Once more with feeling

Privata.

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    (Continua da qui)


    Le sembrava di essere nel bel mezzo di un qualche sogno da troppi-dolci-prima-di-dormire, o quello o che avesse mangiato qualcosa di già corretto da qualche pozione e fosse tutto uno scherzo.
    Una sensazione spiacevolmente ricorrente con la figura della Danese.
    Irreale nella sua genuinità, sia nei lati belli che quelli brutti.
    Eppure non vedeva altre spiegazioni all'essersela trovata davanti in quel modo, così come non la vedeva alla... tranquillità? con cui l'altra stava invece gestendo l'esserle piombata di fronte con tanto di regalo di compleanno.
    Cosa c'è di strano?
    Uhm.
    Tutto? T u t t o?? Assolutamente e completamente tutto!?
    Una risposta che non fu in grado di trovare i nervi di pronunciare, esalando invece solo un'incoerente gorgoglio isterico accompagnato da un enfatico gesticolare delle braccia ricolmo di tutte le proteste a cui non riusciva a dare voce, sommerso dai restanti convenevoli che l'apparentemente ignara Astrid continuò a rivolgerle.
    Si sentiva un po' pazza, doveva ammetterlo.
    Non riusciva a capire se fosse lei a star reagendo troppo male o se fosse l'altra ragazza ad essere troppo allegra, o entrambe le cose. Aveva avuto un sacco di relazioni - la maggior parte dubbiosa e fallimentare, il tipo che preferiva dimenticarsi fosse mai accaduto. Le eccezioni poche e rare. - ma anche con quella base, se non proprio per colpa di essa, avrebbe desiderato lo stesso avere un libricino magico che le spiegasse quale fosse la reazione più appropriata quando la tua ex, quella che ti aveva brutalmente - davvero molto! - lasciato spuntava fuori bella come un fiorellino appena sbocciato, sbattendo le sue graziose ciglia, facendoti regali segretamente adorabili e con addosso un costume da sirena incantatrice che la descriveva fin troppo bene in quel momento.
    Dov'era la sua guida, mh? MH?
    'Meravigliosamente.' Non era troppo sicura di a cosa stesse rispondendo ormai, anche perché nelle parti di quell'incontro di cui invece era certa c'era il fatto di essersi imbambolata a fissare la mano che l'altra le porgeva per un lasso di tempo significativo. Nel senso di... uh, computer che si blocca, lagga per mezz'ora e poi sei costretto a spegnere con la forza per tentare di riavviarlo. E a quel punto imprecare in tutte le lingue del mondo perché si rifiuta di accendersi.
    A differenza di quell'accuratissimo esempio però riuscì a riaccendersi- cioè, ridestarsi, da sola.
    'Sì, vieni.' Gracchiò infine aggrappandosi finalmente alla mano altrui prima che potesse, beh, chiamare un medico, tirandosela dietro con una certa fretta, esitando solo per scoccare un'occhiata alle proprie spalle per lanciare una smorfia di scuse a Reese. Sarebbe tornata a salvarla da Serpeverde con la faccia da scemi. Se non fosse perita prima, di infarto, possibilmente. Un rischio non indifferente visto che si sentiva giusto un po' accaldata, e non per la bellezza di Astrid purtroppo. Cioè. Anche. Ma era un accaloramento più sul tipo di oddiononrespiromuoio e checazzosuccede, con un sacco di urla mentali.
    La trascinò con sé rifiutandosi di ascoltare possibili proteste fino a quando non riuscì ad infilarsi dentro la struttura, imbucandosi con lei nella prima stanza libera che trovò, il rumore della porta alle sue spalle che si chiudeva la fece sobbalzare ma aveva chiaramente altro per la testa per riuscire a staccarle gli occhi di dossi.
    'Okay, okay.' Si infilò un paio di dita a strattonare aperta la cravatta Corvonero che aveva al collo, per rifornire il suo cervello di aria prima di collassarle davanti.
    'Lo so che mi sto comportando da sclerata, sì? Ma questo non è-' Normale. Fece un ampio gesto con le braccia ad indicarla, cercando a discapito di tutto di trovare un modo per spiegarsi che non rischiasse di ferirla o offenderla.
    'Voglio dire- Non ci sentiamo da quando mi hai lasciata, è passato un anno!' Ah. Solo il pronunciarlo finalmente ad alta voce riuscì a far cliccare al proprio posto la consapevolezza di essere lei a star uscendo di testa per niente. Non era poi così strano fosse capitato di rivedersi in quel modo e che Astrid avesse voluto chiederle come andava, anzi, probabilmente era letteralmente quello che chiunque altro avrebbe fatto. Oh no. Cazzo.
    Troppo tardi ormai per fermarsi dal farle sapere come si sentisse davvero però adesso che il vaso di Pandora era stato riaperto.
    'E adesso ricompari e ti metti a parlarmi come nulla fosse, come se andasse tutto bene! O potesse farlo dopo tutto quello che è successo.' La verità era che non le era mai realmente passata la malinconia di quella rottura, ci era venuta a patti, ma le circostanze in cui era accaduta le avevano reso impossibile riuscire a digerirla davvero. Una ferita che lei con la sua presenza aveva appena riaperto a forza.
     
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    Hunter era bellissima.
    Questo era tutto quello che la piccola Astrid riusciva a pensare, lei che tanto piccola non era più ormai che continuava a dare quell'illusione perenne di parlare con una bambina a causa del suo fisico esile e la sua igenua trasparenza forzata da qualcosa nella sua testolina che non funzionava. Ringraziò mentalmente di avere i capelli coperti di gel e glitter o l'americana avrebbe potuto osservare il continuo cambiare della chioma a mostrare l'indecisione della proprietaria. Non aveva idea di come si sentisse davvero nel trovarsela lì a prendere la sua mano e a strattonarla quasi, per portarla lontana da lì, in un luogo più appartato
    << Mette i brividi>> ammise in un sussurro nel sentire la porta richiudersi dietro di loro, fosse stato per lei sarebbe andata a parlare in un posto più carino con tanti gatti e unicorni disegnati ovunque ma - eh- sapeva che non avrebbe trovato una stanza così in quel posto neppure fra mille anni, quindi tornò a spostare i suoi occhi nocciola in quelli chiari dell'altra che pareva alle prese con un attacco isterico e neppure troppo leggero
    'Lo so che mi sto comportando da sclerata, sì? Ma questo non è-'
    << Si abbastanza in effetti ma va bene >> la interruppe rispondendo involontariamente a quella domanda che era ovviamente retorica ma che il suo neurone gli aveva suggerito caldamente necesitasse di risposta
    << Scusa, continua pure >> sussurrò cercando di tenere le labbra chiuse per una volta , lasciando parlare l'americana che gesticolava sin troppo, muoveva così tanto le braccia che Astrid si chiese se potesse spiccare il volo a forza di farci su e giù con gli arti
    Voglio dire- Non ci sentiamo da quando mi hai lasciata, è passato un anno!'
    La danese continuò a sbattere le ciglia lunghe concitatamente, era già passato così tanto? Eppure a lei non sembrava affatto, non le aveva scritto per tutto quel tempo? In effetti forse Hunter non aveva tutti i torti ma aveva una spiegazione, certo che ce l'aveva: scuola, gli esami, la scelta del corso dell'Accademia, Jude ... Ecco, forse quella non era proprio una spiegazione da dover dare
    << Si , lo so , quindi non possiamo più parlare? Credevo fosse passato abbastanza ...>> si giustificò innocente, ed era vero anche quello, aveva cercato di non ronzarle intorno anche per lasciarla sbollire, non credendo fosse giusto ascoltare quella mancanza, sarebbe stato egoista da parte sua costringerla a vedersi
    'E adesso ricompari e ti metti a parlarmi come nulla fosse, come se andasse tutto bene! O potesse farlo dopo tutto quello che è successo.
    Ed improvvisamente le veniva da piangere ma si sforzò di non farlo, mandò giù il groppo in gola , tormentandosi le mani
    << Mi eri mancata e pensavo ora fosse il momento giusto per parlarti ... Non dico che vada tutto bene ma non posso saperlo come va visto che non ti ho cercata proprio per non farti male >> spiegò in evidente difficoltà
    << Non volevo darti fastidio , volevo solo ... Parlarti, è così sbagliato?>>
    Lei era così sbagliata?

     
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    Un disastro preannunciato quello che le si era spalancato davanti già dalla prima parola che Astrid le aveva rivolto quella sera, un mix preparato a puntino perché fosse inevitabile arrivassero - beh, lei stessa lo facesse. - a quel punto di implosione. Un cocktail Molotov delle relazioni, un'eruzione vulcanica, il big bang. E un sacco di altri esempi che ora non le venivano in mentre impiegata com'era a sentire il panico salire e la propria rabbia scoppiare come un palloncino mentre rimaneva lì, a boccheggiare nello stupore di quanto semplice e ricolmo di buoni sentimenti fosse stato il processo logico della ragazza dagli occhi ora lucidi che aveva davanti, la luce che di solito la illuminava spenta per colpa sua.
    Si sentiva un mostro. Il mostro più orribile, crudele e senza cuore di tutta quell'intera festa, uno che mangiava il cuore alle ragazze carine e le faceva piangere.
    'N-no. Non è quello-...' A discapito del senso di colpa per cui avrebbe voluto farfugliarle addosso una mare di mi dispiace! Ti prego non piangere! flagellandosi per penitenza mentre le si aggrappava a una gamba supplicandola, la frenava dal farlo davvero la ragione per cui anche rifiutandosi di dirlo ad alta voce, avrebbe davvero preferito Astrid non le avesse parlato quella sera. Né qualsiasi altra sera per i prossimi- uhm... qualche anno? Volendo essere ottimisti. Non era sicura sarebbe mai stata pronta a un confronto, perché la ferita che le aveva inferto la loro rottura non si era rimarginata.
    Avrebbe dovuto farlo, probabilmente per la Danese doveva essere stato così, giusto? Se le veniva così facile-? Un dubbio che le fece stringere le dita a pugno, le unghie a conficcarsi nei palmi alla ricerca di un sollievo praticamente immaginario visto quanto corte le tenesse.
    Le sfighe del lesbianismo.
    Un po' tutto di quella situazione lo era volendo essere puntigliosi.
    Avrebbe voluto essere risoluta, spiegarle con decisione le sue ragioni, puntare i piedi e dirle che sì, si era espressa senza delicatezza ma che dal suo punto di vista aveva avuto senso reagire così. Non fece nessuna di quelle cose, rimanendo ad osservarla con la stessa espressione pietrificata di un cerbiatto accecato dai fari di un auto, uno in quel caso decisamente destinato all'essere investito. Morto. Kaput. Una fine quasi più desiderabile di avere quella conversazione.
    'E' solo che.... E'- è strano.' Annuì come a voler sottolineare la sua convinzione, anche se era abbastanza sicura lo sguardo che le rivolse rassomigliasse molto quelli che lanciava in giro per la classe quando la stavano interrogando alla ricerca di conferme dai suoi compagni sulle risposte che stava dando. O suggerimenti.
    'Ti ho pensata un sacco da quando ci siamo lasciate, spesso per autocommiserarmi su come fossi uuh, troppo terribile perché qualcuno possa mai amarmi.' Sventolò per aria le mani forzando una risatina, fingendo una leggerezza su quella confessione che in realtà era completamente inesistente, si sentiva come se il cuore avrebbe potuto esploderle nel petto dal nervosismo, ma era più facile svelare parti private di sé buttandola sul ridere. 'Sai, le solite cose quando si viene lasciati. Ma altre ero solo molto... arrabbiata.' Non era sicura di dove stesse andando quel discorso ma lo consigliavano sempre di tutti di essere sinceri, no? Le sembrava importante in quel caso pelromeno. Essere franca. Cos'aveva da perdere tanto? Peggio del farla quasi-piangere non le sembrava ci fosse molto.
    'E penso di esserlo ancora?' Stropicciò l'espressione in una smorfia poco convinta. 'E tu arrivi, fai come se niente fosse successo, mi parli tutta carina e adorabile, come sei sempre, ed è come-' Farsi trafiggere da una lama dritti al cuore. Dare nuova ed improvvisa vita al suo dolore. Scosse appena il capo, appoggiandosi a un tavolo - o Merlino solo sapeva cosa fosse. - ricoperto di un'esagerata quantità di ragnatele finte e appiccicose.
    'Mi aspettavo ormai fossi occupata a vivere il tuo sogno d'amore con quel tipo strano.' Per cui l'aveva lasciata. Perché anche se era rimasto tra le righe ci aveva rimuginato troppo sopra per non arrivare a quella conclusione, non era stata davvero la distanza il problema. Non poteva esserlo.
    Voleva poter puntare il dito contro un nemico reale.


     
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    Non aveva idea di come andassero le cose quando ci si lasciava, certo, aveva avuto un fidanzato al terzo anno, a Durmstrang, un tipo molto più grande di lei e stra-colmo di tatuaggi, la sua prima volta, terribile ricordo quello ma, in ogni caso, era stata lei quella mollata e, paradossalmente, non ne aveva sofferto così tanto, non credeva di essere innamorata, non per davvero e poi c'era stato Jude, l'unico altro che potesse strizzare nella definizione di "relazione" ma, anche lì, era stato lui a lasciarla e lei era stata felice di risentirlo al contrario di quanto pareva essere Hunter.
    Forse la realtà è che lei non capiva niente delle relazioni, forse non capiva niente di niente, si sentì stringere un groppo in gola, si aspettava ,ingenuamente, tutt'altra reazione, certo, non magari abbracci, baci, e quanto altro ma si aspettava almeno che l'altra fosse felice di vederla ed invece, pareva, che la propria presenza le arrecasse solamente dolore e irritazione, al punto da farla quasi urlare
    'N-no. Non è quello-...'
    Le puntò gli occhi addosso, cercando di capire, provandoci davvero, perchè se non era l'averle parlato il problema, allora qual'era? D'accordo, poteva ammettere di essere stata forse un pò troppo lanciata nel proprio saluto ma era il suo compleanno, insomma, chiunque le avrebbe dato un abbraccio e se era per il regalo, beh, l'aveva fatto con piacere, l'aveva pensata e già quello avrebbe dovuto dimostrarle che a lei, Astrid, ci aveva pensato eccome durante quel tempo
    << E allora cos'è?>> chiese quasi piagnucolando, continuando a tormentarsi le mani, nessuna piega da stirare su quella dannata coda da pesce, che ci era andata a fare lì? Se lo chiedeva, sarebbe potuta rimanere a casa ma forse, un pò, ci sperava di beccare Hunter, nascondendo il mancato coraggio di invitarla dietro a quella casualità fortuita
    'E' solo che.... E'- è strano.'
    Non sapeva se lo avrebbe definito strano, tante cose erano strane, anche lei lo era
    << Strano non è brutto no?>> chiese e se Hunter cercava una conferma da lei , lei la cercava nell'altra, in una pila di domande che non trovavano le risposte giuste che le soddisfacessero
    'Ti ho pensata un sacco da quando ci siamo lasciate, spesso per autocommiserarmi su come fossi uuh, troppo terribile perché qualcuno possa mai amarmi
    Le si strinse il cuore nel sentire quelle parole, lei la conosceva bene Hunter, rideva sempre e tante volte le diceva scherzosamente lei stessa che somigliava ad un piccolo pagliaccio ma , sapeva, che quello era il suo modo di proteggersi dagli altri e se sentiva il bisogno di usarlo con lei era perchè lei l'aveva ferita profondamente e si sentì terribile ad averle anche solo rivolto la parola, forse doveva farsi odiare
    << Non devi pensare questo, non è così , io ...>> avrebbe continuato ma lo sfogo dell'altra proseguì
    Sai, le solite cose quando si viene lasciati. Ma altre ero solo molto... arrabbiata.'
    L'aveva voluta liberare di un peso, l'intento del proprio lasciarla era stato quello e invece le pareva di aver fatto più danni che cose giuste
    E penso di esserlo ancora?E tu arrivi, fai come se niente fosse successo, mi parli tutta carina e adorabile, come sei sempre, ed è come-
    Sorrise appena, arricciando il naso, felice che la trovasse ancora carina e ancora adorabile , nonostante fosse, evidentemente, ancora molto, molto, molto arrabbiata con lei, seppur quella rabbia si sciogliesse nella confusione che provavano entrambe
    'Mi aspettavo ormai fossi occupata a vivere il tuo sogno d'amore con quel tipo strano.
    << Jude?>> arcuò le sopracciglia Astrid, inclinando appena la testa su di un lato, come per guardare alla vicenda da una nuova prospettiva ma , forse, pensò, le persone non intednevano esattamente nel senso fisico quando usavano quella frase come consiglio e adesso era confusa , confusissima anche lei.
    Pensare a Jude al rendeva triste, si ricordava il loro ultimo incontro ma il punto non era quello, non era mai stato quello, almeno non tra lei ed Hunter
    << Credo Jude stia vivendo il suo sogno d'amore con qualcun altro >> soffiò ma non c'era rabbia nella sua voce, quanto più una verità oggettiva ed inutile forse per gli interessi della Grifondoro ma che era passata nella propria mente e che quindi andava pronunciata inevitabilmente
    << Hunter io non ti ho lasciata perche non ti amavo e se ti ho lasciato credere questo mi dispiace >> disse sinceramente dispiaciuta che le fosse arrivato quello nella testa
    << E neppure ti ho lasciata per Jude, ti ho lasciata perchè eri infelice con me, non riuscivamo a vederci mai, Durmstrang era opprimente e lo sai bene, prima che cambiasse Preside non potevamo neppure uscire dalle mura, come pensavi che io potessi credere che tu saresti stata felice così?>> chiese mentre la voce le tremava appena a causa di quel groppo nella gola
    << Io, non, non volevo farti stare male ma credevo che sarebbe stato il male minore per te, non volevo essere egoista e legarti a me e impedirti di avere qualcuno vicino per davvero, qualcuno che potessi abbracciare e toccare ogni giorno e non solo una volta all'anno >> confessò stringendosi nelle spalle mentre gli occhi ritornavano a terra
    << Speravo non ce l'avessi più con me, sono stata stupida, mi dispiace Kitty>>
     
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3 replies since 27/2/2020, 17:24   59 views
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