happy new year!

privata.

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    31 dicembre ’19. Ore: 16.47

    Hazel Altair Cunningham. Sì, proprio lei. L’intrattabile Serpe, incapace anche solo di provare a divertirsi, si trovava davanti allo specchio. L’immagine riflessa non era la stessa di tutti i giorni. Sofisticata, elegante, fuori dai suoi parametri, eppure reale. Un sorrisetto compiaciuto comparve tra i suoi lineamenti, come se apprezzasse quella straordinaria trasformazione.
    Dopo settimane di indecisione, la mora, aveva acconsentito di passare l’intera durata delle vacanze di Natale, in compagnia di Damon, il ragazzo con cui vantava un legame speciale, presenziando alle serate che era solito organizzare.
    Strano da parte sua ma, d’altro canto, rimanere ad Hogwarts, avrebbe significato rinchiudersi in sé stessa, con il pensiero rivolto ai suoi errori e ai perché colpevoli di averla allontanata da colei che, mai e poi mai, avrebbe gettato nel dimenticatoio come aveva fatto con i suoi genitori.
    Si voltò di scatto e fissò il candido letto a baldacchino, preparato a dovere proprio in previsione del suo arrivo. Era lì solo per lei? In realtà, Hazel, sperava che quelle giornate, avrebbero chiarito i dubbi che la attanagliavano in relazione all’uomo che credeva di amare. Impegnarsi risultava, per lei, difficile, ma ignorare i suoi sentimenti non avrebbe giovato alla sanità mentale. Era un chiodo fisso.
    Lasciò cadere il suo corpo sul materasso e sospirò, come per voler allontanare ogni pensiero. Indossava il vestito blu elettrico che aveva scelto per la festa di capodanno, tenuta la sera stessa sotto quel tetto. Si voltò e poi si rialzò in piedi, pronta per sfilarselo. Rimase in intimo e, in un secondo, decise di schiacciare un pisolino prima del grande evento.

    Ore: 19.30

    Sbarrò gli occhi mentre, sul comodino, la sveglia continuava ad invitarla a lasciare il comodo nido. ”Fanculo.” Spense quell’insulsa melodia e stropicciò gli occhi arrossati e stanchi. Per un attimo, l’idea di disertare fu forte ma non poteva abbandonare Damon in balia delle stronzette che non avrebbero perso occasione di sfoggiare il loro fare da gatta morta. Gelosa? No. Ma ciò che reputava suo, non poteva neanche essere sfiorato.
    Un colpo di bacino e fu in piedi, nuovamente davanti al maestoso armadio, fornito di ogni ben di Dio. Come poteva azzeccare, ogni volta, i suoi gusti? Se lo chiedeva da tempo ma non sarebbe stato facile rispondere a questo quesito. Poco importava. Amava essere viziata in fin dei conti e se era lui a farlo, ancora meglio e decisamente appagante.
    Ultimò la sua preparazione e diede un ultimo sguardo fugace allo specchio, prima di abbandonare la stanza, in direzione della cerimonia –che tanto avrebbe evitato-.

    Le scale ripide non la preoccupavano. Si muoveva sicura. Niente e nessuno sarebbe riuscito a farla sentire a disagio, non in quel luogo che considerava “casa”. Alcuni degli invitati avevano già preso posto in diversi angoli remoti. E poi? Lui. Elegante come non mai. Scartò figure che non significavano nulla e arrivò a destinazione. L’espressione del viso era la solita, da presa in giro. Pronta a sferrare uno dei suoi attacchi al sapore di sarcasmo. ”Buonasera, straniero!” Esordì, come se stesse per dare inizio a una sfida. ”Non mi aspettavo tutto questo sfarzo! Cioè, non da parte tua.” E come aveva fatto a preparare tutto ciò senza destare sospetti? ”L’hai fatto per fare colpo su qualcuna in particolare?” Non si aspettava nulla da lui anche se, fino a prova contraria, il loro rapporto non poteva che essere esclusivo. ”Maaaaa… gli alcolici? Non dirmi che ti sei trasformato nel ragazzo perfetto, uno di quelli che tutte le madri vorrebbero per le figlie?” L’ultima volta che aveva fatto uso di alcolici, era finita dritta in infermeria a fare compagnia a Kol.
    ”A parte gli scherzi, perché tutto ciò? Speravo di passare una serata intima. Hai perso l’occasione, mio caro!” Ammiccò e alzò le spalle, prendendolo palesemente in giro. La curiosità di assistere all’evolvere della serata, aveva raggiunto un livello davvero interessante.

     
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    L'imminente arrivo delle vacanze di natale mi aveva portato a scegliere di passare le festività in compagnia dell'unica ragazza per la quale valeva la pena mettere da parte il mio stupido orgoglio. Dopo il nostro ultimo incontro, volevo farmi perdonare per tutto quello che le avevo fatto e, così, l'avevo invitata da me. Speravo che accettasse e avevo riposto la mia speranza nel pessimo rapporto che aveva con i suoi genitori, pensavo che quello sarebbe bastato per farla venire qui. Il mio sguardo cadde prima sulla finestra che lasciava intravedere il paesaggio innevato e poi sulla ragazza che avevo al mio fianco, mi venne naturale sorridere. Non pensavo che sarebbe potuto ricapitare, non pensavo che qualcun'altra sarebbe riuscita a farmi provare quelle sensazioni. Passare tutto il giorno insieme non era semplice, passavamo dal litigare al ridere come due bambini. Mi alzai dal letto ed uscì dalla stanza, indirizzandomi verso il piano di sotto per rendere la casa presentabile. Dovevo assicurarmi che tutto fosse perfetto per assicurarmi l'appoggio dei miei ospiti. Non era un caso che avessi deciso di tenere una festa, avevo in mente un piano. Era tutto incentrato sulla mia vendetta e per farlo avevo bisogno di alcuni collaboratori, nonché, le famiglie più ricche della città. Avevo passato i miei ultimi mesi a cercare informazioni riguardanti i miei ospiti, avevo bisogno di qualcuno che avesse un conto in sospeso con i Robinson così da convincerli più facilmente. Ma non l'avrei fatto subito, prima avevo bisogno di persuaderli e quale miglior occasione se non la festa di capodanno? Tirai fuori dall'armadio uno smoking che non indossavo da parecchio tempo ma che, con mio gran piacere, mi andava ancora bene. Andai nella stanza di Hazel per farmi dare una mano con la cravatta ma notai che si era addormentata. La sua presenza mi dava quella sicurezza in più, avere il suo appoggio mi rendeva calmo e tranquillo, sapevo che con lei al mio fianco sarebbe andato tutto bene. I primi ospiti iniziarono ad arrivare ed Hazel non si era ancora presentata. Sapevo che le feste mondane non erano proprio il suo forte ma mi aveva dato la sua parola che ci sarebbe stata. Pian piano la casa iniziò a riempirsi di persone in abiti sfarzosi e con la puzza sotto il naso che non riuscivo a sopportare. Misi su il sorriso più credibile che conoscessi e iniziai a fare gli onori di casa. Buonasera! Salutai qualche vecchio amico di famiglia e invitai tutti ad andare nel salone dove c'era qualcosa da mangiare e bere. La villa dei McCarthy sembrava essere tornata ai suoi giorni di gloria e questo mi rese malinconico. I miei mi mancavano e, inaspettatamente, anche mio fratello mi mancava. Avrei voluto avere il suo appoggio ma non sapevo dove cercarlo, avevo visitato tutti i luoghi ma di lui nessuna traccia. Hazel, come al solito, arrivava sempre nel momento più adatto distraendomi dai miei pensieri. Siamo sicuri che tu sia la vera Hazel? La guardai con un ghigno mentre mi avvicinai. Era bellissima. Ti ho stupita? Domandai porgendole il braccio per invitarla a seguirmi. Non preoccuparti, l'alcol in casa McCarthy non manca mai. Dissi indirizzandola verso il salone dove gli invitati avevano già preso posto. Al suo arrivo salutò tutti in maniera cordiale, evitando gli sguardi di alcune ragazze, mentre continuava ad ascoltare Hazel. Nulla ci vieta di sparire per qualche ora. Sussurrai quella risposta lanciandole uno sguardo divertito.
     
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    Per stupire la Cunningham, come era noto, ci voleva un qualche cosa di dannatamente eclatante. Una festicciola, organizzata in quattro e quattr’otto, nella proprio abitazione non rientrava nei suoi parametri. Tutt’altra storia, però, si poteva scrivere sull’organizzatore di quella serata. Jaeden. Una persona, solitamente, isolata dal mondo e contro la socialità. Una misantropia patologica, accantonata per quale assurdo scopo? Cosa frullava nella mente dell’uomo. C’era qualche cosa sotto che, immancabilmente, lo aveva spinto a uscire dal suo grottesco limbo, per mescolarsi alla gente comune? Non lo avrebbe saputo, probabilmente, prima di ritrovarsi in mezzo a qualche guaio da lui causato.
    Gli rivolse un sorriso, fingendo devozione. Ci aveva pensato per tanto tempo. Nonostante i sentimenti provati, Hazel, non riusciva a porre totale fiducia nelle mani di colui che, anche con buoni propositi, l’aveva abbandonata alla prima occasione per sparire in qualche angolo remoto di mondo, senza dare sue notizie per mesi. Imperdonabile. Aveva cercato di proteggerla, forse, ma in un modo da lei non condiviso. Lo osservava in silenzio, aspettando il momento buono per prendere la parola. In molti parevano pendere dalle sue labbra. Le balenò in testa l’idea che fossero, in qualche modo, soggiogati. Piegò la testa di lato, con aria interrogativa e senza spostare lo sguardo. Non aveva timore di reggere il confronto e, comunque, il moro non era mai riuscita ad intimidirla. ”Sfortunatamente per te, mio caro, sono proprio io.” Assunse un atteggiamento scostante, allontanandosi di qualche passo. L’ora delle cazzate era giunta al termine. ”Più che altro mi chiederei se si tratti di un bene che sia io, o meno!” All’apparenza, quell’affermazione, si avvicinava molto ad una semi minaccia, uscita in un momento di rabbia repressa nei suoi confronti. Digerire il suo passato non era tra le cose che più riusciva alla Serpeverde. ”Cosa ti sembra?” Porse il braccio, da vero cavaliere, per scortarla chissà dove, in quella immensa villa. Stette al gioco, in fondo, lei era l’unica –fino a prova contraria- a non rischiare nulla in sua presenza. Ma gli altri? Non le importava un cazzo. ”Non direi. Piuttosto tu. Che hai in mente? Perché tutto ciò? Non credo alla redenzione, Damon.” Troppi bugiardi avevano fatto parte della sua vita ed ora, Hazel, riusciva a capire da sola quando si trovava davanti ad uno di questi soggetti, poco raccomandabili. Non si trattava di un’accusa ma, semplicemente, aveva bisogno della cazzo di verità, una volta ogni tanto. Quale occasione migliore, se non la fine dell’anno? ”Avanti. Non ti va di iniziare l’anno decentemente?” Chiese, sarcastica.

    ***


    Non aveva dubbi riguardo alla presenza di alcol nella casa. Mille volte era stata ospite lì dentro e, doveva ammettere, di essere sempre stata trattata da vera principessa. ”Immaginavo. Cos’hai? La miglior riserva?” Se ne intendeva grazie al padre e, così, era diventata piuttosto pretenziosa a riguardo. ”Non è cosa buona bere a stomaco vuoto. Lo sanno anche i mocciosi.” L’ultima volta era finita dritta in infermeria. Non proprio una bella esperienza, doveva ammetterlo. Eppure qualche cosa le suggeriva che avrebbe riprovato quella sensazione forte.
    ”Addirittura qualche ora? Ma i tuoi ospiti? Potrebbero sentire la tua mancanza. Soprattutto la bionda laggiù. Ha l’aria infastidita. La conosci?” Percepiva dell’astio nei suoi riguardi. La cosa la divertiva abbastanza. ”Ok. Sentiamo, dove hai intenzione di portarmi? Non sono facilmente accontentabile, come sai.” I suoi sbalzi d’umore non le erano d’aiuto. Se un secondo prima sentiva l’attrazione totale verso di lui, subito dopo il fastidio e la rabbia, riuscivano ad impadronirsi di lei, frenandone ogni buona intenzione nei suoi riguardi. No, non era una situazione ottimale e, per ristabilire l’equilibrio, ci sarebbe voluto molto tempo.

     
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    Hazel era sempre stata un mistero per me, sotto alcuni aspetti. C'erano atteggiamenti che non riuscivo ancora a decifrare e, in questo, giocava molto il tempo che avevamo passati distanti. Se prima la ragazza era un libro aperto per me, ora come ora, non lo era piú. Inevitabilmente ci eravamo allontanati e di questo ne risentivo parecchio. Sapevo che era arrabbiata con me per essere sparito in quel modo ma mi sarei fatto perdonare, in qualche modo. Dovevo riuscire a riportarla dalla mia parte e non mi sarei fermato, fino a quando non ci sarei riuscito. Non potevo perderla di nuovo. Cosa ti fa pensare che sia una sfortuna per me? Sono sempre statl un ottimo adulatore, la mia parlantina mi ha salvato il culo numerose volte ma questa volta, le mie lusinghe, non erano mirate a far cadere Hazel ai miei piedi. Sapevo che era una battaglia persa, lei non era come le altre. Era vero che lei conosceva dei lati di me che nessuno aveva mai visto durante questi anni. Sapeva leggermi dentro come nessun altro e, infatti, aveva capito che dietro quell'innocua festicciola c'era dell'altro. Andiamo, non credi che possa esserci del buono in me? Chi vogliamo prendere in giro, conoscevano tutti le mie pessime qualità. Cosí mi offendi. Commentai ironicamente portandomi la mano libera sul petto. Guardandola megli occhi mi decisi a parlare, era inutile andare avanti con quello stupido teatrino, tanto con lei non avrebbe funzionato. E va bene, vuoi saperlo? Le domandai, fermandomi nell'ampio atrio. Ho bisogno di alcuni alleati e una festa è il miglior modo che conosco per farmi amica un po' di gente. Tagliai corto. Sapeva a cosa mi stavo riferendo e non aveva bisogno di altri dettagli. Contenta? Bene, ora andiamo che ci stanno aspettando. Non potevano attendere in eterno e poi dovevo studiarli per trovare gli alleati giusti, i migliori. Dovresti conoscermi, ormai. Sai che prendo sempre la roba migliore. Di soldi ne avevo fin troppi e potevo permettermi il lusso di avere gli alcolici migliori della zona. Forse i pivellini come te hanno bisogno di mangiare prima di bere. Io non ne ho bisogno. Risposi con l'intento di prenderla in giro e poi la condussi ad un tavolo che era stato imbandito di tutto il cibo possibile e immaginabile. Serviti pure. Le dissi e nel frattempo venimmo raggiunti da Harris, uno degli uomini piú influenti dell'intera Inghilterra. Jaeden, che piacere rivederla. Lui sí che aveva le carte in regola per diventare uno dei miei collaboratori. Signor Harris, il piacere è tutto mio. Solo pura e mera finzione, la mia. La vedo in forma, sua moglie come sta? Mi permette di presentarle Hazel. Fatte le dovute presentazioni e dopo esserci intrattenuti a parlare di cose di cui non mi importava minimamente, rimasi nuovamente solo con la serpeverde. Quella dici? Mi voltai verso la ragazza che mi rivolse un sorriso. Si chiama Claire, la conosco per sentito dire ma non nutro nessun interesse nei suoi confronti. Percepii una strana sensazione da parte della giovane Cunningham nei confronti della biondina. Vieni. Le porsi nuovamente il braccio e la condussi sul retro della villa, dove c'era un piccolo giardino al coperto decorato con delle piccole lucine. Ti ricordi? Passavamo molto tempo qui dietro. Prima di sparire. Ricordai che piaceva ad entrambi passare del tempo sul retro, lontani dal trambusto della città. L'avevo portata lí dietro perchè speravo che le facesse sparire il pessimo umore che aveva e anche perchè volevo stare un po' da solo con lei.
     
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3 replies since 1/2/2020, 18:22   96 views
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