuzzi, o un mare di ciambelle, a chi non piacciono le ciambelle?" le chiedo sollevando le sopracciglia in modo meccanico.
    Attendo, e la guardo, mi dico che è una donna che merita certe parole: "Mi ascolti. Lei è una bella donna, intelligente, con una carriera ben avviata, un figlio e mi sembra che abbia le idee chiare e precise, non è vero? L'amore è importante, davvero, non glielo dico perchè continui a tornare credendo che non si possa andare avanti, ma io sono certo che come ha raggiunto numerosi obiettivi nella sua vita, qui non sarà da meno, confido in lei, e so che anche lei sa che ce la farà" è una donna che va dritta al punto, questo sparo l'ha ferita e bloccata, ma lei stessa sa di non essere morta.
    "Vediamo, prima di dirle la mia idea, mi dica la sua" e... "Oh, ha fatto i compiti che le ho detto l'ultima volta?"
     
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    Mi sta quindi dicendo che quella buca è la mia salvezza, che dovrei solo.. lasciarmi andare?- alla fine era questo che le stava suggerendo no?
    Di lasciarsi andare, col rischio di farsi male certo, ma forse no.
    Sembrava facile, per come la poneva, e allora perchè lei non ce la faceva a darsi questa possibilità?
    A questo punto era davvero il sentimento che la legava a Desmond il problema o era lei? La paura di non riuscire a essere all'altezza?
    -Sulla maggior parte delle cose- gli concesse. Lei era sicura di se stessa, delle sue capacità in ambito lavorativo, del suo ruolo di madre, persino della sua bellezza era cosciente.
    Ma le mancava la sicurezza fondamentale. Perchè ogni volta l'esperienza le dimostrava che lei non era nata per avere qualcuno al suo fianco, in modi diversi ma riusciva sempre ad allontanare tutti quanti.
    Inarcò un sopracciglio e lo sfidò a commentare - assolutamente no. Non vedo come ricordare i motivi per il quale io mi sia innamorata di Desmond possa aiutarmi a dimenticarlo- mantenne lo sguardo così tanto che per un attimo le bruciarono le iridi.
    -E va bene, due domande me le sono poste, e a discapito di quel che si possa pensare mi sono anche data delle risposte. L'esatto momento in cui mi sono innamorata di lui è stato quando ho visto con quanta sensibilità, pazienza e dedizione lui abbia cresciuto sua figlia.
    L'amore che le dimostra, con le parole, con i gesti, con uno sguardo..
    uno sguardo che aveva dato anche a lei, che l'aveva fatta sentire la donna più importante al mondo.
    -.. accidenti!io la odio!- si passò una mano sulle guance a spostare via una fastidiosissima lacrima, si era messa a piangere e lo odiava veramente per questo.
     
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    Non fa parte del mio lavoro sentirmi colpevole, ma chiaramente il mio status di essere umano, mi impone un'empatia fuori dal comune, quindi le porgo un fazzoletto, le sorrido in modo accogliente e mi prendo un lungo, lunghissimo istante prima di parlare in modo che lei possa nel mentre ricomporsi come crede, o respirare, piangere, sorridere e tutto ciò che è certa funzionare in questo caso.
    "Sa cosa? La ringrazio, sul serio, si crede sempre che siate voi pazienti a trarre il meglio da noi, ma io credo sia più vero il contrario" non saprà mai a cosa sto pensando, perchè si avvicina molto al fatto che mi manca da morire mia nipote. In questo caso dovrei metterla al corrente, ma qui siamo per lei e non per me.
    Il fatto che abbia colpito questa donna, una azione così candida come l'amore e i gesti d'affetto che un uomo dimostra alla sua prole è una delle cose più belle che possa sentire giorno dopo giorno "Sa, è una delle cose più pure in assoluto, non stento a crederle che faccia a lei questo effetto, o che glielo abbia fatto insomma" io mi sono rifiutato di vedere come lui tratti la bambina, sono quasi certo che come Hansel e Gretel, ne mangi un pezzetto al giorno.
    "Perchè la verità è che i bambini vedono sempre i propri genitori come supereroi, o insomma, comunque molto spesso, il fatto è che quando qualcuno vede questa cosa, non è difficile provare questi tipi di sentimenti, e devo purtroppo puntualizzare che non sempre il fatto di essere un fantastico genitore, ci renda perfetti sotto ogni aspetto, un rapporto di coppia, di amicizia, di parentela, insomma, è comprensibile esserne confusi, ma non è colpa sua, quindi, cerchiamo di scardinare quello che sembra inscardinabile!" e mi sfrego le mani.
    "Le do due input: il primo riguarda ecco, il fatto che non è un errore guardare un bellissimo anello perchè colpiti dal diamante, perchè magari quello è vero, ma la montatura che sembra d'oro, perchè diciamocelo, solo un'ottima montatura può meritare solo oro giusto? Sbagliato. Magari la montatura è... d'argento, ma giustifica comunque un grosso diamante, l'importante è comprendere che le due cose sono separabili e divisibili, non è la stessa cosa, vederlo come due entità separate non lo rende nè un pessimo padre, nè un ottimo uomo, che ne pensa?" e aggiungo "e Punto due, non mi odi. O meglio, meglio che lei odi me piuttosto che se stessa, il mio lavoro è aiutarla a capire che non c'è niente di male nell'errore. Ben vengano gli errori, se no come possiamo sapere che qualcosa non ci piace o che qualcosa non è stata fatta bene?" le offro e indico un bicchiere d'acqua sul tavolo "mi odia davvero?" e le sorrido, no vero?
     
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    Prese il fazzoletto con un moto di stizza, più per se stessa che per lui.
    Tuttavia lo ascoltò, sebbene con riluttanza, ormai le era partito il crimine e difficilmente si sarebbe rilassata come avrebbe dovuto.
    Si chiedeva pure perchè ci tornava da lui visto che ogni volta la faceva innervosire.
    Si fermò un attimo a guardarlo, sembrava così sicuro di se, una di quelle persone con zero problemi al mondo.
    Eppure chissà, forse era solo un abile mentitore.
    -Penso che non mi sono mai posta questa domanda, lo so perfettamente che non è perfetto, se lo fosse stato ora non starei qui a farmi psicoanalizzare da lei- no?
    Il nervoso la portò a tamburellare con le dita sul bracciolo della sua sedia.
    In fondo odiava più se stessa che lui, che tutto sommato a parte farla guardare in se stessa non stava facendo.
    Tutto quello che le succedeva era per colpa sua.
    Ma in definitiva voleva solo liberarsi da questo peso che la soffocava.
    -Certo che la odio davvero- ma questa volta non c'era propriamente odio o risentimento nè nella sua voce nè nel suo sguardo.
    Era più provocatorio, a voler dire: e quindi?
    Poi decise che per quel giorno ne aveva abbastanza - le sue sedute mi sfiniscono, ma indubbiamente mi sento meglio, ci vediamo la prossima settimana- si alzò ma al posto di prendere il bicchiere d'acqua che le offriva si sporse un pò più avanti per prendere uno dei suoi biscotti.
    -Le auguro una buona giornata- era quasi giunta alla porta quando, senza voltarsi gli disse - non ci provi neanche a darmi dei compiti a casa, do svidaniya, doktor!-
     
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