The Serpents' King.

Privata; Saule.

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    Lukyan Chernyvolk era uno dei ragazzi più ambiti, ma allo stesso tempo più temuti, della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Molte, le cose che si sentivano sul suo conto: che avesse frequentato per qualche anno l'Istituto di Durmstrang, che conoscesse le Arti Oscure; qualcuno aveva anche detto di averlo visto praticare una maledizione senza perdono.
    Suo padre, Igor Chernyvolk, russo da generazioni, si era trasferito da poco a Londra e con lui tutta la famiglia, la quale contava ben 7 figli, Lukyan compreso, e la splendida signora Chernyvolk, Katherine. Una famiglia, il cui trasferimento proprio lì, a Londra, aveva creato una certa agitazione. Perché? Nessuno lo sa con certezza, ma ciò che si vocifera sulla vera identità di Igor Chernyvolk è ben peggiore di quello che a scuola dicono del figlio. Ma le parole rimangono solo parole, se non accompagnate dalla prova schiacciante della verità e, sebbene Hogwarts tenesse conto delle proteste di alcuni genitori iracondi, Lukyan Chernyvolk era stato accolto come ogni altro studente, tra le fila dei Serpeverde. Inutile dire che, tra i tipi astuti ed affatto babbei, Lukyan si era trovato subito a suo agio. Alcuni di loro, figli di alcuni amici di famiglia, lo avevano trattato come una sorta di Re. Dal canto suo, Igorovic' si era dimostrato degno figlio di Salazar: ambizioso, astuto, intelligente, intraprendente, rappresentava tutto quello che generalmente si attribuiva alla sua Casata. Inoltre, fattore da non sottovalutare, godeva di un fascino ammaliatore che gli permetteva di riscuotere un più che discreto successo tra le ragazze della scuola. "Solo una volta", era la sua regola. Si, perché Lukyan non era proprio fatto per le relazioni e non gli interessava averne. Il ché aveva portato molte malcapitate ad odiarlo, non era strano che una di loro - l'ennesima usata e gettata via come uno straccio - lo cercasse tra i corridoi per insultarlo, nel tentativo di arrecargli un qualche tipo di umiliazione.
    Ed era proprio nei corridoi, quel giorno, dopo la lezione di Pozioni. Insieme ad alcuni compagni di corso, aveva deciso di godere del primo sole primaverile, riversandosi su una delle panchine di pietre che si trovavano nel giardino del Castello. I quattro si scambiavano battute, ridevano, lanciavano aeroplanini incantati addosso al Tassorosso di turno, provocavano qualche Grifondoro testacalda del loro stesso anno. Lukyan, in particolare, era appoggiato con la schiena alla colonna di pietra, più quieto degli altri, ma ugualmente incline al divertimento. Gli piaceva osservare le folle di studenti. Generalmente finiva per puntare qualcuno, una ragazza, e - solo dopo averla sedotta - le proponeva di seguirlo. Erano poche quelle che rifiutavano.
    Anche quel giorno, lo sguardo glaciale di Lukyan si posò su una ragazza. Aveva capelli d'oro e sembrava poco più piccola di lui. Indossava i suoi stessi colori e camminava con la schiena dritta, rigida in una posizione impostata e decisa. Non era accompagnata da nessuno, ma non sembrava smarrita. Andava dritta per la sua strada e Lukyan, che amava le sfide, non poté non risultarne attratto. Ammiccò così ai suoi amici e, indossata la tracolla nera con la spilla che gli aveva donato suo padre, si disperse tra la folla, seguendo - a debita distanza - la sua preda.

     
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    Passo dopo passo, sguardo languido e fisso sulla sua nuova preda, o meglio su parte di essa, Lukyan Chernyvolk si aggira per i corridoi. Cammina indisturbato nella folla di studenti che, il più delle volte, si scostano per lasciarlo passare. I più sfortunati, quelli che - anche solo per sbaglio - finiscono lungo il suo cammino, vengono fulminati dallo sguardo del russo e lo sanno tutti che con Lukyan ogni occhiata torva è una minaccia e ogni minaccia, una promessa. L’attacco migliore è quello che non fa capire dove difendersi. era quello uno dei primi insegnamenti di suo padre e lui, in questo, riusciva alla perfezione. Raramente il Chernyvolk reagiva istintivamente alle provocazione, raramente lasciava che la rabbia gli annebbiasse la vista. Lui preferiva instaurare questa sorta di clima del terrore, nelle sue vittime. Una continua tortura psicologica che poteva concretizzarsi in qualcosa di peggiore, o magari in nulla. E chi era lo stupido che provava a sfidare il figlio di chi - si diceva - fosse riuscito addirittura a dar vita ad un Inferius? Ovviamente Lukyan sapeva la verità, ossia che nemmeno suo padre era un mago potente a tal punto da riuscire a raggiungere un livello così alto di Necromanzia, ma perché smentire una delle voci che lo avevano portato sopra al piedistallo?
    Superata la ressa è più difficile nascondere il rumore dei propri passi, ma Lukyan è un maestro anche in questo. D'altronde, nella caccia è importante mimetizzarsi e lui è abituato a tenere un profilo basso e il passo felpato. Continua a seguirla a distanza, con disinvoltura. Ha la divisa aperta, ma tutto è perfettamente in ordine: maglione, camicia, cravatta. Finge di guardare cosa gli accade intorno, ma il suo udito è sintonizzato unicamente sul tacchettio che le scarpe della bionda producono contro il pavimento di pietra.
    Un imprevisto, però, arresta la sua corsa prima del previsto. Lo sente prima ancora che lei si fermi e si volti. E' attenta, esita e per un momento gli sembra che abbia ruotato di pochi gradi il volto, come per controllare che non vi sia nessuno dietro di lei. Lui fa una smorfia, si morde le labbra, odia le imprecisioni.
    Dunque è costretto a rallentare la sua andatura quando, al piano terra, lei, la estone si volta, obbligandolo alla resa. Ma lui - quella parola - non sa proprio cosa significa. ...ci conosciamo? Hai bisogno di qualcosa o...? No aspetta, ce l'ho. Ti sei perso. comincia lei, incrociando le braccia al petto, indispettita. Quella chiusura immediata da parte della estone lo fa ridere e, con falso pressapochismo, alza le spalle. Da che tipo di stronzi sei stata avvicinata? le domanda, scartandosi dalla categoria. Stavo tornando ai sotterranei. le dice, puntando le iridi cerulee in quelle ghiaccio di lei. Sta mentendo, eppure il suo corpo sembra voler appoggiare la sua tesi. Se è vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima, quelli di Lukyan fanno eccezione. Che fai, vieni con me, Saule Karubach? e nel domandarglielo, và, incurante se lei accetterà o meno la sua proposta.

     
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    Non era comune che Lukyan sprecasse le sue energie dietro a qualcuno che - sapeva - non gli avrebbe lasciato ottenere quello che cercava: divertimento, appagamento sessuale, piacere. Anzi, si può dire che fosse un evento più unico che raro. Eppure, quando un paio di settimane prima, il suo sguardo era inciampato sulla figura della ragazza immersa in una lettura, Lukyan ne era rimasto irrimediabilmente attratto. I suoi sensi di uomo-lupo si erano affinati, le pupille si erano dilatate, l'olfatto e l'udito avevano cercato di isolare odori e suoni. Il profumo di lei era delicato e pungente, allo stesso tempo. La sua pelle era pallida, liscia, morbida. I suoi occhi gli ricordavano il mare calmo. Le labbra erano sottili, ma non troppo. L'aveva fissata per un tempo che pareva esagerato persino a lui, lui che poteva avere chiunque. Chiunque, ma non lei o era certo che non si sarebbe risparmiata, avrebbe cercato di arrivare a lui come si sforzavano di fare quelle che si era scopato.
    Ci aveva impiegato un po', ma alla fine ce l'aveva fatta: aveva ottenuto il nome della dell'alta ragazza estone. La bionda gli avevano detto essere inarrivabile, non dava confidenza che a pochi eletti e nemmeno loro parevano giudicarla una chiacchierona, ma la sua compagna di dormitorio - al contrario - era stata davvero facile da avvicinare. La chiave? Callum Mackay e una lettera anonima. Non era stato necessario nemmeno coinvolgerlo, era bastato prometterle che avrebbe ottenuto un solo incontro privato con lui per farle confessare il nome della estone. Chi avrebbe mai dato importanza ad un nome?
    Non risponde alla provocazione di lei, perché in fondo ha ragione. Lukyan è arrogante, aristocratico, talvolta ostentatore, schivo e lei lo sa. Lo sanno tutti. Ma davanti a lei, la regina dei ghiacci, a Lukyan non rimaneva che mentire. Così fingeva di non essere un predatore, fingeva indifferenza, innocenza. Il loro incontro tra i corridoi? Semplice fatalità. E' per questo che cammina indisturbato Lukyan, con un semplice sorriso velenoso sulle labbra. Sa che non lo può sopportare, una come lei, di essere scoperta, in qualche modo esposta. E' un'arma, il suo nome, un'arma a doppio taglio. Per questo deve fare attenzione, per questo deve puntellarla senza mai esagerare. Un errore di valutazione e gliela punterà alla gola e a Lukyan non piace messo spalle al muro. Cammina e sa che, seppur non intenzionalmente, Saule ha abboccato. Lo sta seguendo, a lui non importa altro. Saule Saara Karubach. Nata a Saaremaa, figlia di Aasa ed Egon Karubach. Tuo padre sembra un tipo piuttosto conosciuto, dalle tue parti. continua a provocarla, beffardo. Gli era bastato spedire un gufo al padre per ricevere poche, ma interessanti informazioni sulla figlia del membro più contestato della Szlachta. L'unico ad aver fatto l'errore di mettere al mondo una figlia femmina. Era stata una sorpresa scoprire che Igor Chernyvolk, padre di Lukyan, conservava un passato in cui Egon compariva nelle memorie. Perché, allora, tenti di nasconderti? le domanda, scivolando nella Sala Comune Serpeverde. Il pomeriggio si prospetta interessante.

     
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