I'm bad at life.

Sono approdata da poco in quelle mura così ostili, credendo di essere libera dalle inutili peripezie dei miei genitori e, invece, mi sbagliavo. I miei hanno trovato un nuovo modo per tenermi sotto controllo, vogliono che una volta a settimana vada da uno strizzacervelli. Uno psicologo, per intenderci. Ho ancora tra le mani la loro lettera mentre mi dirigo al villaggio. Credono che io sia pazza perché mi sono innamorata di un uomo più grande. E' davvero assurdo. Maggie, hai bisogno di uno specialista. Ripeto fra me e me, imitando la voce austera di mia madre. Sono loro quelli che dovrebbero farsi controllare, danno troppa importanza a quello che la gente potrebbe pensare di loro. Non ci credo che nella loro vita non si siano lasciati travolgere dall'impulso di trasgredire le regole.

Finalmente posso respirare. E' stato estenuante, una vera e propria tortura. Appena entrata nel suo ufficio mi ha subito fatto distendere sul suo divano e mi ha chiesto di parlargli di me, ha voluto sapere per filo e per segno ogni dettaglio della mia vita. Non sono stata del tutto sincera, molte delle cose che ho detto le ho inventate. Cosa si aspettava che dicessi tutta la verità ad uno sconosciuto? No, grazie. Ma adesso basta, voglio dimenticare questo pessimo inizio di giornata. Sono appena le 12:00 quando esco da quel posto, così decido di rimanere nei dintorni per il pranzo. L'ufficio si trova vicino al centro, il che è un bene dato che non conosco il posto. Mentre mi dirigo verso il primo pub che ho intravisto, mi imbatto in un volto familiare. Giuro di aver visto quel volto in diverse occasioni. Ma certo! E' Gavin, uno degli amici di mio padre nonché anche il suo fidato avvocato. Spesso e volentieri partecipava alle feste che i miei organizzavano. Chissà che ci fa da queste parti. Gavin. Dico, spuntandogli alle spalle. Non ho bisogno di presentarmi, sa chi sono e probabilmente mio padre gli avrà raccontato quello che ho fatto.