Bene, era il giorno accordato. Mentre mi cambiavo nel dormitorio pensavo a cosa mi avesse spinto ad accettare di improvvisare una pozione, nei sotterranei, circondato da biscette curiose e, per giunta, nel bagno delle ragazze. *lo hai fatto soprattutto perché si rischia grosso e, ammettilo, quella tipa comincia a piacerti.* Scacciai il pensiero, non cominciava a piacermi. o forse si? Rilessi il biglietto che mi era stato recapitato da un gufo sgangherato direttamente alla mia finestra. Era quasi ora, Vanja doveva già essere di sotto. Mi misi una vecchia camicia di jeans sopra la canottiera, poiché ero sicuro che mi sarei impiastrato e col cazzo che ero disposto a sporcare una delle mie giacche in pelle di drago. Nel tragitto incontrai poca gente e immaginai che fossero tutti fuori a godersi il sole che, di nuovo, scaldava in modo esagerato per la stagione corrente. Arrivato nei sotterranei sentii una morsa allo stomaco: ero nel territorio dei Serpeverde, e io odiavo quasi tutti quei lobotomizzati puristi in verde-argento. Dopo aver girato dieci minuti come uno scemo per quei corridoi angusti mi trovai davanti a una porta in disuso, che aveva ancora attaccata una targhetta polverosa recante la scritta: Toilette femminile. Non sto nemmeno a raccontare con quanta riluttanza vi entrai. Il posto era veramente squallido, cadente e terribilmente chiuso. Mi guardai intorno e vidi Vanja seduta in un punto che, per quanto ciò fosse possibile, si presentava come un po' più pulito. Cercando di non farmi sentire le arrivai alle spalle e, con il chiaro intento di farla trasalire giusto un pochino, dissi:
"Allora rossa, illuminami. Perché proprio un bagno delle ragazze abbandonato nel covo delle biscette che tanto odio?"
Ridacchia notando che la russa si rizzò immediatamente sulla schiena trattenendo il fiato per un attimo.
Muco di vermicoli? Perché non aveva chiesto a me di procurare quello mentre lei pensava ai fiorellini secchi? Presi il barattolo sorridendo. La prima volta che tenni in mano un vermicolo avevo circa tre anni. Osservai Vanja tutta intenta a sminuzzare le piante, era davvero affascinante da vedere all'opera. A un certo punto, senza rifletterci troppo, le dissi:
"Sai, avresti dovuto affidare a me il compito di trovare il muco! Ho delle buone competenze da autodidatta in magizoologia. Sono sicuro che mi sarebbe bastato scavare un po' vicino alla capanna del guardacaccia per trovare abbastanza di quei simpatici vermoni. Voglio dire, in confronto all'incontro che ho avuto con un Gallese Verde incazzato sarebbe stata una passeggiata"
Non volevo dirlo. Non l'avevo praticamente mai fatto con qualcuno che non fosse già al corrente di quella storia. Automaticamente una mano mi si staccò dal barattolo e si fiondo a celare lo squarcio cicatrizzato appena visibile sotto la scollatura della canottiera. Cercai di non far trapelare le mie emozioni e pensai ad aggiungere qualcosa di pertinente con quello che stavamo facendo li. Mi baluginò in mente che il muco di vermicoli era utilizzato nella preparazione di un composto soporifero. Mi affrettai, dunque, a chiedere:
"Dimmi, perché prepariamo una pozione soporifera? Cosa intendi farne?"
Ovviamente il tentativo era quello di non far trapelare cosa mi passava veramente per la testa. Sapevo, però, che la russa era scegli e aveva, sicuramente, sentito benissimo quello che avevo detto poco prima sul mio passato. Non poteva essere altrimenti. Avrei dovuto parlarne con qualcuno, per la prima dopo che era successo.
Come era ovvio, si era interessata al discorso. La supportai nella preparazione della pozione seguendo le sue indicazioni. A un certo punto, mentre il procedimento chimico/magico nel calderone cominciava a entrare nel vivo del suo corso, mi si avvicinò e mi guardò la parte alta della cicatrice. E lo fece da una distanza veramente molto irrisoria. A quel punto mi convinsi che forse era giusto raccontarle parte della storia. Posai il vasetto di muco che aveva ormai la giusta consistenza e attaccai il discorso:
"L'ho incontrato a casa, in Irlanda. Ero molto giovane e stupido, avevo undic'anni, e puoi immaginare quanto fossi incantanto dall'idea di vedere da vicino una bestia di quel genere. Ogni giorno mi recavo sulle montagne con mia madre nella speranza di vederlo, ogni cazzo di giorno. Per farla breve una mattina mia madre non volle accompagnarmi e ci andai da solo. Finalmente vidi la bestia che, dal canto suo, non esitó un singolo istante ad attaccarmi e procurarmi questa.."
Alzai per qualche istante la canotta mostrandole l'enorme cicatrice ad artigliata che avevo sul petto e continuai:
"...mia madre, che mi aveva scoperto, mi salvò la vita..ma morì pochi giorni dopo per le ferite che il Gallese le aveva procurato."
Recitai tutto con tono asciutto e quando finii di parlare non avevo più salivazione. Vanja, che non aveva distolto lo sguardo dai miei occhi un attimo se non per guardare la ferita, mi stava ancora fissando con un'espressione indecifrabile sul volto. Mantenendo il suo volto sempre molto, con mio gradimento, vicino al mio.
Gettai un occhiata al calderone e, per cercare di smorzare i toni, aggiunsi:
"Non hai risposto alla mia domanda, perché proprio questa pozione? Cosa vuoi farci?"
"No che non me ne vado. Sono qua per imparare e ho intenzione di rimanere fino alle fine. Inoltre, mi piace la tua compagnia"
Ammisi spudoratamente. Le avevo già raccontato buona parte di ciò che mi riguardava, non aveva senso nasconderle le cose. L'ascoltai attentamente quando mi parlò dell'utilizzo che voleva fare della Pozione; era di sicuro un qualcosa di ambizioso ma anche molto pericoloso e, probabilmente, abbastanza sbagliato. Le sorrisi comprensivo e dissi:
" Capisco...temo però che il furto non sia tollerato ad Hogwarts. Neanche io la trovo una cosa tanto giusta a dir la verità, magari la gente a cui sottrai determinate cose ha sudato per guadagnarsele. Inoltre, qualora dovessi avere bisogno,in qualsiasi modo, di procurarti legalmente qualcosa che ti serve o desideri: sappi che si di me puoi contare."
Mi spostai di quello che si può definire "un paio di culate" verso di lei e attesi la sua risposta giocherellando con la bacchetta.
Che mi ritrovi in una cabina di un cesso, incastrato tra la tazza e Vanja e con pochissimo spazio per muovermi. Ammetto che ebbi un attimo di confusione quando un rumore sinistro proveniente dalla porta ci costrinse a reagire così in fretta. C'è da dire, però, che mi preoccupava molto più la situazione in cui mi trovavo in quel momento. Me ne stavo coi piedi puntati sul mio lato della tazza e la schiena appoggiata alla parete di legno dietro di me. Come se ciò non bastasse, Vanja, era messa nell'esatta posizione contraria; vale a dire con le mani ai lati della mia testa e sporta in avanti verso di me.
*Grazie al cielo non sei il tipo che arrossisce per ste cazzate*
Pensai mentre fissavo gli occhi spalancati della Russa. Eravamo sul punto di essere scoperti eppure le uniche parole che riuscì a pronunciare furono:
"Sei terribilmente vicina. Sicura che la cosa non ti metta a disagio?"
*Logan McCormac, sei il Grifondoro più idiota che la storia ricordi...*
Non ci pensai un attimo. Misi le mani sui fianchi della ragazza e la issai senza battere ciglio. Senti che il personaggio misterioso si stava avvicinando, così mi affrettai ad arrampicarmi per infilarmi nello spazio tra Vanja e la parete. A quel punto lo spazio che ci divideva era veramente irrisorio e io faticavo a pensare ai passi provenienti dal basso o al fatto che lo sconosciuto avesse cominciato ad aprire le porte dei bagni antistanti al nostro. Ero così attaccato alla rossa che potevo sentire il suo respiro sul collo. Le sussurrai ironico a voce bassissima:
"Potevamo rimpicciolire il calderone e fingere di essere una coppietta appartata! Avrebbe destato sicuramente meno sospetti di tutto questo!"
Soffocai una risata e pensai che si, non sarebbe stata male come idea.
Scesi per primo, piazzandomi sotto la rossa per aiutarla a scendere. Spiai fuori dalla porta, giusto per essere sicuro che fossimo di nuovo soli. Quando ne ebbi la certezza tornai al centro del bagno, nel punto esatto dove avevamo preparato la pozione. Fissai Vanja per qualche secondo, prima di aprirmi in un sorriso e dicendo sarcasticamente:
"Ah rossa, giusto per citarti. Se ci avessero scoperto ti avrei ritenuta come l'unica responsabile.
Avevo i pantaloni completamente impiastrati e la camicia era strappata in più punti sulle braccia, non che me ne importasse qualcosa. Mi scrollai la polvere dai capelli davanti ad un vecchio specchio, arrotolai le maniche e tornai da Vanja, avvicinandomi parecchio e con sicurezza alla sua figura, per dirle:
"Ammettilo, in fondo non ti dava così fastidio essere la dentro insieme. Forse dovresti cominciare a prendere in considerazione che "tolleri" la mia presenza più di quanto tu voglia far trasparire"
Non alludevo a niente in particolare, volevo solo mettere in chiaro quello che era il mio punto di vista. E che, in realtà, un po' speravo fosse anche il suo.