Ties that bind.

Synni.

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    Erano trascorsi due mesi dal suo arrivo a Durmstrang. Quello poteva rappresentare un tempo sufficiente per stringere qualche amicizia e riuscire a dare un senso alle proprie giornate, ma per Gwain non era andata così. Ancora incasinato per la faccenda della sua memoria, le uniche persone con cui parlava erano Press, il suo amico spacciatore e Genna. Con la caposcuola aveva mantenuto un rapporto di corrispondenza che riusciva a fargli ricordare della parte buona di sé, che quella che poteva apparire come una disgrazia, poteva rappresentare una seconda occasione da poter sfruttare al meglio. Quello restava un pensiero astratto che per quanto assurdo gli piaceva, ma non bastava a renderlo realmente più tranquillo. Di tanto in tanto durante la notte alcuni incubi lo tormentavano. Il più frequente era quello in cui si trovava nella casa che gli avevano detto essere sua, avvolto dalle fiamme e con alcune presenze che avrebbero potuto salvarlo intente a non muovevano un dito. Provava ad urlare, ma nessuno riusciva a sentire la sua voce e si svegliava ogni volta imperlato di sudore con la cicatrice dolorante. Quei sogni non lo aiutavano ad andare avanti, anche se arrivato a quel punto si era quasi del tutto rassegnato al suo destino. Uno dei pochi lati positivi in quella faccenda era la sua riscoperta dedizione verso lo studio. Era uno modo assurdo per occupare il tempo, un modo per non pensare e tenersi occupato. Non era mai stato un secchione, ma era sempre stato bravo in tutto quello che faceva. Sarebbe potuto essere l’orgoglio di suo padre, se solo avesse voluto, ma la sua cocciutaggine e la sua poca predisposizione a fare quello che gli veniva chiesto lo avevano ridotto lì a vent’anni compiuti a non avere ancora un diploma. Durmstrang era più dura di Hogwarts, ma la cosa non lo spaventava e spesso i professori si affidavano a lui. A volte gli capitava di trasportare dei pacchi da una stanza all’altra, altre di dare una mano durante le lezioni delle classi con gli studenti più giovani. Fu in una di quelle occasioni che notò una ragazza. Lui trasportava un pacco con le verifiche di Storia della magia e lei era intenta a chiacchierare con un paio di ragazzi. Aveva un viso particolare e due occhi verdi quasi magnetici. Furono quelli ad attirare più del resto la sua attenzione. Lo stavano fissando, per
    quanto potesse essere abituato agli sguardi delle belle ragazze, in quello di lei c’era qualcosa di diverso. Era di certo per il modo in cui lo faceva, era come se lei lo conoscesse. Non fu l’unica occasione in cui sentì quegli occhi su di se, tutte le volte si ritrovava a porsi le stesse domande:perchè lo faceva, se non si fossero già incontrati e in quel caso perché non gli si era ancora avvicinata? Era l’ennesima persona con cui non si era comportato bene? Non era certo di voler conoscere la risposta, dopo il ragazzo a cui aveva mandato in coma il fratello, scoprire di aver potuto fare qualcosa di simile non era tra le sue aspirazioni. Quel giorno però non ce la fece, si costrinse ad avvicinarsi a lei e a chiederle cosa diamine avesse da fissare. Era intento come al solito a trasportare pacchi da un aula all’altra e per la prima volta lei era sola. Fece un paio di passi nella sua direzione, abbassò lo scatolo il tanto che gli sarebbe bastato per guardarla in volto e prese la parola - Invece di fissare con la faccia da ebete, una volta potresti anche darmi una mano - fece un ghigno strano, una faccia annoiata che lasciava trapelare un po’ del fastidio che il comportamento di lei gli causava. - Nella stanza ce ne sono un altro paio, vediamo che sai fare - rimase per qualche secondo ad attendere una risposta, poi decise che fosse il caso di offrirle qualcosa in cambio - Guarda che non ho mai morso nessuno e non dovrei mischiare nulla di strano. Ho nascosto del whisky incendiario, se fai la brava te ne offro un po’.
     
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    Da qualche mese a questa parte, i genitori di Synnove le continuavano a fare pressioni riguardo il suo futuro. Erano convinti che lei fosse già pronta per entrare a far parte della ditta di famiglia ma, quello che non sapevano, era che lei non fosse del tutto sicura di voler intraprendere quella strada. Da bambina non aveva fatto altro che immaginare il suo futuro all'insegna dell'intagliare bacchette ma ora voleva solo che il tempo rallentasse. Prima o poi avrebbe dovuto dirglielo, prima o poi avrebbe dovuto affrontare i suoi genitori ma sperava che quel giorno non arrivasse mai. L'unica con cui era riuscita a confidarsi era stata sua sorella, Maggie, che le aveva consigliato di affrontare quel discorso il prima possibile.
    Ma Synnove aveva paura di affrontare i suoi genitori, loro avevano sempre avuto le idee chiare riguardo le due Hoffmann: avrebbero dovuto portare avanti l'attività di famiglia. Ma cosa sarebbe successo se una delle due si fosse tirata indietro? Questo non l'avrebbe mai scoperto, a meno fino a quando non si fosse decisa a parlare con i suoi. Ma tenere un discorso con loro era al quanto complicato perché avevano i minuti contati ed erano sempre pieni di lavoro. Così, Synnove, si era promessa che avrebbe vissuto ogni singolo istante di quegli ultimi anni a Durmstrang. Infatti, ultimamente, passava molto più tempo con i suoi amici e aveva messo da parte lo studio. Sapeva che i suoi non gliel'avrebbero fatta passare liscia ma ogni tanto aveva bisogno di concedersi un po' di pausa, altrimenti sarebbe impazzita. Fu proprio in uno di quei momenti di ozio che posò lo sguardo su un ragazzo, alto, moro, con uno sguardo e un volto familiare. Giurò di aver visto quegli occhi altre volte ma dove? Decise che non gli avrebbe rivolto la parola fino a quando non si sarebbe ricordata di chi fosse. Si limitava a guardarlo quando lo beccava per i corridoi nella speranza di non essere notata. Nel frattempo, i suoi genitori continuavano a pressarla per il suo andazzo scolastico. Ci tenevano particolarmente all'istruzione e volevano che Synnove fosse impeccabile in qualsiasi materia. Un giorno, mentre pensava al da farsi, incontrò nuovamente quel ragazzo. Inaspettatamente, le rivolse la parola. Come scusa? Era infastidita dal suo tono e da quell'espressione scocciata ma non poteva biasimarlo, anche lei si sarebbe infastidita nell'essere costantemente osservata. Non ho nessuna intenzione di essere comprata con dello stupido whisky. Sottolineò il suo disappunto incrociando le braccia al petto.


    Edited by synnove; - 25/3/2020, 10:59
     
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    - Tu, ogni volta che passo fai una faccia strana guardando nella mia direzione - non posò lo scatolone in terra, ma lo abbassò quel tanto da osservarla meglio. Non aveva alcun ricordo di lei, come della maggior parte delle cose che lo circondavano, ma per la prima volta sentì come una scossa nel guardare quel volto. C’era qualcosa nella sua fisionomia che non gli era del tutto nuova, non sapeva dire cosa, ma osservandola da vicino provò per la prima volta una sensazione di familiarità che fino ad allora gli era stata sconosciuta. Era certo non fosse la prima volta in cui si incontravano, ma dire come e quando fosse già accaduto gli era difficile. Per quei pochi istanti fu lui a metter su una faccia da ebete, ma non se ne preoccupò, sapeva di poter andar bene anche così. - Simpatica - sbuffò con tono sarcastico, di certo aveva un bel caratterino e in parte era colpa di Gwain, di quel modo da sbruffone con cui si rivolgeva a tutti. Anche a Press aveva fatto lo stesso effetto e il continuare ad additarla con nomignoli fastidiosi non l’aveva aiutato a rendersi più simpatico. - Cosa potrebbe comprarti, sentiamo? - gli interessava? No, ma non riusciva a stare buono e fermo, soprattutto quando trovava qualcuno che riusciva a rispondergli a tono. Si sentiva un po’ solo in quel istituto e se far amicizia non gli era facile, si sarebbe divertito almeno a dar fastidio. - Vabbè fa nulla, se ti va la roba è di là, altrimenti niente - Finì quella prima consegna, tornando indietro ritrovandola esattamente nello stesso punto. Forse attendeva qualcuno o si era semplicemente decisa a spiegargli il motivo per cui continuasse a fissarlo. Non le diede corda una seconda volta, entrando
    ajWmGzv
    nell’aula prendendo il secondo pacco. Finito il trasporto da un aula all’altra decise di avvicinarsi di nuovo a quella strana ragazza. Incrociò le braccia, iniziando a fissarla dalla testa ai piedi. Gli piaceva la sensazione che gli procurava l’averla di fronte, come un primo tassello di quel puzzle gigante che trovava il suo posto. - Posso chiederti una cosa? - Si accese una sigaretta, pur sapendo di non poter compiere quel gesto tra i corridoi. - Ci siamo già visti? - palesò quell’interrogativo in maniera semplice, per aggiungere qualche dettaglio più interessante in un secondo momento - Sono Gwain e ormai lo sanno un po’ tutti tra queste mura, sono lo smemorato della zona. - e detta così lo faceva apparire abbastanza egocentrico, ma del resto la ragazza avrebbe potuto capirlo da se, dal modo in cui si era rivolto a lei fino a quel momento. - Non credo tu possa essere una di quelle con cui sono stato a letto - aveva un viso troppo pulito, quasi un aria innocente per certi versi. In più le sue ex prede quando gli si avvicinavano avevano sempre la tendenza a dargli uno schiaffo o a versargli qualcosa addosso. - Non ho fatto nulla di male a qualcuno che conosci, vero?
     
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    Scusami, non era mia intenzione guardarti in quel modo. Pensò che scusarsi fosse la cosa giusta da fare. Era vero, non era sua intenzione guardarlo in quel modo ma il suo aspetto, il suo atteggiamento le diceva che non era la prima volta che incontrava quel ragazzo. Era sicura di averlo già visto, oppure, era semplicemente il suo subconscio che le stava giocando qualche brutto scherzo. Che fai? Adesso sei tu a guardarmi con quella faccia da ebete? Imitò la voce del ragazzo nel pronunciare le ultime parole, rivolgendogli lo stesso sguardo annoiato che le aveva regalato lui pochi minuti fa.
    Tra simpatici ci si intende. Rispose riferendosi all'atteggiamento del ragazzo che era tutto al di fuori di simpatico. Non le era piaciuto per niente il modo in cui le si era rivolto, avrebbe potuto usare un approccio diverso per dirle di smetterla di guardarlo. Nulla, non scendo mai a compromessi. Synnove era un osso duro in fatto di compromessi, i suoi le avevano insegnato a star lontana da queste cose. Al contrario delle altre famiglie benestanti, la sua, era l'unica che non aveva brutti episodi alle spalle, cose da farsi perdonare, erano sempre stati onesti con tutti. Per lei era inconcepibile che ci fossero persone che utilizzavano seconde vie per raggiungere il proprio obiettivo. Anche se quel mondo fatto di sotterfugi, scorciatoie l'affascinava. Se me lo avessi chiesto in un altro modo, sarei stata felice di aiutarti. Non riuscì a spiegarsi il perché non se ne fosse andata dopo che il ragazzo aveva ripreso il trasferimento delle scatole. Era come se le sue gambe le imponessero di attendere che finisse il suo lavoro e quando si decise a dargli una mano, era troppo tardi. Spara. Gli disse, attendendo che le facesse questa fatidica domanda che la lasciò perplessa per qualche istante. Mh, non credo. Rispose poco dopo ascoltando quello che aveva da dire. Disse di chiamarsi Gwain e che aveva perso la memoria o una cosa del genere ma non era sicura di aver sentito bene perché iniziò a far mente locale e, all'improvviso, quel nome la portò indietro di qualche anno. Lui era il bambino con cui era cresciuta, con cui aveva passato innumerevoli pomeriggi a giocare e litigare, lui era la ragione per cui si trovava lì a Durmstrang. Un sorriso curvò le sue labbra mentre gli buttò le braccia al collo per abbracciarlo. Non sono nessuna di quelle opzioni. Sono Synnove, davvero non ti ricordi di me? Si allontanò e il suo sorriso svanì rapidamente. Com'era possibile che non si ricordasse di lei? Avevano condiviso tanto durante gli anni della loro infanzia, non poteva aver rimosso tutto. Cosa sarebbe questa storia dello "smemorato della scuola"? Gli chiese, disegnando delle virgolette immaginarie nell'aria.


    Edited by synnove; - 25/3/2020, 11:07
     
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    - Se me lo avessi chiesto in un altro modo, sarei stata felice di aiutarti. - Gwain dovette soffocare la voglia di farle il verso in quel momento, i pacchi non si sarebbero spostati da soli e se lei non voleva spettava a lui fare tutto il lavoro. Alzò un sopracciglio, annoiato non poco per quella conversazione così strana. Forse non del tutto annoiato, del resto lo divertivano gli scontri verbali e in quel ultimo periodo non gli era capitato neanche di chiacchierare con qualcuno. Finì il suo dovere e si ritrovò ancora la ragazza di fronte. Fece la domanda che gli ronzava in testa da quando le si era avvicinato e attese la sua risposta. Una risposta accompagnata da un abbraccio e da una voce strozzata dall’emozione. Ebbene si, lei lo conosceva. Travolto da quel gesto si ritrovò per un attimo rigido sotto a quel tocco, proprio lui che con le ragazze non era mai stato timido. La abbracciò di rimando, stringendola a se per una brevissima frazione di secondi prima di
    rimetterla al suo posto. - No - i suoi occhi si sgranarono leggermente, lasciando intravedere lo stupore di chi avrebbe tanto voluto ma davvero non riusciva a ricordare. Avrebbe voluto dirle che il suo viso era la prima cosa ad avergli regalato una sensazione di familiarità, sensazione che neanche l’aver incontrato sua madre era riuscito a dargli, ma era un orgoglioso del cazzo e non lo fece. - A ottobre ho avuto uno scontro con qualcuno di poco raccomandabile. Quando mi sono risvegliato avevo una gamba rotta e non ricordavo nulla - riassunse il tutto in quelle poche frasi, ormai stanco di ritrovarsi a dire sempre le stesse cose. Finalmente poteva dire di aver capito cosa spingesse la ragazza a fissarlo e pur non ammettendolo era felice di aver trovato qualcuno che non lo odiasse o con cui avesse qualche conto in sospeso. - Quindi mi fissavi per questo? - era una domanda dalla risposta ovvia, ma nel suo tono di voce si poteva sentire che qualcosa era cambiato. Il Gwain sbruffone e irriverente aveva lasciato spazio ad un altro, più docile ed intenerito dal gesto compiuto da lei poco prima. - Ti… - non sapeva cosa chiederle, erano tanti gli interrogativi in quel momento, quindi rimase a fissarla per qualche altro secondo alla ricerca di un qualche ricordo. - Eravamo amici? - decise di interrompere così il proprio stato confusionale, cercando aiuto nella risposta di lei che lo avrebbe potuto aiutare molto di più del continuare a fissarla come un maniaco.
     
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    Sentire quella risposta negativa seguita dallo sguardo stupito di Gwain, lasciò Synnove senza parole. Oh! La delusione era palese, glielo si leggeva in faccia. Abbassò per qualche istante lo sguardo, iniziando a fissarsi le scarpe alla ricerca di qualcosa da dire. Le dispiaceva per Gwain, non avrebbe mai immaginato che sarebbe potuto capitargli qualcosa di così terribile. Chissà come doveva sentirsi. Mi dispiace... Fu l'unica cosa che riuscì a dire, avrebbe voluto rassicurarlo dicendogli che sarebbe andato tutto bene, che un giorno sarebbe riuscito a ricordare tutto ma si limitò a quelle poche parole.
    Con un mezzo sorriso alzò nuovamente la testa per rispondere alla sua domanda. Sì, cercavo di capire se ti avessi già visto. E, infatti, non si sbagliava. Sapeva che il senso di sicurezza che la presenza di Gwain le regalava, non poteva essere solo un caso. Era felice di rivederlo anche se lui non si ricordava minimamente di lei. Era diverso, era cresciuto, l'aveva superata di gran lunga in altezza, era diventato ancora più bello di quanto non ricordasse ma, il suo carattere, era ancora lo stesso. Sorrise involontariamente. Sì, giocavamo spesso insieme. Rispose mentre la sua mente iniziava a ricordare come si erano conosciuti. Maggie era stata assunta dagli Schmidt come baby sitter e, dopo una settimana, aveva convinto Synnove nel seguirla a lavoro perché avrebbe potuto stringere amicizia con Gwain. Alla piccola Hoffmann importava poco di conoscere quel bambino, a lei interessava solo stare in compagnia della sorella. Non appena arrivarono a destinazione, Maggie portò Synnove da Gwain per presentarli. Non fu amore a prima vista ma, col tempo, iniziarono ad andare d'accordo. Mia sorella era la tua baby sitter ed è grazie a lei se ci siamo conosciuti. I due si divertivano a farsi i dispetti, lui le rompeva le bambole e allora lei andava a nascondergli i suoi giocattoli preferiti, passavano il tempo a litigare e a ridere come se non ci fosse un domani. Da piccolo eri simpatico come ora. Disse, intenta a prenderlo in giro. Era proprio il carattere di Gwain che la faceva sorridere nonostante, alcune volte, mettesse a dura prova la sua pazienza. Fammi pure tutte le domande che vuoi, sarò felice di risponderti. Sorrise ancora una volta mentre pensava a come fare per aiutarlo.


    Edited by synnove; - 25/3/2020, 11:14
     
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    - E per cosa, sono cose che capitano. - la mano sulla sua nuca intenta a grattare con forza un piccolo pezzo di pelle rappresentava quanto lui fosse a disagio in quel momento. Era passato abbastanza tempo da quando era stato aggredito e si trovava a chilometri di distanza da Londra, nessuno era tornato a completare il lavoro, quindi poteva dire di essere al sicuro. Perché la questione della memoria lo infastidiva, gli faceva male, ma almeno non poteva ucciderlo. - Mi sa di si - aveva lo sguardo basso, confuso da quella scoperta, come dalla sensazione che trovarsela di fronte gli provocava. Forse, la cosa che più lo turbava era stata la reazione di lei dopo aver scoperto la sua identità. Ever, Youth, sua madre, nessuno di loro aveva mostrato le stesse sensazioni che mostrava la ragazza. Lo aveva accolto con un abbraccio e in più gli aveva proferito parole preoccupate. Aveva acceso in lui la minima speranza di non essere del tutto una persona da buttare, ma era ancora troppo poco. Le sensazioni negative del resto delle persone erano ancora troppe rispetto al sorriso di lei. - Ah - erano amici d’infanzia, questo lo portò a domandarsi quante dovevano averne combinate insieme. - Almeno la perdita della memoria non ha cambiato il mio carattere. - sorrise appena, prima di sentire lei pronta a raccontargli qualsiasi altro dettaglio gli sarebbe potuto interessare. - Si, cioè ora devo andare che mi aspettano, ma … ma se capiterà di rincontrarci sarò felice di ripercorrere un po’ i vecchi tempi. - impacciato come mai prima di quel momento fece un paio di passi all’indietro rischiando quasi di inciampare, prima di sgattaiolare via come un ratto nell’immondizia.

    Erano trascorsi un paio di giorni, ore passate a cercare di tenere ancor di più la mente occupata tra lezioni e compiti assurdi affidatigli dai professori. Ritrovarsi di fronte una persona pronta a raccontargli buona parte del suo passato lo aveva sconvolto, ma per fortuna non si era imbattuto in quella ragazza durante quei due giorni. Si stava comportando da codardo e sentiva che la sua fuga improvvisa poteva aver ferito quella ragazza dal sorriso dolce. Se avesse avuto un qualche scrupolo sarebbe rimasto, solo a farle compagnia e non spegnere la gioia dipinta sul suo volto, ma era troppo spaventato da quello che poteva essere il vecchio se stesso per rischiare. Quel giorno girava tra i corridoi, alla ricerca di un nuovo posto per fumare, dal fatto che quello in cui era solito andare era occupato. Intento in quel giro rapido di ricognizione si ritrovò di fronte ad una scena poco carina, una di quelle che spesso si ripetevano in quel istituto dalla moralità travisata. Due ragazzi, un angolo isolato e una ragazza intenta a rispondere a tono. Gwain non si soffermò a capire cosa li spingesse ad infastidirla, sentì solo di dover intervenire nel osservare quello che accadeva notando la netta disparità. Si avvicinò a quei due balletti, mise la mano sulle spalle di entrambi mentre muoveva la testa in segno di diniego. - Che succede di bello qui? - disse per rompere il ghiaccio e come se quelle sue parole fossero le più minacciose al modo i due codardi scomparvero senza tanti convenevoli. Felice del suo risultato stava per continuare la sua ricerca, ma prima di farlo si ritrovò bloccato scoprendo che la ragazza in difficoltà altri non fosse che Synnove. - Tutto bene? - le domandò, prendendo la sigaretta che aveva posato sull’orecchio. - A quelli mancava di certo qualche rotella e anche le palle dal modo in cui se la sono data a gambe. - mise la sigaretta tra le labbra, pronto ad andare via - Cerca di evitare i luoghi isolati, questa scuola è piena di coglioni del genere.
     
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    Non poteva ancora credere di avere Gwain a soli due passi da lei, erano anni che sperava di rivedere il suo amico d'infanzia, erano anni che si chiedeva che fine avesse fatto e, finalmente, tutte le risposte che cercava da tempo erano davanti a lei. Per i primi due anni a Durmstrang non aveva fatto altro che scrivergli lettere ma quando vide che le risposte non arrivavano, decise di smettere. Gwain per lei era sempre stato un'incognita, anche nella loro adolescenza non riusciva mai a comprendere cosa lo spingesse a comportarsi in un determinato modo. E, a distanza di anni, il ragazzo rimaneva per lei un gigantesco enigma.
    Erano passati due giorni da quell'incontro in cui aveva lasciato Synnove confusa. In quei due giorni non aveva fatto altro che pensare a quel giorno, a quello che Gwain le aveva detto. Si continuava a chiedere come dovesse sentirsi nel non riuscire a ricordare nulla del suo passato. Lo sguardo confuso che le aveva lanciato quando gli aveva detto che lo conosceva, era ancora impresso nella sua mente. Aveva passato quei due giorni nel cercare di tenere la mente occupata per smettere di pensare ai tanti motivi che avevano spinto Gwain ad allontanarsi ancora una volta. Non riusciva proprio a spiegarselo. Gli aveva detto qualcosa di sbagliato? No, era stata gentile nei suoi confronti, gli aveva anche offerto il suo aiuto ma lui se l'era data a gambe levate. Sorrise. Non lo aveva mai visto così impacciato. Quel giorno aveva deciso di passare un po' di tempo per i fatti suoi ed era alla ricerca di un posto isolato in cui poter suonare il suo violino in santa pace. Lo aveva riposto accuratamente nella custodia e se lo era caricato sulle spalle. Era un regalo di sua sorella, lo aveva adocchiato in un piccolo negozio di strumenti fatti a mano e se ne era innamorata e, così, Maggie aveva deciso di regalarglielo per il suo compleanno. Era migliorata parecchio in quegli ultimi anni ma voleva continuare a perfezionare la sua tecnica. Ma prima di poter essere lasciata in pace doveva levarsi di torno due tizi dalle dubbie capacità mentali. L'avevano fermata in un angolo del corridoio e, a giudicare dai loro occhi, non dovevano essere particolarmente lucidi. Non le facevano nessun effetto, era abituata agli scontri verbali e, infatti, gli affrontò senza timore. Purtroppo sembravano non essere intenzionati a lasciarla andare almeno fino a quando un ragazzo non venne in suo aiuto. Ma non era un ragazzo qualsiasi, era Gwain, avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille. In un batter d'occhio i due ragazzi scapparono, lasciando lei con il ragazzo. Chi non muore si rivede. Disse con un ghigno leggermente infastidita. Senti un po' da che pulpito arriva la predica. Lo schernì, era incredibile che proprio lui stesse facendo quel discorso. Tranquillo me ne sto andando, così anche tu potrai dartela a gambe come quegli idioti. Lo superò di qualche centimetro per poi voltarsi. Cercherò di seguire il tuo consiglio. In quel momento pensava che anche Gwain facesse parte di quei coglioni senza palle che aveva nominato lui pochi minuti fa.


    Edited by synnove; - 25/3/2020, 11:30
     
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    Rimase senza parole nel sentire il discorso della ragazza che in maniera sottintesa stava dando anche a lui del senza palle. Dato il loro primo e ultimo incontro non poteva darle torto, non era forse scappato anche lui? Non era forse terrorizzato da quello che lei avrebbe potuto dirgli? Si abbassò per prendere quella che aveva l’aria di essere la custodia di uno strumento per porgerla alla ragazza. - Tieni - Per quanto incoerente, era offeso da quello che lei gli aveva appena detto. Se si fosse trattato di un lui, la calma quasi glaciale che fingeva di mantenere si sarebbe tramutata in parole forti e violenza, ma per quanto non potesse definirsi un cavaliere aveva anche lui un codice d’onore. - Come vuoi - le rispose annoiato come al solito, reprimendo quello che sentiva. Non era facile per lui ammettere quello che provava riguardo la perdita della memoria. Confuso, arrabbiato e spaventato allo stesso tempo si trovava a non sapere se volesse o meno saperne di più. Erano pochi gli indizi che lo portavano a pensare che potesse essere stato una bella persona, da contarsi sulle dita di una mano. Le persone che gli si erano avvicinate lo avevano fatto per vendetta o per dirgliene quattro. In più non sapeva cosa avesse spinto qualcuno a ridurlo in quello stato. Un’ altra vendetta o aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto? Non era un trattamento di favore da porgere ad uno sconosciuto o a qualcuno con cui non si avevano conti in sospeso. Troppi interrogativi per non provare almeno un senso di ansia. Il viso della ragazza era stata la prima
    cosa a dargli una sensazione di familiarità, una piccola speranza di poter ricordare che lo terrorizzava. Ma non poteva dire di non aver sbagliato, di non capire come lei potesse essersi sentita. Un po’ come lui in quel periodo in cui chiunque lo aveva evitato. - Non è colpa tua - aveva fatto due passi trovando il coraggio di dirle quella cosa avendola alle spalle. Stringeva la sigaretta tra le labbra portando la fiammella dell’accendino alla punta, fingeva di prendere tempo in quel gesto. In realtà credeva che lei meritasse almeno di non doversi sentire in colpa, di non dover credere di aver fatto qualcosa di sbagliato. Era stata così gentile e per quanto gli fosse difficile ammetterlo, quel abbraccio gli aveva fatto bene - Per ora non mi va di parlare, ma se ti servisse una mano per qualcosa, puoi chiamarmi.
     
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    Se il carattere di Gwain non era mutato nel tempo, allora, avrebbe dovuto rispondere alle frasi provocatorie di Synnove. Proprio per questo aveva scelto con cura quelle parole in modo tale da ferire un po' l'orgoglio del ragazzo. Non le era andato giù il fatto che il ragazzo l'avesse lasciata lì come una stupida e poi aveva cercato di evitarla nei giorni successivi. Prese la custodia dalle mani di Gwain e se la pose sulle spalle, di nuovo. Grazie. Lo ringraziò educatamente pronta ad allontanarsi verso la meta da lei precedentemente scelta. Alzò il sopracciglio indispettita da quel come vuoi pronunciato con quel tono annoiato che proprio non riusciva a sopportare.
    Decise di non dire niente. Perfetto, quello era il momento giusto per dileguarsi, Gwain le aveva dato prove sufficienti per farle capire che non aveva intenzione di parlare con lei. Gli rivolse l'ultimo sguardo prima di muovere qualche passo verso l'aula vuota. Non è colpa tua, aveva sentito alle sue spalle e si fermò di colpo voltandosi nuovamente verso il ragazzo che, adesso, avanzava verso di lei. Era pronta ad ascoltarlo ancora una volta, a dargli una seconda possibilità per riscattarsi da quello che aveva fatto. Ascoltò con attenzione le sue scuse. Era così difficile dirla prima questa cosa, invece che farmi passare due giorni a scervellarmi su cosa avessi fatto di sbagliato? Il suo tono era calmo, a tratti ironico. Non era arrabbiata con lui, solo avrebbe preferito saperlo prima di farsi inutili pippe mentali. Comunque lo capisco, non è una situazione facile quella in cui ti trovi. Continuò, rivolgendogli un sorriso sincero. Capiva che non doveva essere facile fare i conti con un passato del quale non sapeva niente, forse non era ancora pronto per sapere qualcosa in più e aveva paura di scoprire cose che, magari, non immaginava. Comunque lei era ancora convinta di volerlo aiutare, ovviamente, quando si sarebbe sentito pronto. Scusami per quello che ho detto prima, ero irritata dal comportamento di quei due e me la sono presa con te. Disse cercando di frenare l'impulso di voler andare a dirgliene quattro per il modo in cui l'avevano trattata.


    Edited by synnove; - 25/3/2020, 11:31
     
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    Era facile far spazientire Gwain e con le sue parole la ragazza ci era riuscita egregiamente. Prima aveva toccato il suo orgoglio, ora gli parlava come se le dovesse qualcosa. Strinse i pugni un paio di volte, trattenne il respiro e con esso la rabbia. In parte era così, era conscio di aver sbagliato, ma ammettere di dover qualcosa a qualcuno gli era sempre stato difficile se non
    impossibile. - Perdonami - le rispose con un tono duro quel tanto da far capire che fosse nervoso. Si placò quando lei aggiunse di capirlo. Certo, quella frase gliela avevano ripetuta in tanti assieme a “Immagino come ti senti” “deve essere dura” ma per quanto provassero a consolarlo quelle parole risuonavano vuote alle sue orecchie. Dette da lei, avevano un suono diverso. Doveva essere la reale preoccupazione che leggeva nei suoi occhi, mista alle sensazioni che provava nell’averla attorno. - Non mi piace quello che ho scoperto fino ad ora - fece un tiro dalla sigaretta, voltandosi nuovamente verso di lei. Se era vero, se realmente aveva capito come si sentiva, avrebbe potuto trascorrere un po’ di tempo con lei, quel po’ da apparire una persona educata e non l’uomo delle caverne che era stato fino a quel momento. - Capita spesso? - domandò riguardo ai ragazzi che le si erano buttati addosso per trovare uno stupido diletto. - Alcuni si divertono così, trattando gli altri come se fossero stupidi. Con te non penso abbiano vita facile - sorrise, per la prima volta dall’inizio di quella conversazione e tirando fuori il pacchetto con le sigarette preparate in precedenza lo mise sotto al naso di lei per offrirgliene una. - Ti va? - immaginava che non l’avrebbe accettata, non aveva l’aria di una fumatrice. - È per colpa del coso che hai sulle spalle che giri in queste zone desolate del castello? - Iniziava ad essere curioso e questo lo portava ad essere leggermente loquace. - C’è un altra zona del castello abbastanza isolata, ma più vicina ai dormitori. Forse la conosci già. - fece spallucce, rendendosi conto che in quel contesto la persona nuova e all’oscuro di molto era lui. - È un violino? Posso vederlo?
     
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    L'aveva fatto innervosire, voleva mostrarsi dispiaciuta ma non ci riusciva. Se l'era cercata. Difficilmente Synnove se la prendeva per il modo in cui la trattavano ma il fatto che fosse stato proprio Gwain a farlo, non riusciva a digerirlo. Ascoltò la risposta del ragazzo che le fece capire quanto ce l'avesse con lei. Rimase in silenzio e cercò di calmarsi, avrebbe tanto voluto rispondergli a tono ma decise che non era il caso di scatenare un litigio per niente. Cercò di nascondere il suo fastidio, mostrandosi preoccupata per quello che stava passando. Lo sentì dire che aveva scoperto delle cose che non gli erano piaciute.
    Gli avvenimenti peggiori sono sempre i primi a saltare fuori. La gente non fa altro che dimenticare il bene che gli viene fatto mentre memorizza tutti i torti da restituire. Conosceva Gwain quel tanto che bastava per essere sicura che non era capace solo di fare del male. E' capitato soltanto un paio di volte. Rispose sorridendo felice di vederlo comportarsi in quel modo. La prossima volta non se la caveranno così facilmente. Continuò. Non le piacevano quegli individui, non sapeva cosa ci trovassero di tanto divertente nel prendersela con una come lei. Ma pensava che fosse colpa dell'assenza di materia grigia che li portava a comportarsi in quella maniera così stupida. Era infinitamente grata a Gwain per essere arrivato nel momento giusto o sarebbero andati per le lunghe. Erano innocui, volevano far paura ma erano troppo fatti per poter fare del male a qualcuno. Rifiutò le sigarette mentre ascoltava la domanda successivo. Sì, non mi piace essere al centro dell'attenzione. Disse facendo spallucce. Non le piaceva che così tanti occhi fossero puntati su di lei. Certo. Gli rivolse un sorriso prima di piegarsi per aprire la custodia ed estrarre il violino. Tieni. Era un violino molto bello, particolare e il fatto che fosse intagliato a mano lo rendeva un pezzo unico che possedeva solo Synnove. Era nero per via del legno utilizzato, le decorazioni ai lati erano bianche, le corde si erano un po' ingiallite per via delle numerose volte in cui era stato utilizzato. Ti piace? Gli domandò poco dopo.
     
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    Faceva riflettere la frase usata da Synnove. Le prime a venire a galla erano le cose brutte, ed era vero, ma quando erano brutte come quelle che aveva sentito sul proprio conto non era facile immaginarne di migliori. Un ragazzo in coma e fratelli ricercati, un incendio che gli aveva distrutta la casa e una madre in manicomio. Tutte quelle cose insieme non regalavano di certo un quadro generale piacevole. Non le rispose, deciso a mettere da parte quei pensieri per preoccuparsi di quello che aveva appena visto. Perché in effetti lui era preoccupato e quella sensazione era davvero strana. Non aveva provato nulla in quei mesi, non si era interessato effettivamente a nulla, mentre ora, sapere che quella ragazza aveva dei cretini a romperle i cosiddetti gli dava leggermente sui nervi. Un paio di volte, certo non erano molte, ma Gwain pensò fossero abbastanza. - Se serve una mano - alzò le spalle e allargò le braccia, sentendosi sempre più rilassato nel parlarle. - Tu? “Miss ti fisso fin quando non mi parli”? - scherzava, ma osservandola non gli aveva affatto dato l’impressione di essere una ragazza frivola, una di quelle che teneva più all’esteriorità che al resto. Aveva un che di diverso da tutte le ragazze che aveva frequentato, traendo il suo punto di forza nel sorriso che le illuminava il volto. Fu felice di vederla disposta a mostrarle il suo violino. Se non suonava in pubblico immaginava non avrebbe avuto piacere nel farlo. - Si - avrebbe voluto motivare la sua risposta, ma era pur sempre la persona meno loquace al mondo e Synnove dovette accontentarsi. Lo trovava particolare, dal aspetto prezioso e ricercato - Penso che chiederti di suonarmi qualcosa potrebbe essere un po’ troppo - soppesò con cura le sue parole scivolando lungo la parete per accomodarsi sul pavimento. Voleva finire in pace il suo drum e poteva dire di sentirsi abbastanza rilassato con lei. - Da quanto sei in questa scuola? - le domandò facendole cenno di accomodarsi accanto a lui. - Non ti mangio, tranquilla - ci tenne a precisarlo, non doveva averle fatto un ottima impressione fino a quel momento. Pronto a fuggire, tendenzialmente facile all’ira e di poche parole, la tipica persona da evitare. - Non sembri male scriccioletta, soprattutto quando smetti di fissare la gente.
     
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    Apprezzò molto il fatto che le avesse offerto aiuto per far sparire quei tizi una volta per tutte. Ecco, sì...se potessi darmi una mano, ne sarei felice. Ammise sorridendo. Se la sarebbe cavata anche da sola, certo, ma magari lui poteva darle qualche consiglio in più. Era capitato anche in passato che Synnove si trovasse ad avere a che fare con il solito bulletto di turno ma allora si trattava soltanto di qualche dispetto innocuo mentre, ora che era cresciuta, doveva fare i conti con le battutine di pessimo gusto che le riservavano. Era capitato altre volte che Gwain venisse in suo aiuto quando si trovava in quelle situazioni.
    Nonostante le innumerevoli volte che litigavano, lui era sempre lì per lei. Hei! Gli diede una spallata amichevole ritrovandosi a ridere poco dopo. Finalmente poteva godere della compagni di un Gwain un po' più disposto a intraprendere una conversazione civile, meno irascibile e decisamente più simpatico. Anche da bambino era così, passava dall'essere silenzioso, a tratti fuggitivo, all'essere incredibilmente divertente. Se proprio ti va, potrei provare a suonare un paio di note. Disse scrollando le spalle, nessuno le aveva chiesto di suonare qualcosa prima d'ora. Siamo sicuri che non proverai a mangiarmi? Chiese prendendolo palesemente in giro e sedendosi al suo fianco qualche istante più tardi. Sono qui da sei anni. Rispose educatamente. Era un po' in ritardo rispetto agli atri studenti del suo corso per colpa dei suoi genitori che, ad undici anni, non l'avevano ritenuta pronta per affrontare una scuola del genere. Sono passati troppo in fretta. Aggiunse poco dopo, abbassando la testa per osservare la punta delle scarpe. Il tempo era passato velocemente senza darle il tempo di realizzare che stava crescendo. Rispetto al primo anno era cambiata, fisicamente e caratterialmente. Aveva dovuto imparare a non mostrarsi debole, a capire come doveva comportarsi in base a chi aveva di fronte, a farsi gli affari suoi quando era il momento. E anche il suo corpo era cambiato, ora era quello di una donna e i ragazzi avevano iniziato a guardarla con più interesse. Non sembri male scriccioletta, soprattutto quando smetti di fissare la gente. Come l'aveva chiamata? Scriccioletta? Finse di non essere imbarazzata da quel soprannome che le aveva appena affibbiato. Come mi hai chiamato, scusa? Scosse la testa sorridendo. E poi di solito non fisso la gente. Disse mostrandosi esageratamente offesa.


    Edited by synnove; - 27/3/2020, 12:17
     
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    Synnove pareva aver accettato di buon grado l’aiuto di Gwain. Il ragazzo aveva bisogno di amicizie, di occupare il tempo con cose diverse da libri, erba e vodka e lei poteva essere davvero una ventata d’aria fresca. Non era bravo a giudicare le persone, ma più la ascoltava, più passava il tempo con lei e più credeva che l’affetto che era intenta a dimostrargli fosse sincero. - Non è così? - le sorrise sornione, regalandole quel espressione un po assurda che non faceva da tempo. - Se ti imbarazza possiamo provare una prossima volta - premuroso, non credeva di poter essere così, ma se lei lo era perché non tentare. Aveva abbandonato tutte le sue difese, rilassandosi nel parlarle più di quanto avrebbe potuto fare fumando una canna. Avrebbe potuto dire che lei gli faceva bene, ma ammettere certe cose non era da lui. Synnove si sarebbe dovuto accontentare di averlo lì accanto, senza ammissioni, ma ben disposto a passare del tempo con lei. - Nah, ho pranzato tardi oggi - mosse la mano in aria, facendola nuovamente cenno di mettersi lì accanto. - Ora ne hai? - sapeva che erano stati amici da piccoli, ma nell’osservarla pensò che dovesse essere più piccina di lui, almeno quella era l’impressione che dava. Il viso a cuore e le labbra sottili le regalavano un aspetto un po’ da bimba. Bella, ma ancora acerba per alcuni aspetti. - C’è qualcosa che ti spaventa lì fuori? - di quelle paure Gwain ne aveva avute molte, tante da culminare in un attacco di panico quando una malattia lo portò a perdere i poteri. Avrebbe potuto capirla se se ne fosse ricordato, ma così non era. Ora le sue paure erano rivolte al suo passato oscuro, di cui non voleva saperne nulla in quel momento. - Scricciola, non è quello che sei? - le fece una smorfia, sentendosi ancora più rilassato. Era una compagnia piacevole la sua, rimpiangeva quasi di averla lasciata andare due giorni prima. - Fortuna che non è quella la tua tattica di seduzione - posò il dito sulla punta del suo naso, osservando lei andare indietro infastidita - Perché ti assicuro che eri inquietante con quegli occhi a calamita fissi su di me - si tolse la sigaretta dalle labbra, ricordando che prima l’aveva rifiutata. Era a metà ma quel tanto che bastava per provare qualcosa di divertente. - Credo tu non abbia mai fatto un tiro. Ti va di provare?
     
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